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parte iii uomo della parola e per la parola

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PARTE III<br />

UOMO DELLA PAROLA E PER LA<br />

PAROLA<br />

Lo Sca<strong>la</strong>brini dichiara esplicitamente che le sue iniziative apostoliche più caratteristiche<br />

(catechesi, visite pastorali, emigrati, sordomuti) non sono che adempimento del<br />

mandato missionario di Cristo: «Andate e insegnate». È l’<strong>uomo</strong> del kerigma,<br />

dell’annunzio missionario del Vangelo.<br />

Nel<strong>la</strong> diocesi di Piacenza adotta un nuovo stile pastorale, contrassegnato<br />

dall’amministrazione intensa <strong>del<strong>la</strong></strong> Paro<strong>la</strong> e dei Sacramenti, guidato da un’ardente<br />

«sete delle anime» e caratterizzato dal contatto diretto con tutto il popolo, di tutte le<br />

c<strong>la</strong>ssi, in tutti i luoghi.<br />

Cinque visite pastorali condotte <strong>per</strong>sonalmente in oltre 300 parrocchie, tre sinodi<br />

diocesani, settanta lettere pastorali sono una prova concreta <strong>del<strong>la</strong></strong> sua aspirazione a<br />

farsi tutto a tutti <strong>per</strong> guadagnare tutti a Cristo.<br />

Convinto che l’istruzione religiosa è il gran mezzo dell’educazione cristiana, ridà al<strong>la</strong><br />

catechesi il primato nell’evangelizzazione e nel<strong>la</strong> ricristianizzazione di una società in<br />

rapida scristianizzazione <strong>per</strong> l’anticlericalismo, il razionalismo e il materialismo. Si fa<br />

quindi pioniere del nuovo movimento catechistico, chiamando al ministero <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

catechesi migliaia di <strong>la</strong>ici, mirando a fare dei genitori i primi catechisti dei figlioli, in<br />

seno al<strong>la</strong> famiglia, «chiesa domestica» in cui si prega e si legge il Vangelo.<br />

Il «guai a me se non evangelizzo!» trova espressioni realistiche nell’istruzione dei<br />

sordomuti, nell’ideale evangelico, non limitato agli handicappati fisici, di ridare l’udito<br />

ai sordi e <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> ai muti, e nel ricu<strong>per</strong>o <strong>del<strong>la</strong></strong> sacralità <strong>del<strong>la</strong></strong> festa, giorno <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

celebrazione gioiosa e comunitaria del banchetto <strong>del<strong>la</strong></strong> Paro<strong>la</strong> e del Pane eucaristico.<br />

1. PASTORE<br />

«Il bene delle anime soprattutto» è l’obiettivo dell’azione e dell’attività sacerdotale ed<br />

episcopale: al<strong>la</strong> salvezza degli uomini sono subordinati scelte e comportamenti.<br />

L’apostolo non può rimanere chiuso nel tempio: come il Buon Pastore esce dal<strong>la</strong> tenda,<br />

esce dal<strong>la</strong> sagrestia, va in cerca delle pecore dis<strong>per</strong>se nei piani e sui monti, <strong>per</strong><br />

«predicare a tutti Gesù Cristo e questi crocifisso», pronto a dare <strong>la</strong> vita, prodigo di<br />

tutte le forze fisiche e morali.<br />

Fides ex auditu, auditus autem <strong>per</strong> Verbum Christi. Cristo è il Verbo; «<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di<br />

Cristo non è meno del corpo suo». «La Chiesa senza predicazione sarebbe un’utopia, il<br />

sacrificio senza <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> sarebbe una commemorazione inefficace».


L’istruzione senza l’educazione è sterile. Papa, vescovi, sacerdoti e genitori hanno il<br />

diritto e il dovere inalienabile di educare. La famiglia, seconda anima dell’umanità, è il<br />

luogo <strong>del<strong>la</strong></strong> prima educazione cristiana. Il giorno festivo è il tempo dell’istruzione e<br />

dell’educazione nel<strong>la</strong> fede: il momento in cui tutte le famiglie diventano una so<strong>la</strong><br />

famiglia e anticipano <strong>la</strong> Gerusalemme celeste.<br />

a) UNA NUOVA PASTORALITÀ<br />

«Quelli che mi desti li ho custoditi»<br />

Pregate anche <strong>per</strong> me che in questo dì, vigesimo anniversario <strong>del<strong>la</strong></strong> mia consacrazione a<br />

Vescovo delle anime vostre, sento più che mai il carico <strong>del<strong>la</strong></strong> responsabilità che ho <strong>per</strong><br />

voi innanzi a Dio. Pregate, o miei buoni e carissimi figli, <strong>per</strong>ché Egli mi conceda <strong>la</strong><br />

grazia di amarvi sempre come vi amo, e che giunto all’estremo <strong>del<strong>la</strong></strong> mia vita, nel<br />

riconsegnarvi a Lui, io possa dirgli con serena fiducia: Padre, quelli che mi desti ho<br />

custoditi, e niuno di essi è andato <strong>per</strong>duto! 1 .<br />

«Guadagnar tutti a Cristo, ecco <strong>la</strong> costante, <strong>la</strong> suprema aspirazione dell’anima mia»<br />

Sei lustri ormai sono scorsi, dacché questa eletta porzione del gregge di Cristo veniva<br />

alle mie cure affidata, e di questa a Lui dovrò un giorno, che non può essere lontano,<br />

rendere strettissimo conto. Potrò io dirgli con serena fronte: Signore, quelli che mi desti<br />

li ho custoditi e nessuno di loro si è <strong>per</strong> mia colpa <strong>per</strong>duto?<br />

Pensiero terribile che mi sta del continuo innanzi al<strong>la</strong> mente, e che mi stringe, mi sprona<br />

a riparar con una visita generale, diligentissima, al<strong>la</strong> mancanza e ai difetti del mio non<br />

breve governo episcopale.<br />

Vi annunzio <strong>per</strong>tanto, fratelli e figli miei, che ho stabilito di intraprendere<br />

<strong>per</strong>sonalmente <strong>la</strong> sesta Visita pastorale di tutte e singole le parrocchie <strong>del<strong>la</strong></strong> diocesi.<br />

Se dovessi guardare al<strong>la</strong> mia età, dovrei certo andarne sgomento; ma è così vivo in me il<br />

desiderio di rivedervi ancora una volta e di indirizzarvi ancora una volta <strong>la</strong> mia <strong>paro<strong>la</strong></strong> di<br />

pastore e di padre, che ogni difficoltà mi par nul<strong>la</strong>, e leggiera mi sembra ogni fatica.<br />

Del resto non in me stesso confido, conscio qual sono <strong>del<strong>la</strong></strong> mia pochezza, ma nell’aiuto<br />

del supremo Pastore Cristo Gesù; di Lui che recavasi attorno <strong>per</strong> le città e <strong>per</strong> i<br />

vil<strong>la</strong>ggi, evangelizzando e sanando ogni infermità fra il popolo, e che, dopo aver<br />

bagnato dei suoi sudori <strong>la</strong> terra, diede <strong>per</strong> le sue amate pecorelle il sangue e <strong>la</strong> vita.<br />

Nel nome di Dio adunque verrò a voi, dilettissimi; e verrò <strong>per</strong> annunziarvi i suoi voleri,<br />

<strong>per</strong> richiamarvi le verità eterne, <strong>per</strong> premunirvi dal veleno dell’errore, <strong>per</strong> correggere, se<br />

mai vi fossero, abusi, <strong>per</strong> ricondurre all’ovile <strong>la</strong> pecorel<strong>la</strong> smarrita, <strong>per</strong> chiamare sul<br />

capo dei vostri figli le benedizioni del cielo, <strong>per</strong> pregare con voi l’eterno riposo ai vostri<br />

cari defunti, <strong>per</strong> recare a tutti i conforti dello spirito e animarvi al bene.<br />

Me felice, se al termine <strong>del<strong>la</strong></strong> visita potrò in verità ripetere coll’Apostolo: Mi sono fatto<br />

tutto a tutti <strong>per</strong> guadagnar tutti a Cristo.<br />

1 Fede, vigi<strong>la</strong>nza, preghiera, Piacenza 1899, pp. 22-23.


Guadagnar tutti a Cristo, ecco <strong>la</strong> costante, <strong>la</strong> suprema aspirazione dell’anima mia 2 .<br />

«Il bene delle anime soprattutto»<br />

Avete <strong>per</strong>ò fatto benissimo a dire chiare le cose come sono, e non mi offende punto che<br />

abbiate spedito qualche mia lettera là, dove credeste opportuno spedirle, giacché voi<br />

sapete che io ho nul<strong>la</strong> di secreto coi su<strong>per</strong>iori. L’amor proprio soltanto se ne risente un<br />

pochino, trattandosi di lettere confidenziali ad un amico del cuore qual siete voi, e<br />

quindi buttate giù proprio, come suol dirsi, al<strong>la</strong> carlona.<br />

Del resto, <strong>la</strong> verità, <strong>la</strong> giustizia, il bene delle anime soprattutto, ecco <strong>la</strong> mia, come <strong>la</strong><br />

vostra ambizione.<br />

Non ci <strong>per</strong>diamo di coraggio, caro amico; calma, fortezza e preghiera; fisso lo sguardo a<br />

Gesù Cristo e fidenti in Lui solo 3 .<br />

Ho, a chi ci intendiamo, scritto e più volte e sempre forte e alto, forse troppo alto. Gli ho<br />

detto <strong>per</strong>fino che presto dovrà trovarsi innanzi a Dio, al quale dovrà rendere conto<br />

dell’esercito di anime, che si va <strong>per</strong>dendo, e dei dolori ineffabili causati ai Vescovi, i<br />

quali non hanno ormai più libertà né di <strong>paro<strong>la</strong></strong>, né di azione, <strong>per</strong>ché sopraffatti dal<strong>la</strong><br />

inframettenza dei <strong>la</strong>ici, incoraggiati e premiati da chi dovrebbe infrenarli; e più dal<br />

solito partito farisaico, tollerato, e più favorito nell’atto che va scomponendo l’ordine<br />

gerarchico istituito da G.C. ecc. ecc. (...).<br />

Io seguo <strong>la</strong> mia strada profondamente <strong>per</strong>suaso che i Vescovi fedeli ed ossequiosi non<br />

sono già coloro che, <strong>per</strong> malinteso rispetto, fomentano certi inganni e forse se ne<br />

valgono, ma coloro, e sono pochi, poveri minchioni! che sacrificano <strong>la</strong> loro pace, il loro<br />

avvenire e tutto, <strong>per</strong>ché il Santo Padre sia fatto accorto dell’inganno e sia libera <strong>la</strong><br />

Chiesa dalle disastrose conseguenze degli errori 4 .<br />

Pur troppo le cose vanno male e male assai. Tutti lo veggono, e nessuno pensa al<br />

rimedio! Non c’è proprio da s<strong>per</strong>are più che in Dio. Ora che neanche le trombe più<br />

sonore bastano a scuotere dal sonno i dormienti, e a far crol<strong>la</strong>re le ultime illusioni,<br />

<strong>la</strong>sciamo un po’ fare a lui. Noi tiriamo innanzi tranquilli e pensiamo a salvar il maggior<br />

numero di anime che possiamo. Non può mancarci l’amore dei buoni e <strong>la</strong> ricompensa di<br />

Dio 5 .<br />

Per me... non est salus nisi a Domino. Farci frati, diventare Savonaro<strong>la</strong>? Sarebbe buona<br />

cosa <strong>la</strong> prima <strong>per</strong> chi ha vera vocazione; gloriosa <strong>la</strong> seconda <strong>per</strong> chi si sente da tanto; ma<br />

sarà miglior cosa, forse, non ne far niente; attendendo col maggior impegno possibile a<br />

promuovere <strong>la</strong> gloria di Dio e il bene delle anime, sicuri che si scimus tacere et pati<br />

videbimus auxilium Domini.<br />

Lavoriamo intanto, preghiamo e s<strong>per</strong>iamo tempi migliori 6 .<br />

«Signore, abbi pietà del Pastore, pietà del gregge!»<br />

2<br />

Lett. Past. del 5.5.1905, Piacenza 1905, pp. 1-2. La sesta visita pastorale doveva cominciare l’11 giugno<br />

1905, ma il vescovo morì il 1° giugno.<br />

3<br />

Lett. a G. Bonomelli, 1.2.1883 (Carteggio S.B., p. 96).<br />

4<br />

Id., gennaio 1887 (ibid., p. 203). “Gli ho detto”: a Leone XIII.<br />

5<br />

Id., maggio 1889 (ibid. pp. 252-253).<br />

6<br />

Id., 10.7.1893 (ibid., pp. 310-311). Il Bonomelli, stanco <strong>del<strong>la</strong></strong> continua minaccia di essere rimosso dal<br />

governo <strong>del<strong>la</strong></strong> diocesi, aveva scritto: «Tra poco o mi fo frate o divento Savonaro<strong>la</strong>» (cfr. Biografia, pp.<br />

272-273).


Figliuoli miei dilettissimi, ascoltate <strong>la</strong> voce di chi non cerca, non desidera, non vuole<br />

altro che il vostro bene. Più volte vi dissi, e m’è dolce ripeterlo, che incessante oggetto<br />

di conso<strong>la</strong>zione e di gioia mi è <strong>la</strong> vostra fede, <strong>la</strong> vostra pietà, il vostro devoto e sincero<br />

attaccamento al<strong>la</strong> Chiesa; pure io non posso dissimu<strong>la</strong>re, devo dirvelo <strong>per</strong> dovere di<br />

coscienza, guai a me se tacessi! il male è anche fra noi, ed assai grave. O Piacenza! o<br />

città prediletta, pensa al<strong>la</strong> fede dei tuoi padri; vedi come sei scaduta dall’antica<br />

grandezza! Chi ti tradì? chi ti ridusse a tale? Giacché molti io vedo fra le tue mure i<br />

quali vivono dimentichi d’ogni dovere che loro impone <strong>la</strong> fede, che <strong>la</strong> oltraggiano con<br />

sataniche bestemmie, che offendono continuamente Dio con una vita affatto pagana, che<br />

profanano i suoi giorni santi, che si danno al<strong>la</strong> lettura di libri e giornali b<strong>la</strong>sfemi, che<br />

osteggiano <strong>la</strong> Chiesa e i suoi fedeli ministri, che si <strong>la</strong>sciano trasportare come fanciulli da<br />

ogni vento di dottrina, solo che venga annunziato loro con ciar<strong>la</strong>tana gravità e con<br />

ignorante orgoglio da uomini astuti e turbolenti. Deh, che fate, figli miei? Sono queste<br />

adunque le o<strong>per</strong>e <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra fede? è così che rispondete ai benefizi, dei quali vi fu<br />

<strong>la</strong>rgo il Cielo? Vergogna vostra, vergogna <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra città! Non vedete che o<strong>per</strong>ando<br />

in questa maniera vi rivoltate con matta su<strong>per</strong>bia contro l’Onnipotente, che contristate i<br />

Santi vostri Patroni e l’istessa Madre di Dio e madre vostra, Maria Santissima? Deh,<br />

Signore, ascolta il gemito dell’anima mia profondamente amareggiata! Perché mi<br />

serbasti tu in questo tempo di aberrazione e di delitto? Quando avranno fine questi<br />

giorni di turbamento e di profanazione sacrileghe? Deh, Signore, abbi pietà del Pastore,<br />

pietà del gregge!<br />

Non mancano <strong>per</strong>ò, in mezzo ai dolori, i conforti. È conforto, o miei cari, il pensiero che<br />

c’è <strong>la</strong>ssù chi tien conto di tutto ciò che soffriamo, e che prima di Noi fu sofferto dal<br />

Nostro divino Duce e Maestro. È conforto, anzi è balsamo soavissimo, <strong>la</strong> coscienza di<br />

patire <strong>per</strong> <strong>la</strong> giustizia, e di patire senza odio, anzi con amore di chi ci <strong>per</strong>seguita, <strong>per</strong>ché<br />

si converta e viva 7 .<br />

«Tali pastori si richiedono ai giorni nostri»<br />

II parroco poi, come ben sapete, e il debitore di tutti, sempre pronto ad aiutare tutti. Si<br />

devono tuttavia evitare due eccessi opposti.<br />

Parliamo praticamente, come conviene ad un padre.<br />

Alcuni si dedicano cosi intensamente al<strong>la</strong> salvezza degli altri, da <strong>per</strong>dere a poco a poco<br />

lo spirito, finendo col <strong>per</strong>dere se stessi senza guadagnare gli altri. Si ricordino che<br />

potranno giovare agli altri solo nel<strong>la</strong> misura in cui gioveranno a se stessi. Perciò<br />

anzitutto coltivino <strong>la</strong> pietà, <strong>per</strong>ché «pietas ad omnia utilis est», ma specialmente alle<br />

o<strong>per</strong>e del ministero. Meditino le parole di Cristo Signore: «Sicut palmes non potest ferre<br />

fructum a semetipso nisi manserit in vite, sic nec vos nisi in me manseritis» (Jo. 15, 12).<br />

Perciò non trascurino mai se stessi, ma siano solleciti <strong>del<strong>la</strong></strong> propria santificazione (...).<br />

Altri, invece, si stabiliscono nel<strong>la</strong> loro casa parrocchiale, come i negozianti nelle loro<br />

botteghe. Se sono richiesti, sono subito a disposizione, né trascurano l’istruzione dei<br />

fedeli presenti; ma <strong>per</strong> il resto non sono mossi da nessun zelo. Non pensano alle<br />

necessità e ai <strong>per</strong>icoli delle loro pecorelle: trascurano <strong>per</strong> prudenza intempestiva,<br />

pusil<strong>la</strong>nimità o indolenza i mezzi necessari. Questi uomini si possono paragonare alle<br />

bandiere, issate bene in vista sui torrioni, che non svento<strong>la</strong>no né si increspano <strong>per</strong><br />

soffiar di venti. Ne par<strong>la</strong> il Profeta: «Nihil patiebantur su<strong>per</strong> contritione Israel» (Amos<br />

7 Unione col<strong>la</strong> Chiesa, obbedienza ai legittini Pastori, Piacenza 1896, pp. 37-38. Le «profanazioni<br />

sacrileghe» erano state <strong>per</strong>petrate dall’apostata D. Paolo Miraglia.


6, 6). Non dev’essere così <strong>la</strong> vita di un pastore. Ricordate bene che cosa abbia<br />

comandato il padre di famiglia al suo servo:«Exi in viam et saepes et compelle intrare»<br />

(Luc. 14, 21-24).<br />

Tali pastori, pieni di zelo, assolutamente si richiedono ai nostri giorni 8 .<br />

«Uscite di sagrestia, ma uscite <strong>per</strong> santificare»<br />

Voi primieramente, venerabili fratelli e coo<strong>per</strong>atori miei dilettissimi, ritempratevi ognor<br />

più nello spirito <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra vocazione. Proseguite animosi nelle vostre parrocchiali<br />

fatiche, ché non debbono esser premiate dal mondo, ma da Colui che vi ha chiamati<br />

all’onore inestimabile di rivestire <strong>la</strong> sua divina Persona nell’o<strong>per</strong>a di salvare le anime.<br />

Raddoppiate di o<strong>per</strong>osità e di vigi<strong>la</strong>nza, par<strong>la</strong>te chiaro e par<strong>la</strong>te alto, affine di premunire<br />

i vostri greggi dalle arti dei seduttori. In questo tempo massimamente, promovete con<br />

tutto zelo nel popolo <strong>la</strong> istruzione e <strong>la</strong> pietà. Uscite pure, come oggi suol dirsi di<br />

sagrestia, ma pieni <strong>la</strong> mente e il cuore dello Spirito Santo, uscite <strong>per</strong> santificare. I<br />

sacrifizi del vostro santo ministero sono grandi, grandissimi oggi ch’egli è tanto<br />

attraversato da ogni maniera di ostacoli, ma essi, infino al più lieve, sono tutti contati<br />

<strong>la</strong>ssù. Pazienza adunque e coraggio! 9 .<br />

«Usciamo dalle nostre tende!»<br />

Oggi, come si esprime benissimo un insigne letterato moderno, non è più consentito<br />

starcene neghittosi nelle nostre case sospirando o piangendo, quando il fuoco <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

miscredenza e <strong>del<strong>la</strong></strong> immoralità si di<strong>la</strong>ta e minaccia di distruggere (come umano fuoco<br />

può fare) l’arca <strong>del<strong>la</strong></strong> fede nelle nostre contrade. Usciamo dunque dalle nostre tende; e<br />

innanzi tutto ricordiamoci che non abbiamo altre armi che <strong>la</strong> fede e <strong>la</strong> carità. Con queste<br />

armi entriamo, secondo che le leggi civili e <strong>la</strong> coscienza di cattolici consentono, nel<strong>la</strong><br />

vita pubblica, senza guardare a parti politiche; pronti a morire anziché venire a patti mai<br />

col falso e l’ingiusto. Entriamo nel<strong>la</strong> vita pubblica, non come nemici del potere<br />

costituito, ma come instancabili avversari del male, ovunque esso sia; entriamoci come<br />

uomini d’ordine che sappiano, seguendo l’esempio di Cristo e <strong>del<strong>la</strong></strong> sua Chiesa, tollerare<br />

anche il male; ma approvarlo o farlo essi stessi, non mai 10 .<br />

«La Visita Pastorale e <strong>la</strong> celebrazione del Sinodo»<br />

Voi siete il Nostro gaudio e <strong>la</strong> Nostra corona, né <strong>per</strong>icolo di catastrofe, né violenza di<br />

circostanze inopinate, né tribo<strong>la</strong>zioni di sorta alcuna, varranno mai a separarci da voi; e<br />

deh, con Gesù Cristo, Pastore eterno delle anime Nostre, possiamo Noi dire con verità<br />

quando sarà tempo: Padre, quegli che mi desti ho custoditi, e nessuno di essi si è<br />

<strong>per</strong>duto (...).<br />

8<br />

3° discorso del 2° Sinodo, 4.5.1893. Synodus Dioecesana Piacentina Secunda..., Piacenza 1893, p. 194<br />

(trad. dal <strong>la</strong>tino).<br />

9<br />

Unione col<strong>la</strong> Chiesa, obbedienza ai legittimi Pastori, Piacenza 1896, pp. 43-44.<br />

10<br />

La Chiesa Cattolica, Piacenza 1888, p. 41.


La tristezza dei tempi, lo scompiglio delle passioni, l’audacia dei partiti (che giova<br />

illuderci?), produssero altrove gravissimi mali e non <strong>la</strong>sciarono intatta <strong>la</strong> Nostra Diocesi<br />

(...).<br />

Un certo spirito di egoismo e d’interesse si sforza d’invadere anche le c<strong>la</strong>ssi meno<br />

agiate e spingerle a illeciti guadagni. Che più? <strong>la</strong> crescente generazione è affascinata da<br />

ridenti menzogne e studiasi ogni via <strong>per</strong> strappar<strong>la</strong>, se fosse possibile, ad ogni giogo,<br />

tranne a quello delle passioni. Ah, noi varchiamo un <strong>per</strong>iodo di storia, che potrebbe<br />

riuscir fatale al<strong>la</strong> salvezza di molti! e ci preme nel più vivo dell’anima che tutti i Nostri<br />

buoni figliuoli abbiano a scampare da ogni <strong>la</strong>ccio in questo secolo tenebroso, abbiano a<br />

tenersi costantemente nel<strong>la</strong> via <strong>del<strong>la</strong></strong> verità e <strong>del<strong>la</strong></strong> giustizia.<br />

Ciò accadrà senza dubbio, o Dilettissimi, se <strong>la</strong> fede non cesserà di regnare nel vostro<br />

cuore; se in ogni occasione vi manterrete docili alle materne cure e prescrizioni <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Chiesa; se penserete sempre che un giorno a nul<strong>la</strong> varranno gli app<strong>la</strong>usi del mondo, a<br />

nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> protezione dei grandi, a nul<strong>la</strong> le ricchezze accumu<strong>la</strong>te, a scapito <strong>del<strong>la</strong></strong> carità; ma<br />

che solo un’anima senza peccato, una coscienza retta e giusta innanzi a Dio, una vita<br />

rassegnata e piena di buone o<strong>per</strong>e avranno diritto di ricompensa eterna (...).<br />

A voi, Ven. Fratelli, pupil<strong>la</strong> degli occhi Nostri e sostegno <strong>del<strong>la</strong></strong> Nostra debolezza, altra<br />

raccomandazione non faremo che questa: leggete e meditate assiduamente, senza<br />

stancarvi mai, tutto ciò che di vostro comune accordo abbiamo prescritto nel Sinodo,<br />

venuto testé al<strong>la</strong> luce, essendo Nostra intenzione che esso entri pienamente in vigore,<br />

<strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> Diocesi, col giorno 15 del prossimo Ottobre.<br />

Quanto più a questo codice uniformerete <strong>la</strong> vostra condotta, tanto più santificherete voi<br />

stessi e santificherete gli altri, e sopra voi stessi e sopra gli altri attirerete le benedizioni<br />

di Dio (...).<br />

La sacra Visita Pastorale e <strong>la</strong> celebrazione del Sinodo, ecco <strong>per</strong>tanto, V.F. e D.F., due<br />

gravissimi e importantissimi obblighi del Nostro Pastoral Ministero, coll’aiuto del Dio,<br />

felicemente compiuti 11 .<br />

«Senza <strong>per</strong>derci nel passato, bensì preparando l’avvenire»<br />

Grazie mille <strong>del<strong>la</strong></strong> cortese ed edificante sua lettera. Parmi che lo Spirito Santo le abbia<br />

concesso il sensum Christi <strong>per</strong> conoscere sì presto e sì bene lo stato <strong>del<strong>la</strong></strong> sua Diocesi.<br />

Il clero che vive iso<strong>la</strong>to sul<strong>la</strong> montagna, in generale, è buono, senza pretese, devoto al<br />

Vescovo. Più che di correzioni e di atti autoritari, abbisogna di incoraggiamento e di<br />

spinte amorevoli a fare il bene secondo i tempi. Non avrà pene dal suo Clero, parlo,<br />

ripeto, in generale.<br />

Sì, ven. confr., bisogna, senza <strong>per</strong>derci nel passato, bensì preparando l’avvenire,<br />

ridestare nel<strong>la</strong> generazione crescente lo Spirito cristiano, mezzo rovinato in gran <strong>parte</strong><br />

degli adulti. Cosa non troppo difficile, se Dio le concederà <strong>la</strong> grazia di fare quello che<br />

medita. L’onda religiosa di spirito cristiano, <strong>per</strong> mezzo dei giovani raccolti negli<br />

oratorii, potrà far penetrare nelle famiglie. Queste sono sempre sensibilissime al bene<br />

che si fa ai loro figliuoli. Aver cura dei fanciulli e degli infermi, ecco i due mezzi <strong>per</strong><br />

guadagnar tutto a Dio. È ciò che ripeto ai Parroci <strong>del<strong>la</strong></strong> mia Diocesi 12 .<br />

11 In occasione del compimento <strong>del<strong>la</strong></strong> Sacra Visita Pastorale, Piacenza 1880, pp. 10-15. Il primo dei 3<br />

sinodi sca<strong>la</strong>briniani fu celebrato nel settembre 1879.<br />

12 Lett. a Mons. P. Morganti, 1902 (AGS 3021/17).


«Instaurare omnia in Cristo»<br />

È assolutamente necessario riporre Iddio al<strong>la</strong> testa <strong>del<strong>la</strong></strong> società; ricondurre gli uomini a<br />

Gesù Cristo, via, verità e vita; richiamarli al<strong>la</strong> Chiesa, madre, maestra, tutrice e vindice<br />

d’ogni diritto e d’ogni legittima autorità; è necessario educare cristianamente <strong>la</strong><br />

gioventù, santificare <strong>la</strong> famiglia, ristabilire, a norma delle prescrizioni e costumanze<br />

cristiane, l’equilibrio fra le diverse c<strong>la</strong>ssi sociali, camminare nel<strong>la</strong> professione franca ed<br />

a<strong>per</strong>ta <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, esercitarsi in ogni o<strong>per</strong>a di carità, senza verun riguardo a se stessi ed a<br />

vantaggi terreni; è necessario, in una <strong>paro<strong>la</strong></strong>, ristorare ogni cosa in Cristo. Qui è il<br />

rimedio ai Nostri mali; qui, qui solo è riposto il segreto di quel<strong>la</strong> grandezza e di quel<strong>la</strong><br />

forza che valgono ad assicurare <strong>la</strong> pace e <strong>la</strong> pros<strong>per</strong>ità così delle famiglie come delle<br />

nazioni 13 .<br />

«Sarei disposto anche al sacrificio <strong>del<strong>la</strong></strong> vita»<br />

Non abusate più oltre <strong>del<strong>la</strong></strong> bontà, pazienza e longanimità divina, non vi illudete più<br />

oltre. Scuotetevi dal vostro sonno di morte, rientrate in voi stessi, ritornate a coscienza,<br />

riconciliatevi con Dio. Questa è <strong>la</strong> preghiera del vostro pastore e padre che sinceramente<br />

vi ama. Abbiate, o miei cari, pietà di voi stessi. Temete, oh! si, temete che venga dì, in<br />

cui <strong>per</strong> vostro infortunio estremo cerchiate tempo a penitenza, senza poterlo trovare. Se<br />

oggi udite <strong>la</strong> voce del Signore, fate e fate tosto. Vi spaventa forse il numero e <strong>la</strong> gravità<br />

delle colpe? O temete che Dio, da voi tanto offeso, non sia <strong>per</strong> accogliervi<br />

amorevolmente? Ah! se io, misera creatura, sfornito qual sono di ogni virtù, adesso<br />

tanto mi struggo <strong>per</strong> il desiderio del vostro bene, che parmi sarei disposto al sacrificio<br />

anche <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, pur di vedervi ritornare al<strong>la</strong> casa del Padre vostro celeste, come non<br />

arderà egli di stringervi al suo seno, egli che è il Dio buono, clemente e misericordioso,<br />

egli che si protesta di non volere <strong>la</strong> morte del peccatore, ma che si converta e viva?<br />

Coraggio adunque! Vincete ogni timore, o carissimi, e siate certi dell’aiuto divino.<br />

Ridivenuti amici di Dio, eredi del paradiso, gusterete in questa vita <strong>la</strong> pace dei giusti, e<br />

nell’altra <strong>la</strong> gioia degli eletti 14 .<br />

b) LA VISITA PASTORALE<br />

“Verremo a predicarvi con tutta semplicità Gesù Cristo e questo crocifisso”<br />

No; non v’aspettate da Noi sublimità di eloquio, artifizii di umano sa<strong>per</strong>e; verremo a<br />

predicarvi con tutta semplicità Gesù Cristo e Questi crocifisso; Gesù Cristo che è <strong>la</strong> Via,<br />

<strong>la</strong> Verità e <strong>la</strong> Vita; Gesù Cristo, senza <strong>la</strong> cognizione del Quale indarno ci<br />

affaticheremmo <strong>per</strong> giungere a salvamento; Gesù Cristo, <strong>la</strong> sua immensa Carità, i suoi<br />

Misteri, <strong>la</strong> sua Dottrina, il magistero infallibile <strong>del<strong>la</strong></strong> sua Chiesa, ecco ciò che verrà ad<br />

animare, ad accrescere <strong>la</strong> vostra fede. Oh <strong>la</strong> fede! Quanto, o Dilettissimi, non deve starvi<br />

a cuore! Im<strong>per</strong>ocché nel possedimento solo di essa, come dice S. Agostino, può<br />

l’umano intelletto aver riposo, essendo essa che ci rende sicuri di quanto s<strong>per</strong>iamo<br />

ottenere e che ci mette qui in terra in un possesso anticipato del Cielo. Noi quindi Ci<br />

studieremo, come è Nostro dovere, di ridestar<strong>la</strong> in tutti voi questa fede; quel<strong>la</strong> fede viva<br />

e o<strong>per</strong>osa <strong>per</strong> cui i Santi vinsero il Mondo salirono al regno, quel<strong>la</strong> fede che annienta i<br />

13 La prima Lettera Enciclica di Sua Santità Pio X, Piacenza 1903, pp. 5-6.<br />

14 Il Giubileo dell’Anno Santo, Piacenza 1900, pp. 13-14.


prestigi <strong>del<strong>la</strong></strong> carne e del sangue, che dissipa col<strong>la</strong> sua luce le tenebre dell’umana<br />

ragione, che fa vedere le cose non quali appariscono, ma quali sono in realtà; quel<strong>la</strong><br />

fede che ci è scudo e lorica <strong>per</strong> resistere e <strong>per</strong> combattere da forti contro i principi delle<br />

tenebre e contro le spirituali nequizie; quel<strong>la</strong> fede insomma che, a guisa di quotidiano<br />

alimento, corrobora nel<strong>la</strong> grazia le potenze tutte dell’anima e forma, al dire di San<br />

Paolo, <strong>la</strong> vita del giusto: justus ex fide vivit (Ga<strong>la</strong>t. III. 11) 1 .<br />

“Nel nome di Dio verremo a voi”<br />

Nutriamo <strong>per</strong>tanto ferma fiducia, che <strong>la</strong> rugiada del Cielo scenderà copiosa a fecondare<br />

le umili Nostre fatiche e le vostre, o Venerabili Fratelli; sicché nell’illustre Chiesa<br />

Piacentina si veggano in breve rifiorire di novel<strong>la</strong> bellezza, <strong>la</strong> purità de’ costumi, <strong>la</strong><br />

modestia, <strong>la</strong> religione, <strong>la</strong> pace, e voi specialmente dobbiate spargere intorno il buon<br />

odore di Cristo. Sì, o V. F. e F. D., una saldissima s<strong>per</strong>anza Ne sorregge e Ci promette,<br />

dal<strong>la</strong> Visita che siamo <strong>per</strong> intraprendere, il risvegliarsi del sentimento Cattolico,<br />

l’osservanza dei giorni festivi, il rispetto dovuto a’ sacri Templi, <strong>la</strong> frequenza alle<br />

solennità <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, a’ SS. Sacramenti, alle Scuole <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana;<br />

l’attaccamento al<strong>la</strong> gloriosa e Infallibile Sede di Pietro e al suo degnissimo Successore,<br />

il Grande, l’Angelico, l’Immortale Pio IX; finalmente <strong>la</strong> Carità, vincolo di <strong>per</strong>fezione,<br />

anima dell’anima, germe e fondamento di ogni cristiana virtù.<br />

Nel Nome di Dio adunque, nul<strong>la</strong> fidando nelle Nostre deboli forze, ma tutto attendendo<br />

dal<strong>la</strong> grazia del Santo suo Spirito; Noi verremo, o Figli desideratissimi, s<strong>per</strong>ando ogni<br />

bene <strong>per</strong> <strong>la</strong> vostra salute dal Signor nostro Gesù Cristo, il quale è il sostegno dei<br />

Vescovi <strong>del<strong>la</strong></strong> sua Chiesa; è <strong>la</strong> fiacco<strong>la</strong> che Li illumina; è il fuoco che Li riscalda, che<br />

comunica Loro <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di vita, che Li anima ad annunziar<strong>la</strong> ai popoli, senza esitazione,<br />

senza tema, con tutta franchezza.<br />

Felici Noi, se Ci verrà fatto di poter consumare in tal guisa <strong>la</strong> nostra carriera e di poter<br />

rendere così testimonianza all’Evangelio <strong>del<strong>la</strong></strong> grazia (Act. XX.), santificandovi tutti e<br />

vivendo frattanto in continua paurosa aspettazione del tremendo Giudizio di Dio! 2 .<br />

“La più dolce delle conso<strong>la</strong>zioni”<br />

Per disporre poi convenientemente i fedeli a questa sacra Visita, ordino che <strong>la</strong> medesima<br />

sia preceduta in ogni parrocchia da un corso di spirituali esercizi, o almeno da un triduo<br />

di predicazione straordinaria.<br />

Nul<strong>la</strong> risparmiate, miei venerabili coo<strong>per</strong>atori, <strong>per</strong>ché io venendo possa a tutti i miei<br />

figli dispensare il pane degli angioli, a tutti, dai giovanetti <strong>del<strong>la</strong></strong> prima Comunione a<br />

coloro che stanno sul<strong>la</strong> soglia <strong>del<strong>la</strong></strong> eternità, a tutti, senza eccezione.<br />

Sarà questa, fratelli e figli miei, <strong>la</strong> più cara, <strong>la</strong> più dolce delle conso<strong>la</strong>zioni che voi<br />

potrete procurare al vostro Vescovo in mezzo alle cure incessanti e alle gravi<br />

preoccupazioni del suo pastoral ministero.<br />

Raccomandandomi di nuovo alle vostre preghiere e affrettando coi voti più fervidi il<br />

momento di abbracciarvi tutti in Gesù Cristo, v’imparto con l’effusione del più tenero<br />

affetto <strong>la</strong> pastorale benedizione 3 .<br />

“Sono qui <strong>per</strong> farmi tutto a tutti”<br />

1<br />

Per <strong>la</strong> Visita Pastorale, Piacenza 1876, pp. 11-12.<br />

2<br />

Ibid., pp. 16-18<br />

3<br />

Lett. Past. del 5.5.1905, Piacenza 1905, pp. 4-5


Andate, disse G.C. ai suoi Apostoli, ammaestrate tutte le genti, insegnando loro di<br />

osservare tutte le cose che vi ho prescritto: docentes eos servare omnia quaecumque<br />

mandavi vobis. E gli Apostoli, obbedienti a quel<strong>la</strong> voce, andarono, passando di città in<br />

città, di borgata in borgata, di paese in paese, ovunque si trovassero seguaci del<br />

Crocifisso, <strong>per</strong> recare a tutti <strong>la</strong> luce del vero e <strong>la</strong> vita <strong>del<strong>la</strong></strong> grazia.<br />

Successore, benché indegno degli Apostoli, eccomi un’altra volta in mezzo a voi, figli<br />

carissimi e desideratissimi. Oh come volentieri vi riveggo dopo tanti anni! Ricordo<br />

ancora con viva compiacenza le prove che mi deste <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra bontà <strong>la</strong> prima volta che<br />

posi piede in questa vostra insigne borgata e queste prove avete volute rinnovarle<br />

salutando il mio arrivo tra voi coi segni <strong>del<strong>la</strong></strong> più viva allegrezza. Ve ne ringrazio, cari<br />

figli, e ve ne ringrazio in nome di G.C. del quale io non sono che l’umile<br />

rappresentante. Non guardate in esso l’<strong>uomo</strong>, ché troppo è debole e infermo, ma sí<br />

appunto Colui che egli rappresenta e nel cui nome egli par<strong>la</strong>, nel cui nome egli o<strong>per</strong>a, e<br />

le cui grazie egli è pronto a dispensarvi attingendole dai tesori <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa (...).<br />

Io sono qui venuto <strong>per</strong> recarvi <strong>la</strong> pace, <strong>per</strong> benedire le vostre famiglie, i vostri<br />

commerci, i vostri campi, <strong>la</strong> tomba dei vostri morti. Sono qui <strong>per</strong> farmi tutto a tutti: <strong>per</strong><br />

par<strong>la</strong>re agli adulti col cuore pieno di paterno affetto; <strong>per</strong> invocare lo Spirito Santo sul<br />

capo dei fanciulli nel<strong>la</strong> Confermazione: <strong>per</strong> conso<strong>la</strong>re gli afflitti, <strong>per</strong> promuovere in ogni<br />

modo <strong>la</strong> gloria di Dio e <strong>la</strong> salvezza delle anime 4 .<br />

“Le anime vostre mi sono tanto care, quanto mi è cara l’anima mia”<br />

Con <strong>la</strong> coscienza resa tranquil<strong>la</strong>, con <strong>la</strong> ricu<strong>per</strong>ata pace del cuore, corroborati al<strong>la</strong><br />

Mensa dell’Agnello divino, vi sarà dolce, o figli miei cari, unirvi al vostro Vescovo<br />

nelle sante funzioni ch’egli andrà celebrando. Noi ci recheremo insieme là dove riposan<br />

le ceneri dei vostri cari genitori, dei fratelli, delle spose, dei figli, dei parenti, degli<br />

amici, di tutti i vostri compaesani, e, prostrati su quelle sacre zolle, tra il mesto e il<br />

sublime silenzio delle tombe, imploreremo da Dio l’eterno riposo ai vostri poveri morti.<br />

Voi, o genitori, mi condurrete poi nel<strong>la</strong> chiesa i vostri figli, <strong>per</strong>ché io segni le loro<br />

tenere fronti col sacro Crisma e faccia discendere in essi lo Spirito Santo che li ricolmi<br />

dei suoi molteplici doni, affinché non siano dal<strong>la</strong> corruzione contaminati e guasti.<br />

Interrogati da me, o genitori, i vostri figliuoli sulle cose che ogni cristiano deve sa<strong>per</strong>e<br />

<strong>per</strong> esser degno del nome che porta e <strong>per</strong> salvarsi, vi sarà grato udirli rispondere con<br />

soddisfazione, come s<strong>per</strong>o, alle mie domande. Che se qualcuno dei figli vostri mostrerà<br />

di aver bisogno di maggiore istruzione, voi farete in cuor vostro al<strong>la</strong> presenza di Dio il<br />

santo proposito di vegliare in seguito con maggiore sollecitudine al<strong>la</strong> loro istruzione<br />

religiosa, accompagnandoli sempre al Catechismo...<br />

Oh che santa giornata sarà <strong>per</strong> tutti voi, o miei cari, quel<strong>la</strong> che passerete in compagnia<br />

del vostro Vescovo qualora, e non voglio dubitarne, <strong>la</strong> passiate nell’allegrezza del<br />

Signore e nel<strong>la</strong> preghiera. Deh fate, o dilettissimi, che abbia poi a confortarmi il<br />

pensiero che anche questa volta <strong>la</strong> mia Visita ha fatto un po’ di bene alle anime vostre:<br />

alle anime vostre che mi sono tanto care, quanto mi è cara l’anima mia. Io non cerco che<br />

le anime, non voglio che le anime dei miei figli, e che nessuna di esse si <strong>per</strong>da! 5 .<br />

“Conosco le mie pecore e le mie conoscono me”<br />

4 Parole d’ingresso in una visita pastorale (AGS 30 18/25).<br />

5 Ibid.


Posti Noi dallo Spirito Santo, avvegnaché immeritevoli, al governo di questa, <strong>per</strong> tanti<br />

titoli, illustre e gloriosa Diocesi Piacentina, d’altro più non Ci demmo pensiero,<br />

Venerabili Fratelli e Dilettissimi Figli, che di voi e <strong>del<strong>la</strong></strong> salute delle anime vostre ad<br />

ottener <strong>la</strong> quale, Dio Ci è testimone, daremmo ben volentieri, se fosse d’uopo, il sangue<br />

e <strong>la</strong> vita.<br />

Fu appunto pel desiderio <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra salute, e <strong>per</strong> l’amore che vi portiamo ardentissimo<br />

in Gesù Cristo, che ci affrettammo di dar principio in mezzo a voi, come sapete, al<strong>la</strong><br />

sacra Visita Pastorale.<br />

Tardava troppo al cuore amoroso del padre il vedere cogli occhi propri l’aspetto de’ suoi<br />

figliuoli; tardava troppo al<strong>la</strong> sollecitudine del pastore il conoscere da vicino tutto quanto<br />

il suo gregge. Sia lode al Signore! I Nostri voti sono alfine compiuti.<br />

Ora possiamo dire non esservi <strong>parte</strong>, benché remota, di questa mistica vigna, che non Ci<br />

sia nota appieno; possiamo, ad esempio del principe e modello dei pastori Gesù Cristo,<br />

ripetere con tutta verità: conosco le mie pecorelle e le mie conoscono me; possiamo<br />

affermare ciò che S. Paolo desiderava poter dire ai fedeli di Roma: con gaudio io venni<br />

a voi <strong>per</strong> volontà di Dio, e con voi tutto mi confortai 6 .<br />

“Abbiamo trovato in voi le conso<strong>la</strong>zioni <strong>del<strong>la</strong></strong> fede”<br />

Ci confortammo, e grandemente Ci confortammo, al vedere come lo spirito di religione,<br />

tanto combattuto dal<strong>la</strong> moderna empietà, viva ancora ed o<strong>per</strong>i potentemente nel cuore<br />

delle Nostre buone popo<strong>la</strong>zioni, talmente che noi stessi pur ci gloriamo di voi nelle<br />

chiese di Dio.<br />

Ci confortammo alle tante splendide significazioni e testimonianze filiali di riverenza e<br />

di affetto, che da ogni ordine di <strong>per</strong>sone Ci vennero spontaneamente tributate dovunque,<br />

come se Cristo accogliessero e ciò lodavamo, non <strong>per</strong> veruna importanza che Noi<br />

intendessimo dare al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona Nostra indegnissima, sibbene <strong>per</strong>ché grandissima<br />

importanza Noi davamo, come sempre daremo, a quel sentimento di sommessione e di<br />

rispetto del popolo fedele, nel riconoscere l’autorità di Gesù Cristo, comunque<br />

meschinamente rappresentata nel Pastor Diocesano.<br />

Ci confortammo insomma, <strong>per</strong> aver trovato in voi, o Dilettissimi, quelle conso<strong>la</strong>zioni<br />

cui tanto apprezzava l’Apostolo, le conso<strong>la</strong>zioni <strong>del<strong>la</strong></strong> fede di quel<strong>la</strong> fede che fu mai<br />

sempre il più grande ornamento, <strong>la</strong> gloria più bel<strong>la</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> patria nostra; l’oggetto più caro<br />

dei pensieri e delle sollecitudini dei nostri maggiori; che formò <strong>la</strong> loro vera felicità in<br />

questa vita, e nel cui seno tranquil<strong>la</strong>mente spirarono, a noi, come il tesoro più prezioso,<br />

raccomandando<strong>la</strong>.<br />

Argomento di questa fede fu anzitutto il vedere accorrere ai tribunali di penitenza e<br />

accostarsi a ricevere dalle Nostre mani l’Eucaristico Sacramento, <strong>per</strong>sone di ogni sesso,<br />

di ogni condizione, di ogni grado, giovanetti e fanciulle che <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta<br />

accoglievano nel verginale loro cuore il mistico pane degli Angioli, con devota<br />

attenzione, con pio fervore, con dolci e commoventi melodie, con cantici di letizia e di<br />

ringraziamento.<br />

Argomento di fede l’impegno vivissimo che misero tutti nell’intervenire a tutte le<br />

pubbliche preci, <strong>la</strong>sciando volentieri i loro <strong>la</strong>vori e i loro traffichi; nell’assistere<br />

devotamente alle sacre funzioni; nell’ascoltare con religiosa avidità <strong>la</strong> divina <strong>paro<strong>la</strong></strong>, cui<br />

più volte il giorno, e nelle parrocchie e nei pubblici oratorii e in qualsivoglia propizia<br />

occasione, non omettemmo di annunziar loro con libertà evangelica e con tutta<br />

6 Pel compimento <strong>del<strong>la</strong></strong> Sacra Visita Pastorale, Piacenza 1880, pp. 3-4.


semplicità, paternamente ammonendoli a star saldi nel<strong>la</strong> fede e a camminare in maniera<br />

degna di Dio, piacendo a Lui in tutte le cose, producendo frutti di ogni o<strong>per</strong>a buona e<br />

crescendo nel<strong>la</strong> scienza di Dio.<br />

Argomento di fede <strong>la</strong> paziente solerzia che scorgemmo in tutti, si può dire, i Maestri e le<br />

Maestre <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana, nell’istil<strong>la</strong>re in seno ai fanciulli, coi primi rudimenti<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> fede, il timor santo di Dio; <strong>la</strong> saggia premura de’ buoni genitori nell’inviarli <strong>per</strong><br />

questo fine al<strong>la</strong> chiesa; il condurli che essi facevano dinanzi a Noi con trasporto di viva<br />

allegrezza, <strong>per</strong>ché fossero col santo crisma segnati del segnacolo dei forti.<br />

Argomento di fede l’aver Noi trovato le chiese generalmente o restaurate o abbellite, o<br />

in via pur anco di costruzione, <strong>per</strong> <strong>la</strong> splendida liberalità e <strong>per</strong> le pie e<strong>la</strong>rgizioni dei<br />

fedeli, che uniti ai loro degni pastori, ze<strong>la</strong>nti e solleciti del decoro <strong>del<strong>la</strong></strong> casa di Dio, non<br />

<strong>per</strong>donando a sacrificii, le providero anche di suppellettili, di sacri arredi, di preziose<br />

o<strong>per</strong>e, di nobili <strong>la</strong>vori.<br />

Argomento di fede finalmente il venirci incontro a gran festa di ogni popo<strong>la</strong>zione che<br />

andavamo volta <strong>per</strong> volta visitando; il prostrarsi devote al Nostro passaggio <strong>per</strong> esserne<br />

benedette; l’accompagnarci che esse facevano <strong>per</strong> lunghissimo tratto al<strong>la</strong> Nostra<br />

<strong>parte</strong>nza, non ostante, il più delle volte, l’asprezza e difficoltà dei sentieri, l’im<strong>per</strong>versar<br />

delle piogge, il gonfiar dei torrenti, le intem<strong>per</strong>ie e le molestie <strong>del<strong>la</strong></strong> stagione.<br />

Oh quanto <strong>la</strong> rimembranza di queste cose Ci riempie di conso<strong>la</strong>zione, o Carissimi!<br />

Potremmo noi dimenticarle? Non mai. Che anzi impresse Ci staranno continuamente<br />

nell’animo come un soave ricordo, in mezzo alle angustie e fatiche del formidabile<br />

Nostro Ministero.<br />

Sì, ricorderemo sopratutto, con vera soddisfazione, i varii membri del Rev.mo Nostro<br />

Capitolo, che tanto, e con tanta abnegazione di sé medesimi, Ci coadiuvarono durante <strong>la</strong><br />

lunga e faticosa <strong>per</strong>egrinazione.<br />

Ricorderemo, con singo<strong>la</strong>re compiacenza, <strong>la</strong> cordiale ospitalità ricevuta dai Nostri<br />

ottimi Vicarii Foranei, e da tutti in generale i Nostri amatissimi Parrochi, dei quali, nel<strong>la</strong><br />

massima <strong>parte</strong>, abbiamo dovuto encomiare l’amor dello studio, l’attività dello zelo, lo<br />

spirito di sacrificio, il desiderio del bene.<br />

Con grato animo infine, ricorderemo l’aiuto efficacissimo, che, nel<strong>la</strong> loro ammirabile<br />

o<strong>per</strong>osità e sommessione, Ci prestarono del continuo gl’instancabili figli di S. Vincenzo<br />

de’ Paoli, precedendoci, quasi in tutte le trecento sessanta cinque parrocchie <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Diocesi, come Angeli di Dio, a prepararci <strong>la</strong> strada, <strong>per</strong> dare al Nostro popolo <strong>la</strong> scienza<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> salute <strong>per</strong> <strong>la</strong> remissione de’ loro peccati. Il frutto veramente copiosissimo, che<br />

dal<strong>la</strong> Sacra Visita raccogliemmo, ad essi lo dobbiamo nel<strong>la</strong> massima <strong>parte</strong>; lo dobbiamo<br />

a questi degni o<strong>per</strong>ai dell’Evangelo: come lo dobbiamo pel resto a quelli del Nostro<br />

Clero sì rego<strong>la</strong>re che seco<strong>la</strong>re, i quali esercitarono nel<strong>la</strong> stessa fausta occasione il santo<br />

ministero <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> 7 .<br />

“Per <strong>la</strong> terza volta ho visitato <strong>la</strong> Diocesi”<br />

Per <strong>la</strong> terza volta, secondo <strong>la</strong> possibilità, ho visitato <strong>la</strong> Diocesi, ispezionando 308<br />

parrocchie; ho amministrato più volte all’anno il Sacramento <strong>del<strong>la</strong></strong> Confermazione, ho<br />

predicato <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, e ho compiuto tutti i doveri del Vescovo.<br />

Durante questa terza Visita Pastorale sono salito sul Monte Penna, che s’innalza a 1700<br />

metri sul livello del mare. Quei gioghi alpestri sono abitati <strong>per</strong> nove mesi dell’anno da<br />

circa trecento o<strong>per</strong>ai, estremamente poveri, che segano <strong>la</strong> legna, cuociono il carbone, e<br />

7 Ibid., pp.5-9.


fanno altri <strong>la</strong>vori del genere; abitano al riparo di elci seco<strong>la</strong>ri, proteggendosi dalle<br />

intem<strong>per</strong>ie sotto i loro rami, e non godono mai o quasi dell’assistenza spirituale di un<br />

sacerdote. L’unica casa rustica ivi esistente si è trasformata in quel tempo in pa<strong>la</strong>zzo<br />

episcopale e cattedrale. Dimorandovi <strong>per</strong> quattro giorni, confortai con <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> e le<br />

o<strong>per</strong>e di pietà quel<strong>la</strong> porzione abbandonata del mio gregge, che mi rallegrò assai con <strong>la</strong><br />

semplicità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e dei costumi. Veramente, Eminentissimi Padri, dove manca<br />

l’o<strong>per</strong>a degli uomini, sovrabbonda <strong>la</strong> grazia di Dio in favore dei fedeli che cercano Dio<br />

con cuore puro e buona volontà.<br />

Consacrai 28 chiese, alcune delle quali del tutto nuove, altre restaurate e abbellite.<br />

Benedissi inoltre 18 concerti di campane, salendo il più delle volte sui campanili.<br />

C’era urgente necessità di provvedere molte parrocchie rurali di cimiteri adatti e<br />

decorosi secondo le prescrizioni <strong>del<strong>la</strong></strong> legge. Tutte le volte che si presentò l’opportunità,<br />

non tra<strong>la</strong>sciai di raccomandare <strong>la</strong> cosa al<strong>la</strong> competente autorità civile in pubblico e in<br />

privato: e non invano, poiché in questo triennio ho benedetto 35 cimiteri nuovi, adatti e<br />

disposti secondo le prescrizioni canoniche e sinodali 8 .<br />

“Un <strong>la</strong>voro su<strong>per</strong>iore alle mie forze”<br />

Ritornato dal<strong>la</strong> Visita Pastorale, dopo l’assenza di parecchie settimane, trovo qui <strong>la</strong><br />

vostra carissima. La sospiravo da gran tempo e potete immaginare quanto mi abbia fatto<br />

piacere. Sono lieto che stiate bene. Io pure, grazie a Dio, godo buona salute, nonostante<br />

le continue fatiche. In tre settimane ho visitato 20 parrocchie <strong>del<strong>la</strong></strong> più alta montagna,<br />

facendo a cavallo parecchie centinaia di miglia. Come si sta bene in mezzo a quel<strong>la</strong><br />

gente piena di fede, lontani da frastuoni e dai pettegolezzi del mondo!<br />

Ripartirò in settimana <strong>per</strong> Borgotaro e continuerò le visite <strong>per</strong> tutto il mese di Luglio 9 .<br />

È questa <strong>la</strong> 123a Parrocchia che visito in quest’anno; è cosa quasi da matto; ma voglio<br />

ricu<strong>per</strong>are il tempo <strong>per</strong>duto nell’anno scorso. La salute mia, grazie a Dio, è sempre ottima.<br />

Mi dicono che ringiovanisco: sì, <strong>la</strong> giovinezza del fiore, che nasce al mattino bello e<br />

pieno di vita e <strong>la</strong> sera è bello e spacciato. Ma poco importa, purché si arrivi dove siamo<br />

incamminati 10 .<br />

Pretendere di non aver incomodi al<strong>la</strong> nostra età, è un pochino troppo. L’organismo si<br />

logora e ci avviciniamo a grandi passi all’ultimo passo. Intanto si par<strong>la</strong>, si predica, si<br />

scrive, si cavalca, si gira, si suda, si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> renderci propizio almeno il Signore 11 .<br />

Con gioia vivissima ricevo qui, ove mi trovo in Visita pastorale, <strong>la</strong> vostra gentilissima<br />

del 2 corrente e vi ringrazio del vostro memore affetto corde magno et animo volenti.<br />

Questi guasta mestieri di giornalisti mi dipinsero quasi morente, mentre <strong>la</strong> mia<br />

indisposizione non fu che una febbriciatto<strong>la</strong> di 24 ore, che mi sorprese proprio nel<br />

ritorno da una visita faticosissima alle parrocchie dell’alto Appennino. Furono strapazzi<br />

di ogni genere, che pagai con tre o quattro giorni di riposo e poi ripigliai le mie corse.<br />

Non so moderarmi, né mi posso adattare al pensiero di cambiar sistema, eppure dovrò<br />

farlo.<br />

8<br />

Re<strong>la</strong>zione <strong>per</strong> <strong>la</strong> sesta visita “ad limina”, 20.12.1891 (ASV, Rub. 647/B, P<strong>la</strong>centina, S. C. Concilii<br />

Re<strong>la</strong>tiones).<br />

9<br />

Lett. a G. Bonomelli, 17.6. 1894 (Carteggio SB., p.315).<br />

10<br />

Id., 8.8.1902 (ibid., p. 372). Il “tempo <strong>per</strong>duto nell’anno scorso” era stato impiegato nel<strong>la</strong> visita agli<br />

emigrati negli Stati Uniti.<br />

11<br />

Id., 11.8.1903 (ibid., p. 378).


Gli anni crescono, 64, le fatiche si fanno sentire, i bisogni diventano ognora più gravi, <strong>la</strong><br />

marea socialistica monta e tutto mi <strong>per</strong>suade e mi spinge ad un <strong>la</strong>voro su<strong>per</strong>iore alle mie<br />

debolezze fisiche e morali e avanti in nomine Domini sin che potrò 12 .<br />

c) PREDICAZIONE DELLA PAROLA<br />

“Il Verbo divino si fece <strong>uomo</strong> e venne, ineffabile <strong>paro<strong>la</strong></strong>, a par<strong>la</strong>re agli uomini”<br />

La <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio, figliuoli carissimi, noi dobbiamo anzitutto ascoltar<strong>la</strong>. E <strong>per</strong>ché?<br />

Appunto <strong>per</strong>ché <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio; <strong>per</strong>ché <strong>paro<strong>la</strong></strong> di lui che è il nostro creatore, il nostro<br />

legis<strong>la</strong>tore, il nostro sovrano, il nostro maestro, il nostro padrone, il nostro padre; <strong>per</strong>ché<br />

<strong>la</strong> sua <strong>paro<strong>la</strong></strong> è sopratutto verità, verità <strong>per</strong> essenza, verità assoluta, verità suprema,<br />

immutabile, eterna; <strong>per</strong>ché, dopo <strong>la</strong> Ss. Eucaristia, nul<strong>la</strong> vi ha sul<strong>la</strong> terra che agguagliar<br />

possa <strong>la</strong> eccellenza, <strong>la</strong> nobiltà, <strong>la</strong> santità, <strong>la</strong> grandezza di questa <strong>paro<strong>la</strong></strong> medesima.<br />

Da tutta <strong>la</strong> eternità, ci dicono i libri santi, Dio, contemp<strong>la</strong>ndo sé stesso, pronuncia una<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong>, e questa <strong>paro<strong>la</strong></strong>, vasta come <strong>la</strong> sua immensità, infinita come il suo essere,<br />

efficace come <strong>la</strong> sua onnipotenza, è l’espressione viva, sostanziale, adeguata di tutto ciò<br />

ch’egli è; è il suo Verbo, è <strong>la</strong> seconda <strong>per</strong>sona dell’augustissima Triade. Questo Verbo<br />

divino si fece <strong>uomo</strong> e venne, <strong>paro<strong>la</strong></strong> ineffabile, a par<strong>la</strong>re agli uomini <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di eterna<br />

vita 13 .<br />

“La <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio è di eguale necessità che <strong>la</strong> fede”<br />

La fede, o miei cari, è il più prezioso di tutti i tesori, <strong>la</strong> sorgente di tutte le grazie, il<br />

fondamento di tutte le virtù, <strong>la</strong> radice <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra giustificazione, <strong>la</strong> porta del cielo. Ma<br />

come questa fede si può aver<strong>la</strong>? Mediante <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio. Lo insegna espressamente<br />

l’Apostolo, dicendo: «Chi è che, invocando il Signore, giungerà a salvamento? Quegli<br />

che in prima avrà creduto. Ma e come crederà le verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, se non venga istruito?<br />

E come verrà istruito, senza chi predichi?» Dunque <strong>la</strong> fede di Cristo si ha dall’udir<strong>la</strong>, e<br />

l’udir<strong>la</strong> viene dal<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> predicata di Cristo: Fides ex auditu, auditus autem <strong>per</strong><br />

verbum Christi. Siegue da ciò, che se <strong>la</strong> fede si ha dall’udire <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio, <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong><br />

di Dio è di eguale necessità che <strong>la</strong> fede.<br />

Sì, miei cari, questa e questa so<strong>la</strong> è <strong>la</strong> strada che, di legge ordinaria, Dio ha stabilita a<br />

salvare i credenti. Poteva salvarli (qual dubbio?) <strong>per</strong> altre vie: <strong>per</strong> via di apparizioni<br />

celesti, <strong>per</strong> via di su<strong>per</strong>ne ispirazioni, <strong>per</strong> via di miracoli, e andate dicendo. Ma il fatto si<br />

è che a lui è piaciuto il contrario. A lui è piaciuto di salvarli <strong>per</strong> mezzo <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

predicazione: P<strong>la</strong>cuit Dio <strong>per</strong> stultitiam praedicationis salvos facere credentes 14 .<br />

“La <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Gesù Cristo non è meno del corpo suo”<br />

Dobbiamo ascoltar<strong>la</strong>, accogliendo<strong>la</strong> appunto, non come <strong>paro<strong>la</strong></strong> dell’<strong>uomo</strong>, ma come<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio. Ditemi, fratelli, chiede s. Agostino, quale di queste due cose vi pare di<br />

maggior dignità, <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio o il corpo di Gesù Cristo? Se volete dire il vero dovete<br />

certamente convenire che <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Gesù Cristo non è agli occhi <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra fede<br />

punto meno pregevole e degna di stima del corpo suo: Non est minus verbum Dei quam<br />

corpus Christi.. Ora se è così, come è di fatto, se cosa non meno grande, non meno<br />

12 Id., 4.10.1903 (ibid., pp. 378-379).<br />

13 La Divina Paro<strong>la</strong>, Piacenza 1897, pp. 4-6.<br />

14 Ibid., pp. 7-9


salutare, non meno divina del corpo di Cristo è <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di lui, è facile il capire che da<br />

noi va udita con attenzione, con rispetto, col fermo proposito di praticar<strong>la</strong>.<br />

Va udita con attenzione, in maniera che, al dire dello stesso santo dottore, <strong>la</strong> diligenza<br />

che usiamo quando ci vien dispensato il corpo di Cristo, affinché niente di esso cada in<br />

terra, dobbiamo usar<strong>la</strong> verso <strong>la</strong> divina <strong>paro<strong>la</strong></strong>, badando bene che, mentre pensiamo ad<br />

altro o parliamo di altro, alcun che di essa non si <strong>per</strong>da e cada dal nostro cuore. Né<br />

questo è un vano scrupolo, <strong>per</strong>ché (conchiude il Santo con termini che fan tremare),<br />

<strong>per</strong>ché non è men reo chi ascolta negligentemente <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio, di chi <strong>la</strong>scia <strong>per</strong> sua<br />

negligenza cadere in terra una minima particel<strong>la</strong> del corpo di Cristo. Non<br />

dimentichiamo poi, o carissimi, che mentre il predicatore ci par<strong>la</strong> dal <strong>per</strong>gamo o<br />

dall’altare, Gesù Cristo ci par<strong>la</strong> dal cielo; il suono delle parole <strong>per</strong>cuote le orecchie di<br />

fuori, ma il maestro è dentro; e <strong>per</strong>ò più ancora che le orecchie del corpo, aprir<br />

dobbiamo al<strong>la</strong> sua <strong>paro<strong>la</strong></strong> le orecchie dello spirito. Egli ci farà intendere in modo arcano,<br />

ma chiarissimo quello che vuole da noi 15 .<br />

“L’efficacia <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> è attaccata al<strong>la</strong> divinità del ministero”<br />

<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio nul<strong>la</strong> <strong>per</strong>de del suo valore, e rimane sempre <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio, anche sul<br />

<strong>la</strong>bbro dell’infimo dei sacerdoti, purché legittimamente mandato. Solo che egli non<br />

travalichi i limiti <strong>del<strong>la</strong></strong> ortodossia, solo che non abbia rinunziato al<strong>la</strong> fede, il Verbo di<br />

Dio si obbliga di passare <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua bocca, come sull’altare si obbliga di passar <strong>per</strong> le<br />

mani del ministro anche più im<strong>per</strong>fetto.<br />

Dio, così un celebre oratore, ha scelto l’<strong>uomo</strong> <strong>per</strong> illuminare, evangelizzare, istruire,<br />

santificare gli uomini, ma non ha voluto che l’efficacia di questi ministeri affidati<br />

all’<strong>uomo</strong> dipendesse dal<strong>la</strong> virtù, dal<strong>la</strong> santità dell’<strong>uomo</strong>, altrimenti gli uomini sarebbero<br />

obbligati all’<strong>uomo</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> loro santificazione e <strong>del<strong>la</strong></strong> loro salute. L’efficacia <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong><br />

di Dio, notatelo bene, o carissimi, è attaccata non alle doti <strong>per</strong>sonali, non all’ingegno, e<br />

nemmeno al<strong>la</strong> santità del ministro, ma al<strong>la</strong> divinità del ministero, al<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> dell’<strong>uomo</strong>,<br />

in quanto esso par<strong>la</strong> di Gesù Cristo e in nome di Gesù Cristo, o piuttosto in quanto Gesù<br />

Cristo par<strong>la</strong> nell’<strong>uomo</strong> 16 .<br />

“La <strong>paro<strong>la</strong></strong> evangelica è come una lettera speditavi dal Padre”<br />

La <strong>paro<strong>la</strong></strong> evangelica è come una lettera speditavi dal vostro Padre celeste. Ora un figlio<br />

affezionato non si ferma a considerare se <strong>la</strong> carta sia buona o cattiva, se nitidi o<br />

macchiati sieno i caratteri; corre senz’altro a quello che il padre gli dice. Dunque anche<br />

riguardo al<strong>la</strong> sacra predicazione, non attenzione a chi par<strong>la</strong> o al modo con cui par<strong>la</strong>, ma<br />

unicamente alle verità che annunzia. Non potrà fare allora che l’animo vostro non sia<br />

compreso dal rispetto più affettuoso e profondo.<br />

La <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio finalmente va udita col fermo proposito di praticar<strong>la</strong>. Quale intatti, o<br />

dilettissimi, ne è lo scopo? Quello di renderci cristiani buoni, cristiani di mente, cristiani<br />

di cuore, cristiani di o<strong>per</strong>e. Deve renderci cristiani di mente? Dunque dobbiamo<br />

meditar<strong>la</strong>. Udir <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio, e poi non più pensarci è, secondo l’apostolo s.<br />

Giacomo, come chi guarda il proprio volto nello specchio e passa oltre. Quale<br />

impressione gliene rimane? Nessuna. E solo col<strong>la</strong> riflessione che l’<strong>uomo</strong> impara a<br />

conoscere ciò ch’egli è e ciò che dev’essere, a pensare e giudicare in ogni cosa<br />

cristianamente. Deve <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio renderci cristiani di cuore e di o<strong>per</strong>e? Dunque<br />

15 Ibid., pp. 3 1-32<br />

16 Ibid., p. 30.


primieramente va trasformata in affetto. Non solo dobbiamo intendere <strong>la</strong> verità, ma<br />

dobbiamo amar<strong>la</strong>, e non solo dobbiamo amar<strong>la</strong>, ma dobbiamo altresì praticar<strong>la</strong>:<br />

Veritatem facientes in charitate, come insegna l’Apostolo. Il segno che <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> divina<br />

ha portato in noi il suo frutto, sono le o<strong>per</strong>e; <strong>per</strong>ché se <strong>la</strong> fede senza carità è morta, <strong>la</strong><br />

carità senza le o<strong>per</strong>e non è carità. Iddio, quando par<strong>la</strong>, ne fa conoscere ciò che dobbiamo<br />

praticare, ma nel tempo medesimo ci fa praticare quel che conosciamo» 17 .<br />

“La Chiesa senza predicazione eucaristica sarebbe una società di utopisti”<br />

Ecco il significato <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra predicazione. Qui sta tutta <strong>la</strong> salvezza e <strong>la</strong> pros<strong>per</strong>ità<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa. Frutto di questa predicazione e il <strong>la</strong>sciar indietro l’infanzia, vivere e<br />

camminare <strong>per</strong> <strong>la</strong> via <strong>del<strong>la</strong></strong> prudenza. Che cosa sarebbe <strong>la</strong> Chiesa senza <strong>la</strong> predicazione<br />

eucaristica?<br />

Una religione senza sacrificio, una società di utopisti, una casa fondata sul<strong>la</strong> sabbia:<br />

Cristo stesso diventerebbe una favo<strong>la</strong>, un mito 18 .<br />

“Il sacrificio senza <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> sarebbe una commemorazione inefficace”<br />

Cristo nell’Eucaristia è <strong>la</strong> forza e <strong>la</strong> sapienza di Dio: e noi predichiamo Cristo virtù di<br />

Dio e sapienza di Dio. Riflettete sul concetto di predicazione. Cristo, istituendo il<br />

sacrificio e consacrando i sacerdoti, disse: Hoc facite in meam commemorationem (I<br />

Con. XI). Col suo stesso modo di agire congiunse <strong>la</strong> predicazione al sacrificio: il<br />

sacrificio senza <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> sarebbe una commemorazione inefficace. Sapete con quale<br />

sublime e divina eloquenza Cristo ha par<strong>la</strong>to agli Apostoli nell’ultima cena prima e<br />

dopo l’istituzione dell’Eucaristia. Gli Apostoli ne hanno continuato <strong>la</strong> predicazione (...).<br />

Si dedicavano al<strong>la</strong> predicazione <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> e i fedeli, ascoltandoli, <strong>per</strong>severavano nel<br />

<strong>parte</strong>cipare in comunità al<strong>la</strong> frazione del pane (...).<br />

Il Fondatore divino <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa ha comandato agli Apostoli e, in loro, a noi il ministero<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> predicazione: predicate il Vangelo a tutti. Dopo l’istituzione <strong>del<strong>la</strong></strong> Eucaristia ordinò:<br />

Fate questo in mia memoria. Quello che vedete fare da me, ricordatelo con <strong>la</strong><br />

rinnovazione del sacrificio, e tenete viva <strong>la</strong> mia memoria nel cuore dei fedeli con <strong>la</strong><br />

vostra predicazione. Il regno di Cristo si <strong>per</strong>feziona mediante l’Eucaristia, e voi, eletti a<br />

coo<strong>per</strong>are a questa azione divina, dovete applicarvi incessantemente al<strong>la</strong> predicazione<br />

eucaristica <strong>per</strong> di<strong>la</strong>tare e consolidare il regno di Dio. Mai fu necessaria questa<br />

predicazione come ai nostri giorni, dei quali il profeta potrebbe dire: “<strong>la</strong> mensa del<br />

Signore e stata disprezzata”.<br />

Perché? Perché il dono di Dio è poco conosciuto: <strong>la</strong> grandezza di Cristo in questo<br />

Sacramento è grandezza d’amore: in altre parole, <strong>per</strong>ché raramente si predica Cristo nel<br />

suo Sacramento. Qualcuno forse incol<strong>per</strong>à i tempi, gli errori che si diffondono, gli scritti<br />

empi, i nuovi scandali che si moltiplicano ogni giorno; chiamerà in causa le<br />

profanazioni, <strong>la</strong> crassa indifferenza, <strong>la</strong> diminuzione <strong>del<strong>la</strong></strong> fede in molti. Ma donde<br />

nascono questi mali, se non dal<strong>la</strong> mancanza <strong>del<strong>la</strong></strong> predicazione? Sentite 1’Apostolo<br />

Paolo: Fides ex auditu, auditus autem <strong>per</strong> Verbum Christi (Rom. X, 17) 19 .<br />

“La predicazione e il sacrificio eucaristico: i due poteri di cui Cristo vi ha investiti”<br />

17<br />

Ibid., pp. 33-34.<br />

18<br />

2° discorso del 3° Sinodo, 29.8.1899. Synodus Dioecesana P<strong>la</strong>centina Tertia..., Piacenza 1900, p. 239<br />

(trad. dal <strong>la</strong>tino).<br />

19<br />

Ibid., pp. 240-241.


Ponderate <strong>la</strong> profezia <strong>del<strong>la</strong></strong> Sapienza: “Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli; ti loderò<br />

in mezzo all’assemblea” (Ps. XXI). Cristo adempie <strong>la</strong> profezia non con <strong>la</strong> sua bocca, ma<br />

con <strong>la</strong> nostra: con <strong>la</strong> vostra predicazione e con il sacrificio eucaristico. Sono i due poteri<br />

di cui Cristo vi ha investiti (...). Mediante il sacerdozio e il convito eucaristico, lo<br />

splendore di Cristo sarà come una luce: “Ristette e squadrò <strong>la</strong> terra, guardò e le nazioni<br />

si dileguarono, le montagne seco<strong>la</strong>ri si squarciarono, s’inchinarono le vette del mondo”<br />

(Ibid. III, 6). Ecco <strong>la</strong> vittoria e <strong>la</strong> conquista <strong>del<strong>la</strong></strong> terra, promessa da Cristo. Non<br />

vediamo ancora conquistato il mondo: ma alzate gli occhi e guardate i campi che già<br />

biondeggiano <strong>per</strong> <strong>la</strong> messe 20 .<br />

Cristo in questa mensa ha mesco<strong>la</strong>to l’utile col dolce: utile, <strong>per</strong>ché, come dice il poeta,<br />

ristora l’<strong>uomo</strong>, <strong>per</strong>duto dal<strong>la</strong> dolcezza del frutto proibito, con un cibo più alto; e<br />

sconfigge il veleno del serpente col sacro sangue. Dolce, <strong>per</strong>ché, esc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> sposa:<br />

“fructus eius dulcis gutturi meo”.<br />

Unite i due aspetti nel<strong>la</strong> vostra predicazione: l’utile con una spiegazione adeguata del<br />

mistero eucaristico, secondo l’analogia <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, confermando<strong>la</strong> con l’autorità dei<br />

Padri e dei Dottori; il dolce, appoggiando i vostri argomenti anche su ragioni fondate,<br />

desunte dalle scienze.<br />

Non dovete <strong>la</strong>sciarvi scoraggiare dal timore che i fedeli non capiscano. La<br />

comprensione dei misteri non risulta dall’intelligenza naturale, ma dal<strong>la</strong> luce <strong>del<strong>la</strong></strong> fede,<br />

che Dio infonde, in occasione <strong>del<strong>la</strong></strong> predicazione, aprendo lui i cuori. Poi, a forza di<br />

sentire, diventano intelligibili anche quei punti che, in principio, sembravano meno<br />

accessibili, appunto <strong>per</strong>ché si predicavano raramente.<br />

A tale impegno siete stati iniziati fin dal<strong>la</strong> giovinezza: ma pochi forse hanno fatto<br />

progresso in questo campo, non badando alle parole del Cristo Signore: “Haec est vita<br />

aeterna:ut cognoscant Te, solum Deum verum et quem misisti lesum Christum” (Joan.<br />

XVII, 3). Ci inganneremmo se, accontentandoci di una conoscenza mediocre, ci<br />

limitassimo a presentare al popolo sempre <strong>la</strong>tte, mai cibo solido. L’Eucaristia e nel<br />

medesimo tempo il <strong>la</strong>tte dei bambini e il cibo dei forti, il pane dei robusti. Ai cristiani<br />

parliamo dunque <strong>del<strong>la</strong></strong> sapienza nascosta nel mistero.<br />

Studiate soprattutto Cristo e il suo Sacramento: non predichiamo soltanto il Cristo<br />

concepito <strong>per</strong> o<strong>per</strong>a dello Spirito Santo, nato da Maria Vergine, patito, morto, risorto,<br />

salito al cielo <strong>per</strong> essere nostro avvocato presso il Padre; ma predichiamo anche il Cristo<br />

che ogni giorno cancel<strong>la</strong> i peccati con l’ob<strong>la</strong>zione di se stesso, e diventa <strong>per</strong> noi tutti<br />

sapienza di Dio, giustificazione, redenzione; predichiamo il Cristo che abita in noi fino<br />

al<strong>la</strong> consumazione del mondo, il Cristo che vive nel Sacramento e che tutto attrae a sé.<br />

Cristo non è un’apparizione subito scomparsa: ma è Gesù il Cristo ieri, oggi e sempre 21 .<br />

“Non è <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio che si predica da taluni, ma <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> dell’<strong>uomo</strong>”<br />

Forse non si predicò mai tanto come al presente, ma come va, si domanda, che il frutto<br />

che ne deriva e, <strong>per</strong> lo più, così poco? Si suole comunemente incolparne gli uditori, e, a<br />

dire il vero, avviene troppe volte che <strong>la</strong> mistica semente cada sopra una terra ingrata,<br />

dove sassi e spine impediscono che germogli e cresca a maturità. Ma forseché <strong>la</strong> colpa<br />

non è anche bene spesso di chi questa semente va spargendo nel campo del Signore?<br />

Si, pur troppo, o fratelli! E inutile dissimu<strong>la</strong>rlo: tante e tante predicazioni riescono<br />

infruttuose, <strong>per</strong>ché non è già <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio che si predica da taluni, ma <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong><br />

20 Ibid., p. 245.<br />

21 Ibid., pp. 243-244.


dell’<strong>uomo</strong>. Si vuol sfoggiare, scrive un illustre oratore, una scienza moderna, si vuol<br />

sorprendere e far stupire gli uditori con artifizi di retorica, con giuochi di memoria, con<br />

una serie interminabile di nomi, con citazioni di autori d’ogni sorte, con una eloquenza<br />

giornalistica, con allusioni che stuzzicano <strong>la</strong> curiosità malsana del popolo, con <strong>la</strong> foga<br />

vertiginosa <strong>del<strong>la</strong></strong> recita (gia sfolgorata da S. Giro<strong>la</strong>mo), con <strong>la</strong> posa teatrale, con <strong>la</strong> forza<br />

dei polmoni, con le grida che offendono e straziano gli orecchi. Ma io non mi stancherò<br />

mai di stimatizzare siffatta eloquenza, quel<strong>la</strong> sacra eloquenza che si vorrebbe oggi<br />

mettere in voga a gran detrimento delle anime, a gran discredito <strong>del<strong>la</strong></strong> predicazione;<br />

quel<strong>la</strong> eloquenza, come altri disse, ricca di figure e povera di pensieri, feconda di<br />

espressioni e sterile di sentimenti, fastoso apparato di una opulenza mendace che,<br />

facendo servire al desiderio di piacere il gran ministero d’istruire, e <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di verità a<br />

mendicar l’adu<strong>la</strong>zione, lusinga le orecchie e <strong>la</strong>scia in pace le passioni, e, invece di<br />

predicare Gesù Cristo, non fa che predicare se stessa; quel<strong>la</strong> eloquenza, vano sfoggio di<br />

spiriti leggieri, di anime profane, che si <strong>per</strong>de in dottrine vaghe, in frivole descrizioni, in<br />

pitture troppo delicate, in concetti stravaganti, in <strong>per</strong>iodi rotondi, in parole, in frasi<br />

affettate, in artifici, in fiori, in ornamenti che il gusto più indulgente <strong>per</strong>donerebbe<br />

appena in un romanzo e di cui <strong>la</strong> verità santa è obbligata ad arrossire, come un’onesta<br />

matrona al vedersi rico<strong>per</strong>ta delle vesti di una danzatrice; quell’eloquenza infine che,<br />

profana nel<strong>la</strong> sostanza non meno che nel<strong>la</strong> forma, degrada il sacro ministro sino al<br />

commediante, e sino al<strong>la</strong> commedia il divin ministero 22 .<br />

“Debitori ai dotti e agli indotti”<br />

Ricordino i sacri oratori, e specialmente i parroci e i loro coadiutori, che non devono<br />

par<strong>la</strong>re con le allettanti parole <strong>del<strong>la</strong></strong> sapienza umana, ma con dimostrazione di spirito e<br />

di virtù. Ricordino di essere debitori ai dotti e agli indotti, e che <strong>per</strong>ciò devono attendere<br />

al<strong>la</strong> semplicità, al<strong>la</strong> chiarezza e al<strong>la</strong> brevità. Non salgano mai impreparati sul <strong>per</strong>gamo,<br />

né senza aver invocato <strong>la</strong> luce dello Spirito Santo. Ricordino che le parole devono<br />

mirare sì a illuminare l’intelletto, ma molto più a eccitare il cuore: mentre dunque non si<br />

deve mai omettere <strong>la</strong> spiegazione delle più alte verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, il discorso tuttavia<br />

deve contenere sempre qualche cosa che riguardi <strong>la</strong> pratica, anche negli stessi<br />

panegirici 23 .<br />

d) EDUCAZIONE CRISTIANA E ISTRUZIONE RELIGIOSA<br />

“Educare è trarre fuori quel che è dentro”<br />

La <strong>paro<strong>la</strong></strong> educare ha qualcosa in sé che vuol essere studiata. E’ una <strong>paro<strong>la</strong></strong> derivata<br />

dal<strong>la</strong> lingua <strong>la</strong>tina e significa trarre fuori quel che è dentro, aprire e svolgere quello che<br />

è chiuso ed in germe.<br />

Ora, applicando all’<strong>uomo</strong> quel<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong>, convien dire che <strong>la</strong> educazione sia <strong>la</strong> maniera di<br />

svolgere i germi che son riposti nel cuore umano e di trarre a luce quel che è nascosto in<br />

quei germi. Questo modo di par<strong>la</strong>re presuppone che Dio nel cuore dell’<strong>uomo</strong> abbia<br />

posto qualcosa che somiglia al germe onde esce poi il fiore tenero e fragrante.<br />

E cosi è davvero. L’educatore, a par<strong>la</strong>re con proprietà, non mette nul<strong>la</strong> dal di fuori<br />

nell’animo del fanciullo, sì piuttosto coll’azione solerte e amorosa spiega e disvolge<br />

22 Lettera Circo<strong>la</strong>re (...) al Venerabile Clero <strong>del<strong>la</strong></strong> Città e <strong>del<strong>la</strong></strong> Diocesi, Piacenza 1898, pp. 3-5.<br />

23 Synodus Dioecesana P<strong>la</strong>centina Secunda..., Piacenza 1893, p. 31 (trad. dal <strong>la</strong>tino).


quel che è come inviluppato nei ripostigli del cuore e fa fiorire i semi e i germi delle<br />

virtù naturali non solo, ma ancora quei germi felici e quei semi di virtù sopranaturali,<br />

che furono inseriti col Battesimo nell’anima nostra.<br />

A questo appunto si riduce <strong>la</strong> vera e soda educazione; a questo l’o<strong>per</strong>a vostra, o padri, o<br />

madri, o maestri, o istitutori, o sacerdoti, o parrochi, o voi tutti che siete chiamati in<br />

qualche modo al nobilissimo e divino ufficio di educare <strong>la</strong> gioventù.<br />

È da notare <strong>per</strong>ò, che accanto ai germi del bene si trovano nel cuore dell’<strong>uomo</strong> i germi<br />

del male. Il fanciullo porta nel fondo del suo essere i semi di uno scellerato o di un<br />

santo.<br />

L’o<strong>per</strong>a vostra <strong>per</strong>tanto, o dilettissimi, deve altresì avere in mira di soffocare <strong>per</strong> tempo<br />

<strong>la</strong> rea semenza, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> buona possa levarsi e germogliar vigorosa. Dovete rom<strong>per</strong>e gli<br />

istinti <strong>del<strong>la</strong></strong> voluttà e dell’orgoglio, che si manifestano sin dall’infanzia; dovete fare in<br />

guisa che il fanciullo siegua non già l’impeto <strong>del<strong>la</strong></strong> passione, ma l’impulso <strong>del<strong>la</strong></strong> virtù;<br />

che si avvezzi ad o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> <strong>la</strong> rettitudine del bene, che splende al<strong>la</strong> mente e non <strong>per</strong><br />

l’attraimento del piacere, che i sensi alletta e corrompe. Ma, direte voi, come riuscirvi?<br />

Innestando nell’animo di lui fino dai più teneri anni il timor santo di Dio; im<strong>per</strong>ocché<br />

fermatelo bene, o dilettissimi, nel<strong>la</strong> vostra mente: educazione vera non è possibile senza<br />

Religione. Educare il fanciullo è deporre <strong>la</strong> verità, tutta <strong>la</strong> verità, nel<strong>la</strong> sua mente, dal<strong>la</strong><br />

più semplice al<strong>la</strong> più elevata; è aprire il suo cuore ai più nobili sentimenti, a quelli <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

purezza più delicata e dell’onore più puro; è far palpitare <strong>la</strong> sua anima alle parole: Dio,<br />

patria, libertà, eguaglianza, fraternità, quali le consacra il Vangelo 24 .<br />

“Il sistema <strong>del<strong>la</strong></strong> mummificazione o l’età <strong>del<strong>la</strong></strong> pietra, no, non è Vangelo”<br />

Ma in che consiste <strong>la</strong> vera educazione? Forse nell’apprendere bene un mestiere o una<br />

professione qualunque, o nell’arte di presentarsi nel mondo con grazia? Ciò potrà essere<br />

dell’educazione <strong>la</strong> corteccia, diremo così, o <strong>la</strong> vernice, ma non è <strong>la</strong> educazione.<br />

E nemmeno vuolsi confondere, come usano molti, l’educazione col<strong>la</strong> istruzione,<br />

facendo di questa una so<strong>la</strong> e medesima cosa con quel<strong>la</strong>. L’istruzione si volge<br />

all’intelletto, l’educazione s’indirizza al<strong>la</strong> volontà. L’istruzione fa gli uomini dotti,<br />

l’educazione forma gli uomini virtuosi. La prima guarda al<strong>la</strong> scienza, <strong>la</strong> seconda mira<br />

al<strong>la</strong> coscienza. Quel<strong>la</strong> ha ragione di mezzo, questa ha ragione di fine. L’educazione<br />

<strong>per</strong>tanto è al disopra dell’istruzione e <strong>del<strong>la</strong></strong> scienza, come il bene sovrasta al vero e <strong>la</strong><br />

virtù su<strong>per</strong>a in pregio l’ingegno.<br />

Eppure oggi non si par<strong>la</strong> che d’illuminare <strong>la</strong> mente. Istruzione, si grida da ogni <strong>parte</strong>,<br />

istruzione!<br />

E sta bene. Discepoli di quel Dio, che ama chiamarsi il Dio delle scienze, amiamo anche<br />

Noi i nobili studi, amiamo chi vi si dedica e li coltiva, amiamo che tutti, il ricco e il<br />

povero, il patrizio ed il plebeo, ognuno secondo il proprio grado, acquistino le<br />

cognizioni necessarie e convenienti al loro stato. Noi anzi <strong>per</strong> i primi reputiamo una<br />

conquista tutto ciò che contribuisce a farci avanzare anche un sol passo nel<strong>la</strong> via del<br />

civile progresso e salutiamo con giubilo il rifiorire <strong>del<strong>la</strong></strong> patria che si abbel<strong>la</strong> di nuove<br />

glorie. Quell’intestarsi al vecchiume e tenersi come polipi abbrancati all’antico, quel<br />

gridare <strong>la</strong> croce addosso a tutto che ha l’aria d’innovazione sul terreno stesso dei fatti,<br />

quel suscitar diffidenze contro chi non sa piegarsi a rappresentare il sistema <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

mummificazione, o l’età <strong>del<strong>la</strong></strong> pietra, no, non è Vangelo, non è religione, è sintomo<br />

d’ignoranza e di <strong>per</strong>tinacia, anziché di sa<strong>per</strong>e e di onestà.<br />

24 Educazione cristiana, Piacenza 1889, pp. 8-9.


Si coltivino pure le arti e le scienze, purché, ben s’intende, non trascorrano oltre i loro<br />

confini naturali; <strong>la</strong> luce dell’insegnamento si diffonda pure <strong>la</strong>rgamente <strong>per</strong> ogni dove,<br />

ma non si dimentichi di unire all’istruzione l’educazione 25 .<br />

“Non risparmiate fatica <strong>per</strong> educare cristianamente”<br />

Padri e Madri, vegliate voi pure a custodire <strong>la</strong> vostra casa, ché i tempi corrono tristi<br />

assai e l’avversario d’ogni bene, come leone che rugge, va intorno cercando chi divorare<br />

dei vostri figli. Sono anime che costano sangue a Gesù ed Egli chiederavvene conto a<br />

prezzo di sangue. Deh! no; non <strong>per</strong>donate a fatica <strong>per</strong> educarli cristianamente e <strong>per</strong><br />

crescerli timorati di Dio, se volete averli docili, rispettosi, amorevoli. Vigi<strong>la</strong>nza sui<br />

luoghi che frequentano, sulle compagnie che praticano, sui libri che leggono; ma<br />

sopratutto andate loro innanzi col buon esempio, sicché abbiano in voi una scuo<strong>la</strong><br />

continuamente a<strong>per</strong>ta di ogni cristiana virtù.<br />

Padroni, e capi di officina e quanti avete autorità sugli altri, fate sì che il frastuono del<br />

<strong>la</strong>voro tacciasi nei dì festivi, e che tutte le voci dell’industria ammutoliscano <strong>per</strong> non<br />

<strong>la</strong>sciar favel<strong>la</strong>re nel sacro giorno di Dio che <strong>la</strong> voce del Sacerdote e <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione.<br />

Maestri, istitutori, educatori <strong>del<strong>la</strong></strong> gioventù, che Noi in singo<strong>la</strong>r modo apprezziamo, una<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong> anche a voi. Il problema dell’avvenire è in mano vostra. Tanti si domandano se le<br />

cose al<strong>la</strong> fine volgeranno in meglio, né sanno che rispondere. Sì, rispondiamo Noi,<br />

senza terna di errare, volgeranno in meglio se le vostre fatiche saranno degne <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

nobile missione affidatavi, se metterete ogni impegno <strong>per</strong>ché non solo il metodo<br />

d’insegnamento sia ragionevole e serio, ma molto più <strong>per</strong>ché lo stesso insegnamento sia<br />

sano e pienamente conforme al<strong>la</strong> fede cattolica, tanto nelle lettere che nelle scienze<br />

(Encvc. sup. cit.). Sarà così che formerete gli ottimi cittadini. La Religione e <strong>la</strong> società,<br />

il cielo e <strong>la</strong> terra, gli uomini e Dio aspettano silenziosi l’o<strong>per</strong>a vostra; l’ora è suprema,<br />

l’esito decisivo 26 .<br />

“L’istruzione religiosa: ecco il gran mezzo <strong>del<strong>la</strong></strong> cristiana educazione”<br />

Educazione e Religione sono dunque due cose inseparabili e questa dev’essere <strong>la</strong> base<br />

di quel<strong>la</strong>.<br />

Bisogna quindi far bril<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> mente del fanciullo <strong>la</strong> luce di quelle verità, che debbono<br />

essere <strong>la</strong> norma del suo pensare ed o<strong>per</strong>are ed apprendergli in modo chiaro, facile,<br />

autorevole, stabile ed efficace tutti i suoi doveri; bisogna prendere questa giovinetta<br />

creatura dal<strong>la</strong> cul<strong>la</strong> e condur<strong>la</strong> soavemente al suo fine supremo, che è di conoscere il suo<br />

Creatore, di amalo e servirlo <strong>per</strong> andare poi a goderlo in eterno. Bisogna, in altri<br />

termini, istruire il fanciullo, ma istruirlo cristianamente.<br />

La istruzione religiosa: ecco il gran mezzo <strong>del<strong>la</strong></strong> cristiana educazione, ecco il bisogno<br />

supremo dell’età nostra, ed ecco, lo ripetiamo, il supremo dei vostri doveri, o genitori.<br />

Avete voi figliuoli? domanda il Signore <strong>per</strong> bocca dell’Ecclesiastico: istruiteli e<br />

piegateli al bene sin dall’infanzia.<br />

Che sia questo un vostro preciso dovere chi può metterlo in dubbio? Dite: che cosa è<br />

questa creatura, che venne <strong>per</strong> mezzo vostro ad accrescere il numero dei viventi? questa<br />

creatura è un <strong>uomo</strong>. In questo essere così grazioso, così tenue, come si esprime un<br />

insigne scrittore, alberga un’anima che è celeste d’origine, quasi alito del cuore di Dio e<br />

25 Ibid., pp. 5-6<br />

26 Lett. Past. (...) <strong>per</strong> <strong>la</strong> Santa Quaresima del 1879, Piacenza 1879, pp. 47-48. Le parole in corsivo sono<br />

citate dall’Enciclica Quod apostolici muneris di Leone XIII.


aggio di sua bellezza immortale; un’anima riscattata da Gesù Cristo a prezzo del suo<br />

Sangue, un’anima che l’onda del santo Battesimo purificò e in cui lo Spirito Santo<br />

diffonde le sue grazie più pure e trova le sue compiacenze più vive. O padre, o madre,<br />

salutate<strong>la</strong> questa celeste straniera, che è venuta ad assidersi accanto a voi, inchinatevi a<br />

quest’ospite divina, che raccolse le ali <strong>per</strong> abitare con voi sotto il nome pur sempre<br />

benedetto di vostro figlio, o di vostra figlia. Questo corpiciuolo che voi vedete e che<br />

tanto vi innamora, non è che l’inviluppo e il santuario d’uno spirito tanto più nobile<br />

quale non vedete, che viene da Dio e a Dio deve fare ritorno. Fissatevi bene in questo<br />

pensiero. Dio vi ha associati a sé medesimo nell’o<strong>per</strong>a di dar <strong>la</strong> vita materiale a<br />

quest’essere, e vuol servirsi di voi <strong>per</strong> alimentarne ed accrescerne <strong>la</strong> vita spirituale,<br />

sicché compia <strong>la</strong> sua missione in terra e raggiunga il suo destino in Cielo 27 .<br />

“L’inalienabile diritto dei genitori di far dare ai figli una istruzione sana e vivificante”<br />

E diciamo bandirlo, poiché il provvedimento preso di apprestare l’istruzione religiosa<br />

so<strong>la</strong>mente a que’ fanciulli, pei quali ne faranno espressa domanda, è del tutto illusorio.<br />

Non si riesce infatti a capire come gli autori <strong>del<strong>la</strong></strong> ma<strong>la</strong>ugurata disposizione non si sieno<br />

avveduti <strong>del<strong>la</strong></strong> sinistra impressione che deve fare sull’animo del fanciullo il vedere posto<br />

l’insegnamento religioso in condizioni così diverse dagli altri. Il fanciullo che <strong>per</strong> essere<br />

stimo<strong>la</strong>to ad uno studio diligente ha bisogno di conoscere l’importanza e <strong>la</strong> necessità di<br />

ciò che gli viene insegnato, quale impegno potrà avere <strong>per</strong> un insegnamento, verso del<br />

quale l’autorità sco<strong>la</strong>stica si mostra o fredda o ostile, tollerandolo a malincuore? E poi<br />

se vi fossero (come non è difficile trovarsene) genitori che o <strong>per</strong> malvagità di animo, o<br />

molto più <strong>per</strong> ignoranza e negligenza, non pensassero a chiedere <strong>per</strong> i loro figli il<br />

benefizio dell’istruzione religiosa, resterebbe una gran <strong>parte</strong> di gioventù priva dei più<br />

salutari documenti, con estremo danno non pure di quelle anime innocenti, ma, come<br />

abbiam visto, <strong>del<strong>la</strong></strong> stessa civile società.<br />

E stando le cose in tali estremi, non sarebbe un dovere di chi presiede al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

rimediare all’altrui malizia o <strong>la</strong> trascuranza? Non è crudeltà che i fanciulli crescano<br />

senza idee e sentimenti di religione, finché sopravvenuta <strong>la</strong> fervida adolescenza si<br />

trovino in faccia a lusinghiere e violente passioni, disarmati, sprovveduti d’ogni freno,<br />

col<strong>la</strong> certezza di venir travolti nei lubrici sentieri del delitto?<br />

Eppure è così. Giacché col promuovere, come si fa oggi, in nome <strong>del<strong>la</strong></strong> scienza e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

libertà, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong>ica, non si mira pur troppo che a strappare <strong>la</strong> gioventù al<strong>la</strong> religione e<br />

al<strong>la</strong> famiglia, <strong>per</strong> sacrificar<strong>la</strong> anima e corpo al<strong>la</strong> massoneria im<strong>per</strong>anti. Fino a qui i<br />

moderni riformatori si studiarono di nascondere con sottile astuzia il loro intendimento<br />

finale. Si poteva credere, che difendendo le pretese dello Stato sull’educazione, eglino<br />

pensassero piuttosto a servire i suoi interessi, anziché nuocere al<strong>la</strong> Chiesa, che i rettori<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> pubblica cosa si proponessero di foggiare ai loro sistemi, che mancano di passato,<br />

le generazioni dell’avvenire, quando riservavano a sé soli il diritto di educarle. Ma oggi<br />

<strong>la</strong> maschera è caduto. Non è più (lo diciamo addolorati fino alle <strong>la</strong>crime, in vista dei<br />

danni gravissimi, irreparabili, che ne verranno al<strong>la</strong> Chiesa e al<strong>la</strong> patria, i due supremi<br />

amori dell’anima Nostra) non è più <strong>per</strong> formare, com’essi dicono, le nazioni forti e<br />

grandi, o soltanto <strong>per</strong> limitare su di un punto <strong>la</strong> potenza <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, che si vuol dare <strong>la</strong><br />

gioventù in balia <strong>del<strong>la</strong></strong> potestà <strong>la</strong>ica; è <strong>per</strong> istrappare dalle anime ancora tenere ogni<br />

sentimento di fede, ogni idea di Dio. Lo si confessa ora senza mistero al<strong>la</strong> luce del sole.<br />

27 Educazione cristiana, Piacenza 1889, pp. 11-13.


Da principio, i genitori specialmente, non guardarono troppo <strong>per</strong> il sottile, ma oramai<br />

cominciano ad accorgersi del tradimento e si levano a proc<strong>la</strong>mare il loro inalienabile<br />

diritto di far dare ai figli una istruzione sana e vivificante, quale è quel<strong>la</strong> che s’im<strong>parte</strong> a<br />

nome di Dio nel<strong>la</strong> Chiesa 28 .<br />

“Le prime impressioni sono potenti e ordinariamente decisive”<br />

Le prime impressioni sono potenti e ordinariamente decisive <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> vita. Deh,<br />

quanta amorosa cura deve porre in cuore a tutti questo pensiero! E’ nel<strong>la</strong> prima età che<br />

le lezioni di fede e di morale s’imprimono più facilmente nel<strong>la</strong> memoria, che le verità<br />

cristiane colpiscono più vivamente lo spirito, che i teneri convincimenti <strong>del<strong>la</strong></strong> pietà<br />

commovano più potentemente il cuore. Sul<strong>la</strong> cera molle s’imprime facilmente<br />

l’immagine di Dio, ma si richiede lo scalpello e ci vogliono sforzi e tempo, affine<br />

d’incider<strong>la</strong> sul marmo. Quando non si hanno ancora pregiudizii da dissipare, né cattive<br />

abitudini da correggere, più facilmente l’anima si mo<strong>del<strong>la</strong></strong> ai santi doveri. E quand’è che<br />

il savio agricoltore mette il sostegno all’arboscello <strong>per</strong>ché non pigli ma<strong>la</strong> piega? Non è<br />

forse allora che questo è ancora tenero? Egli sa che più tardi sarebbe inutile. Così dovete<br />

far voi, o carissimi.<br />

Il seme <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e <strong>del<strong>la</strong></strong> religione che spargerete nel terreno ancor vergine dell’infanzia<br />

ne addiverrà ben presto il sostegno. Allora il sentimento cristiano metterà in essa<br />

profonde radici e crescerà in forte albero. I venti delle passioni potranno talora<br />

scuoterlo, potranno gittarne a terra i frutti, spezzarne anche qualche ramo, ma il tronco<br />

così spogliato starà e al primo sole di primavera metterà fuori nuovi rami e darà frutti<br />

abbondanti 29 .<br />

“Infondere nei loro animi <strong>la</strong> conoscenza di Cristo nel Sacramento”<br />

I fanciulli e i giovani abbiano il primo posto nel vostro zelo. Sapete che sono i prediletti<br />

di Cristo: “Lasciate che i piccoli vengano a me e non impeditelo loro”, anzi rispettate<br />

questa attrattiva che sentono verso di me e favoriteli. Insegnate loro che possederanno<br />

Cristo credendo in lui e lo attireranno a sé imitandolo.<br />

Esortate poi le madri che mediante questo Sacramento s’impossessino di Cristo e lo<br />

presentino ai figli, istruendoli tempestivamente fin dai teneri anni, secondo l’esempio di<br />

S. Monica; insegnate loro <strong>la</strong> dottrina dell’Apostolo: “La donna si salverà mediante <strong>la</strong><br />

maternità purché <strong>per</strong>severi nel<strong>la</strong> fede” (I Tim. 2, 15). Convincete le madri che non<br />

potranno istruire ed educare nettamente i figli, se non si preoccu<strong>per</strong>anno di infondere<br />

nei loro animi <strong>la</strong> conoscenza di Cristo nel Sacramento. Ed anche ai padri i nostri<br />

sacerdoti dovranno rivolgere l’invito che ricevano Cristo e a sé lo attraggano; ed imparino<br />

da Cristo Signore nel sacramento <strong>la</strong> sollecitudine e <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza verso <strong>la</strong> loro<br />

famiglia.<br />

E vorrei che i parroci riuscissero a <strong>per</strong>suaderli a far celebrare tre o quattro messe<br />

all’anno <strong>per</strong> il bere spirituale e temporale dei figli. Si richiamino all’esempio del santo<br />

Giobbe: “Giobbe mandava a chiamare i figli e li purificava, e levandosi di buon mattino<br />

offriva olocausti <strong>per</strong> tutti loro” (Giob. 1, 5). Inculcate <strong>per</strong>ciò a tutti questa buona usanza,<br />

28 Ibid., pp. 23-24.<br />

29 Ibid., pp. 14-15.


sicuri che non pochi aderiranno al vostro invito con grande beneficio delle loro<br />

famiglie 30 .<br />

“Educando al<strong>la</strong> fede, educhiamo anche al<strong>la</strong> vera libertà”<br />

La sorte avvenire <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra famiglia e <strong>del<strong>la</strong></strong> patria è in poter vostro, o genitori<br />

cristiani. A voi <strong>la</strong> scelta se vi conviene affidare i propri figliuoli, che debbono essere il<br />

dolce conforto e lo s<strong>per</strong>ato presidio <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra tarda età, all’amorosa tute<strong>la</strong> di Gesù<br />

Cristo, del divin maestro di verità e d’ogni ordinato progresso, o condannarli al<strong>la</strong><br />

sciagurata e disumana disciplina di maestri d’ogni sorta di ribellione.<br />

Educando i vostri figliuoli al<strong>la</strong> fede di Gesù Cristo Noi li educhiamo anche al<strong>la</strong> vera<br />

libertà. E a chi ci chiama nemici o amici malfidi <strong>del<strong>la</strong></strong> libertà, <strong>per</strong>ché detestiamo<br />

cordialmente quel<strong>la</strong> ignominiosa licenza che si arrogò il nome di libertà e il diritto di<br />

tutto osare, lecito o no, non abbiamo da rivolgere che questa risposta: <strong>la</strong> libertà Noi<br />

l’amiamo con tutto l’ardore dell’anima, pronti sempre a difender<strong>la</strong> risolutamente come<br />

un sacro diritto <strong>la</strong>rgitoci dal Salvatone <strong>per</strong> esercitare il Nostro ministero di pace, e a<br />

rivendicar<strong>la</strong>, <strong>per</strong> sentimento di dovere, a pro’ di tutte le anime cristiane a Noi affidate.<br />

Ma <strong>per</strong> Noi questa libertà è il poter pensare, par<strong>la</strong>re e o<strong>per</strong>ate sciolti da ogni vincolo<br />

ingiusto, solo sottomessi al governo di Dio, rispettosi alle leggi degli uomini. E quanto<br />

all’altra libertà, che sembra essere il dispettoso diritto di molestare tutti gli altri <strong>per</strong><br />

contentare se stessi, respingiamo sdegnosamente il nome e <strong>la</strong> cosa: chi vuole e pretende<br />

<strong>la</strong> libertà <strong>per</strong> sé solo, profana un nome sacro chiamandosi libero: egli è degno di essere<br />

schiavo 31 .<br />

e) LA FAMIGLIA<br />

“La famiglia seconda anima dell’umanità”<br />

Dopo <strong>la</strong> Religione non vi è cosa quaggiù più bel<strong>la</strong> e più attraente <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia. Essa fu<br />

detta <strong>la</strong> seconda anima dell’umanità. Nul<strong>la</strong> di più veto, poiché è in seno al<strong>la</strong> famiglia<br />

che l’uOmo viene formando le idee, gli affetti, i desideRi, i costumi. E <strong>la</strong> famiglia il<br />

primo nido dell’anima, <strong>la</strong> prima scuo<strong>la</strong> dell’intelligenza, il primo albergo <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, il<br />

primo asilo dell’amore, il primo tempio di Dio, il santuario delle tradizioni più cane, il<br />

teatro giulivo <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra fanciullezza, il primo e l’ultimo sospiro del cuore. Ciò che noi<br />

amiamo di più del nostro paese, ciò che al medesimo ci unisce con vincoli si forti e<br />

soavi, ciò che forma in sostanza <strong>la</strong> nostra patria, è appunto <strong>la</strong> dolcezza e <strong>la</strong> potenza<br />

arcana degli affetti e delle rimembranze <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia. Ciò che noi contempliamo, ad<br />

onta <strong>del<strong>la</strong></strong> distanza e del tempo, delle dolci visioni <strong>del<strong>la</strong></strong> patria <strong>per</strong>duta, non è so<strong>la</strong>mente<br />

il suolo che sostenne i nostri primi passi, il cielo che attirò i nostri primi sguardi, il sole<br />

che brillò sul<strong>la</strong> nostra cul<strong>la</strong>, è soprattutto <strong>la</strong> casa paterna, sono le pure e sante affezioni<br />

che rallegrarono <strong>la</strong> nostra infanzia, sono le tombe ove riposano i nostri cari. Padre,<br />

madre, fratelli, sorelle, le <strong>per</strong>sone più amabili, le cure più tenere, i sacrifizi più generosi,<br />

le conso<strong>la</strong>zioni più pure, le immagini più liete, i sogni più ridenti, tali le memorie che<br />

ridesta in noi <strong>la</strong> famiglia. Pochi sono gli uomini che si sottraggono al fascino di queste<br />

30<br />

3° discorso del 3° Sinodo, 30.8.1899. Synodus Dioecesana P<strong>la</strong>centina Tertia..., Piacenza 1900, pp.<br />

256-257 (trad. dal <strong>la</strong>tino).<br />

31<br />

I diritti cristiani e i diritti dell’<strong>uomo</strong>, Bologna 1898, pp. 10-11 (Lettera collettiva dell’episcopato<br />

emiliano, redatta da Mons. Sca<strong>la</strong>brini).


memorie, e infelici loro! poiché vuol dire o che <strong>la</strong> natura li ha fatti tristi, o che <strong>la</strong> dura<br />

es<strong>per</strong>ienza <strong>del<strong>la</strong></strong> vita ha in loro inaridito ogni affetto più delicato e gentile 32 .<br />

“Dio stesso è l’autore <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia”<br />

Dio stesso è l’autore <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia, e Gesù Cristo venuto sul<strong>la</strong> terra a riparare i danni<br />

che <strong>la</strong> catastrofe dell’Eden aveva accumu<strong>la</strong>to sul<strong>la</strong> povera umanità, comincia l’o<strong>per</strong>a<br />

sua rigeneratrice dal ricondurre <strong>la</strong> famiglia al<strong>la</strong> sua origine primitiva. Seguendo<br />

costantemente il piano divino di far precedere al<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> l’esempio, Esso, Uomo e Dio<br />

insieme, nasce nel<strong>la</strong> famiglia, cresce nel<strong>la</strong> famiglia, conduce i suoi giorni nel<strong>la</strong> famiglia,<br />

e col primo miracolo che compie alle nozze di Cana <strong>per</strong> far palese <strong>la</strong> sua divinità,<br />

dimostra evidentemente che esordisce <strong>la</strong> grand’o<strong>per</strong>a dell’umana Redenzione col<br />

santificare e rimettere in onore <strong>la</strong> famiglia, comunicandole <strong>la</strong> vita soprannaturale <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

sua grazia. Ma <strong>per</strong>ché una tale comunicazione non avesse a venir meno giammai, a<br />

tute<strong>la</strong> appunto e a salvezza <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia, che fa Egli il divin Redentore? Ammiratene<br />

<strong>la</strong> sapienza e <strong>la</strong> bontà. A base dell’edificio domestico non si contenta di porre solo il<br />

mutuo consenso, il semplice contratto umano, ma vi colloca tutta <strong>la</strong> dignità e <strong>la</strong> virtù di<br />

un Sacramento, il Sacramento del Matrimonio. Ed ecco benedetta l’unione dei coniugi,<br />

santificato il loro amore, rassicurata <strong>la</strong> loro convivenza, alleggeriti i pesi, facilitati i<br />

doveri, stabiliti i vicendevoli rapporti, nobilitata ogni azione, spianata <strong>la</strong> via del Cielo.<br />

Non basta: rassodata <strong>la</strong> base, il divino Artefice mette mano a completare l’edificio. E<br />

poiché non è dato all’umana paternità di trasmettere col<strong>la</strong> vita naturale quel<strong>la</strong> eziandio<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> grazia, Egli, nei tesori <strong>del<strong>la</strong></strong> sua bontà infinita, trova modo di immettere quel fluido<br />

celeste nei membri tutti <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia pel canale misterioso degli altri Sacramenti. Con<br />

essi infatti è santificata <strong>la</strong> cul<strong>la</strong>, tute<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> puerizia, corroborata <strong>la</strong> virilità, sostenuta <strong>la</strong><br />

vecchiaia, confortata l’agonia, rischiarata <strong>la</strong> tomba. Con essi Gesù Cristo medesimo,<br />

autore <strong>del<strong>la</strong></strong> grazia e <strong>del<strong>la</strong></strong> santità, vive, cresce, dimora nel<strong>la</strong> famiglia <strong>per</strong>petuamente 33 .<br />

“La famiglia cristiana è un piccolo regno fondato sull’amore”<br />

La famiglia cristiana! Essa è un piccolo regno fondato sull’amore, cresciuto <strong>per</strong> l’amore<br />

e governato dall’amore. L’armonia <strong>per</strong>fetta de’ cuori, l’intreccio degli affetti più soavi,<br />

<strong>la</strong> più intima unione degli animi è l’unica legge che ne moderi <strong>la</strong> vita. Siffatto amore,<br />

santificato dal<strong>la</strong> grazia, purificato dal<strong>la</strong> virtù, nobilitato dal<strong>la</strong> fede depone <strong>la</strong> fragile<br />

natura, si trasforma di terreno in celeste, e riempie il consorzio domestico di quel<strong>la</strong><br />

pace, che è quaggiù, si può dire, un saggio anticipato delle gioie del Paradiso. Oh,<br />

quanto è bello il Matrimonio fatto coll’intervento di Dio, benedetto dal<strong>la</strong> Chiesa,<br />

infiorato dal sorriso <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione! In esso <strong>la</strong> grazia di Gesù Cristo, comunicata nel<br />

Sacramento, penetra, identifica due vite, due cuori, due anime talmente da formare<br />

quell’unità sacra e inalterabile che niuna forza <strong>del<strong>la</strong></strong> terra vale a disciogliere, ne a<br />

rallentare. E chi potrebbe separare due cuori che si amano nell’amore e coll’amore di<br />

Gesù Cristo? Forse il mondo colle sue seduzioni? no; ché a questo santuario, tinto col<br />

sangue dell’Agnello divino e chiuso col suggello <strong>del<strong>la</strong></strong> fede appié dell’altare di Dio,<br />

veglia l’angelo del Signore <strong>per</strong> respingere ogni nemico assalto. Forse le passioni? no;<br />

ché in questo giardino coltivato dal<strong>la</strong> fede non alligna zizzania, ma solo vi fiorisce<br />

quel<strong>la</strong> carità, che, secondo l’Apostolo, è fonte di ogni virtù più eletta, Forse <strong>la</strong><br />

tribo<strong>la</strong>zione? no: ché il vero amore come divide le gioie, fa comuni le angosce, e al<strong>la</strong><br />

32 La famiglia cristiana, Piacenza 1894, pp. 5-6.<br />

33 Ibid. pp. 6-7.


prova del dolore voi vedrete due cuori che profondamente si amano, stringersi vieppiù<br />

tra loro, versare l’uno sull’altro il balsamo di ogni conforto e trovare <strong>la</strong> propria felicità<br />

nel sacrificarsi a vicenda. Beato l’<strong>uomo</strong> che dalle sventure <strong>del<strong>la</strong></strong> vita e dai turbini del<br />

mondo può trovare il suo rifugio nel cuore di una sposa cristiana! Forse il tempo? Ah,<br />

questo demolitore inesorabile d’ogni cosa bel<strong>la</strong> e mortale, no, neppur esso può far<br />

ingiuria ad un amore che arde <strong>per</strong> Iddio. Passi pure <strong>la</strong> primavera, le rose <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

giovinezza appassiscano e l’albero <strong>del<strong>la</strong></strong> vita <strong>per</strong>da le verdi sue fronde; l’amore cristiano<br />

vivrà sempre, <strong>per</strong>ché non si nutre di terra, e non è cosa terrena. Esso viene dal Cielo, è<br />

figlio dell’amore di Dio e tende all’immortalità. Il ghiaccio <strong>del<strong>la</strong></strong> vecchiaia, nul<strong>la</strong>, nul<strong>la</strong><br />

può togliere ad un amore alimentato dal fuoco <strong>del<strong>la</strong></strong> carità divina. Esso quindi è sempre<br />

giovane, e quando due sposi cristiani, compiuta <strong>la</strong> mortale carriera, si <strong>la</strong>sciano quaggiù<br />

nel tempo (ammirate il commovente spettacolo), col bacio affettuosissimo che si danno,<br />

par che dicano: continueremo il nostro amore più bello e più <strong>per</strong>fetto in grembo a Dio,<br />

nel<strong>la</strong> beata eternità 34 .<br />

“Felice <strong>la</strong> paternità coronata dal<strong>la</strong> Religione”<br />

Quanto è felice <strong>la</strong> paternità coronata dal<strong>la</strong> Religione! Guardate quei due giovani sposi<br />

cristiani, sui quali è discesa <strong>la</strong> benedizione preziosa <strong>del<strong>la</strong></strong> fecondità, e un fanciullo che,<br />

rigenerato dal<strong>la</strong> grazia di Gesù Cristo, mediante il Battesimo, vagisce e sorride nel<strong>la</strong><br />

cul<strong>la</strong> sotto i loro sguardi. Quell’angioletto, dono del Cielo, è una felicità terrena,<br />

un’estasi, un rapimento. Una dolcezza nuova, una gioia sovrumana inebria i due cuori; e<br />

una forza misteriosa li stringe insieme e li attira a quel<strong>la</strong> cul<strong>la</strong> dove hanno un non so che<br />

di sacro e di celeste da custodire, da vegliare. Guardate le sollecitudini, le ansietà, i<br />

trasporti di quell’<strong>uomo</strong> che, beato del nome di padre, non vorrebbe mai <strong>la</strong>sciare quel<br />

tetto che possiede tutto il suo cuore. Osservate quel<strong>la</strong> creatura, cui bril<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> fronte <strong>la</strong><br />

corona di madre. Che ardenti sospiri, che dolci <strong>la</strong>grime, che palpiti affettuosi, che<br />

sguardi di riconoscenza e d’amore divide tra il cielo e <strong>la</strong> cul<strong>la</strong>, tra Dio e il frutto delle<br />

sue viscere! Al crescere del fanciullo, cresce l’amore, aumenta <strong>la</strong> felicità; i sorrisi<br />

d’innocenza giocondano <strong>la</strong> vita di quei due fortunati; <strong>per</strong> essi <strong>la</strong> casa è più che un trono;<br />

stanno in <strong>per</strong>petua festa 35 .<br />

“Genitori, educate”<br />

Genitori quanti siete, educate. L’educazione dei figli sia il vostro primo studio, il vostro<br />

continuo pensiero. Il Signore non vi proibisce, purché sia onestamente, di accrescere il<br />

vostro patrimonio e di aggiungere nuovo splendore al vostro casato; non vi vieta, purché<br />

sieno leciti, di usare a vostro profitto dei beni del mondo. Vivete pure in mezzo al<strong>la</strong><br />

società e attendete liberamente ai vostri affari; ma ricordatevi sempre, che il vostro<br />

primo principio è Dio, giacché foste creati da Lui; che il vostro ultimo fine è Dio,<br />

giacché foste creati <strong>per</strong> Lui; che non siete al mondo <strong>per</strong> far roba o danaro o <strong>per</strong> godere i<br />

piaceri <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, ma <strong>per</strong> salvare l’anima; e l’anima voi non potrete salvar<strong>la</strong>, se non<br />

salverete, <strong>per</strong> quanto a voi spetta, quel<strong>la</strong> de’ figli vostri. È sentenza comune de’ Santi<br />

Padri, che i genitori né si salvano soli, né si dannano soli. Dipende infatti da voi, o padri<br />

e madri, <strong>la</strong> buona o <strong>la</strong> cattiva riuscita dei figli. Voi, voi soli ne siete i responsabili.<br />

Educate adunque, educate. Io insisto su questo punto, o miei cari, <strong>per</strong>ché d’importanza<br />

suprema. La educazione cristiana è il bene maggiore che ai vostri figli voi possiate<br />

34 Ibid., pp. 12-13<br />

35 Ibid., pp. 13-14


procurare. Esso vale da solo una rilevante sostanza. Siete poveri? Date ai vostri figli una<br />

buona educazione, e <strong>la</strong> sostanza saranno procurarse<strong>la</strong> da sé coll’onestà e col <strong>la</strong>voro.<br />

Siete ricchi? e a che valgono le ricchezze senza l’educazione? a strumento di mal fare e<br />

a nul<strong>la</strong> più. L’educazione cristiana è <strong>la</strong> migliore e <strong>la</strong> più sicura delle guarantigie. Le<br />

leggi possono qualche cosa, ma voi, o genitori, potete molto più delle leggi. La legge<br />

punisce il male, l’educazione lo previene; <strong>la</strong> legge lo proibisce, l’educazione lo sradica;<br />

<strong>la</strong> legge recide, l’educazione pianta; <strong>la</strong> legge rego<strong>la</strong> gli atti esterni, l’educazione rego<strong>la</strong><br />

il cuore e forma il carattere. Quando ascoltate luttuosi fatti che col loro spettacolo<br />

contristano <strong>la</strong> società e invocate un rimedio, genitori, stringetevi al seno i vostri figli,<br />

imprimete un bacio su <strong>la</strong> loro fronte, e incuoratevi sempre più al<strong>la</strong> loro educazione.<br />

Questa è <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong> delle risposte, il più sicuro dei rimedii 36 .<br />

“La vostra vita sia come un libro sempre a<strong>per</strong>to”<br />

La vostra vita sia quindi come un libro sempre a<strong>per</strong>to in cui essi possano leggere<br />

senz’altro i loro doveri. Par<strong>la</strong>te loro sovente di Dio, prendendo occasione da tutto quello<br />

che può impressionarli. Procurate che il loro <strong>la</strong>bbro infantile pronunci spesso con<br />

rispetto e con fiducia il suo Nome santissimo. Mostrate ad essi in tutte le cose<br />

l’impronta <strong>del<strong>la</strong></strong> bontà, <strong>del<strong>la</strong></strong> grandezza, <strong>del<strong>la</strong></strong> onnipotenza di Lui, e, dall’armonia che<br />

insieme unisce le varie parti dell’universo, fate loro dedurre l’obbligo imposto all’<strong>uomo</strong><br />

di vivere in armonia col fine pel quale venne creato. Insegnate loro <strong>per</strong> tempo le prime<br />

verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e non <strong>la</strong>sciate mai di condurli nei giorni festivi al<strong>la</strong> Dottrina cristiana,<br />

al<strong>la</strong> santa Messa, alle funzioni di Chiesa. Leggete loro, ne’ dì festivi almeno, qualche<br />

pagina del Catechismo e <strong>del<strong>la</strong></strong> vita dei Santi. Assuefateli al bacio devoto del Crocifisso e<br />

dell’immagine di Maria SS. e al<strong>la</strong> preghiera costante mattina e sera. Vi veggano essi<br />

cristiani e cattolici in tutto. Cristiani e cattolici nelle abitudini <strong>del<strong>la</strong></strong> vita; cristiani e<br />

cattolici in quel segno di croce che si deve fare nel porre e nel levare le mense; cristiani<br />

e cattolici nell’osservare le astinenze e i digiuni; cristiani e cattolici nel dar sempre e in<br />

tutto il primo posto alle cose di Religione; cristiani e cattolici nell’ossequio al vicario di<br />

Gesù Cristo e ai sacri ministri; cristiani e cattolici nel concorrere con offerte alle spese<br />

di culto; cristiani e cattolici nel frequentare <strong>la</strong> chiesa, i Sacramenti, <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> di Dio;<br />

cristiani e cattolici nelle tribo<strong>la</strong>zioni e nelle pros<strong>per</strong>ità, nelle parole e nelle o<strong>per</strong>e, in<br />

privato e in pubblico. Per le loro mani innocenti amate di far passare le vostre elemosine<br />

ai poverelli; sentano e gustino <strong>per</strong> tempo, i vostri figli, le caste gioie e le soavi<br />

conso<strong>la</strong>zioni <strong>del<strong>la</strong></strong> cristiana carità. No, <strong>la</strong> Religione non vuol essere e imposta loro come<br />

un giogo penoso; ma è d’uopo che ne ammirino <strong>per</strong> tempo le bellezze e i pregi; che<br />

gustino e ne sentano dentro l’arcana, l’inebriante dolcezza; vedano a prova il manto di<br />

luce che <strong>la</strong> circonda e i caratteri di verità che porta scolpiti in fronte. Se l’ossequio non è<br />

ragionevole, non saranno che ipocriti 37 .<br />

f) LA FESTA, GIORNO DELLA PAROLA E DEL PANE<br />

“La domenica! quanto di sublime si contiene in questa <strong>paro<strong>la</strong></strong>!”<br />

La domenica è il giorno santo <strong>per</strong> eccellenza; santo in sé medesimo, santo nel<strong>la</strong> sua<br />

istituzione, santo nel suo fine, santo nelle o<strong>per</strong>e che prescrive, santo negli effetti che<br />

36 Ibid., pp. 18-19<br />

37 Ibid., pp. 19-20


produce; ed è ugualmente salutare. E’ il giorno <strong>del<strong>la</strong></strong> vera libertà, <strong>del<strong>la</strong></strong> vera<br />

uguaglianza, <strong>del<strong>la</strong></strong> vera fraternità, il giorno del nostro riscatto, <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra grandezza,<br />

delle nostre s<strong>per</strong>anze, <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra gloria, del nostro gaudio, preludio di un giorno<br />

beatissimo senza tramonto.<br />

La domenica è sopratutto il giorno del Signore, il giorno delle sue meraviglie,<br />

delle sue benedizioni, de’ suoi trionfi. E’ nel<strong>la</strong> domenica che egli, creando <strong>la</strong> luce, dava<br />

principio all’o<strong>per</strong>a stupenda di questo universo. Nel<strong>la</strong> domenica accese <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> che<br />

guidò i Magi, primizie dei gentili, al<strong>la</strong> cognizione del vero Dio; nel<strong>la</strong> domenica Gesù<br />

Cristo ricevette nel Giordano il battesimo e iniziò <strong>la</strong> sua vita pubblica; nel<strong>la</strong> domenica<br />

egli o<strong>per</strong>ò il primo de’ suoi miracoli; nel<strong>la</strong> domenica fece il suo trionfale ingresso in<br />

Gerusalemme; nel<strong>la</strong> domenica uscì glorioso dal sepolcro, dandoci il pegno sicuro <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

nostra immortalità; nel<strong>la</strong> domenica conferì agli apostoli il mandato di predicare il<br />

Vangelo a tutte le genti e <strong>la</strong> potestà di rimettere i peccati; nel<strong>la</strong> domenica mandò agli<br />

stessi apostoli il divin Paracleto e li trasformò in banditori e difensori magnanimi <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

sua dottrina; nel<strong>la</strong> domenica infine stabilì indefettibilmente <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

Gloria al<strong>la</strong> domenica! esc<strong>la</strong>ma il Crisostomo. Questo giorno è il monumento da Dio<br />

stesso innalzato fra il cielo e <strong>la</strong> terra a <strong>per</strong>enne testimonianza de’ suoi benefizi e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

nostra duplice alleanza con lui; monumento di sapienza infinita, su cui le umane<br />

generazioni leggeranno compendiate a caratteri luminosi, fino al tramonto dei secoli, i<br />

grandi avvenimenti <strong>del<strong>la</strong></strong> religione e dell’umanità, i prodigi <strong>del<strong>la</strong></strong> natura e <strong>del<strong>la</strong></strong> grazia, i<br />

miracoli <strong>del<strong>la</strong></strong> potenza e dell’amore, il nome del Padre che ci ha creati, il nome del<br />

figliuolo che ci ha redenti, il nome dello Spirito Santo che ci ha santificati. La domenica<br />

è tre volte il giorno del Signore! 38 .<br />

“Il giorno che Dio si è riservato nel tempo è sacro”<br />

Luogo separato da ogni altro luogo e destinato al<strong>la</strong> preghiera, ecco il tempio; giorno<br />

distinto dagli altri giorni e consacrato al divin culto, ecco <strong>la</strong> festa. Quello che è il tempio<br />

<strong>per</strong> rispetto al rimanente <strong>del<strong>la</strong></strong> città o del paese, lo è il giorno festivo <strong>per</strong> rispetto agli<br />

altri giorni <strong>del<strong>la</strong></strong> settimana. Il luogo scelto da Dio <strong>per</strong> sua dimora sul<strong>la</strong> terra è sacro e<br />

invio<strong>la</strong>bile, e <strong>per</strong> conseguenza chi lo contamina è sacrilego: il giorno che Dio si è<br />

riservato nel tempo è non meno sacro ed invio<strong>la</strong>bile, <strong>per</strong> conseguenza non meno<br />

sacrilego deve dirsi chi lo profana. Del tempio il Signore dice: è <strong>la</strong> casa mia,<br />

rispettate<strong>la</strong>: Pavete ad sanctuarium meum; e <strong>del<strong>la</strong></strong> festa dice del pari: è il giorno mio,<br />

santificatelo: Memento ut diem sabbati sactifices.<br />

Dio certamente ha il diritto di comandare che una <strong>parte</strong> almeno di quel tempo, che è suo<br />

dono, venga da noi impiegato esclusivamente ad onor suo. Non è egli il nostro Creatore<br />

e Signore? Non è il padrone assoluto del tempo e dello spazio? 39 .<br />

“I giorni dei Santi sono invio<strong>la</strong>bili come i giorni di Dio”<br />

La profanazione <strong>del<strong>la</strong></strong> festa è divenuta anche fra noi una delle piaghe più tristi e<br />

<strong>la</strong>grimevoli, un vero scandalo.<br />

Certo vi hanno ancora famiglie cristiane in gran numero, sia nel<strong>la</strong> città, sia nelle diocesi,<br />

che, nonostante <strong>la</strong> tristizia dei tempi e gli sforzi dell’empietà offrono, nei giorni festivi<br />

specialmente, lo spettacolo di una pietà davvero edificante, e dobbiamo ringraziarne<br />

38 Santificazione <strong>del<strong>la</strong></strong> festa, Piacenza 1903, pp. 7-8<br />

39 Ibid., pp. 14-15


l’Autore d’ogni bene; ma troppo più sono quelli che del divino comando non si curano<br />

affatto, se pure non lo calpestano sfacciatamente.<br />

Giudicatelo voi, fratelli e figli carissimi. Non ci contristano forse <strong>la</strong> vista i negozi a<strong>per</strong>ti<br />

e le merci esposte nel<strong>la</strong> domenica, come negli altri giorni? Non ci ferisce tante volte<br />

l’orecchio il rumor delle macchine, il gemere dei carri, il risuonar dei martelli? Non è<br />

cosa che stringe il cuore vedere bene spesso ne’ dì festivi i poveri o<strong>per</strong>ai, e <strong>per</strong>sino i<br />

fanciulli, condannati a <strong>la</strong>vorare senza tregua né posa, come il resto <strong>del<strong>la</strong></strong> settimana?<br />

Nelle nostre campagne altresì, colpa il più delle volte certi padroni (bisogna dire senza<br />

fede e senza pietà), non si conduce da taluni, anche nei giorni festivi, l’aratro? Non si<br />

fanno le semine? Non si raccolgon le messi? E tra que’ medesimi che in tali giorni<br />

sospendono ogni <strong>la</strong>voro, deh, quanti che si danno al<strong>la</strong> pazza gioia! che si abbandonano a<br />

teatri, a balli, a giuochi a stravizi, e peggio! Che dicono qui <strong>la</strong> ragione, il cuore, <strong>la</strong> fede?<br />

La ragione, il cuore, <strong>la</strong> fede protestano altamente contro tanto disordine, e altamente<br />

ripetono a ciascuno di noi <strong>la</strong> grande, <strong>la</strong> solenne <strong>paro<strong>la</strong></strong>: Memento ut diem sabbati<br />

sanctifices; ricordati di santificare <strong>la</strong> festa 40 .<br />

“Lasciate all’o<strong>per</strong>aio almeno un giorno <strong>per</strong> attendere a se stesso”<br />

L’industria! Il commercio! Sante e nobilissime cose, non v’ha dubbio, ed io faccio voti<br />

che abbiano ad estendersi e moltiplicarsi ogni dì più; ma non debbono mai e poi mai<br />

estendersi e moltiplicarsi a detrimento di cose ben più nobili e sante, quali sono <strong>la</strong><br />

dignità e libertà umana. E che! Per moltiplicare i vostri godimenti, <strong>per</strong> aumentare a<br />

vostro profitto <strong>la</strong> produzione, vorreste fare dell’<strong>uomo</strong> uno schiavo, una bestia da soma?<br />

Barbari che siete! Ignorate forse che in quel corpo abbronzato dal sole, in quelle<br />

membra indurite dal<strong>la</strong> fatica, vive un’anima al pari <strong>del<strong>la</strong></strong> vostra immortale? Non sapete<br />

voi che, agli occhi <strong>del<strong>la</strong></strong> scienza e <strong>del<strong>la</strong></strong> fede cristiana, l’o<strong>per</strong>aio è in tutto, fuor che nel<strong>la</strong><br />

condizione, eguale al più nobile dei principi, al più potente dei monarchi? Egli anzi,<br />

appunto <strong>per</strong>ché o<strong>per</strong>aio, riflette più al vivo l’immagine dell’Artefice eterno che die’<br />

essere e forma alle cose, e del divino Artigiano di Nazaret il quale, col suo esempio,<br />

nobilitò <strong>la</strong> povertà e il <strong>la</strong>voro.<br />

Non lo uccidete dunque, il povero o<strong>per</strong>aio, non lo avvilite, nol degradate così!<br />

Rispettatene <strong>la</strong> dignità, <strong>la</strong>sciategli almeno un giorno <strong>per</strong> attendere a sé stesso, <strong>la</strong>sciategli<br />

agio d’istruirsi ne’ suoi doveri, di assidersi al foco<strong>la</strong>re domestico, di prender <strong>parte</strong> alle<br />

pubbliche solennità, di pregustare nel tempio le gioie dello spirito e di prepararsi al suo<br />

destino immortale. Dategli insomma il riposo festivo 41 .<br />

“Nel<strong>la</strong> domenica si aprono all’<strong>uomo</strong> le quattro sorgenti <strong>del<strong>la</strong></strong> divina misericordia: <strong>la</strong><br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong> evangelica, <strong>la</strong> preghiera, il sacrificio, i sacramenti”<br />

Il precetto <strong>del<strong>la</strong></strong> festiva osservanza è proprio, a preferenza degli altri precetti, giogo<br />

soave, peso leggiero; è, dirò con uno scrittore eminente, un ritorno alle benedizioni<br />

dell’Eden, una sospensione <strong>del<strong>la</strong></strong> terribile legge del <strong>la</strong>voro penoso, una tute<strong>la</strong> del<br />

povero e del debole contro le oppressioni del ricco e del potente, un grido di libertà<br />

santa, un invito del Padre celeste che, raccogliendo intorno a sé <strong>la</strong> sparsa famiglia, entra<br />

con tutti i suoi figli nelle più intime e affettuose comunicazioni. In quel giorno si aprono<br />

all’<strong>uomo</strong>, ad ogni <strong>uomo</strong>, le quattro sorgenti <strong>del<strong>la</strong></strong> divina misericordia: <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong><br />

evangelica, <strong>la</strong> preghiera, il sacrifizio, i sacramenti. In quel giorno <strong>la</strong> terra s’innalza, il<br />

40 Ibid.,pp. 9-10<br />

41 Come santificare <strong>la</strong> festa, Piacenza 1904, pp. 23-24.


cielo si abbassa, le creature tutte ci par<strong>la</strong>no con linguaggio di fede, di s<strong>per</strong>anza, di<br />

amore, e l’anima sente tutta <strong>la</strong> propria morale grandezza e gusta, anche in mezzo alle<br />

dure prove <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, gioie in paradiso 42 .<br />

“Un giorno in cui l’anima possa elevarsi libera”<br />

L’ignoranza in fatto di religione, quale si scorge pur troppo in tanti e tanti, specie <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

c<strong>la</strong>sse o<strong>per</strong>aia, non è forse più spaventosa che <strong>la</strong> miseria? Oggi più che mai, è vero, si<br />

fanno sforzi lodevolissimi <strong>per</strong> istruire le masse popo<strong>la</strong>ri; ma quante volte, sotto <strong>la</strong><br />

maschera dell’istruzione, s’insegnano e si diffondono massime che sono del popolo <strong>la</strong><br />

rovina! Fu e sarà sempre gloria immortale <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa l’essere stata in ogni tempo <strong>la</strong><br />

grande maestra degli uomini. Senza dubbio <strong>la</strong> scienza non può essere che privilegio di<br />

pochi, ma le verità fondamentali <strong>del<strong>la</strong></strong> religione debbono essere patrimonio di tutti. Si<br />

possono, come dice benissimo un insigne pre<strong>la</strong>to, ignorare gli ardui problemi<br />

dell’algebra, ma non i problemi <strong>del<strong>la</strong></strong> vita; si può ignorare <strong>la</strong> storia di tanti popoli, ma<br />

non <strong>la</strong> storia <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra origine; si può ignorare se vi sieno abitatori nei pianeti, ma non<br />

già che noi dobbiam divenire abitatori del cielo. Ora a siffatta necessità di cognizioni<br />

provvede appunto <strong>la</strong> festa. In tale giorno su tutta <strong>la</strong> terra si aprono ai popoli i sacri<br />

templi e da essi, come da una scuo<strong>la</strong> universale, si diffonde a vantaggio di tutti <strong>la</strong><br />

scienza più nobile e più sublime.<br />

Non basta. Qual’è, o dilettissimi, il nostro vero titolo di su<strong>per</strong>iorità su tutte le cose che<br />

ne circondano? Egli è questo senza dubbio: che entro il fragile involucro del nostro<br />

corpo, destinato a soccombere, vi ha ciò che dà vita al<strong>la</strong> materia inerte, vi ha ciò che<br />

trascende lo spazio, che sfida il tempo e che trionfa <strong>del<strong>la</strong></strong> morte; Vi ha il pensiero che<br />

rispecchia in sé l’universo; vi ha il sentimento che abbraccia l’infinito; vi ha <strong>la</strong> volontà<br />

con <strong>la</strong> sua libera energia; vi ha l’anima, in una <strong>paro<strong>la</strong></strong>, l’anima fatta ad immagine di Dio,<br />

che di Dio ha sete continua e che a lui ane<strong>la</strong> incessantemente, come il cervo ane<strong>la</strong> al<strong>la</strong><br />

fonte, come l’ago tende al<strong>la</strong> ca<strong>la</strong>mita, come l’onda precipita al mare.<br />

Orbene; non dovrà esservi ogni settimana un giorno in cui quest’anima, alleggerita dal<br />

peso delle cure terrene, sottratta alle agitazioni <strong>del<strong>la</strong></strong> vita materiale, possa a Dio<br />

avvicinarsi? Un giorno in cui possa elevarsi libera ai più puri orizzonti e godere un po’<br />

di pace? 43 .<br />

“La festa è il giorno <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia”<br />

Giorno di Dio e giorno dell’<strong>uomo</strong>, <strong>la</strong> festa è altresì il giorno <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia.<br />

Oh, <strong>la</strong> famiglia! Quanti dolci pensieri, quanti gentili affetti suscita in noi questa cara<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong>! Si <strong>la</strong>menta da tutti, e con ragione, che lo spirito di famiglia vada di giorno in<br />

giorno affievolendosi in mezzo all’odierna società; ma il <strong>la</strong>voro <strong>del<strong>la</strong></strong> festa, divenuto più<br />

frequente che <strong>per</strong> lo passato, non è forse una delle cause principali di sì funesto<br />

disordine? E come i membri di una stessa famiglia non diverrebbero in qualche modo<br />

stranieri gli uni agli altri, se non venisse <strong>la</strong> festa a riunirli nell’intimità delle domestiche<br />

pareti? Negli altri giorni <strong>la</strong> famiglia è, più o meno dis<strong>per</strong>sa. Il padre sta occupato<br />

nell’esercizio <strong>del<strong>la</strong></strong> sua professione, <strong>la</strong> madre nel governo <strong>del<strong>la</strong></strong> casa. E i figli? O sono a<br />

scuo<strong>la</strong> o nel<strong>la</strong> officina. Non vi ha che <strong>la</strong> domenica in cui tutti possono ritrovarsi,<br />

rivedersi un po’ a lungo, intrattenersi a loro agio, stringere i vincoli di un affetto<br />

reciproco e godere insieme <strong>del<strong>la</strong></strong> felicità <strong>del<strong>la</strong></strong> vita domestica. Passare <strong>la</strong> festa in<br />

42 Santificazione <strong>del<strong>la</strong></strong> festa, Piacenza 1903, pp. 20-21.<br />

43 Ibid., pp. 17-18


famiglia, questa frase così comune nel linguaggio de’ nostri padri, compendiava <strong>per</strong> essi<br />

le gioie più pure, com’è d’altra <strong>parte</strong> <strong>la</strong> espressione fedele del sentimento morale 44 .<br />

“Nel<strong>la</strong> festa tutti si sentono padroni del tempo, dei pensieri, degli affetti, <strong>del<strong>la</strong></strong> vita,<br />

dell’anima”<br />

Osservate una popo<strong>la</strong>zione cristiana in quel giorno. Tutti s’incontrano nel tempio. La<br />

gioia bril<strong>la</strong> su tutti i volti, <strong>la</strong> pace discende in tutti i cuori.<br />

Libertà, uguaglianza, fraternità non sono più <strong>per</strong> quel popolo vane parole, ma una realtà<br />

conso<strong>la</strong>nte. Il povero come il ricco, il servo come il padrone, l’umile o<strong>per</strong>aio come il<br />

grande capitalista, l’infimo impiegato come il magistrato più distinto sono liberi di sé.<br />

In quel giorno tutti senza eccezione sentonsi padroni del tempo, dei pensieri, degli<br />

affetti, <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, dell’anima loro. Tutti si trovano fra le braccia <strong>del<strong>la</strong></strong> stessa Madre,<br />

innalzano al cielo <strong>la</strong> stessa preghiera, s’inginocchiano col sentimento <strong>del<strong>la</strong></strong> stessa<br />

adorazione, ascoltano <strong>la</strong> stessa <strong>paro<strong>la</strong></strong> di verità, professano <strong>la</strong> stessa fede, offrono lo<br />

stesso sacrificio, si assidono al<strong>la</strong> stessa mistica mensa, sospirano al<strong>la</strong> stessa patria, e<br />

tutti, <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunanza dello stesso dovere compiuto, si sentono più intimamente<br />

figliuoli del medesimo Padre che è nei cieli; e dal tempio esce un’aura di amore e di<br />

pace che tutto vivifica e tutto ricrea 45 .<br />

“Assistere al<strong>la</strong> Messa nel<strong>la</strong> propria parrocchia”<br />

L’o<strong>per</strong>a che <strong>la</strong> Chiesa premurosamente consiglia a’ suoi figli si è, di assistere al<strong>la</strong><br />

Messa nel<strong>la</strong> propria parrocchia, quante volte comodamente lo possano. Infatti il sacro<br />

Concilio di Trento ingiunge ai Vescovi di ricordare ai fedeli questo dovere, e altrove<br />

ordina loro di avvertire il popolo a frequentare <strong>la</strong> propria parrocchia, almeno <strong>la</strong><br />

domenica e nelle feste più solenni. E non senza ragione, <strong>per</strong>ocché, scrive un grande, <strong>la</strong><br />

Messa parrocchiale è, a dir vero, <strong>la</strong> Messa di famiglia, celebrata a nome di tutta <strong>la</strong><br />

parrocchia riunita e <strong>per</strong> tutti i fedeli che ne fanno <strong>parte</strong>, e suole essere accompagnata da<br />

preghiere, dagli atti del cristiano, da opportuni avvisi e dal<strong>la</strong> spiegazione del Vangelo. Il<br />

proprio parroco è appunto <strong>per</strong> legge <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa obbligato ad applicare nei giorni<br />

festivi il santo Sacrifizio pe’ suoi parrocchiani, affinché questi, concorrendovi ad<br />

ascoltar<strong>la</strong>, e fruiscano del frutto <strong>del<strong>la</strong></strong> Messa e con le loro preghiere e con <strong>la</strong> loro<br />

devozione accompagnino l’intenzione del pastore, e così salgano accetti a Dio i comuni<br />

voti, come di una concorde famiglia col suo capo assembrata. I pastori meglio<br />

conosceranno le loro pecorelle e sapranno meglio chiamarle <strong>per</strong> nome, come dice il<br />

Vangelo 46 .<br />

44 Ibid., p.21<br />

45 Ibid., pp. 25-26<br />

46 Come santificare <strong>la</strong> festa, Piacenza 1904, p. 14.


2. APOSTOLO DEL CATECHISMO<br />

“Apostolo del Catechismo” fu definito Mons. Sca<strong>la</strong>brini da Pio IX. I suoi primi pensieri<br />

come parroco e come vescovo furono rivolti all’istruzione religiosa <strong>del<strong>la</strong></strong> gioventù<br />

mediante il catechismo, primo e naturale insegnamento, compendio <strong>del<strong>la</strong></strong> dottrina<br />

cattolica, sorgente di vita cristiana. Al rifiorimento catechetico dedicò il primo Congresso<br />

Nazionale nel 1889.<br />

Il catechismo deve essere insegnato “dap<strong>per</strong>tutto e sempre”, dal pulpito e nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>,<br />

nel<strong>la</strong> famiglia e nelle apposite Scuole <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana. L’insegnamento deve<br />

essere graduale e ciclico, comprendendo tutto l’arco formativo, dai bambini agli adulti. E<br />

insegnamento vitale, <strong>per</strong>ché educa nel<strong>la</strong> fede, se i maestri e le maestre si mo<strong>del<strong>la</strong></strong>no sul<br />

“primo catechista”, Gesù Cristo, ricopiandone lo zelo e l’amore.<br />

La catechesi è eminentemente cristologica: far conoscere e amare Gesù Salvatore. La<br />

pedagogia catechetica è l’arte più difficile: deve essere studiata, es<strong>per</strong>imentata e<br />

<strong>per</strong>fezionata secondo <strong>la</strong> metodologia più adatta al catechizzando, che deve essere<br />

impegnato nell’intelligenza, nel<strong>la</strong> volontà, nel cuore, nei sensi. La catechesi è<br />

l’aposto<strong>la</strong>to più efficace, <strong>per</strong>ché mira a formare Cristo nei fedeli.<br />

La scarsa cultura popo<strong>la</strong>re del tempo induce lo Sca<strong>la</strong>brini a pronunziarsi <strong>per</strong> un<br />

catechismo unico: “un codice <strong>del<strong>la</strong></strong> fede uguale <strong>per</strong> tutti” i cattolici e <strong>per</strong> tutti i paesi, di<br />

modo che <strong>la</strong> mobilità geografica non pregiudichi nel popolo <strong>la</strong> sicurezza <strong>del<strong>la</strong></strong> rego<strong>la</strong><br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> fede e <strong>del<strong>la</strong></strong> morale.<br />

a) IL PRIMATO DELLA CATECHESI<br />

“Apostolo del Catechismo”<br />

A me piange il cuore in vedere che tanti giovani studenti si <strong>per</strong>dono, mentre tanto<br />

facilmente noi potremmo salvarli!... Siano <strong>per</strong> essi, o fratelli, le nostre cure più sollecite<br />

e affettuose. Salviamo<strong>la</strong>; oh salviamo<strong>la</strong> cotesta povera gioventù studiosa, e tutto avremo<br />

salvato con essa!... Non è solo <strong>per</strong> l’affetto grande che io le porto, che ardisco qui di<br />

nuovo innanzi a voi questo grido, ma anche <strong>per</strong> sdebitarmi, dirò così, di una promessa<br />

che già feci a Pio IX di s.m. — Continui, mi disse un giorno con quel suo fare tutto<br />

paterno, continui, Monsignore, ad essere l’Apostolo del Catechismo — e in così dire,<br />

forse <strong>per</strong>ché non avessi a dimenticare <strong>la</strong> raccomandazione, mi rega<strong>la</strong>va, al<strong>la</strong> presenza di<br />

parecchi Vescovi, questa croce... Confuso a un tratto di degnazione tanto improvviso<br />

quanto immeritato, non so che rispondessi. Questo <strong>per</strong>ò ricordo benissimo, che presi<br />

impegno di tradurre in atto, meglio che <strong>per</strong> me si potesse, quelle parole ed anche di<br />

ripeterle in ogni opportuna circostanza ai miei Confratelli di Ministero. Adunque,<br />

parroci e sacerdoti quanti qui siamo, armiamoci di zelo fonte, illuminato, costante;<br />

facciamoci gli Apostoli del Catechismo 1 .<br />

Distanti, più che non sia il Cielo dal<strong>la</strong> terra, dallo zelo di un S. Carlo Borromeo, di un<br />

S. Francesco di Sales, di un B. Paolo Burali, Nostro glorioso antecessore, da un V.<br />

Bel<strong>la</strong>rmino e di altri insigni Pastori viventi, Ci sentiamo ardere <strong>per</strong>ò da vivissimo<br />

desiderio di seguirne, almeno da lontano, le orme in quest’O<strong>per</strong>a salutare del<br />

Catechismo, né mai e poi mai cesseremo di pregare, di affaticarci, di instare<br />

opportunamente ed importunamente, con ogni pazienza, fino a che non Ci riesca<br />

veder<strong>la</strong> <strong>per</strong>fettamente compita e possa <strong>la</strong> Nostra amatissima Diocesi servire in ciò alle<br />

altre di edificazione e di esempio 2 .<br />

“I nostri primi pensieri furono rivolti al<strong>la</strong> gioventù”<br />

1 Atti e documenti del Primo Congresso Catechistico, Piacenza 1890, p. 120.<br />

2 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, p. IX.


Appena che fummo dal Supremo Gerarca destinati al regime di questa nobile ed insigne<br />

Diocesi, i nostri primi pensieri furono rivolti al<strong>la</strong> gioventù, e par<strong>la</strong>ndo con voi, V. F., vi<br />

esortammo a tener fronte al danno incalco<strong>la</strong>bile prodotto dai libri e dai giornali cattivi,<br />

che come diluvio irrompe ad invadere <strong>la</strong> terra, onde schiantare od impedire lo sviluppo<br />

del sentimento cattolico; Vi scongiurammo in nome di Dio a vegliare attentamente<br />

l’istruzione religiosa dei fanciulli, ad abbassarvi insino a loro, a non <strong>per</strong>derli mai di<br />

vista, a dividere insieme ai loro genitori le premure di indirizzarli al<strong>la</strong> pietà, di<br />

ammaestrarli in tutti i punti <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana, a rassodarli nel<strong>la</strong> fede cattolica.<br />

Le nostre parole che alludevano all’insegnamento del Catechismo erano da voi accolte<br />

con p<strong>la</strong>uso, o V. F., e Noi siamo lieti di rendere questa pubblica testimonianza al vostro<br />

zelo, s<strong>per</strong>ando che i voti ardenti del Nostro cuore intorno al Catechismo saranno<br />

coronati 3 .<br />

“Il Catechismo è il più naturale e il primo insegnamento”<br />

L’anima, sebben giovanetta, quando sia bene istrutta nel Catechismo, sente in se stessa<br />

il suo Dio, vi si s<strong>la</strong>ncia con ardore, lo ama, lo adora attraverso le bellezze, che adornano<br />

l’universo. Chi ha fatto qualche es<strong>per</strong>ienza in proposito non abbisogna di parole <strong>per</strong><br />

esserne convinto. Par<strong>la</strong>te di Dio ad un fanciullo in quel modo che si conviene al<strong>la</strong> sua<br />

età e capacità, ed egli vi mostrerà che voi non gli par<strong>la</strong>te di un Essere estraneo al<strong>la</strong> sua<br />

natura. Nel fondo dell’animo di lui l’Essere Supremo ha fatto sentire <strong>la</strong> sua esistenza<br />

sino dai primordii <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, e pel Catechismo sviluppandosi nel fanciullo questo germe<br />

prezioso gradatamente secondo l’età, gli fa bril<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> mente <strong>la</strong> <strong>parte</strong> più bel<strong>la</strong> e<br />

sublime di sua vita.<br />

L’idea di Dio apparisce fin dai primi albori dell’umana ragione, e le stolide teoriche<br />

delle scuole senza Catechismo, sono confutate tuttodì dalle madri, che par<strong>la</strong>no ai loro<br />

pargoletti del Padre celeste, a Cui alzano le loro preghiere; e questi colle mani giunte,<br />

cogli occhi volti al Cielo, col<strong>la</strong> voce commossa ripetono le sacre parole che pronunzia <strong>la</strong><br />

madre e il loro cuore intenerito si armonizza ai battiti di quello che li inspira. L’idea<br />

vaga, <strong>la</strong> simpatia di quell’Essere misterioso e benefico che, quantunque invisibile, è pur<br />

sempre presente ed accoglie i voti dei miseri mortali, basta <strong>per</strong> commoverli<br />

profondamente fin dall’età nel<strong>la</strong> quale comincia a snodarsi <strong>la</strong> loro lingua.<br />

Educate religiosamente un giovanetto e lo vedrete tenerello ancora proferire con rispetto<br />

il nome di Dio, e, senza che pur se ne avvegga, prenderà le massime <strong>del<strong>la</strong></strong> fede come<br />

prima legge <strong>del<strong>la</strong></strong> sua mente, del suo spirito che comincia a sentire se stesso. Ascoltando<br />

con meraviglia i miracoli <strong>del<strong>la</strong></strong> creazione, gl’immensi beneficii <strong>del<strong>la</strong></strong> redenzione,<br />

conoscerà con allegrezza purissima il vincolo, che unisce <strong>la</strong> terra al cielo, l’<strong>uomo</strong> a Dio.<br />

Sentirà svegliarsi nell’anima l’affetto, <strong>la</strong> riconoscenza verso il Creatore, pregherà con<br />

amore e con fede; e tutto ciò eserciterà un’influenza grande sopra il suo avvenire, il suo<br />

spirito, <strong>la</strong> sua coscienza, il suo carattere, e forse sopra i destini di tutta intera <strong>la</strong> vita.<br />

L’istruzione religiosa facendo rifiorire nei giovanetti le prime e più elette virtù, <strong>la</strong> fede,<br />

l’obbedienza, <strong>la</strong> pietà, <strong>la</strong> modestia, l’angelico pudore, che rifugge da ogni idea meno<br />

casta, che insegna a schivare quanto vorrebbe inchinare l’animo a cose indegne, lo<br />

cresce a sostegno e a decoro <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, ad ornamento e ad onore <strong>del<strong>la</strong></strong> patria e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

famiglia.<br />

3 Sull’insegnamento del Catechismo, Piacenza 1876, p. 4.


Mentre adunque si è destato nel<strong>la</strong> società un vero entusiasmo <strong>per</strong> dare ai bambini, e ciò<br />

sta bene, <strong>la</strong> più <strong>per</strong>fetta educazione fisica e morale, <strong>per</strong>ché non si vorrà intendere <strong>la</strong><br />

necessità ben più urgente di insegnar loro assai <strong>per</strong> tempo quei rudimenti di fede, che<br />

sono il principio <strong>del<strong>la</strong></strong> grande o<strong>per</strong>a <strong>del<strong>la</strong></strong> cristiana educazione, il fondamento e <strong>la</strong> base<br />

di tutta <strong>la</strong> vita? Non v’ha dubbio: l’insegnamento del Catechismo, deve essere <strong>la</strong> prima<br />

istruzione da impartirsi ai fanciulli 4 .<br />

“Il Catechismo è il compendio di tutti i dogmi e di tutta <strong>la</strong> morale <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa<br />

Cattolica”<br />

Il Catechismo cattolico preso nel suo significato generale altro non è che un breve<br />

compendio di tutti i dogmi, di tutte le dottrine, di tutta <strong>la</strong> morale <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa cattolica;<br />

compendio mirabile che soddisfa a tutte le aspirazioni delle umane facoltà, a tutti i<br />

bisogni dell’anima, al<strong>la</strong> quale dilucida e spiega le più ardue e grandi questioni che <strong>la</strong><br />

interessano.<br />

Il Catechismo è quindi il codice, che dirige <strong>la</strong> coscienza, che fa conoscere Dio, gli alti<br />

destini dell’<strong>uomo</strong>, i sacri doveri che lo stringono al Creatore, al prossimo, a se stesso. È<br />

una compendiata, ma completa esposizione <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, e tutte le sue parole furono<br />

talmente ponderate, che disse ottimamente, chi lo definì: <strong>la</strong> più pura sostanza dei dogmi<br />

e <strong>del<strong>la</strong></strong> morale del Cristianesimo. È una Teologia elementare, ma profonda, accomodata<br />

all’intelligenza di tutti, positivissima, <strong>per</strong>ché ciascuna delle sue formole racchiude una<br />

precisa verità, espressa, scolpita con parole esatte ed evidenti.<br />

Il Catechismo, così Monsig. Rendù Vescovo di Annecy, è un corso di altissima filosofia<br />

compiuta, che non <strong>la</strong>scia senza risposta veruna delle quistioni che toccano l’umanità;<br />

veramente universale e popo<strong>la</strong>re, che dà le sue soluzioni in modo da essere intese anche<br />

dai più volgari, e che nelle nostre borgate forma ogni di assai più sapienti che non ne<br />

abbia mai posseduto <strong>la</strong> Grecia antica, sapienti tali, che a dieci anni ti sanno di leggieri<br />

risolvere i formidabili problemi, intorno ai quali inutilmente si occuparono i Pitagora, i<br />

P<strong>la</strong>toni, gli Aristoteli; filosofia eminentemente credibile <strong>per</strong>ché l’ha creduta l’universo<br />

incivilito, e si è incivilito appunto col creder<strong>la</strong>; filosofia che non crollerà in eterno,<br />

avendo <strong>per</strong> base non gli assiomi ed i ragionamenti di una metafisica nebulosa, ma fatti<br />

luminosi al pari del sole; filosofia sì chiara e ricca di luce che coi dodici articoli del<br />

simbolo ha dileguate le spaventose tenebre del mondo antico, e coi comandamenti di<br />

Dio e <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, ha dato al<strong>la</strong> civiltà l’unico fondamento che <strong>la</strong> possa sostenere;<br />

filosofia finalmente indistruttibile, <strong>per</strong>ché come <strong>la</strong> tempesta delle obbiezioni, con cui<br />

venne in ogni tempo assalita, altro non fece che meglio comprovarne <strong>la</strong> divina solidità,<br />

così i momentanei trionfi de’ suoi nemici altro effetto non possono avere che di<br />

prepararle nuove vittorie.<br />

Il Catechismo contiene una scienza tutta divina, che ha <strong>per</strong> maestro Dio, innanzi al<br />

Quale i più grandi ingegni del mondo, che menarono tanto grido e furono tenuti in conto<br />

di oracoli, non sono che un nul<strong>la</strong> e tutti gli splendori <strong>del<strong>la</strong></strong> loro sapienza che ombre e<br />

nul<strong>la</strong> più. Questa scienza infatti, sollevando l’<strong>uomo</strong> al dissopra di ogni creata cosa, lo<br />

trasporta sino al trono dell’Eterno Padre e gli sve<strong>la</strong> <strong>la</strong> generazione del divin Verbo e <strong>la</strong><br />

processione dello Spirito Santo; gli scopre in quell’oceano di grandezze <strong>per</strong>fezioni<br />

infinite e una infinità di infinite <strong>per</strong>fezioni e misericordie ineffabili e misteri<br />

meravigliosi quale l’Incarnazione, <strong>la</strong> Croce, i Sacramenti e tante altre verità, che ci<br />

rive<strong>la</strong>no i più profondi misteri di Dio.<br />

4 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 33-35.


Il Catechismo quindi, che si fonda tutto intero sul<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> rive<strong>la</strong>ta da Dio al<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa e che in germe tutto si contiene in quell’ordine del divin Maestro agli Apostoli:<br />

andate e ammaestrate tutte le genti, è un libro che supplisce a tutti i libri, a tutta <strong>la</strong><br />

umana sapienza; è il libro dei piccoli non meno che dei grandi, degli idioti, non meno<br />

che dei dotti, il solo libro che conta in tutte le c<strong>la</strong>ssi milioni di credenti, pronti a<br />

difenderlo anche a costo del sangue, <strong>per</strong>ché contenendo tutta <strong>la</strong> dottrina evangelica,<br />

propriamente par<strong>la</strong>ndo, riconosce <strong>per</strong> suo primo autore <strong>la</strong> stessa Incarnata Sapienza.<br />

Non vi ha adunque, dopo <strong>la</strong> santa Scrittura, libro più nobile, né che possa e debba<br />

interessare sì vivamente <strong>la</strong> società quanto il Catechismo cattolico 5 .<br />

“Vera sorgente <strong>del<strong>la</strong></strong> vita cristiana”<br />

La Catechesi non era considerata come una semplice scuo<strong>la</strong> di Religione, ma come una<br />

famiglia, nel<strong>la</strong> quale si crescevano le anime <strong>per</strong> Dio, <strong>per</strong> <strong>la</strong> Chiesa, pel Cielo; un<br />

santuario, un sacro asilo, ove si imparava ad amare <strong>la</strong> fede; un ovile, dove si radunavano<br />

le pecorelle del divin Pastore, affine di ricevere gli alimenti convenienti al<strong>la</strong> debolezza<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> loro età. Lo spirito degli uditori quivi si abituava ai pensieri cristiani, <strong>la</strong> mente<br />

veniva esercitata ad intendere ed a giudicare le cose non più secondo i lumi <strong>del<strong>la</strong></strong> pagana<br />

sapienza, ma secondo i lumi <strong>del<strong>la</strong></strong> fede evangelica; i catechisti si ado<strong>per</strong>avano col<strong>la</strong> più<br />

grande carità ed accordo a formare in quelle anime ancor giovanette nel<strong>la</strong> fede, lo<br />

spirito di Gesù Cristo, anzi Gesù Cristo istesso: Donc formetur Christus in vobis 6 .<br />

“Il frutto del primo Congresso Catechistico in <strong>parte</strong> già ottenuto”<br />

Dirvi, o Confratelli, i sentimenti ond’è compreso l’animo mio in questo momento, non<br />

m’è possibile. Le eloquenti parole che risuonarono fra queste pareti fin dal principio, le<br />

tante belle e confortevoli cose qui udite, le tanto utili propoSte discusse, le tanto care ed<br />

opportune considerazioni pur ora app<strong>la</strong>udite e che furono degno suggello ai nostri<br />

<strong>la</strong>vori, hanno dato pienamente a conoscere quanto sia grande l’amore che arde nei vostri<br />

cuori verso Colui che ha detto — altro non voglio — ignem veni mittere in terram et<br />

quid volo nisi ut accendatur? A Lui <strong>per</strong>tanto, a Lui solo l’onore e <strong>la</strong> gloria, a Lui oggi<br />

l’inno <strong>del<strong>la</strong></strong> lode e del ringraziamento.<br />

Sì, ringraziamolo che ci abbia qui non invano raccolti. Il frutto del primo Congresso<br />

Catechistico si può dire in <strong>parte</strong> già ottenuto. Non poterono infatti i nostri popoli<br />

rimanere indifferenti all’o<strong>per</strong>a nostra.<br />

Gran cosa, s’è udito esc<strong>la</strong>mare testé, gran cosa convien dire che sia cotesto Catechismo<br />

se, unicamente <strong>per</strong> fare che venga meglio conosciuto, si sono qui radunati tanti insigni<br />

<strong>per</strong>sonaggi; se un Principe <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa e dei più illuminati, se tanti Presuli illustri, se<br />

tanti ze<strong>la</strong>nti pastori di anime, se tanti dotti scrittori venuti da ogni <strong>parte</strong> d’Italia, e non<br />

senza sacrifizi e disagi, d’altro non si occuparono in questi giorni che di ravvivarne lo<br />

studio e <strong>la</strong> pratica! Gran cosa <strong>per</strong> cento dev’essere!... E tale riflessione fatta qui, e<br />

sicuramente in tutti i paesi donde veniste, credete voi, Ven. Confratelli, non abbia fatto<br />

del bene? Credete voi non sia germe di buoni e santi propositi <strong>per</strong> l’avvenire? Ma noi<br />

tutti sappiamo che neque qui p<strong>la</strong>ntat est aliud, neque qui rigat, sed qui incrementum<br />

dat, Deus. A lui nuove azioni di grazie 7 .<br />

5 Ibid., pp. 1-3<br />

6 Ibid.,pp. 10-11.<br />

7 Atti e documenti del Prima Congresso Catechistico, Piacenza 1890, pp. 236-237.


“Promovete l’istruzione religiosa con ardore di carità”<br />

Promovete, ve lo raccomandiamo caldissimamente, l’istruzione religiosa, curandone il<br />

rego<strong>la</strong>re andamento con ardore di carità nelle Scuole del Catechismo. Deh! o Venerabili<br />

Parrochi e Sacerdoti, infervorate in quest’o<strong>per</strong>a di Dio, ve ne scongiuriamo, i buoni,<br />

scuotete gl’inerti, rassicurate i timidi, confortate i diligenti. Oh, quanta allegrezza<br />

recherete agli Angioli! quanta edificazione ai fedeli! quanta conso<strong>la</strong>zione al Nostro<br />

cuore paterno, se, raccoltavi intorno un’eletta schiera di giovinetti, le insegnerete, con<br />

quell’affetto che so<strong>la</strong> sa inspirare <strong>la</strong> carità, a conoscere, ad amare, a servire il Signore!<br />

Noi presto ce ne convinceremo, visitando le Scuole del Catechismo con partico<strong>la</strong>re<br />

compiacenza in ogni Parrocchia. Pensate che Noi ci aspettiamo in tale incontro <strong>la</strong> più<br />

cara, <strong>la</strong> più dolce delle Nostre conso<strong>la</strong>zioni e mentre Ci rallegreremo nel Signore con<br />

voi e saremo <strong>la</strong>rghi di encomii <strong>per</strong> i veri Pastori, non potremo certo dissimu<strong>la</strong>re, neanco<br />

in pubblico, il gravissimo Nostro rincrescimento a chi non avesse ancor fatto, <strong>per</strong><br />

quanto gli era possibile, il dover suo, in cosa di tanta necessità 8 .<br />

b) LA NECESSITÀ DEL CATECHISMO<br />

“Istruzione religiosa, o, in altri termini, CatechismoLa<br />

Istruzione adunque, V. F. e F. C., istruzione religiosa; o, in altri termini: Catechismo!<br />

essendo appunto il Catechismo il fondamento di siffatta istruzione.<br />

Potessimo di questo libro farvi apprezzare come si conviene tutta <strong>la</strong> grandezza e<br />

l’importanza, tutta <strong>la</strong> efficacia!<br />

Il Catechismo è il <strong>per</strong>no <strong>del<strong>la</strong></strong> vita cristiana. Esso, <strong>per</strong> usare le belle espressioni di uno<br />

dei più dotti scrittori moderni, è il libro dei libri; e, ancorché abbia apparenza di<br />

libriccino assai umile, pure, se si eccettui <strong>la</strong> Bibbia, sopravanza tutti gli altri. E <strong>la</strong><br />

ragione è, che esso contiene ne’ suoi primi germi <strong>la</strong> profondissima e santissima dottrina<br />

<strong>la</strong>sciata, come il più bello de’ suoi tesori, da Gesù Cristo al<strong>la</strong> Chiesa. Laonde non solo<br />

tutto ciò che insegnano il Papa e i Vescovi oggi, ma ciò che essi insegneranno sempre:<br />

non solo i dommi cristiani, ma <strong>la</strong> teologia, <strong>la</strong> filosofia e <strong>la</strong> letteratura cattolica, sono<br />

frutti di quei germi catechistici, senza i quali non sarebbero venuti mai in luce, e anche<br />

ora da quei germi traggono alimento e vita. Chi dunque voglia conoscere intera <strong>la</strong> bontà<br />

e bellezza del Catechismo cattolico, deve fare come colui che, avendo tra le mani alcuni<br />

semi, non si contenta di gettare un’occhiata sopra di essi, ma ne considera le virtù<br />

nascoste e pensa che quei semi, messi in certe condizioni opportune, s’aprono man<br />

mano in grandi alberi, ricchi di rami, di foglie, di fiori, di frutti.<br />

Il Catechismo! Esaminatelo anche <strong>per</strong> poco, ma attentamente, e vedrete, diremo con<br />

altri, come questo libro ammirabile, questo codice di popo<strong>la</strong>re sapienza, benché piccolo<br />

di mole, contiene da solo ciò che <strong>per</strong> noi è più necessario a sa<strong>per</strong>si, cioè <strong>la</strong> scienza del<br />

nostro destino coi mezzi <strong>per</strong> conseguirlo; si adatta a tutte le età, risponde ai bisogni di<br />

tutte le condizioni e di tutte le intelligenze, scioglie in un modo determinato e sicuro<br />

tutti i problemi <strong>del<strong>la</strong></strong> vita, e basta da solo a formare i buoni cristiani, i virtuosi cittadini.<br />

Con formole chiare, brevi e precise, che via via si svolgono e s’ingrandiscono, esso fa<br />

nascere <strong>la</strong> fede nei piccoli, l’alimenta negli adulti e negli uomini maturi <strong>la</strong> corrobora e <strong>la</strong><br />

fortifica 9 .<br />

8 Per <strong>la</strong> Visita Pastorale, Piacenza 1876, pp. 15-16.<br />

9 Educazione Cristiana, Piacenza 1889, pp. 15-17


“Catechizzate dap<strong>per</strong>tutto e sempre”<br />

La prima Comunione, <strong>la</strong> Cresima, sono le occasioni più ordinarie. Non basta. Dovete<br />

catechizzare i fanciulli nel<strong>la</strong> chiesa, nel<strong>la</strong> casa, nelle vie, nelle scuole, nelle domestiche<br />

conversazioni, nei sermoni, dap<strong>per</strong>tutto e sempre. E non solo i poveri e quei del<br />

contado, benché a costoro dobbiate avere amore partico<strong>la</strong>rissimo, ma anche i nobili e i<br />

borghesi, <strong>per</strong>ciocché tutti sono egualmente figliuoli di Gesù Cristo non v’è ricco o<br />

povero, nobile o plebeo.<br />

Soprattutto <strong>per</strong>ò importa che vinciate un grave pregiudizio, invalso tra molti, che cioè il<br />

Catechismo s’abbia da insegnare soltanto ai fanciulli, quasi che <strong>la</strong> Madre Chiesa, dopo<br />

di averci amorosamente nutriti col <strong>la</strong>tte <strong>del<strong>la</strong></strong> santa Dottrina bambini o pargoli, ci <strong>la</strong>sci<br />

poi a noi stessi. La Chiesa invero non ci <strong>la</strong>scia a noi stessi, neanche una so<strong>la</strong> ora <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

nostra vita, im<strong>per</strong>ocché <strong>la</strong> sua maternità è <strong>per</strong>severante, continua, instancabile. Ogni età<br />

e ogni condizione di vita ha bisogno di speciale e di più <strong>la</strong>rgo cibo di dottrina. Ep<strong>per</strong>ò<br />

catechizzate ancora gli adulti. Il catechismo dev’essere nelle loro mani un’arma potente<br />

<strong>per</strong> vincere le terribili battaglie <strong>del<strong>la</strong></strong> vita; e deve soprattutto insegnare ad essi che<br />

fuggano il peccato, santifichino il dolore nel<strong>la</strong> pazienza, vivano con Gesù Cristo<br />

sempre, imitandone gli esempi, e che pongano infine il cuore nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza <strong>del<strong>la</strong></strong> vita<br />

avvenire. Una istruzione catechista, <strong>la</strong> quale non consegua questi frutti, no, non è degna<br />

di un ministro di Gesù Cristo e <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, ed è anzi morta o quasi morta.<br />

Ma vi hanno anime che richieggono in modo partico<strong>la</strong>re le vostre cure più sollecite e<br />

affettuose e sono, come vi dicemmo altre volte, i sordomuti e le sordomute, che si<br />

trovassero <strong>per</strong> avventura nelle vostre Parrocchie. Deh, che anch’essi <strong>per</strong> o<strong>per</strong>a vostra<br />

giungano ben presto al conoscimento delle verità e possano assidersi rigenerati a questo<br />

festino dello spirito! 10 .<br />

“Educhiamo, educhiamo!”<br />

Educhiamo, educhiamo! Col<strong>la</strong> cristiana educazione noi possiamo tutto; senza di essa<br />

tutto il resto che giova? Se le arti, se le amene lettere, se le umane discipline si vogliono<br />

veder rifiorire, conviene che torni a ravvivarle <strong>la</strong> fede. Se si vuole il vero progresso<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> scienza, conviene che il seme delle celesti dottrine sia sparso a <strong>la</strong>rga mano nel<br />

campo del Signore e che fino dai più teneri anni s’infondano nell’animo dei giovani gli<br />

insegnamenti <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa cattolica. Quanto più i nemici <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione si adoprano a<br />

spargere dottrine, che offuscano <strong>la</strong> mente e corrompono il cuore, tanto maggiore<br />

dev’essere l’impegno de’ genitori e de’ maestri, affinché ai loro figli e ai loro discepoli<br />

sieno insegnate le cattoliche verità. Ad una scienza falsa, nemica <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

stessa ragione, dobbiamo opporre una scienza poggiata sopra saldi, immutabili principii,<br />

conforme al<strong>la</strong> ragione ed al<strong>la</strong> divina rive<strong>la</strong>zione, non potendo mai esser contrari fra loro<br />

i dettami <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e quelli di ragione, essendo Dio degli uni e degli altri supremo<br />

autore. E base di vero sa<strong>per</strong>e è il Catechismo cattolico; non dimenticatelo. S’insegni il<br />

Catechismo dai genitori nelle case, dai sacerdoti nel tempio, dai maestri nelle scuole, e<br />

dal Catechismo apprenderanno i figli a venerare i genitori, che sono immagine del Padre<br />

celeste; dal Catechismo apprenderanno i sudditi a rispettare nei principi l’autorità, che<br />

viene da Dio; dal Catechismo apprenderanno tutti quel<strong>la</strong> carità, che ci fa simili a Dio e<br />

ci rende utili ai nostri fratelli 11 .<br />

10 Ibid., pp. 28-29<br />

11 Ibid., pp. 37-38.


“Ritorni il catechismo nelle scuole e con esso vi ritorni Dio”<br />

Mi sia <strong>per</strong>messo par<strong>la</strong>re con quel<strong>la</strong> libertà che nessuno può contendere ad un Vescovo.<br />

Mi sia <strong>per</strong>messo di fare un voto, anzi di rivolgere a tutti nel nome di Dio, <strong>per</strong> <strong>la</strong> salvezza<br />

delle anime, pel bene <strong>del<strong>la</strong></strong> stessa società civile, una preghiera, che mi sgorga dal fondo<br />

del cuore in questo momento. Ritorni, ritorni <strong>la</strong> Religione, ritorni il sacerdote, ritorni il<br />

Catechismo in tutte le scuole. Vi ritorni non già come un mendico, al quale a stento si<br />

<strong>la</strong>scia valicare <strong>la</strong> soglia di casa, ma come un amico fedele, come un antico benefattore<br />

cacciato in un momento di dispetto e d’ira ingiusta. Ritorni il Catechismo nelle scuole e<br />

con esso vi ritorni Dio. Poiché dove non è Dio, lo si sappia da tutti, non sono che le<br />

tenebre; là dove non è Dio è il buio più fitto quanto ai principii morali 12 .<br />

“Perfezionare le facoltà dell’<strong>uomo</strong> armoniosamente”<br />

L’istruzione, anche del solo intelletto, e l’alfabeto che ne è il primo gradino, è un bene,<br />

un bene da diffondere quanto e più di altri, come sarebbero <strong>per</strong> esempio, <strong>la</strong> salubrità dei<br />

luoghi e l’igiene del corpo umano. È uno svolgimento <strong>del<strong>la</strong></strong> natura umana, anzi uno dei<br />

più nobili svolgimenti, e chi lo avversa è reo di lesa umanità. Ma come tutto ha una<br />

misura, e tutto ha un fine, questa istruzione si proporziona non solo alle varie c<strong>la</strong>ssi<br />

degli uomini, ma deve armonizzarsi con tutte le <strong>per</strong>fezioni, di cui è ciascuno capace. Il<br />

<strong>per</strong>fezionare le facoltà dell’<strong>uomo</strong> armoniosamente si dice educare, e l’educazione<br />

abbraccia il corpo e lo spirito, il cuore, gli affetti, <strong>la</strong> fantasia, <strong>la</strong> volontà insieme con<br />

l’intelletto (...).<br />

Ogni volta, che non si cerca di religiosamente educare nel fanciullo <strong>la</strong> natura e <strong>la</strong> dignità<br />

umana; ogni volta che si trascura di formare in lui l’<strong>uomo</strong> come Dio lo concepì, l’<strong>uomo</strong><br />

come Dio lo ha creato, l’<strong>uomo</strong> come Dio vuole che si formi e si compia; ogni volta che<br />

non si adempiono queste cose, si tradisce, si vio<strong>la</strong> il rispetto che e dovuto al fanciullo ed<br />

al<strong>la</strong> sua grandezza originale. Infatti l’<strong>uomo</strong>, nato essenzialmente imitatore e libero di sé,<br />

ove non sappia quelle grandi verità, che trovano si facile credenza in un cuor retto, che<br />

è, secondo <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> espressione di Tertulliano, naturalmente cristiano, ne sia formato<br />

all’esempio di virtù e di religiosi esercizi, crescerà deforme, qual pianticel<strong>la</strong> selvaggia, e<br />

apportatrice di tristissimi frutti, né a sì grave male si potrà facilmente recare opportuno<br />

rimedio. Il comporre infatti a virtù ed al bene l’animo ancor tenero, è facile cosa, ma<br />

estirpare i vizii cresciuti cogli anni è difficilissima 13 .<br />

“Si sveglino i genitori”<br />

Ma <strong>per</strong>ché tutte le diligenze e industrie dei Parroci e del Ven. Nostro Clero e di tutti i<br />

ven e fervidi O<strong>per</strong>ai <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana, troppo scarso frutto daranno sempre,<br />

finché non si sveglino i genitori ad intendere ed esercitare il loro debito sacrosanto verso<br />

i figliuoli, <strong>per</strong>ciò a loro rivolti, all’orecchio loro intimiamo con quanto abbiamo di forze,<br />

che si riscuotano e si rammentino <strong>la</strong> Strettissima obbligazione che hanno di educare<br />

bene quelle anime, dal<strong>la</strong> Divina Provvidenza a loro affidate, quasi sacri gelosi depositi.<br />

Doce filium tuum, dice lo Spirito Santo (EccI. XXX, 30) e S. Paolo: educate filios<br />

vestros in disciplina Domini (Eph. VI, 4). Ricordino sempre che dal<strong>la</strong> tenera età<br />

principalmente dipende <strong>la</strong> buona o cattiva riuscita dell’<strong>uomo</strong>. Dio ce lo ha assicurato e<br />

12 Discorso <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzione dei premi presso i Fratelli delle Scuole Cristiane (AGS 3018/15).<br />

13 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 42.46.


l’es<strong>per</strong>ienza lo conferma si può dire ogni giorno, che il fanciullo preso che abbia una<br />

strada, non se ne allontanerà nemmeno quando sarà invecchiato (Prov. XVII, 6).<br />

Non siate quindi, o padri e madri, ve ne scongiuriamo <strong>per</strong> le viscere di Gesù Cristo, non<br />

siate di quegli sgraziati genitori più solleciti di educare i proprii figli pei comodi e<br />

vantaggi temporali, e di far loro apprendere cose vane e fors’anche <strong>per</strong>icolose, di quello<br />

che si diano pensiero del loro vero bene spirituale ed eterno, più solleciti di formarli allo<br />

spirito, alle massime, agli usi tutti del mondo, che ai sentimenti di religione, di pietà e di<br />

fede 14 .<br />

“Voi genitori dovete essere i primi Maestri del Catechismo”<br />

I nuovi bisogni dei popoli esigono nuove cure e sollecitudini senza fine <strong>per</strong> trasfondere<br />

lo spirito cristiano nei fanciulli, fortificarne nel bene <strong>la</strong> volontà, illuminarne e volgere a<br />

rettitudine <strong>la</strong> coscienza, nobilitarne i sentimenti, formare, secondo <strong>la</strong> mirabile<br />

espressione dell’Apostolo, Gesù Cristo, nelle anime loro, sublimandole fino a Dio. I<br />

giovanetti sono gli uomini dell’avvenire, entro pochi anni essi saranno i padri, le madri,<br />

gli o<strong>per</strong>ai, i ricchi, i mercanti, i magistrati delle Parrocchie e dell’intera Diocesi;<br />

guadagnarli a Dio, ecco <strong>la</strong> via più breve e più sicura <strong>per</strong> riformar tutto. In tempo di pace<br />

generale e di fede, Parroci buoni, rego<strong>la</strong>ri, di una comune virtù possono bastare, ma ora<br />

che il grido dell’empietà, non più si ode da lungi, ma ci incalza e mena strage, ora che il<br />

furioso uragano freme e scoppia e a guisa di traripante fiumana nel suo impeto minaccia<br />

travolgere e seco trascinare tutte cose, è necessario che l’aposto<strong>la</strong>to <strong>per</strong> l’istruzione<br />

religiosa dell’infanzia, eccitata in altri tempi da Dio, rinasca in tutta <strong>la</strong> sua ampiezza, e<br />

che lo zelo sia pari almeno al<strong>la</strong> malvagità dei tempi.<br />

Ma tutte le diligenze e le cure del Clero cadrebbero in gran <strong>parte</strong> a vuoto se voi non vi<br />

svegliaste, o genitori, ad intendere ed esercitare i vostri doveri verso dei figli, divenuti<br />

in tempi sì tristi doveri esclusivamente <strong>per</strong>sonali. Im<strong>per</strong>ocché a voi non è ignoto che<br />

anche là ove si dovrebbe ammirare <strong>la</strong> gravità e l’assennatezza del pensare, abbondano<br />

uomini leggieri e su<strong>per</strong>ficiali, i quali tutta disprezzando l’antica sapienza degli avi e<br />

calpestando l’istoria e l’es<strong>per</strong>ienza delle generazioni passate, reputano il Catechismo un<br />

nonnul<strong>la</strong>, un vecchio arnese di casa fatto inutile, un impedimento ed un ostacolo al<strong>la</strong><br />

pros<strong>per</strong>ità ed al<strong>la</strong> gloria delle Nazioni; sicché tanti giovani, istruiti forse in altro, o non<br />

lo apprendono come si dovrebbe, o presto, con incredibile insipienza, lo dimenticano e<br />

lo disprezzano. Voi dunque, o Genitori, dovete essere i primi Maestri del Catechismo ai<br />

vostri figli, giacché col vincolo coniugale vi addossaste questa gravissima obbligazione:<br />

voi non siete i loro genitori secondo <strong>la</strong> carne che <strong>per</strong> essere i loro genitori secondo lo<br />

spirito 15 .<br />

14 Premessa al<strong>la</strong> ristampa del Catechismo Diocesano, Piacenza 1881, pp. 10.11.<br />

15 Sull’insegnamento del Catechismo, Piacenza 1876, pp. 18-19.


“Voi padri e madri, avete l’officio e l’obbligo di <strong>parte</strong>cipare l’insegnamento <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Chiesa ai vostri figli”<br />

A voi poi, o Madri, in modo partico<strong>la</strong>re rammenteremo che dovete <strong>la</strong> prima istruzione<br />

religiosa ai vostri figli, i quali, sempre con voi, ascoltano <strong>la</strong> vostra voce, vi credono, vi<br />

obbediscono a preferenza di qualunque altro, a voi che nel<strong>la</strong> qualità esclusiva che<br />

adorna <strong>la</strong> maternità, avete delle risorse che vi rendono atte più che altri a questo<br />

nobilissimo dovere. Quel<strong>la</strong> premura <strong>per</strong>tanto, che voi avete <strong>per</strong>ché non manchi ai vostri<br />

figli l’alimento corporale, dovete usar<strong>la</strong> pel sostentamento <strong>del<strong>la</strong></strong> loro vita spirituale<br />

mediante <strong>la</strong> prima istruzione catechistica. Quelle grandi verità apprese dal materno<br />

<strong>la</strong>bbro non si cancelleranno sì facilmente dal<strong>la</strong> mente e dal cuore dei vostri figli, e voi, o<br />

Madri cristiane, adempiendo a questa <strong>parte</strong> gloriosa dell’aposto<strong>la</strong>to cattolico affidatovi,<br />

avrete ben meritato delle anime e <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa. Scolpite <strong>per</strong>ò bene in mente, o genitori,<br />

che i fanciulli vivono di imitazione e che l’esempio vostro, più che le parole, valgono a<br />

loro vantaggio ed incoraggiamento.<br />

Non vi accontentate adunque di mandare i vostri figli al<strong>la</strong> Dottrina Cristiana, ma<br />

conduceteli voi <strong>per</strong> tempo, siate frequenti voi stessi onde abilitarvi ad istruirli. Sebbene<br />

vi trovaste <strong>per</strong> ventura anche in possesso di tutta <strong>la</strong> scienza <strong>del<strong>la</strong></strong> Fede, pensate che le<br />

verità <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione quanto più si ascoltano e si meditano, tanto più in esse si scuopre<br />

di lume celeste che rischiara e diletta le anime, e che d’altra <strong>parte</strong> dovete ai figli<br />

l’esempio di rispetto, di obbedienza al<strong>la</strong> Chiesa, di religiosità, di cristiana edificazione,<br />

onde prepararli ad un felice avvenire. Sia norma di vostra condotta questo bellissimo<br />

ricordo di S. Agostino: I Sacerdoti hanno l’obbligo e l’officio di insegnare <strong>la</strong> Cristiana<br />

Dottrina a voi, o padri e madri, nel<strong>la</strong> casa di Dio, al<strong>la</strong> quale siete tenuti intervenire, e voi<br />

da <strong>parte</strong> vostra avete l’officio e l’obbligo di <strong>parte</strong>cipare l’insegnamento <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa ai<br />

figli vostri ed a coloro che sono alle vostre cure commessi 16 .<br />

c) LE SCUOLE E I MAESTRI DELLA DOTTRINA CRISTIANA<br />

“Erigiamo in tutta <strong>la</strong> Diocesi le Scuole <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana”<br />

Noi conosciamo, V. F., le gravi difficoltà, le molte fatiche a tal uopo necessarie; ma<br />

nul<strong>la</strong> è impossibile al<strong>la</strong> carità ed allo zelo: essi sono i grandi inspiratori e maestri di ogni<br />

bene. Vi sono Parroci, e Noi ben lo sappiamo, che collocati anche in difficilissime<br />

posizioni, col<strong>la</strong> carità appunto e collo zelo hanno saputo fare quanto vi abbiam detto,<br />

anzi alcuni assai più, istituendo feste ed esami e premii pel Catechismo, chiamando a<br />

brevi spirituali esercizii i giovanetti <strong>del<strong>la</strong></strong> Prima Comunione, a cui danno meritamente<br />

una suprema importanza, istruendo <strong>per</strong> lungo tempo i Maestri e le Maestre, valendosi di<br />

tutto e di tutti <strong>per</strong> promuovere quest’O<strong>per</strong>a del Signore.<br />

Sì, o V. F., col<strong>la</strong> carità e collo zelo si o<strong>per</strong>ano grandi cose, vi diremo con S. Agostino,<br />

senza molta fatica, poiché lo zelo è fecondo, inventivo, paziente infaticabile, <strong>la</strong> carità<br />

non teme le fatiche, anzi le ama e ne è beata: « Ubi amatur non <strong>la</strong>boratur, aut si<br />

<strong>la</strong>boratur, <strong>la</strong>bor amatur; » col<strong>la</strong> carità e collo zelo si pensa a tutto, tutto si tenta e si<br />

continua, succedono industrie ad industrie, alle quali è sostegno e sprone l’infallibile<br />

promessa di Dio: Coloro che ammaestreranno molti nel<strong>la</strong> giustizia, scintilleranno quasi<br />

stelle nel<strong>la</strong> interminabile eternità. (Dan.12)<br />

16 Ibid., pp. 19-21.


Noi quindi richiamiamo in pieno vigore <strong>la</strong> Compagnia e le Scuole <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina<br />

Cristiana, Scuole che istituite già dai Vescovi Nostri Antecessori, ripetutamente rialzate<br />

da Sinodi Diocesani, caddero sì in talune Parrocchie da non restarne quasi indizio che<br />

sieno state erette. Come Vescovo e Pastore destinato dallo Spirito Santo a pascere il<br />

gregge col cibo salutare <strong>del<strong>la</strong></strong> celeste dottrina, ERIGIAMO E DlCHIARIAMO ERETTE<br />

IN TUTTA LA NOSTRA DIOCESI LA COMPAGNIA E LE SCUOLE DELLA<br />

DOTTRINA CRISTIANA, a sgravio di Nostra coscienza, a maggior bene delle anime a<br />

Noi affidate e a maggior gloria di Dio 17 .<br />

“In ogni parrocchia si formeranno quattro c<strong>la</strong>ssi”<br />

In ogni Parrocchia si formeranno quattro C<strong>la</strong>ssi:<br />

La I. a del Piccolo Catechismo:<br />

La II. a <strong>del<strong>la</strong></strong> Prima Comunione:<br />

La III. a del Catechismo grande:<br />

La IV. a degli adulti.<br />

1. Al<strong>la</strong> prima Scuo<strong>la</strong> si ascriveranno i più piccoli fanciulletti che devono apprendere<br />

le principali verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, e nelle Parrocchie popolose, questa C<strong>la</strong>sse potrà<br />

essere suddivisa secondo il numero dei Maestri che si hanno e dei giovinetti che vi<br />

intervengono.<br />

L’istruire a <strong>parte</strong> quelli che si preparano <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima Confessione, è cosa ottima,<br />

giacché sull’animo dei fanciulli fa sempre grande e salutare impressione l’essere<br />

separati dagli altri <strong>per</strong> uno scopo religioso e santo.<br />

2. Al<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> Prima Comunione saranno ascritti i fanciulli e le fanciulle che<br />

entro l’anno devono ammettersi al<strong>la</strong> mensa Eucaristica. Quanto all’età, seguendo<br />

<strong>la</strong> Dottrina di S. Carlo, potranno essere accettati quelli che hanno circa dieci anni.<br />

San Alfonso De Liguori scrive così: La Comunione Pasquale deve farsi prendere<br />

dai figliuoli nell’età, ordinariamente, dei nove o dieci anni, al di più di dodici.<br />

Un anno intero, ed anche due pei meno capaci, di speciale istruzione e di ansiosa<br />

aspettazione, non è soverchio, anzi necessario e di sommo vantaggio.<br />

3. La terza Scuo<strong>la</strong> servirà <strong>per</strong> quelli e <strong>per</strong> quelle che vennero di già ammessi al<strong>la</strong><br />

Prima Comunione. In questa Scuo<strong>la</strong>, che potrà essere suddivisa in varie C<strong>la</strong>ssi<br />

secondo il bisogno, è uopo completare l’insegnamento religioso con una<br />

esposizione chiara, nobile, dignitosa, sempre facile e piana; con istruzione soda,<br />

ben preparata, che convinca, sviluppi e fortifichi <strong>la</strong> fede, che formi di ogni<br />

giovinetto un cristiano di retti giudizii, franco, che trovi nel<strong>la</strong> sua fede non<br />

impressioni passaggiere, ma profonde di virtù, di sante abitudini, che sappia<br />

resistere ai venti furiosi che f<strong>la</strong>gelleranno <strong>la</strong> sua credenza, ai marosi che le<br />

ruggiranno intorno.<br />

4. Al<strong>la</strong> quarta C<strong>la</strong>sse ap<strong>parte</strong>rranno infine gli adulti. E’ questa <strong>la</strong> C<strong>la</strong>sse fatta<br />

ordinariamente al popolo prima <strong>del<strong>la</strong></strong> dottrina spiegata del <strong>per</strong>gamo. Molti Sinodi<br />

provinciali e Diocesani ordinano che anche i Sacerdoti, che attendono a questa<br />

istruzione debbano leggere le domande e le risposte del Catechismo, spiegandole<br />

col<strong>la</strong> massima semplicità e riguardo alle parole e riguardo al senso. Lo scopo di<br />

tale istruzione, come di questa C<strong>la</strong>sse, si è di rendere capaci i genitori, ed in<br />

generale gli adulti, ad intendere e spiegare esattamente lo stesso Catechismo ai<br />

loro figli. E’ sì importante <strong>per</strong> l’avvenire religioso delle famiglie che un tale scopo<br />

17 Ibid., pp. 24-25


venga raggiunto, che Noi confidiamo che tutti, anche i Sacerdoti e Parroci, che<br />

fanno <strong>la</strong> quarta C<strong>la</strong>sse, vi si atterranno pel maggior vantaggio dell’istruzione 18 .<br />

“Chi non arde di questo fuoco celeste non può dirsi veramente cristiano”<br />

Chi ha fede, chi vive di fede, non solo ama Dio, ma sentesi spinto a farlo amare anche<br />

dagli altri, ché l’amore non si adatta mai all’indifferenza. Di qui quel<strong>la</strong> febbre dei santi<br />

di tutto sacrificansi <strong>per</strong> <strong>la</strong> salvezza delle anime. Di qui quei prodigi di carità e di zelo<br />

che leggiamo nelle loro storie e che formano l’ammirazione dei secoli. Lo zelo <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

gloria di Dio li consumava, ne li <strong>la</strong>sciava mai riposare un istante. Chi non arde di questo<br />

fuoco celeste, no, non può dirsi veramente cristiano, veramente cattolico. Vero cristiano<br />

e cattolico è colui che non dice solo cole <strong>la</strong>bbra ogni giorno: Signore, venga il tuo<br />

regno; ma che studia tutti i modi, ado<strong>per</strong>a tutti i mezzi, impiega tutte le sue forze,<br />

<strong>per</strong>ché questo regno sempre più si di<strong>la</strong>ti e si renda stabile sul<strong>la</strong> terra. Vero cristiano e<br />

cattolico è colui che ha fame e sete <strong>del<strong>la</strong></strong> giustizia, che cerca di far<strong>la</strong> e conoscere ed<br />

amare dagli altri, col promuovere specialmente l’istruzione religiosa e coll’applicarvisi<br />

egli stesso 19 .<br />

“Gesù Cristo l’eterno modello”<br />

L’amore ineffabile e le tenerissime sollecitudini di Gesù Cristo verso i fanciulli sono <strong>la</strong><br />

gloria e l’eterna benedizione dell’infanzia cristiana, sicché il Maestro del Catechismo<br />

non può né deve avere altro esemp<strong>la</strong>re diverso da Colui, che ha catechizzato tutta <strong>la</strong><br />

terra. I più grandi Maestri del Catechismo, i più <strong>per</strong>fetti, non furono tali, se non <strong>per</strong>ché<br />

ricopiarono in se stessi, e più degli altri, l’immagine di questo divino modello (...).<br />

Accendete in voi adunque, o Maestri del Catechismo, il sacro fuoco d’amore che ardeva<br />

nel cuore di Gesù <strong>per</strong> <strong>la</strong> fanciullezza, e siate <strong>per</strong>suasi che non sarete mai degni del<br />

vostro ministero, se non amerete Gesù Cristo e in Gesù Cristo quelle giovani pecorelle<br />

del suo mistico gregge (...).<br />

Ma Gesù Cristo deve essere adorato non solo come modello del modo, col quale<br />

devonsi trattare i giovinetti, ma anche del modo di istruirli. Il metodo ado<strong>per</strong>ato da<br />

Gesù Cristo nell’insegnare è divino, e quindi il più conveniente ai fanciulli.<br />

Dalle pagine immortali del Vangelo appare che Gesù Cristo istruiva con tutta l’autorità,<br />

ma nello stesso tempo co<strong>la</strong> massima semplicità. Egli si vale di esempi, di brani di storia,<br />

propone parabole, similitudini. Gesù interroga, si <strong>la</strong>scia interrogane, dà schiarimenti,<br />

brevissime risposte. Nel tempio, sulle rive del Giordano, sopra una barca, seduto in<br />

cima al monte inculca con famigliari istruzioni le più profonde verità dogmatiche e<br />

morali, interrompe sovente i suoi sermoni, e chiede soavemente: avete capito quanto vi<br />

spiego? Intellexistis haec omnia? Ora comincia con una interrogazione, e <strong>per</strong> imprimere<br />

più vivamente nello spirito <strong>la</strong> verità impegna dialoghi animati cogli uditori (...).<br />

Il Vangelo si può dire il libro del Catechismo di Gesù Cristo Nostro Signore, ed ogni<br />

istruzione è divinamente <strong>la</strong>rga, soda, magnifica, semplicissima; essa riempie di luce<br />

celeste, scuote, commuove, trascina con tutta <strong>la</strong> pienezza <strong>del<strong>la</strong></strong> verità, dell’autorità; essa<br />

sarà eterno ed adorabile modello dell’insegnamento cristiano, come Gesù Cristo e<br />

l’eterno ed adorabile modello <strong>del<strong>la</strong></strong> carità e <strong>del<strong>la</strong></strong> santa tenerezza, che il Maestro del<br />

Catechismo deve professare <strong>per</strong> l’infanzia 20 .<br />

18 Ibid., pp.47-49<br />

19 Ai Maestri e alle Maestre delle Scuole Catechistiche, Piacenza 1877, p. 33.<br />

20 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 95-102.


“La scuo<strong>la</strong> del Catechismo non si limita ad insegnare, ma educa nel<strong>la</strong> fede”<br />

La scuo<strong>la</strong> del Catechismo non si limita ad insegnare ai fanciulli le verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, ma<br />

educa i fanciulli stessi nel<strong>la</strong> fede; non insegna soltanto il Cristianesimo ai fanciulli, ma<br />

educa i fanciulli nel Cristianesimo. Non bisogna solo istruire, ma educare; non coltivare<br />

e sviluppare solo <strong>la</strong> mente, ma il cuore. Il Catechista, appel<strong>la</strong>to da S. Paolo non tanto<br />

pedagogo ma padre, deve allevare <strong>per</strong> Dio, <strong>per</strong> <strong>la</strong> Chiesa, pel Cielo quei teneri alunni,<br />

formando in loro l’intelligenza, il cuore, il carattere, <strong>la</strong> coscienza cristiana colle<br />

esortazioni, cogli esempi, colle pratiche, coi religiosi esercizii 21 .<br />

. Non si tratta già solo di far apprendere ai fanciulletti le principali verità <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, ma<br />

di formare e di sviluppare in essi <strong>la</strong> coscienza ed il sentimento cristiano; si tratta di<br />

prepararli alle grandi pratiche religiose, a ricevere i Sacramenti <strong>del<strong>la</strong></strong> Penitenza e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Cresima; si tratta di avvezzarli a par<strong>la</strong>re il linguaggio <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, a temere, a s<strong>per</strong>are in<br />

Dio 22 .<br />

Non basta <strong>per</strong>tanto l’istruire, è mestieri che questo Catechismo di <strong>per</strong>severanza dia una<br />

vera e forte educazione cristiana, che sia non solo una buona scuo<strong>la</strong> di religioso<br />

insegnamento, ma bensì una grande istituzione religiosa; che non solo insegni ed<br />

inculchi i principii <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, ma li insinui nel cuore, li faccia entrare nelle quotidiane<br />

abitudini <strong>del<strong>la</strong></strong> vita 23 .<br />

“Ado<strong>per</strong>ino i Maestri lo zelo partico<strong>la</strong>rmente”<br />

S. Bernardo vuole che lo zelo verace sia infiammato dal<strong>la</strong> carità, informato dal<strong>la</strong><br />

scienza, reso invincibile dal<strong>la</strong> costanza, circospetto nel<strong>la</strong> scelta dei mezzi, fervido ed<br />

invitto nel ridurli al<strong>la</strong> pratica attuazione. Quando il Maestro è fornito di tale zelo, egli<br />

non si attiene ad alcuna condotta partico<strong>la</strong>re. Egli è calmo, rigoroso, pieghevole,<br />

coraggioso, facile, purché salvi le anime. Tale zelo tutto insegna <strong>per</strong> crescere al<strong>la</strong> vera<br />

pietà le anime dei fanciulli e distoglierli dalle gioie menzognere e strepitose del mondo.<br />

Ado<strong>per</strong>ino i Maestri lo zelo partico<strong>la</strong>rmente, così S. Carlo, in cercare di mantenere e di<br />

accrescere ogni giorno un’o<strong>per</strong>a di tanta importanza, il che faranno, se con diligenza e<br />

prontezza procurerà ciascuno di far bene l’ufficio suo, non risparmiando a fatica veruna,<br />

che vedrà esser <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> necessaria 24 .<br />

“Unire all’insegnamento una soda pietà”<br />

Ma, <strong>per</strong>ché l’insegnamento del Catechismo produca frutti ubertosi, è uopo che sia<br />

impartito con singo<strong>la</strong>re pietà, giacché non a chi pianta, né chi irriga, ma è Dio che dà il<br />

necessario incremento. La grazia, è vero, non distrugge, ma <strong>per</strong>feziona <strong>la</strong> natura, non<br />

esclude, ma suppone le umane industrie, a quel modo istesso che <strong>la</strong> forma suppone <strong>la</strong><br />

materia; nondimeno è sempre <strong>la</strong> grazia divina che irrora e feconda le fatiche del<br />

Catechista, il quale <strong>per</strong>ciò deve unire all’insegnamento una soda pietà, affine di<br />

chiamare sopra di sé de’ suoi alunni le più elette benedizioni celesti 25 .<br />

21 Ibid., p.71.<br />

22 Ibid., p. 129.<br />

23 Ibid., p. 142.<br />

24 Ibid., p. 86.<br />

25 Ibid., p. 93.


Pregate adunque, o Maestri del Catechismo, e Colui, che è ricco in misericordia, vi<br />

esaudirà al di là dei vostri voti; pregate con pietà: è questa <strong>la</strong> vita dei santi, <strong>la</strong> vita<br />

nascosta con Gesù Cristo in Dio; col<strong>la</strong> pietà e col<strong>la</strong> preghiera diventerete ancor voi<br />

colonne <strong>del<strong>la</strong></strong> casa di Dio, delizia <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, salvezza dei fanciulli, che troveranno in<br />

voi il più forte sostegno, <strong>la</strong> luce più viva 26 .<br />

“Capiscano i vostri allievi che voi li amate”<br />

Conoscano i vostri piccoli allievi che voi li amate; che se vi affaticate, vi affaticate<br />

unicamente pel loro bene, e allora essi riceveranno volentieri anche i vostri<br />

ammonimenti e volentieri vi ascolteranno. Persuadetevi: i fanciulli han bisogno, più che<br />

altro, <strong>del<strong>la</strong></strong> tenerezza, ma <strong>del<strong>la</strong></strong> tenerezza <strong>del<strong>la</strong></strong> pietà. Lungi <strong>per</strong>tanto da voi quel fare<br />

aspro e severo, quel tono di voce im<strong>per</strong>ioso che tanto li disgusta 27 .<br />

Sia compagna al Maestro del Catechismo una grande dolcezza di modi che non pieghi e<br />

non degeneri in mollezza, che si converta talvolta in una prudente severità, ma non<br />

giunga a durezza. La è tal via di mezzo difficile a conseguirsi, ma pure <strong>la</strong> si può<br />

raggiungere, quando si pensa agli immensi vantaggi, dei quali è nobile sorgente 28 .<br />

I Maestri devono sempre aver presente che l’indulgenza coi fanciulli e sempre più<br />

giusta del soverchio rigore, che non devono pretendere troppo, che vi ê una sobria<br />

<strong>per</strong>fezione, difficilissima ad aversi, ma senza <strong>la</strong> quale tutte le regole, anche le più sagge,<br />

valgono a poco, che infine <strong>la</strong> natura del fanciullo, più cattivo in su<strong>per</strong>ficie che in fondo<br />

al cuore, bisogna indirizzar<strong>la</strong>, aiutar<strong>la</strong>, non mai violentar<strong>la</strong>, tendendo con forza al fine,<br />

ma disponendo ogni cosa con soavità 29 .<br />

Estenderanno <strong>la</strong> loro carità anche fuori <strong>del<strong>la</strong></strong> scuo<strong>la</strong>, sorvegliando <strong>la</strong> condotta dei loro<br />

discepoli, memori che sono anime le quali costano il sangue di Gesù Cristo e che con<br />

poca fatica possono formare al<strong>la</strong> vita cristiana, con immenso vantaggio delle famiglie,<br />

preparando a se stessi una corona di gloria. Avviseranno i genitori sul contegno,<br />

profitto, e intorno alle mancanze dei loro discepoli, mostrando a ogni occasione zelo<br />

prudente e caritatevole interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> buona riuscita dei giovanetti 30 .<br />

“È più facile formare un oratore valente che un buon Catechista”<br />

È più facile, si suol dire, formare un oratore valente che un buon Catechista, e <strong>per</strong>ciò<br />

non incresca al parroco o a chi ne fa le veci, di chiamarsi intorno i maestri del<br />

Catechismo, e leggere egli stesso qualche lezione, spiegando il significato di ciascuna<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong> (...). Ne deve accontentarsi di far ciò qualche volta, ma deve continuare <strong>per</strong> mesi<br />

e anni sino a che il metodo d’insegnamento sia penetrato e ben conosciuto 31 .<br />

“Reputo <strong>la</strong> Catechetica una delle scienze più necessarie”<br />

Fare il Catechismo ai fanciulli si piglia ordinariamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> cosa più facile del mondo:<br />

tutt’altro! Certo far ripetere pappagallescamente <strong>la</strong> dottrina del Catechismo <strong>la</strong> è cosa<br />

facilissima, ma <strong>la</strong> scienza e l’arte del catechizzare! ma <strong>la</strong> dottrina del Catechismo far<strong>la</strong><br />

26<br />

Ibid., pp. 85-86.<br />

27<br />

Ai Maestri e alle Maestre delle Scuole Catechistiche, Piacenza 1877, pp. 23-24.<br />

28<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 88-89.<br />

29<br />

Ibid., p. 127.<br />

30<br />

Sull’insegnamento del Catechismo, Piacenza 1876, p. 46.<br />

31<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, p. 103.


intendere ai fanciulli, sminuzzar<strong>la</strong>, adattar<strong>la</strong> a quelle piccole menti, render<strong>la</strong> insomma<br />

<strong>la</strong>tte ai pargoli! hoc opus hic Iabon. Si richiede <strong>per</strong> riuscirvi studio, diligenza, fatica e<br />

un buon corredo di cognizioni. Io <strong>per</strong> me reputo <strong>la</strong> Catechetica una delle scienze più<br />

necessarie agli ecclesiastici, <strong>per</strong>ché il catechizzare è una delle principali funzioni del<br />

sacro ministero.<br />

Che voglio dedurne da tutto questo? Quello che fu accennato ieri mattina dal mio<br />

Ven.mo Confratello di Ventimiglia, che cioè a mettere in favore l’insegnamento del<br />

Catechismo e assicurare quei frutti più abbondanti che richieggono i presenti bisogni del<br />

popolo cristiano, è indispensabile una scuo<strong>la</strong> di buoni catechisti (...).<br />

Vi sono scuole destinate a formare i maestri e le maestre elementari; e <strong>per</strong>ché non potrà,<br />

anzi non dovrà esservene una destinata ad allevare e formare i maestri <strong>del<strong>la</strong></strong> più sublime<br />

delle scienze, come <strong>del<strong>la</strong></strong> più difficile delle arti, qual e questa di insegnare il<br />

Catechismo?<br />

Ed è appunto sul<strong>la</strong> istituzione di una scuo<strong>la</strong> di Catechetica, che verte <strong>la</strong> mia prima<br />

proposta 32 .<br />

“Una grande Associazione di Catechisti”<br />

Tra le vane proposte, una io intendo di fame, che non sarebbe altro fuorché l’attuazione<br />

del pensiero tanto sapientemente e opportunamente esposto da Vostra Santità nel<strong>la</strong> memoranda<br />

Enciclica “Humanum Genus” e che purtroppo finora fu <strong>la</strong>sciato lettera morta.<br />

L’attuazione cioè di una grande Associazione in Italia di Catechisti, <strong>la</strong> quale avesse <strong>per</strong><br />

iscopo di caldeggiare l’istruzione religiosa nelle parrocchie, nelle famiglie, nelle scuole,<br />

che si ado<strong>per</strong>asse <strong>per</strong> raccogliere offerte, <strong>per</strong> istituire le feste del Catechismo, <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Prima Comunione, <strong>per</strong> distribuire premi, in una <strong>paro<strong>la</strong></strong>, <strong>per</strong> contrapporre un argine al<strong>la</strong><br />

massoneria im<strong>per</strong>ante (...). Senza dubbio questa Associazione prenderebbe subito<br />

grande s<strong>la</strong>ncio, qualora nell’imminente Congresso io potessi annunziare che Voi,<br />

Beatissimo Padre, ne avete non solo benedetta l’idea, ma incoraggiata efficacemente<br />

l’attuazione. Oh, se potessi chiudere il Congresso con questa semplice notizia: il nostro<br />

grande e generoso Pontefice Leone XIII offre, come base di questa Associazione, <strong>la</strong><br />

somma di centomi<strong>la</strong> lire! 33 .<br />

d) LA PEDAGOGIA CATECHISTICA<br />

“La cognizione e l’amore di Gesù Salvatore deve occupare il primo posto”<br />

La cognizione e l’amore di Gesù Salvatore deve occupare assolutamente il primo posto<br />

nello spirito del cristiano, <strong>per</strong>ciò bisogna trasfondergliene una grande idea sino dal<strong>la</strong><br />

prima età, inspirandogliene il più tenero amore, <strong>la</strong> più grande confidenza, <strong>la</strong> più viva ed<br />

efficace devozione 34 .<br />

Chi insegna <strong>per</strong>tanto il Catechismo non deve mai dimenticare che tutta l’istruzione<br />

religiosa ha <strong>per</strong> iscopo di far conoscere Iddio e Gesù Cristo, <strong>la</strong> quale cognizione, come è<br />

Scritto nel Vangelo, e <strong>la</strong> vita eterna 35 .<br />

32 Atti e documenti del Primo Congresso Catechistico, Piacenza 1890, p. 187. II “Ven.mo Confratello<br />

di Ventimiglia” è il Servo di Dio Mons. Tommaso dei Marchesi Reggio.<br />

33 Lett. a Leone XIII, 12.9.1889 (ASV-SS, Rub. 12/1889, pp. 242-243).<br />

34 Piccolo Catechismo proposto agli asili d’infanzia, Como 1875, p. 34.<br />

35 Ibid., p. 14.


Oltre <strong>la</strong> <strong>parte</strong> del Catechismo assegnata a ciascuna c<strong>la</strong>sse, si mettano continuamente<br />

Sotto gli occhi dei giovanetti Gesù Cristo, <strong>la</strong> Chiesa, il suo Capo augusto. Gesù Cristo<br />

autore e consumatore <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra Fede, centro <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione, nostra unica s<strong>per</strong>anza, e<br />

ciò che Egli è, e come Dio, e come <strong>uomo</strong>: <strong>la</strong> Chiesa, immaco<strong>la</strong>ta sua sposa, colonna e<br />

fondamento di ogni vera, madre di tutti i fedeli, fuori <strong>del<strong>la</strong></strong> quale non vi è salute; il<br />

supremo Pastore, il Vescovo dei Vescovi, l’infallibile Maestro di verità, il Papa, devono<br />

formare oggetto <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, <strong>del<strong>la</strong></strong> scienza, del più affettuoso e profondo rispetto dei<br />

fanciulli. La fede <strong>del<strong>la</strong></strong> generazione crescente e minacciata in mille modi rispetto a<br />

questi punti; è necessario <strong>per</strong>tanto crescer<strong>la</strong> soda, forte, illuminata; una fede senza serio<br />

fondamento, una pietà di abitudine e di sentimento mal potrebbe resistere al torrente<br />

degli errori, che al presente sconvolgono <strong>la</strong> società cristiana 36 .<br />

“Il Catechismo sia compreso nel significato di ogni sua <strong>paro<strong>la</strong></strong> e nell’insieme delle<br />

verità”<br />

Il maestro soprattutto sia chiaro. «Chi ama davvero l’evidenza, così S. Agostino, non si<br />

cura di andare in traccia di belle parole, né di ciò, che riesca ben detto, ma piuttosto di<br />

ciò, che ben esprima e dichiari quello, che intende di esporre. Quindi, disse bene un<br />

cotale, trovasi in questo modo di esprimersi una certa diligente trascuratezza.»<br />

I fanciulli infatti non le intendono quelle parole, e se vengono avvezzati a proferirle<br />

materialmente, non ne trarranno vantaggio alcuno. E necessario adunque spiegare col<strong>la</strong><br />

maggior semplicità e famigliarità, con nozioni e figure sensibili tutte e ciascuna <strong>paro<strong>la</strong></strong><br />

del Catechismo, affine di rendere capaci quei giovani intelletti di apprendere le auguste<br />

verità dogmatiche e morali <strong>del<strong>la</strong></strong> fede. È frequente il caso di udire giovanetti recitar<br />

francamente a memoria ciò, che non intendono; colpa dei maestri, che suppongono in<br />

essi soverchia facilità d’intendere le parole e le espressioni catechistiche.<br />

Spiegato quindi il valore di ogni <strong>paro<strong>la</strong></strong>, il maestro riprenda da capo, sviluppando il<br />

senso e <strong>la</strong> forza <strong>del<strong>la</strong></strong> risposta, riproponendo sotto varii aspetti <strong>la</strong> cosa, sbagliando talora<br />

a bel<strong>la</strong> posta le risposte, <strong>per</strong> <strong>la</strong>sciare ai fanciulli il vivo piacere <strong>del<strong>la</strong></strong> correzione,<br />

dispensando opportunatamente lodi e rimproveri, tenendo desta l’attenzione finché<br />

quel<strong>la</strong> <strong>parte</strong> di Catechismo sia compresa nel significato di ogni sua <strong>paro<strong>la</strong></strong> e nell’insieme<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> verità augusta che significa (...).<br />

«Il Catechista non si inoltri di più senza che prima abbia conosciuto dal tono <strong>del<strong>la</strong></strong> voce,<br />

dal<strong>la</strong> gaiezza dello sguardo dei fanciulli, che furono colpiti dal<strong>la</strong> verità proposta»<br />

Quando si par<strong>la</strong> ai fanciulli, quando essi rispondono, è uopo studiarne i sentimenti,<br />

l’atteggiamento, l’aria del loro volto. Si direbbe che gl’interni loro sensi tutti traboccano<br />

- all’esterno, e avidi di sa<strong>per</strong>e, così S. Agostino, dimostrano con segni, quando hanno<br />

inteso. Il maestro, che non si attiene a questa rego<strong>la</strong> tradirebbe il proprio mandato con<br />

grande danno dei giovanetti a lui affidati. Si guardi <strong>per</strong>ciò il maestro di non annoiarsi;<br />

né di stancarsi dal ripetere, senza fretta di avanzare, memore del gran detto di S.<br />

Agostino: «è tanta <strong>la</strong> profondità <strong>del<strong>la</strong></strong> Dottrina Cristiana, che se dal<strong>la</strong> fanciullezza sino<br />

all’età decrepita non avessi studiato altro con tutto comodo, con sommo studio, con<br />

migliore ingegno, avrei ogni giorno fatto in essa maggior progresso 37 .<br />

La loro capacità è assai limitata, <strong>la</strong> memoria, <strong>la</strong> riflessione, l’intelligenza, non sono<br />

esercitate, il loro linguaggio è poverissimo e le risposte del Catechismo Diocesano<br />

spesse volte sono di troppo complesse <strong>per</strong> loro che abbisognano, dire coll’Apostolo, di<br />

<strong>la</strong>tte, non di solido cibo, cioè di una istruzione espressa con parole e frasi semplicissime,<br />

36 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, p. 111.<br />

37 Ibid., pp. 105-109.


che non su<strong>per</strong>ino <strong>la</strong> loro infantile portata. Ordinariamente quindi negli asili si fa uso di<br />

alcune domande e risposte stralciate dal Piccolo Catechismo che non costituiscono<br />

punto un insegnamento graduale, né sì intimamente collegato da sviluppare nell’animo<br />

del bambino il germe <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e <strong>del<strong>la</strong></strong> vita cristiana, inserita in lui dal<strong>la</strong> grazia<br />

battesimale 38<br />

“Renderlo quasi incancel<strong>la</strong>bile”<br />

Ciascun alunno abbia il Catechismo proprio <strong>del<strong>la</strong></strong> C<strong>la</strong>sse, a cui appartiene, ed il maestro<br />

glielo faccia studiare il più precisamente che sia possibile (...).<br />

Un’importante verità è racchiusa in ciascuna delle sue formule; le parole e le frasi sono<br />

talmente ponderate che lo scambio con altre può talvolta alterare <strong>la</strong> sostanza delle cose<br />

(...). Di qui l’importanza di assegnare festa <strong>per</strong> festa una lezione breve, ma da impararsi<br />

e recitarsi sempre al<strong>la</strong> lettera, non <strong>per</strong>mettendo mai al fanciullo di mutar neppure una<br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong>, neppure una sil<strong>la</strong>ba (...).<br />

Un tale studio imprime si fortemente nel<strong>la</strong> memoria il testo del Catechismo da renderlo<br />

quasi incancel<strong>la</strong>bile con immenso profitto delle anime, le quali, anche nei loro traviamenti,<br />

ne troveranno sempre nel loro spirito quasi indelebili le formole a rimprovero ed<br />

a condanna. Si sono veduti degli uomini, i quali avevano <strong>per</strong>duta <strong>la</strong> Fede, erano passati<br />

<strong>per</strong> tutte le fasi dell’incredulità, i quali tornando a Dio, dopo quaranta o cinquanta anni<br />

di vita irreligiosissima, si ricordavano di tutte le risposte del Catechismo con grande<br />

loro conso<strong>la</strong>zione e vantaggio 39 .<br />

“L’immaginazione venga in soccorso dell’intelletto”<br />

Bisogna ado<strong>per</strong>arsi <strong>per</strong>ché l’immaginazione venga in soccorso dell’intelletto, col porre<br />

innanzi immagini, che spieghino le verità del Catechismo. Il libro <strong>del<strong>la</strong></strong> natura, diceva S.<br />

Francesco di Sales, è atto <strong>per</strong> le similitudini, <strong>per</strong> le comparazioni, <strong>per</strong> i paragoni e <strong>per</strong><br />

altre mille cose. Gli antichi Padri ne sono ripieni, e le Sante Scritture ne hanno<br />

continuamente. Il Santo non si limitava a dar precetti, ma quando insegnava il<br />

Catechismo, usava di molte e sorprendenti immagini, fiorivano sulle sue <strong>la</strong>bbra le più<br />

adatte comparazioni. Segua il maestro questo nobilissimo modello e l’o<strong>per</strong>a sua sarà<br />

feconda di frutti assai rilevanti 40 .<br />

Tenga <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> maestra ben presente l’avvertenza di non insinuare nell’animo dei<br />

fanciulli a riguardo del Paradiso e dell’Inferno idee troppo materiali, inesatte o false allo<br />

scopo di fare impressione sul loro animo. Nell’insegnamento religioso bisogna sempre<br />

attenersi a ciò che insegna <strong>la</strong> fede e non <strong>la</strong>sciarsi portare dal<strong>la</strong> fantasia, neppure <strong>per</strong><br />

motivo di bene. Un’idea materiale può fare viva impressione infatti nei bambini, ma<br />

cresciuti in età ne conoscono <strong>la</strong> falsità ed insieme coll’idea falsa troppo facilmente<br />

disprezzano e rigettano anche le più sacre verità 41 .<br />

Usino i maestri, <strong>per</strong> quanto è possibile, dei racconti; pare che essi rendano più lunga<br />

l’istruzione, ma invece l’accorciano di molto, e le tolgono l’aridità (...). Iddio, che<br />

conosce appieno lo spirito dell’<strong>uomo</strong> da Lui creato, ha sistemato <strong>la</strong> Religione in fatti<br />

38<br />

Piccolo Catechismo proposto agli asili d’infanzia, Como 1875, p. 8.<br />

39<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 104-105.<br />

40<br />

Ibid., pp.110-111.<br />

41<br />

Piccolo Catechismo proposto agli asili d’infanzia, Como 1875, p. 22.


popo<strong>la</strong>ri, i quali non aggravano, ma aiutano i semplici a concepirne ed a ritenerne i<br />

misteri 42 .<br />

“Sensi e spirito, tutto il fanciullo si occupi di ciò che studia”<br />

La maestra tenga sempre presente questa osservazione:<br />

Nell’istruzione religiosa anche <strong>del<strong>la</strong></strong> prima fanciullezza, non si deve separare dal<strong>la</strong><br />

mente il cuore e <strong>la</strong> volontà, ma tutto lo spirito, cioè mente e cuore e volontà si devono<br />

informare al vero e al bene, che ci presenta <strong>la</strong> fede cristiana. Si valga insomma di ogni<br />

occasione, anche <strong>del<strong>la</strong></strong> ricreazione, dei fiori, di tutto, <strong>per</strong> far ammirare ai bambini <strong>la</strong><br />

grandezza, <strong>la</strong> bontà, <strong>la</strong> <strong>per</strong>fezione di Dio, e <strong>per</strong> coltivare il senso di Dio che gli è stato<br />

comunicato nel Santo Battesimo, quel germe divino <strong>del<strong>la</strong></strong> grazia battesimale inserito<br />

nell’animo <strong>per</strong> portare il suo frutto 43 .<br />

Si risvegli nei giovanetti l’entusiasmo del sentimento, si tocchino soavemente tutte le<br />

corde del cuore, si usufruttino tutte le loro buone qualità, <strong>per</strong>ché abbiano a concepire<br />

idee amabili, gioconde, pietosamente belle <strong>del<strong>la</strong></strong> loro Religione, che li renda felici e lieti<br />

nel<strong>la</strong> semplicità <strong>del<strong>la</strong></strong> loro fede. A rallegrare l’animo dei fanciulli e rendere cara <strong>la</strong><br />

Religione giova moltissimo il canto 44 .<br />

Si valga delle tavole, delle quali sono forniti gli asili, che rappresentano il Cielo e <strong>la</strong><br />

Terra, <strong>per</strong> far comprendere in qualche modo <strong>la</strong> grandezza e le leggi dell’universo, e<br />

riempire l’animo dei bambini di meraviglia e di stupore 45 .<br />

La passione e morte di Gesù Cristo deve essere raccontata spesso ai fanciulli (...). Per<br />

imprimere sempre più vivamente nei cuori questi misteri, si giovi <strong>la</strong> maestra<br />

dell’immagine del Crocifisso e di altre re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> passione, che una costante<br />

es<strong>per</strong>ienza insegna giovar moltissimo nell’istruzione religiosa <strong>del<strong>la</strong></strong> fanciullezza 46 .<br />

“Prudenza e pazienza”<br />

La prudenza, questa preziosa virtù, deve insegnare ai Maestri il modo di contenersi coi<br />

vari caratteri e colle svaniate indoli dei fanciulli. Usi prudenza nel riprendere a tempo e<br />

coi debiti modi i fanciulli dissipati, orgogliosi, immodesti, <strong>per</strong> far sentire loro il bisogno<br />

di essere savii ed attenti. Usi prudenza nel sostenere con affetto i primi sforzi, che il fanciullo<br />

fa contro se stesso <strong>per</strong> emendansi (...). Usi gran prudenza nel non <strong>per</strong>mettersi<br />

azione alcuna che non sia buona, e non presenti da nessun <strong>la</strong>to ombra di male 47 .<br />

Abbiate adunque molta pazienza, o Maestri, accumu<strong>la</strong>te nel<strong>la</strong> memoria del fanciullo<br />

buone idee; verrà tempo che esse si riordineranno da sé medesime. Abbiate molta<br />

pazienza nel sopportare i naturali vivaci, irrequieti, impetuosi 48 .<br />

Se non si usa massima parsimonia e caute<strong>la</strong> nei castighi, è troppo facile far nascere<br />

nell’animo dei giovanetti noia, diSgusto, avversione al catechista, al Catechismo e al<strong>la</strong><br />

stessa Religione. La storia registra dei nomi, che suonano incredulità e cinismo, i quali<br />

confessarono d’aver incominciato <strong>la</strong> funestissima lor disposizione all’empietà nel<strong>la</strong><br />

fanciullezza, quando vennero, nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del Catechismo, troppo severamente puniti.<br />

42<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, p. 109.<br />

43<br />

Piccolo Catechismo proposto agli asili d’infanzia, Como 1875, p. 14.<br />

44<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 12-113.<br />

45<br />

Piccolo Catechismo proposto agli asili d’infanzia, Como 1875, p. 37.<br />

46<br />

Ibid., p.37.<br />

47<br />

Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, p. 91.<br />

48 Ibid., p. 88


Da quel giorno pendettero ogni piacere, ogni affetto <strong>per</strong> tale istruzione, e fatti padroni di<br />

se stessi, non vollero più sentirne par<strong>la</strong>re (...).<br />

Le punizioni sono necessarie, ma occorre osservare con un sapiente educatore, che <strong>la</strong><br />

gioia e <strong>la</strong> confidenza devono essere <strong>la</strong> disposizione ordinaria dei fanciulli, altrimenti si<br />

rimpicciolisce il loro spirito, si abbatte il loro coraggio; se sono vispi si irritano, se sono<br />

calmi, diventano quasi fatui. Il castigo rigoroso è quel rimedio violento delle ma<strong>la</strong>ttie<br />

estreme, che purga, ma altera l’organismo e lo frustra 49 .<br />

“Una forma che attiri e conquisti”<br />

Far<strong>la</strong> conoscere questa Religione in tutta <strong>la</strong> sua natia bellezza e far<strong>la</strong> conoscere<br />

soprattutto al<strong>la</strong> gioventù studiosa (...): porgerle l’insegnamento religioso in modo più<br />

adatto ai bisogni dell’ora presente, in una forma che attiri e conquisti e, come si esprime<br />

benissimo un illustre oratore, in un ambiente, se pur si voglia, che non sia il tempio e<br />

che pure continui l’o<strong>per</strong>a del tempio. A provvedere a straordinarie necessità è inutile<br />

<strong>per</strong>derci in vane discussioni, occorrono mezzi fuor dell’usato 50 .<br />

E necessario scolpire nell’animo dei giovani i dettati <strong>del<strong>la</strong></strong> fede, premunirli contro i<br />

maestri d’empietà, che non mancano in nessun luogo, mostrar loro nello stesso tempo<br />

tutta l’indegnità, <strong>la</strong> follia, <strong>la</strong> miseria degli uomini increduli; ma non già a modo di<br />

polemica, bensì con esposizione chiara, nobile, dignitosa, con istruzione catechistica<br />

soda, ben preparata, che convinca, sviluppi, illumini, fortifichi <strong>la</strong> fede, <strong>la</strong> quale, fondata<br />

in questo caso, come dice il Vangelo, non sull’arena, ma sul<strong>la</strong> noccia, resisterà<br />

vittoriosa contro ogni assalto dei nemici 51 .<br />

“Istruite con affetto”<br />

Si tratta di alimentare <strong>la</strong> vita, non già materiale, ma spirituale dei fanciulli col pane<br />

dell’istruzione religiosa. Dovete ben <strong>per</strong>suadervi, Fratelli carissimi, non esservi forse<br />

oggidì o<strong>per</strong>a di questa più santa e più gradita al Signore, più necessaria e più utile al<br />

civile consorzio, più conso<strong>la</strong>nte e più meritoria <strong>per</strong> voi medesimi. Con ogni<br />

sollecitudine rischiarate le menti, combattete l’ignoranza, distruggete i pregiudizi, fate<br />

conoscere ed amare <strong>la</strong> Religione, cominciando appunto dal<strong>la</strong> tenera infanzia.<br />

I fanciulli, vi diremo colle parole così piene di saggezza e così pratiche d’un eminente<br />

Vescovo italiano, i fanciulli accoglieteli con amore e con dolcezza paterna quando<br />

vengono a voi, e se non vengono, a somiglianza del divino Pastore domandate di loro,<br />

cercateli <strong>per</strong> le vie e <strong>per</strong> le piazze; stimo<strong>la</strong>te l’inerzia e <strong>la</strong> trascuratezza dei genitori;<br />

instate presso di loro, pregateli affinché mandino al<strong>la</strong> dottrina i loro figliuoli. Lungi i<br />

castighi ed i rimproveri; lungi i modi duri ed aspri, che li allontanerebbero da voi; fatevi<br />

fanciulli voi pure, se è necessario <strong>per</strong> guadagnarli a Gesù Cristo; dissimu<strong>la</strong>te <strong>la</strong> loro<br />

leggerezza e <strong>la</strong> loro indocilità; compatite <strong>la</strong> loro rozzezza e <strong>la</strong> loro lentezza in<br />

apprendere ciò che insegnate: non mostratevi giammai stanchi od annoiati di loro; con<br />

una carità senza limiti, continua, ingegnosa, paziente, benigna, che tutto soffre, che tutto<br />

s<strong>per</strong>a, bisogna supplire al difetto de’ mezzi e a quel manco di autorità, che il tempo e gli<br />

uomini ci hanno tolta. In una <strong>paro<strong>la</strong></strong>, non datevi pace insino a che le Domeniche e le<br />

Feste non vedrete intorno a voi <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> corona di tutti i fanciulli <strong>del<strong>la</strong></strong> Parrocchia. Nelle<br />

istruzioni siate brevi, chiari e semplici; i vostri modi siano amabili ed insinuanti:<br />

49 Ibid., p. 124.<br />

50 Scuo<strong>la</strong> di Catechismo <strong>per</strong> <strong>la</strong> gioventù studiosa, Piacenza 1890, pp. 6-7.<br />

51 Il Catechismo Cattolico, Piacenza 1877, pp. 141-142.


tem<strong>per</strong>ati l’aridità dell’insegnamento, frammezzando racconti ameni e morali, onde<br />

mescere il dolce all’utile, e invogliarli ad essere assidui alle vostre istruzioni. Dove i<br />

parrochi non abbiano coadiutori, o questi non siano atti, si rivolgano ad alcuni buoni<br />

<strong>la</strong>ici, ad alcune pie donne, <strong>per</strong>ché li aiutino, raccolgano e conducano al<strong>la</strong> chiesa i<br />

fanciulli e le fanciulle e mantengano il necessario silenzio.<br />

Istruite, istruite i figliuoli che <strong>la</strong> Chiesa vi ha affidati e sia un’istruzione educatrice <strong>la</strong><br />

vostra; poiché, e qui ponete ben mente, a nul<strong>la</strong> di bene tornerebbe un suono di <strong>la</strong>bbro<br />

vanitoso e sterile, se quel<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> non <strong>la</strong> convertite in un sentimento. Istruite con affetto<br />

e carità e istruite sempre 52 .<br />

e) UN CATECHISMO PER TUTTI<br />

“Un codice <strong>del<strong>la</strong></strong> fede uguale <strong>per</strong> tutti”<br />

Oggi più che mai, sì pel numero delle vie, che <strong>per</strong> <strong>la</strong> varietà e facilità dei trasporti, le<br />

nazioni più dissociabili e lontane si sono strette fra loro e avvicinate, si sono, <strong>per</strong> così<br />

dire, mesco<strong>la</strong>te insieme e molti, <strong>per</strong> mancanza di <strong>la</strong>voro, o <strong>per</strong> desiderio di arricchire, o<br />

anche solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza di miglior fortuna, si recano di città in città, di provincia in<br />

provincia, di regno in regno, senza aver mai alcuna stabile dimora. Non mai, come oggi,<br />

fu sì grande il numero delle emigrazioni e degli emigrati. Che ne viene <strong>per</strong>ciò? Ne viene<br />

purtroppo che i fanciulli, nell’animo dei quali e sì necessario gettare <strong>per</strong> tempo i semi<br />

delle cristiane virtù, costretti a seguire <strong>la</strong> sorte dei loro parenti, restano privi ben spesso<br />

di quel<strong>la</strong> religiosa educazione che si apprende fra le domestiche mura e assai<br />

difficilmente nelle cose dell’anima vengono istruiti.<br />

Si ponga mente difatto. O essi emigrano dal paese natio ad altro paese di lingua diversa,<br />

il che non raro avviene oggigiorno, e allora doppia difficoltà. La prima dal<strong>la</strong> differenza<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> lingua; <strong>la</strong> seconda dal<strong>la</strong> non uniformità, almeno quanto al senso ovvio, <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

dottrina da imparansi. Oppure, come accade, si può dire, quotidianamente, fanno essi<br />

passaggio da una in altra Diocesi, dove il linguaggio è lo stesso, e allora chi non vede a<br />

qual confusione, qual turbamento debba l’intelletto loro ancor debole andar soggetto <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> diversità del testo?<br />

Ben è veno che una stessa cosa può esprimersi in diversa maniera, intatta rimanendone<br />

<strong>la</strong> sostanza, ma ciò non arrivano ad intendere i fanciulli e le <strong>per</strong>sone più rozze.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza dimostra infatti che meccanica più che altro è <strong>la</strong> loro memona, sicché nel<strong>la</strong><br />

loro mente, non sono già le cose che chiamino i nomi, ma sono piuttosto i nomi che<br />

suggeniscono le cose; anzi vediamo che quando si mutano le parole vengono a mutare<br />

<strong>per</strong> essi anche le cose, non sapendo, <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro semplicità, dal<strong>la</strong> sostanza distinguere gli<br />

accidenti. Ove ascoltino <strong>per</strong>tanto una stessa dottrina, ma esposta sotto forma diversa da<br />

quel<strong>la</strong> già da essi appresa, credono s’insegni loro una dottrina pure diversa. La<br />

confusione quindi, <strong>la</strong> noia e l’idea di nuova fatica li disanima, li avvilisce e il ritrae<br />

infine dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del Catechismo, con <strong>per</strong>icolo manifesto d’ignorarlo <strong>per</strong> sempre.<br />

Di qui altresì <strong>la</strong> difficoltà <strong>per</strong> <strong>parte</strong> di chi deve insegnarlo, sia <strong>per</strong>ché, ove sono fanciulli<br />

di altra Diocesi, deve vincere cotesta loro ripugnanza e premunirli contro lo scandalo<br />

che potrebbero prendere, al sentirsi esporre una dottrina, secondo essi, totalmente<br />

diversa; sia <strong>per</strong>ché e necessario ripigliar da capo l’insegnamento catechistico a loro<br />

riguardo, non senza grave fatica e <strong>per</strong>dita di tempo, e con danno degli altri fanciulli.<br />

52 Educazione cristiana, Piacenza 1889, pp. 26-27.


Aggiungasi che tante volte questo tempo e questa fatica sono tempo e fatica gettati,<br />

mentre vi sono fanciulli i quali, dovendo seguire, come è detto, <strong>la</strong> sorte dei loro genitori,<br />

dopo poco tempo e nel meglio dell’o<strong>per</strong>a sono costretti a troncar<strong>la</strong> <strong>per</strong> passare ad altre<br />

province dove il testo varia di nuovo e dove <strong>per</strong>ciò e necessario andar incontro a difficoltà<br />

nuove sempre maggiori.<br />

Infine sappiamo tutti quanto <strong>la</strong> retta intelligenza dei divini misteri dipenda dal<strong>la</strong> scelta<br />

accurata delle parole. Lasciata <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> varietà dei Catechismi, nul<strong>la</strong> più facile ad<br />

avvenire, in progresso di tempo, che <strong>la</strong> fede del popolo cristiano, ora specialmente che e<br />

dovunque insidiata, ne soffra. E allora domandiamo noi, che sarà <strong>del<strong>la</strong></strong> novel<strong>la</strong><br />

generazione, fin da ora sì male avviata e sì poco addentro nelle cose dell’anima e di<br />

Dio?<br />

Tali sono, a parer nostro, i principali inconvenienti che dal<strong>la</strong> varietà e molteplicità dei<br />

catechismi derivano, inconvenienti <strong>per</strong> altro che presto verrebbero tolti, ove unico ed<br />

uniforme fosse il catechismo <strong>per</strong> tutto l’Orbe cattolico.<br />

Che anzi chi può dine quali e quanti vantaggi ne ritrarrebbe <strong>la</strong> Chiesa? Tre nondimeno<br />

ci sembrano manifesti: l’integrità, vale a dine, <strong>del<strong>la</strong></strong> dottrina cattolica; l’unità più salda e<br />

più estesa di tutti i fedeli tra di loro; un più sensibile attaccamento e una devozione<br />

sempre maggiore verso quell’Apostolica Sede donde si di<strong>parte</strong> e si diffonde <strong>la</strong> luce fino<br />

agli estremi confini <strong>del<strong>la</strong></strong> terra, e donde <strong>la</strong> carità, che è vincolo di <strong>per</strong>fezione, e<br />

l’infallibile Magistero che ci governa sempre emanarono.<br />

Cento un codice <strong>del<strong>la</strong></strong> fede uguale <strong>per</strong> tutti, al quali si aggiungessero <strong>per</strong> tutti le stesse<br />

preghiere tanto mattutine che ves<strong>per</strong>tine, specialmente riguardo agli atti di fede,<br />

s<strong>per</strong>anza, carità e contrizione, più gli atti da farsi da ogni fedele prima e dopo <strong>la</strong> SS.<br />

Comunione, un codice tale approvato, promulgato e stabilito dal Capo supremo e<br />

universale <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, sarebbe un Codice prezioso e ammirabile, non solo, ma ben<br />

anche terribile ai nemici <strong>del<strong>la</strong></strong> fede.<br />

Noi <strong>per</strong>ciò affrettiamo coi voti quel giorno in cui, ristabilita <strong>la</strong> pace, possa il Regnante<br />

Pontefice dar mano ad un’o<strong>per</strong>a tanto salutare. Oh, quanto godremmo che d’una gloria<br />

sì bel<strong>la</strong> andasse ricco il Pontificato già sì glorioso di Leone XIII 53 .<br />

53 “Necessità di un Catechismo unico e universale”, minuta del 1889 (AGS 3018/14).


3. I SORDOMUTI<br />

Un apostolo <strong>del<strong>la</strong></strong> Paro<strong>la</strong> e del Catechismo non poteva rimanere indifferente al dramma di<br />

chi non ha il dono <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> e non può comunicare con gli altri <strong>per</strong> mezzo di questo<br />

“vincolo meraviglioso”.<br />

Il sordomuto è tra i più poveri e infelici fra gli uomini: orfano in famiglia, solitario in<br />

mezzo al<strong>la</strong> gente, escluso dal consorzio umano, un esiliato in patria. La fede e <strong>la</strong> carità<br />

impongono non solo di assisterlo, ma di riammetterlo nel consorzio civile ed ecclesiale,<br />

con un’istruzione che gli consenta di comunicare con gli uomini e, attraverso <strong>la</strong><br />

mediazione umana, con Dio. I sacerdoti devono essere “lingua <strong>del<strong>la</strong></strong> loro mutolezza e<br />

orecchio <strong>del<strong>la</strong></strong> loro sordità”. Chiesa e società devono rendere “par<strong>la</strong>nti” i sordomuti.<br />

L’Apostolo del Catechismo, cioè <strong>del<strong>la</strong></strong> comunicazione <strong>del<strong>la</strong></strong> fede mediante un linguaggio<br />

comprensibile è assimi<strong>la</strong>bile, si fa apostolo dei sordomuti <strong>per</strong> ristabilire l’essenziale<br />

comunicazione umana del linguaggio, e apostolo degli emigrati, <strong>per</strong> ristabilire <strong>la</strong><br />

comunicazione dell’<strong>uomo</strong>, iso<strong>la</strong>to dall’emigrazione, con <strong>la</strong> società e <strong>la</strong> Chiesa. Un’unica<br />

ispirazione lo guida: “Andate e insegnate”; <strong>per</strong> un unico obiettivo <strong>la</strong>vora: <strong>la</strong> comunione<br />

degli uomini tra loro e con Dio.<br />

“Si diede principio ad una famiglia di sordomute”<br />

Era <strong>la</strong> vigilia di quel giorno ch’io dovevo venire a prender possesso di questa cara<br />

Diocesi e congedarmi definitivamente dal<strong>la</strong> dolce patria mia. Come potevo dimenticare<br />

le povere sordo-mute che avevano formato <strong>per</strong> vanii anni l’oggetto delle mie<br />

sollecitudini e del mio sacro ministero? Mi recavo infatti da loro <strong>per</strong> esortarle un’ultima<br />

volta, <strong>per</strong> raccomandarle di presenza al<strong>la</strong> divina bontà e impartir loro <strong>la</strong> mia benedizione.<br />

Dirvi le scene di quell’addio non m’è possibile. Il sordo-muto istruito sente una<br />

gratitudine vivissima, immensa, im<strong>per</strong>itura <strong>per</strong> tutti coloro che gli usano carità. Quelle<br />

buone figlie erano avvezze a considerare in me <strong>la</strong> loro guida spirituale, il loro catechista,<br />

il padre delle anime loro, uno dei loro proteggitori, e dopo avermi espressi i loro<br />

sentimenti squisitamente sublimi, terminavano un loro indirizzo così: Noi siamo<br />

oppresse <strong>per</strong> <strong>la</strong> voStra <strong>parte</strong>nza da una tristezza mortale, ma essa si cangerà tosto in<br />

vivissima gioia se ci prometterete di caldeggiare nel<strong>la</strong> vostra Diocesi l’istruzione delle<br />

nostre sorelle di sventura. Lo promisi e partii commosso, risoluto di ado<strong>per</strong>armi con<br />

tutte le forze a fine di mantenere <strong>la</strong> data <strong>paro<strong>la</strong></strong>.<br />

Poneva quest’o<strong>per</strong>a sotto <strong>la</strong> protezione di Maria SS. e nel giorno sacro al<strong>la</strong> sua Natività<br />

1880, dirigevo, come sapete, al clero e popolo <strong>del<strong>la</strong></strong> città e diocesi un appello <strong>per</strong>ché dai<br />

figli venisse qualche aiuto. La <strong>paro<strong>la</strong></strong> del pastone, benedetta da Dio, sortì, almeno in<br />

<strong>parte</strong>, il desiderato effetto. Un benefico <strong>uomo</strong> morendo imponeva al<strong>la</strong> moglie sua unica<br />

erede di consegnarmi una somma <strong>per</strong> l’esecuzione di parecchie sue benefiche<br />

disposizioni, tra le quali non ultima quel<strong>la</strong> dei sordo-muti. Fu così che mi tornarono<br />

possibili e l’acquisto di questa casa e le spese non lievi <strong>per</strong> l’impianto di siffatto istituto.<br />

Sia dunque benedetta <strong>la</strong> soave memoria del pio popo<strong>la</strong>no Giuseppe Rossetti!<br />

Qui vennero tosto chiamate da varie parti <strong>del<strong>la</strong></strong> Diocesi le sordo-mute già adulte né più<br />

capaci di istruzione completa. Si procurò di insegnar loro almeno le cose necessarie <strong>per</strong><br />

poterle ammettere ai SS. Sacramenti, rimandarle, dopo alcuni mesi, alle loro case<br />

rispettive, se con vero frutto non oserei affermarlo. Dio avrà tenuto conto del nostro e<br />

del loro buon desiderio.<br />

Qui si die’ principio ad una famiglia di Sordomute che hanno compIto l’istruzione, né<br />

sanno spesse volte ove appoggiarsi, una specie di patronato. Esse vivono insieme,<br />

mezzo religiose, pregando e guadagnandosi il vitto con <strong>la</strong>vori, di Chiesa specialmente.


Qui si incominciò <strong>la</strong> istruzione rego<strong>la</strong>re delle fanciulle di istruzione capaci, del profitto<br />

delle quali, o Signori, sarete ora testimoni. Questo loro profitto che io conosco già in<br />

<strong>parte</strong>, se da un <strong>la</strong>to mi rallegra dall’altro mi fa sanguinare il cuore pensando che nel<strong>la</strong><br />

vastissima diocesi sono circa duecento i sordo-muti, come risulta da una statistica da me<br />

ordinata, <strong>la</strong> maggior <strong>parte</strong> dei quali cresciuti senza istruzione di Sorta.<br />

Terminerò quindi esprimendo <strong>la</strong> mia gratitudine e ammirazione verso queste buone<br />

religiose che nell’ampiezza <strong>del<strong>la</strong></strong> loro carità sarebbero disposte ad accoglierli tutti, e<br />

rinnovando il voto che fra le molte pie istituzioni onde va ricca <strong>la</strong> città nostra quel<strong>la</strong><br />

pure possa pros<strong>per</strong>are dei poveri sordo-muti, sicché Piacenza non abbia più ad invidiare,<br />

anche <strong>per</strong> questo, tante altre città italiane e straniere, ove già i sordo-muti d’ambo i sessi<br />

sono felicemente educati e restituiti alle famiglie quali membri affatto rinciviliti, al<strong>la</strong><br />

società quali utili cittadini, al<strong>la</strong> Chiesa quali figli devoti, a Dio quali fedeli adoratori 1 .<br />

“Non c’è sventura pari a quel<strong>la</strong> del sordomuto”<br />

Non vi è sul<strong>la</strong> terra sventura, pari al<strong>la</strong> sventura del povero Sordomuto. Fornito di quelle<br />

facoltà, di cui fu <strong>la</strong>rga ad ogni <strong>uomo</strong> <strong>la</strong> Provvidenza Divina, egli è privo di quell’organo<br />

meraviglioso, <strong>per</strong> cui scendono all’anima le soavi armonie, si svolgono le affezioni più<br />

care <strong>del<strong>la</strong></strong> famiglia, si nutrono i sentimenti più elevati <strong>del<strong>la</strong></strong> fede e si aprono, <strong>per</strong> così<br />

dire, le porte di quel santuario, in cui <strong>la</strong> coscienza domina sovrana.<br />

La <strong>paro<strong>la</strong></strong>, questa potenza concreata al pensiero e rive<strong>la</strong>trice di mondi ideali, questo<br />

vincolo misterioso, che congiunge al<strong>la</strong> fisica <strong>la</strong> morale natura, che unisce intelletto ad<br />

intelletto e cuore a cuore, va bensì a <strong>per</strong>cuotere l’orecchio di lui, ma senza effetto di<br />

sorta, come il dardo <strong>la</strong>nciato nel marmo.<br />

Cresce egli <strong>per</strong>tanto, cotesto innocente figlio <strong>del<strong>la</strong></strong> sventura, in mezzo al<strong>la</strong> società, ma<br />

straniero quasi al<strong>la</strong> medesima. Il tesoro delle cognizioni comuni, delle quali a tutti e<br />

dato potersi arricchire, <strong>per</strong> lui sta rinchiuso; tace <strong>per</strong> lui l’es<strong>per</strong>ienza dei secoli andati, e<br />

il patrimonio delle sue cognizioni è ristretto a quel pochissimo, di che i propri bisogni,<br />

<strong>la</strong> propria riflessione, <strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza propria hanno potuto ammaestrarlo, simile in ciò al<br />

selvaggio <strong>del<strong>la</strong></strong> foresta che nul<strong>la</strong> intende di quanto vedesi attorno.<br />

Anzi, a ben riflettere, se <strong>la</strong> condizione del Sordo-muto s’agguaglia pienamente a quel<strong>la</strong><br />

del selvaggio rispetto all’ignoranza dell’intelletto, essa le è di molto inferiore rispetto<br />

alle amarezze del cuore.<br />

Fu detto che <strong>la</strong> fame <strong>del<strong>la</strong></strong> verità non è meno prepotente di quel<strong>la</strong> del pare quotidiano, ed<br />

e così veramente. Siane prova il fanciullo dotato <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong>, che mai non rifinisce<br />

d’interrogarvi ora sopra di una cosa, ora sopra di un’altra, e s’indispettisce e mena<br />

strepito e piange, se subito non venga appagato.<br />

Quale <strong>per</strong>tanto non deve essere il tormento del Sordomuto, che sente dentro <strong>la</strong> stessa<br />

fame di sa<strong>per</strong>e e si vede privo <strong>per</strong>sino del beneficio di interrogare! Vede gli altri discorrere<br />

fra loro, e, a seconda dei loro discorsi, comporre il volto a riso, a pianto, a<br />

meraviglia, ed egli non può in guisa alcuna scoprirne <strong>la</strong> causa. Arde del desiderio di<br />

comprendere e di essere compreso, e non può nemmeno aver modo di far conoscene<br />

questo suo desiderio! Forza è quindi si trovi, ben vedete, in uno stato di continua<br />

amarezza, di violenza dolorosa, ed ahi, quanto dolorosa! O voi, che amate trattenervi<br />

sovente in dolci colloqui coi vostri simili, immaginate quale <strong>per</strong> voi sarebbe quel giorno<br />

in cui foste <strong>per</strong> sempre condannati ad un ferreo silenzio! Eppure non è questa che una<br />

delle pene cui è soggetto il Sordo-muto <strong>per</strong> tutto il corso di sua mortale carriera 2 .<br />

1 Discorso <strong>per</strong> il saggio annuale delle sordomute, 27.7.1885 (AGS 3018/17).<br />

2 Intorno all’istruzione dei sordo-muti, Piacenza 1880, pp. 5-7.


“Un solitario in mezzo agli uomini”<br />

Se <strong>per</strong> tutti il Sordo-muto, senza istruzione, è un essere ragionevole che non ragiona, un<br />

orfanello iso<strong>la</strong>to in famiglia, un solitario in mezzo agli uomini, un selvaggio nel<strong>la</strong> civile<br />

società; nel<strong>la</strong> Chiesa di Dio, <strong>per</strong> noi, e soprattutto un’anima digiuna del pare di vita, un<br />

infedele quanto al<strong>la</strong> fede attuale, un ignorante di tutte le verità rive<strong>la</strong>te, di tutte, anche<br />

delle più elementari, necessarie a sa<strong>per</strong>si di necessità di mezzo. Oh, in questo punto di<br />

vista, non è a dire, il bisogno del Sordo-muto si fa estremo e il re<strong>la</strong>tivo provvedimento<br />

assume <strong>per</strong> noi il carattere non di semplice o<strong>per</strong>a di beneficenza e di umanità, ma di<br />

religione altresì e di giustizia.<br />

Non ha il Sordo-muto cognizione alcuna di Dio, né delle cose di Dio! Se a tal<br />

cognizione infatti non arrivano i fanciulli dotati <strong>del<strong>la</strong></strong> facoltà di udire, ove manchino<br />

dell’istruzione opportuna; Se, pur troppo, vediamo sovente fanciulli i quali, trascurando<br />

lo studio catechistico, non sanno Ie principali verità <strong>del<strong>la</strong></strong> religione, anche dopo che<br />

hanno Sentito tante volte par<strong>la</strong>rne; come credere che possa giungere a conoscerle il<br />

Sordo-muto, destituito com’è di ogni mezzo, iso<strong>la</strong>to in grembo al<strong>la</strong> famiglia e al<strong>la</strong><br />

società, col<strong>la</strong> notte profonda che regna nel suo intelletto e col silenzio sepolcrale che lo<br />

circonda?(...).<br />

II mondo naturale non sarà altro <strong>per</strong> lui che un mistero, né altro <strong>per</strong> lui che un mistero<br />

sarà <strong>la</strong> vita dell’<strong>uomo</strong>. Il terribile assalto infatti del dolore, le <strong>la</strong>crime <strong>del<strong>la</strong></strong> virtù,<br />

l’ipocrisia del vizio, i precetti del dovere, <strong>la</strong> potenza del pentimento, <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza del<br />

<strong>per</strong>dono, il sublime delle affezioni, il sacrifizio delle passioni, il martirio <strong>del<strong>la</strong></strong> povertà, i<br />

contrasti delle false amicizie, le ingiuste <strong>per</strong>secuzioni non si spiegano senza Dio. E che<br />

mai sarebbe <strong>per</strong> noi il giorno dell’ultimo addio, se il raggio <strong>del<strong>la</strong></strong> immortalità non<br />

rischiarasse <strong>la</strong> tomba? No, non v’è che <strong>la</strong> Religione <strong>la</strong> quale conforti l’<strong>uomo</strong> nelle<br />

durissime prove. Ma <strong>la</strong> Religione, voi sapete, e rive<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione e <strong>paro<strong>la</strong></strong>;<br />

poiché <strong>la</strong> intelligenza divina non può comunicarsi al<strong>la</strong> umana se non col mezzo <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

<strong>paro<strong>la</strong></strong>, cioè con <strong>la</strong> più puma e <strong>la</strong> meno materiale delle forme analoghe al<strong>la</strong> condizione<br />

dell’<strong>uomo</strong>. E noi ascoltiamo questa <strong>paro<strong>la</strong></strong>, <strong>la</strong> quale chiama beati i poveri, i <strong>per</strong>seguitati,<br />

coloro che piangono, assicurando loro il regno dei cieli, e l’anima nostra si conforta in<br />

Dio suo Signore. Noi ascoltiamo questa <strong>paro<strong>la</strong></strong> in ogni circostanza, in ogni tempo, in<br />

ogni luogo, sul letto <strong>per</strong>fino dell’agonia, e il nostro cuore si apre al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza delle<br />

gioie future. Ma pel misero Sordo-muto non è così. Esso non pur, come noi, collegare il<br />

presente coll’avvenire, il visibile coll’invisibile, <strong>la</strong> natura co<strong>la</strong> grazia. Egli trovasi<br />

esposto a continue illusioni, privo d’ogni conforto, condannato a vivere in questo esiglio<br />

senza direzione, senza s<strong>per</strong>anza, senza amore. Dispetto, odio, me<strong>la</strong>nconia, abbandono,<br />

pianto, livore, sono quindi <strong>la</strong> sua porzione quaggiù.<br />

Egli è condannato da chi, potendo farro religiosamente istruire, non lo fa <strong>per</strong> indolenza<br />

o <strong>per</strong> mal inteso risparmio 3 .<br />

“La società non può ricusargli il beneficio dell’istruzione”<br />

Mentre <strong>per</strong> legge si vuole obbligatoria l’istruzione del popolo, affinché <strong>la</strong> luce del vero<br />

si diffonda e penetri anche nel<strong>la</strong> officina del povero e dell’artigiano; mentre tanto si<br />

esige <strong>per</strong> tute<strong>la</strong>re il diritto che ha ciascuno di godere di tutti quei preziosi vantaggi, che<br />

sono procurati dalle condizioni sociali, come potrebbe esserne escluso il Sordo-muto?<br />

3 Ibid.,pp.8-12.


Non entra forse anch’egli nel novero degli uomini e dei cittadini? Non ha egli anzi<br />

maggior diritto al<strong>la</strong> compassione fraterna e al<strong>la</strong> sociale attenzione, appunto <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />

sventura lo ha più crudelmente colpito? No, né <strong>la</strong> Società può ricusargli il benefizio<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> istruzione, avendo <strong>la</strong> Provvidenza ispirato al genio dell’<strong>uomo</strong> i mezzi atti a<br />

dissiparne <strong>la</strong> ignoranza; né deve ricusarglielo, avendo essa grave obbligo di render atti i<br />

suoi membri a coo<strong>per</strong>are al miglioramento comune. È debito dunque dei Municipii,<br />

delle Province e di chiunque presieda al<strong>la</strong> pubblica cosa, di procurare, con ogni<br />

premura, l’educazione del Sordo-muto, soccorrendolo, non con una sterile compassione,<br />

bensì con amore o<strong>per</strong>oso ed efficace, che valga a restituirgli i privilegi dell’<strong>uomo</strong>, a<br />

farlo entrare nel civile consorzio, a renderlo utile al<strong>la</strong> religione non meno che al<strong>la</strong><br />

patria 4 .<br />

“Una storia pietosa”<br />

La storia pietosa di questi nobili giovanetti sordo-muti mi venne spesse volte in mente<br />

nell’anno 1879. In quel rigidissimo inverno, <strong>per</strong>duto in mezzo alle campagne in quel di<br />

Carpaneto ed al<strong>la</strong> neve, quasi spento dal freddo, venne trovato un giovare sordo-muto.<br />

Condotto in città, dopo le cure ai piedi ed alle mani ge<strong>la</strong>te, non sapendo l’autorità ove<br />

collocarlo, lo pose, sapete dove? in prigione, ove rimase <strong>per</strong> qualche mese. Un<br />

magistrato d’allora, letta <strong>la</strong> mia Pastorale intorno ai sordomuti, venne tosto a<br />

raccontarmi il caso ed a chiedermi se potessi provvedere. Sì, Signore, risposi, lo terrò<br />

con me in casa e con me lo tenni <strong>per</strong> qualche tempo. Egli non sapeva nul<strong>la</strong>, non capiva<br />

nul<strong>la</strong>, era di una certa età e poco suscettibile di istruzione, e poco vantaggio ritrasse dal<br />

poco tempo che io potevo spendere <strong>per</strong> dirozzarlo. Per quante indagini si sieno fatte,<br />

nul<strong>la</strong>, non si poté sa<strong>per</strong> nul<strong>la</strong>. Povera madre che die’ vita a questo infelice, che da certi<br />

indizi non mi sembrava di bassa origine, povera madre che forse moriva presagendo le<br />

sventure e <strong>la</strong> fine miseranda del figliuolo e portava seco nel<strong>la</strong> tomba un dolore più fiero<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> monte. Voi che siete madri, mi comprendete. Era italiano? era forestiero? Quale<br />

mistero si nascondeva in quel fatto! poveretto, se fosse stato istruito, se avesse potuto<br />

par<strong>la</strong>re: una <strong>paro<strong>la</strong></strong> so<strong>la</strong> avrebbe sve<strong>la</strong>to chi sa quale mistero d’iniquità; ma morì, senza<br />

poter<strong>la</strong> profferire! 5 .<br />

“Non si ama senza conoscere”<br />

Dal <strong>la</strong>to religioso il sordo-muto non istruito è privo di ogni conforto. L’<strong>uomo</strong> è<br />

religioso, come è <strong>per</strong>fettibile, e questi due grandi concetti procedono con mirabile<br />

accordo e l’uno conferma l’altro. Il che manifesta <strong>la</strong> ragione, <strong>per</strong> cui l’<strong>uomo</strong> divien tanto<br />

più religioso, quanto maggiormente si <strong>per</strong>feziona, e tanto più si <strong>per</strong>feziona quanto più<br />

divien religioso (...).<br />

Eccovi una famiglia raccolta nel santuario domestico. La madre offre al Signore dei<br />

Cieli i suoi figli, il padre li benedice: i figli rendono grazie all’Altissimo, di cui ben<br />

comprendono <strong>la</strong> Provvidenza tute<strong>la</strong>re e <strong>la</strong> paragonano ai genitori loro terreni. Un sordomuto<br />

assiste al<strong>la</strong> scena: il suo cuore non palpita <strong>per</strong> affetto, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> sua mente non<br />

penetra nel mistero. Eccovi una fol<strong>la</strong> confusa adunata nel tempio. Tutte le anime vi sono<br />

raccolte; tutti gli spiriti sono assorti in uno stesso pensiero e il concerto dei canti disve<strong>la</strong><br />

quello dei cuori (...). Tutti i cuori intendono i propri destini: tutti vi si preparano in un<br />

comune trionfo; tutti progrediscono di pari passo verso il centro eterno del bene.<br />

4 Ibid., pp.20-21.<br />

5 Discorso <strong>per</strong> il saggio annuale delle sordomute, 9.12.1886 (AGS 30 18/17).


L’umanità si rallegra: ma il sordo-muto non educato è presente con indifferenza allo<br />

spettacolo dell’amore, come assiste freddo allo spettacolo <strong>del<strong>la</strong></strong> vita. Sì, <strong>per</strong> sentire<br />

attraente il conforto <strong>del<strong>la</strong></strong> Religione, bisogna amare; ne si ama senza conoscere<br />

pienamente l’oggetto, che attrae (...).<br />

Qual raggio brillerà dunque nell’anima del sordo-muto non istruito <strong>per</strong> dissiparvi le<br />

tenebre dell’ignoranza, <strong>per</strong> disve<strong>la</strong>rle i conforti <strong>del<strong>la</strong></strong> virtù, <strong>per</strong> eccitarvi le conso<strong>la</strong>trici<br />

s<strong>per</strong>anze dell’avvenire? L’istruzione; e i nuovi sistemi di educazione danno appunto al<br />

sordo-muto <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong>; egli legge sul <strong>la</strong>bbro altrui e risponde, s’intende, come rispondere<br />

può un sordo-muto e a seconda delle disposizioni organiche partico<strong>la</strong>ri, ma risponde e <strong>la</strong><br />

redenzione del sordo-muto vaticinata dal Vangelo è compiuta: i sordi intendono, i muti<br />

par<strong>la</strong>no 6 .<br />

“Bisogna che altri pensino <strong>per</strong> loro”<br />

Dopo tutto ciò chi è di voi che non veda <strong>la</strong> necessità che hanno cotesti infelici di essere<br />

soccorsi? Anche nell’Evangelo sono tratti eloquentissimi a questo riguardo.<br />

I lebbrosi, gli storpi, i <strong>la</strong>nguidi, i ciechi stessi conoscono <strong>la</strong> propria sventura e possono<br />

andare in cerca del divin Medico, o, se non altro, possono, quando Egli passa loro<br />

accanto, gridare: Gesù figliuol di David, abbi pietà di noi. Nessuno dei Sordo-muti al<br />

contrario trova aiuto da se stesso al<strong>la</strong> propria disgrazia, nessuno da se stesso trova <strong>la</strong> via<br />

<strong>per</strong> andare al Salvatone, e <strong>per</strong> questo bisogna che altri pensino <strong>per</strong> loro e a Lui<br />

pietosamente li guidino.<br />

Ma anche condotti a Gesù, essi non Lo conoscono, né possono rivolgergli alcuna<br />

preghiera. Quindi è che G.C., mentre da tutti, che a Lui ricorrevano, chiedeva una<br />

supplica, una confessione <strong>del<strong>la</strong></strong> loro miseria, un atto di fede, mai niente di ciò richiese<br />

dai Sordo-muti, volendo tuttavia che <strong>per</strong> essi pregassero e ravvivassero <strong>la</strong> fede quelli,<br />

che a Lui li presentavano 7 .<br />

“Lingua <strong>del<strong>la</strong></strong> loro mutolezza e orecchio <strong>del<strong>la</strong></strong> loro sordità”<br />

Un’ultima <strong>paro<strong>la</strong></strong> a Voi, o Venerabili Sacerdoti, Nostri carissimi Coo<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> vigna<br />

di Dio. Nessuno di voi certamente <strong>la</strong>scerà venir su nel<strong>la</strong> sua Parrocchia un fanciullo o<br />

una fanciul<strong>la</strong>, colpiti di mutolezza e sordità, senza tentare ogni mezzo di render<strong>la</strong>,<br />

coll’istruzione religiosa, capace di ricevere i santi Sacramenti <strong>del<strong>la</strong></strong> Chiesa, <strong>per</strong>ché<br />

nessuno di voi vorrà certo tradire il proprio ministero, né rendersi in faccia al<strong>la</strong> Chiesa e<br />

a Dio colpevole <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>per</strong>dita di quell’anima, al suo zelo raccomandata. Non potete voi<br />

occuparvene direttamente? Potete <strong>per</strong>ò e dovete occuparvene indirettamente, finché non<br />

siete moralmente sicuri <strong>del<strong>la</strong></strong> salvezza di lei.<br />

Cercate dunque di cotesti sgraziati nelle famiglie, dove spesso sono tenuti nascosti, e,<br />

notificateli a questa Curia, valendovi del modulo qui annesso. Dichiarate ai genitori<br />

l’obbligo di coscienza che hanno di farri istruire. Fate loro conoscene l’esistenza del<br />

suddetto Istituto (...).<br />

Consideratevi insomma, quali siete, i destinati dal<strong>la</strong> divina Provvidenza a divenire,<br />

secondo <strong>la</strong> frase dei Libri Santi, lingua <strong>del<strong>la</strong></strong> loro mutolezza e orecchio <strong>del<strong>la</strong></strong> loro<br />

sordità.<br />

6 Ibid.<br />

7 Intorno all’istruzione dei sordo-muti, Piacenza 1880, pp. 13-14.


Venerabili Fratelli, è questo un nuovo aposto<strong>la</strong>to che il cielo vi presenta (...). Il Sordomuto<br />

adunque non e dal<strong>la</strong> Provvidenza abbandonato al<strong>la</strong> sua <strong>la</strong>grimevole privazione.<br />

Essa lo colloca nelle braccia dei fedeli, lo commette alle loro viscere pietose, e,<br />

coprendolo del prezioso mantello <strong>del<strong>la</strong></strong> divina figliuo<strong>la</strong>nza, dice a tutti loro: col<br />

provvedere che farete al religioso allevamento di quest’anima a me si cara, voi mi<br />

dimostrerete <strong>la</strong> grandezza dell’amore che mi portate 8 .<br />

“Non vivono più estranee al<strong>la</strong> società e al<strong>la</strong> famiglia”<br />

II sordo-muto, o Signori, mi e sempre comparso come <strong>la</strong> più sventurata delle creature.<br />

Infatti l’organo dell’udito non è solo strumento <strong>per</strong> cui scende nell’anima un suono<br />

fuggevole, ma è il veicolo misterioso di quel<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> che si parti dal Cielo <strong>per</strong> condurre<br />

l’umanità all’eterno suo fine. Non vi è vita morale (<strong>per</strong> l’individuo, come <strong>per</strong> una<br />

nazione) senza una lingua. Il pensiero umano si ripiega sopra di sé, mediante <strong>la</strong><br />

riflessione, <strong>la</strong> quale <strong>per</strong> o<strong>per</strong>a dei segni determina e circoscrive le idee. Ma il favel<strong>la</strong>re<br />

interiore, <strong>per</strong> cui lo spirito conversa con se medesimo, ha bisogno <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> esteriore<br />

e dell’umano consorzio. La <strong>paro<strong>la</strong></strong> e dunque <strong>per</strong> l’<strong>uomo</strong> individuo <strong>la</strong> sorgente principale<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> verità e <strong>del<strong>la</strong></strong> scienza, <strong>per</strong> le nazioni l’aurea catena che lega insieme le intelligenze<br />

e i cuori, <strong>per</strong> l’umanità il vincolo meraviglioso che <strong>la</strong> congiunge al Cielo. Che cosa<br />

adunque è l’<strong>uomo</strong> senza <strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong>? Non vi è cuore, <strong>per</strong> quanto insensibile, che possa<br />

resistere allo spettacolo del sordo-muto abbandonato a se medesimo. Egli vive al paridi<br />

noi in mezzo al frastuono del mondo, ma non ode punto se stesso, non ode gli altri. Un<br />

eterno silenzio lo circonda. Quell’orecchio chiuso <strong>per</strong> sempre al<strong>la</strong> soave armonia delle<br />

note, quell’occhio che si volge incantato sulle meraviglie <strong>del<strong>la</strong></strong> sensibile natura e par che<br />

ricerchi bramoso altri mondi, altra patria, altre creature e l’Artefice sommo<br />

dell’universo, quel <strong>la</strong>bbro su cui siede il silenzio, ci avvisa di quel<strong>la</strong> tetra monotonia,<br />

che gli pesa sull’anima come l’eternità di una pena. Infelicissimo sopra ogni infelice,<br />

povero sordo-muto, non sarai tu dunque capace di destare un palpito d’amore in<br />

chiunque ti osserva?<br />

Io lo vidi questo figlio <strong>del<strong>la</strong></strong> sventura <strong>la</strong>sciato il più delle volte quasi pianta a vegetar<br />

sul<strong>la</strong> terra, e vasti, forse troppo vasti, sorsero in me i desiderii. Oh <strong>per</strong>ché, mi sono<br />

chiesto sovente, non mi fornì <strong>la</strong> Provvidenza di che rigenerare quanti sono sordomuti e<br />

sordomuti non ancora istruiti in Italia? Sorga almeno un umile asilo qui, dove essa, <strong>la</strong><br />

Provvidenza, mi voile Padre di un popolo colto e gentile, e sia quell’asilo <strong>per</strong> le povere<br />

sordomute, come quelle che esposte a maggiori <strong>per</strong>icoli, abbisognano di più pronto<br />

soccorso. I sordi odano, i muti parlino, e sia anche Piacenza spettatrice davvicino di<br />

questo nuovo prodigio <strong>del<strong>la</strong></strong> cristiana carità. Dissi, e voi, o Signori, potrete averne<br />

stampato un altro piccolo saggio. Piccolo veramente, poiché non bisogna dimenticare<br />

che l’o<strong>per</strong>a è ancona, si può dire, bambina: conta appena pochi anni di vita.<br />

Ho tuttavia <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione di potervi annunziare che ben 60, oltre a quelle istruite<br />

rego<strong>la</strong>rmente, sono a quest’ora le sordomute, che uscirono dirozzate da questo recinto.<br />

Dirozzate, io dissi, <strong>per</strong>ché sia <strong>per</strong> l’età troppo avanzata delle une, sia <strong>per</strong> l’inettitudine<br />

ad imparare delle altre, ci vedemmo costretti a restituirle, dopo alcuni mesi, alle<br />

rispettive famiglie, paghi di aver tentato di destare nei loro cuori sentimenti cristiani e<br />

civili. Dio avrà senza dubbio tenuto conto del nostro e del loro buon desiderio.<br />

Di un’altra c<strong>la</strong>sse si compone <strong>la</strong> nostra picco<strong>la</strong> famiglia ed è di quelle fanciulle<br />

sordomute che, orbe di padre e di madre, o altrimenti senza appoggio e senza conforto,<br />

8 Ibid., pp. 22-24.


o chiamate ad una specie di vita religiosa, libere pur sempre di uscire, amano passar qui<br />

i loro giorni. Attualmente sono otto. Vestono un abito speciale e vivono ritirate, nel<br />

raccoglimento, nel<strong>la</strong> preghiera e nel <strong>la</strong>voro.<br />

Viene terza una c<strong>la</strong>sse, che richiama tutta <strong>la</strong> vostra attenzione, o Signori, ed e appunto <strong>la</strong><br />

schiera delle fanciulle che vi vennero ora presentate. Si compone essa di quelle<br />

sordomute, che sono di rego<strong>la</strong>re istruzione capaci. Alcune, entrate da pochi giorni, e<br />

<strong>per</strong>ciò inette ancora a profferire <strong>paro<strong>la</strong></strong>, vi si mostrano in tutta <strong>la</strong> loro miseria e nel<strong>la</strong> loro<br />

indole quasi Selvaggia. Le altre aspettano impazientemente di mostravi che hanno<br />

anch’esse una mente e un cuore, che si sono a<strong>per</strong>ti al<strong>la</strong> luce del veno e degli affetti più<br />

santi, che vi intendono e che arrivano a farsi intendere. Tale, o Signori, è il frutto di<br />

quel<strong>la</strong> educazione che loro in questo luogo si im<strong>parte</strong>. Esse, <strong>per</strong> tal modo, non vivono<br />

più estranee al<strong>la</strong> società e al<strong>la</strong> famiglia, che anzi all’una e all’altra sono di vantaggio e<br />

di conforto non lieve 9 .<br />

“Fatte par<strong>la</strong>nti”<br />

E una scena, o Signori, sempre meravigliosa e commovente, vederle sitibonde ed<br />

ansiose pendere le lunghe ore dal <strong>la</strong>bbro delle loro pazienti e caritatevoli educatrici, e le<br />

loro spiegazioni religiose accoglierle spesso cole <strong>la</strong>grime agli occhi, co<strong>la</strong> gioia sul volto,<br />

l’entusiasmo e <strong>la</strong> riconoscenza nel cuore, poi, fatte riflessive, ravvedersi, amarsi, aiutarsi<br />

a vicenda, tradurre nel<strong>la</strong> vita <strong>la</strong> santità del Vangelo e negli atti <strong>la</strong> loro fede che le<br />

sorregge e conforta. Ho udito spesso ripetere dai loro genitori e parenti che <strong>la</strong> loro<br />

sordomuta, fatta par<strong>la</strong>nte, è l’onore, <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione e il sostegno morale <strong>del<strong>la</strong></strong> loro casa,<br />

e le sordomute stesse scrivendomi, ripetono di frequente che benedicono l’Istituto<br />

partico<strong>la</strong>rmente <strong>per</strong> averle fatte par<strong>la</strong>nti, <strong>per</strong>ché con tal mezzo si trovano riabilitate alle<br />

famiglie e al<strong>la</strong> società, e sono più rispettate, il loro <strong>la</strong>voro è più apprezzato e meglio<br />

retribuito, e quindi godono una vita non solo più tranquil<strong>la</strong>, ma altresì meno disagiata 10 .<br />

“L’Istituto delle Sordomute da me fondato”<br />

L’Istituto delle Sordo-mute, esistente in queSta città, venne da me fondato ventidue anni<br />

or sono.<br />

Esso possiede <strong>la</strong> casa attualmente dalle sordomute abitata ed una vil<strong>la</strong> con una ampia e<br />

bellissima casa civile, ove le povere disgraziate vanno a rinvigorire <strong>la</strong> salute in alcuni<br />

mesi dell’anno.<br />

Al mantenimento delle sordo-mute provvedo io <strong>parte</strong> con annue £. 1.500, che verranno<br />

continuate anche dopo <strong>la</strong> mia morte; a questo sussidio si devono aggiungere £. 1.000<br />

che si ricevono dalle pensioni, e altrettante che si ricavano dai <strong>la</strong>vori manuali: <strong>per</strong> il<br />

resto si è dato incarico al<strong>la</strong> Provvidenza che tutto vede e tutto provvede; e ha veduto e<br />

provveduto quanto basta.<br />

La spesa annua oscil<strong>la</strong> dalle undici alle dodici mi<strong>la</strong> line.<br />

Presentemente le sordo-mute sono 50 tra adulte e bambine. Le adulte col <strong>la</strong>voro fanno<br />

fronte in <strong>parte</strong> alle spese del loro mantenimento.<br />

Le bambine vengono istruite da apposite maestre, scelte tra le Figlie di S. Anna (alle<br />

quali è affidata <strong>la</strong> direzione dell’Istituto), nel<strong>la</strong> religione, nel leggere, nello scrivere, nel<br />

far di conto, nei <strong>la</strong>vori donneschi e in quanto occorre al buon governo di una famiglia e<br />

che possano all’occorrenza guadagnansi il pare col <strong>la</strong>voro.<br />

9 Discorso <strong>per</strong> il saggio annuale delle sordomute, 6.12.1888 (AGS 3018/17).<br />

10 Discorso <strong>per</strong> il saggio annuale delle sordomute, 10.6.1897 (AGS 3018/17).


In una <strong>paro<strong>la</strong></strong> è cura precipua delle maestre impartine alle sordomute quel corredo di<br />

cognizioni che sono richieste dal<strong>la</strong> Legge sull’istruzione obbligatoria.<br />

Del profitto che queste disgraziate ne ricavano, vi è prova <strong>la</strong> buona riuscita di tutte<br />

quelle fra esse che, terminato il corso di istruzione, abbandonano l’Istituto o <strong>per</strong><br />

dedicarsi alle loro famiglie, o <strong>per</strong> prestare il loro servizio in casa altrui.<br />

Ho il piacere di annunziarle inoltre che fra pochi mesi veder compiuto uno dei miei<br />

desideri più ardenti, l’a<strong>per</strong>tura cioè dell’istituto <strong>per</strong> i sordomuti maschi <strong>del<strong>la</strong></strong> diocesi e<br />

provincia nostra. Sono <strong>per</strong>suaso che <strong>la</strong> novel<strong>la</strong> istituzione troverà il conveniente<br />

appoggio da tutti: certo non gli fallirà quello di Dio 11 .<br />

Torna all’Introduzione<br />

11 Lett. al Prefetto di Piacenza, in risposta a lettera del Prefetto del 20.3.1903 su richiesta di informazioni<br />

da pare <strong>del<strong>la</strong></strong> Regina Margherita di Savoia (AGS 3033). L’Istituto <strong>per</strong> i sordomuti fu fondato dal Servo di<br />

Dio Mons. Francesco Torta nel novembre 1903.

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