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velieri - trabacoli - Comunità Chersina

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turno. Il ricavato si chiamava torcolo e serviva per berlo fino l’arivo del vino nuovo. Si faceva anche la bevanda<br />

formata per metà da torcolo e per metà da acqua. Anche dopo questa lavorazione, le vinacce non si gettavano,<br />

ma venivano utilizzate per fare la grappa - acquavita - rachìa.Per questa operazione si servivano dei lambicchi o<br />

lambicchi il resto della vinaccia distillata era per concime e ritornava alla terra.<br />

IL VINO IN BARCA PER LA GRADATURA<br />

Quando il vino era già maturato, arrivavano in porto speciali barche e dalle cantine, con un recipiente da 100<br />

litri, detto misura, appeso con corde ad una stanga di legno detta asse, tenuta sulle spalle da due persone,<br />

portavano il vino fino la barca dove veniva gradato, cioè veniva constatato il grado alcolico. Così il paron riceveva<br />

il compenso.<br />

LA RACCOLTA DELLE OLIVE<br />

L’isola di Cherso per la sua posizione geografica è una delle isole dove da tantissimi anni, certo centinaia,<br />

l'ulivo à trovato il suo ambiente sia per il clima che per la composizione del terreno. Il terreno magiormente fertile<br />

e reditizio è sui monti del circondario della città, dove pure oggi l'ulivo è in abbondanza. Comincerei con il primo<br />

momento che è la racolta delle olive. La racolta va fatta già alla metà di novembre. Se il racolto è buono può<br />

essere anche prima.<br />

In quei giorni la città è tutta in fermento. Per le campagne è tutto un brusio di voci. In quei tempi lontani,<br />

quando l'inverno era mite, per tutto si sentiva cantare ognuno alla sua maniera. Per la racolta si servivano - pure<br />

oggi - di tende e vecchi lenzuoli - linzioi. Si stendevano sotto le piante e si sfogliavano le olive con le mani. Oggi<br />

con l'amodernamento della tecnica pure questa coltura à avuto i suoi benefici, così ora è più facile e il racolto si<br />

fa più presto. Cosi le olive si portava a casa di sera. Nelle cantine le donne le pulivano dai residui di rametti o<br />

foglie e si conservavano in appositi grandi recipienti fino al turno per la macinazione.<br />

I TORCI DELL’OLIO<br />

Nel tempo passato esistevano 3 olifici detti Torci cioè torchi. Non erano attrezati come ora, ma a quel epoca bastava cosi.<br />

Il primo era in Peschera era dei Vizenzi, il secondo dei Padovan era in Graber dopo le Munighe, il terzo dei Baizi in<br />

Varasina. Questa del mio ricordo, ma prima c'erano altri, come quello dei Bataia in Turion, dopo il Municipio. La<br />

carateristica di quei tempi: non esistevano machine per prelevare l'olio dopo la spremitura, ognuno aveva la sua<br />

lavorazione, nelle presse si lavorava con molta acqua calda per fare più presto a separare l'olio dalla sansa, per<br />

questo per scaldare l'acqua erano muniti di una grande caldaia con sotto tanto fuoco.<br />

Cosi l'olio e l'acqua assieme veniva colato in grande vasche dette píle, cosi tutto assieme riposava un paio<br />

d'ore, poi intervenivano donne specializzate nella levatura del'olio. Lo facevano a mano. Tenevano in una mano<br />

un pezzo di tavola con cui spingevano l'olio, che già era salito in superfici, in un angolo. Con l'altra mano tenevano<br />

un piatto a forma di cappello cinese con cui levavano l'olio e la mettevano in appositi recipienti. Così continuavano<br />

fìno a che si vedevano galeggiare le lísche d'olio. Certo questo sistema fatto a mano non era tanto reditizio. Molto<br />

andava perduto. Quando veniva portato a casa si trovava sempre un certo sedimento. Questo sistema era<br />

valevole per tutti i torci. Pensate alla donna che faceva tutto il giorno questo lavoro, era tutta in un bagno d'olio.<br />

IL GRANDE, OLEIFICIO DEL CONSORZIO AGRARIO DELI’ISTRIA<br />

Pure per questa categoria si avvicinava il progresso. Nella città si apriva un grande oleificio moderno con presse da 180<br />

Tonellate e super presse a 310 Tonellate e tutto si faceva senza l'acqua calda perchè meno acqua calda meno acidità nel<br />

olio. Per la separazione del olio dal acqua erano arivatí i separatori con una perdita minima del prodotto che era 1 per 1000,<br />

e la sansa o pezzi residui delle olive erano sfruttati al 100% e nel olio non si trovava nel fondo i residui. Il nuovo Oleificio era<br />

dei Consorzio Agrario Provinciale del Istria. Ancora oggi c'è lo stemma istriano. Questo avveniva nel 1939 - 40, prima della<br />

guerra. Macinava in 10 ore dai 60 - 70 quintali di olive. Cosi pian piano i vecchi torci scomparvero e rimase l'oleificio chiamato<br />

Torcio novo. Ma il progresso andò ancora avanti e si arivò a eliminare le famose macine o masine e le presse. Furono<br />

inventate le macchine centrifuge che con poca manodopera arivavano a fare anche di più nello steso tempo. Un rimpianto<br />

per le macine e le presse ma anche per il mestiere dei torceri. Cosi finì una storia di lavorazione antichissirna.<br />

Le macine di pietra su sostegni e congegni di ferro del'Oleifìcio, sono state messe in vari posti come monumento.<br />

Tutta la produzione dell'olio veniva conservata nelle cantine dentro contenitori rettangolari o circolari di pietra scavati in un<br />

unico blocco. Si chiamavano Pile ed erano anche molto grandi. L’olio veniva esportato in grande quantità.<br />

IL CRISANTEMO<br />

Una fonte di guadagno in tempi ormai remoti era la racolta del grisantemo o bugaz, questo cresceva nei monti sopra la<br />

città, cresceva in parte nelli uliveti. Fioriva in primavera, si racoglieva in aprile, faceva un fiore che assomigliava alla<br />

margherita o alla camomilla.<br />

Quando era in fiore, tutti i monti - che allora non c'erano i pini - si vestivano dì bianco e facevano uno spettacolo da non<br />

poter descrivere. Poi con la sua raccolta tutto cambiava e tornava verde come alle origini. Si raccoglieva caminando, solo ìl<br />

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