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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 160<br />

È una casa piccola, due stanze, la cuc<strong>in</strong>a e il bagno, c’è poco da fare lì<br />

dentro, ma c’è voluto parecchio tempo, quasi due mesi di lavori forzati, per<br />

farla diventare dign<strong>it</strong>osa, ab<strong>it</strong>abile, per tappare le crepe, levare il cattivo<br />

odore delle tubature, l’ossido, il calcare, gli <strong>in</strong>setti morti e quelli vivi; c’è<br />

voluto buon olio di gom<strong>it</strong>o, una sfacch<strong>in</strong>ata di stracci e lucido, la schiena<br />

rotta a furia di star piegata contro il pavimento a raschiare <strong>in</strong>crostazioni, sangue<br />

rappreso e deiezioni varie; è serv<strong>it</strong>a dedizione e cura, soldi, forza; era<br />

una topaia vera e propria quando erano andati lì, lei e il padre, a darci un’occhiata<br />

prima di aff<strong>it</strong>tarla, ed era un vero pattume di casa. Adesso è bella, pul<strong>it</strong>a,<br />

ord<strong>in</strong>ata – e l’ord<strong>in</strong>e va mantenuto, bisogna cont<strong>in</strong>uare a dedicarle cure<br />

e attenzioni – e l’impianto del gas non ha perd<strong>it</strong>e e l’acqua arriva tutti i giorni<br />

a tutte le ore, e poi elettric<strong>it</strong>à di favela, rimediata a ufo da un paio di <strong>in</strong>quil<strong>in</strong>i<br />

che lavorano per la società della corrente elettrica e sanno come mettere<br />

le mani sui cavi dell’alta tensione – anche se gli impianti del comune<br />

non mancano, ma vanno pagati. E forse, se non fosse per quella corrente<br />

elettrica… guardatelo lì, <strong>in</strong>ebet<strong>it</strong>o, davanti all’olovisore sparato dr<strong>it</strong>to <strong>in</strong> testa,<br />

collegato all’<strong>in</strong>nesto cranico, non gli basta di guardare le novelas con gli<br />

occhi, le vuole direttamente nel cervello: lavarceselo vuole; neanche più la<br />

voglia di cenare, neanche la riconoscenza per quello che fa la figlia, per<br />

come lei ha lavorato su quelle quattro mura, neanche uno sguardo di compiacimento<br />

sullo splendore del mobilio e la leggerezza dell’arredo: solo OV,<br />

solo videogiochi e soap opera… uno che era stato un bravo imprend<strong>it</strong>ore,<br />

importatore, export di prodotti naturali, agricoltura biologica, un mercato<br />

delicato ma forte e pieno di risorse, un’impresa ben avviata. Poi il boom,<br />

quello deflagrante del terrorismo, la vedovanza e tutto perduto.<br />

Lei, Luiza, compra, lavora, aggiusta e lo guarda stare come un palo,<br />

collegato ai term<strong>in</strong>ali di casa a fare scommesse, chiacchierate, perdere part<strong>it</strong>e<br />

di corteggiamento virtuale: perdere, perdere e perdere, come se non bastasse<br />

mai perdere.<br />

Adesso lo vede spenzolare come un serpe quel cavo rosso, il rabo,<br />

quella sottile coda di gomma che esce dal cranio del babbo; vorrebbe strappargliela,<br />

tirarla via e buttarla nella spazzatura, farla tr<strong>it</strong>are dal cassonetto,<br />

diluirla negli acidi. Lui sussulterebbe, scatterebbe per lo shock, potrebbe<br />

perdere la vista per sempre, per un anno, perdere la ragione; potrebbe portare<br />

ricordi <strong>in</strong>coscienti di quello che stava facendo prima dello strappo, trasformarsi<br />

nel protagonista della novela per sempre, o solo a tratti, giusto un

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