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Marco Castellari La presenza di Hölderlin nell'“Antigone” di Brecht

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164 <strong>Marco</strong> <strong>Castellari</strong><br />

l’alto stile hölderliniano sono la prolessi del genitivo («des Ö<strong>di</strong>pus [...]<br />

Geschlecht»; <strong>Brecht</strong>, vv. 19-20) e alcune scelte lessicali 78 .<br />

Se i versi appena analizzati presentano una per una le modalità <strong>di</strong> rielaborazione<br />

che poi trovano ampio utilizzo nella pièce, la parte centrale della<br />

battuta (<strong>Brecht</strong>, vv. 6-17) è de<strong>di</strong>cata alla narrazione del nuovo antefatto ed<br />

appare <strong>di</strong> primo acchito estranea alla fonte. Il ricorso ad essa tuttavia, pur<br />

se meno esplicito, è non<strong>di</strong>meno fondamentale: <strong>Brecht</strong> intesse in questo<br />

caso passi tratti dalla parodo, citati quasi letteralmente, a sezioni bensì originali,<br />

ma stese in uno stile che imita il ductus <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong> 79 . Troviamo qui<br />

dunque accostati proce<strong>di</strong>menti già rilevati <strong>di</strong>stintamente, secondo una<br />

modalità <strong>di</strong> riuso dell’ipotesto altamente complessa; l’unione <strong>di</strong> citazione e<br />

imitazione è qui inoltre ulteriormente complicata dalla decisa transmotivazione<br />

80 , per certi versi un vero e proprio ribaltamento della geometria morale<br />

sofoclea. Così avverrà in tutta la rielaborazione: la novità assoluta del<br />

contenuto non corrisponderà affatto alla rinuncia al gioco intertestuale, al<br />

contrario, <strong>Brecht</strong> si avvarrà dell’ipotesto hölderliniano anche nei luoghi<br />

più estranei alla vicenda antica, specialmente ma non unicamente in regime<br />

imitativo.<br />

78 Per una <strong>di</strong>samina attenta e talvolta fortemente critica dell’imitazione brechtiana<br />

dello stile <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong> si leggano POHL 1969 e WEISSTEIN 1973. Utili anche l’analisi<br />

contrastiva <strong>di</strong> BUCK 1990 e le interessanti considerazioni sugli aspetti metrici della rielaborazione<br />

<strong>di</strong> BALDO 1987: 120sgg.<br />

79 Si veda fra l’altro la macchinosa perifrasi «den vom Blut des Bruders Besprengten»,<br />

ulteriormente enfatizzata dall’allitterazione e dalla posizione interme<strong>di</strong>a fra verbo («greift») e<br />

soggetto («Kreon»), o ancora, a maggior complicazione del periodo, l’inserzione della relativa<br />

«der hinten einpeitscht alle sie in <strong>di</strong>e Schlacht» prima <strong>di</strong> un secondo verbo («zerstückt»)<br />

retto dal medesimo soggetto (<strong>Brecht</strong>, vv. 15-17). <strong>Brecht</strong> tenta <strong>di</strong> armonizzare i passaggi<br />

assolutamente nuovi con le citazioni hölderliniane, non senza l’aggiunta <strong>di</strong> sfumature<br />

che concorrano a una decisa ridefinizione del panorama ideologico e morale della trage<strong>di</strong>a:<br />

nel passo che abbiamo appena citato, la figura <strong>di</strong> Creonte conosce ad esempio una<br />

potente caratterizzazione verso tratti tirannici. Fra l’altro, <strong>Brecht</strong> utilizza già qui «Tyrann»<br />

(v. 7) a fronte <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong>, v. 8: «Feldherr» come traduzione <strong>di</strong> Sofocle, v. 8: στρατηγὸν;<br />

altrove ad<strong>di</strong>rittura «mein Führer» (v. 186) a fronte <strong>di</strong> <strong>Hölderlin</strong>, v. 231: «mein König» come<br />

traduzione <strong>di</strong> Sofocle, v. 223: ἄναξ (poi passim).<br />

80 <strong>La</strong> battaglia in cui muoiono Eteocle e Polinice è in <strong>Brecht</strong> parte <strong>di</strong> una guerra <strong>di</strong> aggressione<br />

che Creonte ha fortemente voluto per ragioni <strong>di</strong> interesse economico e politico<br />

e per la quale egli ha ottenuto l’appoggio dei vecchi Tebani, almeno fino a quando le sorti<br />

del conflitto non si rovesciano: non è <strong>di</strong>fficile leggere in questa variazione sia<br />

un’interpretazione marxista della storia, e segnatamente della guerra, sia un riferimento<br />

agli eventi della Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, attraverso la costruzione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> lettura<br />

parallela in cui Creonte può essere visto come alter ego <strong>di</strong> Hitler, i vecchi del coro quali figura<br />

degli industriali tedeschi e più in generale del ceto economicamente più potente e<br />

connivente, la <strong>di</strong>sfatta dei Tebani <strong>di</strong> fronte alla riscossa dei valorosi Argivi come una Stalingrado<br />

in veste antica. <strong>La</strong> critica si è <strong>di</strong>ffusamente espressa su questi aspetti della rielaborazione,<br />

letti in luce sempre più problematica con il passare degli anni e delle ideologie.

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