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Marco Castellari La presenza di Hölderlin nell'“Antigone” di Brecht

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<strong>La</strong> <strong>presenza</strong> <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong> nell’“Antigone” <strong>di</strong> <strong>Brecht</strong> 151<br />

Ancora più interessante appare a questo punto la rielaborazione della<br />

trage<strong>di</strong>a sofoclea attraverso la traduzione <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong>: pur palesando alcuni<br />

tratti affini alle modalità generali dell’avvicinamento brechtiano al<br />

poeta svevo, essa supera in profon<strong>di</strong>tà, ricchezza e importanza tutte le reminiscenze,<br />

le citazioni e i giu<strong>di</strong>zi che abbiamo elencato fino a questo<br />

punto. <strong>La</strong> nostra indagine perciò, tenendo fermi i dati raccolti sulla <strong>presenza</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong> nell’opera <strong>di</strong> <strong>Brecht</strong>, muoverà ora a un’analisi serrata<br />

dei motivi che spinsero il drammaturgo a optare proprio per questa traduzione<br />

e, soprattutto, degli effetti che questa scelta e il “problema-<strong>Hölderlin</strong>”<br />

nel suo complesso ebbero sulla rielaborazione.<br />

2. Antigone 1947/1948<br />

Il 31 ottobre 1947 <strong>Brecht</strong> abbandonò gli Stati Uniti <strong>di</strong>retto a Parigi;<br />

dopo un breve soggiorno nella capitale francese 34 , il 5 novembre era già a<br />

Zurigo, dove ritrovò Caspar Neher, suo amico e collaboratore fin dalla<br />

Courage und ihre Kinder a Ganymed, leggendo in particolare nell’incipit del ritornello «Das<br />

Frühjahr kommt. Wach auf du Christ» (BW VI: 10) un’eco dei vv. 21-22 dell’ode hölderliniana<br />

(«Der Frühling kömmt. Und jedes, in seiner Art, / Blüht»; Hell. IV: 69; StA II, 1:<br />

68): a parere della stu<strong>di</strong>osa, questa presunta ripresa brechtiana andrebbe ad<strong>di</strong>rittura a suffragare<br />

la valenza politica del testo hölderliniano (BENNHOLDT-THOMSEN 2002: 343). <strong>La</strong><br />

brevità dell’ipotetica citazione, la non perfetta congruenza fra i due testi e la genericità del<br />

contenuto sembrano rendere però in<strong>di</strong>mostrabile la <strong>presenza</strong> <strong>di</strong> un vero e proprio rapporto<br />

intertestuale.<br />

34 A Parigi <strong>Brecht</strong> restò solo quattro giorni. In questo breve lasso <strong>di</strong> tempo egli poté<br />

però assistere al primo spettacolo “europeo” dopo oltre sei anni <strong>di</strong> esilio statunitense: si<br />

trattava de Le Procés, riduzione teatrale del romanzo <strong>di</strong> Kafka ad opera <strong>di</strong> André Gide e<br />

per la regia <strong>di</strong> Jean-Louis Barrault. <strong>La</strong> messa in scena, presto celebre, colpì abbastanza<br />

sfavorevolmente <strong>Brecht</strong>, che vi rintracciò «statt Darstellung der Verwirrung nur verwirrte<br />

Darstellung; Versuch, <strong>di</strong>e Furcht aufs Publikum zu übertragen» (Arbeitsjournal, 3 <strong>di</strong>cembre<br />

1947, BW XXVII: 250). Questo breve tuffo nella vita teatrale parigina è interessante rispetto<br />

al successivo lavoro ad Antigone per due motivi. Innanzitutto, la critica alla messa<br />

in scena <strong>di</strong> Barrault può essere letta in controluce come affermazione delle proprie intenzioni<br />

drammaturgiche e registiche per l’incipiente, nuova stagione europea: la teoria del<br />

teatro epico, formulata compiutamente nel coevo Kleines Organon für das Theater (1948), e<br />

l’attività teatrale berlinese, che sarebbe stata inaugurata solennemente con l’epocale messa<br />

in scena <strong>di</strong> Mutter Courage und ihre Kinder (Berlino, 1949), trovarono prima e già piena<br />

espressione nell’Antigone svizzera e sono prefigurate nel giu<strong>di</strong>zio sullo spettacolo parigino.<br />

Inoltre, si può verosimilmente ritenere che in Francia <strong>Brecht</strong> sia venuto a conoscenza più<br />

o meno <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> una delle pièces più fortunate <strong>di</strong> quegli anni, l’Antigone <strong>di</strong> Jean Anouilh<br />

(prima rappresentazione: Parigi, 1944), e che questa conoscenza abbia più o meno profondamente<br />

influito sulla successiva rielaborazione <strong>di</strong> propria mano. Diversissimi nello<br />

spirito almeno quanto nella lettera, i due adattamenti della trage<strong>di</strong>a sofoclea sono stati<br />

oggetto <strong>di</strong> numerosi confronti in sede critica: si vedano fra gli altri CHANCELLOR 1979 e<br />

RIEDEL 2002: 315, che arriva a definire l’Antigone <strong>di</strong> <strong>Brecht</strong> «das faktische Gegenstück zur<br />

“Antigone” Anouilhs». Per l’ipotesi secondo cui la rielaborazione brechtiana possa essere<br />

stata mossa anche dall’intento programmatico <strong>di</strong> contrapporre la propria Antigone a quella<br />

<strong>di</strong> Anouilh si veda PHILIPSEN 2001: 22, in parte già PHILIPSEN 1998.

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