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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 111<br />
Bella giornata di sole. Passava attraverso il vetro, il sole. Passava e gli<br />
baciava il viso. Era una bella giornata, col sole e il cielo limpido, il cucuzzolo<br />
verde e rosso mattone di un monte, la correria delle strade che faceva capol<strong>in</strong>o<br />
col suo brusio e passava tutto attraverso il vetro di una f<strong>in</strong>estra… per<br />
entrare nella sua camera. Non proprio la sua di lui… era la sua solo per<br />
poco… a voler essere pignoli era di proprietà dell’ospedale… anche<br />
quella… anche quella, per quanto potesse chiamarla sua, come tutte le altre<br />
camere che aveva ab<strong>it</strong>ato, <strong>in</strong> ver<strong>it</strong>à era di qualcun altro… da quando era<br />
nato.<br />
Oggi ti dimettono, cara-l<strong>in</strong>do, gli aveva detto un vecchio scalc<strong>in</strong>ato<br />
che si aggrappava alle lenzuola del letto. Anche lui, anche Eumir era coperto<br />
da un completo di lenzuola bianche… cosa ci facevano con le lenzuola<br />
quando c’era così caldo? <strong>Il</strong> sudore lo tormentava anche fuori servizio e lo<br />
sentì colare f<strong>in</strong>o allo sp<strong>in</strong>otto che aveva conficcato nella nuca e, quando fece<br />
per tirarlo fuori, il moribondo gli disse che doveva aspettare… aspettare almeno<br />
che la macch<strong>in</strong>a gli desse il permesso di farlo… Sono tre bip… poi<br />
te lo puoi levare. Lui r<strong>in</strong>graziò e rimase con la schiena dr<strong>it</strong>ta, puntellato sui<br />
gom<strong>it</strong>i, <strong>in</strong> silenzio, f<strong>in</strong>o al segnale. Poi tirò via e cercò di mettersi <strong>in</strong> piedi. <strong>Il</strong><br />
vecchio non lo sapeva cosa gli era cap<strong>it</strong>ato, ma ieri ci sono state tre persone<br />
a trovarti… due maschi e una femm<strong>in</strong>a. Che Luiza avesse già saputo?<br />
E se ne fosse già andata? E il ragazz<strong>in</strong>o che f<strong>in</strong>e aveva fatto? Non so<br />
di nessun ragazz<strong>in</strong>o, io.<br />
<strong>Il</strong> sole passava sopra le lenzuola, sopra la pelle e tra i capelli… o almeno<br />
si sforzava di passarci, tra i capelli. Da dentro il letto si poteva vedere la<br />
facciata senza f<strong>in</strong>estre di un altro edificio, ben coperta dalle pubblic<strong>it</strong>à, da<br />
un’immag<strong>in</strong>e di Zak-Razo, dalle latt<strong>in</strong>e della Skol bagnate dal sole. Un’<strong>in</strong>fermiere<br />
rabbioso entrò lasciando cadere sul letto un mucchio di <strong>in</strong>dumenti<br />
dicendo che era la sua roba e che avrebbe fatto bene a prenderla e a lasciare<br />
la stanza <strong>in</strong> fretta e a lasciare anche la camicia da notte che aveva <strong>in</strong>dosso. –<br />
Sì, va bene… però ci mancavano la pistola e la fond<strong>in</strong>a. Non so di nessuna<br />
pistola, io.<br />
<strong>Il</strong> fuggi fuggi andava muovendosi alacremente per la via, i carioca <strong>in</strong>daffarati<br />
scappavano verso casa o verso l’ufficio o verso qualunque altra<br />
cosa avessero da fare, ovvero quelli sfaticati sostavano agli angoli delle strade<br />
sorseggiando con parsimonia le birre gelate che nel giro di un m<strong>in</strong>uto non<br />
sarebbero più state gelate. Lui prese un paio di onibus.