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Pirati - Gianluca Tenti

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PIRATI_magus_PB 9-06-2007 9:39 Pagina 138<br />

NEL FILM «PIRATI» (FRANCIA, 1986), WALTER MATTHAU (1920-2000) INTERPRETA UN AVVENTURIERO CHE, CATTURATO DAGLI SPAGNOLI, ROVESCIA LA<br />

SITUAZIONE GRAZIE ALLA FURBIZIA. A FIANCO, DUE PROTAGONISTI DELLA SAGA CINEMATOGRAFICA DEI «PIRATI DEI CARAIBI»: KEIRA KNIGHTLEY E GEOFFREY RUSH.<br />

138 LUGLIO 2007<br />

CONTRASTO<br />

GRAZIA CONTRASTO NERI<br />

PIRATI_magus_PB 12-06-2007 9:53 Pagina 139<br />

GRAZIA NERI<br />

Moderne scorrerie<br />

La filibusta è ancora tra noi. Non usa sciabole o<br />

cannoni, ma sofisticati strumenti finanziari. Perché<br />

ora la sua forza è quella, subdola, del potere occulto<br />

NUOVI PIRATI<br />

ALL’ARREMBAGGIO<br />

[ DI GIANLUCA TENTI]<br />

LUGLIO 2007 139


PIRATI_magus_PB 8-06-2007 17:15 Pagina 140<br />

Moderne scorrerie<br />

Il bottino? Non erano i dobloni, ma balle di seta,<br />

barili di tabacco, polvere da sparo, rum. E schiavi<br />

qQuando arrivano certe notizie in redazione il tempo si ferma. È un<br />

frammento d’eternità che fugge come un granello nella clessidra della<br />

vita. Un momento che non torna più, eppure lascia il segno. Correva<br />

l’anno 2001, addì 6 del mese di dicembre. L’agenzia batteva così:<br />

«Peter Blake, domatore di Luna Rossa, ucciso dai pirati sul Rio<br />

delle Amazzoni». Lo ricordo bene. E stanotte, mentre l’afa e l’umidità<br />

mi fanno sentire come sul Rio delle Amazzoni, penso alla<br />

fine ingloriosa del capitano dei mari. Ai «ratos de agua» (i topi d’acqua),<br />

come vengono chiamati i pirati che infestano le acque dalle<br />

parti di Macapá. Ripenso alle notti di Luna Rossa, ma anche al<br />

Moro di Venezia. Alle sfide del mare, il moto eterno. Non<br />

sono un esperto di vela, a malapena so riconoscere un<br />

maestrale. Ma le storie di mare mi hanno sempre appassionato.<br />

Quelle storie fatte di mani tagliate<br />

dalla corda, di rughe bruciate dal sole e cesellate<br />

dal salmastro. Storie di uomini veri.<br />

Ci penso perché tra poche ore Luna Rossa sfiderà<br />

ancora New Zealand per la Louis Vuitton<br />

Cup (e quando uscirà questo pezzo forse tutto sarà<br />

finito). Ci penso perché Franz, con quel suo<br />

modo di fare da corsaro, mi ha teso la solita<br />

trappola: «Facciamo un pezzo sui pirati». E io, alla<br />

fine, sono quello che sa resistere a tutto, tranne che<br />

alle tentazioni. Così eccomi qui. Davanti allo schermo<br />

del computer, illuso navigatore di una vita virtuale. Vogliamo parlare<br />

di pirati? E allora parliamo di pirati, ma squarciando il velo romantico<br />

e fallace di prototipi fasulli creati dal mito cinematografico.<br />

Perché i pirati di tutto erano (e sono) capaci, meno che di romanticismo.<br />

Come sa bene chi ha amato Peter Blake.<br />

Il domatore del mare, l’uomo che ha fatto il giro del mondo in meno<br />

di 80 giorni, senza mai scendere dalla barca, in onore di Jules Verne.<br />

L’eroe di Nuova Zelanda. Che a 53 anni era già una leggenda,<br />

nata in quella Auckland ignota ai più fino a una dozzina d’anni fa.<br />

Poi no. Perché ci sono storie come la Coppa America che fanno sognare.<br />

E ci sono vittorie a incorniciarle. E lui quella Coppa l’aveva<br />

conquistata due volte. La prima da skipper, la seconda da capo<br />

del sindacato di New Zealand, la barca che ruppe il sogno di Luna<br />

Rossa nel 2000. Amava il mare. Lo hanno ucciso a bruciapelo,<br />

in una rapina che ha fruttato un motore fuoribordo. Un orologio.<br />

Un pugno di dollari. Lo hanno ucciso i ratos de agua. Anche se aveva<br />

i suoi calzini rossi sul Sea Master (nuovo nome del veliero Antarctic<br />

Explorer), quelli portafortuna che non abbandonava mai, lui<br />

che era iniziato ai riti maori. Lui che era baronetto di Sua Maestà.<br />

Vogliamo parlare di pirati? E allora parliamo di pirati, dividendoli<br />

dai corsari che sono altra cosa. Perché in acqua scendevano entrambi,<br />

ma con finalità diverse. E non basta una bandana per descriverlo.<br />

Perché Raul Gardini non era un pirata sul suo Moro di<br />

FOLGORATA DAL SUCCESSO CINEMATOGRAFICO, ANCHE LA GIOIELLERIA HA RISCOPERTO IL GUSTO PER I MONILI PIRATESCHI. NON È IL CASO DI DIOR, CHE PROPONE<br />

CIONDOLI «A TEMA» DA TEMPI NON SOSPETTI. SOPRA, UN CIONDOLO DELLA COLLEZIONE «TÊTE DE MORT» IN ORO BIANCO E DIAMANTI (PREZZO SU RICHIESTA).<br />

140 LUGLIO 2007<br />

Venezia anche se ha deciso di uscire di scena in quel modo. Perché<br />

Patrizio Bertelli non è un pirata sulla sua Luna Rossa. Perché Silvio<br />

Berlusconi non è un pirata se va in piazza con Tony Blair mettendosi<br />

la bandana (e stuzzicando gli ultras del Livorno che a San<br />

Siro andarono tutti con la bandana). Perché Flavio Briatore non è<br />

un pirata sulla tolda della flotta Renault. No, loro sono corsari. I pirati,<br />

come vedremo, sono altri. Ma procediamo con ordine. Perché<br />

c’è una bella differenza tra pirati e corsari. Non lo dico io. Lo riferiscono<br />

i giornali di bordo dei secoli andati. Quelli sui quali era<br />

annotato tutto, con quelle calligrafie incerte, con quelle parole<br />

vergate al ritmo delle onde su fogli ingialliti e pesanti. E allora<br />

diciamo la verità, diciamo che il bottino non erano<br />

gli scrigni pieni di dobloni, ma qualche balla di seta<br />

o di cotone. I barili di tabacco e polvere da sparo.<br />

Le cime per l’ancora. Qualche vela. Il rum. E gli<br />

schiavi. Sì, i pirati portavano davvero quelle fasce<br />

(o grandi fazzoletti) legate attorno al capo.<br />

Ma non era un’uniforme. Era l’unico modo per<br />

ripararsi dal sole che batteva a mezzogiorno. Bisogna<br />

esserci stati sotto lo zenit nel Mar dei Caraibi<br />

per capirlo. Avevano la bandana e pure la<br />

benda sull’occhio, se è per questo, perché in<br />

quegli scontri, a colpi di spada e di moschetto, ci<br />

stava pure di perdere un’orbita. Avevano la parrucca,<br />

provento di qualche saccheggio, ed erano armati fino ai denti.<br />

Con pistole e coltelli. Perché la pirateria, a differenza della visione<br />

letteraria, non era un gioco. Non lo è mai stata. Come il saccheggio,<br />

scrive David Cordingly nella sua Storia della pirateria (c’è<br />

una recente versione della Mondadori), dipendeva dall’uso della forza<br />

e dalla minaccia. E gli attacchi, tutti gli attacchi, erano accompagnati<br />

sempre da violenza, tortura e morte. Lo scoprì un certo John<br />

Turner, primo nostromo della Tay: fu catturato dai pirati cinesi nel<br />

1806 e tenuto in prigionia per cinque mesi.<br />

Riferì di esser stato gettato, dopo ripetute torture, in uno spazio di<br />

1 metro e 20 per 45 centimetri. Tutti i giorni. A piacimento dei pirati<br />

che avevano preso possesso della sua nave sbudellando l’ufficiale<br />

sottocoperta, strappandogli il cuore prima di inzupparlo d’alcol<br />

per mangiarselo. Questi sono i pirati. Anche se sullo schermo<br />

impazza Johnny Depp, che è un brav’attore della Disney. Ma il pirata<br />

era, ed è, altra cosa. Pirata, scrive Cordingly, era chi ruba e saccheggia<br />

in mare. In qualsiasi mare, non solo ai Caraibi. Sotto il regno<br />

dei Tudor, per esempio, le coste meridionali dell’Inghilterra erano<br />

infestate da contrabbandieri e pirati. E un gruppo di olandesi,<br />

riporta il libro, chiamati «Accattoni del mare» (Watergeuzen),<br />

contribuì alla liberazione dei Paesi Bassi dagli spagnoli. Altro pane<br />

rispetto ai corsari. Ai marinai, cioè, di vascelli armati che si muovevano<br />

sotto il comando di un ufficiale autorizzato ad attaccare.<br />

PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:20 Pagina 141<br />

SIR PETER BLAKE (1948-2001), VINCITORE DELLA COPPA AMERICA NEL 1995 E 2000 COL TEAM NEW ZEALAND, È UNA VITTIMA DELLA PIRATERIA MODERNA:<br />

VENNE ASSASSINATO IN BRASILE DA UNA BANDA DI CRIMINALI NOTA COME «RATOS DE AGUA», MENTRE ERA A BORDO DEL SUO VELIERO «SEAMASTER».<br />

LUGLIO 2007 141


PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:21 Pagina 142<br />

- OLYCOM - PRESSE LA - NERI<br />

QUATTRO MODERNI CORSARI COME PATRIZIO BERTELLI, RAUL GARDINI, FLAVIO BRIATORE E SILVIO BERLUSCONI INCARNANO LA CAPACITÀ DI SOLCARE I MARI DEGLI<br />

AFFARI CON DESTREZZA, SENZA INCORRERE NEGLI ECCESSI TIPICI DELLA PIRATERIA. GLI ANTICHI CORSARI, INFATTI, AGIVANO SOTTO L’EGIDA DI UN MONARCA CHEGRAZIA<br />

-<br />

LI AUTORIZZAVA AD ATTACCARE LE NAVI NEMICHE, ED ERANO QUINDI DOTATI DI UNA PATENTE DI LEGALITÀ. BEN DIVERSI I PIRATI VERI E PROPRI, COSÌ IERI COME<br />

OGGI. IN ALTO, A SINISTRA, L’EFFERATO BARBANERA (EDWARD TEACH, 1680-1738); A DESTRA, UN DIPINTO DI CHARLES PADDAY (1889-1947). IN BASSO, AI LATI,<br />

DUE DIPINTI DI HOWARD PYLE (1853-1911). AL CENTRO, L’IMPERDIBILE LIBRO «STORIA DELLA PIRATERIA» DI DAVID CORDINGLY (OSCAR MONDADORI, 9,40 EURO). CORBIS<br />

142 LUGLIO 2007<br />

CORBIS - GRAZIA NERI - LA PRESSE - OLYCOM -<br />

PIRATI_magus_PB 8-06-2007 17:16 Pagina 143<br />

cCome? Attraverso un documento fondamentale, chiamato «Lettera<br />

di corsa». E corsari erano coloro che obbedivano a un ordine scritto.<br />

Un ordine di «corsa e rappresaglia». Così, corsari furono gli uomini<br />

della Barberia che nel Mediterraneo intercettavano le navi cariche<br />

che passavano per lo stretto di Gibilterra o cercavano di raggiungere<br />

Venezia e Alessandria d’Egitto. Le attaccavano con galere<br />

spinte da remi e vele. Poi usavano merci e ostaggi come scambio.<br />

E se il Mare Nostrum era questo, non meraviglia sapere che i più<br />

feroci bucanieri dei Caraibi arrivavano dai porti francesi. Mentre<br />

i corsari di Dunkerque minacciavano le navi nel Canale della<br />

Manica. E il loro capitano più conosciuto rimarrà per sempre<br />

Jean Bart, responsabile della cattura di almeno 80 navi; in<br />

seguito si arruolò nella marina francese, finché nel 1694 re Luigi<br />

XIV gli conferì addirittura il titolo nobiliare. Tutti i mari<br />

erano terra di conquista e battaglia.<br />

Anche il Mar Rosso e il Golfo Persico. Anche la costa indiana<br />

di Malabar, patria dei Maratha che, guidati dalla<br />

famiglia Angria, saccheggiavano la flotta della Compagnia<br />

delle Indie orientali. Mentre attorno al Borneo e<br />

alla Nuova Guinea dominavano i pirati filippini Ilanun,<br />

con grosse galere ed equipaggi di 40 o 60 uomini.<br />

Ma questo è niente in confronto ai pirati del Mar Cinese:<br />

all’inizio del XIX secolo contavano 40mila unità; dal<br />

1807 furono guidati addirittura da una donna: la signora<br />

Cheng, un’ex prostituta di Canton. Fin qui la verità<br />

storica. Anche se poi la mente sogna navigando tra le pagine<br />

della Storia generale dei pirati, firmata da un non meglio<br />

identificato Capitano Johnson. Ed ecco allora affiorare<br />

terre della leggenda: Portobello, Panama. Correva<br />

l’anno 1724 quando a Londra, nella libreria di Charles Rivington<br />

apparve un piccolo volume in ottavo. La Storia generale delle rapine<br />

e degli assassinii dei più celebri pirati. A quella si ispirarono, negli<br />

anni, i vari Walter Scott e Stevenson. Da lì presero forma i fantasmi<br />

di Long John Silver e Capitan Uncino.<br />

Che erano sì predoni, ma apparivano «ingentiliti» eredi di una<br />

tradizione, tutta piratesca, della quale non rimase immune neppure<br />

Giulio Cesare. Già, l’imperatore. Quando finì nelle mani dei pirati<br />

era un giovane di buone speranze. Si era nascosto in Bitinia per<br />

fuggire alle ire di Silla che lo voleva morto. I pirati lo presero nei<br />

pressi di un’isola chiamata Pharmacusa, ma per lui ebbero rispetto:<br />

vestiva, del resto, una toga color porpora, doveva essere per<br />

forza uno importante. Chiesero un riscatto di 20 talenti, lui sorrise<br />

e propose di alzare la posta fino a 50. Ci cascarono. Dopo trentotto<br />

giorni la pecunia era nelle mani dei pirati. Il giovane Cesare<br />

fece rotta nel porto di Mileto, attrezzò una squadra di navi, tornò<br />

nella zona dove aveva lasciato i balordi, si riprese il denaro e li mise<br />

in prigione. Poi ne ordinò l’esecuzione. Ma passiamo oltre. E cer-<br />

Moderne scorrerie<br />

I pirati non sono i Berlusconi, i Bertelli, i Briatore<br />

e i Gardini: loro sono corsari nel mare del business<br />

chiamo di capire ruoli e definizioni del gran gioco del mare, che non<br />

era certo quello delle «mappe del tesoro». Iniziamo dai bucanieri.<br />

Il termine, utilizzato a fine ’600 nei Caraibi, è un derivato dal<br />

francese «boucanier»: indicava i cacciatori di frodo che affumicavano<br />

la carne su una graticola di legno (metodo importante per i puristi,<br />

considerato che era detto «barbicoa», oggi normalizzato in barbecue).<br />

Furono i coloni inglesi che dominavano la Giamaica a<br />

usare il termine «boucanier» per indicare i pirati che infestavano porti<br />

e mari della zona. E nel 1684 Alexandre Exquemelin scrisse il libro<br />

The Buccaneers of America. All’inizio questi pirati ebbero<br />

come basi isole-città leggendarie: Hispaniola, Tortuga e Port<br />

Royal. E combattenti come Francesco Nau detto l’Olonese<br />

( Jacques Jean David Nau): che, nato a Les Sables-d’Olonne<br />

nel 1634, perì nel 1671 sulle coste della Colombia. Per lui, essere<br />

un bucaniere fu un riscatto. Lavorò, infatti, adolescente<br />

sotto un piccolo proprietario terriero sulle coste<br />

della Martinica. Poi raggiunse Hispaniola dove, impressionato<br />

dai loro racconti, si unì a un gruppo di bucanieri.<br />

Fu abile, l’Olonese. Si meritò in nave il rispetto dei<br />

compagni, ma anche quello del governatore francese<br />

dell’isola di Tortuga, monsieur de La Place, che lo mise<br />

a capo di un «piccolo legno» per combattere la flotta spagnola.<br />

Lo chiamarono «flagello delle navi spagnole»,<br />

anche se una tempesta disperse la sua nave (e il suo favoloso<br />

tesoro) nei pressi dello Yucatán.<br />

A Tortuga ottenne dal governatore una nuova nave. Si diresse<br />

lungo le coste del Campeche dove perse quasi tutto<br />

l’equipaggio che fu catturato (con forti perdite) dagli<br />

spagnoli... Riuscì a fuggire rubando una nave nemica.<br />

Nelle ore successive, al largo delle coste cubane, con due canoe e 25<br />

uomini catturò un vascello spagnolo con 90 marinai a bordo: di questi<br />

uno solo ebbe salva la vita. Perché proprio lui doveva riferire al<br />

governatore spagnolo dell’Habana che l’Olonese avrebbe dedicato<br />

la vita alla pirateria e non si sarebbe fatto catturare vivo. Tornò<br />

poi all’isola Tortuga dove, assieme a Michele le Basque («il Basco»)<br />

costituì una piccola armata: otto navi e 650 uomini. Il suo territorio<br />

di caccia fu segnato sulle mappe dalle parti del golfo del Venezuela.<br />

Tra i colpi più audaci passerà alla storia la conquista del porto<br />

di Maracaibo, prima di prendere Gibraltar.<br />

Pesos, gemme, seta, schiavi e mucche furono il bottino delle sue gesta.<br />

L’Olonnais, così riportano i giornali di bordo, era famoso perché<br />

torturava le vittime squarciando loro il petto, estraendone il cuore<br />

per poi mangiarlo. Nessun romanticismo. Neppure sulla sua fine.<br />

La giustizia divina aveva in serbo per lui un payback: sorpreso<br />

da una tempesta, l’Olonese finì con l’unica nave che gli era rimasta<br />

sugli scogli di Pearl-Key; con i resti costruì una zattera, risalì il<br />

fiume San Juan dove fu sconfitto dalle tribù indigene.<br />

SE IL MODERNO STILE PIRATESCO FA PER VOI, È NECESSARIO PRESTARE ATTENZIONE ANCHE AI DETTAGLI: PANAMA 1924 DI BOELLIS (SOPRA) È UN’EAU DE<br />

TOILETTE REALIZZATA A GRASSE, IN PROVENZA, DALLA PROFUMAZIONE DECISA GRAZIE ALLE NOTE DI TABACCO, VANIGLIA E AGRUMI (100 MILLILITRI, 79,50 EURO).<br />

LUGLIO 2007 143


aAlla fine, fu catturato sulle coste del golfo di Uraba. Da un gruppo<br />

di cannibali. C’è poi un’altra storia di bucanieri che merita di esser<br />

conosciuta. È quella di Henry Morgan (1635), gallese di origine<br />

che fu prima schiavo, poi corsaro e infine governatore di Giamaica.<br />

Proprio così. Morgan, che era stato rapito a Bristol e venduto<br />

in un mercato portuale dei Caraibi come «manovale di contratto»,<br />

divenne bucaniere nel 1659 compiendo il primo saccheggio a Santiago<br />

di Santo Domingo. Nel 1664, secondo atti ufficiali, ricevette<br />

la «lettera di corsa» nell’isola di Giamaica (uno zio, vicegovernatore<br />

di Port Royal, gli regalò una nave). Ma anche<br />

se è acclarato che saccheggiò Puerto<br />

Principe di Cuba, Puerto Bello,<br />

Maracaibo e Panama, Morgan<br />

rimase sempre, essenzialmen-<br />

PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:21 Pagina 144<br />

te, un corsaro. Tanto che dopo la conquista dell’isola di Santa Catalina<br />

(la guerra di corsa era divenuta nel frattempo illegale) fu arrestato<br />

e, per «esigenze diplomatiche», condotto a Londra prima di<br />

tornare a Port Royal con un alto incarico: combattere la pirateria.<br />

Questo impegno gli valse il titolo di governatore di Port Royal dove<br />

morirà e verrà sepolto con funerali descritti dalla stampa dell’epoca<br />

«grandiosi». Ho fatto questi due riferimenti per marcare la<br />

differenza, pur tra bucanieri, tra le due «carriere»: piratesca quella<br />

dell’Olonese, corsara quella di Morgan. Eppure sempre di bucanieri<br />

si tratta. Sempre di «fratelli della costa» che attaccavano le navi francesi<br />

e spagnole nelle Indie Occidentali. Non solo.<br />

Ritenendoli utili alleati, l’Inghilterra li assoldò per attaccare la rivale<br />

Spagna, legalizzando così le loro incursioni. Creando così i nuovi<br />

mostri. Per questo la loro base, Port Royal, finì con l’essere la città<br />

più fiorente dell’area. Qui si sviluppò la loro potenza. La loro «legge»<br />

prevedeva come il capitano fosse eletto dalla ciurma, che poteva<br />

addirittura rimpiazzarlo. Perché per essere capitano un uomo<br />

doveva dimostrare di aver doti di leader e combattente. Doveva cioè<br />

lottare al fianco dei suoi uomini, non dare ordini «da lontano». E<br />

anche il bottino, poi, veniva diviso sulla base dei rischi effettivamente<br />

corsi nelle missioni. Anche tra i pirati c’erano però alcune regole:<br />

per esempio, pare liberassero (se non necessari a qualche impresa<br />

immediata) gli schiavi trovati sulle navi catturate. E al loro interno,<br />

questa comunità che doveva convivere lunghi periodi di mare<br />

aperto e stenti, sviluppava un grande spirito di corpo col quale riusciva<br />

a vincere le battaglie. C’erano poi i «filibustieri» (dal francese<br />

filibustirs, «saccheggiatori»), assai simili. Ma i corsari erano decisamente<br />

altra cosa. Se il pirata era colui che saccheggiava e rubava<br />

in mare, cioè un fuorilegge, il corsaro era chi (a bordo di un vascello<br />

PIRATI DELLA STRADA? CERTAMENTE NO: PER PROMUOVERE L’USCITA DI «PIRATI DEI CARAIBI AI CONFINI DEL MONDO», VOLVO E DISNEY HANNO DATO VITA A<br />

UNA CACCIA AL TESORO DA 50MILA DOLLARI. E IN OCCASIONE DELLA «PRIMA», LO SCORSO 22 MAGGIO A ROMA, È STATA PRESENTATA LA NUOVA C70 (IN ALTO).<br />

144 LUGLIO 2007<br />

armato e autorizzato) era impegnato a catturare navi di nazioni ostili.<br />

Tanto che se i corsari venivano catturati, sottostavano alle norme<br />

del Diritto bellico marittimo (imprigionati come prigionieri di<br />

guerra), mentre i pirati finivano «impiccati alla varea del pennone<br />

di un fuso maggiore», come memento per il resto<br />

della ciurma. Ho citato questi elementi<br />

per far capire quanta differenza<br />

corra tra il comune pensare<br />

attorno alla figura dei pirati<br />

e la storia di uomini votati al<br />

mare e agli arrembaggi. Furfanti,<br />

si dovrebbe dire. Altro<br />

che miti letterari come Barbanera<br />

e Capitan Kidd. Altro che<br />

Il codice di condotta<br />

Il Corsaro di Lord Byron. Altro che L’isola del tesoro di Robert<br />

Louis Stevenson. Altro che la canzone «Yo-ho-ho e una bottiglia<br />

di rum». Altro che figure come il Long John Silver cinematografico<br />

nei volti di Robert Newton, Orson Welles e Charlton Heston.<br />

Certo, alcune immagini hanno una comunanza con la verità. Non<br />

erano pochi, del resto, i pirati costretti a muoversi con la gamba di<br />

legno, appoggiandosi a una stampella di legno. Ma questo era il risultato<br />

di scontri fisici, oltre che di bordate di cannone tra navi contrapposte.<br />

Questo era il frutto di una vita di mare vero, che pure rivive<br />

nelle pagine poetiche di Stevenson, in descrizioni che ti trasportano<br />

in una dimensione spazio-temporale sospesa. Passaggi come<br />

la descrizione della nave Hispaniola in mare, che «rolla con gli<br />

alisei in poppa, immergendo di tanto in tanto il bompresso tra una<br />

nube di spruzzi». Non è un caso, quindi, che a primeggiare siano state<br />

le parole di Stevenson. L’uomo che inventò l’immagine del pirata<br />

come oggi i più la conoscono: quello delle mappe con la «X»<br />

sul luogo dove sarebbe seppellito un tesoro, le golette nere, le isole<br />

tropicali, il pappagallo gracchiante sulla spalla.<br />

Ma la verità, nuda e cruda, parla di altro. Parla di carpentieri che<br />

segavano arti dopo il combattimento e per cauterizzare le ferite rendevano<br />

incandescenti le lame delle sciabole. E di nuovo attingo a<br />

piene mani a passaggi ben riportati da Cordingly. Provate a immaginare<br />

gli ordini urlati dal ponte di comando: «Sollevate la fascia,<br />

mettete nella parte concava l’imbando delle bugne, la deriva<br />

e il gratile di bordame e il corpo della vela». Altro che «cazza la randa»<br />

di aucklandiana memoria. Altro che look piratesco, come quello<br />

che viene proposto come ultima tendenza. Anelli e ciondoli a forma<br />

di teschio, orecchini a cerchio, bandane, gonnellone a balze, pantaloni<br />

a righe, camicie con maniche a sbuffo, tatuaggi veri o ade-<br />

OSKAR KIHLBORG/VOR<br />

PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:38 Pagina 145<br />

sivi. «Quest’estate vestiremo alla corsara», titolerebbero i soliti periodici,<br />

pronti a sfruttare la scia di Jack Sparrow e del film <strong>Pirati</strong> dei<br />

Caraibi ai confini del mondo. Con le chiome rasta, gli occhi truccati<br />

e le movenze feline. Dal guardaroba di qualche stagione fa, spiegano<br />

gli immancabili guru della comunicazione, riemergono «corsetti<br />

stringati e camicie bianche romantiche, con maniche sbuffanti<br />

o scampanate. Gonne lunghe in candido cotone batista e pizzo Sangallo<br />

tornano di moda abbinate agli stivali versione estiva, in tela<br />

denim o pelli sfoderate. Pantaloni e magliette a righe che prima facevano<br />

tanto stile crociera, ora si portano a tutte le ore del giorno<br />

anche in città. La gioielleria ha riscoperto un certo gusto horror per<br />

ciondoli e anelli a forma di teschio. Dior li propone da tempo in oro<br />

bianco e brillanti, ed è già caccia a più economiche copie non griffate.<br />

Tornano anche gli orecchini a cerchio in oro o argento e di tutte<br />

le dimensioni, fino a quelli sottili e giganti. Infine, imperversa-<br />

no i tatuaggi, veri o finti, più adatti questi ultimi ai bambini e a chi<br />

non osa marchiare definitivamente la pelle». Sarà. Ma il vero stile<br />

piratesco era altra cosa. Era fatto di giacche e panciotti fuori misura,<br />

perché provento di ruberie a bordo. Di pantaloni al ginocchio<br />

e calze lunghe per reggere l’urto delle onde e l’acqua salmastrosa<br />

che le impregnava sotto rovesci e fortunali.<br />

I marinai, invece, portavano giacche blu corte, camicie<br />

a quadri, pantaloni di tela lunghi o braghe larghe perché<br />

non dovevano navigare in condizioni proibitive,<br />

non dovevano guidare l’assalto. Ci sono descrizioni<br />

del «guardaroba» di un pirata che potrebbero<br />

sembrare forzate, ma non lo sono. Quando combatté<br />

l’ultima battaglia in mare, il capitano pirata<br />

Bartholomew Roberts indossava «un panciotto<br />

di damasco e pantaloni di un color cremisi<br />

intenso, una penna rossa sul cappello, una<br />

catena d’oro intorno al collo con appesa<br />

una croce di diamanti».<br />

Quanto al linguaggio di bordo, poi. Osceno,<br />

frutto di ignoranza e grandi bevute che finivano<br />

spesso in violente risse. Che potevano facilmente<br />

degenerare in ambienti così angusti, col<br />

rollio della nave, il buio e l’alcol. Dove uomini giocavano<br />

contro altri uomini. Dadi, carte. Con le armi<br />

portate a dozzine da un solo pirata. Non solo per<br />

incutere timore, ma per utilità. Le armi a pietra focaia,<br />

per esempio, erano poco affidabili in mare aperto.<br />

L’umidità poteva bagnare la miccia. Altro che<br />

Capitan Uncino e Peter Pan. Il fenomeno della pi-<br />

Moderne scorrerie<br />

rateria è antichissimo. Risale fino al mondo classico, ai Greci e ai<br />

Romani. Ai Vichinghi. Ai Saraceni. La pirateria moderna, invece,<br />

inizia nel ’600 nel bel mezzo del Mar delle Antille che, ancora oggi,<br />

rimane il centro della pirateria: perché qui i pirati sfruttano gli<br />

appoggi sulla terraferma, qui emergono dalle acque numerose isole<br />

ricche di cibo e vegetazione, qui i fondali bassi impediscono gli<br />

inseguimenti da parte delle navi da guerra. E se in origine la pirateria<br />

fu agevolata dalle mire di Francia e Inghilterra che volevano<br />

saccheggiare i mercantili spagnoli, col passare degli anni anche i corsari<br />

finirono con il prediligere una vita libera e indipendente, confluendo<br />

nella pirateria. Il covo più famoso dei pirati fu un’isola, a<br />

forma di tartaruga, detta San Cristoforo. Ma non è certo sulla<br />

terra che si muovevano i pirati. Così, la vita a bordo era un concentrato<br />

pieno di contrasti. Che nascevano lavorando gomito a gomito,<br />

nella manutenzione e pulizia della nave. Si sviluppavano<br />

a era inflessibile: i disertori venivano giustiziati<br />

OSKAR KIHLBORG/VOR<br />

mangiando zuppe di pesce e tracannando rum. Giocandosi il bottino.<br />

Per questo furono stabilite delle regole per la ciurma. Poche,<br />

ma dure. Un codice piratesco, non sempre uguale. che assicurasse<br />

una tregua continua: «Ognuno ha il diritto di voto, a provviste fresche<br />

e alla razione di liquore / Nessuno deve giocare a carte o a<br />

dadi per denaro / I lumini delle candele devono essere spenti alle<br />

otto / Tenere sempre le proprie armi pronte e pulite / Donne e fanciulle<br />

non possono salire a bordo / Chi diserta in battaglia viene<br />

punito con la morte oppure con l’abbandono in mare aperto» .<br />

Di pirati celebri ce ne sono in gran quantità.<br />

Per il volgo il più rinomato risulterà, senza ombra<br />

di dubbio, Edward Teach detto «il Barbanera»,<br />

pirata di origine britannica che controllò<br />

il Mar dei Caraibi tra il 1716 e il<br />

1718. Si dice che sia entrato in pirateria<br />

dopo un apprendistato sulle navi<br />

corsare giamaicane che combattevano<br />

i francesi. Dopo essersi impossessato<br />

di un vascello della Guyana francese, ribattezzato<br />

«Queen Anne’s Revenge», assaltò<br />

navi e porti fra Grand Cayman e Bahamas. Divenne<br />

celebre per i modi che terrorizzavano le vittime<br />

ma anche il suo stesso equipaggio: sparava<br />

alle gambe come punizione o per mantenere la<br />

disciplina a bordo. Si dice che bevesse rum con<br />

polvere da sparo e che la sua barba fosse così lunga<br />

che se l’attorcigliava attorno alle orecchie.<br />

Certo è che nel 1718 rifiutò l’amnistia offertagli<br />

dal governatore di Nassau.<br />

PAUL CAYARD, SKIPPER DEL MORO DI VENEZIA NEL 1992, HA VESTITO I PANNI DEL «PIRATA» CONTEMPORANEO ALLA VOLVO OCEAN RACE 2005-2006<br />

TIMONANDO «BLACK PEARL», LA BARCA SPONSORIZZATA DALLA DISNEY CHE SI ISPIRA (NEL NOME) A QUELLA CHE COMPARE NELLA SAGA CINEMATOGRAFICA.<br />

LUGLIO 2007 145


PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:22 Pagina 146<br />

pPer questo motivo, fu catturato dal tenente di vascello della Marina<br />

inglese Maynard, nell’insenatura di Ocracoke. La sua testa<br />

mozzata venne infissa sulla punta del bompresso della nave Pearl.<br />

Finì così l’uomo che aveva catturato 140 navi. E pochi mesi fa i responsabili<br />

del «Queen Anne’s Revenge Shipwreck Project» hanno<br />

annunciato l’intenzione di recuperare la Queen Anne’s Revenge entro<br />

tre anni: si trova al largo delle coste della North Carolina ed è<br />

coperta di coralli. Ma se nell’immaginario collettivo il pirata è<br />

Barbanera, almeno altri due uomini meritano gli onori di Monsieur.<br />

Cominciamo da Edward England, soprannome di Edward<br />

Seegar, pirata inglese tra i più conosciuti tra<br />

coloro che operarono sulla costa africana. Fu colui<br />

che issò il Jolly Roger, la bandiera-vessillo<br />

dell’intera pirateria: un drappo nero con sopra<br />

ricamato un cranio e due femori incrociati. A<br />

differenza da altri pirati, però, non uccideva i<br />

prigionieri a meno che fosse necessario e questo<br />

lo condusse alla rovina (l’equipaggio si ammutinò<br />

quando si rifiutò di uccidere i marinai<br />

della Cassandra, nave commerciale inglese). L’altro<br />

grande protagonista rimarrà per sempre Francis Drake.<br />

Già, proprio lui, l’uomo che sarebbe diventato il più famoso<br />

navigatore britannico dell’epoca elisabettiana, ebbe origini.<br />

discutibili. Come testimoniano i libri di storia, all’anno 1571 quando<br />

Drake (camuffato da mercante spagnolo) studiò il porto di<br />

Nombre de Dios, nell’istmo di Panama.<br />

Qui, dopo aver stretto contatti con alcuni schiavi di colore, sbarcò<br />

con due navi e appena 71 uomini, mise a ferro e fuoco la cittadina<br />

ed ebbe la meglio sugli spagnoli. Non fu un pirata. Ma commise senza<br />

alcun dubbio atti pirateschi. Si arricchì con i carichi portati via<br />

alle navi della Spagna, ben prima di essere il primo comandante a<br />

completare la circumnavigazione del globo. E il discorso potrebbe<br />

non chiudersi. Tra storie di navi e uomini passati alla leggenda. Tra<br />

«sloop» armati di otto cannoni sul ponte principale e di dieci pezzi<br />

d’artiglieria girevoli, montati sulla battagliola e ciurme di 30 o 40<br />

pirati. In un crescendo di attacchi mordi e fuggi, perché questo è<br />

il vero metodo dei pirati. Non il cannoneggiamento. Ma una bandiera<br />

issata d’improvviso alla vista di un mercantile più pesante. Il<br />

nero era la morte, il rosso la battaglia, il bianco la resa (e questo i<br />

pirati non lo alzavano mai). Si potrebbe parlare del rapporto con le<br />

donne, usate nei porti, mai ammesse a bordo. E se in un arrembaggio<br />

qualche fanciulla finiva tra le prede, veniva subito messa sotto<br />

chiave, «protetta» solo da un guardiano che, di fatto, poteva farne<br />

l’uso che voleva. Quando invece qualcuno osava un ammutinamento,<br />

ma falliva l’obiettivo, finiva scaricato in mare con pesanti ferri legati<br />

ai piedi (e mai dal «trampolino» di cinematografica suggestione)<br />

oppure abbandonato su isole deserte. Storie di mare, storie vere. Tra<br />

A UNA PRIMA OCCHIATA, POTREBBE SEMBRARE L’ANELLO PREDILETTO DI SIR HENRY MORGAN, IL PIÙ CELEBRE DEI CORSARI NONCHÉ GOVERNATORE DI PORT<br />

ROYAL. INVECE, SI TRATTA DI UNA CREAZIONE DELLA MAISON GIOIELLIERA U-CHIC DI MILANO (WWW.UCHIC.IT): È IN ORO NERO E DIAMANTI (1.500 EURO).<br />

146 LUGLIO 2007<br />

Moderne scorrerie<br />

Se una bella fanciulla finiva tra le prede, il suo<br />

«guardiano» ne poteva fare tutto ciò che voleva<br />

sloop agili e pinchi, brigantini e velieri. Con figure che passano da<br />

capitano a nostromo e quartiermastro. Che cosa rimane? Un arcipelago<br />

di tesori sprofondati a mare, che di tanto in tanto finiscono<br />

oggetto di ricerche e spedizioni per recuperare monete d’oro e<br />

gioielli, armi e pezzi di storia. Come quella del celeberrimo «Pollux»<br />

al largo dell’isola d’Elba. E forse non è proprio un caso che Alexandre<br />

Dumas padre faccia ritrovare un tesoro proprio da quelle parti<br />

al Conte di Montecristo. Ma la pirateria è ancora attuale. I pirati<br />

oggi hanno armi più sofisticate, ma usano le stesse tecniche di<br />

abbordaggio. Attaccano i mercantili (disarmati), in alcuni<br />

casi (come nel Sud Est asiatico) uccidono i marinai<br />

e s’impossessano del carico.<br />

Recenti studi attestano che le perdite annue ammontino<br />

a una cifra sconcertante: tra i 13 e 16<br />

miliardi di dollari, in particolare negli stretti più<br />

impervi: Malacca e Singapore. I più spietati sono<br />

i pirati indonesiani che, solo nel 2000, hanno<br />

fermato ben 86 navi. E in tema di pirateria molto<br />

ci sarebbe da aggiungere, dalla deriva informatica alla<br />

violazione del copyright, al furto cioè di quella rara<br />

materia che sono le idee efficaci. Addirittura c’è chi, in<br />

Svezia, lo scorso anno ha lanciato un «Partito Pirata» per<br />

modificare le leggi sul diritto d’autore (ha preso al voto lo 0,69%,<br />

che in Italia varrebbe quasi certamente un ministero, o almeno un<br />

sottosegretario). Per quanto mi riguarda, però, la pirateria è altro.<br />

È la ferocia dei «ratos de agua». Nel 2006, secondo l’International<br />

maritime bureau, i loro attacchi sono stati circa 500, il 57% in più<br />

rispetto al 2005, quattro volte quelli del 2004, con 72 marinai assassinati,<br />

99 feriti, 202 presi in ostaggio. E pare che solo la metà degli<br />

assalti venga denunciata. Ma per me la pirateria è anche l’arrembaggio<br />

quotidiano di falsi capitani d’industria che speculano senza<br />

scrupoli nel mare degli azionariati, che falsano i bilanci con la<br />

compiacenza di chi dovrebbe controllare e non controlla.<br />

Sono i responsabili delle truffe dai nomi importanti (Enron, bond<br />

argentini, Cirio, Parmalat, bancopoli e quartierini vari), sono le protezioni<br />

di cui godono. Sono gli speculatori che arraffano aziende<br />

senza capitali, le controllano con il meccanismo delle «scatole cinesi»,<br />

non tirano fuori soldi e poi scaricano sulle bollette i frutti di<br />

un’incapacità manageriale che è quotidianamente sotto gli occhi di<br />

tutti. Sono i profeti del «tutto cambia perché nulla cambi», Tomasi<br />

di Lampedusa insegna. Sono i produttori di abbigliamento che<br />

si fregiano del titolo «made in Italy» producendo in realtà all’estero.<br />

Sono quelli che ballano una sola estate, tra monumentali panfili<br />

off-shore (in tutti i sensi) e insipide veline. Sono quelli che mettono<br />

le mani in tasca ai contribuenti per rimettere a posto i bilanci<br />

della sprecopoli pubblica.E poi ci sarebbe anche il «pirata» Pantani.<br />

Il campione distrutto dalla droga. Ma questa è un’altra storia.<br />

GARZIA NERI<br />

PIRATI_magus_PB 7-06-2007 15:22 Pagina 147<br />

GARZIA NERI<br />

JOHNNY DEPP (44 ANNI) HA RAGGIUNTO LA CONSACRAZIONE MONDIALE CON LA SAGA INIZIATA NEL 2003 («LA MALEDIZIONE DELLA PRIMA LUNA»). IL SUO<br />

COSTUME HA ISPIRATO I CREATORI DI MODA, MA IL VERO STILE PIRATESCO ERA ALTRA COSA: IL «GUARDAROBA» ERA FRUTTO DI RUBERIE E SCORRIBANDE.<br />

LUGLIO 2007 147

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