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Presentazione di PowerPoint - Fondo Ambiente Italiano

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CASTELLO DI MASINO<br />

Caravino, Torino<br />

Acquisizione Famiglia Valperga <strong>di</strong> Masino, 1988


La trama, nei secoli, del dare e ricevere fra le generazioni fa la<br />

storia <strong>di</strong> un popolo e ne segna l’identità.<br />

Il Castello <strong>di</strong> Masino è l’incomparabile testimone del passaggio<br />

dagli Arduini<strong>di</strong> ai Savoia e infine a noi, con i ricor<strong>di</strong> degli<br />

avvenimenti decisivi e dell’evoluzione della cultura e del gusto.<br />

Franzo Grande Stevens


C’era una volta e c’è ancora… un castello che, per le vicende<br />

dell’importante e gloriosa famiglia che lo volle, lo <strong>di</strong>fese, lo abitò e<br />

lo amò, nel settecento <strong>di</strong>venne un vero e proprio palazzo reale<br />

allorquando un Vaperga <strong>di</strong> Masino, Carlo Francesco II, <strong>di</strong>venne<br />

viceré <strong>di</strong> Sardegna, Vittorio Amedeo III regnante.


Esso era – e non lo è più – al centro <strong>di</strong> vastissimi posse<strong>di</strong>menti e<br />

una campagna ubertosa lo circondava tra curati filari <strong>di</strong> vite, ora<br />

<strong>di</strong>vorati dalla macchia e dai boschi.


Dall’alto della sua vedetta il Castello <strong>di</strong> Masino domina e controlla<br />

da 10 secoli la piana del Canavese, <strong>di</strong>segnata dalla Dora e dalla<br />

linea della Serra d’Ivrea.


Nella Cappella vi riposa Re Arduino, primo re d’Italia nel 1002 e<br />

antenato dei Masino, che questa severa fortezza costruirono come<br />

baluardo del Piemonte contro i Savoia invasori.


Questa lunga facciata, come tutto il resto del Castello, che Luigi<br />

Valperga <strong>di</strong> Masino cedette al FAI NEL 1988, completo <strong>di</strong> tutti gli<br />

arre<strong>di</strong> e le collezioni, era in totale <strong>di</strong>sfacimento. Intonaci, gronde,<br />

tetti, persiane… cadevano a pezzi.


Grazie al decisivo impegno, anche economico, della Soprintendenza<br />

ai Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte il Castello ha<br />

ritrovato il suo splendore. Costruito l’immenso ponteggio, ci si è<br />

avvicinati alle deboli tracce rimaste della straor<strong>di</strong>naria<br />

decorazione seicentesca della facciata costituita da ben 10<br />

meri<strong>di</strong>ane.


Prima <strong>di</strong> procedere al restauro degli intonaci e delle superfici<br />

<strong>di</strong>pinte a meri<strong>di</strong>ane, queste ultime sono state rilevate riportandone i<br />

<strong>di</strong>segni – per fortuna incisi sull’intonaco – su gran<strong>di</strong> fogli.


La stupenda meri<strong>di</strong>ana dell’astrolabio, prima poco più <strong>di</strong> una<br />

traccia, oggi è perfettamente leggibile; e così è stato per tutta la<br />

serie che oggi il visitatore può ammirare dal gran<strong>di</strong>oso e<br />

panoramico terrazzo.


Ma le facciate principali sono sempre quattro e dopo quella ovest si<br />

è, nel 2006, cominciato a lavorare anche su quelle sud ed est, che<br />

racchiudono il grande parterre d’onore costruito sul gigantesco<br />

terrapieno.


Costruito un altro immenso ponteggio si è cominciato a lavorare<br />

sugli intonaci del mastio duecentesco che, completamente sfaldati,<br />

avevano messo in luce, in numerosi punti, l’antica muratura che<br />

pericolosamente si impregnava d’acqua, priva com’era della<br />

protezione dell’intonaco.


Nel frattempo si lavorava alle facciate sotto le quali erano emerse<br />

le colonne cinquecentesche della doppia loggia che, fino al<br />

settecento, decorava la facciata sud.<br />

L’ipotesi <strong>di</strong> riaprire la loggia è ovviamente stata scartata ma le<br />

colonne sono state fotografate come memoria dell’antico assetto<br />

della facciata.


Il torrione principale venne trasformato nel ‘700 in scenografica<br />

sala da ballo, sotto la quale il Viceré volle la sua personale<br />

biblioteca, detta Biblioteca Rotonda (ne ve<strong>di</strong>amo il progetto<br />

settecentesco). Questa, in con<strong>di</strong>zioni molto critiche, sarà restaurata<br />

e qui torneranno anche i preziosi libri.


Al nostro arrivo il Castello (8100 mq. Coperti!), oltre che<br />

ammaloratissimo nei 2700 mq. <strong>di</strong> tetti (tutti rifatti), nei serramenti e<br />

negli impianti (tutti rifatti!), era anche in un drammatico stato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Molte delle oltre 100 sale erano ridotte a depositi <strong>di</strong><br />

arre<strong>di</strong> e oggetti provenienti sia dalle altre numerose residenze della<br />

famiglia, man mano vendute, che dallo stesso Castello.


Il lavoro <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no e inventario degli oltre 5000 pezzi <strong>di</strong><br />

arredamento, compiuto con la Soprintendenza, fu lunghissimo e si<br />

avvalse dello stu<strong>di</strong>o degli inventari storici dal ‘600 al ‘900, per<br />

avere in<strong>di</strong>cazioni sulle stanze <strong>di</strong> provenienza dei vari mobili e<br />

oggetti.<br />

Moltissimi pezzi, dopo la catalogazione, finirono in depositi<br />

scientificamente allestiti.


Un Masino era, nel tardo ‘600, l’amante <strong>di</strong> Maria Giovanna<br />

Battista <strong>di</strong> Savoia Nemours, nipote <strong>di</strong> Luigi XIV, vedova <strong>di</strong> Carlo<br />

Emanuele II <strong>di</strong> Savoia e Madama Reale reggente in nome del<br />

giovane figlio Vittorio Amedeo II. A Masino aveva un suo<br />

appartamento che tuttora esiste.<br />

Il gran<strong>di</strong>oso letto, per esempio, mantiene la formidabile stoffa <strong>di</strong><br />

primo ‘700: una seta liserée <strong>di</strong> manifattura lionese. Il peso stesso<br />

della stoffa l’aveva lacerata quasi ovunque ed è durato oltre due<br />

anni il faticoso e costosissimo recupero.


Di letti da parata a Masino ce ne sono numerosi. Uno, giu<strong>di</strong>cato da<br />

Alvar Gonzales Palacios uno dei più bei letti italiani, è quello degli<br />

Ambasciatori <strong>di</strong> Spagna che – assieme agli Ambasciatori <strong>di</strong> Francia<br />

e Austria – avevano a Masino una loro stanza ufficiale. Il letto <strong>di</strong><br />

Spagna è in legno scolpito, <strong>di</strong>pinto e arricchito da eccezionali<br />

decorazioni in pastiglia, una delle specialità dei “minusieri” della<br />

corte sabauda nel ‘700.<br />

Il letto è stato smontato con la delicatezza dovuta al terribile stato<br />

delle stoffe settecentesche che in molti punti sembravano quasi<br />

irrecuperabili. Ma con sapienza, pazienza, passione e denaro tutto<br />

si fa.


Ma il <strong>di</strong>scorso del restauro dei tessuti non è stato il più <strong>di</strong>fficile.<br />

L’intero appartamento <strong>di</strong> Madama Reale e altre sale erano e sono<br />

illuminate da particolarissime appliques <strong>di</strong> legno decorate in<br />

pastiglia. Questa è una “poltiglia” probabilmente fatta <strong>di</strong> colla<br />

animale, amido <strong>di</strong> riso e farina, estremamente facile da lavorare ma<br />

fragilissima: i tarli, inoltre, ne sono eccezionalmente ghiotti. Le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> queste appliques erano drammatiche.<br />

Il capolavoro dei lavori in pastiglia al Castello è la porta della sala<br />

delle tre finestre, un vero gioiello <strong>di</strong> quest’arte tipicamente<br />

piemontese.


Il restauro dei 5000 arre<strong>di</strong> – tra mobili, arazzi e quadri –<br />

continuerà probabilmente anche nella prossima generazione; senza<br />

parlare delle centinaia <strong>di</strong> quadri – per lo più ritratti – tutti, ahimè,<br />

con le loro cornici o dorate o in pastiglia, cito come esempio il<br />

magnifico presepe trapanese in argento, argento dorato, corallo e<br />

avorio rinvenuto a pezzi in una scatola.


A decine le incre<strong>di</strong>bili specchiere in legno scolpito, dorato,<br />

argentato e laccato, a decine le consolles tra le quali formidabili le<br />

due provenienti da Villa Pliniana, la celebre villa sul lago <strong>di</strong> Como<br />

della Principessa Cristina <strong>di</strong> Belgiojoso, la cui nipote sposò un<br />

Valperga <strong>di</strong> Masino. Alvar Gonzales le reputa tra le più belle<br />

consolles italiane <strong>di</strong> primo ottocento.


Oltre 20000 i libri raccolti dal dottissimo Abate Tomaso Valperga,<br />

fratello del Viceré, in questa biblioteca – vero sancta-sanctorum del<br />

Castello – e così rimasti da due secoli. Il loro restauro e inventario<br />

realizzato con criteri assolutamente d’avanguar<strong>di</strong>a è stato possibile<br />

anche grazie a un apposito Comitato che appassionati e generosi<br />

bibliofili piemontesi hanno creato per la tutela <strong>di</strong> questo<br />

patrimonio.<br />

L’ultimo volume restaurato è la rarissima I e<strong>di</strong>zione del Theatrum<br />

Sabau<strong>di</strong>ae.<br />

Dopo averne valutato anche lo stato <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà con appositi<br />

strumenti, lo si è pulito dalle muffe, quin<strong>di</strong> immerso in una<br />

soluzione idroalcoolica, asciugato e infine . . . . . “lucidato”.

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