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Numero 65 Settembre 2008 - Eco della Brigna

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Bimestrale di informazione religiosa,<br />

cultura e attualità<br />

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Italia - ecobrigna@libero.it<br />

Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />

<strong>Numero</strong> <strong>65</strong><br />

<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong><br />

• Festa <strong>della</strong> Madonna Assunta • Una Tenda come Casa<br />

• Il restauro <strong>della</strong> Sacra Famiglia • Viaggio di un Gruppo Scout di Patrasso<br />

• Dalla Sicilia ai Balcani: Campi di Lavoro in Kosovo e Albania • I suoi occhi (2 a puntata)<br />

• Dario iron man • Restauri terminati • Quel sinistroide di Giuseppe • Dar corpo all’ombra


don Enzo Cosentino<br />

editoriale di<br />

Salvaguardia del Creato<br />

e2<br />

Una nuova sobrietà<br />

per abitare la Terra:<br />

è il tema che la Chiesa ha<br />

scelto per la Celebrazione<br />

<strong>della</strong> Terza Giornata per<br />

la Salvaguardia del<br />

Creato, il primo giorno del mese di<br />

settembre. Le diverse religioni leggono<br />

il Creato come il dono che il<br />

Signore ci ha affidato. “Il Signore Dio<br />

prese l’uomo e lo pose nel giardino di<br />

Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”<br />

(Gen. 2,15). Nel Creato è il<br />

segno <strong>della</strong> Benevolenza del Creatore.<br />

“A Dio appartengono i Cieli e la Terra<br />

e la sua Onnipotenza abbraccia tutte le<br />

Sue Creature” (Corano IV sura, vv<br />

126). Il pianeta Terra è la casa che è<br />

stata donata a tutti i popoli per abitarla<br />

responsabilmente, ma oggi essa è<br />

sempre più minacciata da un degrado<br />

di vasta portata. Per custodirne la vivibilità,<br />

siamo chiamati, da veri<br />

Cristiani, ad una “sobrietà intelligente”,<br />

riducendo i consumi ed imparando<br />

a soddisfare in modo razionale i<br />

bisogni <strong>della</strong> vita individuale e sociale.<br />

Il bel tempo <strong>della</strong> stagione estiva ci<br />

porta a vivere più a contatto con la<br />

natura. Ed è in tale occasione che ci<br />

accorgiamo come anche il piccolo<br />

angolo di Creato dove abitiamo è sottoposto<br />

a svariate minacce: i nostri<br />

boschi, ogni anno, sono vittime di<br />

incendi; i greti dei torrenti non vengono<br />

puliti; il mare diventa un’immensa<br />

discarica. E, se guardiamo ancora più<br />

vicino, scorgiamo un certo degrado<br />

ambientale anche nel nostro piccolo<br />

paese: la strade poco pulite, i sacchetti<br />

con i rifiuti lasciati agli angoli. Sono<br />

segni del nostro affievolito senso civico<br />

e del poco rispetto per gli spazi<br />

comuni. Non avere rispetto del posto<br />

dove si vive, anzi sporcarlo, è peccato,<br />

è peccato verso Dio, è peccato verso<br />

gli uomini. Assieme, da vera comunità,<br />

dobbiamo adottare nuovi stili di<br />

vita improntati alla sobrietà dei consumi<br />

e alla cura dell’ambiente, cominciando<br />

con piccoli ma significativi<br />

gesti: limitare i consumi di acqua, di<br />

energia elettrica e di carburante; usando<br />

meno l’automobile e modo particolare<br />

attuando la raccolta differenziata.<br />

Il nostro compito di custodi del Creato<br />

è quello di affidarlo nella sua migliore<br />

salute alle giovani generazioni, insegnando<br />

loro a fare altrettanto.<br />

Festa <strong>della</strong> Madonna Assunta<br />

a Mezzojuso<br />

“Maria l’Assunta in cielu<br />

e di l’Angili adornata,<br />

‘ncoronata fu Regina<br />

<strong>della</strong> Maestà Divina,<br />

‘ncoronata fu Regina<br />

<strong>della</strong> Maestà Divina.<br />

E decimila voti lodamu<br />

la nostra Regina<br />

Oggi e sempre sia lodata<br />

Maria l’Assunta Immacolata„<br />

di Francesca Brancato<br />

Mi sembra di entrare<br />

in una sfuocata pellicola<br />

di un famoso film<br />

mentre con la mente ritorno<br />

a questi versi e a quelle mattine<br />

d’estate, quando piccolissima mia<br />

madre mi svegliava all’alba, mi vestiva<br />

in fretta perché fuori ci aspettavano<br />

già le Vicine per fare tutte insieme la<br />

strada “pi a Maronna e ‘Renzia”.<br />

Allora, a dire il vero, mi sembrava un<br />

supplizio tutta quella salita fra il<br />

sonno e il fresco del primo mattino.<br />

Ma agli ultimi gradini il mio umore<br />

migliorava grazie all’eco di chi già in<br />

chiesa cantava il Rosario, e, giunta<br />

infine sul sagrato, mi sentivo felice di<br />

poter dominare con lo sguardo la piazza<br />

ed il resto del paese colto nel suo<br />

risveglio. Finita la Messa, la mia attesa<br />

e quella di qualche altro paziente<br />

bambino veniva premiata col pane<br />

benedetto che padre Pietro non dimenticava<br />

mai di offrirci. Da allora, la<br />

vigilia di ogni primo di agosto mi propongo<br />

di “fare tutta la quindicina<br />

all’Assunta”, salendo di buon mattino<br />

verso la piccola chiesetta <strong>della</strong><br />

Madonna dell’Udienza, così come la<br />

devozione popolare del mio paese mi<br />

ha insegnato. Quest’anno però a svegliarmi<br />

non è stato il timido suono<br />

<strong>della</strong> piccola campana, che dalla<br />

<strong>Brigna</strong> si diffonde sul paese, ma quello<br />

più chiaro ed intenso di altre, già<br />

sentite nel mese di maggio: le campane<br />

del Santuario di Santa Maria di<br />

Tutte le Grazie. La quindicina in<br />

onore <strong>della</strong> Pasqua <strong>della</strong> Madre di<br />

Dio, dal 1 al 15 agosto, è stata celebrata,<br />

infatti, la mattina al Santuario del<br />

Monastero Basiliano, con la recita del


Nella pagina accanto, Solenne Benedizione nella Chiesa di San Nicola; sopra Processione mattutina e Unzione con l’olio <strong>della</strong> lampada.<br />

Sotto, don Enzo e papàs Marco con i fedeli al termine <strong>della</strong> Santa Messa celebrata in Via Gessai (foto F. Brancato).<br />

Rosario e la Divina Liturgia officiata<br />

dal parroco papàs Marco alle 06.45, e<br />

nel pomeriggio, alle 18.30, a San<br />

Nicola con il canto <strong>della</strong> Paraklisis in<br />

onore <strong>della</strong> Vergine. La novità era<br />

stata preannunciata il 19 luglio, quando<br />

la tela di Celestino Mandalà, collocata<br />

sull’altare e raffigurante la<br />

Madonna con il Bambino in braccio e<br />

San Giuseppe dietro, era stata portata<br />

in processione dalla chiesetta al<br />

Santuario. La decisione di chiudere<br />

momentaneamente la chiesa è sorta in<br />

conseguenza allo suo stato di conservazione,<br />

poiché da anni (lo ricordo io<br />

da bambina!) presenta delle spesse<br />

crepe nella volta e sulle pareti con<br />

grosse macchie di umidità e che quindi<br />

necessita di una ristrutturazione.<br />

Le riflessioni del parroco sulla parola di<br />

Dio, la Benedizione delle primizie dell’uva<br />

nella giornata del 6 agosto, festa<br />

<strong>della</strong> Metamorfosi del Salvatore, i<br />

Vespri solenni celebrati a San Nicola<br />

nel pomeriggio del 14 agosto, durante i<br />

quali papàs Marco ha celebrato la<br />

Artoklasia ossia la benedizione e la frazione<br />

dei cinque pani e la benedizione<br />

del grano, del vino e dell’olio, l’esposizione<br />

in chiesa dell’ottocentesco simu-<br />

lacro dell’Assunta, posto sull’altare<br />

laterale, sono stati tutti momenti che<br />

hanno impreziosito la celebrazione<br />

<strong>della</strong> Quindicina, conclusasi nella giornata<br />

del 15 agosto, quando, al termine<br />

<strong>della</strong> solenne Divina Liturgia delle<br />

06.45, tutti i fedeli presenti hanno innalzato<br />

in coro la Supplica alla Madonna<br />

dell’Udienza, per poi procedere su due<br />

file alla processione del quadro trasferito<br />

dal Santuario alla chiesa di San<br />

Nicola. La gremita partecipazione sia<br />

alle celebrazioni mattutine che a quelle<br />

pomeridiane hanno mostrato ancora<br />

una volta l’intensa devozione che la<br />

comunità di Mezzojuso nutre per la<br />

Madre di Dio, indipendentemente dal<br />

luogo di culto scelto per innalzare ad<br />

Essa le proprie suppliche. Anche i rosari<br />

rionali che hanno riunito vicini di<br />

casa attorno all’immagine <strong>della</strong><br />

Vergine, in queste prime sere di agosto,<br />

hanno dato conferma alle parole dell’omelia<br />

del parroco nel giorno <strong>della</strong><br />

festa: la volontà dei fedeli devoti alla<br />

Madre di Dio di stareLe sempre vicino<br />

e di farLe da corona, sicuri di trovare<br />

sempre protezione sotto il Suo manto.<br />

e3


e4<br />

Dalla Grecia alla Sicilia<br />

Viaggio di un Gruppo Scout di Patrasso<br />

Gli Scout di Patrasso ed alcuni amici italiani nel Campo allestito a Piana degli Albanesi<br />

Alla ricerca delle radici greche nei paesi Albanesi<br />

come Piana degli Albanesi, Mezzojuso e Palazzo Adriano<br />

Nel pomeriggio di lunedì 4 agosto<br />

le due Parrocchie di Mezzojuso,<br />

hanno ricevuto la visita del Secondo<br />

Gruppo Scout di Patrasso, accompagnato<br />

da alcuni Capi del Gruppo<br />

Piana I. Il gruppo ha visitato il patrimonio<br />

artistico-culturale delle chiese<br />

e dei santuari di Mezzojuso per poi<br />

concludere la serata in compagnia di<br />

don Enzo, papàs Marco e papàs Kola<br />

Ciulla nella Casa di San Giuseppe. Il<br />

Gruppo di Patrasso era costituito da<br />

circa venti ragazzi e da tre Capi:<br />

Victor Stivanakis, Responsabile Scout<br />

per la Regione Peloponneso; Iason<br />

Anagnostopoulos, Responsabile del<br />

Gruppo e Christos Sklivas,<br />

Responsabile dell’organizzazione.<br />

Pubblichiamo di seguito il racconto<br />

dell’esperienza in Sicilia inviataci<br />

dagli amici Scout di Patrasso e la traduzione<br />

a cura di Emanuele Lo Rito.<br />

Afto to kalokeri ke sigekrimena<br />

apo tis 31 Iouliou mehri tis 14<br />

Avgoustou pragmatopiithike episkepsi<br />

ton melon tis defteris omadas Elinon<br />

proskopon apo tin Patra stin Sikelia. I<br />

episkepsi afti perielamvane tin episkepsi<br />

sta horia ton Alvaniton pou<br />

ehoun elinikes rizes “Piana degli<br />

Albanesi, Mezzojuso, Palazzo<br />

Adriano”. Episis pragmatopiithike<br />

kataskinosi stis ohthes tis limnis stin<br />

Piana gia 6 meres. Stin piana i filoksenia<br />

ihe organothi apo tous proskopous<br />

tis piana kai tin eklisia.<br />

Skopos aftis tis episkepsis itan na<br />

dimiourgithoun gefyres epikinonias<br />

ke na anaptihthoun ta kina politistika<br />

stihia pou mas enonoun.Sto plesio<br />

afto i omada ton Elinon proskopon<br />

simetihe stin proini litourgia tis metamorfosis<br />

tou Sotiros pou egine stin<br />

Piana stin eklisia tis Panagias odigitrias<br />

tin opia ektelese o episkopos.<br />

Episis piran meros stin apogevmatini<br />

paraklisi stin Theotoko pou egine sto<br />

Mezzojuso. Gia emas tous Elines itan<br />

poli simantiko na akousoume oti i<br />

litourgia ginete meta apo tosous eones<br />

sta elinika ke oti pola apo ta ethima<br />

ehoun erthi apo ekei. Sta kina politistika<br />

stihia siberilamvanode ta tragoudia,<br />

i vizantini ikonografisi ton eklision<br />

ke i kathimerines sinithies ton<br />

katikon abitanti<br />

I filoxenia itan poli kali ke stin Piana<br />

ke sto Mezzojuso. Me tin politimi voithia<br />

ton proskopon tis Piana pragmatopiisama<br />

ekdromes ke se ala meri tis<br />

Sikelias opos Segesta, Marsala,<br />

Motya, Skopello, Castellamare,<br />

Palermo, Mondello e Monreale. Sto<br />

Mezzojuso o papas Markos ke o pateras<br />

Vitsenjo mas ihan etimasi ena poly<br />

oreo gevma. Ektos ton alon i anthropi<br />

pou mas filoxenisan mas edosan pola<br />

dora ke anamnistika. Apo merias mas<br />

organosame mia elinikh bradia me eliniki<br />

kouzina<br />

I ipodohi ke i filoxenia itan exeretiki<br />

gia afto prepei na efharistisoume<br />

osous mas filoxenisan poles fores afinontas<br />

tis dikes tous doulies gia na<br />

mas boithisoun. Etsi lipon prepi na<br />

poume ena megalo efharisto stous:<br />

Papas Nikola Ciulla, Giorgio Parrino,<br />

Ignazio Cefalia, Assunta Picone,<br />

Giorgio Ciulla, Cosmos, Enrico,<br />

Andrea, Catia, ke oli i ali, pedia ke


antropi, apo ti Piana, apo Mezzojuso<br />

ke Palazzo Adriano pu mas filoksenisane.<br />

Se oli tin kataskinosi ihame mazi<br />

mas tin kiria Louisa Falanga kai ton<br />

Emanuele Lo Rito pou mas voithisan<br />

poli ke ekanan tin dierminia. I kiria<br />

Louiza me tin idiotita tis os kathigitria<br />

kalon tehnon mas ekane ke tin xenagisi.<br />

Prepei na poume ke se aftoys ena<br />

megalo efharisto giati i voithiatous<br />

itan politimi se afti tin episkepsi alla<br />

ke stis ales 2 pou ehoun pragmatopiithi<br />

sto parelthon stin Sikelia. Episis<br />

prepi na efharistisoume ton dimarho<br />

tis Piana gia tin voithia pou mas prosefere.<br />

Kata tin diarkia tis paramonis mas<br />

mazepsame poli iliko fotografiko ke<br />

laografiko to opio tha to parousiasoume<br />

stio panelinio proskopiko politistiko<br />

sinedrio gia na gnorisoun kai ali<br />

afta ta meri<br />

Emis apo merias mas gia na antapodosoume<br />

perimenoume me xara na tous<br />

ipodehtoume stin Elada<br />

ME EKTIMISI<br />

DEFTERO SISTIMA ELINON<br />

PROSKOPON PATRAS<br />

Questa estate, dal 31 luglio fino al<br />

14 agosto, il Secondo Gruppo<br />

Scout di Patrasso ha effettuato un<br />

viaggio in Sicilia.<br />

Questa visita voleva ricercare le radici<br />

greche nei paesi Albanesi come: Piana<br />

degli Albanesi, Mezzojuso e Palazzo<br />

Adriano. Ma nello stesso tempo si è<br />

realizzato, per sei giorni, anche un<br />

campo sulle rive del lago di Piana<br />

degli Albanesi.<br />

A Piana, dell’ospitalità e dell’organizzazione<br />

se ne sono occupati gli scout<br />

di Piana e la Chiesa.<br />

Scopo di questa visita era costruire<br />

ponti di comunicazione per sviluppare<br />

i comuni elementi culturali che ci<br />

uniscono.<br />

Il gruppo degli scout greci ha partecipato<br />

alla liturgia mattutina <strong>della</strong><br />

Metamorfosi del Salvatore che si è<br />

celebrata a Piana nella chiesa <strong>della</strong><br />

Madonna Odigitria dove ha celebrato<br />

il Vescovo. Inoltre abbiamo partecipato<br />

alla liturgia pomeridiana di<br />

Theotoko celebrata a Mezzojuso.<br />

Per noi greci è stato molto suggestivo<br />

sentire che la liturgia, dopo tanti seco-<br />

li, viene celebrata ancora in lingua<br />

greca, come pure ritrovare elementi<br />

culturali comuni che si riscontrano<br />

nelle canzoni, nelle immagini bizantine<br />

delle chiese e nelle abitudini quotidiane<br />

degli abitanti di questi paesi.<br />

L’accoglienza è stata speciale sia a<br />

Piana, che a Mezzojuso.<br />

Con il prezioso aiuto degli scout di<br />

Piana abbiamo programmato e realizzato<br />

gite anche in altri luoghi <strong>della</strong><br />

Sicilia, come: Segesta, Marsala,<br />

Motya, Scopello, Castellamare,<br />

Palermo, Mondello e Monreale.<br />

A Mezzojuso, papàs Marco e padre<br />

Vincenzo ci hanno offerto un’ottima<br />

cena.<br />

Tutte le persone che ci hanno accolto<br />

ci hanno fatto tanti regali e ricordi.<br />

Noi per ricambiare abbiamo organizzato<br />

una serata greca con cucina tipica<br />

<strong>della</strong> Grecia.<br />

La disponibilità e l’accoglienza è stata<br />

fantastica, per questo vogliamo ringraziare<br />

tutte le persone che ci hanno<br />

ospitato lasciando spesso il loro lavoro<br />

per aiutarci.<br />

Per questo motivo diciamo un grande<br />

grazie a: Papas Nicola Ciulla,<br />

Giorgio Parrino, Ignazio Cefalia,<br />

Assunta Picone, Giorgio Ciulla,<br />

Cosmos, Enrico, Andrea, Catia e tutti<br />

gli altri ragazzi e persone, sia di<br />

Piana, che di Mezzojuso e di Palazzo<br />

Adriano che ci hanno accolto.<br />

Insieme a noi al campo c’erano anche<br />

la sig.ra M. Luisa Falanga ed Emanuele<br />

Lo Rito che ci hanno aiutato molto ed<br />

hanno fatto da interpreti. La sig.ra<br />

Luisa, insegnante di storia dell’arte, ci<br />

ha fatto anche da guida turistica.<br />

Dobbiamo ringraziare anche loro, perché<br />

il loro aiuto è stato prezioso in<br />

questo viaggio, ma anche negli altri<br />

due viaggi che abbiamo fatto in Sicilia<br />

negli anni precedenti.<br />

Inoltre dobbiamo ringraziare il<br />

Sindaco di Piana degli Albanesi per<br />

l’aiuto che ci ha dato.<br />

Durante il nostro soggiorno abbiamo<br />

raccolto molte fotografie e materiale<br />

folkloristico che presenteremo al prossimo<br />

convegno panellenico degli<br />

scout, affinché anche gli altri gruppi<br />

greci possano conoscere questi luoghi.<br />

Noi da parte nostra, per ricambiare, li<br />

aspettiamo con gioia per rivederci in<br />

Grecia.<br />

Con stima<br />

Secondo Gruppo Scout di Patrasso<br />

e5


e6<br />

di Francesca Brancato<br />

Cosa si può regalare ai<br />

giovani di una società<br />

consumistica che offre di<br />

tutto e dove è possibile<br />

avere tutto grazie a quel mezzo che si<br />

chiama denaro? Si può ancora trovare<br />

un dono speciale? Veramente originale?<br />

Che sia personale ma condiviso?<br />

Qualcosa di più prezioso dell’ultimo<br />

frutto <strong>della</strong> moderna tecnologia o più<br />

accattivante di una vacanza all’ultima<br />

moda? È possibile regalare un’esperienza<br />

unica, densa di amicizia e cooperazione,<br />

di altruismo e solidarietà, di<br />

impegno e divertimento, di commozione<br />

e allegria? I giovani che questa estate<br />

hanno partecipato ai Campi di lavoro<br />

<strong>della</strong> Caritas possono di certo rispondere<br />

con un deciso ed unanime SI!<br />

Dal 1992 la Caritas diocesana di Piana<br />

degli Albanesi ed il suo direttore, don<br />

Enzo, si sono avventurati nel progetto<br />

dei campi di lavoro estivi nei Balcani,<br />

per favorire l’incontro fra volontari<br />

italiani e la realtà di un Paese alle<br />

prese con la ricostruzione post-bellica.<br />

Un Campo di lavoro condensa in due<br />

settimane un programma ricco ed articolato:<br />

attività ludico-ricreative da<br />

svolgere con i più piccoli; aiuto alle<br />

famiglie; momenti di incontro con<br />

persone emarginate e con chi ad esse<br />

destina il proprio intervento tutto l’anno;<br />

visite ai luoghi più rappresentativi<br />

<strong>della</strong> storia e delle culture locali ed<br />

una conoscenza sommaria del territo-<br />

foto F. Brancato<br />

rio. A partire dal 2002 il progetto di<br />

tali Campi si è trasformato in una<br />

delle opere-segno per l’Area<br />

Educazione alla Mondialità <strong>della</strong><br />

Caritas di Sicilia. E così, quest’anno,<br />

si è giunti al VI Campo di lavoro in<br />

Kossovo, svoltosi dall’8 al 20 luglio<br />

scorso, nel villaggio di Beç, e al I<br />

Campo in Albania, a Perlat- Rrëshen,<br />

dal 7 al 19 agosto.<br />

Fra i nove componenti <strong>della</strong><br />

Delegazione Regionale Caritas che,<br />

dopo avere attraversato l’Adriatico e<br />

risalito per il Montenegro, hanno salutato<br />

l’immensa e verde pianura <strong>della</strong><br />

neo Repubblica Kossovara, alcuni<br />

volontari in servizio civile presso le<br />

Caritas diocesane, alcuni alla prima<br />

esperienza di volontariato all’Estero,<br />

altri veterani dei Campi, cinque ragazze<br />

e tre ragazzi: l’instancabile<br />

Rossella e la riflessiva Stefania <strong>della</strong><br />

Caritas di Palermo, la paziente<br />

Viviana <strong>della</strong> Caritas di Monreale,<br />

Sara, nostra traduttrice arberëshe,<br />

Gabriele il piccolo del gruppo,


Nella pagina accanto, bambini di Beç; in basso, foto di gruppo con le suore di Perlat.<br />

In questa pagina in alto, i volontari nella casa di accoglienza <strong>della</strong> Caritas Umbria a Klina.<br />

In basso, bambini in cerchio a Beç e i volontari a Gurez con le Suore Basiliane.<br />

Ci siamo ritrovati come il piccolo nucleo di una nuova famiglia che i diversi incontri ed i vari<br />

eventi vissuti in quelle Terre a poco a poco hanno ampliato<br />

Massimo il superautista, l’insostituibile<br />

Salvatore Bisulca ed io per la<br />

Caritas di Piana degli Albanesi.<br />

Tutta al maschile la squadra <strong>della</strong><br />

seconda Delegazione che ad agosto ha<br />

raggiunto la Casa delle Suore<br />

Collegine a Perlat, in Albania:<br />

Adriano, Michelangelo e Gianvito di<br />

Marsala, Pietro <strong>della</strong> Caritas di<br />

Monreale, Andrea e Salvatore Inguì<br />

per la Caritas di Trapani, Livio di<br />

Caltanissetta e Vincenzo Caritas<br />

Piana. A coordinare ed accompagnare<br />

entrambi i gruppi un vulcano di vitalità,<br />

generosità ed altruismo: don Enzo.<br />

Il caldo, la stanchezza, il sonno, i<br />

quasi 4000 km percorsi si sono<br />

mescolati all’allegria, all’entusiasmo,<br />

alle canzoni italiane ed alle musiche<br />

kossovare mentre scoprivamo come<br />

scorre la vita nei Balcani dai finestrini<br />

del nostro Fiat Ducato. Ci siamo ritrovati<br />

come il piccolo nucleo di una<br />

nuova famiglia che i diversi incontri<br />

ed i vari eventi vissuti in quelle Terre<br />

a poco a poco hanno ampliato. E tanti<br />

sono i ricordi legati a quegli incontri:<br />

l’accoglienza delle Suore Basiliane a<br />

Beç, a Gurez e ad Elbasan; la gioia dei<br />

140 piccoli kossovari accorsi al<br />

Campo, che con i loro sorrisi e la loro<br />

spontaneità hanno dileguato il nostro<br />

imbarazzo dovuto ad una lingua diversa;<br />

la collaborazione a l’amicizia degli<br />

educatori dell’Associazione AVSI;<br />

l’esempio di rispetto reciproco e di<br />

perfetta convivenza tra musulmani e<br />

cristiani testimoniato a Jacova dalla<br />

missione delle Suore Angeliche e<br />

dalla loro scuola dell’infanzia; la<br />

generosità delle famiglie kossovare ed<br />

albanesi che hanno ricambiato l’ospitalità<br />

ricevuta in Italia dalla Caritas di<br />

Piana; il delicato ruolo di mediazione<br />

culturale e sociale svolto dalla Chiesa<br />

locale, dai parroci e dalle Religiose; la<br />

presenza rassicurante dei militari italiani<br />

di Villaggio Italia; l’amore per il<br />

prossimo materializzatosi a Klina<br />

nella Casa di Accoglienza <strong>della</strong><br />

Delegazione Caritas Umbria.<br />

In quest’ultima un gruppo di volontari<br />

foto S. Bisulca<br />

e7


e8<br />

Un Campo di lavoro condensa in due settimane un programma ricco<br />

ed articolato: attività ludico-ricreative da svolgere con i più piccoli;<br />

aiuto alle famiglie; momenti di incontro con persone emarginate.<br />

Sopra, i volontari italiani insieme con giovani kosovari sul battello. In basso, un incontro di calcio<br />

fra italiani ed albanesi a Prosek ed il secondo gruppo di volontari al Santuario di Shen Naum.<br />

italiani, rimasti lì dopo l’emergenza<br />

dei campi profughi, si occupano di<br />

circa 30 bambini che non hanno nessuno:<br />

orfani, abbandonati perché disabili,<br />

poveri, maltrattati.<br />

Il Crocifisso di San Damiano, dai<br />

grandi occhi aperti e dalle braccia spalancate<br />

<strong>della</strong> piccola cappella, l’ingresso<br />

in cui il cancello non è semplicemente<br />

aperto ma proprio non c’è<br />

‘per indicare che l’accoglienza non<br />

può avere limiti’, come ci spiega<br />

Massimo, Responsabile del Centro,<br />

sono evidenti simboli dello spirito di<br />

fraternità e di amore che alimenta la<br />

vita di questa Casa.<br />

I campi di lavoro di questa estate ci<br />

hanno mostrato, nel loro breve spazio<br />

di tempo, una società che tende al<br />

cambiamento. Un cambiamento però<br />

che non è ancora pieno progresso. Le<br />

piccole contraddizioni <strong>della</strong> quotidianità<br />

lo dimostrano: le paraboliche sui<br />

tetti e la luce che di frequente va via;<br />

le ciminiere di alcune città modestamente<br />

industrializzate e la strade tortuose<br />

e sterrate per raggiungerle; le<br />

villette perfettamente nuove e pulite<br />

all’esterno, con tanto di giardino ma<br />

incomplete e vuote all’interno; le bandiere<br />

blu <strong>della</strong> Repubblica Kossovara<br />

ed appesi accanto, i peluches scacciamalocchio<br />

sui balconi; le Mercedes e<br />

la BMW che sfrecciano fra carretti<br />

trainati da minuti asinelli.<br />

Tale cambiamento guarda a quel<br />

modello tipicamente occidentale che<br />

ha come ultima meta la ricchezza e<br />

non il benessere, inteso quest’ultimo<br />

come bene comune, capace di garantire<br />

un equo investimento di risorse e di<br />

mezzi e di favorire un adeguato sviluppo<br />

economico, sociale, infrastrutturale.<br />

L’esperienza vissuta grazie ad<br />

un Campo di lavoro nei Balcani è davvero<br />

un imparagonabile dono. E’ una<br />

vera palestra per allenare i cuori dei<br />

giovani ad una sana cultura del volontariato.<br />

E’ l’occasione di spendersi per<br />

l’altro in un Paese che tormentate<br />

vicissitudini storico-politiche hanno<br />

impoverito. E’ l’opportunità di sperimentare<br />

la propria voglia di servizio.<br />

E’ un viaggio che ciascuno regala a se<br />

stesso alla scoperta di valori autentici.


L<br />

’indomani mattina, la terza, fui svegliato da uno strano<br />

rumore dietro il portone del nostro rifugio.<br />

Non destò in me preoccupazione perché capii subito che<br />

doveva trattarsi di un animale di piccole dimensioni che,<br />

probamente attirato dall’odore dell’ultima scatola di<br />

carne <strong>della</strong> sera prima, graffiava il portone nella speranza<br />

di ricevere qualcosa da mangiare.<br />

Aprii una fessura e un cane si infilò tra le mie gambe scodinzolando.<br />

Definirlo “cane”, quell’essere, era davvero difficile.<br />

Era un cumulo agitato di pelo rossiccio. Il muso schiacciato<br />

come se gli si fosse ritirato in seguito ad un urto<br />

violento. Le orecchie talmente piccole da ridursi quasi a<br />

due fori ai lati <strong>della</strong> testa. Senza coda e con una lingua<br />

lunghissima che gli penzolava, lateralmente, dalla bocca,<br />

trattenuta dal canino di destra <strong>della</strong> mandibola inferiore.<br />

Non potevo credere quant’era brutto. Sembrava che Madre<br />

Natura, in un attimo di distrazione, avesse preso le molecole<br />

che lo costituivano e le avesse mescolate alla rinfusa.<br />

Correva, scodinzolando, percorrendo velocissimamente<br />

il breve tratto che separava me da Ragazza.<br />

Lei sorrise e io, dopo tanto tempo che non lo facevo,<br />

esplosi in una fragorosa risata.<br />

“Vieni qua”, dissi piegandomi sulle gambe. Mi si avvicinò<br />

e mi leccò una mano. Lo accarezzai e mi resi conto che,<br />

nonostante le apparenze, era un cane molto robusto. Sotto<br />

le dita potei percepire le sue fasce muscolari dure, tese.<br />

Vittoriano Gebbia<br />

I suoi occhi<br />

Seconda puntata<br />

“La natura non ha curato molto il tuo aspetto” continuai.<br />

Presi la scatola di carne che avevo aperto la sera prima e<br />

gliela misi davanti.<br />

La ripulì con quella sua lingua smisurata e mi si accucciò<br />

ai piedi.<br />

“Bisognerà trovarti un nome. Ma sei un coso talmente<br />

brutto… Sì, sei proprio un coso… Coso…, ecco come ti<br />

chiamerò. Che ne pensi, Ragazza?”<br />

Annuì divertita. Coso entrò a pieno titolo a far parte del<br />

nostro gruppo che senza dubbio era diventato ben assortito:<br />

un disertore, una ragazza ferita e un ibrido di cane.<br />

Sarà stato brutto, Coso, ma aveva, indiscutibilmente,<br />

un’intelligenza abbastanza sviluppata.<br />

Senza dubbio era più bravo lui a capire me che io lui.<br />

Pensai a Igor, al campo base. Era un magnifico Pastore<br />

Tedesco. Si aggirava per il campo, fra noi soldati, con un<br />

portamento nobile. Non si avvicinava troppo, non amava<br />

le carezze. Ma non aveva personalità. Era solo un bel<br />

cane, senza carattere. Era come una bella donna senza<br />

cervello, come uno squallido regalo confezionato in una<br />

magnifica scatola, come un bicchiere di vino andato a<br />

male dal colore caldo di un rosso corposo.<br />

Coso no. Lui era tutto temperamento e briosità, era tutta<br />

sostanza. Lui era, senza bisogno di apparire. Mi resi<br />

conto che in lui avrei avuto un amico fedele.<br />

Era trascorsa la mattinata, il sole, alto, filtrava dentro la<br />

e9


e10<br />

Illustrazioni di Ciro Muscarello<br />

Vittoriano Gebbia<br />

chiesa attraverso le finestre.<br />

Dividemmo in tre lo scarso pranzo di quel giorno.<br />

Avevamo appena finito l’ultima scatola di fagioli e l’ultima<br />

pagnotta. Cominciai a pensare a come procurarmi il<br />

cibo per l’indomani. Ma ora c’era Coso ed io mi sarei<br />

potuto allontanare più tranquillo dal rifugio: Ragazza<br />

avrebbe avuto compagnia e protezione.<br />

Non feci in tempo a concretizzare i miei pensieri che sentii<br />

delle voci lontane che man mano diventavano sempre<br />

più forti.<br />

Si sentivano voci maschili e femminili. Capivo cosa<br />

dicessero e pensai che fosse arrivato il momento di affidare<br />

Ragazza alle cure di una donna.<br />

Mi avvicinai a lei ed ancora una volta il suo sguardo mi<br />

trapassò. “Ragazza…” cominciai. Ma lei aveva già capito.<br />

Sapeva che non sarei potuto rimanere con lei. Mi tese<br />

la mano e le sfiorai le dita.<br />

“Mi chiamo Maria” disse.<br />

Solo in quel momento mi resi conto che non ci eravamo<br />

mai chiamati per nome. Non sapevo come si chiamasse<br />

fino a poco prima di separarci.<br />

“Mario” sussurrai.<br />

Avevamo lo stesso nome e non lo sapevamo.<br />

Raccolsi velocemente le mie cose e le infilai alla rinfusa<br />

nello zaino.<br />

Sbloccai il portone d’ingresso mentre le voci, fuori,<br />

erano talmente vicine da poterle toccare.<br />

Afferrai il fucile e saltai oltre l’altare nascondendomi<br />

dietro un paravento di legno.<br />

“Cosa fai qua, Coso? Va’ via!” sussurrai.<br />

Ma Coso restava fermo, accucciato accanto a me. Gli diedi<br />

un calcio nel tentativo di allontanarlo: se la sarebbe cavata<br />

meglio con Maria, io non avevo più niente da offrirgli.<br />

Non si mosse. Si limitò a ritirare dentro la bocca la lingua<br />

smisurata e ad appoggiare la testa a terra fra le zampe.<br />

Entrarono in chiesa, irruentemente, e la videro.<br />

I due uomini avevano aspetto sofferente, ma dignitoso.<br />

Dai loro visi, incisi dalle rughe, trasparivano la fatica del<br />

lavoro nei campi e le sofferenze di quella guerra che gli<br />

aveva portato via tutto.<br />

Una donna che entrò si avvicinò velocemente a Maria.<br />

“Chi sei? Cosa hai?” disse.<br />

“Maria”, rispose. “Sono stata ferita”.<br />

“Povera ragazza” disse la donna e chiamò ad alta voce:<br />

“Paola!”.<br />

Paola si avvicinò zoppicando. Non disse nulla. Tese, sorridente,<br />

le sue braccia a Maria e la fece sollevare dal<br />

giaciglio. “La guerra è finita!” esclamò.<br />

Ebbi un sussulto, il cuore mi batteva forte… “La guerra<br />

è finita!”. Quelle parole mi risuonavano nella testa confondendomi<br />

al punto da non riuscire a razionalizzare il<br />

da farsi. “La guerra è finita!”.<br />

Ero sul punto di alzarmi ed uscire dal mio nascondiglio,<br />

quando entrarono due soldati.<br />

Avevano la mia stessa divisa, la mia stessa tristezza, la<br />

mia stessa rabbia negli occhi.<br />

Mi vergognai. Ero un disertore. Rimasi nascosto, seduto<br />

per terra, abbracciato al mio fucile.<br />

Un uomo si avvicinò a Maria e, sorreggendola, la condusse<br />

verso l’uscita.<br />

I due soldati confabulavano fra loro ed uno raccontava<br />

all’altro <strong>della</strong> morte di un drappello di uomini sotto le<br />

bombe nemiche.<br />

Capii subito che parlavano dei miei uomini che avevo<br />

abbandonato. Sarei dovuto morire anch’io con loro.<br />

Sdraiarono Maria su un carro sovraccarico all’inverosimile<br />

e trainato da un somaro. Qualcuno borbottò:<br />

“Un’altra bocca da sfamare…” .<br />

Subito dopo un lungo “ah!”, il somaro, svogliatamente,<br />

cominciò a camminare.<br />

Ragazza si volse verso di me e, ancora una volta dal mio<br />

nascondiglio, vidi i suoi occhi neri, profondi. Alzò appena<br />

le dita di una mano in segno di saluto e sparì dietro il<br />

muro arenario.<br />

“Maria”, sussurrai.<br />

Ero consapevole che non l’avrei più rivista.<br />

Rimasi solo, fermo nel mio nascondiglio, a parlare con i<br />

miei pensieri. Non avevo voglia di muovermi.<br />

Continuavano a tornarmi alla mente i miei uomini che<br />

morivano mentre io mi nascondevo.<br />

Non avrei mai voluto abbandonarli, ma gli occhi di lei mi<br />

svegliarono dall’intorpidimento mentale nel quale ero<br />

sprofondato e mi fecero prendere coscienza dell’assurdità<br />

di quella guerra.<br />

Coso mi riportò alla realtà. Leccò la mia mano e mi<br />

strappò un sorriso triste.<br />

“Siamo soli”, dissi, “Ma tu di me che te ne fai?”.<br />

Coso aveva, tuttavia, deciso di dividere con me la sua<br />

esistenza.<br />

Mi alzai e gettai lo zaino sulle spalle in un unico gesto.<br />

Raccolsi il fucile. “Andiamo, Coso”.<br />

E ci avviammo lungo la strada seguendo i solchi lasciati<br />

dal carro.<br />

Camminavo seguendo le linee parallele e mi sembrava


che quelle tracce mantenessero un<br />

legame fra me e Maria. Ma presto<br />

ricominciò a nevicare e, mentre le mie<br />

orme diventavano sempre più profonde<br />

sulla neve fresca per poi sparire<br />

alle mie spalle, le rotaie lasciate dal<br />

carro andavano via via sbiadendosi,<br />

fino a non vedersi più.<br />

La notte sopraggiunse inaspettata e<br />

mi sorprese impreparato. Ero su un<br />

sentiero sconosciuto senza riparo e la<br />

neve gelava le mie forze.<br />

Coso si allontanò bruscamente e pensai<br />

di avere perso anche lui. Ma aveva soltanto preso in<br />

mano la situazione. Tornò dopo pochi minuti abbaiando<br />

e saltando. Capii che voleva che lo seguissi.<br />

Correva veloce e io non riuscivo a stargli dietro, ma di<br />

tanto in tanto si fermava ad aspettarmi.<br />

Mi condusse davanti ad un albero gigantesco ai piedi del<br />

quale la natura aveva scolpito un incavo sufficientemente<br />

ampio per ospitare una persona. Mi abbassai e strisciando<br />

riuscii ad entrare e trovare riparo. Coso si acquattò fuori,<br />

ma non sarebbe sopravvissuto al freddo <strong>della</strong> notte.<br />

“Coso, vieni qua”, dissi.<br />

Non aspettava altro: si infilò nella cavità del grande albero<br />

e mi si accucciò vicino. Ci coprimmo con il mio<br />

pastrano e ci addormentammo anestetizzati dal gelo.<br />

Mi avvicinai a loro e presi<br />

a camminare nella loro<br />

stessa direzione.<br />

“Dove andate?” chiesi ad<br />

un vecchio curvo sul<br />

bastone.<br />

“Verso Sud.”<br />

“Che cercate?” replicai.<br />

“Pace.”<br />

I suoi occhi<br />

I sogni si affollarono nella mia mente,<br />

quella notte.<br />

Sogni di guerra e di morte.<br />

L’alba mi svegliò con un rossore<br />

caldo ed un odore di pigne bruciate.<br />

Coso era uscito prima di me e rincorreva,<br />

divertito, una foglia spostata<br />

dal vento.<br />

Uscii dal ventre dell’albero e raddrizzai<br />

la schiena per rimettere al loro<br />

posto le vertebre anchilosate dalla<br />

cattiva postura <strong>della</strong> notte.<br />

Lontano, all’orizzonte, fra il fitto<br />

colonnato d’alberi del bosco intravidi un lungo filo di<br />

fumo chiaro.<br />

Ci incamminammo, io e Coso, uno accanto all’altro,<br />

come due vecchi amici, verso quello che sembrava essere<br />

il fuoco di un accampamento.<br />

Camminavamo tranquilli, la guerra era finita.<br />

Mi resi conto che la sera prima, confusi dalla neve che uniformava<br />

il paesaggio, ci eravamo allontanati di poco dal<br />

sentiero principale, quello che collegava l’uno con l’altro<br />

una miriade di paesini, e ci spostammo per seguirlo.<br />

Uomini e donne camminavano parallelamente, in fila<br />

indiana, lungo i bordi del largo sentiero.<br />

Con i visi ossuti e stanchi si muovevano all’unisono<br />

verso la stessa direzione. Gli avevano detto che più a Sud<br />

la guerra non era stata così cattiva.<br />

Avevano poche e povere vettovaglie, zaini sulle spalle,<br />

scatole di cartone, carriole di legno improvvisate; qualche<br />

mulo scheletrico; bambini aggrappati al collo, vecchi<br />

trascinati, donne piangenti, uomini sconfitti.<br />

Mi avvicinai a loro e presi a camminare nella loro stessa<br />

direzione.<br />

“Dove andate?” chiesi ad un vecchio curvo sul bastone.<br />

“Verso Sud.”<br />

“Che cercate?” replicai.<br />

“Pace.”<br />

Al centro del sentiero, fra le due file di uomini, lo spazio<br />

sufficiente per far passare lentamente camion e mezzi di<br />

soccorso.<br />

Cominciai a camminare, in fila indiana, uniformando la<br />

cadenza del mio passo a quella degli altri.<br />

La guerra era andata via, ma non aveva portato con sé la<br />

sua desolazione.<br />

La mattina era assolata e le montagne, lontane, dorate<br />

sulla cresta.<br />

La neve, riscaldata dal sole, si scioglieva velocemente in<br />

mille rivoli d’acqua cristallina.<br />

Gli alberi, aiutati dal vento, si scrollavano di dosso il<br />

e11


e12<br />

Vittoriano Gebbia<br />

gelo bianco <strong>della</strong> notte.<br />

Ciuffi d’erba cristallizzata bucavano il manto bianco e,<br />

riscaldati dal sole, si riempivano di goccioline trasparenti.<br />

Coso era l’unico che non riusciva a stare al passo con gli<br />

altri. La sua esuberanza lo faceva andare avanti e indietro<br />

senza fermarsi, ma mi teneva sempre sott’occhio.<br />

Fra le due file di uomini passavano sempre più spesso<br />

camion che trasportavano feriti.<br />

“Tenè”, sentii improvvisamente e dal camion appena<br />

passato vidi la sua faccia.<br />

Uscii dalla fila: “Capità”, urlai.<br />

Capità picchiò con il pugno fortemente sulla sponda<br />

metallica del camion per attirare l’attenzione dell’autista.<br />

“Fermati, soldato”, disse, “abbiamo un amico da far salire”.<br />

Accelerai il passo e raggiunsi il camion.<br />

“Capità…”, dissi, sorridendo, afferrandogli la mano.<br />

“Salta su!”<br />

“Non sono solo, Capità. Ho con me un amico”.<br />

“ Fai salire anche lui”.<br />

Saltai sul camion e fischiai forte. Bastò un solo balzo a<br />

Coso per raggiungermi.<br />

“Che cosa è?” disse Capità ridendo “non dirmi che è un<br />

cane, perché non ci credo!…Ti credevo morto”, continuò.<br />

“Sono sopravvissuto, Capità” e pensai ai miei uomini<br />

morti e la mia espressione si cambiò.<br />

“Bene!” disse Capità, “e allora te ne torni a casa?”<br />

“Spero di poterci arrivare al più presto… E tu… che ci<br />

fai qui?”<br />

Sorridendo, guardò in basso e mi accorsi che non aveva<br />

più la gamba destra.<br />

Restai senza parole. Lo guardai, triste, negli occhi.<br />

“Ehi! Su con la vita!” disse. “Con questa scusa me ne<br />

vado a casa prima. Altrimenti quando mi avrebbe rivisto<br />

mia moglie…? E mio figlio…? Quando mi avrebbe rivisto<br />

mio figlio?”<br />

In quella circostanza ebbi la forza di dire la frase più stupida,<br />

fra le tante che avevo pensato: “Come è successo?”<br />

“Paragrafo 4, art. 12 del manuale del bravo combattente”,<br />

inventò al momento. “Non guardare mai in faccia il<br />

tuo nemico.<br />

Eravamo l’uno di fronte all’altro” continuò “e la canna<br />

del mio fucile era ferma, dritta sulla sua testa. Stavo per<br />

sparare quando la luna, traditrice, illuminò la sua faccia<br />

e scoprii che dentro quella divisa, che non era uguale alla<br />

mia, c’era un uomo. Un uomo che probabilmente, come<br />

me, aveva moglie e figli.<br />

Abbassai il fucile, ma lui non ebbe per me lo stesso<br />

riguardo e mi crivellò la gamba di colpi.”<br />

Il camion procedeva lento verso Sud e io e Capità trascorremmo<br />

un paio di ore a dissertare sulla guerra, come<br />

facevamo quando eravamo al campo.<br />

Improvvisamente mi accorsi che il paesaggio era cambiato.<br />

Un verde intenso di alberi colorava l’aria. Nei campi<br />

sculture di ulivi deformati dagli anni.<br />

Dovevamo essere scesi parecchio perché anche la temperatura<br />

era cambiata.<br />

Il Camion si fermò.<br />

“Capitano”, disse l’autista, “noi adesso andiamo a destra.<br />

Il suo amico viene con noi?”<br />

Capità mi guardò: “Tenè, tu devi andare per la tua strada.<br />

Ti conviene scendere qua”.<br />

Infilò una mano nel tascapane e mi allungò una pagnotta.<br />

Lo abbracciai. Coso saltò giù e lo seguii.<br />

Il camion, lentamente, ripartì.<br />

“Addio, Capità” gridai.<br />

“No, Mario”, mi rispose “no, Capità…, Pasqualino!”.<br />

Divisi la mia pagnotta con Coso. Mangiai pane e lacrime.<br />

Le file di uomini che costeggiavano il sentiero si erano<br />

snellite.<br />

Ci si preparava per la notte e si cominciavano ad accendere<br />

i fuochi.<br />

Io e Coso ci guardavamo in giro per trovare un posto<br />

dove accamparci.<br />

Avevamo lasciato il freddo intenso <strong>della</strong> notte prima e<br />

con il calore di un buon fuoco ci si sarebbe potuto<br />

accampare all’aperto.<br />

Un gruppo di soldati, poco lontano, mi guardava da un<br />

po’. Uno di loro si allontanò dagli altri e, correndo, mi<br />

si presentò:<br />

“Agli ordini, signor tenente”, disse scattando sugli attenti<br />

e battendo i tacchi. “Avremmo il piacere di averla con<br />

noi, nel nostro gruppo, per consumare assieme quel po’<br />

di cibo che abbiamo racimolato”.<br />

Rimase sugli attenti in attesa di una risposta.<br />

“Mi fa piacere unirmi al gruppo”, risposi. “ma se qualcuno<br />

di voi scatta sugli attenti non appena mi avvicino e mi chiama<br />

signor tenente… giuro che gli sparo col mio fucile”.<br />

Rise e si rilassò. Gli strinsi la mano e ci incamminammo<br />

verso gli altri.


Dario Sucato, muscoli d’acciaio e concreta possibilità di diventare<br />

nazionale italiano di braccio di ferro<br />

Dario Sucato nasce a Saronno (Va)<br />

il 13/03/1984. Ha conseguito il<br />

diploma di Perito tecnico-agrario.<br />

Attualmente vive a Mezzojuso, frequenta<br />

la facoltà di Scienze Motorie e<br />

lavora come istruttore di fitness in una<br />

palestra. Dario inizia a gareggiare nel<br />

2003 quando, consigliato da un amico<br />

partecipa ai Campionati Italiani del<br />

2003 svolti a Santa Marinella (Roma),<br />

classificandosi terzo, senza alcuna<br />

esperienza, nella categoria 80 kg esordienti.<br />

Dopo aver partecipato a diverse<br />

gare più o meno importanti ma significative<br />

per quanto riguarda l’allenamento,<br />

le tecniche e le regole da conoscere,<br />

il livello di professionalità ottenuto permetteva<br />

l’accesso ai Campionati<br />

Europei e la conquista del primo posto<br />

al Campionato Internazionale tenutosi a<br />

Toscolano Maderno (BS) sul Lago di<br />

Garda. Questi gli altri traguardi raggiunti:<br />

III° Classificato al X° Campionato del<br />

Mediterraneo nella categoria 80 kg<br />

Senior tenutosi il 23/08/08 a Reggio<br />

Calabria;<br />

I° classificato nella categoria 85 kg<br />

Senior al primo Campionato Regionale<br />

tenutosi a Canicattì (AG);<br />

I° classificato nella categoria 90 kg<br />

Senior al III° Campionato “Sud Italia”<br />

tenutosi a Custonaci (TP) il 07/06 /<strong>2008</strong>.<br />

Attualmente proseguono gli allenamenti<br />

perché grazie ai successi ottenuti<br />

la S.B.F.I. (Sezione Braccio di Ferro<br />

Italia ) ha deciso di dare la possibilità<br />

a Dario di inserirlo nella Nazionale<br />

Italiana di Braccio di ferro, per poter<br />

partecipare ai Mondiali del <strong>2008</strong>, a<br />

condizione che si classifichi tra i primi<br />

tre posti <strong>della</strong> sua categoria ai<br />

Campionati di braccio di ferro che si<br />

terranno il 18 e 19 Ottobre a Lecco.<br />

Sicuri del suo successo, vi riferiamo, in<br />

conclusione il principio ispiratore dei<br />

buon risultati dello stesso Dario: “Una<br />

delle più importanti funzioni organiche<br />

dell’uomo è il movimento. Un buon<br />

equilibrio tra attività mentale ed attività<br />

fisica è una condizione essenziale<br />

per il benessere individuale. Dal punto<br />

di vista statistico circa due terzi degli<br />

italiani conducono una vita sedentaria<br />

(come chi lavora in ufficio) e molte le<br />

problematiche che interessano gli adulti<br />

e gli anziani di oggi dipendono dalla<br />

ipocinesi o carenza di movimento.<br />

L’attività fisica regolare, che non sia<br />

troppo intensa e saltuaria ma moderata,<br />

frutto di una scelta consapevole e di<br />

abitudini costanti, rappresenta oggi il<br />

modo più naturale, gratificante ed economico<br />

per mantenere lo stato di salute<br />

e di benessere di chi è sano e previene<br />

molte situazioni di malessere. È molto<br />

difficile trovare uno sportivo che soffra<br />

di crisi depressive, ma è vero il contrario.<br />

Consiglio a tutti di fare sport, non<br />

importa quale, anche una semplice corsetta<br />

può svelarsi molto importante per<br />

il nostro stato di salute”.<br />

e13


e14<br />

Ciro Muscarello e Dino Pinnola<br />

in una delle fasi del restauro<br />

Restauri<br />

terminati<br />

in Parrocchia<br />

Le cappelle<br />

<strong>della</strong> Sacra Famiglia,<br />

del Crocifisso<br />

e dell’Addolorata,<br />

riportate a nuova luce<br />

Finalmente sono finiti i lavori di<br />

restauro iniziati lo scorso inverno<br />

nella chiesa dell’Annunziata. L’idea è<br />

partita dal parroco don Enzo, ed inizialmente<br />

prevedeva soltanto l’intervento<br />

nella cappella <strong>della</strong> sacra Famiglia,<br />

visto l’imminente arrivo del trittico<br />

sacro. Successivamente, sulla scia <strong>della</strong><br />

differenza tra il vecchio e il nuovo, i<br />

piani sono cambiati e si è pensato di<br />

intervenire anche nelle cappelle del SS.<br />

Crocifisso e dell’Addolorata.<br />

L’impegno assunto si è trasformato in<br />

breve tempo in una sorta di scommessa<br />

con noi stessi e con don Enzo, che non<br />

perdeva tempo per seguire i lavori.<br />

L’occasione è stata propizia, per noi<br />

che stiamo studiando per diventare<br />

futuri restauratori (speriamo!).<br />

Un’esperienza che, al di là dei sacrifici<br />

fatti, ora ci ripaga con grande soddisfazione.<br />

I lavori come si può ben capire,<br />

hanno richiesto oltre che meticolosità,<br />

pazienza da parte nostra e da tutti coloro,<br />

che per mesi hanno partecipato alle<br />

funzioni religiose tra la polvere e gli<br />

strani odori. La cappella <strong>della</strong> Sacra<br />

Famiglia, presentava un aspetto fatiscente<br />

causato principalmente, dall’umidità<br />

che, scendendo giù dal tetto,<br />

penetra nella volta raggiungendo le<br />

pareti laterali. Inoltre si erano susseguite<br />

varie manomissioni negli anni per<br />

esigenze stilistiche o di gusto, che<br />

hanno mutato l’aspetto originale <strong>della</strong><br />

cappella. Gli stucchi presenti, erano<br />

stati ricoperti più volte da mani d’idropittura,<br />

alterando la foglia d’oro sottostante.<br />

Anche l’antico marmorino (polvere<br />

di marmo impastata che una volta<br />

asciutta assume le sembianze delle<br />

lastre di marmo) presente nelle pareti<br />

<strong>della</strong> cappella risultava danneggiato da<br />

gesso e da idropitture. I lavori sono iniziati<br />

dalla parte alta e cioè dalla volta,<br />

la regione più rovinata e più difficoltosa<br />

dal punto di vista lavorativo, ma gli<br />

interventi di restauro qui eseguiti, sono<br />

stati ripetuti in tutta la cappella. Per<br />

prima cosa sono stati rimossi i vari strati<br />

di stucco dalle pareti che hanno<br />

mostrato un marmorino macchiato,<br />

privo di lucentezza, con crepe molto<br />

accentuate nella volta e buchi causati<br />

da chiodi tappati con cera, si è proseguito<br />

quindi, con il riempimento delle<br />

stesse con gesso di Bologna e con un<br />

successivo rifacimento dell’effetto<br />

marmo; tale operazione non è stata<br />

necessaria invece per le pareti laterali e<br />

per i due piloni verticali che sostengono<br />

l’arco, più omogenei e meno intaccati<br />

dall’umidità. In seguito sono stati<br />

puliti gli stucchi, dall’idropittura<br />

prima, e dalla porporina sottostante<br />

(una vernice color oro) poi, scoprendo<br />

poche tracce d’oro, molto rovinato.<br />

Non è strano che durante tale operazione<br />

molte delle decorazioni si siano<br />

staccate, poiché la vecchia colla aveva<br />

da tempo perso le sue proprietà; quindi,<br />

sono stati riattaccati e ricostruiti quelli<br />

totalmente mancanti come ex novo,<br />

sullo stampo di quelli rimasti. A questo<br />

punto, dopo aver effettuato la preparazione<br />

con bolo armeno, è stata applicata<br />

la foglia di similoro con le tecniche a<br />

missione e a guazzo, che in seguito ad<br />

invecchiamento con oli e pigmenti, ha<br />

ridato splendore e plasticità alla cappella,<br />

che si ora mostra di gusto barocco.<br />

Alcuni dei fondi resi gonfi e friabili<br />

dall’umidità, sui quali sono attaccati<br />

gli stucchi, sono stati sostituiti e dipinti<br />

con pittura acrilica per stucchi, ricreando<br />

un effetto marmo. Le pareti sono<br />

state lucidate con l’applicazione di cera<br />

microcristallina stesa a caldo e frizionata<br />

con panni di lana. Anche l’altare<br />

con il tabernacolo è stato ripulito dalla<br />

cera caduta da antichi candelieri e ceroni<br />

votivi, in particolare il ciborio è stato<br />

ripulito dalla porporina; l’argento preesistente<br />

è stato reintegrato ove necessario<br />

con la tecnica a guazzo e verniciato<br />

con la mecca. Di certo non sono mancate<br />

le sorprese che solo da vicino si<br />

possono gustare, come alcune raffinate


quanto ambigue decorazioni (visto lo<br />

stile baroccheggiante) raffiguranti draghi<br />

(presunte papere) che reggono cesti<br />

di frutta. L’emozione più bella l’abbiamo<br />

avuta il pomeriggio del 28 Febbraio<br />

quando, durante lo scrostamento <strong>della</strong><br />

parte interna dell’arco, è apparsa ai<br />

nostri occhi un’incisione in latino<br />

recante il nome del committente, degli<br />

esecutori con tanto di firma e l’anno di<br />

costruzione <strong>della</strong> cappella, probabilmente<br />

incisa quando ancora l’impasto<br />

era fresco, il testo dice: 1874 Gennaio<br />

Carmelo Razati e Sparacino Giusseppe<br />

Arciprete Giuseppe Siragusa Operes<br />

fidelium, un’opera quindi commissio-<br />

nata dall’Arc. Siragusa, eseguita da<br />

Carmelo Razati e Sparacino Giusseppe<br />

e finanziata dai fedeli devoti al Santo<br />

Patriarca. Documenti dell’archivio parrocchiale<br />

testimoniano la veridicità<br />

<strong>della</strong> data riportata e l’esistenza dei<br />

personaggi mensionati. La cappella del<br />

SS. Crocifisso ha richiesto di certo<br />

meno tempo e lavoro, vista la semplicità<br />

<strong>della</strong> stessa. In questo caso più che di<br />

restauro si può parlare di un “abbellimento”<br />

del complesso architettonico,<br />

molte delle decorazioni in gesso, sono<br />

state rivestite con similoro, come le<br />

palmette e i panneggi degli angeli, lo<br />

stemma la corona e le decorazioni che<br />

da essa si dipartono, le cornici che<br />

segnano l’andamento curvilineo del<br />

prospetto e gli stucchi delle colonne a<br />

base quadrata con le relative cornicette<br />

che, erano ricoperte da una carta adesi-<br />

prima dopo<br />

prima<br />

dopo<br />

va color argento ricorrente in tutta la<br />

chiesa. L’intera cappella è stata poi<br />

ridipinta, dopo aver rimosso l’idropittura<br />

preesistente. Simile lavoro è stato<br />

fatto per la cappella dell’Addolorata,<br />

qui le palmette sostenute dagli angeli e<br />

la raggiera dello Spirito Santo erano<br />

già in oro zecchino, si è proceduti quindi<br />

con un riconsolidamento <strong>della</strong> struttura<br />

in legno con colla di cervione<br />

applicata con siringhe. Per quanto concerne<br />

l’oro zecchino, che era ricoperto<br />

da depositi incoerenti, si è optato per<br />

l’utilizzo di semplice acetone per la<br />

pulizia, onde evitare ulteriori alterazioni<br />

<strong>della</strong> foglia d’oro. La porta che chiude<br />

la nicchia dove è situata la statua, si<br />

presentava in uno stato di conservazione<br />

precario; la superficie in legno era<br />

ricoperta da una vernice nera di dubbia<br />

natura e l’argento che decora la stessa,<br />

risultava molto danneggiato, in diverse<br />

parti ossidato e privo di meccatura.<br />

Inoltre sono stati riscontrati in diversi<br />

punti, presenze di cera, colata presumibilmente<br />

da antichi candelieri.<br />

Asportando la vernice nera con l’uso<br />

del bisturi e di diluente al nitro, l’aspetto<br />

originale presentava una laccatura<br />

simulante il legno anch’essa molto<br />

danneggiata. Si è intervenuti quindi<br />

con la reintegrazione delle parti mancanti,<br />

con una prima preparazione di<br />

gesso di Bologna e colla di coniglio e<br />

successivamente con l’integrazione<br />

con colori a vernice. Le parti in argento<br />

sono state integrate e verniciate con<br />

la mecca dove necessario. Le foto esaudiscono<br />

più di ogni altro commentano<br />

lo stato finale delle cappelle.<br />

Ringraziamo don Enzo per aver riposto<br />

fiducia nelle nostre capacità, e tutti<br />

coloro che ci hanno consentito di lavorare<br />

nel migliore dei modi. Teniamo a<br />

precisare che i lavori di restauro sono<br />

stati eseguiti a titolo gratuito.<br />

Gli esecutori<br />

Ciro Muscarello, Dino Pinnola<br />

prima<br />

dopo<br />

e15


e16<br />

Quel sinistroide<br />

di Giuseppe<br />

“L’indiscusso santo<br />

degli umili lavoratori era un infaticabile operaio,<br />

che guadagnava il suo pane quotidiano<br />

con il proprio travaglio”<br />

di Carlo Parisi<br />

Le notizie sulla vita di<br />

San Giuseppe sono<br />

poche, ed inoltre in tutti i<br />

Vangeli vengono sempre<br />

descritte le sue azioni, ma non è mai<br />

riportata alcuna sua parola. Ma anche<br />

“senza parlare”, Giuseppe rappresenta<br />

certamente il più autorevole e riconosciuto<br />

santo <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> Chiesa.<br />

Con il suo silenzioso e saggio atteggiamento<br />

evitò le consuetudini del<br />

tempo, direi quasi, anticipando la<br />

rivoluzione spirituale del Figlio.<br />

Egli, infatti, non condannò l’arcano<br />

concepimento <strong>della</strong> sua sposa, ed<br />

anche in assenza dell’apparizione<br />

dell’Angelo Gabriele, riporta l’apocrifo,<br />

serbava nella sua mente di far fuggire<br />

Maria, per evitarle la lapidazione.<br />

Con eccessivo coraggio non conformista<br />

e profonda umanità, affrontò un<br />

penoso viaggio per sottoscrivere<br />

Maria, prossima al parto, come sua<br />

legittima sposa, nel censimento ordinato<br />

da Augusto Cesare. Inoltre, con<br />

eroica decisione, non si tirò indietro<br />

dalla fuga in Egitto per salvare da<br />

Erode il figlio non suo.<br />

Ma l’amore, è sempre più grande di<br />

un qualsivoglia regime! Di questo<br />

Giuseppe, certamente ne aveva maturato<br />

l’idea.<br />

A prescindere in ogni modo dalle limitate<br />

informazioni, si può facilmente<br />

dedurre che egli era un uomo di elevata<br />

intelligenza, sia per la libera e consapevole<br />

adesione (non cieca ubbidienza)<br />

ai piani del Signore, sia per il<br />

consacrato amore con il quale si dedicava<br />

alla famiglia, ma anche per l’elevato<br />

talento nell’adoperare la propria<br />

maestria di falegname. In realtà non<br />

risulta ben definito se il mestiere esercitato<br />

fosse quello di falegname; alcuni<br />

studiosi interpretano la definizione<br />

greca di tèkton come carpentiere,<br />

oppure manovale o muratore, e non è<br />

abbastanza chiaro se egli avesse un’attività<br />

propria o se fosse dipendente o<br />

avventizio.<br />

Rimane comunque il semplice fatto<br />

che egli era un infaticabile operaio,<br />

che guadagnava il suo pane quotidiano<br />

con il proprio travaglio. Uno dei<br />

vangeli apocrifi riporta testualmente il<br />

seguente avvenimento, dopo il ritorno<br />

dalla fuga in Egitto: “Ripreso il<br />

mestiere di falegname, con il lavoro


delle sue mani provvedeva il sostentamento.<br />

In conformità a quanto Mosè<br />

aveva una volta ordinato per mezzo di<br />

una legge, egli infatti non ha mai cercato<br />

di vivere sul lavoro degli altri”.<br />

Sembra che il narratore abbia voluto<br />

evidenziare come spesso alcuni uomini<br />

si arricchiscano sul sudore altrui.<br />

Insomma, una storia che si ripete da<br />

secoli: troppi poveri e pochi sfruttatori!<br />

Il colonialismo romano al tempo di<br />

Giuseppe e i poteri imprenditoriali<br />

d’oggi.<br />

Ma Giuseppe già sapeva in cuor suo,<br />

ancor prima che Gesù lo predicasse,<br />

che difficilmente un ricco poteva<br />

entrare nel Regno di Dio!<br />

Rispettoso comunque <strong>della</strong> legalità,<br />

continuava il suo travaglio, pagando<br />

umilmente le ingiuste tasse che venivano<br />

imposte, non succube del potere<br />

ma cosciente che la dignità dell’uomo<br />

ha origine dall’uomo stesso e viene<br />

dal Signore, e non può essere influenzata<br />

da fattori esterni.<br />

Giuseppe diventa, cosi, l’indiscusso<br />

santo degli umili lavoratori, e viene<br />

addirittura proclamato, nell’anno<br />

1870 da Pio IX, patrono <strong>della</strong> Chiesa<br />

universale, affermando la sua superiorità<br />

su tutti i santi.<br />

La Chiesa cattolica ricorda il glorioso<br />

patriarca il 19 marzo, e nella memoria<br />

popolare il suo santo nome è spesso<br />

celebrato con banchetti, che almeno<br />

nel recente passato, servivano a sfamare<br />

i più poveri.<br />

Tradizioni modeste per un santo modesto,<br />

grande solo per aver vissuto, la sua<br />

semplice umanità, contro corrente.<br />

Nel 1955 Pio XII istituisce, per il 1°<br />

maggio, la festa di Giuseppe Artigiano<br />

che, forse per santa interferenza, è<br />

integrata ai giorni nostri, dalla cultura<br />

social-comunista, in festa dei lavoratori.<br />

Le due festività si fondono in<br />

un’unica ricorrenza, e con l’omelia del<br />

1° maggio 1968 di Paolo VI, la festa<br />

del lavoro trova ampio spazio nelle<br />

sante celebrazioni <strong>della</strong> Chiesa, rivendicando<br />

condizioni migliori per il<br />

lavoro e la sacralità dello stesso.<br />

D’altronde, solo la silenziosa operosità<br />

di Giuseppe può conquistare allo stesso<br />

tempo, non solo i cuori dei fedeli<br />

cristiani, ma lo spirito di giustizia di<br />

tutti gli uomini di buona volontà.<br />

Il Saluto <strong>della</strong> Prof. ssa Fiorella Palumbo,<br />

nuovo Dirigente Scolastico<br />

dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola”<br />

Quando Don Enzo Cosentino,<br />

direttore di questo periodico, mi<br />

ha proposto di scrivere un articolo per<br />

presentarmi a questi meravigliosi<br />

paesi, Mezzojuso e Campofelice di<br />

Fitalia, ho pensato che fosse una bellissima<br />

opportunità. Così eccomi qua.<br />

Sono Fiorella Palumbo, nominata<br />

quest’anno per Dirigere l’Istituto<br />

Comprensivo “G. Buccola”. Abito a<br />

Palermo e sono una insegnante di<br />

Lettere. Mi è stato affidato un compito<br />

complesso ma estremamente stimolante,<br />

quello di dare il mio contributo<br />

e fare si che questa scuola possa continuare<br />

a lavorare, offrendo al territorio<br />

una formazione di qualità per i giovani<br />

che saranno la nuova forza del<br />

nostro paese.<br />

Mi sento fortemente coinvolta perché<br />

credo che tutta la scuola, oggi più che<br />

mai, ha un compito di grande importanza:<br />

formare i cittadini di domani. In<br />

questo percorso mi trovo già affianca-<br />

ta dalle amministrazioni comunali di<br />

Mezzojuso, di Campofelice di Fitalia<br />

e dalle forze dell’ordine che mi hanno<br />

già offerto ogni supporto per garantire<br />

un servizio di qualità alle cittadinanze.<br />

Colgo l’occasione per ringraziare i<br />

colleghi, la prof.ssa Carmelina Bova e<br />

il prof. Lucio Vincenzo Granata, che<br />

mi hanno lasciato una bellissima struttura<br />

organizzata e un personale fortemente<br />

motivato; voglio ringraziare<br />

anche tutto il personale <strong>della</strong> scuola<br />

che mi ha accolto con grande entusiasmo<br />

e disponibilità per una collaborazione<br />

efficace e fattiva. Auspico che la<br />

collaborazione con gli enti territoriali<br />

e locali, possa consentire una risoluzione<br />

di tutti i problemi che ci troveremo<br />

ad affrontare insieme ed auguro a<br />

tutti un anno di grandi risultati.<br />

Il Dirigente Scolastico<br />

Prof. ssa Fiorella Palumbo<br />

e17


ACR<br />

ACR<br />

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ACR<br />

ACR<br />

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e18<br />

Una<br />

Tenda<br />

come<br />

“Casa”<br />

Il Campo Scuola<br />

Diocesano A.C.R.<br />

ha avuto luogo<br />

presso la struttura del<br />

“Borgo <strong>della</strong> Pace”<br />

in C.da Tumminia<br />

(Villafrati-PA).<br />

dal 21 al 24 Agosto<br />

di Francesco D’Orsa<br />

L<br />

’anno giubilare dedicato a San<br />

Paolo ha segnato quella che per<br />

l’ACR è la “SuPerStrada” che porta a<br />

Gesù e che per compagno di viaggio<br />

ha trovato proprio Paolo in occasione<br />

del tanto atteso quanto meritato<br />

Campo Scuola Diocesano A.C.R.<br />

che ha avuto luogo presso la struttura<br />

del “Borgo <strong>della</strong> Pace” in C.da<br />

Tumminia (Villafrati-PA).<br />

Il Campo ha avuto inizio giovedì 21<br />

agosto e si è concluso Domenica 24<br />

con la tradizionale Messa insieme alle<br />

famiglie.<br />

Il titolo del campo è stato: “Una tenda<br />

come Casa”.<br />

La Tenda, luogo di ritrovo per l’intero<br />

gruppo di 51 acierrini al termine di<br />

ogni attività, ha ricordato ai Ragazzi il<br />

mestiere manuale di Saulo, quello di<br />

skenopoios, cioè “fabbricatore di<br />

tende” (At 18,3) nella città di Tarso<br />

(Saulo verrà chiamato Paolo,“piccolo”,<br />

dopo la folgorante apparizione di<br />

Gesù sulla via di Damasco, il battesimo<br />

ricevuto da Ananìa e a cominciare<br />

dalla prima spedizione missionaria nel<br />

mondo greco-romano); inoltre, la tenda<br />

ha ricordato pure quella del Popolo di<br />

Israele che portava con se come “dimora<br />

di Dio” tra il popolo eletto.<br />

La “Casa” è quella che con la testimonianza,<br />

la conversione, il martirio<br />

(Paolo, cittadino romano, venne decapitato<br />

nell’anno 64 a Roma, sulla via<br />

Ostiense, nel luogo oggi chiamato “Tre<br />

fontane”), Paolo, che era persecutore<br />

dei Cristiani sulla via di Damasco e che<br />

è poi divenuto “Apostolo delle<br />

genti”, ha costruito e anche<br />

noi oggi costruiamo<br />

con la nostra vita,<br />

mettendoci al servizio<br />

del<br />

Vangelo<br />

n e l l e<br />

nostre<br />

comunità,<br />

facendoci “strumento”, con la chiamata<br />

quotidiana alla santità. Oggi siamo noi<br />

custodi e testimoni di Cristo Gesù,<br />

siamo noi la tenda, siamo noi che insieme<br />

a tutti i battezzati ci facciamo<br />

“Casa” e quindi Chiesa di Dio là dove<br />

viviamo, a scuola, a lavoro, in famiglia,<br />

per strada.<br />

Nei giorni trascorsi al “Borgo <strong>della</strong><br />

Pace” i nostri Ragazzi, giunti da<br />

Mezzojuso, Palazzo Adriano e S.<br />

Cristina Gela, hanno imparato a conoscere<br />

Paolo, il loro compagno di viaggio,<br />

in uno spirito di amicizia e di condivisione<br />

tra le tante attività proposte...<br />

Le Olimpiadi <strong>2008</strong> hanno ispirato<br />

Educatori e Ragazzi tra tuffi in piscina<br />

ed interminabili tornei sportivi!<br />

Il servizio reso dai Giovani <strong>della</strong><br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata di<br />

Mezzojuso, pronti a dare una mano agli<br />

Educatori e ai Ragazzi giunti da diversi<br />

paesi, la guida spirituale di don<br />

Salvatore Ruffino e di don Mario<br />

Bellanca, un fervido lavoro d’èquipe e<br />

la cura educativa da parte degli<br />

Educatori, hanno arricchito questa<br />

esperienza fatta di umile servizio e<br />

amore per la Chiesa che il Signore ci ha<br />

affidato in questa Eparchia e che ancora<br />

una volta ha reso l’estate dei nostri<br />

Ragazzi un “Tempo Eccezionale!”<br />

Tempo per divertirsi, per imparare, per<br />

conoscere sempre più il nostro amico<br />

Gesù!<br />

Un tempo che, come ci ha ricordato<br />

don Mario, ci dice di essere stati “Chiamati<br />

perché Amati”.<br />

Un tempo, per dire con Paolo: “Non<br />

più io, ma Cristo vive in me” (Ga 2,20).


DAR CORPO<br />

ALL’OMBRA<br />

Dal 17 al 25 maggio <strong>2008</strong> , presso<br />

i locali del Castello di Mezzojuso<br />

si è svolta la mostra DAR CORPO<br />

ALL’OMBRA, organizzata<br />

dall’Associazione Culturale<br />

“Prospettive” e patrocinata dal comune<br />

di Mezzojuso.<br />

L’iniziativa che l’Associazione ha<br />

realizzato è frutto <strong>della</strong> collaborazione<br />

con l’Accademia di Belle Arti di<br />

Palermo, in cui operano diversi docenti<br />

ed artisti che negli anni si sono resi<br />

disponibili nei confronti delle attività<br />

<strong>della</strong> nostra Associazione. Il tema<br />

scelto è stato quello dell’ombra su cui<br />

già si sono confrontati docenti ed<br />

allievi <strong>della</strong> suddetta Accademia. La<br />

partecipazione ufficiale dell’Accademia<br />

di Belle Arti di Palermo ha costituito per<br />

noi un vanto e una sfida. L’iniziativa si<br />

è concretizzata in una mostra che è<br />

rimasta aperta per una settimana.<br />

Parallelamente sono state presentate al<br />

pubblico alcuni eventi culturali (proiezioni<br />

video, presentazione al computer,<br />

recital di musiche e poesie, ecc.).<br />

Particolare suggestione ha riscosso tra il<br />

pubblico la domenica 25 maggio il<br />

recital di poesie, brani teatrali e letterari<br />

e musiche <strong>della</strong> tradizione yiddish:<br />

L’iniziativa che l’Associazione Prospettive ha realizzato è<br />

frutto <strong>della</strong> collaborazione con l’Accademia di Belle Arti<br />

di Palermo<br />

oltre all’incipit del vangelo di Giovanni,<br />

a testi di Platone, di Sant’Agostino,<br />

<strong>della</strong> Divina Commedia di Dante siamo<br />

stati catturati dalla poesia di Montale,<br />

Ungaretti, dai drammi di Pirandello e<br />

dalle musiche struggenti e melanconiche<br />

degli ebrei <strong>della</strong> diaspora, che<br />

hanno subito durante l’ultima guerra<br />

malvagità inenarrabili. (Hava nagila,<br />

Dona dona, etc).<br />

L’iniziativa <strong>della</strong> mostra ha voluto<br />

rappresentare una prima risposta alle<br />

attese degli artisti manifestate nello<br />

scorso settembre in occasione <strong>della</strong><br />

mostra delle opere vincitrici delle otto<br />

estemporanee, promosse dall’associazione<br />

Prospettive. In quella occasione<br />

infatti gli artisti e gli operatori culturali<br />

presenti hanno espresso il bisogno<br />

di incontrarsi, di confrontarsi e pertanto<br />

la presente mostra si pone in continuità<br />

con le otto estemporanee celebrate<br />

dal 1985 al 1996 e con tutta l’attività<br />

artistica che dall’anno <strong>della</strong> sua<br />

fondazione la nostra associazione ha<br />

particolarmente privilegiato.<br />

Una nota particolarmente positiva è<br />

data dalla partecipazione degli artisti<br />

di Mezzojuso, numerosi e talentuosi:<br />

Nicola Figlia, Enzo Sclafani, Matteo<br />

Cuttitta, Dino Pinnola, Franco<br />

Crispiniano, Giuseppe Divono, Rosa<br />

Caravella, Giusy Corrao.<br />

Ma perché una mostra, un happening,<br />

una settimana dedicata all’ombra?<br />

Perché intanto ci ricorda l’aldilà, il<br />

regno delle ombre, l’impalpabile, l’ineffabile,<br />

l’intangibile, l’irreale, e di conseguenza<br />

tutto ciò che è la nostra destinazione<br />

futura e finale, ma ci rammenta<br />

anche l’effimero di questo mondo.<br />

Il primo pensiero che ci assale pensando<br />

e parlando di ombre è sicuramente<br />

la luce, luce ed ombra, un indissolubile<br />

connubio che è la realtà stessa, fatta<br />

di luce che non potrebbe essere tale se<br />

non fosse in dolce compagnia delle<br />

ombre. Se tutto fosse luce, la luce non<br />

si distinguerebbe dalle tenebre.<br />

L’ombra infatti sta alla luce come il<br />

limite, la fragilità sta all’uomo.<br />

Non bisogna quindi guardare solo alle<br />

ombre o solo alla luce, è nell’intero<br />

che bisogna guardare alla verità e alla<br />

realtà. E’ necessario uno sguardo<br />

sinottico e complessivo, se vogliamo<br />

essere nella strada giusta. La luce non<br />

è identità a se stessa se non per differenza<br />

con l’ombra, con la tenebra.<br />

L’ombra è solo l’altra faccia <strong>della</strong><br />

medaglia che ci restituisce il senso<br />

dell’essere, dell’intero, <strong>della</strong> realtà.<br />

Una realtà complessa, variegata, che<br />

non tollera un approccio ad una sola<br />

dimensione, ma che accetta i tentativi<br />

sinceri di lettura e interpretazione che<br />

sorgono dal profondo del cuore e <strong>della</strong><br />

mente e che non si fermano a facili<br />

ricette che possano squadrare e inquadrare<br />

l’animo nostro informe e la<br />

complessità del reale.<br />

Guai a credere che una formula, una<br />

ricetta, una ideologia, una sola interpretazione<br />

possa consegnarci esaustivamente<br />

il “quid” <strong>della</strong> realtà, il senso<br />

più profondo e conclusivo dell’essere.<br />

Diffidiamo da chi pretende di avere<br />

catturato la verità, ricattandoci e tiranneggiandoci<br />

con il suo supposto possesso.<br />

Facciamo a lui e a tutti i sedicenti<br />

detentori <strong>della</strong> verità una sonora<br />

pernacchia, perché costui si sta sostituendo<br />

al Padreterno: questa è una<br />

grave bestemmia.<br />

Che ognuno invece faccia lo sforzo di<br />

comprendere il senso <strong>della</strong> vita e inizi<br />

un percorso che lo porti a dare senso<br />

all’esistenza, alla luce e all’ombra, al<br />

bene e al male, all’essere e all’esserci.<br />

Certo nella nostra terra non possiamo<br />

non confrontarci con un’ombra terribile<br />

che ci offusca la mente, gli occhi<br />

e il cuore e che ci deve spingere a sbarazzarci<br />

di tanta sozzura e di questa<br />

malapianta che uccide, ricatta ed esercita<br />

tanta paura: la organizzazione<br />

mafiosa e la mentalità mafiosa che<br />

presta il liquido amniotico ad essa.<br />

Dobbiamo ritrovare la dignità e la<br />

volontà di ribellarci ad essa e ritrovare<br />

il profumo dei frutti <strong>della</strong> legalità,<br />

l’odore dei fiori che crescono alla luce<br />

del sole, la fiducia nelle istituzioni<br />

dello stato e nella democrazia, fiduciosi<br />

che, se si rispettano le leggi, i<br />

diritti di tutti, soprattutto dei più<br />

deboli, saranno garantiti.<br />

Roberto Lopes<br />

Associazione “Prospettive”<br />

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e20<br />

Quest’estate gli operai <strong>della</strong> forestale hanno ristrutturato la cappella dedicata a S.<br />

Barbara, presso il bosco <strong>della</strong> Ficuzza, che si trovava in stato di abbandono. Si<br />

ringrazia il Sig. Pietro Tavolacci per aver fornito la nuova immagine <strong>della</strong> Santa.<br />

Nella foto, Pietro Tavolacci e Mario Pecoraro.<br />

OFFERTE RICEVUTE<br />

Manzo Benedetta € 50,00<br />

Battaglia Francesco, U.S.A. € 20,00<br />

Famularo Pietro e Adriana € 50,00<br />

Di Miceli Francesco, Australia $100,00<br />

Lala Francesco, TO € 25,00<br />

N.N., PA € 50,00<br />

Morales Kathy e Martin, USA$ 100,00<br />

Francesco e Giuseppa, USA € 5,00<br />

Falletta Giuseppe e Rita € 5,00<br />

Fina Vincenzo, USA € 40,00<br />

Scarpulla Salvatore, USA $ 50,00<br />

Di Lorenzo Giò, USA $ 50,00<br />

N.N. € 15,00<br />

Cervino F.sco, Saronno VA € 10,00<br />

Perniciaro Cat., Castellanza VA € 25,00<br />

Vassallo Serafino, Legnano € 25,00<br />

Carcello Giuseppe, Castellanza € 25,00<br />

Princiotta Nicola € 20,00<br />

Perniciaro Rosolino, Castellanza € 25,00<br />

Perniciaro Luciano, Legnano € 25,00<br />

Perniciaro Antonino € 50,00<br />

Falletta Giuseppe, USA € 10,00<br />

Bua Salvatore, PA € 20,00<br />

Barcia Pietro, Ribera € 20,00<br />

Canzoneri Anna, Camp. di Fit. € 30,00<br />

Muscarello Salvatore, Brescello € 20,00<br />

Militello Giuseppe, USA € 100,00<br />

Terrano Giuseppe, Pordenone € 15,00<br />

Riolo Gabriel, USA € 10,00<br />

Portoghese Carmelo, Antibes € 30,00<br />

I NUOVI ARRIVATI<br />

GABRIELE BRONZOLINO<br />

di Giovanni e Adriana Achille<br />

SIMONA LO MONTE<br />

di Biagio e Rosalba Lo Gerfo<br />

MIRIAM LAFRANCONI<br />

di Fabio e Giuseppa Melagranato<br />

ELEONORA ZAMBITO<br />

di Salvatore e Patrizia Dragotto<br />

RIPOSANO NEL SIGNORE<br />

ANTONINA SPINOSO<br />

08/04/1930 - 03/07/<strong>2008</strong><br />

DOMENICO TANTILLO<br />

10/01/1931 - 09/07/<strong>2008</strong><br />

SALVATORE FIGLIA<br />

16/11/1922 - 11/07/<strong>2008</strong><br />

VINCENZA GURNERI<br />

28/10/1937 - 12/07/<strong>2008</strong><br />

SALVATORE SPITALERI<br />

21/06/1923 - 19/08/<strong>2008</strong><br />

MARIA BURRIESCI<br />

24/01/1916 - 23/08/<strong>2008</strong><br />

CIRA SCARPULLA<br />

29/10/1928 - 25/08/<strong>2008</strong><br />

POESIA<br />

Sugnu ri Menziusu<br />

e mi ni vantu<br />

ri stu paisi<br />

menzu u voscu fabbricatu<br />

la brigna avemu<br />

e puru u foni<br />

e li nostri antenati<br />

macari albanesi foru.<br />

Ora ru mastru campu<br />

vogghiu parrari<br />

ri tutti sti paisi vicini<br />

semu ‘mmiriati<br />

ca sulu a Menziusu<br />

u sapemu fari,<br />

ogni maschira<br />

avi u sovu significatu<br />

io quann’era picciotto<br />

lu carru niscia<br />

e u nannu ri cannalivari cunnucia,<br />

quannu passava pi li strati<br />

purtava allegria,<br />

e ora ca sugnu vecchiu<br />

nenti m’afiru a fari.<br />

E a vuatri picciutteddi d’ora<br />

pi scrittu vu vogghiu lassari<br />

Sta tradizioni avanti aviti a purtari.<br />

Cagnolu, 10 febbraio 2004<br />

(Giammanco Matteo Salvatore)<br />

LAUREE<br />

Il 17 luglio <strong>2008</strong>, presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo, Caterina Di<br />

Grigoli ha conseguito la laurea in<br />

“Lingue e Culture Moderne” con la<br />

votazione di 110 e lode, discutendo la<br />

tesi “le Chef-d’oeuvre inconnu di<br />

Balzac. Da Conte fantastique a<br />

Catèchisme estètique”, relatrice è<br />

stata la Prof.ssa Annie Brudo.<br />

Il 18 luglio <strong>2008</strong>, presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo, Francesco<br />

D’Orsa ha conseguito la laurea in<br />

“Sviluppo economico e cooperazione<br />

internazionale”, discutendo la tesi “I<br />

programmi di lotta alla desertificazione<br />

e la convenzione ONU”, relatore è<br />

stato il Prof. Sergio Cipolla.<br />

Il 25 luglio <strong>2008</strong>, presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo, Francesco<br />

Pinnola ha conseguito la laurea in<br />

Ingegneria Civile, discutendo la tesi<br />

“Comportamento flessionale di travi<br />

alte in cemento armato”, relatore è<br />

stato il Prof. Giuseppe Campione.<br />

Ai neolaureati i migliori auguri <strong>della</strong><br />

redazione.


Caro Don Enzo Cosentino,<br />

vi ringrazio per la spedizione di <strong>Eco</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>. Spero che a Mezzojuso<br />

vada tutto bene.<br />

Martino Morales, Austin - USA<br />

Gentilissimo Don Enzo,<br />

le affido queste semplici parole, dettate<br />

dal mio grande dolore, un regalo che io<br />

intendo fare a mio marito e al suo paese,<br />

perché avendo vissuto con lui quasi cinquantacinque<br />

anni, ho capito che<br />

Mezzojuso puoi amarlo, puoi anche a<br />

volte detestarlo ma non puoi ignorarlo.<br />

Con l’espressione sincera <strong>della</strong> mia<br />

riconoscenza per la sua disponibilità, la<br />

ringrazio e le porgo i miei saluti.<br />

Non so come, non so dove, non so<br />

quando, non so a chi giungeranno queste<br />

mie parole. Ho la sgradevole sensazione<br />

di essere sopravvissuta ad un<br />

cataclisma, e sono china a raccogliere<br />

tra le macerie i ricordi di una vita.<br />

Stranamente il luogo dell’anima, teatro<br />

di questo viaggio nel tempo, non è la<br />

mia città, dove sono nata e dove sono<br />

tornata a vivere ormai da tanti anni, ma<br />

un piccolo paesino dell’entroterra<br />

siculo dove si sono svolti gli avvenimenti<br />

più significativi <strong>della</strong> mia esistenza:<br />

sì, Mezzojuso. Dentro una scatola,<br />

molto malandata e dimenticata da<br />

anni nel fondo di un armadio, ritrovo i<br />

frammenti di una vita, una storia-non<br />

storia che può interessare solo me. Ma<br />

c’è sempre quel piccolo paese che mi<br />

ruba la scena, sì, sempre Mezzojuso. E<br />

allora non mi rimane che assecondarlo:<br />

è vero, qui sono arrivata, appena<br />

Siamo stati completamente uniti a lui<br />

con una morte simile alla sua, lo saremo<br />

anche con la sua risurrezione. (Rm. 6,5)<br />

I nostri lettori ci scrivono<br />

diciassettenne, fresca di un diploma<br />

magistrale e con tanti sogni nel mio<br />

diario segreto. Adoro i bambini, ma i<br />

miei primi allievi furono degli uomini,<br />

molti dei quali avevano provato gli<br />

orrori di una guerra devastante. Alcuni<br />

di loro avevano sofferto nei campi di<br />

concentramento nazisti, altri avevano<br />

sperimentato i terribili inverni sul fronte<br />

russo, altri ancora il tormento dei<br />

deserti africani. Erano i reduci a cui la<br />

Patria prometteva un posto di lavoro,<br />

ma per ottenerlo bisognava avere un<br />

titolo di studio, la famosa licenza elementare;<br />

così le mani che avevano<br />

maneggiato strumenti di morte tornavano<br />

a tenere in mano la penna, ma<br />

quanta fatica! Io mi sentivo più che la<br />

maestra una figlia, una sorella: mi piaceva<br />

portare a scuola i giornali, le riviste<br />

che ci mettevano in contatto con il<br />

resto del mondo, nel tempo in cui la<br />

televisione non aveva ancora cambiato<br />

le nostre abitudini di vita.<br />

E poi è venuto anche per me il tempo<br />

dell’Amore, e di chi potevo innamorarmi<br />

se non di un giovane di<br />

Mezzojuso? Giovanni, ricordo le tue<br />

serenate cantate con la tua dolcissima<br />

voce. Abbiamo ignorato le critiche dei<br />

falsi perbenismi e un giorno il campanile<br />

dell’Annunziata suonò anche per<br />

la nostra Messa nuziale. Mi rivedo,<br />

felice al tuo fianco, scendere la scalinata<br />

che conduce alla piazza. In questo<br />

paesino sono nati i nostri primi tre<br />

figli; poi la vita e il lavoro ci hanno<br />

portato in giro per la Sicilia. Quattro<br />

sono i figli che il cielo ci ha mandato e<br />

che hanno allietato e movimentato la<br />

nostra vita. Siamo sempre ritornati a<br />

Mezzojuso per varie ricorrenze, avvenimenti<br />

lieti e tristi, e, un giorno dolorosissimo<br />

abbiamo riportato al paese<br />

natio, che lui amava tanto, il nostro<br />

Francesco, portato via da un male che<br />

non perdona. Ora anche tu, Giovanni,<br />

sei ritornato per sempre nel silenzioso,<br />

sereno cimitero di Mezzojuso, e dalle<br />

pagine dell’<strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>, che per<br />

tanti anni abbiamo letto insieme, giunga<br />

a te l’eco dei nostri ricordi, e la voce<br />

del mio amore che rimane immutabile<br />

al di là <strong>della</strong> vita. A te, mio carissimo,<br />

ripeto ancora le parole che ti dissi,<br />

quando il tuo caro volto fu sottratto per<br />

sempre alla mia vista: Giovanni, vai<br />

incontro a Francesco e aspettami.<br />

E Mezzojuso? Mezzojuso è rimasto<br />

sempre il luogo dell’anima, il rifugio<br />

nelle immancabili tempeste <strong>della</strong> vita, il<br />

luogo dove vivono molte delle persone<br />

che amiamo, e dove gli abitanti sono gli<br />

amici di sempre, che ci hanno circondato<br />

di tanto affetto, quando il dolore ha<br />

bussato alla nostra porta. Ancora oggi a<br />

Mezzojuso io mi sento a casa e dico ai<br />

mezzojusari: grazie amici miei; amatelo<br />

il vostro paese perché, ovunque si vada,<br />

per chi è vissuto all’ombra <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong><br />

non potrà mai dimenticarlo.<br />

Maria Manzo Divono, Palermo<br />

Carissimo Don Enzo,<br />

siamo sempre contenti di ricevere<br />

l’<strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>, pieno di belle notizie<br />

che riguardano Mezzojuso. Cordiali<br />

saluti per lei e per tutta la redazione.<br />

Francesco e Antonina Di Miceli<br />

Sydney - Australia<br />

Suor Vittoria Guarnieri riposa nel Signore<br />

“Suor Vittoria è stata di esempio e di<br />

sostegno per la sua fermezza, disponibilità,<br />

e dedizione, specialmente ai piccoli”.<br />

Questa è la testimonianza di chi l’ha<br />

conosciuta da vicino e l’ha stimata per il<br />

suo zelo apostolico e l’amore verso i<br />

bambini, prediletti da Dio, per i quali ha<br />

offerto tutta la sua vita lavorando in<br />

diversi paesi <strong>della</strong> Calabria, specialmente<br />

ad Acquaformosa (CS), dove ha diretto la<br />

Casa famiglia “Agape”.<br />

E’ entrata a far parte <strong>della</strong> famiglia<br />

Basiliana il 23 luglio 1953 all’età di 16<br />

anni. Dopo gli studi <strong>della</strong> scuola magistrale,<br />

di musica e scienze religiose, si<br />

dedicò con entusiasmo alla cura dei<br />

bambini abbandonati e orfani. Aveva a<br />

cuore e promuoveva le tradizioni popolari<br />

dei paesi arberesh dell’Italia meridionale,<br />

Sicilia e Calabria.<br />

Nell’ultimo periodo <strong>della</strong> sua vita,<br />

segnato dal dolore e dalla malattia, ha<br />

dato testimonianza di grande abbandono<br />

alla volontà di Dio. Consapevole<br />

fino all’ultimo momento, ha voluto<br />

tutte vicine le consorelle per rispondere<br />

ancora una volta alla chiamata dello<br />

Sposo. Il 12 luglio <strong>2008</strong> come una vera<br />

discepola di Cristo e figlia di SdD M.<br />

Macrina è passata nella casa del Padre.<br />

Suor Vittoria Guarneri<br />

Nata a Prizzi (PA) il 28 ottobre 1937<br />

Morta a Mezzojuso il 12 luglio <strong>2008</strong><br />

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e22<br />

BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI<br />

LUGLIO<br />

Martedì 1<br />

Secondo giorno per i lavori di consolidamento<br />

speciale del costone <strong>della</strong><br />

<strong>Brigna</strong>. La messa in sicurezza avrà una<br />

durata di circa un anno, assicurando le<br />

parti soggette a frana dando alla fine un<br />

nuovo aspetto a terrazzamento <strong>della</strong> collina.<br />

Fra i sei operai <strong>della</strong> ditta<br />

Cruschina Costruzioni srl di Mussomeli,<br />

incaricata dei lavori, vi sono due rocciatori<br />

specializzati nostri compaesani:<br />

Maurizio Nuccio e Nicola Nuccio.<br />

Nella foto in basso il rocciatore Nicola<br />

a lavoro sospeso sul paesaggio mezzojusaro,<br />

sorretto da cavo e imbracatura.<br />

Venerdì 4<br />

Presso l’Istituto “A. Reres”, si apre il<br />

XVII Convegno Ecclesiale<br />

dell’Eparchia dal tema “Fragilità<br />

Liturgica e Celebrazione Divinizzante”.<br />

Relatori di questo primo giorno sono<br />

stati: padre Manuel Nin, Rettore del<br />

pontificio Collegio Greco, al mattino; il<br />

Diacono Paolo nel pomeriggio. Il convegno<br />

si è concluso il giorno seguente<br />

con la relazione di S.E. Francesco Pio<br />

Tamburino, Arcivescovo di Foggia e<br />

l’intervento conclusivo dell’Eparca<br />

Sotìr Ferrara nel pomeriggio.<br />

Mercoledì 23<br />

Il film “Scusa ma ti chiamo amore”,<br />

proiettato in Piazza alle 22.00, dà inizio<br />

alla rassegna di spettacoli programmati<br />

dall’Amministrazione Comunale<br />

per l’Estate <strong>2008</strong> a Mezzojuso.<br />

Venerdì 25<br />

Alle 20.00 risuonano a festa le campane<br />

dell’Annunziata, per avvertire tutti in<br />

paese del ritorno in chiesa del complesso<br />

statuario <strong>della</strong> Sacra Famiglia e del<br />

simulacro seicentesco dell’Annunziata,<br />

dopo il lungo periodo di permanenza al<br />

laboratorio di restauro <strong>della</strong> ditta<br />

Correnti di Misilmeri. Al delicato trasporto<br />

delle statue e alla loro collocazione<br />

nelle cappelle hanno provveduto<br />

alcuni volenterosi confratelli di Gesù,<br />

Maria e Giuseppe.<br />

Foto di gruppo con le statue di Gesù Maria e Giuseppe restaurate.<br />

Sabato 26<br />

In piazza Giuseppe Bellone, alle<br />

22.00, si esibisce in uno spettacolo<br />

musicale il Gruppo Spontaneo “Gente<br />

strana Posse”.<br />

Mercoledì 30<br />

Il cinema in piazza dell’Estate <strong>2008</strong><br />

propone alle 22.00 “Il cacciatore di<br />

aquiloni”.<br />

Giovedì 31<br />

Di pomeriggio fanno ritorno in chiesa<br />

le statue restaurate dell’Immacolata e<br />

dell’Angelo dell’Annunziata.<br />

Santa Messa nel Casale di Guddemi<br />

Domenica 3 Agosto, è stata celebrata da don Enzo una Liturgia Eucaristica<br />

presso il caseggiato <strong>della</strong> famiglia La Gattuta in Contrada Guddemi.


BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI a cura di Francesca Brancato<br />

AGOSTO<br />

Venerdì 1<br />

Alle 21.30, in piazza Principe Corvino<br />

(Fontana Vecchia), si tiene il cabaret<br />

de “ I Petrolini”.<br />

Domenica 3<br />

Durante il pomeriggio e nella serata,<br />

nello spiazzo adiacente al campo sportivo<br />

la rassegna dell’Estate <strong>2008</strong> propone<br />

la Sagra di “picchi pacchi”, organizzata<br />

dall’A.S.D. Adrasto di Mezzojuso.<br />

Venerdì 8<br />

La terza serata di cinema in piazza<br />

vede proiettare alla 22.00 “ I Vicerè”.<br />

Domenica 10<br />

L’Estate <strong>2008</strong> continua con i “Kola in<br />

concerto” alle 21.30 in piazza<br />

Umberto I.<br />

Mercoledì 13<br />

L’Associazione Culturale “Spazio<br />

Scena” di Castelbuono propone<br />

all’Estate <strong>2008</strong> la commedia teatrale<br />

di Stefano Benni dal titolo<br />

“Pinocchia”. Fra i giovani attori anche<br />

il compaesano Giovanni Tantillo nel<br />

ruolo di Geppetto.<br />

Sabato 16<br />

Festa di San Rocco: alle 11.00, nella<br />

chiesa dedicata al Santo, papàs Pietro<br />

Lascari celebra la Divina Liturgia,<br />

preceduta nei giorni antecedenti dal<br />

triduo di preparazione.<br />

Giovedì 28<br />

Il quarto ed ultimo film <strong>della</strong> rassegna<br />

Estate <strong>2008</strong> è dedicato ai più piccoli:<br />

alle 21.30 in Piazza si proietta<br />

“Mister Magorium e la bottega delle<br />

meraviglie”.<br />

Sabato 30<br />

Alle ore 22,00 al Santuario <strong>della</strong><br />

Madonna dei Miracoli, S.E. il vescovo<br />

Mons. Sotìr Ferrara presiede alla<br />

Liturgia di Dedicazione dell’Altare,<br />

procedendo con in rito di Benedizione<br />

dell’acqua e l’aspersione, la Liturgia<br />

<strong>della</strong> Parola, la Deposizione delle reliquie,<br />

la Preghiera di dedicazione,<br />

l’Unzione, la Copertura e<br />

l’Illuminazione dell’altare e la<br />

Liturgia Eucaristica. Presenti alla<br />

Celebrazione papàs Marco Sirchia,<br />

papàs Pietro Lascari, il parroco don<br />

Enzo e don Salvatore Ruffino.<br />

Cospicua la partecipazione dei fedeli.<br />

L’opera di ristrutturazione dell’altare,<br />

il restauro del paliotto, l’impianto di<br />

illuminazione ed i marmi sono dono<br />

dei Signori Jani Bellone e i Fratelli<br />

Pennacchio degli Stati Uniti.<br />

L’impianto di amplificazione è stato<br />

offerto dal Sig. Salvatore Lascari.<br />

Con la Consacrazione dell’altare e la<br />

Celebrazione Eucaristica ha inizio la<br />

novena di preparazione alla festa <strong>della</strong><br />

Natività <strong>della</strong> Beata Vergine.<br />

Santuario <strong>della</strong> Madonna dei Miracoli: un momento <strong>della</strong> Liturgia di Dedicazione all’Altare<br />

La Banda “Giovanni Lanna” a Fitalia<br />

Martedì 19 Agosto <strong>2008</strong> a Fitalia, piccolo borgo rurale immerso in una<br />

natura incontaminata, dove il silenzio regna sovrano, interrotto di tanto in<br />

tanto dal belato degli armenti, in una magica atmosfera bucolica e pastorale,<br />

l’Associazione Bandistica “Giovanni Lanna” di Mezzojuso ha eseguito un concerto<br />

di brani di vario genere musicale, diretto da Giuseppe Ribaudo, studente<br />

di contrabbasso al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo. Tale concerto<br />

finanziato dalla Pro-Loco e svoltosi alla presenza delle autorità civili e religiose<br />

del Comune di Campofelice di Fitalia, è stato eseguito per festeggiare la<br />

nuova statua di San Nicola che verrà collocata nella chiesa del borgo consacrata<br />

al Santo diversi anni fa.<br />

e23


eECO<br />

BRIGNA<br />

<strong>della</strong><br />

In copertina:<br />

Campo scuola A.C.R.<br />

(foto F. D’Orsa)<br />

4 Agosto <strong>2008</strong>:<br />

il 2° Gruppo Scout di Patrasso<br />

a Mezzojuso<br />

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />

Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97<br />

Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />

Condirettore: Carlo Parisi<br />

Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello<br />

Indirizzo: Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Tel e fax 091.8203179 - E-mail: ecobrigna@libero.it - Codice IBAN: IT41 F076 0104 6000 0002 0148 904<br />

Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />

Stampa: Consorzio ASTER Stampa - Roccapalumba (Pa)

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