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1934-1928) pag. 1-148

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CARTEGGIO


2. Luigi Sturzo 11871-1959).


W I<br />

I<br />

LUIGI STURZO - MARIO STURZO<br />

CARTEGGIO<br />

A CURA DI<br />

GABRIELE DE ROSA<br />

ROMA 1985<br />

EDIZIONI DI STORIA E IETERATURA<br />

ISTITUTO LUIGI STURZO


Tutti i diritti riservati<br />

EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA<br />

Roma - Via Lancellotti, 18<br />

ISTITUTO LUIGI STURZO<br />

Via deiie Coppeiie, 35 - 00186 Roma


INTRODUZIONE


1 - Duemilacentoventi, tante sono le lettere e le cartoline,<br />

per lo più cartoline postali, che i fratelli Mario, vescovo di Piazza<br />

Armerina, e Luigi, il fondatore del partito popolare italiano, in<br />

esilio a Londra, si scambiarono in ami convulsi e drammatici della<br />

storia d'Europa, dal 1924 al 1940, I1 carteggio si impone non solo<br />

per il livello culturale delle discussioni che tennero i due fratelli e<br />

che toccavano la storia, la mistica, l'ascetica, la letteratura, ma an-<br />

che, se non soprattutto, per la sua spiritualità: lo si direbbe il dia-<br />

rio di due'anime timorate di Dio, oltre che un testo di meditazioni<br />

filosofiche e morali. Mario e Luigi contavano allora rispettivamente<br />

63 e 53 anni; ma se Mario aveva già alle sue spalle un'esperienza<br />

filosofica, consegnata in vari saggi, Luigi incominciava allora in<br />

quel di Londra, il lavoro di ricerca che doveva sboccare nella pub-<br />

blicazione delle opere di maggiore valore scientifico: La Comunità<br />

internazionale e il diritto di guerra (<strong>1928</strong>); La società: sua natura<br />

e leggi (1935); Chiesa e Stato (1939). Nell'esilio, riprese ad an-<br />

dare in biblioteca, a frequentare i librai di Londra e Parigi, a tenere<br />

conferenze dotte nelle principali città europee, a partecipare a con-<br />

gressi internazionali, fra i quali quello di Oxford, in cui incontrò<br />

Benedetto Croce, a seguire riviste di filosofia francesi e inglesi: im-<br />

magino che la sua stanza di lavoro al 213 B Gloucester, poi a<br />

Notting HiU doveva essere come quella delle Canossiane a Roma,<br />

che occupò al ritorno dall'esilio, con il tavolo colmo di carte nel<br />

« suo » ordine e pile di libri e fascicoli in ogni angolo. Dove an-<br />

dava, nasceva subito con lui la stanza-laboratorio con l'archivio e i<br />

volumi che comprava o si faceva venire, tramite il fratello, dalla sua<br />

casa di Caltagirone.<br />

Questa corrispondenza non era destinata ad essere pubblicata,<br />

essa cominciò ad enuclearsi per ragioni molto personali: sulle pri-<br />

me, per la piena dell'affetto fraterno - il desiderio di Mario di fare


VI11 INTRODUZIONE<br />

sentire il meno possibile la solitudine al fratello Luigi, costretto<br />

dal fascismo all'esilio - poi per le esigenze di ricerca che incomin-<br />

ciarono ad affiorare, quando prima Mario, poi Luigi intrapresero<br />

a scrivere saggi che richiedevano un forte sforzo teoretico. Che il<br />

carteggio non fosse destinato alla stampa risulta evidente dallo stile<br />

delle lettere, immediato, senza molta cura della forma, familiare,<br />

costruito per intendersi in due, quindi con linguaggio spesso allu-<br />

sivo e non facilmente decifrabile da chi non era partecipe della vita<br />

di famiglia. Qui e lì si incontrano grumi di lessico dialettale: « Ora<br />

io non arrivo a prendere in che cosa noi differiamo »; « spero da<br />

poterci trovare finalmente d'accordo »; « ho un arretro di corri-<br />

spondenza da liquidare»; «non sono arrivato a prendere esattamente<br />

il tuo punto di partenza »; « oggi ho tentato di fare un passeggio D.<br />

Luigi conservò le lettere del fratello e copie delle sue - era<br />

diligentissimo nel conservare le minute o più spesso l'intero testo<br />

della propria corrispondenza - perché gli servivano per i suoi la-<br />

vori e le consultava quando doveva riprendere il filo del discorso<br />

con Mario. Finita la guerra e rientrato in Italia, Luigi Sturzo ri~inì<br />

i due gruppi di lettere, quelle da lui dirette a Piazza Armerina,<br />

dove era stato vescovo il fratello Mario, e le lettere del fratello,<br />

spedite a Londra o a Tolone o a Bad Nauheim o in Svizzera, ecc.,<br />

ma non mi risulta che mai abbia pensato di pubblicarle.<br />

L'ampia corrispondenza fu però consultata da Felice Battaglia,<br />

che l'utilizzò per il suo volume sui rapporti fra Benedetto Croce e i<br />

fratelli Sturzo ', dal prof. Alfred Di Lascia, che ne tenne conto per<br />

il suo magistrale lavoro sulla filosofia politica di Luigi Sturzo 2. Non<br />

escludo che altri possano avere guardato il carteggio, con quale in-<br />

tendimento non saprei dire. Fatto sta, lacune ci sono nella corri-<br />

1. FELICE BATTAGLIA, Croce e i fratelli Mario e Luigi Sturzo, Longo editore,<br />

Kavenna 1973.<br />

2. ALFRED DI LASCIA, Filosofia e storia in Luigi Sturzo, Edizioni Cinque<br />

Lune - Istituto Luigi Stuno, Roma 1981. Anche se il volume di Di Lascia uscì<br />

solo nel 1981, quando era già pronto per la stampa alcuni anni prima, egli fu certamente<br />

il primo a servirsi della corrispondenza inedita dei due fratelli Stum per<br />

l'analisi del pensiero filosofico di Luigi. Cfr. A. DI LASCIA, op. cit., p. 53, n. 41.<br />

La corrispondenza fu suddivisa in pacchetti contrassegnati con lettere da A a O.<br />

Osserva giustamente Di Lascia: « Come con molti altri filosofi, così con Don Luigi<br />

la conoscenza deila corrispondenza è indispensabile per capire l'evoluzione logica<br />

e psicologica, e per molte delie sue idee fondamentali che spesso rimangono celate<br />

nel linguaggio ermetico degli scritti pubblicati ». lbidem, p. 54.


INTRODUZIONE Ix<br />

spondenza e diremo presto per quali anni. Alcune cartoline o lette-<br />

re andarono smarrite quando gli Sturzo erano ancora in vita: « è<br />

strano che da un certo tempo parecchie lettere si sono smarrite<br />

scriveva Luigi al fratello il 2 1 maggio 193 1. Forse Luigi sospettava<br />

la censura fascista, tanto più che lo smarrimento delle lettere si ve- .<br />

rificò dopo che Mario dovette firmare la « ritrattazione » voluta<br />

dal Sant'Offizio. Per chi viveva in esilio, come Luigi, anche le<br />

ombre potevano prendere corpo. La censura italiana trattenne qual-<br />

che altra cartolina di Luigi agli inizi del conflitto mondiale, prima<br />

che l'Italia entrasse in guerra? Sento un po' di ironia in quanto<br />

scriveva al fratello: « Forse, scrivendo di teologia la censura mette<br />

da parte le cartoline per un accurato esame » (lett. del 17, XI, '39).<br />

Altri smarrimenti possono essere awenuti nel trasferimento delle<br />

carte da Piazza Armerina a Roma, al convento delle Canossiane,<br />

dove abitò Luigi dopo il rientro dall'esilio.<br />

Le lettere ci permettono di chiarire l'origine delle principali<br />

opere di Luigi Stuno, sociologiche e storiche, come le concepì e<br />

studiò, quali influssi di pensiero avvertì maggiormente, quali i<br />

suoi dubbi e i suoi rovelli culturali, come il fratello l'aiutò con la<br />

sua mentalità speculativa e il suo rigore logico. Solo da questo car-<br />

teggio abbiamo potuto valutare quanto il vescovo di Piazza Arme-<br />

rina abbia giovato a Luigi Sturzo nell'elaborazione dei suoi più<br />

importanti libri: dal saggio sociologico (La società: sua natura e<br />

leggi) ai due volumi di Chiesa e Stato. È vero che i contrasti, le di-<br />

vergenze di opinioni, gli irrigidimenti metodologici dell'uno e del-<br />

l'altro furono frequenti, al punto che talvolta ritenevano inutile<br />

proseguire nella discussione. Ma poi riprendevano lo scambio di<br />

idee dal punto più facile, meno controverso, perché il loro desi-<br />

derio comune era di intendersi. Quanto le loro divergenze fossero<br />

dovute al diverso linguaggio o alla difficoltà di capirsi, essendo<br />

tanto lontani, e quanto erano invece dovute alla loro formazione<br />

filosofica, al loro modo di leggere e valutare le grandi correnti di<br />

pensiero degli anni Trenta, dall'idealismo all'intuizionismo? Luigi<br />

era convinto che le incomprensioni fra lui e il fratello nascessero<br />

molto spesso dal diverso senso che essi attribuivano a certe parole<br />

ed espressioni (lett. del 9, VIII, '31)' ma appare anche chiaro che<br />

non si trattava sempre o solo di incomprensioni, si trattava anche,<br />

come vedremo, di mentalità, di sistema, di metodo. Antagonismi


x INTRODUZIONE<br />

che facevano però parte di un progetto di collaborazione intel-<br />

lettuale di altissimo livello culturale e morale, che durò con la<br />

stessa intensità e con lo stesso ritmo per ben sedici anni: nessuna<br />

questione gratuita, formale, di maniera, ma tutte scaturite da una<br />

riflessione costante e impegnata sul rapporto fra fede e pensiero<br />

moderno, fra storicismo idealista e sociologia vecchia e nuova, fra<br />

neo-scolastica e logica post-Kantiana; sul rapporto Stato e Chiesa<br />

nell'età contemporanea che vedeva il dilagare dei metodi e dei si-<br />

stemi totalitari; sull'influenza del


INTRODUZIONE XI<br />

trovato nelle carte dellYArchivio lasciato da Luigi Sturzo. La nostra<br />

impressione è che parecchie cartoline mancano: a parte i sospetti<br />

di Luigi Sturzo sulle possibili sottrazioni da parte della censura<br />

fascista, c'è, ad esempio, da chiedersi come mai le lettere di Luigi<br />

incominciano solo con il gennaio 1926, quando dal testo delle<br />

cartoline o lettere di Mario si capisce che questi fu in corrispondenza<br />

con il fratello sin dai primi giorni dell'esilio londinese. Smarrite,<br />

perdute o sottratte? Altra considerazione: il materiale epistolare<br />

di Mario e di Luigi è discontinuo: dall'inizio della corrispondenza<br />

fino al giugno 1925 scrive solo Mario; la prima lettera di<br />

Luigi, come si è detto, è del gennaio 1926; non vi sono lettere di<br />

Mario per tutto il 1926 e il 1927, fino al maggio <strong>1928</strong>. Come spiegare<br />

queste lacune?<br />

Sulle poche lettere iniziali di Mario Stuno abbiamo già scritto<br />

nella nostra biografia Sturzo 3: esse si riferiscono al viaggio a Londra,<br />

quando fu « consigliato » dal cardinale Pietro Gasparri, Segretario<br />

di Stato, a lasciare l'Italia 4. Da quanto scrive, si capisce<br />

che Mario era convinto che per il fratello si sarebbe trattato di un<br />

breve soggiorno, per motivi di studio: « Un po' di relativo riposo<br />

ti farà bene - scriveva a Luigi il 1" novembre 1924 -. Io son<br />

contento del tuo viaggio in cotesta città ». I dubbi sulla natura<br />

del « viaggio D incominciarono a venire a Mario alcuni giorni dopo<br />

(lett. del 10, XI, '24). Già il 16 novembre del 1924 Mario gli<br />

chiedeva perché aveva scelto Londra, supponeva « per ragioni morali<br />

», e aggiungeva: « ma non so se si crede che il tuo sia un<br />

viaggio determinato da motivi di studio ». Il giorno appresso aveva<br />

già deciso di scrivere « lettere a modo di giornale, cioè, diario<br />

personale e lascerò cadere sulla carta i pensieri come vengono »<br />

3. G. DE ROSA, Luigi Sturzo, Utet, Torino 1977, pp. 262-271.<br />

4. Luigi Stuno ha sempre insistito, anche con il fratello, che fu lui stesso<br />

a decidere del viaggio a Londra per ragioni di opportunità, cosi si deduce anche<br />

da una lettera di Mario del 22 novembre 1924: «Mi ha poi recato tanto piacere<br />

sentire che partisti, perché lo credesti opportuno, non perché ti fosse stato imposto D.<br />

5. Nella lettera del 22 novembre 1924 spiegava ancora come intendeva tenere<br />

il « diario personale » con Luigi: « Riprendo i fogli, dove butto i miei sentimenti<br />

con vivo desiderio; interrompo lo scriverti con rammarico; ogni briciolo di tempo<br />

di cui dispongo, è per te, anche quando mi sentirei stanco per altri lavori. Per<br />

ora contengo il mio pensiero dentro certi limiti, imposti dall'abitudine di scriver<br />

lettere e un giornale; appresso non so dove mi menerà questo nuovo bisogno di<br />

parlar con te. Quando ho la penna in mano per te, tu non sei più assente; sei là;<br />

io non più scrivo, ti parlo. E N mi rispondi; sempre più misurato di me, più pa-


XII INTRODUZIONE<br />

Con il 1926 la struttura della corrispondenza cambia del tutto:<br />

gli accenni alla vicenda politica personale di Luigi scompaiono, solo<br />

raramente e in maniera nascosta si richiama qualche situazione ingra-<br />

ta per motivi politici, come nella lettera di Luigi del 28 marzo<br />

1929: « È bene che, proprio in questi giorni, tu sappia che io da<br />

alcuni mesi vado soffrendo una pressione alquanto angustiosa, da<br />

parte di quelle persone che tu sai, e che facevano già la seconda<br />

prova con me quando tu eri a Roma, e andasti a parlare e con l'una<br />

e con l'altra persona. Ho ceduto su tutto, ma l'ultima richiesta mi<br />

ha lasciato perplesso ed ho preso tempo, in vista della tua prossima<br />

visita a Parigi. Onde, passando da Roma prima vedrai l'amico che<br />

verrà a trovarti subito e del quale oggi non ti faccio il nome, ma<br />

lo saprai quando arriverai a Roma; e poi vedrai o l'una o I'altra.<br />

Tutto a titolo di semplice informazione (che io non ti posso dare<br />

di qua) ». Probabilmente Sturzo alludeva alle pressioni che vennero<br />

esercitate su di lui, direttamente o indirettamente, da autorità della<br />

Santa Sede perché, dopo il Concordato dell'll febbraio 1929, ces-<br />

sasse da ogni attività politica anche all'estero. I1 racconto è sfumato,<br />

non ci sono nomi, si parla genericamente delle « persone che tu<br />

sai »: forse il card. Gasparri? Secondo l'ultimo richiamo avrebbe<br />

dovuto cedere anche nell'attività pubblicistica, invece resistette ma<br />

lasciò di interessarsi della parte organizzativa, che delegò all'amico<br />

Francesco Luigi Ferrari, com<strong>pag</strong>no d'esilio.<br />

Carteggio, dunque, non politico, ma di cultura, prevalente-<br />

mente filosofica, con indagini, esplorazioni, viaggi nelle aree dello<br />

storicismo idealista, dell'intuizionismo e della sociologia positivi-<br />

stica, ma con l'occhio sempre attento anche a quanto avveniva nel<br />

pensiero cattolico.<br />

Nei primi anni, fino alla crisi del 1930, quando Mario fu<br />

costretto a porre fine alla sua « Rivista di autoformazione », fu<br />

lui a proporre al fratello temi di ricerca, tutti convergenti nel suo<br />

« neo-sintetismo »: « Ho, per ora, come un'idea fissa, la quistio-<br />

ne [...l della concretezza - scriveva a Luigi il 2 gennaio 1925 - in<br />

opposizione all'eccesso d'astrattezza a cui si abbandonarono gli<br />

scolastici del medio evo [...l. Quando avrai tempo e sarai disposto,<br />

mi farai piacere se su questo punto mi dirai il tuo pensiero ». Mario<br />

drone del tuo pensiero; più oggettivo, sempre contrario a certi eccessi di stile, che<br />

io non sempre so evitare, nemmeno scrivendo filosofia D.


INTRODUZIONE XIII<br />

incominciò a spedire al fratello i capitoli della sua opera, Il pro-<br />

blema della conoscenza, per avere consigli, impressioni, suggeri-<br />

menti. Avrebbe voluto saperne di più in filosofia, e lo confessava<br />

in tutta sincerità al fratello, perché era convinto che la filosofia me-<br />

nava il mondo, e questa non era scritta dai cattolici: « La nostra -<br />

s'è beata e ciò non vede - contenta di stare in chiuse stanze, come<br />

stanno le mummie nei musei archeologici » (lett. del 15, IV, '25).<br />

L'aiuto che prestò Luigi al fratello fu notevolissimo 6: gli<br />

rilesse i manoscritti che gli inviava, gli indicò le correzioni, avanzò<br />

critiche, gli suggerì letture, gli trascrisse passi di testi che Mario<br />

non riusciva a trovare in Italia, come nel caso del libro di Delbos<br />

sulla filosofia francese, gli raccomandò di non volere essere a tutti<br />

i costi originale e di tenere conto di quanto era stato scritto prima<br />

di lui anche fuori d'Italia sui meccanismi della conoscenza (lett. del<br />

111, '27). E poiché gli sembrava che fosse utile a Mario collocare<br />

la propria ricerca filosofica in un ambito più largo, meno da « ad-<br />

detti àl lavoro » e più europeo, gli indicava nuovi punti di riferi-<br />

mento: « Non è il caso di guardare quale vantaggio possa recare<br />

la teoria di Einstein alla gnoseologia e alla cosmologia? » (lett. del<br />

21, 111, '27).<br />

Carteggio filosofico, animatissimo e continuamente problema-<br />

tico, dunque, ma con incursioni anche nel campo della letteratura,<br />

soprattutto nei casi in cui l'opera, il libro aveva rapporto con la<br />

fede o con la storia. Si leggano alcuni loro giudizi su Giovanni<br />

Papini, lo scrittore cattolico allora al culmine della sua fortuna:'<br />

« Del Gog di Papini posso dirti che non l'ho letto, benché sia sul<br />

mio tavolino dal dì della sua pubblicazione, e che forse non lo leg-<br />

gerò mai. Dai giudizi della stampa ho cavato che è una specie di<br />

romanzo con propositi apologetici, con posizioni impossibili, e an-<br />

che con <strong>pag</strong>ine magnifiche. Io poi, dopo la faticosa lettura della<br />

Storia di Cristo e Gli operai della vigna, non sento troppa simpatia<br />

pel Papini. Non è filosofo, non è teologo, non è storico; è artista,<br />

ma a suo modo, ed è interessante quando dimentica di voler riu-<br />

6. Luigi e Mario Stuno tennero sempre una corrispondenza di pensiero,<br />

anche prima che Luigi partisse per l'esilio, ma è indubbio che questa corrispondenza<br />

divenne più nutrita e organica negli anni « londinesi » di Luigi: cfr. per il<br />

periodo precedente: ANTONIO<br />

BRANCAFORTE,<br />

Luigi Sturzo lettore e critico di Mario<br />

Sturzo: sette lettere inedite dello statista siciliano, in «Archivio Storico per la Si-<br />

cilia Orientale », 1971, fascicolo 2-3, pp. 334-343.


XIV INTRODUZIONE<br />

scir tale; il guaio è che egli posa a filosofo, teologo, storico e che<br />

so io » (lett. di Mario del 29, V, '31). Luigi considerava quello<br />

su Gesù un libro, che rispondeva aila voga del tempo nel quale<br />

i giudizi estetici si confondevano con quelli morali, psicologici, po-<br />

litici: « quando gli elementi che l'hanno fatta, cadranno, la voga<br />

.diminuirà o- verrà meno del tutto » (lett. del 25, IV, '33). Più<br />

duro ancora il giudizio di Mario sul Dante vivo: « Una delusione.<br />

Si potrebbe, anzi, dovrebbe chiamare il Dante morto, perché non<br />

si cerca che pura cronaca, senza visione alcuna di valori storici, col<br />

cattivo gusto di spiegare alla luce del sole i cenci, veri o no, del<br />

grande poeta » (lett. del 2, VI, '33). Può sorprendere il giudizio<br />

di Luigi sulle poesie del Manzoni: « Le poesie quasi tutte hanno<br />

già le rughe. Liricamente si salvano il 5 maggio, la Pentecoste e<br />

l'Ermengarda, ma non sono sempre eguali in bellezza; anche qua<br />

e là si vedono le rughe. E poi è un verseggiare troppo sonoro, trop-<br />

po melodico e il nostro orecchio non lo sopporta. Ciò non vuol<br />

dire che non gusto le bellezze disseminate nelle varie poesie » (lett.<br />

del 10, V, '29).<br />

Infine, la lettura de1,carteggio ci permette di awicinarci sino<br />

alla soglia della spiritualità dei mie fratelli: le manifestazioni di<br />

affetto sono in ogni cartolina e lettera; qui e lì affiora la grafia lineare<br />

e semplice della sorella gemella Nelina, che appena le era possibile,<br />

raggiungeva Luigi a Tolone, durante l'estate, per un po' di mare.<br />

Continue le apprensioni per la salute di Mario per Luigi, di Luigi<br />

per Mario e Nelina. Nelle sue cartoline il vescovo curava che ci<br />

fossero notizie della famiglia, di Piazza Armerina e del suo Semi-<br />

nario; di Caltagirone, della loro casa e dei loro amici e antichi colla-<br />

boratori: dal solerte e delicatissimo Luigi Caruso al premuroso e<br />

diligente Vincenzo Fondacaro. Gli descrive la visita pastorale che<br />

compie nella diocesi, comunicandogli la profonda commozione che<br />

suscita in lui; gli parla delle processioni calatine, deile feste reli-<br />

giose, degli oblati di Piazza Armerina. Luigi aveva bisogno dei<br />

ricordi della sua terra, per sopportare meglio il peso dell'esilio.<br />

Sognava talvolta Caltagirone: « Di tanto in tanto io sogno Calta-<br />

girone e sempre con un cielo luminoso. Non sogno mai il panorama<br />

di altra città, ma solo delle località particolari. Ma di Caltagirone<br />

il panorama, che del resto è bello » (lett. del 26, IV, '34). Anche<br />

il passato gli tornava alla mente con vivezza di particolari, come


INTRODUZIONE m<br />

se non fosse passato: « quarant'anni come oggi - scriveva al fratello<br />

il 19 febbraio 1933 - fu tenuta nella cattedrale di Caltagirone la so-<br />

lenne accademia in onore di Leone XIII. Ho presente quel giorno e<br />

ricordo come ieri le varie fasi del programma, il discorso di Mineo,<br />

la musica, ecc. Entusiasmi giovanili. Non ne ho mai avuto il ~icordo<br />

così vivo come l'ho oggi, e non mi rendo conto del perché ».<br />

Dunque, ricordava, ricordava per sentirsi più vivo, ancora con il<br />

cuore nella sua terra: « [...l è vero, i ricordi sono diversi dalla<br />

realtà, ma sono anch'essi una realtà. E certi giorni vivo di ricordi,<br />

tanto più cari quanto le speranze di questa terra sono lontane e<br />

ormai per me non esistono più. Mi è più soave sperare d 'al di<br />

là, e sentire la fine vicina. I1 mio lavoro mi è dolce com<strong>pag</strong>no; però<br />

qualche volta mi fa soffrire fisicamente e qualche volta anche moral-<br />

mente. Studiando storia si diventa sempre più filosofi e studiandola<br />

ancora si sente sempre più il bisogno di rifugiarsi nella preghiera e<br />

nelle consolazioni della fede » (lett. del l", V, 1933). Sturzo aveva<br />

dora 62 anni, si sentiva sempre più stanco, temeva per il suo cuore,<br />

tuttavia dispiegava un'energia incredibile, viaggiando, intervenendo<br />

in incontri, conferenze, congressi, pubblicando articoli su giornali e<br />

riviste francesi e inglesi, e lavorando a opere di pensiero, che sareb-<br />

bero state le maggiori della sua vita. Si era impegnato anche in<br />

un'ambiziosa opera drammatica, Il Ciclo della Creazione, che Darius<br />

Milhaud avrebbe dovuto musicare. Pregava, faceva ritiri, si era<br />

iscritto alla Lega diocesana dei sacerdoti per l'adorazione perpetua<br />

del Santissimo e all'unione apostolica del cuore di Gesù, viveva in<br />

unità spirituale e di fede con il fratello. Ambedue avrebbero voluto<br />

santificarsi: « La santità sia nei nostri voti - scriveva Mario -.<br />

Piace a Dio, Dio la vuole; a noi è possibile almeno nei limiti segnati<br />

da Santa Teresa di Avila, di perfetta conformità alla volontà di Dio<br />

e carità pura, prescindendo dai carisrni gratis dati » (lett. del 17,<br />

XI, 1935); ed il fratello Luigi: « Sì, vorrei essere santo, ma la<br />

via è lunga e io vedo che non progredisco e chissà che non vado<br />

indietro. Tu preghi per me, e te ne sono grato assai; nella comu-<br />

nione delle preghiere vi è un conforto reciproco per una più in-<br />

tensa vita spirituale » (lett. del 19, IV, '33).<br />

Devozione anche ai santi, amore, che è un misto di grazia.<br />

e di cocente nostalgia, per le processioni sacre della propria terra ',<br />

7. « Sento ancora i1 profumo deiie rose della processione [del Corpus Domini]


XVI INTRODUZIONE<br />

culto puntuale, ricorrente, mai formale per i propri defunti, senti-<br />

mento religioso del tempo, misurato sui rintocchi delle campane<br />

della chiesa matrice, ma niente devozionismo, nessuna organizza-<br />

zione barocca nelle manifestazioni di fede, una pietà intima, rac-<br />

colta, sorvegliata, che contrasta con le altre forme di religiosità<br />

meridionali, più carnali e spettacolari; « Io ho bandito dalle chiese<br />

- informava il vescovo di Piazza Armerina - le oleografie e le sta-<br />

tue di cartapesta, resistendo a tutte le proteste o preghiere delle<br />

case di Roma e di Lucca. E posso dire che oramai su ciò la nuova<br />

coscienza è formata » (lett. del 9, V, '31). Ed ecco la risposta di<br />

Luigi: « apprendo con gran piacere che hai abolito tutte quelle<br />

statue e oleografie che per me sono una profanazione e che vorrei<br />

eliminate dalle chiese » (lett. del 15, V, '3 1). I due fratelli credono<br />

negli angeli custodi; le preghiere che si comunicano attraverso le<br />

lettere, le loro invocazioni a Dio e le speranze nell'al di là sono<br />

limpide, serene, semplici: « Prega che io possa guardare il Croci-<br />

fisso con la fede e la fiducia di un bambino nell'ultimo momento<br />

della mia vita » (lett. di Luigi del 22, XI, '32).<br />

Nel 1939 quando Luigi aveva sessantotto anni e Mario dieci<br />

in più, e ancora discutevano sulla cognizione iniziale di Dio, a pro-<br />

posito di un libro del Picard, il vescovo di Piazza Armerina, un<br />

po' sorridendo su tutti i lunghi e complicati discorsi filosofici che<br />

per quindici anni aveva condotto con il fratello, gli scriveva: « Caro<br />

fratello, in Paradiso non ci augustieremo più -.a sapere come si co-<br />

nosce Dio, perché lo vedremo nella luce della gloria, e perciò più<br />

che cercarne la cognizione nei libri, cerchiamola nell'amore, nelle<br />

buone opere, affinché Egli per la sua misericordia ci accolga tra i<br />

suoi figli nel S. Paradiso » (lett. de1'23, 111, '39).<br />

La guerra avrebbe provocato di li a un anno la fine del « car-<br />

tolinare » con il fratello Luigi: non si sarebbero più rivisti alla fine<br />

del conflitto, il vescovo morì il 12 novembre 1 941 allorché Luigi<br />

di ieri e un po' il profumo della grazia. Spero che l'anima tua abbia avvertito il tocco<br />

delle divine misericordie » (lett. di Mario del 5, VI, '31). E Luigi: « A me sembra<br />

però di essere a Caltagirone e di assistere alla processione per l'Immacolata, e sento<br />

dalla mia stanzetta le belle campane di S. Francesco. Che poesia » (lett. dell'8, XII,<br />

'28). In altra lettera: « I...] penso alla prccessione del Cristo morto a Caltagirone,<br />

e mi pare di essere là, in mezzo ai miei amici e con la folla dei miei ricordi<br />

(lett. del 29. 111, '29); «Domani è la S. Bambina: festa intima per noi con i più<br />

soavi ricordi di nostra giovinezza » (lett. del 7, IX, '29).<br />

8. La notizia veniva trasmessa dai prefetto Sandonnino al Ministero deu'in-


i<br />

INTRODUZIONE m11<br />

era passato nel suo duro esilio da Londra a New York. Leggiamo<br />

quella lettera come il congedo discreto e sorridente dal mondo, di<br />

un grande sacerdote e uomo di pietà, figlio devoto della Chiesa di<br />

Roma, che per questa Chiesa accettò umiliazioni e sconfitte, rinun-<br />

ciando, come segno della volontà di Dio, anche alla propria voca-<br />

zione di filosofo cristiano.<br />

2 - Possiamo distinguere nel carteggio due fasi: la prima che<br />

va dall'ottobre 1924 all'aprile 1931; la seconda dal 1931 al 1" novembre<br />

1940, che è la data dell'ultima lettera di Luigi. Le due fasi<br />

sono segnate daiia fine imposta alla « Rivista di autoformazione »<br />

e dalla ritrattazione cui fu obbligato il vescovo Mario, dopo il richiamo<br />

del S. Offizio (8 aprile 1931). I1 colpo fu grave per Mario,<br />

almeno sul momento; ma fu grave soprattutto, perché privava<br />

la cultura cattolica di una voce nuova e anticonformista, e negli<br />

anni Trenta non si può dire che la ricerca filosofica nel mondo cattolico<br />

brillasse per originalità e che si avesse cura di uscire di trincea<br />

per cercare qualche, sia pur cauto, ammodernamento. Dal testo<br />

della « ritrattazione » sembrerebbe che il vescovo fosse accusato<br />

di avere pubblicato nei suoi libri e nelle riviste « Autoformazione D<br />

e « Tradizione » scritti « contro la dottrina cattolica e contro ciò<br />

che la Santa Sede e i Sommi Pontefici, specialmente negli ultimi<br />

tempi, hanno inculcato, raccomandato e comandato per lo studio<br />

della Filosofia Scolastica nei Seminari » 9. L'accusa rivolta a Mario<br />

sarebbe stata di « crocianesimo e di relativismo » e di deviazione<br />

dalla dottrina cattolica ovvero in sostanza dalla filosofia scolastica.<br />

terno, direzione generaie dei culti, con telegramma di poche parole, in data 13, XI,<br />

'41: « Monsignor Mario Sturzo Vescovo Piazza Armerina deceduto ieri », Archivio<br />

Centrale dello Stato, Fondo Culti, volume 114, fasc. 270.<br />

9. Diamo il testo integrale della comunicazione del S. Offizio cod come ap<br />

parve neli'« Osservatore Romano » del 19 aprile 1931: «La Suprema Sacra Congregazione<br />

del S. Offizio comunica: Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Sturzo,<br />

Vescovo di Piazza Armerina, dietro richiamo della Sacra Congregazione del S.<br />

Offizio ha inviato la seguente ritrattazione: "Io sottoscritto intendo di ritrattare,<br />

come di fatto ritratto coUa presente, tutto ciò che ho scritto e pubblicato nei<br />

libri, nella Rivista di autoformazione e nella Rivista La Tradizione di Palermo<br />

contro la dottrina cattolica e contro ciò che la Santa Sede e i Sommi Pontefici, specialmente<br />

negli ultimi tempi, hanno inculcato, raccomandato e comandato per lo<br />

studio della Filosofia Scolastica nei Seminari, in conformità anche del canone 1366.<br />

Piazza Armerina, 8 aprile 1931. Firmato t Mario, Vescovo" ». Sulla fine della « Rivista<br />

di autoformazione » e sdia « ritrattazione » del vescovo Stuno, cfr. ANTONIO<br />

BRANCAFORTE, Benedetto Croce e Mario Sturzo vescovo di Piaua Armerina, in «Vita<br />

e pensiero », 1962, n. 2, pp. 156-161.


XVIII INTRODUZIONE<br />

Rileggendo gli scritti di Mario Sturzo appare molto difficile soste-<br />

nere che la filosofia del vescovo di Piazza Armerina fosse crociana<br />

e relativista. Già il filosofo Felice Battaglia, che godette della stima<br />

di Luigi Sturzo, esaminando questi scritti, affermò che l'approdo<br />

di mons. Mario era stato lo storicismo, ma « non lo storicismo as-<br />

soluto di Croce, bensì lo storicismo umanistico alla Vico, se si vuol<br />

trovare un precedente, essendo di esso strumento il concetto puro,<br />

già acquisito alla nuova logica dell'idealismo » lo. È vero che il Bat-<br />

taglia sostiene, poco dopo, che il pensiero di Mario si inscriverebbe<br />

« per vari aspetti nel sistema crociano » e farebbe capo « al nuovo<br />

concetto del concetto quale appare nella Logica, e tanto faticosa-<br />

mente acquisito dal Croce » ". I1 che è forse un po' spinto; lo<br />

stesso Croce,' del resto, si limitò a dire, con certa aria di condi-<br />

scendenza, che Mario Sturzo, « pur oppugnando » la sua conce-<br />

zione filosofica, « aveva accettato di essa alcune parti nei concetti<br />

estetici e nelle distinzioni delle forme logiche e voleva inserirli nel-<br />

la scolastica tradizionale, introducendo modificazioni in questa » ''.<br />

La risposta poi di Mario Sturim a una lettera di Croce in occasione<br />

della « ritrattazione » ci sembra racchiuda in poche righe la esatta<br />

posizione del vescovo nei confronti del filosofo napoletano e del<br />

suo sistema: « Io Ie sono tanto vicino col cuore quanto il mio modo<br />

di pensare è lontano dal suo. Ma io con vera simpatia accolgo del<br />

suo pensiero, quanto reputo conquista che sorpassa i limiti del si-<br />

stema. Di ciò mi si accusa, ma l'accusa è sciocca. La mia fede su-<br />

pera le contingenze degli umani contrasti e mi pone in una sfera,<br />

dove è pace e concordia » 13.<br />

10. FELICE BATTAGLIA, OP. cit., p. 16.<br />

11. Ibidem, p. 17. Più corretta ci sembra la valutazione di Di Lascia: «la filosofia<br />

di don Mario era di fatto inaccettabile sia ai tomisti ortodossi, per l'utilizzazione<br />

dialettica che faceva di taluni temi idealistici, sia agli idealisti intransigenti<br />

per i suoi residui scolastici e il suo trascendentalisrno teistico ». Cfr. A. DI LASCIA,<br />

op. cit., p. 24.<br />

12. Così nello scritto Esuli, datato Sorrento 1944, riportato in appendice da<br />

F. BATTAGLIA, OP. cit., pp. 134-135. Continuava Croce a ricordare: « Gli mandai,<br />

nell'occasione di quella disgrazia da me involontariamente procuratagli, qualche<br />

parola di affettuosa simpatia, pur con riserbo evitando ogni parola contro i suoi superiori<br />

per non offenderlo nella sua condizione di prete; ma quei superiori me li<br />

conciò lui per le feste, nel rispondermi, adornandoli di confacenti epiteti, perché<br />

i preti si conoscono tra loro e di rado tra loro si amano D.<br />

13. La lettera di Mario Sturzo, datata Piazza Armerina 30 aprile 1931, conservata<br />

neU'Archivio Croce, riportata da F. BATTAGLIA, OP. cit., p. 141.


INTRODUZIONE XIX<br />

Che il vescovo, dunque, abbia adottato forme del linguaggio<br />

e della logica crociana per tentare di innestarli nell'albero della<br />

scolastica, è un conto; altro è dire che egli sarebbe da considerarsi<br />

un crociano. D'altra parte, come si vedrà dall'esame del carteggio,<br />

specialmente nelle discussioni con il fratello sulla intuizione e sul-<br />

I'intuizionismo, la posizione filosofica del vescovo Mario appare de-<br />

cisamente dualista e molto poco coerente con la dialettica crociana.<br />

Tutti i luoghi che egli considerava limiti insuperabili dell'idealismo<br />

vi sono elencati e più volte ribaditi anche se di Croce e della sua<br />


m INTRODUZIONE<br />

niana della Prowidenza che Mario riteneva per altro verso supe-<br />

rata dalla filosofia moderna, è però la spia della estrema diffi-<br />

coltà del vescovo di accettare lo storicismo crociano: egli pensava<br />

che fosse sufficiente mettere a fianco di esso la cosidetta sopra-<br />

storia per risolvere ogni dubbio. La istanza dualista, propria della<br />

tradizione filosofica cristiana tornava a riaffacciarsi, nonostante il<br />

gran parlare di Mario sull'originalità della sua soluzione sintetista.<br />

Ma, per quanti dubbi possano nascere sulla coerenza del sistema<br />

filosofico del vescovo di Piazza Armerina, è certo però che il suo<br />

generoso sforzo di pervenire, attraverso l'identificazione di filoso-<br />

fia e storia, a una nuova sintesi mediatrice di intuizione e concetto,<br />

di individuo e società, non si può mettere in dubbio che il suo av-<br />

vicinamento alla filosofia di Croce fosse dettato dall'ansia di tra<br />

vare un terreno di incontro fra la filosofia moderna, scaturita dal<br />

« Cogito » cartesiano, e le esigenze e verità del cristianesimo. C'$<br />

una sua lettera al fratello, di poco più di un anno successiva alla<br />


INTRODUZIONE m1<br />

VII, '32). Luigi Sturzo fu richiamato a riflettere su questa lettera<br />

del fratello, che lo sollecitava ad approfondire, come vedremo, il<br />

rapporto fede e storia, ma un'osservazione subito gli mosse: perché<br />

Mario teneva conto solo dell'idealismo conie se fosse un sistema<br />

filosofico universale da tutti conosciuto e accettato? Perché non<br />

allargava il suo orizzonte alle altre filosofie moderne, che avevano<br />

anch'esse investito il problema gnoseologico? « I1 dubbio moderno,<br />

che in sostanza è uno scetticismo, parte da Kant - scriveva Luigi -.<br />

Circa le correnti moderne, oltre l'idealista, che ha perduto molto<br />

anche in Germania (in Francia ed in Inghilterra è stata sempre una<br />

scarsa minoranza) esistono il neo-realismo (diffuso in Inghilterra<br />

e America), l'intuizionismo (diffuso in Francia sotto l'aspetto berg-<br />

soniano) e altre correnti secondarie 14, che spostano notevolmente<br />

il problema gnoseologico. Dico questo non per non tener conto de-<br />

gli sforzi dell'idealismo per trovare una maggiore corrispondenza<br />

alla realtà conoscitiva, ma per evitare la sopravalutazione di una<br />

sola corrente. Ma questo è detto en passant. I1 punto centrale è per<br />

me la pensabilità naturale (filosofia) dell'esistenza di Dio, in base<br />

al processo di trascendenza. Questo processo, del resto, è anche<br />

quello degli idealisti, che solo per via di trascendenza arrivano si<br />

concepire uno Spirito unico. È vero che essi risolvono il loro pro-<br />

cesso in una realtà immanente, ma al grave prezzo di sopprimere<br />

tutta la realtà estra-soggettiva e rinchiuderla nel soggetto, comple-<br />

tamente isolato » (lett. del 30, VII, '32).<br />

Perché la fine imposta al vescovo della « Rivista di autofor-<br />

mazione » e perché una « ritrattazione » così pesante? Si poteva<br />

parlare di scritti « contro la dottrina cattolica » in una ricerca così<br />

aperta e problematica? Secondo Felice Battaglia, non piacque ai<br />

censori la tesi del vescovo di Piazza Armerina che non vi sareb-<br />

be una filosofia, nemmeno quella scolastica, da accreditare sulle<br />

14. Già due anni prima Luigi Stuno aveva scritto al fratello sulla estraneita<br />

deilo storicismo fra i filosofi francesi: « [...l i filosofi francesi in genere e i catto-<br />

lici in speciale mentre hanno discusso e discutono a fondo il problema della scien-<br />

za della natura (fisica e naturale in genere) e mentre han creato (bene o male)<br />

la scienza sociologica, nel senso della struttura e delle leggi della societa (awici-<br />

nandola prima da biologia, poi alla sociologia fino a farne poi una scienza origi-<br />

nale) sono rimasti estranei alla corrente dello stoiicisrno come studio del valore<br />

della storia nella filosofia. Per essi la frase la storia 2 filasofia è incomprensibile<br />

perché estranea al loro pensiero [...l » (lett. del 23, VI, '30).


n11 INTRODUZIONE<br />

altre: « Né Aristotele né San Tommaso godono presso mons. Sturzo<br />

di alcun privilegio, sia per quanto si riferisce alla gnoseologia del<br />

primo, sia per ciò che attiene alla grande sintesi operata dal se-<br />

condo » '', senza che perciò possa dirsi che il vescovo fosse ostile<br />

al tomismo. Un articolo polemico con la « Civiltà cattolica », che<br />

aveva sostenuto essere la scolastica la « sola e vera filosofia »,<br />

chiarisce la posizione di Mario Sturzo. I1 vescovo era d'accordo con<br />

l'affermazione che la scolastica era « la sola filosofia che s'accorda<br />

in tutto coi dati della rivelazione », ma quanto al resto, ch,e fosse<br />

anche « la sola e vera filosofia ì> era cosa che, « per lo meno »,<br />

aspettava d'essere provata; comunque sia, a Mario sembrava che<br />

un'affermazione del genere non fosse accettabile sul piano del me-<br />

todo. E poiché l'articolista della « Civiltà Cattolica » contestava<br />

in blocco il metodo storico, Mario Sturzo sottolineava come nem-<br />

meno S. Tommaso fosse giunto a tanto, di condannare il metodo<br />

storico, ma che anzi seguì Aristotele proprio in questo modo:<br />

« Oggi però - scriveva il vescovo - non c'è studioso degno di que-<br />

sto nome, che ignori come il metodo storico sia necessario alla<br />

retta comprensione non solo della filosofia, ma delle scienze e delle<br />

stesse arti. Non dunque il metodo storico doveva condannare l'ar-<br />

ticolista, ma il suo non retto uso nelle scuole ». Ma il colmo sem-<br />

brò a Mario che si sostenesse nell'articolo essere male minore che<br />

si togliesse dall'insegnamento nelle scuole statali, ogni insegnamen-<br />

to di filosofia, piuttosto che gettare i giovani « in balia dello scet-<br />

ticismo o di teorie che insegnano a sragionare ». Commentava il<br />

vescovo che l'articolista non aveva considerato che « son filosofia<br />

le lettere, i romanzi, i giornali! la tradizione, la storia, da cui non<br />

si può uscire e in cui, più o meno, da tutti si vive D 16.<br />

Ce n'era abbastanza per attirarsi addosso inimicizie e sospetti:<br />

si incominciò a indagare sul « neo-sintetismo » del vescovo e se ne<br />

scoprirono « i pericoli ». I1 vescovo non cercò di eludere lo scontro<br />

e nella sua rivista continuò a insistere nella difesa del metodo sto-<br />

rico, a rifiutare privilegi di dottrina, ed a polemizzare, con fine<br />

ironia, contro coloro che chiamava « i fossili », e che così descri-<br />

veva: « Chi si serra dentro la cerchia delle sue idee, appunto perché<br />

15. F. BATTAGLIA, OP. cit., p. 19.<br />

16. M. STURZO, La filosofia e le filosofie, in «Rivista di autoformazione n,<br />

rnaggic-giugno 1927, anno I, fasc. 2, pp. 49-74.


INTRODUZIONE n111<br />

, ivi si serra [si noti la parola serrarel, non vede ciò che ferve at-<br />

torno a lui, o, se lo vede, lo vede in funzione delle sue idee » 17.<br />

I « fossili » evidentemente non la perdonarono al vescovo.<br />

Si chiese Felice Battaglia fino a che punto non poterono influi-<br />

re sull'intervento del Santo Offizio « risentimenti o almeno riserve<br />

politiche conseguenti all'azione e al pensiero del minore fratello,<br />

esule dal 1924, ma in continuo contatto con mons. Mario, anche<br />

con riferimento alla Rivista » l" Cosa che non è da escludere, seb-<br />

bene la lettura del carteggio non sembri confortare questa suppo-<br />

sizione. Sappiamo, però, da fonte sicura che dopo l'avvento del<br />

fascismo al potere, il vescovo di Piazza Armerina fu indicato nelle<br />

relazioni del Prefetto di Caltanissetta come un nemico del fascismo,<br />

giungendo a chiedersi di lui anche il trasferimento di sede lg. Nel<br />

giro di venti anni, dagli inizi del secolo all'avvento del fascismo, si<br />

era verificato un netto capovolgimento di posizioni dell'autorità<br />

politica nei confronti di mons. Mario Sturzo; nella nota informa-<br />

tiva della Procura del Re di Caltagirone alla vigilia della sua no-<br />

mina a vescovo, di lui si diceva che possedeva « una vasta cultu-<br />

ra in ambo le discipline teologico-morali, propugnatore appassio-<br />

nato dei principi che governano la democrazia-cristiana, egli si è<br />

fatto un pro<strong>pag</strong>andista instancabile » 'O. Si dava quindi il nulla osta<br />

alla sua nomina a vescovo. Anche in prosieguo di tempo, quando il<br />

vescovo, una volta insediatosi nella carica, intraprese una ferma<br />

politica nei confronti di certe frange del clero locale, riottose al-<br />

l'autorità diocesana, e poco inclini ad accettare trasferimenti, no-<br />

mine, rigori disciplinari decisi dal vescovo, l'autorità politica con-<br />

tinuò a dirne bene, nonostante le manifestazioni di piazza avverse,<br />

. 17. M. STURZO, I pericoli del sintetismo in « Rivista di autoformazione D, gennaio-febbraio<br />

1930, anno IV, fasc. 1, pp. 48-49.<br />

18. F. BATTAGLIA, OP. cit., p. 22. Sui rapporti fra Croce e i fratelli Sturzo,<br />

cfr. ANTONIO BRANCAFORTE, Benedetto Croce e Mario Sturzo, vescovo di Piazza<br />

Armerina in « Vita e pensiero », n. 2, 1968, pp. 156-160.<br />

19. Cfr. Archivio Centrale dello Stato, Fondo Culti, cit.<br />

20. Ibidem, Lettera del Procuratore del Re di Caltagirone, in data 8 maggio<br />

1903. In altro rapporto (del 1919) del Prefetto di Caitanissetta alla Procura locale,<br />

a proposito di una dimostrazione contro il Vescovo si leggeva: «La condotta morale<br />

del vescovo è ottima sotto ogni rapporto; la sua condotta politica è poi assai<br />

encorniabile; mons. Sturzo è prelato dottissimo, un briuante conferenziere, un<br />

cultore delle scienze sociali, durante la guerra e& ha pronunziato discorsi ispirati<br />

ad alta fedeltà patriottica [...I n. Si diceva nel rapporto dell'esistenza di una corrente<br />

ostile al vescovo. I1 rapporto reca la data del 10, VI, '19.


XXN INTRODUZIONE<br />

di cui talvolta fu fatto oggetto, e gli esposti che furono presentati<br />

contro di lui alla magistratura. Ma dal 1924 in poi, che è l'anno<br />

della partenza del fratello Luigi per l'esilio, l'atteggiamento del-<br />

l'autorità di polizia, del governo e della magistratura mutò radi-<br />

calmente, e quel che una volta erano i suoi meriti divennero de-<br />

meriti. Una relazione della sottoprefettura di Terranova alla Pre-<br />

fettura di Caltanissetta si apriva così: « Mons. Mario Sturzo, ve-<br />

scovo della diocesi di Piazza Armerina, che comprende i Comuni di<br />

questo circondario, è fratello di fuoruscito' d. Luigi Sturzo e non<br />

può quindi non condividerne i sentimenti e l'indirizzo politico » e<br />

più in là si precisava che l'opinione pubblica riteneva il vescovo<br />

« come nel passato, un seguace fedele delle idee del proprio fra-<br />

tello e che, per quanto non si sia abbandonato ad aperte manife-<br />

stazioni ostili, non nutre certamente sentimenti di simpatia verso<br />

l'attuale governo » 'l. I1 sottoprefetto di Piazza Armerina inviava<br />

un rapporto ancora più duro, scrivendo che il vescovo Mario se-<br />

guiva « l'ostinata intrasigenza del fratello, sperando in un facile<br />

ritorno dell'antico regime nel quale la provincia di Caltanissetta e<br />

più specialmente i circondari di Piazza e Terranova costituirono<br />

le cittadelle del popolarismo ». Lo si accusava in particolare di<br />

mantenere rapporti segreti con l'on. Aldisio e con il prof. Caristia<br />

e di preparare un viaggio in Francia per incontrarsi con il fratello,<br />

si dava notizia degli atti che il vescovo stav'a preparando per acqui-<br />

stare certe terre di Luigi « allo scopo di frustrare le disposizioni<br />

della nuova legge sui fuorusciti che sancisce la confisca dei beni ».<br />

Naturalmente si mandavano agenti ad ascoltare le sue prediche e<br />

conferenze; si ricordava il discorso che tenne il 5 aprile del 1926 in<br />

Seminario nel quale « tratteggiò la lotta tra Chiesa e potere laico<br />

nel secolo di S. Francesco d'Assisi, mettendo in evidente rilievo che<br />

il trionfo della Chiesa nel secolo XII significa trionfo definitivo del<br />

potere ecclesiastico su quello laico ». I1 vescovo avrebbe quindi<br />

accentuato « tale concetto, adattandolo anche ai tempi moderni con<br />

evidente significato all'attuale regime ». I1 sottoprefetto conclude-<br />

va ritenendo « imprescindibile necessità che il vescovo Sturzo ed il<br />

vicario generale Vincenzo Fondacaro » fossero « trasferiti in sede<br />

lontana dalla Sicilia e posti in condizioni di non potere svolgere la<br />

21. Ibidem, relazione dei sottoprefetto di Terranova Sicilia, in data 10 marzo<br />

1926.


INTRODUZIONE W<br />

loro opera perniciosa » così come la svolgevano « in questa<br />

diocesi U.<br />

Dunque, tutto era contro il Vescovo, gli si rinfacciava il suo<br />

passato di democratico cristiano, la sua simpatia per il popolarismo,<br />

ma soprattutto di essere fratello del fuoruscito Sturzo. Di questa<br />

pesante situazione di sospetti, denunce, insinuazioni Mario non<br />

fece mai parola con Luigi. La


W1 INTRODUZIONE<br />

Mario, nella sua cartolina del 9 aprile, aveva accennato a cer-<br />

te previsioni del fratello


INTRODUZIONE XXwI<br />

« Oh la vita pastorale! I1 buon Dio mi compensa. Superabundo<br />

gaudio. Tra tanta luce, la sola ombra è il pensiero di chi, dopo Dio,<br />

più amo in terra » (lett. del 22, V, '31). La crisi gli tolse « il genio<br />

delle speculazioni filosofiche ed il gusto », facendolo passare « in<br />

altrò stato di mente ». Si sentiva preso ora dai doveri pastorali in<br />

modo intenso » e come se incominciasse ora « a fare il vescovo D<br />

(lett. del 29, V, '3 1): « Sto bene, - aveva scritto al fratello il 6, V,<br />

'31 - ho l'anima in festa. Né crederai che io esageri. Quel che $<br />

avvenuto non ha fatto che spegnere una serie di pensieri in me, per<br />

destarne altri in una pace, in un gaudio e fervore di attività di cui<br />

io stesso non mi saprei render conto, se non sapessi che Dio ci ama<br />

più di quanto noi amiamo noi stessi ». una conseguenza ci fu della<br />

crisi anche nella storia del carteggio: le parti fra i due fratelli si ro-<br />

vesciarono e, mentre prima era Mario, che poneva domande per le<br />

sue opere filosofiche al fratello, ora era Luigi che chiedeva al fra-<br />

tello di leggere i propri scritti e di dargli un-apporto critico U.<br />

3 - I1 29 maggio <strong>1928</strong> Luigi informa il fratello di avere fi-<br />

nito di leggere Prière et Poésie di Henri Bremond ": « È un li-<br />

23. Scriveva Luigi il 18, V, '31: « Hai ragione; è strano che abbiamo cam-<br />

biato le parti fra me e te; ma tu sei ben Socrate, con l'aggiunta di una grazia<br />

speciale che trasforma i sentimenti umani ».<br />

24. La Poesie pure, Prière et poésie, Racine et Valéry non sono certo fra gli<br />

scritti di Bremond quelli che hanno più resistito al tempo. Alla lettura essi ri-<br />

velano la loro occasionalità e indulgenza alla mondanità. Goichot con molto acume<br />

ne ha analizzato, in margine al suo lavoro più ampio su Henri Bremond, historien<br />

du sentiment religieux, l'origine e la struttura linguistica. Goichot, anzitutto, ri-<br />

leva come la triade suddetta è costituita dai residui del naufragio di un libro che<br />

Bremond aveva sognato e che non arrivò a condurre in porto: Emmaus, «volume<br />

de théorie sur les trois expériences, mystique, religieuse, poétique D, come scriveva<br />

lo stesso Bremond a Blondel, l'esperienza poetica permettendo, ma anche le altre<br />

due ma sotto forma più fuggitiva, di raggiungere «le fond de I'ame s'ouvrant au<br />

don en éclair de présence ». Secondo Goichot il progetto bremondiano del-<br />

I'Emmaus rappresenterebbe nulla di nuovo rispetto alla riflessione mai interrotta,<br />

che presiede alla genesi della famosa Histoire du sentiment religieux. In effetti,<br />

per la parte essenziale, Prière et poésie era già scritta nel 1914, neli'introduzione<br />

teorica aii'Histoire, ma Bremond non volle perdere l'occasione, che gli venne of-<br />

ferta dall'Accademia di Francia di tenere una lettura, per tentare un'uscita cla-<br />

morosa, in pubblico, del suo progetto di ricerca e di quanto era venuto rimuginando<br />

sulla poesia pura. Ma forse l'accoglienza ambigua che n'ebbe lo fece rimeditare sul-<br />

l'idea di spingere, oltre i propri limiti di fine interprete della sensibilità religiosa,<br />

nel campo più teorico le proprie idee sulla mistica: « Certains enthousiasmes<br />

autant que certaines résistances lui montrèrent que le projet te1 qu'il l'avait en-<br />

visagé était prématuré, que le genre meme de l'essai, suggérant des vues qu'il


m111 INTRODUZIONE<br />

bro che ha molti pregi: sono in dubbio sulla sua tesi che l'espe-<br />

rienza mistica ha un fondo simile con l'esperienza o ispirazione<br />

poetica [...l. I1 fondo filosofico del libro è credo l'intuizionismo<br />

bergsoniano I>. Dunque, la prima opera di Bremond che Sturzo<br />

legge è Prière et Poésie e non ancora i volumi dell'Histoire du sen-<br />

timent religieux en France, di cui erano già usciti sei. Alla fine del<br />

<strong>1928</strong> uscirono il 7" e 1'8" volume. Sturzo però possedeva sicura-<br />

mente il primo volume, 1'Humanisme Séudt, fra i più belli e origi-<br />

nali della vasta opera di Bremond, anche se non aveva avuto an-<br />

cora « il tempo di leggerlo » (lett. del 17, X, 28). Poiché il fra-<br />

tello non manifestava alcun parere, il 25 giugno <strong>1928</strong>, Sturzo gli<br />

chiedeva: « Hai letto Bremond? Prière et Poésie? ». Non rilevan-<br />

do ancora segni di interesse da parte di Mario, torna a ricordargli<br />

La Poésie Pure e Prière et Poésie, e la discussione che ne era seguita<br />

in Francia: « Leggendoli si capisce meglio il così detto impressio-<br />

nismo dell'arte francese attuale, dalla musica alla pittura alla poe-<br />

sia: e si capisce la reazione contro la fredda poesia ragionativa e<br />

classica della Francia » (lett. del 23, XI, '28). Qualche giorno dopo<br />

forniva a Mario l'indirizzo della libreria parigina, dove avrebbe<br />

potuto trovare Poésie Pure, con l'indicazione anche del prezzo, 16<br />

ne pourrait déployer dans toute leur ampleur ni assurer en doctrine, l'expo-<br />

sait à etre compris à contre-sens ou, ce qui serait plus dangereux encore,<br />

à &re compris trop vite ». Come aveva previsto Bergson, Bremond, dopo Poésie<br />

Pure e Prière et poésie si sarebbe dovuto inoltrare in una speculazione filosofica:<br />

una prospettiva non allettante per Bremond che avrebbe dovuto mettere in bilancio<br />

lo scontro con i teologi, che lo tenevano già sotto tiro: « Mieux valait continuer<br />

- gli consigliava Bergson - à faire prudemment "figure d'historien, non pas de<br />

docteur", constituer un corpus historique incontestable, laisser en somme les<br />

"saints" formuler eux memes leurs "méthaphisique" » (p. 220). Cfr. EMILE GOICHOT,<br />

La Poésie pure ou Emmaus. L'enjeu d'une querelle littéraire, in « Travaux de lingui-<br />

stique et de littérature P, pubblicati dal « Centre philologique et de littérature<br />

romance de 1'Université de Strasbourg », XVIII, 2, 1980, pp. 193-220. Prière et<br />

poésie solo recentemente è comparsa in traduzione italiana con il titolo, Preghiera<br />

e poesia, a cura di Wanda Rupolo, ed. Rusconi, Milano 1984. Cfr. la mia recen-<br />

sione Preghiera e Poesia in « I1 Tempo», 16 giugno 1984. - È evidente che<br />

Stum non era interessato a partecipare in alcun modo alie polemiche e anche<br />

ai pettegolezzi che vennero fuori con la pubblicazione del libro-scorribanda di<br />

Bremond. È importante invece cogliere come egli reagisse al progetto bremon-<br />

diano positivamente, in quanto ne vide subito i riferimenti sul piano storico e<br />

speculativo, per lui di enorme importanza.<br />

. In Italia il saggio più approfondito e ampio sul pensiero religioso di Bremond<br />

è di Armando Savignano, Henri Bremond. Preghiera-poesia e filosofia della religione,<br />

editrice Benucci, Perugia, 1980.


INTRODUZIONE XXIx<br />

franchi. Ancora un mese o poco più di silenzio, poi Mario deve<br />

avergli scritto (la lettera purtroppo non si è trovata) dimostrando<br />

di saperla lunga su Bremond: aveva appreso che nel 1913- insieme<br />

con le Annales de philosophie chrétienne, di cui era segretario di<br />

redazione Laberthonnière, era stato messo all'iridice il libro di Bre-<br />

mond sulla Sainte Chantal: sembra che l'accusa fosse di immanen-<br />

tismo 25. I1 contenuto della lettera di Mario, che non avrebbe mai<br />

immaginato che un incidente del genere sarebbe toccato a lui di<br />

D a qualche anno, si deduce dalla risposta che gli indirizzò Luigi<br />

e che è molto importante per capire la disponibilità e apertura men-<br />

tale con le quali egli leggeva gli scritti del grande storico francese,<br />

i cui meriti scientifici erano indiscutibili e le cui tesi sull'umanesimo<br />

devoto stavano aprendo nuove prospettive di ricerca in Francia:<br />

« Di Bremond - scriveva Luigi Sturzo - non so nulla all'indice,<br />

forse, mi dicono, la sua vita sulla Santa Francesca Chantal. Ma la<br />

produzione del Bremond è tanta e cosi accreditata nel mondo catto-<br />

lico e in quello semplicemente letterario, che quel ricordo, se c'è,<br />

non desta nessuna preocciipazione contro. A parte ciò io non com-<br />

prendo l'accusa di irnmanentismo, nel senso gnoseologico della pa-<br />

rola, se non come non-espressionismo o antiespressionismo. Ora a<br />

25. Anche su Blondel e sulla sua opera L'Action Mario aveva sollevato sospet-<br />

ti, tanto che Luigi gli scrisse il-26 marzo 1929: « Blondel fu minacciato di vedere<br />

il suo libro sottoposto al S. Ufficio; ma Pio X gli concesse di no, se egli ritirava<br />

le ultime copie rimaste in circolazione e di non farne (per dora) altra edizione.<br />

Blondel secondò i desideri di Pio X. Passate le preoccupazioni modemiste, e anche<br />

l'offensiva deil'dction Francaise, che allora passava per difensore della Chiesa, la<br />

posizione ortodossa di Blondel si è rafforzata ed ora non solo circolano le edizioni<br />

dell'kione, ma i commenti di alunni e ammiratori. Blondel cerca di deviare le<br />

correnti bergsoniane, che sono fortissime, anche presso i cattolici, come tu vedi<br />

nel Bremond. Di fronte vi sta Maritain, ma con la caduta dell'tlction Franqaise la<br />

stella di Maritain va tramontando. Che mélange di filosofia, politica, arte! Ma<br />

cosl è stato sempre in Francia più che altrove ». In altra lettera di poco successiva<br />

cosi Luigi ricordava i suoi primi effimeri approcci d a filosofia di Blondel: « Un<br />

tempo (circa 28 anni fa) ne [di Blondel] ero entusiasta; e più di me.Torregrossa.<br />

Poi ebbi dei dubbi e poi non me ne interessai più. Da tre anni vi è in Francia fra<br />

i cattolici un risveglio di blondelismo, un po' per reazione al tomismo stretto di lì,<br />

e un po' per contrapposizione ali'intuizionismo di Bergson. Egli, qual professore<br />

dell'Università di Aix, ha formato una scuola (piccola ma fedele) attorno a sé. Io<br />

riconosco che la volontà è facoltà conoscitiva pratica, come tu sostieni molto bene<br />

nel tuo lavoro; ma la tendenza ali'infinito è in essa, cioè anche in essa; altrimenti<br />

saremmo soddisfatti dei beni finiti. Nel tuo concetto sintetico non dovresti demar-<br />

care cosl mente e volontà da assegnare l'infinito alla prima e il finito d a seconda<br />

(lett. del 5, IV, '29).


m INTRODUZIONE<br />

me non sembra che possa ciò dirsi del Bremond. Di Laberthonnière<br />

io ho un ricordo languido. Fra i miei libri di Caltagirone ce ne deve<br />

essere uno del Laberthonnière, ma non ricordo più nulla. I1 proble-<br />

ma sollevato da Bremond, e meglio nel Prière et Poésie, anziché nel<br />

Poèsie pure, che è un fastidioso libro di polemiche francesi, m'in-<br />

teressa e dal lato estetico e da quello mistico » (lett. del 5, I, '29).<br />

I richiami a Bremond abbondano nelle lettere di Sturzo, in<br />

tutte le annate dei carteggi, prova che il suo non fu un interesse<br />

passeggero, né una curiosità. I1 fratello non condivise mai questo<br />

interesse, anzi manifestò, ogni volta che se ne offerse l'occasione,<br />

una forte resistenza, se non un rifiuto, ad accettarne le tesi, tanto<br />

sulla poesia, quanto sulla mistica. Ma questo rifiuto non è da<br />

vedersi in rapporto alla questione della messa all'indice del libro<br />

sulla Sainte Chantal e nemmeno sulle vociferazioni clericali di un<br />

Bremond cripto-modernista, ma in rapporto a tutto il problema del-<br />

la valutazione della filosofia intuizionista e delle correnti letterarie<br />

e storiche che in qualche modo da essa discendevano. Sturzo non<br />

era un bremondiano, come non era un bergsoniano o un seguace<br />

di Blondel. Da giovane si entusiasmò per l'autore de L'Action, ma<br />

fu entusiasmo di stagione, che non lasciò segno. Ora in Francia si<br />

occupava di Bremond, di Bergson, di Blondel 26 e ancora di Rudolph<br />

26. Sturzo nutrì molta stima per Blondel. Recensendo La Pensée affermò che<br />

quest'opera rivelava la « maturità del suo sistema, con una continuità meravigliosa<br />

daiia sua prima intuizione ad oggi, e con una coerenza intellettiva e una scrupolosità<br />

scientifica che meritano tutta l'attenzione non solo del filosofo, ma di ogni persona<br />

colta ». A Sturzo interessava l'analisi che Blondel faceva deii'irrazionale nella co-<br />

noscenza umana, «una delle vedute fondamentali della storia blondeliana che lu-<br />

meggia tutta la costruzione ». Cfr. L. S., « Maurice Blondel's La Pensée »: the<br />

Philosophy of « L'Élan Spiritue1 », in « The Hibbert Journal », aprile 1936. - Quan-<br />

to ai rapporti di Bremond con Blondel, si rinvia ai tre volumi della Correspon-<br />

dance, curata da A. Blanchet, ed. Aubier, 1970-71. Bremond seguì le lezioni che<br />

il giovane professore Blondel (1861-19491, teneva nel 1897 alla Università di<br />

Aix-en-Provence. Come ha osservato Emile Goichot, confrontando i primi arti-<br />

coli di Bremond, negli anni dei suoi incontri con Blondel, si resta colpiti dalla<br />

permanenza di alcuni motivi, che erano già presenti nel Bremond lettore e amrni-<br />

ratore di Newman e che egli ritrovò in Blondel: « il (Bremond) exalte l'inquiétude<br />

religieuse opposée aux trompeuses sécurités du dogmatisme ou d'un "christianisme<br />

bourgeois"; la connaissance réelle, le real assent, opposée à la connaissance notion-<br />

nelle. Ce que condensent déjà, en un double devise, les phrases qu'd mettra en<br />

exergue de son premier recueil (intitulé précisément L'lnquiétude religieuse): l'ada-<br />

ge newmanien To be at ease is to be unsafe, et celui de saint Anselme Non in<br />

diaìectica complacuit Domino saìvum facere populum suum. C'est dire qu'il retrouve<br />

chez Blondel ce qu'il avait découvert chez Newman ou plut6t qu'il se retrouve


INTRODUZIONE -1<br />

Otto, come interpreti di un'esigenza di spiritualità moderna, come<br />

documento di una diffusa esigenza di superare le riduttività della<br />

filosofia a pura gnoseologia. Certo, a Mario doveva sembrar singo-<br />

lare che il fratello si attardasse a difendere l'opera di Bremond,<br />

anche quando Luigi si sforzava di fargli capire che era ben lungi<br />

dall'essere un adepto dello scrittore francese: « io non sono d'ac-<br />

cordo con il Bremond, parlando di io superficiale e di io profondo,<br />

come due mondi: - scriveva Luigi - e poi la terminologia è superfi-<br />

ciale e non profonda. Però non potendosi negare la natura di quella<br />

che si dice intuizione estetica o intuizione mistica diversa dalla<br />

semplice conoscenza o diretta o ragionativa di una verità, si deve<br />

trovare la via della spiegazione e della differenziazione » (lett. del<br />

6, 11, '29). Dava, dunque, Luigi un valore autonomo a quella che<br />

il fratello chiamava la subcoscienza? « Per intenderci - gli rispon-<br />

dans Blondel comme il s'était retrouvé en Newman D (p. 32). In una <strong>pag</strong>ina molto<br />

bella e chiarificatrice Goichot, analizzando il senso dell'adesione di Bremond a<br />

Newman e a Blondel, sulla scorta anche delle ricerche finora compiute, osserva che<br />

L'Action, l'opera principale di Blondel, nel suo tentativo di determinare in maniera<br />

rigorosamente filosofica le condizioni necessarie per il raggiungimento dell'azione<br />

umana, non avviava alcuna specie di pragmatismo apologetico, in quanto<br />

essa era animata da una ambizione di ordine ontologico: liberare l'agire dalla incrinatura,<br />

dalla mancanza essenziale, dail'esigenza e dail'insoddisfazione egualmente<br />

irriducibile, che l'obbligano a cercare al di là dei limiti naturali il proprio punto di<br />

equilibrio: «Le newmanisme, le blondélisme peuvent bien se présenter comme de<br />

pédagogies de l'inquiétude; mais à I'évidence, ni Newman ni Blondel ne sont des<br />

inquiets, et l'art de persuader ruse ici pour communiquer des certitudes sereines.<br />

Chez Bremond, I'inquiétude est vécue et première » (p. 292). Presso a poco negli<br />

stessi termini si esprime Emile Poulat: « [...l s'il [Bremond] a été lié à Blondel -<br />

"qui est, B mon sens le contraire d'un moderniste" -, i1 n'a jamais été blondélien:<br />

le blondélisme ceste sur le plan théorique où se situe le modernisme. L'un et l'autre<br />

ne pensent qu'à expliquer le réel, le vécu. Bremond, lui, ne s'intéresse qu'aux<br />

6tres qui ont vécu cette réalité - mystiques et poètes - ou, inversement, aux<br />

discoureurs qui n'ont pas su la vivre ». Cfr. EMILE POULAT, Critique et mysliqzie.<br />

Autour de Loisy ou la conscience catholique et l'esprit moderne, le Centurion,<br />

Paris 1984, p. 72. Su Bremond e il modernismo si veda anche dello stesso E.<br />

POULAT, Une Oeuvre clandestine d'Henri Bremond. Sylvain Leblanc, un clerc qui<br />

n'a pus trahi. Alfred Loicy d'après ses mémoires (1931), Edizioni di Storia e Letteratura,<br />

Roma 1972. Sylvain LebIanc fu lo pseudonimo adoperato da Bremond in<br />

questo scritto su Loisy nel quale, come ha scritto Poulat, obbedì a tre sentimenti:<br />

« honorer une amitié, acquitter une dette, servir la justice~ (p. 8). Bremond,<br />

infine, non si preoccupò di alcun approccio razionale, filosofico al problema antico,<br />

che già aveva interessato Pascal, dell'inquietudine, non cercò conforti, istituzioni,<br />

formule dogmatiche. La domanda di Bremond era altra, agli inizi, più empirica si<br />

direbbe: che cosa c'era di realmente profondo, autentico, nell'esperienza della preghiera?<br />

Cfr. EMILE GOICHOT, Herzri Bremond historien du sentiment religieux,<br />

Edition Ophrys, Paris 1982.


=I1 INTRODUZIONE<br />

deva Luigi - sub-coscienza non è una facoltà a sé, come non è, per<br />

me, facoltà la coscienza » ed aggiungeva una critica, che a Mario<br />

non piacque: « C ... l tu tendi troppo a risolvere i dati della coscienza<br />

in conoscenza, cioè intellettualizzi troppo quel che ha un valore<br />

completamente sintetico e inscindibile. Così tu riduci la sub-coscien-<br />

za in memoria » (lett. del 12, 11, '29). Ma è nella lettera del 10<br />

maggio 1929 che L. Sturzo spiega il metodo che egIi seguiva nella<br />

lettura tanto di Blondel, quanto di Bremond: « Da quello che ho<br />

potuto cogliere le volte che sono stato in Francia, o leggendo qua<br />

e là, io credo che il tentativo di Blondel, ripreso ora con tanto<br />

ardore, come tutta la produzione di Bremond, che è importantis-<br />

sima, risponde ad un bisogno molto sentito, per loro, cioè quello<br />

di superare l'intellettualismo cartesiano, molto arido, che ha for-<br />

mato gran parte della mentalità francese; inoltre il toinismo è per<br />

loro (e per molti) troppo intellettualistico e razionalistico, e perciò<br />

molto arido. Non è rispondente alle correnti mistiche che oggi affio-<br />

rano dappertutto. E poiché le teorie non solo valgono per quel che<br />

contengono ma anche per gli stati d'animo che rappresentano, così<br />

non si può negare valore a quella di Blondel D n.<br />

Si è fatto il nome di Rudolph Otto che ricorre nei primi anni<br />

al pari di quello di Bremond, suscitando le stesse perplessità nel<br />

fratello Mario: « Sul problema del sacro - scriveva Luigi il 16 set-<br />

tembre <strong>1928</strong> - io desidero precisare che non è la stessa cosa della<br />

conoscenza di Dio, ma è una categoria speciale del nostro ruolo<br />

di conoscere e sentire. L'oggetto che può destare un tale modo<br />

di conoscenza è indirettamente o per conseguenza Dio. I1 primo<br />

fondamento, secondo Otto, di tale categoria è quello che egli chiama<br />

il senso creaturale cioè il sentirsi creature limitate, dipendenti da<br />

un essere riconosciuto; o da forze superiori. L'altro è il senso del<br />

Numen (perciò numinoso) cioè il sentire questa potenza incono-<br />

sciuta e il temerla. Da ciò il senso della Divinità, anche se l'oggetto,<br />

i termini e le connotazioni siano errate; e il senso opposto della<br />

energia'o demonità ». A questo punto, nuova sottolineatura della<br />

27. Luigi insisteva ancora suii'importanza deiie correnti volontariste e mistiche<br />

nella lettera del 22, V, '29: «Dal punto di vista del pensiero religioso le correnti<br />

volontariste e mistiche hanno un valore molto maggiore di queiie puramente intel-<br />

lettuaiistiche. La ripresa deI Tomismo dal XIX in poi è un effetto a distanza di<br />

tempo del neo-razionalismo dei secoli XVII e XVIII. Dico neo-razionalismo, perché<br />

quelio degii scolastici, da Abelardo in poi, fu a modo suo un razionalismo D.


INTRODUZIONE m111<br />

lettura di Otto, come di Bremond, in quanto espressione o esigenza<br />

di uscire dalla riduzione dei fatti della coscienza (e subcoscienzaj<br />

a pura gnoseologia, a logicismi, di qualsiasi provenienza, idealistica<br />

o tomista: « Non è possibile concepire un uomo primitivo senza<br />

questo senso della Divinità: è l'uomo razionalista e intellettivista<br />

Csicl, che giuoca troppo sulla logica o su metodi scientifici limitati<br />

che nega Dio; e non sempre per solo errore intellettivo, ma princi-<br />

palmente per errore morale. Io m'ingannerò, ma dò molta impor-<br />

tanza a quanto ti scrivo ». Certo, questo richiamarsi all'antropologia<br />

culturale, con il senso del Numen di Otto, e alla storia della pre-<br />

ghiera di Bremond come aiuti, mezzi di un discorso filosofico, dove-<br />

va sembrare al vescovo di Piazza Armerina, impegnato nella difesa<br />

del suo neo-sintetismo, una contaminazione inaccettabile. Mentre<br />

per Mario il sacro non era che una deduzione logica della idea<br />

di verità, per Luigi Sturzo esso stava allo stesso livello del vero e<br />

del bello: « Tu credi - insisteva Luigi in altra lettera del 26 set-<br />

tembre <strong>1928</strong> - che la realtà esterna non ci dà l'idea del sacro che<br />

come una deduzione logica della idea di verità, cioè intellettualizzi<br />

completamente il sacro, e ne fai una semplice deduzione ragionativa<br />

e logica. Ora la vita dei popoli ci manifesta in tutta l'attività reli-<br />

giosa un complesso di sentimenti intuitivi, primordiali, fuori di<br />

un nesso logico determinato, prevalentemente mistici D.<br />

Ora il ruolo autonomo assegnato al sacro, il riconoscimento di<br />

valore dato al primordiale, alla mistica, in una parola al mondo<br />

della coscienza (e subcoscienza) immediata, sembravano a Mario<br />

affermazioni teoricamente estranee al corretto filosofare. Non che<br />

Luigi Stuno fosse sempre chiaro e coerente: le sue valutazioni erano<br />

talvolta piuttosto grezze, provvisorie, incerte, dando la sensazione<br />

di un cercare a tentoni, di un provare e riprovare per un impulso<br />

dettatogli dall'esperienza, da una verifica con la pratica, con il vis-<br />

suto quotidiano. Questa provvisorietà traspariva dai suoi tentativi<br />

di classificazione: « Se una classifica si dovesse fare - scriveva il 27<br />

settembre <strong>1928</strong> - io metterei il Bene e il Vero in una classe supe-<br />

riore e più generica; il Bello e il Sacro, in una seconda classe, più<br />

specifica: in quanto in tutte le relazioni umane esistono implicite<br />

od esplicite le idee di Vero e Bene, e non così di Bello e di Sacro P.<br />

A Mario questa idea dell'autonomia del sacro, primo o ultimo in<br />

classifica, non era assolutamente convincente. Intanto, contestava


XXXIV<br />

INTRODUZIONE<br />

che la prima cognizione dell'uomo, primitivo o barbaro che fosse,<br />

potesse legarsi al sacro: « Per me prima è la cognizione del divino,<br />

poi quella del sacro, cioè, il sacro è dal divino. È certo che I'uomo<br />

non nasce con l'idea di Dio. Ed è certo che, senza l'istruzione, l'ac-<br />

quista tarduccio. Dunque per degli anni è possibile essere privi di<br />

tale nozione? » (Iett. del 2, X, '28). Ma Luigi, di rimando: « il<br />

sacro è per me prima del divino, e appreso direttamente dai fatti<br />

e dai sentimenti naturali, ed è in tutti i popoli, in tutti i tempi e<br />

in tutte le persone in embrione come l'idea del bello 1.. .l. I1 divino,<br />

cioè l'idea di Dio deriva da tutto il complesso delle idee fondamen-<br />

tali di essere, di vero, di buono, di bello e di sacro » (lett. del<br />

6, X, '28). Talvolta, nella polemica fra i due, sembra ci siano più<br />

fraintendimenti che diversità. Si legga la lettera di Mario del 12<br />

ottobre <strong>1928</strong>: « Prima di conoscere Dio I'uomo ha, non il sacro,<br />

ma il pio, la pietà, che è cosa diversa. L'idea di Dio dei barbari è<br />

antropomorfistica [sicl. Al concetto veramente filosofico di divino<br />

non si arriva che per l'esigenza dialettica del contingente, del limi-<br />

tato, di ciò che comincia e finisce ». Luigi replicava che egli non<br />

confondeva il sacro con la nozione, filosofica o teologica che fosse,<br />

di Dio; il sacro era una categoria per lui che conduceva all'idea di<br />

Dio: « Io non fo dell'idea del sacro una prova dell'esistenza di<br />

Dio, ma un cammino verso » (lett. del 2, XI, '28). Qualche tempo<br />

dopo, Mario doveva ammettere che per il momento non c'era pos-<br />

sibilità di intendersi nella questione del sacro: « Circa il sacro siamo<br />

su due piani diversi e forse non c'incontreremo mai: tu sei su un<br />

piano che vorrei chiamare poetico, io in uno che penso sia fìloso-<br />

fico » (lett. del 18, XI, '28).<br />

La polemica era venuta crescendo lettera dietro lettera fra i<br />

due fratelli: più di una volta l'accordo o la comprensione reciproca<br />

sembrò impossibile, ma poi, dopo una pausa, riprendevano lo stesso<br />

tema e cercavano di trattarlo ancora con la massima volontà di<br />

intendersi. In effetti, nel loro discutere non era tanto questione<br />

di scegliere fra Bremond, Blondel e S. Tommaso, quanto di capire<br />

che cosa stava accadendo nel pensiero moderno e se era possibile<br />

e fino a che punto una conciliazione fra il cattolicesimo e le grandi<br />

correnti fìlosofiche a loro contemporanee, dall'idealismo all'intuizio-<br />

nismo. Ambedue non erano scolastici, ma amavano rifarsi nelle loro<br />

discussioni alla Summa di S. Tommaso, che conoscevano bene.


INTRODUZIONE m<br />

S. Tommaso, scriveva Luigi Sturzo, « è come Dante, vale sempre<br />

meglio e più dei suoi commentatori » (lett. del 4, XI, '27). En-<br />

trambi i fratelli avevano netta la sensazione, che la scolastica avesse<br />

troppo razionalizzato il processo della fede e che vi fosse sul terre-<br />

no filosofico bisogno di una nuova sintesi e di una nuova gnoseo-<br />

logia. La discussione, pertanto, non era sui nomi, ma di fondo<br />

e più generale. Potremmo dire che fu Luigi ad aprirla, con la let-<br />

tera del 10 luglio <strong>1928</strong>, allorché, dopo un batti e ribatti con ii<br />

fratello sull'uso moderno della parola intuizione, se ne uscì con<br />

questa dichiarazione, che suonò sfida ai modo di pensare di Mario:<br />

« [...I oggi aggiungo altra idea, che da parecchio tempo mi frulla,<br />

senza precisazione: cioè che nella conoscenza, in ogni conoscenza,<br />

c'è sempre un margine di non razionalità, non logicità, che è sentito,<br />

intuito diciamo noi, senza una spiegazione logica possibile, anzi<br />

contro il normale corso ragionativo ». I1 passo, con quel richiamo<br />

agli atti non-logici, potrebbe far pensare a Pareto '*, senonché l'irra-<br />

zionale per Luigi era anche una forma di conoscenza: « Non può<br />

disconoscersi che per quanto l'uomo sia sapiente - scriveva il 30<br />

luglio <strong>1928</strong> - non solo non conosce che piccola parte deilo scibile,<br />

ma quello che conosce non è tutto categorizzato o categorizzabile.<br />

I1 margine quindi di a-razionalità, a-logicità è grande, direi infinito,<br />

certo indefinito: e pure questo elemento giuoca la sua parte nella<br />

vita degli uomini, ed è parte grandissima ». La risposta di Mario<br />

fu categorica: « Non condivido le tue idee circa l'irrazionale. Non<br />

si dà che o il noto o l'ignoto. L'ignoto non è irrazionale, ma igno-<br />

to ». A Mario sembrava proprio che il fratello scrivesse e parlasse<br />

disinvoltamente di concetti e che gli facesse difetto la conoscenza<br />

28. Non si dimentichi che sul terreno sociologico, almeno, il richiamo a Pareto<br />

non è superfluo. Ha rilevato già Gianfranco Morra: « La tradizione, cui espressamente<br />

la sociologia di Sturzo si ricollega, non è quella inglese del neutralismo<br />

pragmatico, né quella tedesca della sociologia speculativa, né quella francese del<br />

"fatto sociale". La tradizione di Sturzo è quella propriamente italiana, di Vico e<br />

Cattaneo, Pareto e Mosca: la tradizione storicistica ». Dall'intervento alle « Tre<br />

giornate sturziane n (26, 27, 28 novembre 1979) in « Sociologia n, gennaio-agosto<br />

1980, p. 134. Si veda anche di G. MORRA, Luigi Sturzo sociologo della libertà, in<br />

M. D'ADDIO, A. DI GIOVANNI, E. GUCCIONE, G. MORRA, A. PALAZZO, Politica e<br />

sociologia in Luigi Sturzo, Editrice Massimo, Mano, 1981, pp. 168-182, nel quale<br />

Morra rilevava ancora che Sturzo richiamò «la sociologia italiana alla propria tradizione,<br />

che non è né queiia "positiva" dei francesi, né quella "pragmatica" degli<br />

angioamericani, né quella "speculativa" dei tedeschi, ma queiia "storicistica" di<br />

Vico e Cattaneo, Pareto e Mosca n (p. 171).


=I INTRODUZIONE<br />

della filosofia: « Credimi, tutto questo arruffi0 di parole e di con-<br />

cetti deriva da deficienze filosofiche » (lett. del 3, VIII, '28) 29. 11<br />

linguaggio si fece perentorio, risolutivo fra i due: « A Dio (cono-<br />

scenza) non si arriva per intuizione (percezione), ma per ragiona-<br />

mento. Ecco la limitazione e la mediatezza. Chi dice il contrario 2<br />

o idealista o immanentista » (Mario, lett. del 28, VIII, '28); « Oggi<br />

siamo su due punti differenti, a parole credo: ma non c'è più modo<br />

di continuare la conversazione epistolare. Ci ritornerò più in là.<br />

L'irrazionale è la costante ombra della conoscenza; è subiettiva, non<br />

obiettiva e non è l'ignoranza: questa è vincibile, l'irrazionale non è<br />

mai vincibile » (Luigi, lett. del 28, VIII, '28); ed ancora: « Il Sacro<br />

investe tutti i rapporti con la Divinità; a Dio non si arriva solo col<br />

ragionamento, ma principalmente; altrimenti si cade nell'intellet-<br />

tualismo » (Luigi, lett. del lo, IX, '28). Mario si ribellava all'accusa<br />

di intellettualismo: aveva sempre sostenuto nei suoi discorsi filoso-<br />

fici essere l'atto conoscitivo unità sintetica. C'era bisogno di un'altra<br />

conoscenza per comprendere il sacro? A lui sembrava proprio che<br />

Luigi rifiutasse la priorità unificatrice dell'operazione intellettiva,<br />

mettendo al di fuori dell'unità sintetica una realtà che era solo sen-<br />

sazione: « Con ciò - aflermava ancora una volta - voglio dire che<br />

prima di aver conosciuto Dio, non si hanno esigenze di Lui. L'uomo<br />

tende a Dio, quando lo ha conosciuto [...l. L'uomo poi arriva a Dio<br />

per esigenze intellettive, cioè, perché vuole spiegarsi ii fatto del<br />

cominciamento. Ne deduco quello che già ti scrissi, che la cate-<br />

goria del divino non è primitiva, come quella del vero, ecc., ma<br />

derivata » (lett. del 6, IX, '28). Che era proprio il rovescio di<br />

29. Luigi Sturzo ammetteva di non essere un aosofo sistematico: «Tu sai -<br />

scriveva al fratello - quanto piacere mi fai a scrivermi di aosofia, ed io lo stesso,<br />

benché c'è una differenza: io la studiai nel passato e ora la rivivo secondo le<br />

occasioni di studio e fuori sistema, tu invece in maniera sistematica e a un fine<br />

preciso » (lett. del 2, VIII, '28). I1 27 ottobre <strong>1928</strong> ribadiva al fratello: « tornerei<br />

volentieri alla filosofia, ma dovrei rimettermi a un lavoro molto pesante ».<br />

Ha già osservato Angelo Gambasin: « Don Sturzo non pretende collocarsi tra<br />

i sociologi, i teologi, i filosofi, i teologi di professione I...]. A don Sturzo non<br />

interessavano le discussioni teoretiche dei neotomisti, le crisi dei modemisti, i dila-<br />

ceramenti dei filosofi. Era attento e acuto osservatore dei fenomeni religiosi e dei<br />

rivolgimenti politico-sociali, ma non fu teologo o filosofo di razza ». Cfr. A. GAM-<br />

BASIN, Spiritualità e politica in don Sturzo, in AA.W., Luigi Sturzo nella storia<br />

d'Italia. Atti del Convegno internazionale di studi promosso dali'Assemblea Regio-<br />

nale Siciliana (Palermo-Caltagirone, 26-28 novembre 1971), Edizioni di Storia e<br />

Letteratura, Roma 1973, vol. 11, p. 245.


INTRODUZIONE xxxvII<br />

quanto sosteneva Luigi, con l'aiuto di Bremond e di Blondel. Nella<br />

lettera del 5 settembre <strong>1928</strong>, Mario rinviava alla lezione del suo<br />

Neo-sintetismo, che pure aveva suscitato tanti buoni ed entusia-<br />

stici apprezzamenti nel fratello: « Con ciò siamo venuti alla conclu-<br />

sione, quanto mai interessante, che nell'uomo non c'è che una sola<br />

funzione conoscitiva, e questa è la intuitiva-idealizzante-ragionante.<br />

L'uomo coglie la realtà fisica per via di intuizione e idealizzazione<br />

e coglie la realtà spirituale per via di ragionamento sugli elementi<br />

dell'intuizione. Coglie le sue esigenze pratiche sensitive per via di<br />

sensazione, le sue esigenze pratiche volitive per via d'intelle~ione»~'.<br />

Luigi era ben consapevole dello sforzo del fratello per superare le<br />

strettoie dello scolasticismo e pervenire a una nuova teoria della<br />

conoscenza, capace di riunificare l'origine della sensazione con I'ori-<br />

gine delle idee, senza cadere nell'idealismo: « Tutto considerato -<br />

aveva premesso Mario al suo Neo-sintetismo - sembra che una<br />

soluzione soddisfacente o più prossima alla verità non possa essere<br />

che sintetistica come processo e dualistica come conoscenza; sinte-<br />

tistica per l'unità inscindibile del soggetto e l'organicità degli ogget-<br />

ti; dualistica pel fatto che la conoscenza umana avendo un princi-<br />

pio, non può spiegarsi che per un progetto che vada dall'oggetto<br />

al soggetto; e per l'altro fatto che implicando opposizione tra io<br />

e non-io, il non-io non può essere che un estrasoggettivo in rap-<br />

porto col soggettivo. La qual teoria, per quello che contiene di<br />

diverso, la chiameremo neo-sintetismo » 3'. Luigi era d'accordo o no<br />

con la nuova soluzione « sintetistica » proposta dal fratello? Che<br />

ci fosse apprezzamento ed anche entusiasmo per l'opera di Mario<br />

non vi è dubbio: ne fa fede, come vedremo, il gran da fare di<br />

Luigi per fare conoscere in Francia, in Inghilterra e in Germania il<br />

Neo-sintetismo. Tuttavia, ci sembra evidente dalle lettere che Luigi<br />

Sturzo riscontrava nella ricerca del fratello una certa limitatezza di<br />

orizzonte, il fatto che la sua filosofia si confrontasse solo con i<br />

problemi dello scolasticismo e dell'idealismo e non tenesse conto<br />

di quanto invece stava avvenendo in Francia in quegli anni con<br />

la ripresa dell'intuizionismo e con i discorsi di Bremond, di de<br />

Guibert e di Picard sulla mistica. Mario aveva la sensazione che,<br />

contro le apparenze, il fratello non fosse in fondo in fondo d'accor-<br />

30. M. STURZO, Il ne~sintetisrno, Vecchi e C. Editore, Trani <strong>1928</strong>, p. 340.<br />

31. M.S., op. cit., p. 12.


XxxvIII INTRODUZIONE<br />

do con la sua « nuova teoria sintetistica »: che se ne occupasse per<br />

farla conoscere agli amici francesi era un conto, ma che ne condi-<br />

videsse l'impianto, ne dubitava. L'intesa mancava proprio sul pro.<br />

blema della conoscenza, che era il principale dei problemi filosofici<br />

per Mario. Gli scriveva il 30 novembre <strong>1928</strong>: « Tu non sei più<br />

per il tomismo e nemmeno pel mio sintetismo e sei in uno stato di<br />

eclettismo non molto determinato » 32. In realtà le differenze non<br />

erano così nette, come vedeva Mario. Le riserve e le preoccupa-<br />

zioni di Luigi sono chiaramente espresse nella lettera del 19 gen-<br />

naio 1929: « Io insisto sul problema dell'intuizione, perché è molto<br />

diffzsa l'influenza dell'intuizionismo e merita di essere ben chiarita,<br />

32. Come si è accennato, Luigi si adoprò intensamente per interessare il mondo<br />

culturale francese ali'opera del vescovo di Piazza Armerina, Il neo-sintetismo.<br />

Puntò in alto, rivolgendosi a Gilson per convincere l'editore Vrjn a pubblicare il<br />

libro in traduzione francese (lett. del 30, VII, '28). E fu la prima delusione, perché<br />

Gilson rispose a Mario, che gli aveva inviato il volume, « tra svogliato e scortese<br />

» (Mario, lett. 6, IX, '28). Commentava Luigi: « Gilson forse teme compromettere<br />

il suo nome di tornista, benché non visto bene dal campo ortodossissimo.<br />

Cercheremo un altro. Si spunterà » (lett. del 16, IX, '28). Si rivolse all'abbé<br />

Alphonse Lugan, perché parlasse nella sua rivista dell'opera di Mario: in effetti<br />

Lugan trovò il libro « molto interessante ». Consigliò a Mario di spedire il voIume<br />

a Blondel, «per avere una prefazione » (lett. del 29, IX, '28), ma realisticamente<br />

Mario non credette opportuno rivolgere tale richiesta al filosofo francese<br />

(lett. del 5, X, '28). A farla breve, non apparve nessuna traduzione del Neosintetismo<br />

né in Francia, né in Inghilterra, dove Sturzo aveva interessato I'amico<br />

Angelo Crespi. Luigi cercò anche di fare accogliere da Lévy-Bruhl, direttore<br />

deila « Revue Philosophique », un articolo del fratello di una trentina di<br />

<strong>pag</strong>ine sul Neo-sintetismo. Lévy-Bruhl lesse l'articolo, gli piacque e pregò Luigi<br />

Sturzo di fare tradurre l'articolo. Ma i1 3 Iuglio 1930 il filosofo francese, dopo avere<br />

riconosciuto che l'articolo era scientificamente valido, si dichiarava dispiaciuto di<br />

non poterlo accettare « à cause de sa forme, ou, plus précisément, à cause des<br />

connaissances qui sont nécessaires pour comprendre la position des problèèes que<br />

Mgr Sturzo trait avec tant de vigueur, et les termes memes dont il se sert P.<br />

Luigi non nascose il proprio di~appunto~nella risposta a Lévy-Bruhl, ,anche perché<br />

la traduzione deli'articolo del fratello gli era costata cara: «Certo avrei gradito<br />

meglio che, come Le scrissi in aprile, Ella avesse visto l'articolo prima di farlo tradurre<br />

(il che mi è costato 3 lire sterline), tanto più che Le avevo indicato (nella<br />

medesima lettera) tanto la teoria gnoseologica quanto il tema speciale deli'articolo n<br />

(lett. a Lévy-Bruhl del 5, VII, '30). Fu lo stesso filosofo francese a interessare, ma<br />

vanamente, come sappiamo, Gilson per la pubblicazione dell'articolo di Mario su<br />

altra rivista. La corrispondenza Luigi Sturzo-Lévy-Bruhl, in Archivio Stuno, Carte<br />

Ferrari, fasc. 58 A. Fedelmente Luigi raccontava al fratello lo scambio delle lettere<br />

con il filosofo francese. Cfr. la lettera dell'll luglio 1930, da Parigi. Finalmente<br />

fu lo stesso Luigi a far conoscere il pensiero del fratello con una lunga presentazione<br />

del Neo-sintetismo sulla « Dublin Review »: L. STURZO, Theory Knowledge<br />

in Neo-Synthetism, in « The Dublin Review », ottobre-dicembre 1930.


INTRODUZIONE XxXIx<br />

utilizzando quel che c'è di buono e rigettando quel che invece na-<br />

sconde di errore. Oggi si può dire che l'arte e la poesia sono influen-<br />

zate dall'intuizionismo, mentre la storia è influenzata dall'idealismo<br />

e la pedagogia dal positivismo. I1 neo-scolasticismo non ha, fin oggi,<br />

nessun campo di influenza, meno che nella teologia cattolica. Pur-<br />

troppo è cosf. I1 neo-sintetismo può essere il passo decisivo del<br />

neo-scolasticismo verso le attività extra-filosofiche; cioè per la ripre-<br />

sa di influenza nel pensiero e nella cultura. Ma deve tener conto<br />

di tutta la corrente intuizionistica e mistica, non puoi perciò tra-<br />

scurarla. Tu hai una difficoltà pregiudiziale verso l'intuizionismo,<br />

cioè che riduci tutti i valori conoscitivi al ragionamento. E .ciò ti<br />

porta a negare all'intuizione qualsiasi elemento conoscitivo diretto,<br />

e ridurla al grado di semplice percezione sensitiva, pur ammettendo<br />

in ogni atto dell'uomo la sintesi sensitiva-intellettiva. Ora, pensan-<br />

doci bene, tu nel tuo sistema hai tutti gli elementi per affrontare<br />

il problema dell'intuizione e proiettarlo nella vita dell'arte e della<br />

poesia. E credimi che è di grande importanza quel che ti scrivo » 33.<br />

A una prima lettura potrebbe sembrare che effettivamente ci<br />

fosse in Mario una tendenza « a intellettualizzare troppo la cono-<br />

scenza » a scapito di quel « dinamismo interiore », a cui il fra-<br />

tello teneva tanto e che era la via per dare spazio a quanto l'intui-<br />

33. Luigi Sturzo non si fermava a Btemond e a Blondel nella visione che<br />

aveva deila corrente 'intuizionistica. Scrisse al fratello il 22 dicembre 1929: « Sto<br />

leggendo l'lntroduction à la Philosophie de la prière di H. Bremond: non tutto<br />

mi piace, specialmente nel suo stile, ma m'interessa molto, e vi sono delle cose<br />

profonde e viste con un intuito speciale. Egli sostiene che la così detta preghiera<br />

pratica, non è per sé preghiera, ma ascesi; e chiama asceticismo (nuova parola)<br />

l'eccesso dell'uso della preghiera pratica e la confusione con la preghiera pura. La<br />

seconda parte è di testi scelti che si riferiscono a questa teoria, che tenderebbe<br />

a risolvere la vecchia questione fra gesuiti e antigesuiti. In questo rifiorire di studi<br />

mistici, è interessante vedere l'appassionamento di gente anche estranea alle abi-<br />

tudini e de polemiche religiose. In fondo del pensiero di Bremond c'è sempre un<br />

presupposto intuizionista, che oggi circola neli'aria, e che è pura reazione contro<br />

il razionalismo sia dogmaticizzante sia antidogmatico. È un fenomeno che merita di<br />

essere studiato nelle sue cause e nelia sua portata. A questo fenomeno si attacca<br />

i1 tifiorire del pensiero liturgico specialmente in Germania ». Si veda, come si è già<br />

del resto rilevato, l'insistenza con la quale Stum si richiama a considerazioni feno-<br />

menologiche - « l'appassionamento di gente anche estranea alle abitudini e alle<br />

polemiche religiose », il « rifiorire di studi mistici », l'atmosfera generale favorevole<br />

all'intuizionismo - per cercare di entrare nelle difese del fratello e convincerlo<br />

deli'opportunità di tenere conto di questi fatti nuovi; un argomentare che a<br />

Mario non piaceva, ritenendolo estraneo alla logica del suo discorso filosofico.


a INTRODUZIONE<br />

zionismo recava con sé della vita della gente semplice ". C'era an-<br />

cora il Dio trascendente nel neo-sintetismo? La domanda era cer-<br />

tamente impropria per Mario, che teneva ben distinti i due piani,<br />

il filosofico-gnoseologico e il religioso. Ma potevasi mantenere que-<br />

sta distinzione senza correre il rischio di cadere in quel « separa-<br />

tismo », che era stata la ragione della speculazione di Mario? Luigi<br />

metteva a nudo la sua preoccupazione intima, potremmo dire sacer-<br />

dotale, che lo rendeva cautamente critico verso il neo-sintetismo:<br />

« Ora a me sembra che tu intellettualizzi troppo: io non vorrei<br />

togliere d'uomo nessun mezzo per arrivare a Dio, e non vorrei<br />

ridurre Dio a semplici idee. Ci sono anime a cui questo modo<br />

di parlare e di intendere Dio ripugna. Le correnti antintellettuali-<br />

stiche sono, bene o male, molte e forti nell'epoca presente. Perché<br />

non tenerne conto? Perché fare della filosofia un ostacolo ad avvi-<br />

cinare Dio? Ecco una mia impressione. Valga come impressione; ma<br />

mi è stata ripetuta anche da filosofi come da anime semplici » (lett.<br />

del 22, VIII, '29). La risposta arrivò subito da Mario, netta e<br />

asciutta. Che cosa c'entravano nel discorso filosofico le anime sem-<br />

plici e il desiderio di Dio? Nel filosofare poi, specialmente se si trat-<br />

tava di gnoseologia, che senso potevano avere le lamentele di Luigi,<br />

così lontane dal rigore della dialettica delle idee? Ma ecco il testo<br />

della risposta di Mario: « E ora rispondo alla tua circa il problema<br />

della conoscenza di Dio. La filosofia ignora la parola "inconvenien-<br />

te" ed ha per motto: cerca il vero e avvenga che può. I1 filosofo non<br />

ha diritto di lagnarsi se la via per conoscere Dio è una o un'altra.<br />

Le anime poi si assicurino: a Dio si arriva senza bisogno di sistemi<br />

filosofici. Io son egualmente nemico del feticismo del vecchio e del<br />

nuovo [...l. Esser nuovi non significa accettar tutto il moderno sen-<br />

za riserve e critiche. Io poi (e siamo sempre lì) studio il problema<br />

gnoseologico, non il morale. L'uomo a cui la società nulla dicesse<br />

di Dio, arriverebbe a questa cognizione, non per la supposta ten-<br />

denza pratica, ma per la dialettica delle idee. Quando poi Dio è<br />

conosciuto (vi si creda o no), si arriva al possesso pratico di Lui<br />

34. Scriveva Luigi al fratello il 20 agosto 1929: « Quel che a me sembra, da<br />

tutta questa interessante discussione è che tu tendi a meccanicizzare (dico una pa-<br />

rola impropria, ma non trovo altra) e a inteilettualizzare (secondo Bergson a sim-<br />

bolizzare) troppo la conoscenza; e non dai il valore che merita all'elemento dina-<br />

mico interiore [...].


INTRODUZIONE XLI<br />

per le vie etiche [...l. Ho presenti i vari appunti da te fatti ai vari<br />

miei lavori, son sempre quelli. Noi stiamo ancora agli antipodi<br />

(relativamente, s'intende): e credo che non ci accorderemo mai,<br />

dato che cinque anni non sono bastati per accordarci » (lett. del<br />

28, VIII, '29). In realtà, vero accordo non ci fu mai; ci fu attenua-<br />

zione della polemica, anche per il soprawenire di altri argomenti<br />

di discussione, si arrivò anche a qualche reciproca ammissione, si<br />

direbbe piti per affetto che per intima convinzione 35.<br />

Su un punto Mario aveva sicuramente ragione: Luigi rifiutava<br />

di entrare d'interno del suo sistema filosofico, lo criticava in nome<br />

di tendenze pratiche, anche se si trattava di una pratica così nobile<br />

come la preghiera 36. In buona sostanza a Mario sembrava che il<br />

fratello stesse abbandonando la via della cognizione di Dio attra-<br />

verso la dialettica delle idee, che era stata sempre la via maestra<br />

dello scolasticismo vecchio e nuovo, introducendo nella logica una<br />

considerazione etica, pratica, di cui egli considerava l'importanza,<br />

ma su tutto altro piano: « le anime poi si assicurino, a Dio si arriva<br />

senza bisogno di sistemi filosofici n.<br />

Luigi Sturzo, dunque, intuizionista? L'affermazione del fra<br />

tello che egli indulgesse troppo al moderno è più effetto di irrita-<br />

zione per non averlo con sé, che giudizio meditato. Luigi, dunque,<br />

scrive e obbietta al fratello potremmo dire politicamente, con valu-<br />

35. Scriveva ancora Mario il 15 dicembre 1929: «la tua del 9 mi dice più<br />

chiaramente delle precedenti che il nostro accordo suii'intuizione è più apparente<br />

che reale ».<br />

36. Tuttavia nel suo articolo sulla « Dublin Review » Luigi aveva mostrato<br />

di avere ben compreso il sistema filosofico del fratello, che così riassumeva: « 1. Dopo<br />

un'accurata analisi egii arriva alla conclusione che non è il senso che sente, né<br />

l'intelletto che conosce, né la volontà che vuole, ma il soggetto, l'uomo che in<br />

unità sintetica sente con i sensi, conosce con l'intelletto e vuole con la volontà I...].<br />

2. Quindi non può esserci né conoscenza senza sensazione né conoscenza senza<br />

volontà né volizione senza sensazione e conoscenza [...l. 3. La base della conoscenza,<br />

infatti, è un'esperienza simultaneamente sensitiva e classificatoria, affettiva<br />

e volitiva, teoretica e pratica. E tale base E...] viene chiamata "esperienza"; è una e<br />

sintetica poiché è esperienza del molteplice ridotto a unità [...l. 4. Secondo il neosintetismo<br />

poi, il processo conoscitivo è un processo di sintesi o di integrazione che<br />

fa capo a una sintesi completa. 0, piuttosto, è un'unica sintesi in cui il processo<br />

di integrazione è soltanto un processo dalla potenza all'atto D. Citiamo daii'originale<br />

in italiano deii'articolo: Theory Knowledge in Nedynthetism, cit., conservato<br />

nell'hchivio dell'lstituto L. Stuno. Per un'attenta analisi del nmsintetismo<br />

di Mario Smo rinvio a ALFRED DI LASCIA, OP. cit., pp. 65-83.


XLII INTRODUZIONE<br />

tazioni che nascono dall'esperienza quotidiana, da ciò che egli chia-<br />

ma l'atmosfera generale, non rispondendo così alle domande sem-<br />

pre più incalzanti di Mario. Politicamente, in questo caso vuol dire<br />

direzione di un'intelligenza che vuol rendersi conto ragionatamen-<br />

te, esistenziaImente di ciò che muta nella realtà storica e di tendere<br />

ad adeguare al mutamento ogni costruzione concettuale 37. Sturzo<br />

avverte che la fenomenologia ha una parte importante per correg-<br />

gere o integrare la logicità del vecchio filosofare. Filosofare per<br />

Luigi Sturzo significa, anzitutto, comprensione del proprio tempo,<br />

ragionare per la vita; « la società - scrisse anni più tardi - non<br />

esiste, né può esistere senza la dimensione temporale, come non<br />

può esistere senza la dimensione spaziale: la società vive nel tempo<br />

e nello spazio. Studiare la società come se fosse fissa, senza dina-<br />

37. Sturzo nel suo fondamentale saggio sociologico, che pubblicò in francese<br />

nel 1935, ricordò come « l'esperienza nel campo sociale-organizzativo, in quello della<br />

pubblica amministrazione e in quelio politico gli era stata utilissima all'elaborazione<br />

delle teorie sociologiche e storiche P, alle quali si era dedicato «nel lungo<br />

soggiorno all'estero ». Quindi affermò: « Le mie prime intuizioni sociologiche,<br />

fecondate dalla esperienza attiva e dalla meditazione elaborativa, ebbero quasi mezzo<br />

secolo di maturazione », (L. S., La società: sua natura e leggi in Opera Omnia, Zanichelli,<br />

Bologna 1960, p. XIV). Si rilevi come nel giro di poche righe ricorrano<br />

le parole esperienza, elaborazione (meditazione elaborativa), che ci dicono molto<br />

sulla premessa storico-pratica dei discorsi filosofici-sociologici di Sturzo. Si rilevi<br />

ancora che Sturzo fa riferimento al lavoro organizzativo, a quanto egli accumulò<br />

appunto di esperienza con gli interventi nelle lotte contadine e amministrative, non<br />

fa riferimenti a dottrine e a testi di sociologia, che lo colleghino a qualche indirizzo<br />

di scuola: in tutto il volume Giuseppe Toniolo è nominato una sola volta,<br />

per dire che a lui dedicò il saggio del 1901 suli'Organizzazione di classe e le<br />

Unioni professionali.<br />

Già Vincenzo Filippone-Thaulero aveva colto la connotazione socioconoscitiva<br />

fondamentale in Luigi Sturzo, « l'importanza che aveva per lui l'azione e l'elemento<br />

attivo-concreto della realtà sulla rappresentazione e sulla costruzione astratta; non<br />

soltanto perché la stessa fisionomia del pensiero sturziano, l'andamento giovanile,<br />

teso, del suo pensiero sociologico lo fa in certo modo derivare dall'esperienza del<br />

giornalismo politico e dall'oratoria politica; ma soprattutto perché esperienza reale<br />

e decisione contingente sono il fondamento della sua riflessione; la quale se trovò<br />

sostegno e conforto nella esperienza religiosa, non la intese tuttavia in tutta la sua<br />

complessa verità naturale oltre che soprannaturale. Sturzo, inoltre, non si mosse<br />

sul piano deiia meditazione contemplante che ricava dalla intuizione intellettuale<br />

diretta e dal dialogo con i classici (e dunque: in una terminologia vagliata a livello<br />

tecnico) i suoi assiomi ed i suoi coroiiari. In Sturzo domina il piano della risposta<br />

rapida e del dettato della soluzione contingente che sembrano essere le caratteristiche<br />

dell'uomo di azione, la cui esperienza e le cui decisioni denotano il grande ingegno D.<br />

Cfr. V. FILIPPONE MULERO, Sociologia ed-esperienza religiosa e politica in Luigi<br />

Sturzo, in AA.VV., Luigi Sturzo nella storia d'Italia, cit., pp. 220-221.


INTRODUZIONE ZII1<br />

mismo e senza processo, è fare uno studio analitico, morfoIogico<br />

e perciò astratto dalla realtà » 38. LO stesso metodo di osservazione<br />

egli adopera nella lettura anche di Bremond. A lui non interessava<br />

verificare se le tesi di Bremond fossero filosoficamente esatte 39 e<br />

neppure se in lui ci fosse più letteratura, che religiosità, come so-<br />

spettò Giuseppe De Luca 40, quanto studiare il fenomeno di un<br />

38. Cfr. L. S., Del metodo sociologico, in Opera Omnia, Zanichelli, Bologna<br />

1950, pp. 49-50. Anche Di Lascia sottolinea l'importanza dell'esperienza politica e<br />

della considerazione temporale nell'elaborazione del pensiero sturziano: « Anche se<br />

abbiamo già rilevato che il pensiero sturziano è profondamente condizionato dalla sua<br />

esperienza politica, è importante notare che probabilmente l'occasione che lo spinse a<br />

indagare suiia natura del tempo fu la sua esperienza politica delle esigenze pra-<br />

tiche del presente, e la sua opposizione a coloro (specie cattolici) che consumano la<br />

loro vita in un nostalgico attaccamento al passato. Può anche aiutarci il notare<br />

che, come Agostino, anche Sturzo era un uomo soprattutto pratico sempre sensibile<br />

ai pressanti problemi politici del momento. Condizionati da esigenze pratiche, en-<br />

trambi insistono sul presente come l'unico momento deila realtà, ed entrambi con-<br />

siderano il tempo atto costitutivo della coscienza. A differenza di Agostino tutta-<br />

via Sturzo non è interessato aiia dimensione psicologica ed escatologica del tempo:<br />

il suo interesse è prevalentemente pratico-storico». Cfr. A. DI LASCIA, OP. cit.,<br />

p. 110. Qualche osservazione: non parlerei proprio di un condizionamento della<br />

esperienza politica, anche se questa è stata importante in Sturzo; l'esperienza poli-<br />

tica sarebbe rimasta inerte, improduttiva, se non fosse intervenuto quel che Sturzo<br />

chiamava la « meditazione elaborativa ». Ritegno meglio riferirsi a una « direzione<br />

deli'intelligenza » sturziana verso il processo storico in atto, che potrebbe tradursi<br />

anche con la sua tendenza al « relativismo storico ». L'insistenza sul presente non<br />

deve intendersi come cronaca, ma come « coscienza della realtà della vita sociale che<br />

fluisce e vive D, dove appunto l'accento è posto sui termini qualificanti di flusso e<br />

vita. Del resto, come lo stesso Di Lascia sottolinea in uno dei capitoli più<br />

acuti e penetranti del suo volume, per Sturzo fattore determinante della società è<br />

la coscienza, che egli chiamava inter-individuale e collettiva solo per avere una<br />

formula comprensiva (A. DI LASCIA,<br />

OP. cit., p. 181).<br />

39. Scriveva al fratello Mario il 20, XII, '33: «La tesi di Bremond m'inte-<br />

ressa, più che dal lato se sia o no filosoficamente esatta, quanto dal lato di ten-<br />

denza a esplicare gli stati d'animo mistici che contiene l'arte in genere - l'arte è<br />

poesia ».<br />

40. Giuseppe De Luca (1898-1962), lo storico della pietà, fondatore delle<br />

Edizioni di Storia e Letteratura e dell'« Archivio italiano per la storia della pietà m,<br />

entrò in rapporti con Bremond, tramite i buoni uffici di Giuseppe Prezzolini, nel-<br />

l'agosto del 1929, anche se a Bremond e alla sua Histoire du sentiment religieux<br />

si era già interessato da tempo. È ben curioso il fatto che l'attrazione di De Luca<br />

verso Bremond awenga presso a poco negli stessi anni in cui Luigi Sturzo veniva<br />

conquistato dalla lettura di Prière et Poésie e della Poésie pure. Eppure fra i due,<br />

che sarebbero diventati grandi amici al ritorno di Sturzo dall'esilio, non ci furono<br />

rapporti negli anni dell'esilio del sacerdote calatino, che però, come si rileva dal<br />

carteggio, leggeva gli articoli di De Luca sull'« Osservatore Romano » e ne teneva<br />

molto conto. De Luca, dunque, ebbe molta stima di Bremond e deiia sua opera,


ZIV INTRODUZIONE<br />

così largo successo, che, come riteneva Sturzo, corrispondeva a uno<br />

stato d'animo diffuso di rivolta contro il troppo intellettualizzare<br />

la vita della fede. Sturzo, in altx parole, non entrò mai nella strut-<br />

tura dell'opera di Bremond con strumenti filosofici, alla stregua dei<br />

suoi oppositori (il Cavallera, ad esempio), o di stretta filologia, alla<br />

maniera del De Luca; si interessò, invece, d'intuizione - e gli parve<br />

nuova - del grande scrittore francese che faceva rivivere il « senti-<br />

mento religioso », gli stati mistici, la preghiera in una dimensione<br />

storica e spirituale che dal Settecento in poi non si era mai vista.<br />

Nella corrispondenza con il fratello, Bremond appare come<br />

un segnale, per Luigi, che si stavano facendo largo nella storia del<br />

pensiero moderno, anche le correnti mistiche e che il razionalismo,<br />

sia nella tradizione cartesiana che in quella scolastica, non dettava<br />

più legge. I1 vantaggio che presentava « il sentimento religioso » di<br />

tanto da considerarlo fra i suoi «maestri »: gli altri erano Wilrnart e de Guibert,<br />

quest'ultimo più volte citato in questo carteggio. Quando Bremond mori, De Luca ne<br />

scrisse sulla «Nuova Antologia » uno dei suoi migliori articoli in quello stile<br />

particolare, inimitabile, ricco di volute, fuoco interiore e baluginamenti che lo<br />

rendono riconoscibile al primo incontro: «Fu [il Bremond] teorico finissimo della<br />

"inquiétude religieuse", appunto perché egli stesso non era quieto I...]. Amante<br />

della poesia, ma condannato a girarvisi intorno, perpetuamente, ora come critico, ora<br />

come psicologo (filosofo, no: egli stesso rifiutava le blondeliane e bergsoniane<br />

ascenderne o collateralità, per rifarsi a Newman), ora infine come amico di poeti.<br />

I1 suo è stato un lavoro dannato, a modo di quei malinconici vecchi e cari asini<br />

che girano girano attorno al pozzo, e ne cavano acqua che non è per loro.<br />

Letteratissimo fu sempre, sino da cima dei capelli, e senza distrazioni; ma poeta,<br />

mai I...]. Psicologo, della scuola di Newman e di Saint-Beuve; e letterato, di<br />

grazie e arguzie settecentesche ma di gusti e opinioni romantiche, nelle sue disamine<br />

sul sentimento religioso gli mancò sempre, e non è poco, anzi è quasi tutto<br />

in codeste faccende, gli mancò sempre il senso teologico, e qualche volta fin quello<br />

semplicemente ecdesiastico ». Cfr. Don Giuseppe De Luca et l'abbé Henri Bremond<br />

(1929-1933). De « I'Histoire Littéraire du sentiment religieux en France » à « L'Archivio<br />

italiano per la storia della pietà » d'après des documents inédits, Edizioni di<br />

Storia e Letteratura, Roma 1965, pp. 153-154. I1 volume uscì anonimo, ma autori<br />

ne furono Bernard-Maitre e Romana Guarnieri. Hemi Bernard-Maitre credo sia<br />

stato fra i pochi, se non il solo, a tentare di far conoscere agli storici francesi i<br />

rapporti Bremond-De Luca. In un convegno che si tenne a Parigi nel 1967 egli<br />

richiamò l'attenzione sulle riserve che De Luca formulò sui termine « sentimento<br />

religioso D, che egli sostitui con il termine pietà. Ricordò poi che lo stesso Bremond,<br />

riconoscendo i limiti letterari della propria opera, diceva a De Luca: « Debremondisez-vous<br />

D. Cfr JEAN DAGENS-M. NEDONCELLE, Entretiens rur Henri Bremond,<br />

Ed. Mouton, Paris 1967, p. 222. Per il concetto di storia della pietà, così come<br />

fu formulato da De Luca, cfr.: G. DE LUCA, Introduzione alla storia della pietà,<br />

Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1962, dove, chiedendosi, fra l'altro, di chi<br />

avrebbe voluto essere alunno, De Luca rispose indicando Bremond (p. 131).


INTRODUZIONE XLV<br />

Bremond, rispetto alla scelta modernista, era che il monopolio<br />

neoscolastico era per così dire aggirato dall'esterno 41: non c'è nessuno<br />

scontro teorico, dottrinale, sul piano della dottrina cattolica,<br />

raccontando la storia dell'esperienza religiosa mistica del XVII secolo.<br />

Bremond non si interessa né di infallibilità, né di dogmi, -<br />

né di storia biblica, di tutto ciò si dichiara incompetente, anzi, con<br />

una luc,idità tutta pratica, egli riprende e rilegge alla sua maniera<br />

tutta la letteratura devota e misticheggiante francese, quella di Bérulle,<br />

che aveva l'avallo dell'ortodossia. La storia del XVII secolo<br />

'religioso francese era stata dominata fino ad allora dall'opera di<br />

~aint-~euve su Port-Royal, nella quale la questione della grazia<br />

era « la chiave di volta dell'edificio teologico e spirituale » ". Nella<br />

prospettiva bremondiana, non sottovalutando il ruolo storico delle<br />

41. Emile Goichot ha con fine analisi studiato la questione del « modernismo<br />

in Bremond e i suoi rapporti con Alfred Loisy e G. Tyrrell, per concludere così:<br />

«Or, à double titre, Bremond "n'est pas, n'a jamais été" en effet modemiste:<br />

parce qu'il a vite compris que I'institution ne pouvait accueillir un nouveau discours;<br />

surtout parce qu'ii s'est définitivernent dépris du discours, quel qu'il soit, qui lui<br />

paralt toujours fdacieux, infidèle par nature au réel. Le modernisme a rempli ici<br />

une fonction cathartique; il l'a d'une certaine facon libéré en lui montrant que cette<br />

impression d"'asphyxieW éprouvée jadis pendant les classes de théologie devant<br />

le déroulement des déduaions, ce goiìt d'amertume laissé par les argumentations<br />

scolastiques, ne provenaient pas seulement d'une infirmité personelle, mais déjà<br />

du sentiment confus de l'imposture du discours. Mais ce n'est pas pour lui substituer<br />

un contre-discours, un nouveau système accommodé au goiìt du jour. Cet apophatisme<br />

doctrinal peut paraltre intenable: il aurait répondu sans doute que ce n'était<br />

pas "son problème" - ou, selon la formule qu'il affectionnait, non omnia possumus<br />

omnes. Mais, du meme coup, Dieu ne parle plus - ou on ne parle plus réellement<br />

de Lui - dans le texte habituel de la vie de I'Eglise, dogmes, histoire, rites, disciplin<br />

es... Plus de ces discours-relais, plus du moins d'écho perceptible qui viendrait<br />

compenser le silence de la prière désolée - sauf précisément le discours mystique,<br />

parce que ce n'est pas un discours comme les autres ». Cfr. EMILE GOICHOT, Henri<br />

Bremond historien du sentiment religieux, Edition Ophrys, Paris, p. 307. Del resto<br />

lo stesso Bremond scrisse a un amico rimasto sconosciuto a proposito della sua posizione<br />

rispetto al modernismo: « Quand je di~: je ne suis pas, n'ai jamais été<br />

moderniste, cela veut dire d'abord que pas une ligne imprimée de moi ne soutient,<br />

ne suggère, ni de près, ni de loin, les idées des modernistes. Ce que je pense à<br />

part moi ne regarde personne. On ne juge un écrivain que sur ses écrits [...l.<br />

Toute ma vie d'écrivain est commandée par la distinction de Newman entre rea1<br />

et unreal assent: toute ce que j'ai écrit va, d'une manière ou d'une autre, mais va<br />

toujours à élucider l'adhésion réelle à une vérité, à une réalité quelconque -<br />

opposée à la notion d'adhésion irréelle, c'est-à-dire conceptuelle [...I ». La lettera<br />

è riportata da EMILE POULAT, Critique ef mystique, le Centurion, Paris 1984,<br />

pp. 71-72.<br />

42. Dali'intervento di Henri Gouhier ai già citati Entretiens sur H. Bremond,<br />

p. 217.


XLVI INTRODUZIONE<br />

discussioni sulla grazia, appare un altro polo dell'esperienza reli-<br />

giosa: « le mystère du pur amour, source de querelles qui ont com-<br />

mencé aussitot après I'oeuvre de saint Francois de SaIes, au temps<br />

meme de Bérulle » 43. Amore puro, fondato sull'abbandono a Dio,<br />

sulla rinuncia al proprio io, sul disaffezionamento di sé. Luigi sa-<br />

peva tutto questo, aveva registrato gli echi della « scoperta » di<br />

Bremond nel panorama degli studi storici e fra i teologi francesi;<br />

è vero che l'ambito sociale della mistica bremondiana era un po'<br />

ristretto, nel senso che il terreno dove si miete la produzione let-<br />

teraria mistica è quello delle città, degli studi, delle congregazioni,<br />

dei conventi, non è il terreno della mistica popolare, dei santi e<br />

dei venerabili che parlano senza cultura, così come ce n'erano tanti<br />

nella storia del Mezzogiorno. Ma ripetiamo, Sturzo, come al solito,<br />

si pone dall'esterno: non diviene bremondiano, non si interessa se<br />

l'autore di Prière et poésie sia o non sia blondeliano; non si lascia<br />

impressionare dai sospetti di Mario, anzi suggerisce a lui di prende-<br />

re in considerazione l'operazione culturale di rottura che va com-<br />

piendo Bremond, quasi volesse fargli capire che sarebbe meglio<br />

per il vescovo-filosofo mettersi su un piano diverso da quello della<br />

battaglia per una nuova gnoseologia di mediazione fra idealismo<br />

crociano e neoscolastica su cui si è incamminato. A differenza, infine,<br />

di Bremond, Luigi Sturzo non guarda tanto agli effetti della sco-<br />

perta dell'« Umanesimo devoto )j nel versante della vita religiosa,<br />

per lo meno non guarda solo a questo aspetto: ciò che a lui inte-<br />

ressa, anche o maggiormente, è l'aspetto socioIogico. In altre parole,<br />

sembra che l'opera di Bremond l'abbia convinto della necessità ora-<br />

mai di una sociologia capace di liberarsi dalla ipoteca positivistica:<br />

ne ha gli strumenti per impostarla e costruirla e ne ha la profonda<br />

convinzione. La lettura, dunque, che Luigi fa di Bremond e della<br />

sua opera è diversa da quella che potevano fare i suoi amici fran-<br />

cesi, è più storica e per nulla psicologica; è in un certo senso iso-<br />

lata e astratta dalla temperie post-modernista, come anche è diversa<br />

da quella che sta facendo negli stessi anni don Giuseppe De Luca,<br />

più filologica e teologica insieme. Bremond, insomma, gli serve per<br />

uscire dal provincialismo di una cultura religiosa nostrana, un po'<br />

troppo casalinga, soffocata dal paternalismo idealistico o da quello<br />

43. Ibidem.


INTRODUZIONE =VI1<br />

ancora più astratto dei neo-scolastici; gli serve per costruire un<br />

nuovo metodo sociologico, di segno decisamente antropologico e<br />

volontarista: qualcosa che nemmeno Bremond avrebbe potuto<br />

immaginare.<br />

4 - I temi che si dibattevano nel carteggio non furono scelti,<br />

dunque, a caso o perché piacesse di fare così a Mario e Luigi Sturzo:<br />

i temi si formavano a poco a poco in relazione per lo più alle<br />

ricerche e al lavoro in corso di uno dei due fratelli. Così la volu-<br />

minosa discussione su storia e soprastoria prese corpo mentre Luigi<br />

scriveva il saggio, che s'intitolò poi La società: sua natura e leggi,<br />

e l'altra opera, forse, la più importante dell'esilio, Chiesa e Stato.<br />

Queste lettere ci consentono di vedere dall'interno la nascita, spesso<br />

molto combattuta e controversa, delle idee fondamentali che so-<br />

stengono l'impalcatura delle due opere. L'avvio alla discussione fu<br />

dato dalla pubblicazione dell'articolo di Sturzo Éloge du présent,<br />

su « La Vie intellectuelle » del 1.0 ottobre 1931 44. « Che cosa è<br />

44. Riportiamo tradotti i passi dell'articolo di Sturzo. « La Vie intellectuelle<br />

», fondata dal domenicano francese Vincent Bernadot, apparteneva, come<br />

scrive Walter Crivellin, « alla famiglia delle pubblicazioni domenicane francesi,<br />

famiglia antica, per la quale tuttavia i decenni compresi fra le due guerre mondiali<br />

furono, almeno sul terreno culturale, un momento particolarmente fecondo<br />

(p. 13). Le origini della rivista vanno collegate, come ricordò lo stesso Bernadot,<br />

citato da Crivellini, alla condanna dell'Action francaise da patte di Pio XI nel<br />

dicembre 1926, condanna pienamente condivisa da Luigi Sturzo, come attestano<br />

i suoi articoli e il carteggio con il fratello (cfr. la lettera del 5, I, '27 e le <strong>pag</strong>ine<br />

dell'indice onomastico. Sulle reazioni in generale dei cattolici alla condanna dell'Action<br />

francaise, cfr. GIORGIO CAMPANINI, Chiesa fascismo e Action francaise, rel. al<br />

V congresso di Storia della Chiesa, che si tenne a Padova nel 1977, in « Civitas »,<br />

agosto 1777, pp. 3-21). La rivista durò dal <strong>1928</strong> al 1956. Dapprima mensile, divenne<br />

quindicinale dal 1932, in concomitanza anche con un ampliamento del programma:<br />

non soltanto elaborazione dottrinale, ma anche indagine sui problemi concreti<br />

della politica e dell'organizzazione economica del mondo contemporaneo, sempre<br />

secondo un'ispirazione religiosa (cfr. WALTER CRIVELLINI, Cattolici francesi e<br />

fascismo italiano. « La Vie infellectuelle », Franco Angeli ed., Milano 1984, con<br />

pref. di F. Traniello). Con il numero del 15 marzo 1940, la rivista modificò il<br />

titolo: si chiamò «La Vie Intellectuelle et revue des jeunes », assorbendo appunto<br />

la « Revue des jeunes ». Nell'articolo di presentazione della rivista, il p. Bernadot<br />

aveva annunciato l'indirizzo generale in questi termini: « La pensée catholique,<br />

nous la proposerons, selon l'exigence meme du catholicisme, comme une pensée<br />

véritablement universeiie, et non pas comme une pensée particulière parmi d'autres.<br />

Nous nous intéressons à tout ce qui préoccupe les esprits contemporains, aoyants<br />

ou non, à l'étranger comme en France. La pensée catholique a droit sur tout, et<br />

tout ce qui est humain est notre ». L'équipe dei collaboratoti risultò sempre varia


EVI11 INTRODUZIONE<br />

dunque il presente? - si chiedeva Sturzo -. Sembra che sia un<br />

istante. Eccolo, e già non è più! E pertanto esso è, perché questo<br />

istante che è passato, che si perde con gli anni nell'abisso del pas-<br />

sato, è quello stesso che si è risolto nell'istante presente e continua<br />

a risolversi negli istanti successivi dell'avvenire. L'unico, il vero<br />

esistente, è il presente, e il presente non è altra cosa che il risul-<br />

tato complesso e totale del passato P. Solo apparentemente una<br />

gran parte del passato è morto, a causa della nostra maniera di<br />

intendere il passato dalla nostra breve esperienza personale: « Noi<br />

dimentichiamo molto o crediamo di avere molto dimenticato, per-<br />

ché molto del nostro passato non è più attuale alla nostra memoria.<br />

In realtà, quel passato è talmente trasformato nel nostro presente,<br />

è in noi così attuale, così intimo, che non possiamo più distinguerlo<br />

da ciò che noi siamo oggi ». Questa risoluzione del passato nel pre-<br />

sente non era per Sturzo solo la base psicol.ogica dell'identità dell'in-<br />

dividuo, ma componeva anche l'identità collettiva o sociale: era<br />

nelle « abitudini analitiche della nostra cultura distinguere l'indi-<br />

viduo dalla società, di fare della società un'entità a parte ». La<br />

coscienza della realtà della vita sociale come insieme di tradizioni,<br />

abitudini, idee, sentimenti, concretizzate nelle istituzioni pubbliche<br />

o private - famiglia, religione, stato - nella cultura, nelle arti, nella<br />

vita economica e materiale stessa, questa era la storia. In quel che<br />

segue, è interessante rilevare i contenuti che Sturzo assegnava alla<br />

storia: « Si dice che un popolo senza storia è un popolo che non<br />

e numerosa, di chierici e di laici insieme. Fra gli altri indichiamo Sertillanges, Ma-<br />

ritain, Congar, Gilson, Daniel-Rops, Prélot, Tolédano, Guitton, Goyau, M. J. La-<br />

grange, Paul Claudel, Guillemin e gli italiani Stuno, Ferrari e Domenico Russo.<br />

(Di Russo ho rilevato un solo articolo, che è poi una lunga recensione: L'ariathe<br />

de nos « Pères ». Réflexions sur un liwe de Cumont, in « La Vie Intellectuelle D,<br />

10 dicembre 1930, pp. 420-447). Dopo l'articolo Éloge du présent (10, X, '31),<br />

Sturzo pubblicò nella rivista Travoillisme et catholicime (10, 111, '32); L'État<br />

totalitaire (25, I, '36, pp. 236-259); La charité chrétienne et la politique (10, V, '36,<br />

pp. 409-436); Le droit de révolte et ses limites (25, X, '37, pp. 165-184). Proba-<br />

bilmente è di Sturzo anche l'articolo, firmato con tre asterischi, Le fascisme et le<br />

Vatican en 1938 (10, 11, '39, pp. 325-350). Presumo l'attribuzione a Sturzo O anche<br />

a F. L. Ferrari' poiché l'articolo dimostra una conoscenza molto sicura e particola-<br />

reggiata, di chi ha fatto diretta esperienza deiie cose politiche italiane, come la<br />

visita del presidente della Repubblica francese in Italia del 1904, che suscitò vaste<br />

reazioni fra i cattolici soprattutto intransigenti. Quale fu l'influenza della «Vie<br />

intellectuelle » negli ambienti cattolici italiani? La rivista era letta e conosciuta,<br />

non vi è dubbio, per quanto non creda che gli articoli più politici dei coliaboraton<br />

italiani abbiano avuto una significativa influenza.


INTRODUZIONE XLIX<br />

ha coscienza di se stesso. Ciò è vero, in quanto storia significa sforzo<br />

di vita collettiva, lotta per la propria esistenza, conquista o difesa<br />

della propria autonomia, primato delle forze morali e culturali, mo-<br />

vimento progressivo; e dunque sintesi dei due elementi: realtà<br />

del passato nel presente, e memoria attuale del passato D. Dopo ave-<br />

re respinto ogni teoria deterministica della storia, Sturzo scriveva<br />

che l'errore fondamentale dei determinismi consisteva nel creare<br />

la forza di unificazione dello sviluppo storico « al di fuori degli<br />

uomini, che precisamente fanno la storia, e a concepire la natura<br />

come una forza puramente materiale ». La storia, asseriva, « non<br />

è qualcosa di extra-umano, ma solamente di umano ovvero dell'uma-<br />

nità. Ciò che non è umano può diventare storia, ma solamente dopo<br />

essersi trasformato in valore umano ». La stessa morte è, per coloro<br />

che restano, « un fattore di questo condizionamento umano, e per<br />

colui che se ne va, una trasformazione del nostro modo di essere.<br />

I1 pensiero della morte, che nessuno di noi può schivare, contri-<br />

buisce all'orientamento del nostro modo di agire, e così anche la<br />

morte è materia di storia D. Concludendo Sturzo sosteneva che il<br />

presente non era altra cosa che la nostra stessa coscienza: senza<br />

questa coscienza, niente presente, niente storia, ma solo materia-<br />

lità dei fatti bruti, che di per sé non sono né conoscenza, né storia:<br />

« La storia, dunque, è il pensiero umano che si realizza nell'azione;<br />

la filosofia è l'azione umana interpretata dal pensiero. Conoscenza<br />

l'una e l'altra attuale, presente, perché non è che nel presente che<br />

l'uomo pensa e agisce. I1 passato non esiste e non è conosciuto che<br />

nella misura in cui esso è realizzato e pensato nel presente ».<br />

I1 linguaggio non è sempre evidente, anzi qui e lì è contraddit-<br />

torio o eclettico, come avrebbe detto il fratello Mario: definire<br />

prima la storia « coscienza della realtà della vita sociale come insie-<br />

me di tradizioni, abitudini, idee, sentimenti, ecc. D, poi « pensiero<br />

umano che si realizza D non è la stessa cosa. La prima definizione<br />

fa pensare a una storia dove l'elemento antropologico-sociale è pre-<br />

valente, l'altra definizione ha una certa assonanza con lo storicismo<br />

crociano. Ma confrontando l'Elogio del presente con altri testi stur-<br />

ziani, si vede più chiaramente che quando Luigi parla di coscienza<br />

storica intende riferirsi a una coscienza collettiva o sociale. E non<br />

vi è dubbio che al successivo chiarimento Sturzo arrivò nel corso<br />

delle vivaci discussioni con il fratello.


L INTRODUZIONE<br />

Come nacque questa sua difesa della storia coscienza della<br />

realtà della vita attuale D, come passato ripensato e risolto attra-<br />

verso la coscienza collettiva nel presente? Nell'articolo della


INTRODUZIONE LI<br />

un mot toutes les pièces d'archives qui, par elles-memes, n'ont<br />

communément rien de mystique, mais qui fournissent des indica-<br />

tions abondantes sur Ies habitudes et les tendances religieuses d'un<br />

époque 46. Cioè Bremond premetteva di non prendere in consi-<br />

derazione proprio quel materiale che avrebbe costituito la fonte<br />

primaria di Gabriel Le Bras per la sua sociologia religiosa. La sua<br />

era una scelta precisa, consapevole, che restringeva il campo della<br />

sua ricerca alla letteratura, sia pure a quella devota e popolare.<br />

Sturzo non si pone un problema di fonti, perché il suo non era<br />

un problema di storiografia religiosa, quanto dello spazio che nella<br />

struttura del discorso storico avrebbe dovuto essere riservato a<br />

quanto aveva definito la coscienza storica delle realtà. Egli era spinto<br />

a cercare un concetto della storia oltre le fonti letterarie, comunque<br />

sia fondato su un'antropologia sociale di vasto respiro: un mo-<br />

desto operaio o agricoltore - scriveva al fratello nel 1930 (lett. del<br />

4, VII, '30) - con la sua opera personale nulla contribuisce (così<br />

sembra) allo sviluppo del pensiero e quindi alla vera storia; ma<br />

anche egli partecipa agli infinitesimali della vita sociale, che dà gli<br />

elementi della storia. Tutto è quindi nella storia e si storicizza.<br />

I1 pensiero crociano parte da un dato per lui definitivo; il suo siste-<br />

ma interiore: quelli che vi sono dentro sono nella storia, gli altri<br />

sono... gli infedeli ... 1. I1 mio [sistema] invece è relativo D. Da<br />

dove scaturiva questo suo interesse per un tipo di storia sociale, che<br />

parecchio più tardi avrebbe preso sviluppo in Francia e senza che<br />

mai abbia mostrato interesse per la vicenda del gruppo di Stra-<br />

sburgo, da Bloch a Febvre, Le Bras, a Les Annales?<br />

46. Idem, p. XI. Già Lucien Febvre, giustamente considerato il padre incontestato<br />

delia a nouvelle histoire D francese, aveva osservato che uscendo dalla lettura<br />

deU'Histoire di Bremond si sarebbe potuto dire:


LI1 INTRODUZIONE<br />

Anche nel caso della definizione della storia occorrerà tenere<br />

conto della esperienza politica di Sturzo e del carattere del suo<br />

popolarismo, partito che aveva dato coscienza a una massa di esclusi<br />

dal processo di unificazione capitalistica del paese: contadini espulsi<br />

dalla terra, artigiani declassati, coltivatori di agrumeti disastrosa-<br />

mente impoveriti; si aggiunga l'isolamento della montagna, la crisi<br />

della struttura parrocchiale con la sua emarginazione nel contesto<br />

egemonico della politica risorgimentale e post-unitaria, tutti motivi<br />

della operazione di recupero e politicizzazione condotta da Luigi<br />

Sturzo nell'età giolittiana di una realtà sociale ai margini della co-<br />

scienza storica e di nuovo rifiutata dal fascismo. I1 popolarismo era<br />

stato, tutto sommato, questo tentativo di reinserire storicamente<br />

e culturalmente nell'organizzazione dello Stato moderno un com-<br />

plesso di abitudini, di sentimenti, di tradizioni, che fino ad allora<br />

aievano costituito solo la base materiale per una scienza del folklo-<br />

re e delle tradizioni popolari. Doveva essere facile a Sturzo, per-<br />

tanto, con questa esperienza singolare e unica alle spalle, simpatiz-<br />

zare o sentirsi attratto verso quei discorsi culturali, che avrebbero<br />

potuto conferire un avallo scientifico alla sua operazione di recu-<br />

pero degli esclusi, operazione che implicava a livello concettuale la<br />

possibilità di una storia della fede a livello popolare, di pratica e<br />

di ascetica quotidiana, la critica e il superamento degli eccessi di<br />

una mentalità scolastica, la critica di ogni settorializzazione dei pro-<br />

cessi storici, l'ammissione di una storicizzabilità persino del senti-<br />

mento della morte, e la proposta stupisce considerando che di un<br />

tal genere di ricerca ancora non si parlava. Dunque, non par-<br />

lerei ancora una volta di bremondismo sturziano, ma di una nuova<br />

fase di riflessione a livello scientifico dell'esperienza personale, a<br />

cui la lettura di Bremond dava una consapevolezza storica che pri-<br />

ma non aveva e che, comunque sia, superava il livello letterario per<br />

diventare appunto lo storicismo, che elaborerà nelle discussioni con<br />

il fratello, entro una prospettiva o schematizzazione concettuale<br />

singolare, che Achille Ardigò preferirebbe definire forse metateo-<br />

ria sociologica ».<br />

5 - Anche nella ricerca consensuale di una definizione della sto-<br />

ria i due fratelli questionarono a lungo senza arrivare a un accordo.<br />

I1 problema dei problemi era: che posto aveva la fede nella storia?


INTRODUZIONE LI11<br />

Secondo Mario la fede era sopra-storia, pertanto non processuale,<br />

non storicizzabile (lett. del 28, IX, '31). Per Sturzo, che pensava<br />

non esserci nulla che non si storicizzasse, la fede, a meno che non<br />

si trattasse di visione beatifica, era « realtà storica spirituale, e come<br />

ogni realtà storica spirituale s'estrinsecava in atti esterni ». Mario<br />

era anche perplesso per la definizione che Sturzo aveva dato della<br />

storia nell'articolo Éloge du présent come « coscienza della realtà<br />

della vita sociale che fluisce e vive » owero « realtà del passato<br />

nel presente e memoria attuale del passato ». Una definizione di<br />

partenza inaccettabile per Mario: come la coscienza poteva trasfor-<br />

mare in storia un fatto, che in quanto tale doveva considerarsi esau-<br />

rito e non più risolvibile nel presente? « Or il fatto - asseriva -<br />

dal momento che è un fatto, cioè, un atto esaurito, non è più un<br />

processo » (lett. del 17, XI, '31); e poco più in là: « il dato della<br />

storia umana vive nella coscienza perché è dato umano, perché, co-<br />

me tale, è cosciente. Ma per chi non è attore, per chi è assente, per<br />

chi l'ignora, il dato cosciente è come ogni altro dato » (lett. del 9,<br />

XII, '31). Più chiara la lettera di Mario del 16 febbraio 1932, che<br />

accusa il fratello di soggettivismo in quanto riduceva la storia alla<br />

coscienza storica: « Io la (la storia) estendo a tutto ciò che accade, a<br />

tutto ciò che è ed è conoscibile. Per te l'accadimento non conosciuto<br />

o dimenticato non è storia. Per me è storia, storia non conosciuta,<br />

dimenticata. Se oggi scoprissimo un libro di storia antica ignota,<br />

certo di quella storia-accadimento-oggetto acquisteremmo coscienza.<br />

Ma non per questo diremmo che si fa storia oggi. Era storia, era<br />

perduta, oggi sarebbe stata ritrovata. Gli arcani di Dio, i puri miste-<br />

ri, son Dio, la sua vita, la sua storia non processo-attività tempo-<br />

rale, ma, come dice Agostino nel De Civitate Dei, processo-attività<br />

divina. Storia d'altra natura, sopra-storia, cioè, sopra natura, di cui<br />

noi sappiamo quanto ce n'è rivelato, ma questo sappiamo per fede,<br />

non per scienza, in termini analogici, non propri. Si storicizza l'ana-<br />

logico, non il proprio. I1 proprio resta ignoto [...l. È la fede che si<br />

unisce, senza confondersi, con la storia, e fa la vera storia, che è uni-<br />

tà di cognizione di divino ed umano». Luigi capiva che il fratello<br />

l'accusava di fare in sostanza della pura soggettività distaccata dal-<br />

l'accadimento, per cui si preoccupò di chiarire in qual modo egli in-<br />

tendesse il rapporto fra accadimento e coscienza storica: « Io non<br />

considero - gli scriveva - i fatti passati come esauriti (quasi pezzi


LIv INTRODUZIONE<br />

anatomici da museo), ma come sempre viventi o sempre in possesso<br />

in quel che si sono storicizzati, e quindi partecipanti alla realtà pre-<br />

sente. Quando non partecipano più alla realtà presente, cioè che la<br />

loro vitalità originaria non si partecipa più al mondo che vive, ces-<br />

sano di essere storicizzati e perdono ogni realtà presente. Tu dici:<br />

ma la loro realtà è stata nel passato, Chi lo nega? però la loro<br />

non è più storia. Se qualcuno la riesuma e la fa rivivere ad altri<br />

e ad altri, ecc., allora tornerà a storicizzarsi. Tu soggiungi che si<br />

può pensare alla realtà passata anche se non storicizzata, in quanto<br />

è storicizzabile. Nessuno nega ciò; ma quel tale pensiero non è<br />

ancora storia, ma un pensiero generico sul passato sotto l'idea gene-<br />

rica di storicizzabilità » (lett. del 22, 11, '32). Un discorso ostico<br />

all'orecchio di Mario: un accadimento, un pensiero, ancorché non<br />

partecipasse alla realtà presente, poteva essere storicizzabile, ma non<br />

era storia; ma come poteva tornare a essere storicizzato? Attraverso<br />

la coscienza? E chi è il « qualcuno » che lo riesumava e lo faceva<br />

rivivere nel presente? I1 fatto, osservava Mario, « non si trasporta ,<br />

n'ella coscienza, ma si conosce restando fuori come reaità fisica o<br />

nell'altrui coscienza come realtà psichica » (lett. del 22, 11, '32).<br />

Per Mario, insomma, ogni accadimento era storia, in sé e per sé,<br />

prescindendo dalla ricostruzione riflessa. Negava poi che diventasse<br />

storia il processo per la coscienza couettiva, perché tale coscienza<br />

non esisteva per lui che in astratto. Altra cosa era la coscienza del<br />

collettivo. Per Mario, infine, la vera storia era la storia-accadimento,<br />

non quella riflessa attraverso la coscienza: « Lo storico non si può<br />

dir che crea la storia, ma deve dire che la conosce, ne indaga il<br />

processo, ne cerca il valore, ne ricostruisce il corso [...l. Come<br />

essere la storia sta, è quella che fu. Come cognizione è, si rinnova,<br />

si risolve incessantemente. La storia non muta, non si evolve, pro-<br />

prio perché fu » (lett. del lo, 111, '32). A questo punto Luigi<br />

aveva ragione di osservare che le due posizioni non erano concilia-<br />

bili: « ciò posto, non si può andare avanti; o tu persuadi me o io<br />

persuado te; altrimenti non faremo che ripeterci » (lett. del 7, 111,<br />

'32). È a questo punto cruciale della loro corrispondenza che Mario<br />

chiese al fratello di indicargli « qualche autore grave » che soste-<br />

nesse le sue idee, rivelandogli schiettamente la « insoddisfazione<br />

mentale » che aveva provato leggendo l'articolo Éloge du présent<br />

(lett. del 12, 111, '32). Ed ecco la risposta di Luigi: « Non ho


INTRODUZIONE Lv<br />

nessun autore da indicarti, che sia del mio modo di concepire la<br />

storia. I1 mio è un tentativo originale ». Ricordava due suoi articoli<br />

pubblicati sul tema della storia: Historismus und Trascendenz, com-<br />

parso nel volume annuale (1930) della Gorres Gesellschaft e il già<br />

più volte citato Éloge da présent, che rivelava di avere scritto « dopo<br />

un discorso del filosofo cattolico tedesco Hildebrand contro lo stori-<br />

cismo » (lett. del 17, 111, '32). Dunque, la lettera offre un elemento<br />

di analisi importante: Sturzo non sa indicare un autore o un insieme<br />

di autori, un qualche indirizzo a cui possa collegarsi la sua teoria 47.<br />

Si premura di spiegare al fratello che gli articoli suoi sono originali,<br />

il che vuole anche dire che non fanno parte di alcuna scuola. In<br />

effetti, I'Eloge du présent ha tutta l'evidenza di un articolo scritto<br />

di getto, senza preoccupazioni filologiche e nemmeno bibliografiche.<br />

Ma noi sappiamo che Luigi ha scritto nel clima della polemica<br />

anti-storicista di quegli anni, e che era disponibile all'ascolto di<br />

Bremond, Blondel, Bergson, con un'attenzione nuova, come si è<br />

detto, al problema della storicizzazione e attualizzazione di quelie<br />

realtà sociali e sentimentali, che attraverso la coscienza collettiva,<br />

avrebbero potuto risolversi nel presente 48.<br />

Mario naturalmente si trovò ancora più a disagio con l'afler-<br />

mazione del fratello che non aveva autori cui appoggiarsi. Restava<br />

in lui ancora più acuto il disagio per non riuscire a individuare<br />

la radice di quella concezione della storia, che il fratello definiva<br />

storicista, nonostante le sue riserve sullo storicismo tanto positivista<br />

che idealista. Per caso, non era più coerente Croce con la sua con-<br />

cezione della storia? In quei giorni - siamo nel marzo del '32 -<br />

Mario stava leggendo la Storia d'Europa, e questa lettura gli dette<br />

lo spunto per riprendere da un altro versante la discussione con<br />

il fratello: « Per Croce non è storia ogni coordinazione dei fatti<br />

umani, ma solo quella coordinazione che s'ispira al concetto di atti-<br />

vità interna e processuale. Questa è la storia; ogni .altra maniera di<br />

esporre i fatti è cronaca o filologia. Fatte le debite riserve, questo<br />

modo di parlare mi sembra più logico del tuo. Infatti cronaca, fdo-<br />

logia, storia non sono concepite che come tre maniere di esporre<br />

47. Già Di Lascia osservò come SN~> «raramente» indugiasse sulle fonti<br />

fonnative del suo pensiero, cfr. A. DI LASCIA, OP. cit., p. XXV.<br />

48. «Non definisco la stona - scriveva Sturzo al fratelio Mario il 19 aprile<br />

1932 - coscienza collettiva, dico che la storicizzazione dei fatti del processo umano<br />

avviene per via delia coscienza collettiva o sociale o comune p>.


LvI INTRODUZIONE<br />

l'accadimento storico, e possono riguardarsi come storia o suoi ele-<br />

menti o suoi gradi C ... l. Tu, invece, poni l'accadimento semplice<br />

e l'accadimento storicizzato; neghi che il primo sia storia, e vuoi<br />

che sia storia solo il secondo » (lett. del 22, 111, '32). Mario era<br />

molto preoccupato del « tentativo originale » del fratello, temeva<br />

che esso potesse gettare un'ombra sulla solidità scientifica del lavoro<br />

in corso: il trattato di sociologia storicista (lett. del 23, 111, '32).<br />

Di qui le sue lettere incalzanti per mesi e mesi, sempre con la stessa<br />

tesi: che non era la coscienza collettiva a fare la storia, che la vita<br />

umana era « da sé storia » e che la coscienza riflessa aveva un<br />

senso solo metodologico. Continuava poi a stupirsi che Luigi non<br />

accettasse il concetto della « soprastoria », che era poi in sostanza<br />

la fede. « La fede in chi crede non si risolve tutta in storia; e l'opera<br />

storica di chi crede si distingue da quella di chi non crede. Chi non<br />

crede pretende risolvere in storia anche la para fede e la contamina,<br />

e contamina di errori anche la storia. I1 concetto vero di storia<br />

non si ha che quando si reputa storia la vita vissuta e soprastoria<br />

la pura fede, e quando l'unità si ha dalla sintesi e non dalla riso-<br />

luzione » (lett. del 6, V, '32). Ma su questo punto la risposta di<br />

Luigi era recisa: « I1 problema della cosidetta soprastoria è per me<br />

un falso problema, perché la parola sopra-storia conduce ad analogie<br />

erronee. Tutto è storia quaggiù, anche la soprannaturale; il cristia-<br />

nesimo è storia; l'azione della Grazia nelle anime, spingendo a<br />

lavorare nel bene, può divenire storia, storia di bene; coloro che<br />

resistono alla Grazia fanno del male, e la loro attività può divenire<br />

storia, storia di male. E poiché bene e male sono sempre misti, la<br />

storia è storia di bene e di male. Ma io penso che la storia è coscien-<br />

za collettiva: così non possiamo intenderci » (lett. del 26, V, '32).<br />

Confessava Luigi la sua dif£ìcoltà nel concepire una fede, che era<br />

nella storia, come cosa superiore alla storia, quindi fuori dal pro-<br />

cesso degli avvenimenti. La storia per lui era l'agire umano (in<br />

società). « Gesù Cristo è storia: avvenimento, attività, pensiero.<br />

Dire che nella storia esiste la fede è lo stesso che dire esiste la giu-<br />

stizia, la religione, l'amicizia, ecc. » (lett. da Losanna del 4, VIII,<br />

'32). Non si intendeva con il fratello, eppure avrebbe voluto com-<br />

prenderlo appieno, seguirlo nei suoi ragionamenti, ma non avrebbe<br />

potuto sospendere la sua singolare natura critica, che lo conduceva<br />

sempre, costantemente a riferire i concetti, i principi, le ipotesi alla


INTRODUZIONE LvII<br />

realtà ovvero a quel che chiamava « il reale umano presente »: « La<br />

critica è in me un abito troppo vecchio e che mi ha sempre con-<br />

trastato il lavoro di pensiero creativo. Ma ciò è sforzo di compren-<br />

sione. La ragione è che sotto l'elemento astratto, io ho bisogno di<br />

avere il concreto, il reale; se questo c'è, lavoro alacremente nel cam-<br />

po dell'astrazione; ma se mi manca non riesco ad andare avanti »<br />

(lett. del 15, VIII, '32).<br />

Quanto a Croce, Luigi si dichiarava d'accordo lì dove affer-<br />

mava che « il pensiero è sempre collaborazione », ma poi aggiun-<br />

geva: « non sono di accordo quando dalla collaborazione (che è lo<br />

stesso della mia coscienza sociale o collettiva) salta allo spirito del<br />

mondo, che per lui vuol dire lo Spirito. I1 concetto di società è<br />

falsato tanto da coloro che la risolvono in un'entità metafisica (quale<br />

lo spirito degl'idealisti), quanto da coloro che la risolvono in<br />

un'entità bio-fisica, come i positivisti. La società è lo stesso indivi-<br />

duo associato ad altri in una coscienza comune, cioè partecipante<br />

l'un l'altro allo stesso o simile pensiero come elemento, questo, ori-<br />

ginario di tutta la nostra attività. Quindi pensiero collaborante »<br />

(lett. del 3, VI, '32). Giudizio complesso, non proprio chiaro: che<br />

cosa fosse quest'individuo che partecipava « l'un l'altro » allo stes-<br />

so pensiero e come questo fosse elemento originario « di tutta la<br />

nostra attività » non si capiva dalla lettera di Sturzo, di qui le nuove<br />

obbiezioni del fratello. In una lettera successiva, del 9 giugno 1932,<br />

Sturzo dava la definizione del suo storicismo, che avrebbe poi tra-<br />

vasato nella sua sociologia: « È evidente che la storia senza Dio<br />

è inesplicabile, come è inesplicabile la natura senza Dio. Io, che<br />

accetto lo storicismo come sistema, ma non lo storicismo idealistico,<br />

lo definisco: la concezione sistematica della storia come processo<br />

umano, realizzantesi per forze immanenti, unificate dalla raziona-<br />

lità; però da un principio e verso un fine trascendente-assoluto » 49.<br />

49. Testualmente la stessa definizione si legge nel saggio suiia sociologia:<br />

« Per noi lo storicismo è la concezione sistematica della storia come processo umano,<br />

realizzantesi in virtù di forze immanenti, unificato nella razionalità, però da un<br />

principio e verso un fine trascendente assoluto ». Cfr. L. S., La società: sua natura<br />

e leggi, cit., p. 18. I1 corsivo è nel testo. C'è una variante: nella lettera si Iegge<br />

« unificato dalla razionalità », nel saggio; « unificato nella razionalith ». Anche sul-<br />

l'uso del termine storicismo Mario aveva obbiettato al fratello: « Tu adoperi nei-<br />

l'introduzione la parola storicismo (è anche nel titolo) in senso dualistico. Ora la<br />

parola storicismo non è comune come la parola storia, ma speciale, ed indica il<br />

modo moderno di concepire la storia, cioè, di concepirla come sviluppo per interna


LvIII INTRODUZIONE<br />

La lunga e movimentata discussione con il fratello non fu inu-<br />

tile per Luigi, alle prese con il suo lavoro sulla sociologia storicista:<br />

è vero che la soprastoria non entrò a fare parte del suo vocabolario<br />

sociologico, che però accolse la sollecitazione di Mario al chiarimen-<br />

to sul rapporto fede-storia. I1 dibattito sulla soprastoria divenne i1<br />

problema dell'inserimento delle forze extra-storiche nella storia:<br />

« Però il principio (creazione) e il fine (destino soprannaturale del-<br />

l'uomo) non sono storiche ma extra-storiche, da e verso il principio<br />

assoluto. Gli storici che credono non sia loro compito ammettere<br />

un principio e un termine extra-storico, non possono spiegare il<br />

divino nel processo umano, e quindi sono costretti a umanizzarlo<br />

al punto da ridurlo ad una pura invenzione umana, come la leggen-<br />

da, il mito, la superstizione; ovvero ad una forma infantile e popo-<br />

lare della concezione filosofica immanentista. Ciò facendo, riducono<br />

il razionale all'irrazionale, negano l'unificazione delle forze imma-<br />

nenti del processo umano, e perciò stesso negano il processo uma-<br />

no nella sua vera natura » 'O. Nella lettera del 3 gennaio 1932, Luigi<br />

aveva scritto che il concetto di società era falsato dagli idealisti, in<br />

quanto la risolvevano in un'entità metafisica, giudizio che Mario<br />

riteneva erroneo e fondato su una conoscenza approssimata del-<br />

e collettiva attività, per cui il tutto è tutto e l'individuo è nulla. Croce dice che<br />

non Descartes rinnovò la filosofia, ma lo spirito. 11 dualismo per il pensiero moderno<br />

è antistorico. Dire che ci sia uno storicismo dualistico è dire che ci sia uno<br />

storiasmo antistoricistico. Quel che dice Croce, prima lo disse Hegel e lo dicono<br />

gli altri. Credo che tu debba levare quella parola e usarne una che non generi<br />

equivoci » (lett. del 19, 111, '32). Luigi rispondeva il 22 agosto '32: « io pertanto<br />

uso il termine storicismo e lo giustifico perché ammetto questa specie di immanenza<br />

del soprannaturale ».<br />

50. L. S., op. cit., p. 21. Aveva scritto al fratello Mario da Losanna il 23 luglio<br />

1932: « Io non lascio fuori la fede (che fuori dell'uomo credente è un'astrazione), ma<br />

la metto come un elemento dei pensieri, dei sentimenti e delle azioni umane che<br />

sono la storia. L'errore dei moderni, da Descartes in poi, è voler fare della pura<br />

stona (che non è storia) e della pura filosofia (che non è filosofia). Come sezionare<br />

l'uomo? I1 vero, l'unico concreto è l'uomo e questi ha in sé la fede (se l'ha) e agisce<br />

sotto tale impulso; e se non l'ha, avrà quel che sostituisce la fede, quei tali elementi<br />

religiosi, che dipendono da una fede-tradizione, sia pure primitiva o giudaica<br />

o deformata o superstiziosa: ovvero da filosofie che prendono il posto di religione<br />

e i caratteri di fede. Mettere da un lato la pura ragione (filosofia-storia) e dali'altro<br />

la fede (soprastoria) è per me una concezione derivante da uno sfono analitico<br />

che dal pensiero astratto si vuole trasportare neiia realtà concreta ». - Sulia relazione<br />

immanenza-trascendenza nel pensiero di Luigi Sturzo, cfr. ROSSANA CARMA-<br />

GNANI, Trascendenza e libertà nella concezione della storia di L. Stuno in « Soaologia<br />

*, maggiodicembre 1981, pp. 3-26.


INTRODUZIONE LIx<br />

l'idealismo: « La società per gli idealisti, da Hegel a Gentile, dico<br />

per gli hegeliani in senso stretto - scriveva a Luigi - non è un'entità<br />

metafisica, come tu dici. L'entità che conta anche per loro è l'indi-<br />

viduo, perché l'idea solo in lui si trova e funziona. La società per<br />

loro è quello stesso che è per te: "una risultante ... di coscienza degli<br />

individui consociati". Ma c'è degli autori massimi chi concepisce<br />

la società come un'entità reale? Io ne dubito. Simili sciocchezze<br />

non le dicono che i ciabattini della scienza [...l. Ti ho scritto e ti<br />

ripeto: lascia i volgarizzatori, prendi le opere di Hegel e se vuoi di<br />

Croce e Gentile e d'inglesi di primo ordine [...l. Tu fai deduzioni<br />

indebite. Gli idealisti, per es., parlano della natura come ne par-<br />

liamo noi. Negano però che esista come realtà distaccata dall'uomo,<br />

a conto suo. È il punto specifico. Ma alla natura danno tutti gli altri<br />

attributi che diamo noi, sempre però come atto del pensiero sog-<br />

gettivo-oggettivo. Così è della società. Esiste nella coscienza indi-<br />

vidua collettivizzata, non come di individui personali reali, con<br />

anima immortale, ma come oggetto inseparabile dal soggetto pen-<br />

sante » (lett. del 16, VII, '34). La critica del fratello era forte;<br />

Luigi vi faceva la figura di uno scolaretto che, per far presto, si era<br />

affidato ai « ciabattini della scienza ». Nella sua risposta, senza per-<br />

mali, pacatamente elencava i nomi degli autori cattolici che si erano<br />

messi sulla via di una teoria sociologica « nel vero senso della pa-<br />

rola » (Delos e Renard); accennava a Durkheim, come l'esponente<br />

più alto della sociologia positivista, ribadiva che la teoria


'<br />

Lx INTRODUZIONE<br />

sari », ed aggiungeva acutamente: « Se così fosse, saremmo in un<br />

panteismo dualistico: l'Idea e il fenomenico. Invece per loro c'è<br />

solamente l'Idea che è unità di se stessa e del suo oggetto, che non<br />

è altro da se stessa. Essi, ciò affermato, concepiscono l'individuo<br />

non come un essere che è, ma come un individuo che si fa. Sta<br />

attento, che tutto qui è il punto. Noi concepiamo (e facciamo bene)<br />

l'individuo come una realtà posta, come un essere che è quello<br />

che è, così concepiamo il mondo. L'oggetto noi lo concepiamo bensì<br />

in relazione col soggetto, ma fuori di lui. Gli idealisti dicono che<br />

se così fosse, conoscenza dell'oggetto non sarebbe possibile. È lo<br />

stesso problema posto da Platone e ripreso da S. Agostino, ma svol-<br />

to in modo diverso. Di qui, cioè dal problema della conoscenza,<br />

dovrebbero ricominciare tutti i filosofi. Fu la mia idea fissa » (lett.<br />

del 31, VII, '34). Tacito rimprovero al fratello Luigi che non l'aveva<br />

aiutato nello studio del problema gnoseologico e che invece si era<br />

avventurato in un discorso confuso, secondo il convincimento di<br />

Mario, dove la filosofia si mischiava con la sociologia. Di qui il<br />

« certo disagio » che provò Mario nel leggere l'introduzione di Luigi<br />

al saggio (27, VII, '34). È vero che nelle lettere di Mario si avverte<br />

una viva irritazione per la sociologia, irritazione comune anche agli<br />

idealisti. I1 problema era di riuscire a svincolare la sociologia dal-<br />

l'ipoteca del positivismo, come prospettava Luigi: « I sociologi di-<br />

sprezzano i filosofi e viceversa. Secondo me non può esistere vera<br />

sociologia che non sia filosofia. Perciò il mio sforzo è ricercare gli<br />

elementi sociologici che non patiscono ulteriore risoluzione. Lì s'in-<br />

contra la filosofia, cioè si fa della filosofia facendo della sociologia.<br />

Non sono due scienze né opposte né indipendenti ». Seguiva, quin-<br />

di, nella lettera un'affermazione importante per capire il suo nuovo .<br />

modo di considerare la funzione della sociologia: « la sociologia è<br />

una branca della filosofia e si appoggia su tutte le indagini, che<br />

sono fornite dalle scienze positive. Io non la chiamerei sociologia,<br />

ma antropologia sociale. Tutto quello che tu attribuisci alla socio-<br />

logia appartiene in proprio o alla psicologia o alla biologia o alla<br />

etnologia ed altre scienze » (lett. del lo, VIII, '34) 51. Era, dunque,<br />

51. Ardigò, sottolineando la centralità dell'affermazione sturziana della socio-<br />

logia come antropologia sociale, ritiene che più di una sociologia vera e propria,<br />

come la si intende oggi, si debba parlare a proposito della Società: sua natura e<br />

leggi di una « meta-storia sociologica »: « Il concetto che a mio awiso - scrive


INTRODUZIONE IixI<br />

Luigi tanto poco organicista da risolvere la sociologia in branca<br />

della filosofia, da negarle una vera autonomia 52: avrebbe preferito<br />

chiamarla antropologia sociale, appunto perché incentrata nell'uomo-<br />

individuo operante in concreto nella società. Quest'affermazione è<br />

da collegarsi alla critica che egli fece del « finalismo sociale » di<br />

molti sociologi cattolici: « La posizione da me presa - aveva scritto<br />

al fratello il 23, V, '33 - è in opposizione a quei sociologi cattolici<br />

che caratterizzando la società dal fine, ne fanno un fine esterno<br />

all'individuo ed implicitamente (o anche esplicitamente) eterono-<br />

mo; onde senza avvedersene e pur volendo confutare le teorie che<br />

fanno della società un'entità reale a sé stante, ci cadono dentro [...l.<br />

Tutti coloro che fanno della società un'entità distinta dall'individuo<br />

sono costretti a subordinarvi i fini individuali; e viceversa coloro<br />

che reputano che non vi siano altro che fini individuali (sotto il<br />

doppio aspetto subiettivo e sociale) sono costretti a risolvere la so-<br />

cietà negli individui ».<br />

Non sembra che a Mario interessasse molto questa riduzione<br />

che operava il fratello della sociologia all'antropol~gia sociale; il<br />

punto era che Luigi continuava a perseguire, a suo modo di sen-<br />

tire, un'idea sbagliata dell'idealismo, desunto dalla lettura di qual-<br />

che « ciabattino della scienza »: « TLI hai un'antipatia eccessiva per<br />

l'idealismo e lo giudichi con eccessiva severità. Bada, io sono<br />

Ardigò - fonda questa metastoria è quello di ambivalenza. Un concetto cui da<br />

tempo sono affezionato perché ci viene da Pascal. Che la società sia centrata su<br />

due valori, due poli opposti e però complementari che devono crescere insieme,<br />

è un'intuizione sturziana forte. Essa si colloca come discriminante fra due opposte<br />

alternative: da una parte una teoria nomologica, deterministica: il positivismo; e<br />

dall'altra la dialettica vera e propria, sia idealistica o di idealismo rovesciato nel<br />

materialismo storico. I1 livello dell'ambivalenza resta a livello metateorico ». Dal-<br />

l'intervento di Achille Ardigò alle « Tre giornate sturziane », cit., p. 113.<br />

52. Nella prefazione all'edizione italiana deii'Essai de Sociologie, che è del<br />

1949, e che apparve con il titolo La società: sua natura e leggi, Luigi Sturzo soste-<br />

neva ancora che la sociologia era « una scienza in cerca del suo oggetto e del suo<br />

metodo », anche se ammetteva che si era compiuto un gran lavoro per dare ad essa<br />

« carattere autonomo, disimpegnato quindi da qualsiasi altra scienza ». Cfr. L. S.,<br />

op. cit., p. XIII. Giustamente Ardigò ha osservato a proposito di questa afferma-<br />

zione di Sturzo: « Sebbene nel Metodo sociologico si sia confrontato con il lavoro<br />

dei sociologi del suo tempo, la sociologia di Sturzo è rimasta una introduzione<br />

concettuale da teoria sociologica; e ciò spiegherebbe l'affermazione, altrimenti<br />

incredibile, che egli fa: essere la sociologia una scienza in cerca del suo oggetto e<br />

del suo metodo [...l ». Dall'intervento di Achille Ardigò alle « Tre giornate stur-<br />

ziane », cit., p. 113.


LxII INTRODUZIONE<br />

tutt'altro che tenero per questo sistema, ma non posso riputarlo una<br />

puerilità o un gioco. È un grande sforzo per superare le difficoltà<br />

del problema della realtà e della conoscenza » (lett. del 4, VIII,<br />

'34). Gli sembravano luoghi comuni, superficialità, disinformazione<br />

le tesi di Luigi che le teorie sociologiche dello Stato etico, del de-<br />

terminismo storico, del nazionalismo prendessero le mosse dallo<br />

storicismo hegeliano. La polemica andò avanti ancora per sei<br />

mesi, fino a che qualche dubbio incominciò a insinuarsi nelia mente<br />

di Luigi, che prendeva la decisione radicale di abolire quasi tutti<br />

i riferimenti all'idealismo dal lavoro sociologico, quando stava già<br />

procedendo alla revisione della traduzione francese: « Ho tolto<br />

quasi tutte le referenze all'idealismo e ogni discussione a fondo.<br />

Ho lasciato solo accenni generali alle teorie metafisiche (le chiamo<br />

così) della sociologia. Sulla questione dell'idealismo quando avrò<br />

studiato di più la materia farò un breve saggio a parte » (lett. del<br />

25, 11, '35) 53.<br />

Anche sulla questione del giudizio sull'idealismo, dovremmo,<br />

dunque, ricollegarci alle considerazioni che già svolgemmo sulla<br />

53. In effetti le « referenze all'idealismo » sfumarono nell'introduzione al saggio<br />

di sociologia in forma molto generica: « È per questo che, parallelamente alla so-<br />

ciologia positivista, si è svolta una concezione della società che chiameremo meta-<br />

fisica. La società non sarebbe concepita materialisticamente come un'organismo<br />

biopsichico o come un meccanismo associativo, ma piuttosto come principio, volontà<br />

forza, idea, spirito che da sé si attua e si realizza nelle varie forme di vita umana.<br />

In questa seconda concezione la storia, come espressione unica e complessa del<br />

divenire, prende un posto prevalente e ha dato luogo alla formazione delle teorie<br />

storiciste [...l. Tanto la sociologia positivista quanto queiia che chiamiamo meta-<br />

fisica, neli'attribuire alla società (sotto qualsiasi nome concepita: stato, nazione, rnz-<br />

za, popolo o classe) un'entità e un valore per sé stante, fanno dell'astrattismo; cioè<br />

deducono o dalla realtà biopsichica degli individui o da queila storica di essi, la<br />

esistenza di un principio extra e superindividuale, a carattere monistico ». Cfr. L. S.,<br />

op. cit., pp. 4-5. Non abbiamo la risposta di Mario alla decisione del fratello di<br />

sospendere le ostilità contro l'idealismo, per mancanza momentanea di munizioni,<br />

però ci sembra molto corretta quella che potremmo considerare la conclusione delia<br />

polemica e che con accenti che rivelavano un travaglio interiore, Mario esponeva<br />

in una lettera del 26 febbraio '35: « Per me l'idealismo, più che una costruzione<br />

ontologica, è uno sforzo per spiegare la conoscenza. Inteso cosi, non va deriso ma<br />

studiato e superato. Studiato per superare certe nostre costruzioni aristoteliche inso-<br />

stenibili. Bisogna un po' tornare a Platone e a S. Agostino, ma in ultimo, bisogna<br />

rassegnarsi. Il problema della conoscenza serba un lato oscuro e misterioso. Ai fini<br />

della sociologia, ti ripeto, basta sapere che gli idealisti negano una realtà concreta<br />

alla società come ente, e pongono la realtà vera unicamente nell'individuo, nel<br />

quale 6 solo l'idea, quella benedetta idea che tu ipostatiui contro le loro affer-<br />

mazioni D.


INTRODUZIONE LxIII<br />

questione dell'intuizione e delle correnti mistiche. In questo come<br />

nell'altro caso i punti di riferimento di Sturzo non si lasciano<br />

facilmente individuare: nel saggio di sociologia storicista non si<br />

citano mai i nomi, che pur abbiamo incontrato più volte nelle let-<br />

tere al fratello, di Rudolph Otto, di Bremond, di Blondel; non si<br />

cita nessun sociologo positivista, nemmeno Durkheim, neppure un<br />

sociologo « metafisico », non c'è il nome di Croce, solo quello di<br />

Gentile, ma con riferimento alla dottrina del fascismo, non v'è<br />

nemmeno il nome di Vinet, che pure figura nelle lettere al fratello.<br />

Ma sono proprio queste lettere a rivelare che Sturzo aveva in mente<br />

di elaborare una sociologia teoreticamente nuova e che questa<br />

elaborazione scaturiva dalla preoccupazione politica, che fu sempre<br />

presente in lui, sin dalle prime esperienze sociologiche accanto a<br />

Giuseppe Toniolo, di superare il condizionamento positivistico e<br />

materialistico e di immettere nella struttura della ricerca sociolo-<br />

gica anche la valutazione di quelle che chiamò le forze extrastoriche<br />

come forze culturalmente autonome. Si ricordi l'articolo dell'Éloge<br />

du présent, da cui prese l'avvio tutta la disputa con il fratello.<br />

Ma perché tanto accanimento contro lo storicismo hegeliano<br />

e le sue derivazioni idealistiche? I1 fratello avrebbe voluto con-<br />

durlo a discutere sul problema della conoscenza, perché era con-<br />

vinto che qui si era verificata, da Descartes in poi, la frattura con<br />

la tradizione del pensiero cristiano e che perciò fosse fondamentale<br />

e prioritario rispetto a ogni altra questione capire che cosa era<br />

accaduto nella filosofia nell'età moderna. Luigi, pur accettando la<br />

lezione potremmo dire filologica di Mario (ricostruire il pensiero<br />

idealista secondo quel che era e non secondo il metodo approssi-<br />

mativo dei « ciabattini della scienza D), era invece premuto da due<br />

problemi, che ancora una volta nascevano dalla sua analisi del con-<br />

creto, del « reale umano presente » e questo « reale umano pre-<br />

sente » era il mondo politico che vedeva intorno a lui, mondo di<br />

barbarie, di eresie filosofiche e sociologiche, che facevano da rin-<br />

calzo ai tentativi di unificazione sociale definitiva nello Stato to-<br />

talitario, e nella figura dello Stato totalitario Sturzo comprendeva<br />

il comunismo, così come lo vedeva realizzato nella Russia di Stalin,<br />

e il fascismo. « Poche persone vedono oggi nella crisi della demo-<br />

crazia e nell'ingrandirsi mostruoso dello stato totalitario - scrisse<br />

nelle ultime <strong>pag</strong>ine del suo saggio - un problema fondamentale


LxIv INTRODUZIONE<br />

etico e culturale che non può essere risolto da una democrazia indi-<br />

vidualista 'o razionalista, né da uno stato totalitario, preteso stato<br />

etico e mistico. Quel che si dovrebbe ritenere dello stato moderno<br />

è il suo valore strutturale, il progresso dei mezzi di tutela, di ordine<br />

e di difesa, lo sviluppo degli strumenti di cultura e di attività, i<br />

dati materiali di un'evoluzione evidentemente utile e degna del-<br />

l'uomo [. . . l. Ciò che deve invece essere assolutamente respinto<br />

è la pretesa etica dello stato, la concezione monista del suo carat-<br />

tere sociologim, il suo conseguente e assurdo totalitarismo, in una<br />

parola: l'unificazione forzata delle società nello stato e l'affonda-<br />

mento in esso della personalità umana » %. Sturzo era convinto,<br />

insomma, che un nesso legava le concezioni « metafisiche » dello<br />

stato con le concezioni organicistiche della società e che fosse per-<br />

tanto necessario elaborare una scienza sociologica, (più antropolo-<br />

gia sociale che sociologia positiva), capace di contrastare iI passo<br />

alle correnti che vedevano nello stato l'unico potere unificante<br />

della società. Ancora una volta era un problema concreto e del suo<br />

tempo, del tempo delle infatuazioni totalitarie, delle false mistiche<br />

nazionalistiche e razziali, da cui l'Europa sembrava dovesse essere<br />

travolta, e non di pura teoria, che lo aveva spinto a scrivere ".<br />

54. L. S., OP. cit., pp. 268-69.<br />

55. «Lo Stato - si legge ancora nel saggio - non è un termine dell'atti-<br />

vità umana, ma solo un mezzo; esso non è una sintesi sociologica, ma una delle<br />

forme di socialità. In rapporto all'attività umana tali forme possono essere consi-<br />

derate o come organismi associati o come condizionamento e mezzo di attività, o<br />

come finalità particolari. Lo stato moderno non esce da questo quadro; ogni sua<br />

amplificazione teorica e pratica, fino al sistema totalitario, è destinata a faliire, con<br />

tutte le conseguenze che una perversione di fini e di mezzi naturali porta con sé.<br />

I1 peggiore danno verrà recato da personalità umana, la quale, invece di avere<br />

nello stato un mezzo per progredire, vi troverà un ostacolo quasi insormontabile P.<br />

L. S., op. cit., p. 270.<br />

L'Essai de sociologie fu accolto in Francia con qualche riserva proprio dalla<br />

rivista «La Vie intellectuelle P d a quale Stuno pur collaborava. La recensione è<br />

di R. Troude, che così scriveva: On est surpris de ne pas voir figurer dans les<br />

formes essentieiies de la socialité les sociétés économiques. Don Stmo classe<br />

i'économie dans les formes secondaires, en com<strong>pag</strong>nie des groupements interna-<br />

tionaux et intranationaux comme viuages et vilies, universités, classes et partis. Les<br />

raisons qu'il donne de ce classement restent assez obscures. Sans doute 1'Econo-<br />

mie se mele à tout, elle s'immisce dans la ville de Ia Famiiie comme dans.celle des<br />

États et des Églises. Estce un motif suffisant pour nier son originalité et contester<br />

son importante? [...l. Ici encore l'auteur n'aurait-il pas emporté trop loin par<br />

son désir de réagir contre le marxisme et le libéralisme économique, ou contre


INTRODUZIONE Lxv<br />

6 - Mentre Sturzo era impegnato a rivedere la traduzione<br />

francese del saggio di sociologia, contemporaneamente lavorava a<br />

Chiesa e Stato, l'opera sua forse più importante, certamente più<br />

vasta, che uscì per la prima volta a Parigi nel 1937, dopo circa<br />

otto anni di studio. Nelle lettere al fratello si intrecciavano pertanto<br />

le questioni sulle due ricerche, creando difficoltà talvolta al lettore<br />

per individuare a quale delle opere esse si riferiscono per la simi-<br />

larità di certi argomenti. La verità è che il testo dell'Essai de socio-<br />

logie fu pensato come una lunga premessa metodologica ai volumi<br />

di Chiesa e Stato 56: difatti nel saggio Sturzo elaborò quel concet-<br />

to di diarchia, che poi utilizzò nella ricostruzione che fece dei rap-<br />

porti fra Chiesa e Stato, ricostruzione che non voleva avere carat-<br />

tere istituzionale, ma storico-sociologico, mirando a far compren-<br />

les essais récents de corporatisme? D. Cfr. la recensione di R. Troude in


LxvI INTRODUZIONE<br />

dere meglio la natura e i fattori socio-culturali dei rapporti fra Chie-<br />

sa e Stato:


INTRODUZIONE m11<br />

stianesimo, in sintesi, è d'essere riuscito a sottrarre la coscienza del-<br />

l'individuo a quella totalizzante della polis ". Con questa chiave<br />

interpretativa Sturzo ripercorre tutta la storia della Chiesa dall'im-<br />

pero romano sino al XX secolo, alla nascita degli stati totalitari:<br />


LxvIII INTRODUZIONE<br />

stenza in Sturzo, all'amuncio della Conciliazione (1 1 febbraio<br />

1929). Scriveva a Mario il 12 febbraio 1929: « Ho cominciato lo<br />

studio del tema Chiesa e Stato ». I1 21 dicembre del 1931 comuni-<br />

cava al fratello che stava terminando la prima stesura del nuovo<br />

libro. I1 24 febbraio 1932 annunciava di avere ripreso il lavoro su<br />

Chiesa e Stato « per la revisione definitiva », ma aggiungeva di non<br />

aver fretta: « [...l cammino a passi lenti e ci vorrà tutto l'anno e<br />

forse più. Del resto non ho fretta; è un lavoro che va pensato pa-<br />

gina per <strong>pag</strong>ina. E poi debbo leggere ancora parecchi libri e fare<br />

molti riscontri ». A mano a mano che procedeva nelle ricerche, i<br />

problemi si accrescevano anche per le domande sempre incalzanti<br />

del fratello Mario, al quale doveva sembrare certamente un po'<br />

strano che Luigi si imbarcasse in un'opera del genere, di carattere<br />

storico, che esigeva soprattutto per la parte medievale conoscenze e<br />

studi anche eruditi. Si ripristinava così quel giro di domande e ri-<br />

sposte, che già sappiamo, e che rendeva spesso molto ardua la loro<br />

reciproca comprensione. Non. seguiremo battuta per battuta la di-<br />

scussione che per quasi ogni lettera del 1932 si intrecciò fra i due<br />

fratelli: lo abbiamo fatto nelle note delle lettere. Ci sembra però<br />

importante sottolineare un chiarimento di Sturzo sulla visione sto-<br />

ricista dei rapporti fra Stato e Chiesa, e che però era un'ovvia con-<br />

seguenza delle riflessioni che nello stesso tempo veniva svolgendo<br />

nel saggio sociologico: « I1 tema della storia della Chiesa è per<br />

me interessantissimo e di attualità per il mio lavoro. Una questio-<br />

ne pregiudiziale. Io non distinguo che solo per materia e metodo<br />

la storia civile da quella della Chiesa. La storia è una, quella che è<br />

stata. I1 cristianesimo è entrato nel processo storico come fattore di<br />

primissimo ordine, che ha cambiato le civiltà antiche ed è sempre<br />

operatorio. Non può essere storicamente messo da parte come estra-<br />

neo alla storia civile né accantonato ad una storia particolare, quella<br />

della Chiesa. Natura e Soprannatura nel processo storico sono unite.<br />

Chi non capisce ciò, non comprenderà mai la storia » (lett. del<br />

15, IV, '32). Una messa a punto lineare, aperta e moderna, che dà<br />

la misura dell'intelligenza storica di Sturzo, per altro non preoccu-<br />

pato di collocarsi in alcuna tendenza storiografica del suo tempo.<br />

Non gli interessava di avere il consenso degli storici, anche se te-<br />

neva ben presente Croce, la sua Storia della storiografia e la sua<br />

Storia d'Europa. I1 fratello compì un buon lavoro di spoglio delle


INTRODUZIONE LxIx<br />

storie di autori italiani, gli consigliò o gli sconsigliò questa o quella<br />

lettura: ma Luigi dava sempre l'impressione di perseguire un suo<br />

pensiero, di non rinunciare a nulla che lo potesse confermare nella<br />

sua difesa di una storia come coscienza sociale in processo, confor-<br />

memente a quanto aveva già scritto nella « Rivista di autoforma-<br />

zione » nel 1929: « Qual'è allora il fine della storia? Lo stesso che<br />

la sua natura, cioè, quello di essere un processo C ... 1. Il processo sto-<br />

rico non è che la successione di atti, cioè la continua attualizzazione<br />

di potenzialità, azione e reazione dei soggetti operanti » 61. La sua<br />

idea della storia è ottimista, perché si fonda sulla libera volontà<br />

degli uomini e sulla loro naturale tendenza a consociarsi: la storia<br />

non è al di fuori degli uomini, come un ente metafisico; non c'è<br />

una Provvidenza al di sopra degli eventi, che guida tutto; non c'è<br />

un Fato che rende ineluttabili i processi; la storia, d'altra parte,<br />

non è per Sturzo un insieme di fatti, i quali, poiché avvenuti, sono<br />

come fossili da museo, che non servirebbero agli uomini contempo-<br />

ranei; la storia si fa con gli uomini, con le loro abitudini, con le<br />

loro tradizioni, con la loro coscienza, lo aveva scritto e sostenuto sin<br />

dal famoso articolo Éloge da pvésent. La lettura delle sue opere, so:<br />

ciologiche e storiche, dà l'impressione che Sturzo abbia intuito i<br />

diversi livelli o piani nei quali la storia cammina: il livello più<br />

profondo, di ciò che resta e lentamente si trasforma con l'esperien-<br />

za degli uomini, e non solo dei grandi uomini, ma anche dei tanti,<br />

infiniti uomini quotidiani, operai, contadini, intellettuali, un livello<br />

che oggi forse si chiamerebbe, secondo un vocabolario alla moda, di<br />

mentalità; e il livello di superficie, delle manifestazioni e degli<br />

eventi che a lui si presentavano come il frutto di un contrasto pe-<br />

renne fra le due correnti, l'organizzativa e la mistica. Oramai per lui<br />

era inconcepibile una storia scissa dalla sociologia, ben si intenda da<br />

una sociologia dualistica, quindi lontana dallo strutturalismo del<br />

Durkheim, e questa inseparabilità delle due scienze era già una<br />

acquisizione corrente, ancorché nuova e recente, della storiografia<br />

francese. Come si è già detto altrove, non ci sono riferimenti te-<br />

stuali che consentano di affermare una dimestichezza di Sturzo con<br />

altri scritti, che non fossero quelli di Bremond. Ma i1 clima gene-<br />

rale era quelio, ed egli deve averlo awertito. Il superamento oramai<br />

61. S. S., Storicismo e trascendenza, in « Rivista di autoformazione », luglie<br />

agosto 1929, p. 201.


L= INTRODUZIONE<br />

della sociologia toniolina, di cui si era nutrito negli anni giovanili,<br />

non poteva non essere più radicale. Dunque, la sua ricerca non si<br />

volge più, a questo punto, all'interno della storia del movimento<br />

cattolico; le sue ansie come i suoi interessi si sono allargati sino a<br />

comprendere la sorte delle civiltà europee. Chiesa e Stato non è<br />

un'opera che richiama temi risorgimentali, ma è un'opera europea<br />

che vuole offrire nuovi mezzi di lettura della storia del profondo, di<br />

quel che Sturzo chiama il dualismo sociologico delle due tendenze<br />

egemoniche dello Stato-Leviathan e della Chiesa, con nel mezzo la<br />

difesa e la tutela della libertà dell'individuo. La sua prospettiva<br />

storica, come si è detto, è ottimistica. Nonostante i totalitarismi<br />

imperanti, le pseudo mistiche nazionalistiche, il dilagare di forme<br />

e scenografie <strong>pag</strong>aneggianti, Sturzo non è convinto del tramonto<br />

dell'occidente, non si chiude in sdegnata solitudine profetica, ma si<br />

apre ancora alla speranza, perché crede, infine, e con una forza che<br />

stupisce pensando alle condizioni del suo esilio, alla superiorità<br />

culturale, spirituale e civile del retaggio cristiano.<br />

C'è un luogo cruciale nella sua storia dei rapporti Chiesa-Stato,<br />

su cui si intrattennero in maniera particolare i due fratelli e che<br />

lascia capire con quale apertura di mente Sturzo procedeva nel suo<br />

lavoro: il giudizio su Lutero. Tanto Mario quanto Luigi mostrano<br />

insoddisfazione per le tesi correnti nel mondo cattolico sul promo-<br />

tore della Riforma, sono critici della biografia scritta dal Grisar:<br />

« Ho finito di leggere il Lutero del Grisar - scriveva Mario il 21<br />

novembre 1933 -. Son circa 600 <strong>pag</strong>ine fitte di cronaca, ma non<br />

c'è una sola <strong>pag</strong>ina di storia. La cronaca segue Lutero anno per<br />

anno, fatto per fatto, scritto per scritto. Di qui un senso di pesan-<br />

tezza, un fastidioso sentir ripetere, più o meno, le stesse cose in<br />

tempi diversi. Finita la lettura non si ha avanti nessuna sintesi,<br />

nessuna vera valutazione storica. L'autore si mostra sorpreso che i<br />

protestanti d'oggi trascurino il vero Lutero e si fermino al solo<br />

fatto dell'emancipazione da Roma. Ma che cosa vive di Lutero tran-<br />

ne questo? Che cosa sono per lo storico le colpe e le incoerenze di<br />

Lutero? Lutero fu un rivoluzionario dell'autorità del papa con tutte<br />

le conseguenze connesse ». In altra lettera del 9 dicembre 1933,<br />

Mario rifiuta la tesi del Grisar secondo cui Lutero « teoricamente »<br />

non dipenderebbe da nessuno, parendogli invece il contrario: « La<br />

avversione contro il Papato per motivi politici, filosofici e anche


INTRODUZIONE LxxI<br />

religiosi era già in quella che tu chiami coscienza collettiva. Poco<br />

importa che Lutero abbia preso le mosse dal fatto delle indulgenze<br />

e dalle sue preoccupazioni personali circa la salute dell'anima. Nel<br />

fatto egli si inserisce nel processo storico, in quella corrente di op-<br />

posizione. Grisar accentua parecchio il fatto dell'anormalità psi-<br />

cologica di Lutero. Anche questo mi sembra errore ». Luigi rispose<br />

il 20 dicembre 1933, condividendo pienamente il giudizio del fra-<br />

tello: « Le tue osservazioni sul lavoro di Grisar sono esatte. Grisar<br />

è per me un gran filosofo, ma non un vero storico. Purtroppo pres-<br />

so il clero, regolare specialmente, si hanno grandi studiosi di fonti<br />

e di documenti storici, ma pochissimi veri storici e forse ancora<br />

più pochi filosofi della storia. Eppure come è necessario volgere<br />

l'attività costruttiva alla storia ». Sturzo cercava libri nuovi su Lu-<br />

tero e sul Concilio di Trento e si lamentava che non ne trovava<br />

di sua soddisfazione. Nel suo Chiesa e Stato non ci sono ricostru-<br />

zioni storiche su fonti inedite, non ci sono precorrimenti di quelle<br />

indagini di Jedin sulle correnti spiritualiste e riformatrici che pre-<br />

pararono la Controriforma, non ci sono nemmeno accenti, richiami,<br />

riflessioni che possano far pensare a una conoscenza degli studi di<br />

Hauser, di Renaudet sulla pre-riforma e sulla vita spirituale nel XVI<br />

secolo, e nemmeno v'è sentore di una lettura del Martin Lutero di<br />

Febvre, uscito nel <strong>1928</strong>; però circola sottilmente la preoccupazione<br />

di uscire dai complessi della demonizzazione di Lutero e di ricon-<br />

durre la figura del frate agostiniano nel più largo movimento di ri-<br />

volta che scosse gli inizi del XVI secolo. Sturzo rovescia per così<br />

dire I'impostazione alla Grisar, sostenendo che ci sarebbe stata più<br />

meraviglia se un uomo, come Lutero non fosse comparso: « In<br />

quella fioritura di grandi individualità, nella libertà - e anche li-<br />

cenza - intellettuale e morale che la rinascenza aveva assicurata<br />

con l'appoggio di re e papi, di principi laici ed ecclesiastici, non<br />

poteva mancare l'uomo che conducesse alla rivolta aperta e sower-<br />

tisse tutto l'occidente » ".<br />

L'ultima opera sociologica, di cui il carteggio ci parla, è La<br />

ueva vita. Sociologia del soprannatzrrale, che sotto il titolo The trae<br />

life. Sociology of the supernatural vide per la prima volta la luce<br />

negli Stati Uniti nel 1943, presso The Catholic University of Arne-<br />

62. L. S., Chiesa e Stato, cit., vol. I, p. 174.


m11 INTRODUZIONE<br />

rican Press (Washington) 63. Per quale ragione non si sarebbe dovuto<br />

estendere lo studio della sociologia - si chiese Sturzo - a quella<br />

vita soprannaturale « che forma una speciale sintesi sociale, anzi<br />

la sintesi finalistica e pacificatrice della società » 64? La domanda<br />

scaturiva dalla concezione che Sturzo aveva della sociologia, niente<br />

affatto strutturalista, ma scienza morale: « La vera sociologia è la<br />

scienza della società nel suo concreto esistenziale e nel suo svolgi-<br />

mento storico - leggiamo nell'introduzione -. Se la soprannaturalità<br />

è un fatto storico e sociale essa può formare oggetto di indagini<br />

sociologiche D 65.<br />

Sturzo incominciò a pensare a una ricerca del genere nell'otto-<br />

bre 1936, almeno secondo quanto ne scrisse al fratello: « Vorrei fare<br />

un libro mezzo ascetico e mezzo filosofico sulla vita interiore. Ho<br />

delle idee fluttuanti. Aiutami con i tuoi consigli e le tue preghiere >><br />

(lett. del 10, X, '36). Era ancora alle prese con la correzione<br />

delle bozze, l'indice dei nomi e « gli scrupoli dell'ultima ora » di<br />

Chiesa e Stato, che già pensava al nuovo libro, invece di darsi un<br />

periodo di riposo, come gli suggeriva Mario: « Tu mi dici - scriveva<br />

Luigi - di non pensare per adesso ad un nuovo libro. Ed hai<br />

ragione: un po' di riposo mi fa bene, per quanto ancora non sono<br />

terminati i lavori del libro in corso, fra i quali l'indice dei nomi<br />

e la correzione delle bozze e gli scrupoli dell'ultima ora danno<br />

tanto daffare. Ma io desidero ordinare le mie letture in questo<br />

periodo di mezzo riposo al fine del nuovo libro. Perciò è necessario<br />

avere presente un tema che possa attirarmi. Io vorrei scrivere, a<br />

modo mio, sulla Vita interiore. A modo mio, cioè non facendo<br />

un libro di ascetica o di precetti di ascetica, ma una specie di filo-<br />

sofia religiosa per laici. Te ne tornerò a scrivere » (lett. del 7,<br />

XI, '36).<br />

63. Cfr. L. S., La società ..., cit., prefazione alla prima edizione italiana,<br />

p. XI. I1 volume La vera vita. Sociologia del soprannaturale usci in italiano nel 1947<br />

presso le Edizioni di Storia e Letteratura, infine fu inserito neli'opera Omnia, nel<br />

1960, con una appendice di articoli a carattere spirituale (1925-1943). La prima copia<br />

del volume in italiano fu consegnata a Giuseppe De Luca, che era il fondatore delle<br />

Edizioni, dal fratello Luigi De Luca, proprietario deli'Istituto Grafico Tiberino, il<br />

5 maggio 1947. Citiamo dall'edizione del 1947.<br />

64. Cfr. L. S., La vera vita, cit., p. 10.<br />

65. Ibidem.


INTRODUZIONE LEI11<br />

Un'altra lettera di Luigi, datata 24 febbraio 1937, è impor-<br />

tante perché per la prima volta Sturzo precisa il titolo della nuova<br />

opera che si accinge a scrivere e perché mette in correlazione stret-<br />

ta la nuova idea con i due libri già scritti; il Saggio di sociologia<br />

e Chiesa e Stato: « I1 mio nuovo lavoro dovrebbe essere la con-<br />

tinuazione dei due precedenti. I1 Saggio di sociologia è stato il<br />

tentativo di precisare le leggi sociologiche naturali di una società<br />

umana ch'è stata chiamata a un fine soprannaturale. Chiesa e Stato<br />

è lo studio, sul piano storico, delle leggi di rapporto fra la società<br />

a fini terreni e quella a fini soprannaturali, il loro cozzo e i vari<br />

tentativi di coordinazione. Vita soprannaturale sarebbe (ancora in<br />

idea) lo studio delle leggi sociologiche e delle esperienze storiche<br />

nel piano spirituale della Grazia. Cosl completerei il mio pensiero,<br />

se Dio mi dà le forze e l'aiuto ». Nemmeno un mese dopo, Sturzo<br />

aveva già abbozzata l'introduzione e dimostrava di avere chiaro lo<br />

svolgimento del lavoro: « I1 mio punto di partenza è dato dalle<br />

conclusioni dei libri precedenti. I1 Saggio di sociologia finisce con<br />

l'appello che la vita sociale fa alla trascendenza; Chiesa e Stato<br />

con la constatazione che umanesimo e cristianesimo sono storica-<br />

mente inseparabili come natura e sopranatura. I1 terzo lavoro par-<br />

tirà (nell'intr~duzione già abbozzata) dal principio che non si dà<br />

in concreto una natura completa, perfetta, valevole ai fini dell'uomo,<br />

ma che elevata d'ordine soprannaturale, decaduta e restaurata, la<br />

natura è talmente legata al soprannaturale da non essere più auto-<br />

noma. Fuori della sintesi natura-sopranatura si avrà di qua la deca-<br />

denza, di là I'annichilazione. Tale sintesi è individuale-sociale<br />

(lett. del 16, 111, '37).<br />

I due fratelli non discussero a lungo questa volta, come invece<br />

era awenuto per le due opere precedenti; non mancarono, è vero,<br />

i fraintendimenti, ma senza conseguenze. Mario ricordava al<br />

fratello che la vita individuale e sociale di per sé « non appella il<br />

soprannaturale, ma il trascendente » e che la natura anche nel Cri-<br />

stianesimo resta sempre imperfetta « e sempre aspira a una per-<br />

fezione che in terra non si raggiunge »:


LxxIv INTRODUZIONE<br />

sostanza del discorso che aveva già tenuto con il fratello durante<br />

l'elaborazione delie altre opere: la società storica cristiana non è<br />

divisa in due società, una naturale, l'altra soprannaturale; era giusto<br />

rilevare e distinguere le due nature, con i loro caratteri e i loro<br />

limiti, « ma nel concreto individuale e in quello sociale, le due na-<br />

ture formano un'unica entità psicologica, morale e storica » 66. Emer-<br />

geva infine la medesima preoccupazione scientifica, che più volte<br />

aveva manifestato al fratello: « I1 separatismo intellettuale ci ha<br />

portato al naturalismo razionalista o al supernaturalismo fideista;<br />

quello pratico ci ha portati al laicismo di stato e alla religione della<br />

sacrestia e della chiesuola » (lett. del 6, IV, '37). Ma non chiedeva<br />

troppo Sturzo alla sociologia per superare il « separatismo intel-<br />

tuale » e pervenire a un nuovo storicismo, capace di unificare il<br />

contingente nell'assoluto? Ritornavano sempre i dubbi in Mario<br />

sulla tesi di Luigi che l'assoluto potesse storicizzarsi nel contingente;<br />

temeva anche che il fratello si lasciasse tentare da un linguaggio<br />

improprio, desunto da altre filosofie, come l'idealismo, quindi mo-<br />

tivo di equivoci e fraintendimenti.<br />

7 - Anche dopo la fine della « Rivista di autoformazione D,<br />

il carteggio degli Sturzo, come abbiamo rilevato, continuò ad essere<br />

fitto di domande, dubbi, problemi, giudizi su questo o quel per-<br />

sonaggio e continuò a conservare quella vivacità polemica, pro-<br />

dotto di una straordinaria tensione morale. La novità, da allora,<br />

era nel fatto che gli argomenti furono proposti da Mario non più<br />

in relazione a un articolo o a un libro di filosofia che avesse avuto<br />

in corso di preparazione: aveva abbandonato la causa del « neosin-<br />

tetismo » ovvero non ne parlava più, non aveva più il gusto dello<br />

speculare come già scrisse al fratello, non affiorò in lui più la preoc-<br />

66. Gianfranco Morra ha così sintetizzato la tesi sociologica sturziana della<br />

Vera Vita: « I1 soprannaturale, infatti, non è il solo fondamento della salvezza<br />

escatologica, ma anche la garanzia della sociologia critica, fondata sul rifiuto d'ogni<br />

progetto di perfezione politica o sociale. Lo stesso progresso, che è il fine sempre<br />

incompiuto di ogni azione umana nella storia, trova nel soprannaturale il suo ter-<br />

minus ad quem, che consente di valutare cosa, nel processo sociale, è stato posi-<br />

tivo secondo la legge del "moto verso la razionalità", che cosa, invece, appartiene<br />

anche al residuo irrazionale. I1 soprannaturale, in breve, è garanzia di libertà, di<br />

difesa dei diritti deli'uomo nei confronti dei totalitarismi di vario colore, ma tutti<br />

figli delia concezione panteistica e monopolistica della società o dello stato ».<br />

Dall'intervento alle « Tre giornate sturziane », cit., pp. 136-137.


INTRODUZIONE Lxxv<br />

cupazione di trovare una gnoseologia conciliabile con l'idealismo.<br />

Tuttavia, gli rimase il desiderio di discutere con il fratello, come<br />

anche di affrontare temi particolarmente gravi, che erano da con-<br />

giungersi con la sua attività pastorale. Non più un discutere, quin-<br />

di, in rapporto a un problema filosofico, ma nemmeno spirito di<br />

vaghezza spingeva Mario a intrattenere il fratello. La questione più<br />

grossa che discussero i due e che si prolungò per due anni fu il<br />

« mendacio ». Fu Mario ad avviare la polemica con la lettera del<br />

19 gennaio 1935: « Nelle serate di studio che da qualche tempo ho<br />

istituito tra gli oblati, i professori del Seminario e i seminaristi stu-<br />

denti di teologia e filosofia si è discusso il problema della menzo-<br />

gna ». Chiedeva Mario: si doveva stare con S. Agostino, che asseriva<br />

la menzogna non doversi dire mai o con S. Tommaso che ammetteva<br />

la « dissimulazione nei casi in cui debba custodirsi il segreto »?<br />

Mario affacciava qui la sua teoria, che il « mendacio » non è intrin-<br />

sicamente « malo », in ogni caso: « Per me - scriveva - la men-<br />

zogna è come l'omicidio. Questo è consentito nell'ingiusta aggres-<br />

sione però cam moderamine inculpatae tutelae; in altre parole, in<br />

date circostanze sociali, si sarebbe dovuto ammettere la menzogna<br />

quanto basti a custodire il segreto » (lettere del 19 gennaio e del 20<br />

febbraio 1935). A parere di Luigi, se si doveva ammettere, come<br />

voleva Mario, che le circostanze sociali erano da tenere presenti<br />

nella valutazione della menzogna, allora i casi dovevano estendersi<br />

oltre a quello del segreto: bastava pensare alla guerra guerreggiata,<br />

quando i rapporti sociali fra gli uomini sono rotti e diventano leciti,<br />

l'uccisione, l'inganno, la frode, la menzogna. « Gli atti immorali<br />

fuori dei fini della guerra restano immorali e proibiti ». In questi<br />

casi eccezionali rientravano lo spionaggio ordinario e militare, or-<br />

ganizzato dallo Stato, come anche le finzioni per sottrarsi alle per-<br />

secuzioni, pubbliche e private: « Riassumendo, - questo era il pen-<br />

siero di Luigi - io direi che sia sul piano della difesa sociale (poli-<br />

zia, magistratura, diplomazia, guerra), sia sul piano della difesa per-<br />

sonale (persecuzioni, vendette, aggressioni) i legami sociali sono<br />

attenuati e rotti e quindi il dovere-diritto alla verità come mezzo<br />

del vivere sociale sarebbe attenuato in proporzione » (lett. del lo<br />

IV, '35). La risposta di Luigi sembrò al fratello che autorizzasse<br />

a ritenere valida una distinzione fra menzogna formale e menzogna<br />

materiale, la prima si ha quando implica cognizione e volontà, la


Lxx'vI INTRODUZIONE<br />

seconda, quando colui che deve dare una risposta, ma al tempo<br />

stesso non deve rivelare il segreto, è costretto a mentire oppure a<br />

ricorrere alla restrizione mentale, che per Mario era uguale alla<br />

menzogna materiale, fatta di parole e a parola legata. Distin-<br />

zione e formule che non convincevano Luigi, il quale preferiva par-<br />

lare di ricorso a formule evasive od equivoche, come quelle ado-<br />

perate da S. Atanasio in un caso famoso. La discussione'andò avanti<br />

per mesi, senza mai attenuarsi, rivelando in Luigi una rigidità di<br />

cui Mario si stupiva e lamentava: la verità è che dietro la que-<br />

stione dell'ammissibilità o meno della menzogna materiale, Luigi<br />

avvertiva alla lontana il pericolo che si insinuasse la teoria del h e<br />

che giustifica i mezzi e che, dando il via alla restrizione mentale,<br />

si tornasie alla morale lassista del XVII secolo: « Tutta la que-<br />

stione della menzogna sta qua: - scriveva a Mario - essa è un'azione<br />

in sé completa e caratterizzata, è menzogna. Non può ammettersi<br />

che se detta per ottenere l'approvazione della riforma teresiana [la<br />

riforma del Carmelo patrocinata da S. Teresa] sarebbe lecita; se<br />

detta per comprare una casa, sarebbe illecita. Se fosse così il fine<br />

caratterizzerebbe la moralità del mezzo; il che è inaccettabile » (lett.<br />

del 13, 11, '36) 67.<br />

L'ultimo tema discusso nel carteggio fra i due fratelli riguardò<br />

il rapporto fra ascetica e mistica, tema che si ricollegava all'altro<br />

sull'intuizione e sul ruolo del « sacro D nella filosofia moderna, che<br />

fu dibattuto con particolare vivacità alcuni anni priina e che prese<br />

avvio, come si ricorderà, dalla valutazione dell'opera di Henri Bre-<br />

mond. La discussione, questa volta, trasse spunto dal volume di<br />

67. In altra lettera del 20 agosto 1936, Luigi ribadiva il suo pensiero: « La<br />

questione della menzogna utile per un nucleo sociale (anche per un ordine eccle-<br />

siastico) si confuse con il problema della ragion di Stato. Sotto I'idea di segreto di<br />

Stato, segreto diplomatico, segreto di polizia, segreto amministrativo, ecc. Tutta<br />

la questione è per me fino a quali limiti si può arrivare per salvare questi segreti.<br />

La non comunicabilità della verità non può mai divenire fabbrica di menzogna. Non<br />

si può &e che uno è onesto cassiere per nascondere il fatto che egli ha rubato<br />

la cassa pubblica. O arriviamo alle frasi d'uso, aile frasi evasive, owero cadremo<br />

neiia restrizione mentale: non vedo via d'uscita ». In un'altra sua lettera Sturzo<br />

accennò brevemente d'uso che fece delia « restrizione mentale » nel passato, un<br />

uso limitato, tuttavia sempre a lui ripugnante: «Fin oggi specialmente nel difficile<br />

periodo deiia mia attività passata, ho seguito sempre la teoria della restrizione, per<br />

quanto mi ripugnasse, solo per un apprezzamento riflesso, dato il peso deli'autorità<br />

che la suffraga ». L'autorità alla quale si riferiva Sturzo era naturalmente S. Tom-<br />

maso (lett. del 21, IV, '36).


INTRODUZIONE LWI I<br />

Garrigou-Lagrange sulle tre età della vita spirituale, nel quale il ve-<br />

scovo di Piazza Armerina aveva trovato conferma in quanto aveva<br />

già scritto nella lettera pastorale Suggerimenti sul modo di fare la<br />

orazione: che l'asceticn e la mistica non sono separabili, ma costitui-<br />

scono « un sol corpo in due stadi » (lett. dell'8, VII, '37)' tesi che il<br />

fratello non condivideva. « Io parto da un altro punto - gli scriveva<br />

Luigi (lett. del 14, VII, '37) - che l'ascetica in genere (non la cri-<br />

stiana in ispecie) ha per suo fine la formazione della personalità o di<br />

una personalità determinata, per la correzione degli istinti vigorosi o<br />

contrari al fine voluto. In quanto tale non ha rapporto alla mistica,<br />

tranne che la mistica non sia implicata alla formazione della per-<br />

sonalità, allora sarebbe mezzo volontariamente ordinato a questo<br />

fine. L'ascetica cristiana è pure ordinata alla conquista di Dio e<br />

ogni conquista di Dio (per la grazia) è uno sviluppo mistico. Vorrei<br />

su ciò il tuo pensiero ». Ma il suo pensiero Mario lo aveva già<br />

espresso nella lettera citata dell'8 luglio, lo ribadiva nelle succes-<br />

sive: l'ascetica essere sostanzialmente funzionale alla mistica. Luigi<br />

invece escludeva che ascetica e mistica fossero gradi di un solo<br />

processo spirituale. L'ascetica era vista da lui come « esercizio per<br />

l'acquisto di un abito », come « purificazione per la vita dello spi-<br />

rito ». C'era pertanto un'ascetica naturale, potremmo dire laica<br />

(quella dello scienziato per la legge), l'ascetica stoica, quella musul-<br />

mana o buddista, ecc. (lett. del 28, VII, '37). Ma su questo punto,<br />

sulle diverse ascetiche e sull'ascetica come base della mistica, l'in-<br />

tesa fu presto raggiunta fra i due fratelli, non così sulla sistema-<br />

zione filosofica della mistica, una questione che si dirama logica-<br />

mente dalla precedente, che a sua volta richiama la discussione sul<br />

« sentimento religioso » di Bremond. Mario ricordava, secondo la<br />

dottrina comune, che l'anima, essendo unita al corpo, non poteva<br />

avere per natura la cognizione strettamente intuitiva di Dio, ma<br />

solo discorsiva; « ora - spiegava al fratello - viene la mia teoria che<br />

ammette come supremo grado d'unione mistica la intuizione di Dio,<br />

recante, come fatto naturale, l'alienazione dai sensi. Se questa man-<br />

ca, non si parli d'intuizione pura, ma di visioni o d'altre grazie<br />

(lett. del 16, XI, '38). I1 punto di divergenza era nel dubbio che<br />

nutriva Luigi che fosse possibile l'alienazione dai sensi, anzi che<br />

questa fosse una condizione necessaria organica per aversi l'intui-<br />

zione di Dio. Ma poteva ammettersi « la sospensione di tutta la


LxxvIII INTRODUZIONE<br />

vita cognoscitiva che derivi dai sensi (esterni ed interni) e affetti<br />

la normale intellezione D? Luigi Sturzo guardava con diffidenza<br />

alla tesi che Mario derivava da S. Agostino, sulla « dissociazione D,<br />

tesi che definiva « separatista » (lett. del 30, XI, '38). C'era in Luigi<br />

una impossibilità naturale, di capire l'alienazione dei sensi ovvero<br />

la dissociazione fra anima e corpo nella comunicazione mistica con<br />

Dio: « Non si può concepire il composto umano che sinteticamente.<br />

Se la funzionalità di un organo o complesso di organi è sospesa a<br />

vantaggio di altri, ciò è insito all'economia del composto e non è<br />

affatto una dissociazione. Per mio conto non ammetto la possibilità<br />

dei concetti puri senza qualsiasi aiuto sensibile. Per me ogni con-<br />

cetto si incarna. Quindi io sono per la impossibilità naturale della<br />

intuizione pura di Dio » (lett. del 7, XII, '38). Per cui non' di<br />

dissociazione, non di disintegrazione organica del composto si trat-<br />

tava, ma di integrazione della facoltà superiore, sulla scorta del pen-<br />

siero del teologo gesuita de Guibert, finissimo storico della spiri-<br />

tualità ignaziana: « purificazione spirituale (e anche corporale per<br />

l'ascesi e la notte dei sensi) per arrivare ad una intuizione pura<br />

di Dio (qui oscura, transitoria, ma immediata) se a Dio piace con-<br />

cederlo. È il peccato e le sue conseguenze che vanno eliminate in<br />

questo processo mistico, non mai il corpo, che resta sempre sulla<br />

terra, integrante la nostra personalità, anche negli stati mistici<br />

[stessa lettera1 a.<br />

68. In più passi delle sue lettere, Mario confermava la sua tesi della necessità<br />

della dissociazione di anima e corpo per aversi l'intuizione di Dio: « Se la sensibilità<br />

non è del tutto sospesa, l'anima non può esercitare il suo potere intuitivo puramente<br />

spirituale » (lett. del 9, XII, '38); « Io ritengo che in questi stati i mistici<br />

conoscano con lo spirito, cioè con l'anima, senza alcun concorso delle facoltà sensitive,<br />

né delle facoltà intellettive sorrette dai fantasmi, ma dalle facoltà intellettive<br />

pure da ogni corporale contagio » (lett. del 10, VI, '39). Ma Luigi, in una deile<br />

ultime lettere del carteggio, ribadiva il suo pensiero: « Io non arrivo a comprendere<br />

una vera dissociazionc delle facoltà dell'anima dai sensi, che non sia una dissociazione<br />

dell'anima stessa » (lett. del 23, 111, '40).<br />

Tutte le opere maggiori di Luigi Sturzo, soprattutto La vera vita, sono invece<br />

pervase daiia convinzione che per aversi la intuizione pura di Dio non sia necessaria<br />

la dissociazione dal corpo, come non & necessario che ogni santo sia un mistico.<br />

Una scelta dei pensieri religiosi di Sturzo su mistica, ascesi e santità è stata fatta<br />

da: F. D'AMBROSIO, Pensieri religiosi di Luigi Sturzo, La Nuova cultura editrice,<br />

Napoli 1969.


INTRODUZIONE LnIx<br />

8 - Nel carteggio c'è posto anche per un'opera molto diversa<br />

da quelle di filosofia e sociologia, che impegnarono per parecchi<br />

anni i fratelli: Il Ciclo della Creazione, Tetralogia cristiana, poema<br />

drammatico in un prologo e quattro azioni, che vide la luce a<br />

Parigi, nel 1932, presso la Librairie Bloud et Gay, con una<br />

prefazione di Maurice Vaussard. A Luigi era tornata quella<br />

passione drammatica che aveva vissuto in giovinezza, quando<br />

scriveva poesie e commedie, come La Mafia, per i suoi seminaristi e<br />

giovani amici democristiani di Caltagirone. Sturzo ha sempre<br />

creduto di avere scritto una grande e bella opera, degna di essere<br />

musicata e di essere portata sulle scene. Ancora prima di pervenire<br />

alla stesura definitiva del poema, Sturzo consegnò il manoscritto<br />

a Benedetto Croce approfittando del fatto che il filosofo napoletano<br />

si trovava a Londra per il congresso di filosofia, che si tenne a<br />

Oxford dal lo al 3 settembre 1930. L'episodio è stato narrato dal<br />

filosofo napoletano nel suo scritto sui: Era allora [Sturzo] -<br />

raccontò - tutto preso, negli sforzati ozii dell'esilio, in un suo poema<br />

drammatico: Il ciclo della creazione, che avrebbe desiderato per mio<br />

mezzo pubblicare in Italia, il che se anche gli fosse riuscito di fare,<br />

ne sarebbe venuto come conseguenza che i suoi versi (è così facile dir<br />

male o parodiare i versi, anche buoni) sarebbero stati chiassoso ludi-<br />

brio di tutti i giornali. Quando me ne fece leggere la prima parte<br />

in cui si rappresentava la zuffa degli angeli ribelli, destinati a diven-<br />

tar diavoli, con gli angeli fedeli, gli dissi: "Don Sturzo, non vi pare<br />

che i vostri angeli ribelli dicano parole e formule ed emettano gridi<br />

assai fascistici, che pare strano che già risonassero, in tempi così<br />

remoti, prima della creazione del mondo?". Ed egli rise ed ammise:<br />

"La lingua batte dove il dente duole" » *.<br />

Sturzo pubblicò due anni dopo, il Ciclo della Creazione a Pa-<br />

rigi in lingua italiana; ne inviò copia a Croce, tramite il conte<br />

Sforza, con una sua lettera di accom<strong>pag</strong>namento. « La mia, - scri-<br />

veva Sturzo - è certo, un'opera religiosa nel senso più schietto della<br />

parola. Ma non è, come potrebbe credersi, un Mistero [...l. È, in-<br />

vece, una traduzione subiettiva e personale, e quindi emotiva e<br />

lirica, della vita cosmica e religiosa » 'O. Nella lettera Sturzo pregava<br />

69. L'episodio di Esuli è riportato da F. BATTAGLIA, op. cit., pp. 134-135.<br />

70. La lettera di Sturzo a Croce, datata lo settembre 1932 su carta intestata<br />

Hotel de YAvenir, 65, me Madame, Paris, in F. BATTAGLIA, OP. rit., p. 143.


L= INTRODUZIONE<br />

Croce di leggere la scena del Filosofo: « Quando la scrissi pensai<br />

al suo atteggiamento e alla sua figura nella presente situazione » 71.<br />

Quando Luigi Sturzo, rientrato oramai dall'esilio, seppe della<br />

versione che Croce aveva dato della conversazione londinese n, con<br />

grande signorilità non volle entrare in polemica, ma la contestò in<br />

una lettera riservata che inviò all'amico Massimo Petrocchi, figlio<br />

di Giuseppe, uno dei più affezionati e stimati popolari. I1 ricordo di<br />

71. La parte seconda del poema, intitolata L'Anticristo, si apre difatti con la<br />

scena del Filosofo, il quale, sollecitato a cedere de lusinghe del «nuovo Nume »,<br />

così risponde: « Il sangue umano i fiumi - tinge e le valli inonda. - Qual diritto<br />

egli invoca - se non se stesso? E a miiie mille gemono, - nelle aspre prigioni e<br />

nelle isole, - rocce oscure vulcaniche - dal sol bruciate, - nell'arsura perenne i suoi<br />

nemici ». AU'amico che gli chiede che cosa speri di ottenere con il suo atteggiamento<br />

di rifiuto, il Filosofo replica: « È il suo [del nuovo Nume] poter menzogna, -<br />

menzogna il don di giovinezza e i riti - del culto, egli stesso è menzogna - Ch'io lo<br />

possa gridare - non agli uomini vili, - agli ingordi deil'oro, - ai macchiati di fango; -<br />

ma gridarlo da illusa gioventù, - che inneggia gaia e spensierata al nuovo - sole<br />

e l'adora ». Guardando poi alla gioventù festosa, che passava per la strada, il Filosofo<br />

commenta: « Essi ignorano il dono - sacro, divino - di libertà; essi non<br />

han provato - le gioie del sapere; - l'intimo gaudio della verità. - Essi son nelle tenebre;<br />

- le tenebre coprono il mondo ». E evidente che il « nuovo Nume » doveva<br />

corrispondere al tiranno owero a Mussolini, se il Filosofo doveva corrispondere a<br />

Benedetto Croce. Cfr. L. STURZO, Il Ciclo della Creazione, cit., pp. 215-218, cfr. la<br />

lettera di Sturzo a Croce, cit.<br />

72. Benedetto Croce ricordò l'incontro con Luigi Stuno al congresso filosofico<br />

di Oxford e la sua conversazione sul Ciclo della Creazione in una breve recensione,<br />

comparsa in un numero della « Critica » del 1950, del volume di MASSIMO<br />

PETROCCHI, Miti e suggestioni nella storia europea, Firenze, Sansoni, 1950. In<br />

questo volume di curiosità storiche, il Petrocchi dedicava sette <strong>pag</strong>ine al pensiero<br />

di Sturzo sulla storia, come confutazione dello storicismo, procurandosi i commenti<br />

ironici di Benedetto Croce, che scriveva essere quelle di Stuno pure « escursioni<br />

», « dilettamenti di chi si riposa dalle fatiche di una sua opera pratica ». E<br />

a questo punto, riportava l'episodio delle battute intercorse fra lui e Sturzo sul<br />

Ciclo, ricostruzione che lievemente differisce da quella deil'inedito Esuli, riportato<br />

da F. Battaglia: « e io ricordo - scriveva Croce - che quando egli [Sturzo]<br />

a Londra, esule, mi &e a leggere il prologo del suo dramma Il ciclo della Creazione,<br />

gli feci osservare, dopo la fatta lettura, che mi pareva che i suoi Angeli ribelli, seguaci<br />

di Lucifero, parlassero in un tono un po' troppo simile a queiio dei giornali<br />

fascisuci. Egli mi rispose: - che cosa farci? La lingua batte dove il dente duole -<br />

E io gli replicai: - Sì, ma addirittura prima deiia creazione del mondo ... - Con<br />

questi ricordi in mente non può farmi altro che piacere di leggere ciò che don<br />

Sturzo scrive intorno alla storia; ma l'autore aveva il dovere di ricorrere ad altre<br />

autorità in questa materia », La nota di Croce fu poi ristampata in B. CROCE, Terze<br />

<strong>pag</strong>ine sparse, Bari, Laterza, 1955, pp. 111-113. Ci sembra un di più, tanto n2<br />

l'owietà, ché i cosiddetti « dilettamenti » storici di Stuno non presumevano di<br />

avere alcuna autorità accademica, nascendo dal vivo di una esperienza civile e p*<br />

litica, nel cuore del dramma europeo degli anni Trenta, esperienza certamente diversa<br />

da quella, se si vuole, più solenne e distaccata del filosofo napoletano.


INTRODUZIONE m1<br />

Croce, scrisse Sturzo, non era esatto: « A parte l'equivoco assai<br />

facile tra il Prologo "la Creazione", e la la Azione, "Gli Angeli",<br />

la conversazione cadde su altro tema: se il "Mistero cristiano" po-<br />

teva essere materia di opera d'arte; e qui tornò in ballo il "roman-<br />

zo teologico" della Divina Commedia. Altro rilievo: la poesia ita-<br />

liana ha un suo linguaggio letterario che deriva da Petrarca; mentre<br />

quello di Dante, linguaggio letterario e sciolto, non ebbe seguito.<br />

Come e perché Croce abbia l'impressione di aver notato che i miei<br />

angeli del lato luciferiano [sicl parlassero come i giornali fascisti<br />

(cosa che nessuno troverà esatta), non riesco a rendermene conto.<br />

Può darsi che Croce non ricordasse bene una mia lettera con la<br />

quale gli inviavo copia del Ciclo, e pregavo di leggere il dialogo<br />

tra il Filosofo e l'amico nell'Apocalisse (che egli non aveva letto)<br />

dicendo di averlo scritto pensando a lui. In quella <strong>pag</strong>ina non gli<br />

angeli fascisti, ma ci è il pensatore che invoca la libertà; l'allusione<br />

è chiara » n. Due versioni diverse della conversazione londinese:<br />

come che sia, è evidente che Croce dette un giudizio negativo sul<br />

Ciclo della Creazione. Prevalse su di lui l'impressione di un eccesso<br />

di politicizzazione? (gli angeli ribelli che emettevano gridi fasci-<br />

stici). C'è quel riferimento di Sturzo all'altro argomento della con-<br />

versazione - se il Mistero cristiano poteva essere materia di opera<br />

d'arte - che potrebbe aiutarci a capire meglio il senso del suo poema<br />

e le critiche di Croce.<br />

Scrisse Vaussard nella prefazione che Sturzo tentò di offrire<br />

a un musicista di genio il tema di una tetralogia più universale di<br />

quella di Wagner 74. Naturalmente, come aveva fatto per gli altri<br />

73. La lettera di Sturzo a Massimo Petrocchi, datata Roma 3 ottobre 1951,<br />

è conservata fra le Carte di Giuseppe De Luca. Nella lettera Sturzo aggiunse il se-<br />

guente post-scriptum: « Ti prego di non pubblicare la presente, ma di tenerla fra<br />

le tue carte ». Stuno chiaramente non desiderava suscitare polemiche suli'episodio<br />

londinese. Fra l'altro, dalle affermazioni di Croce sul suo poema non si ritenne pun-<br />

to offeso, tanto che nella stessa lettera, a chiusura, scrisse: «Ti scrivo ciò per la<br />

esattezza di una grata conversazione dell'esiliato con una persona stimata (a parte le<br />

differenze di idee) quando i contatti sono cercati per conforto reciproco neii'amore<br />

della patria e della verità D.<br />

74. L. S., I2 Ciclo della Creazione. Tetralogia cristiana, Librairie Bloud et Gay,<br />

Paris 1932, p. VII. Nella recensione che Barbara Barday, scrittrice e preziosa col-<br />

laboratrice di Sturzo, scrisse sul Ciclo della Creazione possiamo più chiara-<br />

mente cogliere l'intento ambizioso deii'autore: « Sa [di Stuno] pensée plus intime,<br />

le fond de son inspiration, se faisait jour en lui parfois, mais restait sans expression.<br />

Et ce qui donne au Cycle de la Création un intértt tout spécial, c'est que dans ce


LmII INTRODUZIONE<br />

suoi lavori, Luigi sottopose all'esame del fratello il testo della<br />

Tetralogia cristiana, ancora manoscritto: « Quando riceverai la T'e-<br />

tralogia cristiana - scriveva al fratello - ti prego di leggerla e di<br />

scrivermi non solo le tue impressioni, ma le tue critiche. Bada<br />

che si tratta di un testo provvisorio, come è messo in calce. Non<br />

c'è fretta » (lett. del 24, I, '30). Luigi non pensava, al principio,<br />

alla possibilità di musicare il poema, almeno la cosa non lo interes-<br />

sava ancora: « Circa la Tetralogia cristiana non mi interessa affatto<br />

la questione del musicista. È difficile che ci si riesca, e forse è meglio<br />

che resti quel che è » (lett. del 15, V, '30). Mario fece pervenire<br />

al fratello le sue osservazioni sul poema e sembra che Luigi ne<br />

abbia tenuto conto: « Tengo conto delle osservazioni che fai » (lett.<br />

del 22, V, '30) ". Appena qualche giorno dopo, e già Luigi sembra<br />

inclinare all'idea di cercare il musicista; pensa a Lorenzo Perosi:<br />

l'opera « può avere le due caratteristiche di dramma sacro e di ora-<br />

torio; e se avrà buona musica, potrà divenire un numero costante<br />

nelle esecuzioni del periodo della Passione e Settimana Santa. Come<br />

penso a Perosi! che peccato la sua malattia » (lett. del 25, V, '30).<br />

Da questo momento incominciò la ricerca del musicista, di cui<br />

abbiamo già scritto nella già citata biografia di Sturzo ". I1 musicista<br />

occorreva anche per cinematografare il poema, come a un certo pun-<br />

to si prospettò a Sturzo. Dopo diversi sondaggi, l'accordo fu rag-<br />

giunto con Darius Milhaud, il quale si era già cimentato in p~~rtiture<br />

politonali, adatte al Ciclo della Creazione. Ora il carteggio ci dice<br />

qualcosa che non sapevamo ancora: che Milhaud arrivò a musicare<br />

poème i'auteur se révèle tout entier, jetant son trésor à pleines mains à la foi<br />

philosophe, artiste, théologien et mystique [...l. Le sous-titre, Tétralogie chréfienne,<br />

montre bien que l'idée de la Tétralogie de Wagner n'était pas loin de la pensée de<br />

son auteur. Ce fut en effet en entendant cette oeuvre magistrale, qui touche à de<br />

telles profondeurs et ouvre de si vaste apercu, que l'idée lui vint d'une tétralogie<br />

plus vaste encore, plus profonde, plus vraie, qui serait fondée non sur une mythologie,<br />

viciée par le culte de la force, mais sur la genèse et i'eschatologie chrétienne.<br />

C'est son espoir de voir surgir un grand musicien, un Wagner de nos jours, qui<br />

saurait la revetic de musique; mais le sens de la musique pénètre la conception<br />

meme du poème ». Cfr. BARBARA BARCLAY CARTER, Le Cycle de la Création, in « La<br />

Vie Inteiiectuelle », n. 3, 10 febbraio 1933, pp. 483-489.<br />

75. Neiia stesura del poema Sturzo non riversò su Eva tutta la responsabilità<br />

del peccato originale. Rispondendo probabilmente a un'osservazione del fratello<br />

scriveva: «In genere a me ripugna dare tutta la responsabilità a Eva (com'è tradizione<br />

moralistica dei padri) e diminuire quella di Adamo » (lett. del 27, X1, '30).<br />

76. G. DE ROSA, OP. cit., pp. 375-379.


INTRODUZIONE LxxxIII<br />

il prologo, Angeli e Adamo, che rappresenta più di un terzo del<br />

poema e che Sturzo ne ascoltò al piano, eseguita dallo stesso Mil-<br />

haud, l'esecuzione: « In questi giorni è stato qui il musicista Darius<br />

Milhaud, che ha finito di scrivere la musica per il prologo, Angeli<br />

e Adamo. Mi ha fatto sentire al piano la primizia. Ci sono cose<br />

bellissime, altre mi sono rimaste oscure, ma tornerò a sentirle tra<br />

poco. La musica sarà pronta in marzo, ma è difficile trovare i mezzi<br />

per una esecuzione. I monaci dell'abbazia di Einsiedeln avrebbero<br />

proposto di eseguire l'opera all'aperto nel piazzale della Badia,<br />

ma ciò sarebbe impossibile per ragioni acustiche » (lett. del lo,<br />

111, '35).<br />

I tentativi per eseguire il dramma di Sturzo continuarono an-<br />

cora per diversi anni, senza esito, per difficoltà economiche n. Rap-<br />

presentare con la musica un'opera del genere non era impresa da<br />

poco. Sturzo era molto affezionato al suo progetto, lo seguiva amo-<br />

revolmente e con costanza. Confessava al fratello Mario: « Solo<br />

prego Dio che non lasci inutile voce di fede la mia, essendo stata<br />

per me un mezzo di esprimere tutti i miei sentimenti religiosi di<br />

timore amore adorazione a Dio » (lett. del 13, IX, '32).<br />

Si pensò anche a una trascrizione cinematografica della Tetra-<br />

logia sturziana sempre con la musica di Milhaud. Chi prese a cuore<br />

la cosa fu Filippo Del Giudice, amico di Sturzo, affettuosamente<br />

chiamato Del, divenuto abile produttore cinematografico, managing<br />

director della Two Cities films Ltd. Ma le cose andavano per le<br />

lunghe, anche per una serie di complicati problemi contrattuali.<br />

Rientrato in Italia dall'esilio, le speranze di Sturzo, come risulta<br />

dalla corrispondenza scambiata con la sua segretaria a Londra,<br />

Bertha Pritchard, incominciarono ad affievolirsi, finché non se ne<br />

parlò più.<br />

Ma se il dramma di Luigi Sturzo con la musica di Milhaud non<br />

poté essere rappresentato, né trascritto in film, doveva però esiste-<br />

re la partitura di Milhaud, ed è questa la novità rivelataci dalle<br />

lettere. Quando mi occupai la prima volta della vicenda del Ciclo<br />

della Creazione, nella biografia che scrissi di Sturzo, ero convinto<br />

che la partitura non fosse stata ultimata e che forse sarebbe stato<br />

77. Ancora il 4, VI, '35 Luigi scriveva: « Non ti ho più scritto delia Teira-<br />

logia, perché le difficoltà economiche sono insormontabili. La musica del Prologo,<br />

Angeli, Adamo è pronta ed è bella; ma ... P.<br />

/


LxxxIv INTRODUZIONE<br />

impossibile recuperarla. Messo sull'awiso da quanto Luigi scriveva<br />

al fratello - che Milhaud aveva suonato al pianoforte, nella sua casa<br />

di Londra, la musica per Il Ciclo della Creazione - ripresi le ricer-<br />

che e questa volta, con l'aiuto del prof. Antonio Braga 78, biografo<br />

di Milhaud, ha potuto accertare che la partitura non è andata smar-<br />

rita, esiste, conservata a Parigi dalla vedova di Milhaud, signora<br />

Maddalena. Al recupero si è pervenuti proprio alla vigilia della<br />

stampa di questo carteggio, per cui si è potuto darne solo una rapida<br />

informazione. È indubbiamente eccezionale questo incontro fra un<br />

musicista moderno, raffinato, fra i primi e forse il primo ad ado-<br />

perare la politonalità, sempre legata al testo e alla forma drarnma-<br />

tica, e un uomo, come Luigi Sturzo, politico di razza, fondatore di<br />

un grande partito di massa, sociologo e storico, che non aveva sino<br />

ad allora tenuto alcun rapporto con il mondo dei musicisti, e a<br />

quel livello. Forse l'incontro dei due fu favorito da una loro affinità<br />

di uomini del Sud, essendo nato Milhaud ad Aix en Provence: della<br />

sua musica, per altro, si è detto che aveva un'espressività « medi-<br />

terranea ». Può anche essere awenuto che Milhaud sia stato sug-<br />

gestionato dal tema biblico, lo stesso che l'aveva attratto verso le<br />

opere di Paul Claudel. Comunque sia, è oggi certo che la partitura<br />

esiste e che può essere eseguita 79.<br />

C'è un nesso fra il Ciclo della Creazione e la riflessione storico-<br />

sociologica di Luigi Sturzo, come l'abbiamo conosciuta attraverso<br />

il carteggio? Alla domanda dette una risposta in una lettera al fra-<br />

tello, che gli aveva chiesto spiegazione proprio sul titolo e sulla<br />

necessità o meno di conservare il Prologo: « Non credo poter sop-<br />

primere il Prologo - scriveva -. Sento che nell'economia del lavoro<br />

si deve cominciare e finire con Dio. La creazione non può mancare.<br />

78. Antonio Braga, che fu amico e allievo di Milhaud, ha cosl scritto a proposito<br />

del dramma di Sturzo: « Un'altra opera biblica per la scena fu Il Ciclo della<br />

Creazione su testo di don Luigi Sturzo. La partitura non è stata, sin oggi, rappresentata<br />

». Cfr. ANTONIO BRAGA, Darius Milhaud, Edizioni Federico e Ardia,<br />

Napoli 1969, p. 106. Sulla base di questa indicazione mi misi alla ricerca della<br />

partitura.<br />

79. P. Collaer riporta la partitura come opera 139, 1935, i, Cycle de la<br />

Création (Dom Luigi Sturzo). L'opera è catalogata come « musique de scène » e si<br />

dà, come data il <strong>1934</strong>, luogo, Aix en Provence, composta per « 2 flfites, 1 hautbois,<br />

2 clarinettes, 2 bassous, 1 cor, 2 trompettes, 1 trombone, 1 tuba, timbales, batterie,<br />

harpe, cordes D. Cfr. P. COLLAER, Darius Milhaud, nouveile édition révue et augmentée,<br />

Editions Slatikine, Genève-Paris 1982, p. 522.


INTRODUZIONE m<br />

Perciò l'ho chiamata Ciclo della Creazione da Dio a Dio. È la linea<br />

del mio storicismo trasportata nel ciclo cosmico-angelico-umano<br />

(lett. del 29, XI, '32).<br />

Croce, quando lesse il poema di Sturzo nella prima stesura,<br />

esatta o meno che fosse la sua battuta sul linguaggio fascistico degli<br />

angeli ribelli, non vi trovò poesia. Era la sola chiave di lettura che<br />

avrebbe potuto adoperare: non aveva orecchio per gli aspetti teo-<br />

logici e mistici che sono invece presenti, dal Prologo al Giudizio,<br />

e che invece erano fondamentali per Luigi. Riuscire a scrivere un<br />

poema ispirato e di alta poesia a Sturzo, con ogni probabilità, inte-<br />

ressava meno che esprimere la propria « voce di fede » in termini<br />

simbolici. E nel suo simbolismo c'era un Giudizio finale molto<br />

diverso da quello deli'Apocalisse giovannea: né fuoco, né sconvol-<br />

gimenti cosmici, ma una luce folgorante, di natura mistica, che san-<br />

zionava la vittoria defìnitiva del Bene sul Male, e la rivelazione del-<br />

l'altra vita. Preziosa, sotto questo punto di vista, la spiegazione che<br />

dette al fratello di questo finale luminoso del mondo: « Oggi ho<br />

ripreso in mano la Tetralogia. A me sembra che tutte le altre azioni<br />

sono in funzione dell'ultima; e quindi occorre rifarsi da questa. Pri-<br />

ma di rivedere la concezione estetico-drammatica occorre riesaminare<br />

la sostanza mistico-teologica, A me sembra che la fine del mondo<br />

non possa concepirsi come un evento storico che metterebbe fine<br />

alla storia; né come un processo fisico-cosmico che metterebbe fine<br />

alla vita; né come un atto negativo della Divinità, che distrugge-<br />

rebbe la sua creazione; ma solo come un'epifania mistica, cioè<br />

il culmine della lotta fra il male e il bene, e il loro coronamento<br />

di giustizia e di rivelazione dell'altra vita. Proprio come è dato dal<br />

Nuovo Testamento nel suo doppio carattere escatologico e simbo-<br />

lico. Ciò posto, non mi sembra che si possa sfuggire d'elemento<br />

simbolico, comunque concepito, e alla accentuazione della lotta del<br />

male, che è più terrenamente sensibile e quindi più rappresenta-<br />

bile, mentre il bene si presenta come elemento di contrasto, di ten-<br />

denza e di sopravvento finale » (lett. del lo, VIII, '30). Anche nella<br />

visione finale, dunque, Sturzo si mantiene coerente con il suo me-<br />

todo di indagine e con quella sua idea, che mantenne sempre viva<br />

nelle discussioni con il fratello, dell'importanza della funzione della<br />

mistica come via per arrivare a Dio, per mi la iine del mondo gli<br />

appare come un'epifania mistica, come visione ed esaltazione cioè


LmVI INTRODUZIONE<br />

della sconfitta definitiva del male e trionfo della giustizia. Non c'è,<br />

insomma, una fine storica, databile, un'apocalisse preannunciata da<br />

particolari segni fisico-cosmici; essa arriva attraverso la progressiva<br />

illuminazione mistica, che squarcia l'oscurità che grava sul mondo.<br />

Il suo simbolismo non è né onirico né fantastico, ma, come si espri-<br />

me, terrenamente rappresentabile. In altra lettera, di poco succes-<br />

siva, Luigi risponde così a una richiesta di chiarimento del fratello:<br />

« Tornando al tema: escludo che la fine del mondo possa concepirsi<br />

come un evento storico, né come un processo fisico-cosmico, né<br />

come un atto negativo deila Divinità. Come ti scrissi, io credo che<br />

debba concepirsi quale il culmine della lotta fra il bene e il male,<br />

e la finale prevalenza del bene. Tu, invece, a quel che posso dedur-<br />

re, riporti la fine del mondo sul piano storico. Che cosa sarebbe<br />

l'attività di Elia verso l'ordine e la normalità se non storia? Invece<br />

per me Elia è I'annunziatore della catastrofe e quindi nel regno del<br />

mistero e del simbolo fuori della storia. Così tu dici: "Elia non rie-<br />

sce perché è la fine". L'idea di riuscire è storia, dinamica, volitiva,<br />

umana, la fine è statica, fatalistica, non umanamente volitiva, perché<br />

divina. Dato il tema della fine, non possono concepirsi che due epi-<br />

fanie: il massimo del male (l'anticristo) e il massimo del bene (i tre<br />

vegli, la domanda di perdono della folla, la giustizia divina - com-<br />

pimento dell'opera di redenzione). Fuori di questi termini, io non<br />

vedo una esatta concezione teologica della fine del mondo, ma un<br />

contrasto fra la storia che deve continuare e la fine che sopprime<br />

la storia, e questo non è concepibile » (lett. del 12, VIII, '30) 80.<br />

80. Le discussioni sul Ciclo della Creazione e sulla fine del mondo si intreccia-<br />

no con quelle suila via o sulle vie per arrivare all'Assoluto, che Luigi ebbe con il<br />

fratello neli'ultimo anno di vita della « Rivista di autoformazione ». Le discussioni<br />

presero spunto da due postille che Luigi redasse sul tema dell'Assoluto in pole-<br />

mica con gli idealisti: « quando gli idealisti concepiscono lo Spirito come l'asso-<br />

luto che si realizza, fanno una mistura di processo e di attualizzazione, c'è con-<br />

tingenza, limite, relatività; e non può esserci insieme l'Assoluto che come tale nega<br />

ogni processo, ogni limite, ogni contingenza ». (Cfr. S. S., Il relatiuo in funzione del-<br />

Z'Assoluto e ZI puro Assoluto, in « Rivista di autoformazione », luglio-agosto 1930,<br />

fasc. 4, pp. 240-244; novembre-dicembre 1930, fasc. 6, pp. 319-326). Conformemen-<br />

te aiie sue convinzioni, che già manifestò al fratello Mario a proposito delle cor-<br />

renti intuizionistiche e del ruolo del « sacro », Luigi vi sosteneva l'importanza<br />

della mistica, come sforzo, processo di « avvicinamento e quasi una partecipazione<br />

dell'Assoluto, che attraverso i valori di verità e di bene si mette in comunicazione<br />

con noi » (cfr., Il relativo in funzione deli'Assoluto, cit., p. 244). Ma quante vie<br />

bisognava ammettere per arrivare alla scoperta dell'Assoluto? Questa era la do-<br />

manda di Mario: « Circa poi l'altra questione - rispondeva Luigi - se sia, cioè,


INTRODUZIONE m 1 1<br />

I1 diverso modo di valutare la poesia religiosa fra Croce e<br />

Sturzo si può leggere in alcune lettere. Sturzo, che era un attento<br />

lettore della « Critica », trovò questo giudizio del filosofo napole-<br />

tano: « [ ... 1 la religione, contrariamente a quel che taluni si piac-<br />

ciono di asserire, non solamente non è poesia (evidentemente perciò<br />

stesso che è religione), ma non si porge docile alla poesia e tale non<br />

diventa se non umanandosi ossia andando a sperdere sé medesi-<br />

ma [...l. Nonostante la pia unzione e le artificiose esaltazioni, la<br />

poesia che regna nel nostro ricordo e vive nella nostra coscienza,<br />

non s'inizia con i libri della Bibbia (dove certamente non si vuol<br />

negare che ve ne siano sparsi tratti), ma con i poemi omerici, di<br />

quell'omero tanto poco religioso quanto Guglielmo Shakespea-<br />

re » 'l. Letto l'articolo, Luigi lo commentò così al fratello: « Ho<br />

letto in "Critica'' La poesia e la letteratura: mi è piaciuto per vari<br />

motivi, ma non posso accettare quel che dice a <strong>pag</strong>. 434, sulla<br />

poesia religiosa e la Bibbia. L'errore è che se umanizzata (egli dice<br />

umanata) perde la natura religiosa: invece intanto può essere poesia<br />

(o musica, pittura, etc. sacra) in quanto è insieme religiosa ed uma-<br />

na » (lett. del 15, XII, '35). In una lettera successiva, in polemica<br />

con il fratello che difendeva il concetto di poesia in Croce, Luigi<br />

ribadiva il suo punto di vista, aggiungendo che se si fosse accettato<br />

il giudizio di Croce, « si dovrebbero annullare tutte le opere d'arte<br />

religiosa, le chiese stesse, le pitture e sculture, etc. E assurdo, al<br />

contrario si deve conchiudere che la religione divenendo poesia si<br />

umanizza ma non si perde » (lett. deil'l, I, '36) 82.<br />

9 - L'ultima cartolina da Londra reca la data del 18 luglio<br />

1940, quando l'Italia era già entrata in guerra da più di un mese.<br />

Luigi riuscì a scrivere al fratello grazie d'intervento di « persone »,<br />

di cui non fa il nome. I1 suo pensiero è ancora per la sorella gemel-<br />

una sola la via della scoperta o ve ne sono più, io propendo per la molteplicità<br />

delle vie, e non per I'unicità deila via, non solo come fatto storico, ma come<br />

processo mentale. Altrimenti tu dovresti ammettere che non ci sono, nel tempo e<br />

nello spazio, diversi sistemi filosofici, ma un solo sistema filosofico; non diversi<br />

cammini per arrivare alla verità, ma un solo cammino » (lett. del 18, VIII, '30).<br />

81. B. CROCE, La poesia e la letteratura, in « La Critica », 20 novembre 1935,<br />

p. 434.<br />

82. Si veda anche la lettera del 28 gennaio 1939 a proposito del giudizio di<br />

Croce sul Dies irae.


LxxxvIII INTRODUZIONE<br />

la Nelina: « Fai sapere a Nelina quanto io la penso e come sempre<br />

prego per lei; e che stia per me tranquilla e fiduciosa in Dio. Tutto<br />

ciò che può accadere a me non sarà che !a volontà di Dio, da<br />

quale io aderisco di cuore, nel più completo abbandono e nella più<br />

filiale fiducia. Aiutiamoci con le preghiere e nell'unione ai Cuori<br />

di Gesù e Maria ». Seguiva un P.S.: « Ti accludo la Notice sur<br />

1'Archiconfrérie du Coeur Agonissant de Jésus per diffonderla nella<br />

tua diocesi, in questo periodo in cui tanti e tanti muoiono senza<br />

assistenza ». Ancora due lettere da New York, dove Sturzo si era<br />

trasferito da Londra poco dopo lo scoppio della guerra, quindi fra<br />

i due fratelli più nulla. Come era nelle loro preghiere, si sarebbero<br />

incontrati nell'al di là.<br />

Si conclude qui l'itinerario epistolare di due spiriti eccezionali,<br />

che nelle loro lettere riversarono affetti, ansie, pensieri della loro<br />

condizione umana, ma anche la piena di una fede grandissima, in<br />

un tempo di sospetti e di stravolgimenti della ragione. Spiati, per<br />

potere corrispondere si vietarono la politica, immergendosi però<br />

nelle profondità di una ricerca sui processi conoscitivi moderni, sul<br />

rapporto storia e rivelazione, su Dio e libertà, nei quali pur la po-<br />

litica si confronta e si misura. Ad ambedue fu chiesta una obbe-<br />

dienza, che parve troppo dura e severa: accettarono di obbedire,<br />

ma nell'umiliazione seppero sempre ritrovare il conforto di una<br />

fede altissima e di una libertà tutta interiore, che restituì loro nuova<br />

speranza e nuova vita. Intellectus quaerens fidem si potrebbe dire<br />

dei due fratelli. Mario, quando fu obbligato a ritrattare, accantonò<br />

ogni orgoglio per dedicarsi interamente alla cura d'anime, e qui ri-<br />

trovò tutto se stesso. Ritenne la sua trasformazione opera della Gra-<br />

zia. Luigi anche nell'esilio continuò a vivere intensamente il presen-<br />

te come tempo costitutivo della coscienza e a riflettere sui pressanti<br />

problemi politici del momento, sulla natura dei totalitarismi di mas-<br />

sa, sulla libertà della Chiesa, sui pericoli di guerra e sul diritto inter-<br />

nazionale. La sua spiritualità non si dissociò dalla « meditazione<br />

elaborativa » sul reale. La costruzione della città non era separata<br />

in lui dalla fede in Dio. Conosceva molto bene, come il fratello, la<br />

Summa di San Tornrnaso, ma non ne fece mai una gabbia ideolo-<br />

gica. Rifiutò i glossatori scolastici per i loro eccessi razionalistici. Di<br />

Luigi si potrebbe dire che fu l'ultimo agostiniano, l'ultimo grande<br />

esempio di una cultura politica e religiosa mediterranea, ricca di


INTRODUZIONE Lxmx<br />

luce interiore, luminosa nella sua visione rasserenante del rap-<br />

porto di Dio con l'uomo; cultura, che non solo alla mistica, ma<br />

anche alla politica assegnava una dignità elevatissima, di promozio-<br />

ne insieme dell'intelligenza civile e spirituale. Non può destare me-<br />

raviglia che egli pensasse che la città potesse avvicinarsi a Dio non<br />

attraverso la catastrofe cosmica, ma attraverso una progrediente<br />

illuminazione mistica, attraverso il dilatarsi di una grande luce di<br />

carità, che avrebbe alla fine oscurato e cancellato il male.<br />

I1 lavoro di sistemazione delle lettere e l'elaborazione di parec-<br />

chie note sono state difficoltose, per la genericità dei riferimenti da<br />

parte dei due corrispondenti o per richiami a situazioni familiari<br />

e locali troppo lontane dall'oggi. Jn questa ricerca mi sono stati di<br />

aiuto don Francesco Sinatra di Caltagirone, il prof. J. Prévotat di<br />

Parigi, la prof. Silvana Casmirri; il gruppo redazionale delle Edi-<br />

zioni di Storia e Letteratura (le dr. Michela Picchi, Donatella Rotun-<br />

do e Maria Grazia Spinedi) ha compiuto la revisione dei testi, la<br />

collazione con gli originali e la compilazione degli indici dei nomi e<br />

dei luoghi con la sua ben nota scrupolosità e diligenza. L'indice<br />

sistematico teologico-filosofico è a cura della prof. Anna Gianna-<br />

tiempo Quinzio. A tutti i collaboratori il mio più sincero ringra-<br />

ziamen to.<br />

Gabriele De Rosa


AVVERTENZA<br />

Questi quattro volumi raccolgono le lettere scambiate tra Luigi<br />

e Mario Sturzo negli anni 1924-1 940, ora conservate nell'Archivio<br />

dellJ« Istituto Luigi Sturzo » di Roma.<br />

Il testo delle lettere è stato riprodotto integralmente e fedel-<br />

mente dagli originali. Sono stati mantenuti grafie e modi di dire<br />

propri dei due fratelli Sturzo (per es.: parole come « trutina »,<br />

« arranciatino », « rimparti » che non hanno riscontro sui uocabo-<br />

lavi; la doppia grafia per « di accordo » e « d'accordo », « neviga D<br />

e « nevica », « fatighe » e « fatiche », « segrezione » e « secrezio-<br />

ne », « constatare » e « costatare » che sussistono a volte nella<br />

stessa <strong>pag</strong>ina; locuzioni come « mi conforto a questa volta. .. »; « an-<br />

che a questa volta ... », ecc.); si è lasciata anche qualche forma<br />

verbale non proprio esatta (e se tu vorresti dirmi ... mi faresti »)<br />

e l'uso personale delle doppie (« commune », « caminare », « To-<br />

maso D, « dommattina »). Anche l'uso delle maiuscole è personale<br />

e non sempre uniforme. Sono state tacitamente corrette le sviste<br />

e le grafie errate di nomi propri. Per comodità di lettura sono state<br />

sciolte le abbreviazioni (nomi propri puntati, riviste e giornali no-<br />

minati con le sole iniziali), dove, naturalmente, l'interpretazione era<br />

certa.<br />

Le date, ad inizio di lettera, sono state uniformate, e cioè<br />

scritte a piene lettere, sostituetzdo, dove occorreva, il nome all'ordi-<br />

nale del mese. La città di provenienza, quando non è indicata nel-<br />

l'originale ed è stata ricavata dal testo o dal timbro postale, è posta<br />

in parentesi quadra: allo stesso modo ci si è regolati per le date<br />

mancanti nell'originale. Le aggiunte, anche se apposte nei margini<br />

superiori delle cartoline o lettere, sono riprodotte come poscritti.<br />

I puntini in parentesi quadre sostituiscono le parole illeggibili o<br />

indicano lacune dovute a mutilazioni negli originali, cosi come si<br />

specifica di volta in volta in nota. Le parole a cui gli autori hanno<br />

voluto dare particolare rilievo, sottolineandole una o pih volte,<br />

sono state rese con il corsivo. È nostro invece il corsivo di alcuni


XCII AVVERTENZA<br />

titoli di libri e quello di parole latine. Nostre sono anche le virgo-<br />

lette che racchiudono le riviste e i giornali citati.<br />

Le lettere sono numerate progressivamente, seguendo l'ordine<br />

di data. Alcune scritte da Mario, come un diario (per es. febbraio<br />

1925), nello spazio di due o tre giorni, ma sugli stessi fogli, sono<br />

state poste sotto un unico numero; mentre cartoline postali scritte<br />

nello stesso giorno, recanti le parole: « I" cartolina » « 2" carto-<br />

lina » hanno un numero progressivo.


CARTEGGIO


Piazza Armerina, 27 ottobre 1924 1<br />

Carissimo fratello,<br />

facendo l'indice mi sono accorto d'un errore di numerazione<br />

nella sezione seconda. Se si è a tempo, fallo correggere. A <strong>pag</strong>. 38<br />

(della numerazione delle <strong>pag</strong>ine delle bozze) si legge: 5 - La nozione<br />

del concetto; a <strong>pag</strong>. 40: 6-9 tipi. Bisogna correggere il 5 in 6, e il<br />

6 in 7.<br />

Circa otto giorni fa mandai l'originale della quarta sezione,<br />

subito dopo mandai le bozze della seconda sezione (im<strong>pag</strong>inata)<br />

corretta; e dopo parte delle bozze della terza sezione in prima let-<br />

tura, e l'originale del compendio della terza e quarta sezione. Scris-<br />

si che il compendio delle quattro sezioni, si stampi in appendice<br />

unica in fine del volume, sotto unico titolo: Compendio schernatico.<br />

Non aggiunsi, come tu desideravi, un capitoletto sul problema<br />

della Storia, benché lo avessi pensato, perché è uno di quei pro-<br />

blemi che danno luogo a discussioni; e io, finito il trattato, non vo-<br />

levo dare appiglio a discussioni non strettamente necessarie.<br />

Come nel correggere le bozze della seconda sezione, così nel<br />

correggere quelle della terza (di cui mi restano le ultime <strong>pag</strong>ine)<br />

ho tenuto in gran conto le tue osservazioni, sempre giuste, ma a<br />

volte cagionate da errori di stampa. Spero d'aver migliorato il la-<br />

voro e contentato le tue acute esigenze.<br />

Domani manderò il resto delle bozze e l'indice. L'indice viene<br />

un po' lungo. Ma è necessario che sia completo '.<br />

Ricevetti la tua raccomandata '. Trovo saggia la decisione e uti-<br />

* Tutte le lettere del 1924, tranne la n. 3 e la n. 4 che sono prive di intestazione,<br />

sono scritte su carta intestata: « I1 Vescovo di Piazza Armerina ».<br />

LETTERA 1. 1. Mario si riferisce al suo lavoro di carattere filosofico il problema<br />

della conoscenza che sarà pubblicato nel 1924 dalla Società Editrice Libraria<br />

Internazionale di Roma. I1 volume è, appunto, diviso in quattro sezioni: I - Della<br />

sensazione; I1 - Della natura del concetto; I11 - Delta natura del soggetto; IV -<br />

Della genesi del concetto.<br />

2. Tale lettera è stata già pubblicata in L. STURZO, Scritti inediti, vol. ZO:<br />

1924-1940, a cura di F. Rizzi, Roma 1973, p. 2. Ne diamo qui i passi principali:<br />

« 18 ottobre 1924 - Carissimo fratello, godo assai che hai terminato il tuo lavoro,<br />

e che stai bene. Sono stato tanto in pena per te, temendo per la tua fragile salute.


4<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

le. E ti auguro ogni bene. Prego per te come meglio posso. Più<br />

volte ho applicato per te la S. Messa.<br />

Sto bene. E comincio a pensare al problema della morale, che<br />

dovrò dettare quest'anno (nella seconda metà) ai miei alunni.<br />

Non credo che il mio trattato in corso di stampa non si possa<br />

consigliare come testo nei licei. Tu dici: è troppo ampio e alto. I1<br />

più sarebbe difetto, se il problema non fosse ancora problema e se<br />

non imperasse l'idealismo. Un compendio si potrebbe fare. Ma, in<br />

primo tempo, ci voleva il trattato. I professori potranno fare stu-<br />

diare i paragrafi che vorranno. Però, senza il resto, non credo che<br />

saprebbero superare le esigenze fatte dai libri di Croce e Gentile,<br />

specialmente. Questo concetto è bene tenerlo presente nella reclame.<br />

Sto bene. Sento rinascere la volontà del lavoro.. I1 problema<br />

della morale mi seduce. E c'è molto da rinnovare o precisare. Aiu-<br />

tami con le tue preghiere.<br />

A Nelina dì le cose più affettuose. E tutti e due ricevete un<br />

caldo fraterno abbraccio. Tuo aff .mo fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 29 ottobre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

la parola di Dio ti riempie il cuore! Come t'ammiro e t'amo<br />

di più. La mia parola (povera parola) non ti giunse ... Ne sento<br />

Per desiderio della nota persona [Card. P. Gasparri] fra giorni parto per Londra,<br />

dove mi fermerò il tempo necessario, che oggi non posso precisare, forse fino a<br />

tutto gennaio e ho una lettera di presentazione per il Card. Bourne, e avrò alloggio<br />

presso una casa religiosa. Ragioni anche di sicurezza personale in periodo che si<br />

teme difficile, inducono a ciò. [...l Sto cercando di sistemare le mie cose e le mie<br />

opere per quel che mi 2 possibile. Attendo il tuo ultimo manoscritto per dare gli<br />

ordini definitivi di stampa. Lo leggerò di sicuro e ti manderò le mie osservazioni.<br />

Per il resto raccomando ogni cosa al Prof. Dore (che dirige la Società) e a Don<br />

Giulio De Rossi che mi sostituisce nella presidenza. Io vado a Londra anche per<br />

ragioni di studio. Ho chiesto ed ottenuto dal Vaticano il Passapmto diplomatico.<br />

Mi farò accom<strong>pag</strong>nare da un amico, e appena possibile ti manderb di là il mio<br />

indirizzo. [...l Luigi D.<br />

3. Nelina era il diminutivo di Emmanuela. Da Felice Sturzo e Caterina Bosca-<br />

relii, nacquero sei figli: Margherita (1860-1922); Mario (1861-1941), vescovo di<br />

Piazza Armerina; Remigia (1863-<strong>1928</strong>), che si fece suora, figlia delia Carità, con<br />

il nome di Giuseppina; Rosa, che morì bambina; Luigi (1871-1959) e appunto<br />

EmmanueIa (1871-1948), gemella di Luigi.


ANNO 1924 5<br />

una pena indicibile. Ma in parte tardai a scriverti per amor tuo,<br />

tutto preso nello espletare il lavoro di correzione delle bozze, esten-<br />

sione dell'appendice e dell'indice. Mi lusingavo che avresti scritto<br />

(come promettevi) ancora una volta non certo proprio sul partire.<br />

Aspettavo di trovare lo spunto in quell'altra lettera ... Però ti sono<br />

stato vicino con la preghiera e ti sono così sempre allato. I1 buon<br />

Dio ti aiuterà come ti ha aiutato sempre.<br />

Ier sera scrissi a Nelina.<br />

I1 n. del 2 ottobre dell'« Unità Cattolica » pubblicò una recen-<br />

sione del mio libro, abbastanza ben fatta e molto favorevole anche<br />

come giudizio di ortodossia l. Chi lo scrisse? Lo sai?<br />

Ora forse sarebbe opportuno che tu ispirassi una prima recen-<br />

sione, ora che conosci tutto il lavoro. Gioverebbe a incanalare bene<br />

le possibili critiche.<br />

Se conosci qualche opera classica moderna circa il problema<br />

morale, fammi il piacere di segnalarmela. Io ho Farges, Morale e<br />

Libertà '; Fonsegrive, Essai sur le libre arbitre 3; Ribot, Les ma-<br />

ladies de la uolonté 4, oltre i soliti nostri libri, poveri e fossilizzati.<br />

Ritengo che questo problema meriti la nostra attenzione. Ho anche<br />

le cose di Croce e Gentile.<br />

LETTERA 2. 1. Cfr. Un'importante pubblicazione del vescovo di Piazza Armerina,<br />

in «L'Unità Cattolica P, 2 ottobre 1924. Riferendosi al volume di Mario, Il<br />

problema della conoscenza, cit., l'anonimo autore della recensione osserva che il<br />

lavoro «basato suiia filosofia tradizionale ma condotto con saggia libertà e originalità<br />

ha dato agli insegnanti e agli alunni un volume rispondente insieme alle<br />

esigenze moderne e a quelle della dottrina cattolica D.<br />

2. A. FARGES, La libertà e il dovere: fondamenti della morale e critica dei sistemi<br />

della morale contemporanea, Tipografia Pontificia S. Bernardino, Siena 1909.<br />

Albert Farges (1848-1926) filosofo neoscolastico, diresse il Seminario di S. Sulpizio<br />

e i'Istituto cattolico di Parigi. Insieme a D. Barbedette pubblicò un fondamentale<br />

compendio di Philosophia scholastica. Della sua abbondante produzione ricordiamo<br />

Matière et forme (1890), La vie et réuolution des espèces (1890), L'idée du continu<br />

(1892), L'idée de Dieu ( 1894), Les phénomènes mystiques (1921).<br />

3. G. FONSEGRIVE, Essai sur le libre arbitre, Alcan, Paris 1887. George Pierre<br />

Fonsegrive-Lespinasse (1852-1917), studioso di filosofia, apologista e scrittore, cercò<br />

di armonizzare l'aristotelismo tradizionale e il pensiero moderno. Direttore della<br />

rivista « Quinzaine » dal 1897 d a sua cessazione (1907), scrisse vari volumi dedicati<br />

alle questioni sociali esaminate da un punto di vista cattolico e progressista.<br />

4. T. RIBOT, Les maladies de la volonté, Gemer Baillière & C,, Paris 1883.<br />

Théodule Armand Ribot (1839-1916), psicologo positivista, iniziatore in Francia<br />

della psicologia sperimentale, scrisse numerose opere, la maggior parte delle quali<br />

fu anche tradotta in italiano. Tra queste ricordiamo L'hérédité psycologique, Brodard,<br />

Paris 1882; Les maladies de la mémoire, Alcan, Paris 1885; La psycdogie des<br />

sentiments, Alcan, Paris 1896; Essai sur les passions, Brdard, Paris 1907.


6<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Ti parlo di me! Mentre non dovrei parlarti che di te. Ma<br />

penso che anche ciò ti piaccia, perché mi ami assai.<br />

I1 22 settembre ebbi una lettera del Cardinale Gasparris.<br />

Mi si ordinava di comunicarti di lasciar tutto, anche Roma. Ri-<br />

sposi il 23 osservando che non mi sembrava senza inconvenienti<br />

una tal comunicazione che poteva esser presa come sconfessione del-<br />

la tua opera. Con franchezza facevo notare che non ti si poteva con-<br />

dannare all'inerzia, e che, se mai, era giusto assegnarti altra via.<br />

Non ho ancora avuto risposta. Spero che la tua decisione non sia<br />

connessa con questo fatto, perché conchiudevo, che dopo ciò, avrei<br />

fatte le comunicazioni che mi sarebbero state ordinate.<br />

Comprendo che bisogna pregare molto. E io poveramente pre-<br />

go, e spero. Dio non abbandonerà i suoi servi.<br />

Ora ti abbraccio attendendo con ansia tue lettere. Tuo aff.mo<br />

fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 1 novembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

ricevo la tua, tanto attesa, tornando dalla Cattedrale. Oggi è<br />

Ognissanti. È il mio natalizio, il mio sessantesimo terzo natalizio.<br />

Che gioia leggendo la tua. Frattanto udienze e cresime. E siamo a<br />

dopo il pranzo. Ma non posso trattenermi dal risponderti. Tu certo<br />

oggi avrai pregato per me... La tua lettera è stata per me l'augurio<br />

più gradito.<br />

Godo assai nel leggere che stai bene nel corpo e nello spirito.<br />

Un po' di relativo riposo ti farà bene. Io son contento del tuo viag-<br />

gio in cotesta.<br />

Son contento che rileggerai la 4" sezione l. Spero che confer-<br />

merai il tuo primo giudizio.<br />

5. Pietro Gasparri (1852-<strong>1934</strong>), cardinale, Segretario di Stato di Benedetto XV<br />

e di Pio XI, artefice dei Patti Lateranensi e del Codex Juris canonici, promuIgato<br />

nel 1917 e andato in vigore i1 19 maggio 1918. Sulla lettera del card. Gasparri cui<br />

Mario accenna si veda lettera 6, testo e n. 2.<br />

LETTERA 3. 1. Mario si riferisce alla quarta sezione della sua opera I1 problema<br />

della conoscenza, cit., dedicata alla Genesi del concetto. Cfr. lettera 1, n. 2.


ANNO 1924 7<br />

Io sto bene. Dal lavoro di circa cinque mesi, pieno di ansie<br />

nel timore di non finire, e di tensione nel desiderio di far presto,<br />

sono uscito, non stanco, ma rifatto. Rare volte mi son sentito<br />

atto al lavoro come ora.<br />

Ho già dato mano al trattato del problema della conoscenza.<br />

Se continuerò come ho cominciato, spero finirlo prima di natale.<br />

A misura che scrivo, il problema si colorisce. Sento un fascino indi-<br />

cibile. La mattina mi alzo alle 5 % e alle 8 sono a tavolino col<br />

brio dei miei migliori anni. Che tipo! Eh!<br />

Aiutami con le tue preghiere. Questo problema è forse più<br />

importante dell'altro. Io non confido che negli aiuti dall'alto.<br />

Non vado oltre perché l'ora per me non è adatta al lavoro di<br />

penna. Ho però scritto ora, perché non mi sentivo d'aspettare sino<br />

a domani. Ieri celebrai per me (non potendo oggi, che celebro pro<br />

populo) e per te.<br />

Ti amo assai, caro fratello, e ti desidero felice in Domino.<br />

Ti abbraccio. E ossequio il prof. Crespi '. Tuo aff .mo fratello<br />

Piazza Armerina, 6 novembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

grazie dei tuoi affettuosi auguri. Io conto assai sulle tue pre-<br />

ghiere e sul tuo affetto. Aspetto con ansia tue nuove circa la nuova<br />

2. Si tratta del prof. Angelo Crespi (1878-1948). Filosofo, saggista e giorna-<br />

lista, visse nei primi anni del secolo l'esperienza modemista, collaborando a « I1<br />

Rinnovamento », « Nova et vetera », « Coenobium D, « La Cronaca contempora-<br />

nea » e « La Nuova Riforma ». Collaborò anche all'« Unità » di Salvemini e al-<br />

l'« Azione » di Donati. Trasferitosi a Londra, insegnò presso quella Università e fu<br />

corrispondente del « Corriere della sera D e del « Popolo ». Antifascista, fu molto<br />

vicino al fuoruscitismo italiano. Scrisse su « La LibertA », organo della Concentra-<br />

zione parigina, sull'« Observateur », sul « Pungolo » di Donati e su « Res Publi-<br />

ca » di F. L. Ferrati. La sua abitazione londinese si trovava presso il Convento dei<br />

Serviti, a Fulham Road, dove Luigi Sturzo aveva preso dimora. Angelo Crespi co-<br />

stitui un punto di riferimento anche finanziario per gli esuli antifascisti e la sua<br />

abitazione divenne un punto di incontro degli italiani. Tra le sue opere sono da ri-<br />

cordare: Le vie della fede, Roma 1908 e il volume autobiografico Dall'io a Dio,<br />

Modena 1950, con una prefazione di T. Gallarati Scotti.


8<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

residenza. Ebbi la lettera del 27 ottobre e poi la cartolina. Ti ho<br />

scritto tre volte; questa è la quarta. Spero che abbi ricevuto rego-<br />

larmente le mie. Ho anche avuto due lettere della cara Nelina.<br />

L'avevo invitata a passar da me questo tempo o almeno parte.<br />

Mi dice che preferisce Roma, perché così ti è più vicina. Ed ha ra-<br />

gione. Le tue lettere impiegano cinque giorni a arrivare in questa.<br />

Sto benissimo come mai. Lavoro col solito fervore. Ho comin-<br />

ciato le mie lezioni sul mio libro. I ragazzi mi seguono e profittano.<br />

Certo che è superiore a classi comuni. I seminari son altra cosa.<br />

Però il professore può far saltare le <strong>pag</strong>ine più complesse, senza<br />

danno. Tu hai presente il libro. Ciò che è fondamentale è detto in<br />

capitoli o paragrafi speciali. Ciò vorrei fosse notato nella reclame.<br />

Intanto la tipografia va a rilento. A momenti ho fatto un telegram-<br />

ma di sollecito. Aspetto ancora le bozze della 3" sezione im<strong>pag</strong>i-<br />

nate per la seconda lettura e quelle della 4" per la prima l. Se tu<br />

scrivi, dì che non perdano tempo. I1 materiale è tutto a Roma da<br />

parecchi giorni.<br />

I1 28 ottobre ebbi da quei Conti che tu conosci uno spiace-<br />

vole incontro '. Ma non ci furono conseguenze. Te ne scrivo, per-<br />

ché i giornali ne hanno parlato e potrebbero venire nelle tue mani.<br />

Ma fu cosa da nulla, per grazia di Dio. Se ricordi, te ne feci un cen-<br />

no a Roma. Si tratta di un beneficio, la teologalia, che volevano<br />

conferito al fratello. Avevo già detto che bisognava fare il concorso,<br />

prescritto dai canoni. I1 28 mi appostarono che tornavo da passeg-<br />

gio e minacciarono. Rimasi calmo. Ripetei che avevo per legge<br />

solo la coscienza. Uno alzò il bastone, ma non osò colpire. Ho spor-<br />

to querela per tutela della mia persona e della mia coscienza. La<br />

città e la Diocesi si sono strette attorno a me con uno slancio inso-<br />

lito. Tutti reclamavano il ricorso alla giustizia e ne era tempo. Tu<br />

sta' tranquillo perché non è niente. Io non ho sofferto nulla. Anzi<br />

mai come ora sono stato così bene e di così buon umore.<br />

1 l<br />

LETTERA 4. 1. Cfr. lettera 1, nota 2.<br />

2. I1 28 ottobre Mario aveva subito un tentativo di aggressione ed era stato<br />

fatto oggetto di gravi minacce da parte dei fratelli Cimo i quali da tempo solieci-<br />

tavano la nomina di un loro fratello a teologo della Cattedrale di Piazza Armerina.<br />

Gli aggressori furono messi in fuga darintervento di mons. Fondacaro, Vicario<br />

generale, che accom<strong>pag</strong>nava mons. Sturzo e dall'arrivo dell'arcidiacono deiia Cat-<br />

tedrale. I1 fatto destò una viva impressione e provocò al prelato numerose attesta-<br />

zioni di solidarietà. Cfr. Un sacrilego affronto a rnons. Mario Sturzo, in a I1<br />

Popolo D, 7 novembre 1924.


ANNO 1924 9<br />

Scrivimi, caro fratello, e prega per me. Scrivimi a lungo; par-<br />

lami di te, delle tue occupazioni, delle tue nuove relazioni.<br />

Ti abbraccio con vivissimo affetto, tuo<br />

t Mario<br />

5 *<br />

Addoloratissimo attendo notizie.<br />

[Londra, s.d.1<br />

Luigi<br />

Piazza Armerina, 10 novembre 1924<br />

Fratello amatissimo,<br />

ricevo la tua tanto desiderata. Ho contato i giorni. Tra anda-<br />

ta e ritorno ne occorrono dieci. Come siamo lontani! Mi sembra<br />

che tu sia anche più là dell'America. Però godo, pensando che<br />

hai un po' di tranquillità, mentre la povera Italia si fa sempre più<br />

agitata.<br />

Son poi felice nel saperti ospite degli Oblati di S. Carlo l, del<br />

cui tenor di vita spero mi parlerai, affinché me ne giovi pei nostri<br />

Oblati. Questi crescono di numero e di bontà.<br />

Parlami più a lungo di te e delle tue cose. Desidero sapere,<br />

come ti scrissi, se la tua decisione di recarti in codesta dipende<br />

da comunicazioni della segreteria di stato, posteriori alle comuni-<br />

LETTERA<br />

5. * Minuta di telegramma di pugno di L. Sturzo.<br />

LETTERA 6. 1. Appena amvato a Londra, Luigi Sturzo, dietro interessamento<br />

del card. Bourne, si stabilì presso il convento di S. Maria degli Angeli a Bayswater,<br />

ospite degli Oblati di S. Carlo dove rimase per circa tre mesi. Daiia fine del gennaio<br />

1925 si trasferì presso i padri Serviti in Fulham Road. Qualche tempo dopo, tut-<br />

tavia, gli fu fatto capire che doveva andarsene. In seguito egli seppe che Mussolini<br />

a Roma aveva minacciato i Serviti di non concedere loro il beneficio di alcuni<br />

edifici di S. Marcello se i confratelli di Londra avessero continuato ad ospitare Sturzo.<br />

Cfr. G. DE ROSA, Sturzo mi disse, Morcelliana, Brescia 1982, p. 100.


10<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

cazioni fatte a me (22 settembre); circa le quali io feci delle umili<br />

ma franche osservazioni, che non ebbero più risposta 2.<br />

Ho letto sull'ultimo numero della « Rassegna Nazionale » l'ar-<br />

ticolo di Carmelo Caristia sui tuoi libri 3. Impacciato, astruso, incer-<br />

to, benché in fondo favorevole. Forse ciò è effetto del mal d'occhi<br />

che travaglia questo nostro amico, e che lo costringe, più che a<br />

scrivere, a dettare.<br />

Credo che la notizia del mio incidente del 28 ottobre l'abbia,<br />

prima che nella mia lettera del 6, vista sul « Popolo » 4. Spero che<br />

non ti abbia cagionato troppe preoccupazioni. È un male dal quale il<br />

buon Dio ha fatto derivare molto bene. Mai la diocesi intera mi è<br />

stata così vicina e così concorde. Io sto sempre benissimo; lavoro<br />

con entusiasmo giovanile senza ombra di stanchezza. Come ti scrissi,<br />

dal lungo lavoro intorno al problema della conoscenza sono uscito<br />

2. La lettera del card. Gasparri reca la data non del 22, ma del 16 settembre<br />

1924. Ecco il testo della lettera del Segretario di Stato della Santa Sede a mons.<br />

Mario Sturzo: « Sopra tutto in questi momenti di guerra civile dichiarata in Italia,<br />

la iscrizione dei sacerdoti ad un partito politico è in contraddizione con la loro missione<br />

sacerdotale e di ministero universale, e può presentare gravissimi pericoli non<br />

solo per essi personalmente, ma anche per la Chiesa in Italia. Quindi è necessario<br />

che i sacerdoti lascino la direzione o comunque la collaborazione di un giornale politico,<br />

ed escano da qualsiasi partito, liberi di votare in tempo di elezioni secondo<br />

la loro coscienza. Questo desiderio o meglio quest'ordine del S. Padre sarà comunicato<br />

direttamente a Don Giulio De Rossi per il « Popolo » e il partito popolare e a<br />

mons. Pucci per il « Corriere » ed il nuovo partito (allusione al centro nazionale, al<br />

quale aderivano cattolici che avevano già fatto parte del P.P.I. e che erano orientati<br />

a sostenere la politica di Mussolini, n.d.c.): e non vi è dubbio che vi ubbidiranno.<br />

Ma per uno speciale riguardo a V. S. ed al suo fratello Sua Santità vuole che Ella<br />

stessa trasmetta al fratello questa pontificia volontà, cioè che egli cessi dalla direzione<br />

e qualsiasi collaborazione al Popolo, esca dal partito e si allontani da Roma;<br />

che se la S. V. si rifiutasse di farlo, l'ordine verrà trasmesso direttamente ». I1 testo<br />

della lettera del card. Gasparri in: GIUSEPPE CARONIA, Con Sturzo e con De Gasperi,<br />

ed. Cinque Lune, Roma 1979, pp. 323-24. Sulla questione della partenza di<br />

Sturzo dall'Italia fece poi da intermediario fra il card. Gasparri e il sacerdote di<br />

Caltagirone l'avv. Del Giudice. Non si parlò di esilio o di allontanamento da Roma,<br />

ma di una temporanea permanenza all'estero per ragioni di studio. Su tutta la vicenda,<br />

cfr. G. DE ROSA, Luigi Sturzo, UTET, Torino 1977, p. 255.<br />

3. C. CARISTIA, Idee e programmi politici, in « Rassegna Nazionale », ottobre<br />

1924, pp. 3-14. Carmelo Caristia (1881-1969), nacque a Caltagirone, fu professore<br />

ordinario di diritto pubblico presso YUniversità di Catania, militò nel Partito Popolare.<br />

Ritiratosi dalla politica per i contrasti con il regime fascista, tornò dal 1944<br />

a svolgere attività politica ed entrò nella Democrazia Cristina nelle file della quale<br />

fu eletto deputato.<br />

4. Cfr. lettera 1, n. 2.


ANNO 1924 11<br />

così fresco, come se fossi stato a villeggiatura. Soffersi un po' in set-<br />

tembre. Ma quello fu caldo affricano.<br />

I1 problema della morale già si comincia a concretare. Ho<br />

scritto i primi paragrafi e non mi pare d'aver cominciato male. Però<br />

non concepisco il trattato come si usa dai nostri. Faccio prece-<br />

dere la psicologia degli appetiti e della volontà. Vorrei qualche la-<br />

voro recente su questo punto, specialmente circa la quistione<br />

della conoscenza della bontà degli oggetti. Io di questa conoscenza<br />

ho una teoria propria e forse nuova. Dico forse perché le nostre<br />

biblioteche son sempre povere. La teoria è questa, che la bontà del-<br />

l'oggetto non è conosciuta per mezzo dei sensi detti esterni, per-<br />

ché non sono appetiti; né gli oggetti son conosciuti dagli appetiti,<br />

perché non sono facoltà intuitive. L'intuizione, per la risonanza<br />

dei centri relativi, impressiona i centri volitivi, 'e questi, reagendo,<br />

esprimono affettività. I1 soggetto, facendo le sintesi, conosce che<br />

quel dato piacere o dolore, deriva da quel dato oggetto. Poi, per<br />

via d'esperienza, trova se l'oggetto gli conviene o gli è contrario.<br />

Quando si parla delle attrattive del bene, si parla di un fatto di<br />

associazione e di memoria, e non d'un fatto originario. Le riper-<br />

cussioni di questa teoria sulla direzione delle azioni umane, sul-<br />

l'influsso della volontà sugli stati affettivi, degli stati affettivi sulla<br />

volontà, sono notevoli. Ora penso così. Quando arriverò, scriven-<br />

do, a questo punto, saprò cosa m'insegnerà il calamaio.<br />

Penso anche che dei sistemi empiristi bisogna trattare con giu-<br />

dizio e cavare il profitto che sempre si cava dalle ricerche scientifi-<br />

che o, comunque, sperimentali. I libri di Ribot mi aiutano assai '.<br />

Tu, caro fratello, procura d'aiutarmi, perché il compito è<br />

arduo, mentre una migliore impostazione del problema è neces-<br />

saria.<br />

Ieri mi sono arrivate le bozze di metà della quarta sezione. Mi<br />

si scrive che il libro potrà esser pronto nella seconda quindicina<br />

del mese. Però io vorrei prima vedere le tue osservazioni. Procura<br />

di non perdere tempo.<br />

Quest'anno ho limitato il mio insegnamento alla filosofia sola-<br />

mente del secondo e terzo anno. I1 primo anno lo fa un mio disce-<br />

5. Sulle principali opere delio psicologo Théodule Ribot, cfr. lettera 2, n. 4.<br />

Crediamo che l'« aiuto * fornito a Mario dai libri di Ribot consista nel metodo di<br />

carattere sperimentale adottato dallo studioso francese.


12<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

polo, fedele al mio trattato. Per ora ci aggiustiamo con le bozze e<br />

il manoscritto. Nelle classi c'è molto entusiasmo.<br />

I1 seminario fiorisce. Abbiamo circa 80 seminaristi, e tutti<br />

buoni. Ho chiamato nuovi professori: uno è il sac. Ferdinando<br />

Quattrocchi, già laureato in lettere.<br />

Anche la mia letteratura è dettata da altri professori, convinti<br />

del sistema. E anche qui c'è molto entusiasmo.<br />

M'inviti d'andare a Roma. Come lascerei il mio lavoro e il<br />

mio seminario? Poi a Roma tu non ci sei ... Oh no, non ci andrò fino<br />

al tuo ritorno. Io prego assai per te; a volte applico per te la<br />

S. messa. Spero che possa tornare presto, e presto rivederci. Più<br />

mi sei lontano col corpo; più mi sei vicino al cuore. Rileggo i tuoi<br />

libri. Molte <strong>pag</strong>ine mi gioveranno pel problema della morale. Al-<br />

lora mi par di parlar con te. Carmelo Caristia dice che a volte<br />

sono trasandati nella forma. Non son d'accordo con lui. La forma<br />

è quale domanda il pensiero. A volte si colorisce e riscalda. Sempre<br />

è lucida e attraente. Che Dio ti benedica. Gli amici parlano spesso<br />

di te. Tutti ti augurano ogni bene. Ed ora che la carta è finita, ti<br />

abbraccio in Corde Jesu affettuosamente. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 15 novembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

penso che il tuo affettuoso telegramma sia stato fatto dopo la<br />

lettura della mia del 6 e che quella lettura ti abbia anche rassicura-<br />

to sul conto mio. Ti scrissi del fatto, perché già ne parlavano i gior-<br />

nali. E sarebbe stata più forte l'impressione sul tuo animo sensibi-<br />

lissimo, se io non te ne avessi scritto l. Ora ti prego di star tranquil-<br />

lo. Tutto si è risoluto pel meglio: quel fatto è giovato a rompere l'in-<br />

cantesimo che si trascinava da circa quattordici anni. Io sto benissi-<br />

mo, come ti ho scritto; meglio che negli anni scorsi. Questo fatto<br />

non mi recò nessun disturbo; e mi consentì di poter prendere prov-<br />

vedimenti, che senza di esso, non sarebbero stati possibili. Ringra-<br />

zia con me il buon Dio, e sta tranquillo.<br />

LETTERA 7. 1. Cfr. lettere 4 e 6.


ANNO 1924 13<br />

Nelina mi ha fatto un cenno della causa che determinò la tua<br />

partenza. Se tu non me l'avessi nascosta, ti avrei subito risposto e<br />

dato quel conforto che le circostanze e la lontananza consentivano.<br />

Torno ancora su questo punto, perché non so rassegnarmi al pensie-<br />

ro d'esser apparso trascurato con te, che amo quanto l'anima mia.<br />

16 novembre 1924<br />

Ma ti avrei scritto che la volontà dei superiori è volontà di<br />

Dio, e che è meglio obbedire che offrir sacrifizi. Non è questa la<br />

parola che, partendo, ti riempiva di sé il cuore?<br />

Come vedi, riprendo la penna dopo un giorno. Ed è la prima<br />

cosa che faccio mettendomi a tavolino, mentre il primo raggio d'un<br />

bel sole tripudia di fronte a me.<br />

Ieri mandai il resto delle bozze della quarta sezione. Non mi<br />

resta da vedere che l'appendice e l'indice, che ancora non sono ar-<br />

rivati. Ho fatto le correzioni col pensiero a te; ma le tue osservazio-<br />

ni non le ho avute. Quando arriveranno, non so se sarò a tempo per<br />

giovarmene.<br />

Come occupi la tua giornata? Ma come fai senza vedere il<br />

ciel sereno? Che non sarebbe meglio venire nella tua bella Sicilia?<br />

Penso che hai scelto Londra più che altro per ragioni morali. Ma<br />

non so se si crede che il tuo sia un viaggio determinato da motivi di<br />

studio *. Poi penso che metteva il conto di vivere cin po' in Inghil-<br />

terra. Quasi sento la tentazione di venirti a trovare. Certi momenti,<br />

pensando a te, mi commuovo. Come è difficile che i grandi ideali<br />

si attuino! Ma com'è amaro lottare contro la incomprensione degli<br />

uomini! Poi penso che tu sei più forte degli eventi. Li hai sempre<br />

dominati, o, almeno, non ti sei mai fatto travolgere dagli eventi<br />

contrari.<br />

I1 21 inaugurerò la cappella del mio palazzo. Tu ricorderai che<br />

avevo per cappella accomodato la stanza vicina allo studio. Ora la<br />

vera cappella è messa su discretamente. C'è un bell'altare di mar-<br />

mo: me lo diede il comm. Ing. Valente. C'erano nella chiesa di<br />

S. Giovanni di Rodi, per tuo interessamento, restaurata, due altari<br />

minori, sopraggiunti. Furono levati. Uno fu dato alla cattedrale;<br />

2. La partenza di Luigi Sturzo per Londra era stata, infatti, casi motivata, d'ac-<br />

cordo con la Santa Sede. Cfr. lettera 6, n. 2.


14<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

uno a me. I1 21 è la festa della Madonna degli Oblati: la Presenta-<br />

zione. E saranno due feste. Ricordo il discorso che facesti quando<br />

s'inaugurò il palazzo vescovile a Caltagirone, e ricordo il program-<br />

ma delle feste, carico, impossibile. Ci fu di veramente interessante<br />

il tuo discorso. Qui non faremo che una festa tutta intima. Io dirò<br />

la messa e terrò ordinazione, prima dello spuntare del sole. I1 se-<br />

minario sarà tutta la gente che parteciperà alla festa. Oggi è dome-<br />

nica; è la prima ora del mio lavoro; non son pressato d'affari. Son<br />

con te. Ti scrivo come detta il cuore, come se fossi con te, rari e<br />

cari momenti, a parlarti delle cose mie; a desiderar, come sempre,<br />

di sentir te parlarmi, meno avaramente del solito, delle cose tue.<br />

I1 problema della morale ora occupa il mio pensiero. Però<br />

lavoro da gran signore, senza fretta e quando lo spirito è disposto.<br />

Per fortuna è disposto sempre, benché non sempre io sia libero da<br />

altre cure la mattina. Ora scrivo del piacere e del dolore, problema<br />

vecchio, ma, come parmi, sempre mal posto. È però di somma im-<br />

portanza circa il fatto delle volizioni. Ho scritto sino ad ora poche<br />

<strong>pag</strong>ine; ma son come il fondamento. Credevo, prima di prender<br />

la penna, che avrei tenuta una via. Ora m'accorgo che ne terrò un'al-<br />

tra. Ogni <strong>pag</strong>ina che scrivo, è come la premessa delle <strong>pag</strong>ine che<br />

scriverò. È come un lavoro di scoperta quello che faccio, che a volte,<br />

mi reca sorpresa. Spero di non uscir di via. E a questo fine ora in-<br />

dirizzo tutte le mie preghiere. Penso che un libro circa la morale<br />

fondamentale, fatto fuori dei vecchi schemi, tenendo conto delle<br />

esigenze del pensiero moderno, delle giuste esigenze, debba far<br />

del bene. Anche qui lavoro come se facessi opera strettamente re-<br />

ligiosa. I1 mio lavoro è come una particolare preghiera. E sento<br />

che le vedute, che a me sembrano nuove, non son frutto dei miei<br />

studi e del mio poveyo ingegno, ma dono del buon Dio, che ama<br />

servirsi degli strumenti meno atti per le opere sue.<br />

I1 foglio finisce. Io però non penso di chiudere qui la lettera.<br />

Non so staccarmi da te. Non è vero che tu mi sei presente?<br />

Non sei là, invisibile, che guardi il corso della mia penna e sorridi?<br />

Però smetto, per riprendere o più tardi o domani.<br />

17 novembre 1924<br />

Stamani il sole non spunta. Piove e c'è la nebbia, come a Calta-<br />

girone, come a Londra. Io ho bisogno di molta luce per scrivere.


. . ANNO 1924<br />

E mi metto vicino al balcone, a un tavolino di riserva. Come fai<br />

costà senza sole? Quando fui a Faenza, la nebbia perenne mi face-<br />

va soffrire assai. Tornando, quando, presso Firenze trovai il cielo<br />

sereno e il sole, mi parve di rinascere.<br />

Con te farò come Eugénie de Guérin con suo fratello Mauri-<br />

zio 4: scriverò le lettere a modo di giornale, cioè, diario personale.<br />

E lascerò cadere sulla carta i pensieri come vengono. Se non ci sarà<br />

molto costrutto neli'insieme, spero ci sarà molta espressione d'af-<br />

fetto. Certo io non ho le grandi notizie da darti. Ho però da starti<br />

vicino. E tu ricevendo un letterone fatto a Arlecchino, avrai da star<br />

con me un bel pezzo, allegramente.<br />

Gli alunni di filosofia sentono l'entusiasmo, che a scuola è con-<br />

tenuto, ma a passeggio trabocca. Le cam<strong>pag</strong>ne intorno sono stordi-<br />

te dal vociare concitato dei nascenti filosofi che vorrebbero pigliare<br />

il cielo a pugni. Se il libro fosse elementare ciò forse non sarebbe<br />

possibile. Comunque, io per ora osservo e noto.<br />

La posta mi recherà tue lettere stamani? Se sapessi! Quando<br />

verso le nove D. Giovanni, col suo passo concitato, entra e mi reca<br />

la posta, provo un brivido di attesa che non vorrebbe esser de-<br />

lusa, ogni giorno. So che è stoltezza aspettare ogni giorno lettere da<br />

Londra; ma il sentire non è come il sapere. Guardo a una a una le<br />

soprascritte ... e poso deluso il fascio delle lettere sul tavolino, co-<br />

minciando svogliatamente a aprirle e scorrerle ... Ma stamani una<br />

tua ci dovrebb'essere ... Una risposta alla mia del 6. I dieci giorni<br />

son passati ... Mi parlerà a lungo di te? Lo spero.<br />

Torno dalla scuola. Trovo la posta. La sospirata lettera non c'è.<br />

La tua ultima mi giunse il 10. Son dunque sette giorni che non ho<br />

tue nuove.<br />

Ieri ho dato via le ultime copie di Rivali Me ne restano due<br />

3. Eugénie de Guérin (1805-1848), scrittrice francese, sorelia di Maurice; dopo<br />

la morte fu pubblicato il suo diario (Journal, 1862) e l'epistolario (Lettres, 1865)<br />

tenuto con il fratello.<br />

4. Maurice de Guénn (1810-1839), scrittore francese, fu professore nel collegio<br />

Stanislas, subi l'influenza di Lamennais. Oltre al diario e all'epistolario con la so-<br />

rella Eugénie, scrisse Le Centaure, La Bacchante.<br />

5. Mario aveva pubblicato vari racconti e romanzi di carattere psicologic~sociale,<br />

tra cui Rivali, sul giornale « La Croce di Costantino D, di cui fu attivo collaboratore.<br />

Organo dei comitati diocesani e interparrocchiale di S. Giorgio di Caltagirone il<br />

giornale, di cui fu ispiratore e direttore Luigi Sturzo, iniziò la pubblicazione il 7<br />

marzo 1897. Mario pubblicava i suoi romanzi a puntate sotto lo pseudonimo di<br />

l5


16<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

solamente. I1 lavoro ha i vizi d'origine, cioè, d'essere stato pensato<br />

e scritto volta per volta. Tu lo sai. Ha però il valore di documento<br />

storico d'un momento della tua attività così interessante, gravido di<br />

tutte le conseguenze che conosciamo. Non sarebbe da ripubblicarlo<br />

sul testo della riproduzione sd'« Osservatore Cattolico »? Mette il<br />

conto? È possibile trovare un editore? Giro a te queste domande,<br />

e aspetto risposte rigorosamente oggettive. Un simil pensiero m'era<br />

anche venuto un tre anni fa. Rilessi il romanzo. Son sincero: non mi<br />

dispiacque. Vorrebbe solo un'arrangiatina. E si farebbe. Certo è<br />

che ancora c'è qualcuno che lo cerca. Sorridi? Ti parrà strano che a<br />

quest'età pensi anche a romanzi! Ma per me questo è una storia,<br />

non un romanzo.<br />

Riprendo il foglio dopo varie interruzioni di udienze, e di la-<br />

voro attorno al problema della morale. I1 problema del piacere non<br />

mi pare che si possa trattare come fanno gli scolastici compreso<br />

Mercier 6. Per questo il piacere è un modo d'essere dell'appetito in<br />

presenza del suo oggetto. A me pare che il piacere non sia nell'ap-<br />

petito, ma nella sensazione; e l'appetito l'esprime appetitivamente.<br />

Infatti il piacere può esser cercato per se stesso, come afferma lo<br />

stesso S. Tommaso, cioè, può essere oggetto d'appetizione. L'appeti-<br />

to del cibo, per es., è una data esigenza, tendenza. Soddisfatto col<br />

cibo, cessa. Però il piacere della gustazione c'è, se ancora si prende<br />

cibo gustoso; tranne il caso di pienezza di ventre, che provoca il<br />

disgusto. Ti occuperai di questo problema? Mi faresti grande favore.<br />

Come vedi, si tratta di precisare la funzione del piacere, che ha tanta<br />

parte anche nella vita morale e nell'educazione.<br />

Enelèo. Cfr. L. STURZO,<br />

« La croce di Costantino ». Primi scritti politici e <strong>pag</strong>ine<br />

inedite sull'arione cattolica e sulle autonomie locali, a cura di G. De Rosa, Edizioni<br />

di Storia e Letteratura, Roma 1958, pp. XXVII-XXIX. I1 romanzo Rivali comparve<br />

nel 1901 in un volume di 574 <strong>pag</strong>ine, al costo di lire 3,50, presso la Tipografia ed.<br />

Giustiniani di Caltagirone. Alm racconti di E.NELEO, Il figlio del ruauo, romanzo di<br />

320 <strong>pag</strong>ine, 1900; Adelaide, bozzetto, 104 <strong>pag</strong>ine, 1901, presso la stessa tipografia.<br />

Di questo bozzetto la « Civiltà Cattolica » nel quad. 1252, 16 agosto 1902, scriveva:<br />

« questo racconto è la storia di un amore contrastato e di una conversione, e si<br />

raccomanda per la bontà della lingua, la bellezza dello stile e la sobrietà dei senti-<br />

menti ».<br />

6. Désité Mercier, filosofo neo-scolastico (1851-1926), cardinale primate del<br />

Belgio fondò la scuola di Lovanio detta Institut siipérieur de philosophie. A lui si<br />

deve in origine la ripresa di studi tomistici e il tentativo di ripensare la filosofia<br />

neo-scolastica alla luce del pensiero moderno e delle sue istanze fondamentali.


ANNO 1924 17<br />

Vorrei cianciare ancora. Ma è tardi. Penso che sarà meglio la-<br />

sciar partire la lettera. Tanto, breve non è.<br />

Intanto ti abbraccio forte forte in Corde Jesu. Tuo aff.mo<br />

fratello<br />

t' Mario<br />

P. S. - T. Ragusa ' mi telegrafa prendendo viva parte alle pro-<br />

teste contro l'incidente del 28 ottobre, e mi scrive che vuol esser<br />

riammesso nel numero dei miei amici, reputando chiuso l'inciden-<br />

te, e chiedendo perdono. Gli ho risposto che son quello stesso<br />

del 1903 e che lo ricevo tra le mie braccia in osculo pacis.<br />

Siamo poco prowisti di messe. I1 Santo Padre ci fa scrivere<br />

che ci aiutiamo da noi. Sarebbe possibile averne costà? Non voglio<br />

però che ti dia pena per questo. Ma se ti sarà possibile aiutarci,<br />

avrai le benedizioni di tanti poveri sacerdoti che stentano la vita.<br />

Addio.<br />

Piazza Armerina, 18 novembre 1924<br />

Sto benissimo su incidenti ti scrissi giorno sei ho anche<br />

scritto giorno di,eci et ieri.<br />

t' Mario<br />

7. Tomrnaso Ragusa, amico di Luigi Sturw. Originario di Mazzarino si laureò<br />

a Roma in Diritto canonico. Istitutore presso il Collegio Pignatelii di Gela,<br />

venne chiamato da Mario Stuno presso la Curia di Piazza Armerina per affidargli<br />

una rettoria. Nel 1907, quando Stuno era prosindaco di Caltagirone, fu il Ragusa<br />

ad awertirlo del pericolo di un prowedimento disciplinare ecclesiastico tendente<br />

ad affermare l'inconciliabilità fra gli &ci di sindaco e di sacerdote. Trasferitosi a<br />

Roma, come awocato della S. Rota, morì nel 1956. Circa l'« incidente » cui Mario<br />

si riferisce in questa lettera, si tratta, probabilmente, di un dissidio con il Ragusa<br />

sorto dopo la pubblicazione di un opuscoIo di quest'ultimo dal titolo I mali e Dio,<br />

Scuola tipografica « Boccone deI povero P, Palermo 1922. Sulla tesi sostenuta in<br />

questo scritto e sulie critiche che mons. Sturzo gli mosse, cfr. lettera 15, testo e n. 4.<br />

LETTERA 8. * Telegramma.


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

9<br />

Piazza Arrnerina, 18 novembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

il mal tempo di ieri è passato. Oggi il sole brilla in cielo più<br />

terso di prima. Rivedere il sole dopo l'oscurità della nebbia e della<br />

pioggia è come rinascere.<br />

Stamani comincio con la poesia, o meglio, con dei versi. Ri-<br />

cordano certi momenti dello scorso maggio in Roma.<br />

Ancora un altro maggio<br />

A1 terrestre soggiorno,<br />

Prima che spunti il giorno<br />

Dell'estremo viaggio,<br />

E che di morte il gelo<br />

Senta lo stanco core,<br />

E rinasca all'amore<br />

Che fa beato il Cielo.<br />

È ver, più non ha il prato<br />

Per me l'antico incanto,<br />

Degli uccelletti il canto<br />

Più non mi fa beato,<br />

Più non sospiro l'ore<br />

Della notturna brezza,<br />

Non sento più l'ebbrezza<br />

Della cam<strong>pag</strong>na in fiore.<br />

O forse che il diletto<br />

Del pensiero che abbonda<br />

Ha disseccato l'onda<br />

Che nutre ogn'altro affetto?<br />

O forse che la vita<br />

Che al termine declina,<br />

Senza vigor s'inclina,<br />

Qual pianta inaridita?<br />

Però verso la sera<br />

Allor che come pianto<br />

Dell'usignolo il canto<br />

C'invita alla preghiera,<br />

Con altra melodia<br />

Che suona in fondo all'alma<br />

In quella ora di calma,<br />

Al tempio di Maria<br />

Desioso intorno,<br />

Ove di mille fiori<br />

S'intrecciano gli odori,<br />

E mille faci intorno<br />

Al profumato altare<br />

Guizzan tristamente<br />

E l'animo gemente<br />

Invitano ad amare.<br />

Sale tra le volute<br />

Dell'odorato incenso,<br />

S'erge pel celo immenso<br />

Infra le stelle mute<br />

Con accento d'amore,<br />

Della folla che crede,<br />

I1 canto della fede,<br />

E mi va dritto al cuore.<br />

Subitamente l'occhio<br />

S'abbassa riverente,<br />

E tra l'umile gente<br />

Al suo1 piego il ginocchio,<br />

Mentre nel cor si desta<br />

L'ansia della preghiera;<br />

E qual di primavera<br />

Che la natura in festa,


Di memorie lontane,<br />

D'ardor di giovinezza<br />

Si desta anche l'ebbrezza<br />

E le speranze arcane.<br />

Ma non son della terra,<br />

Sì del Ciel che m'invita<br />

E dell'eterna vita<br />

Le porte mi disserra.<br />

ANNO 1924 19<br />

Non guardo al campo brullo<br />

Ricoperto di gelo<br />

Che mi sta dentro, al Celo<br />

Con occhio di fanciullo,<br />

Con l'ingenuo desio<br />

Di quell'età felice<br />

Di rimirar mi dice<br />

E sospirare a Dio.<br />

Arriva la posta. Due buste con gli amati caratteri tuoi e di Ne-<br />

lina. Che gioia. Leggo prima la lettera di Nelina. Si lagna che non<br />

ha tue nuove da cinque giorni. Leggo la tua. Che schianto! ... Ma<br />

sii più forte, tu che hai tanta forza d'animo nelle lotte della vita!<br />

In quanto a me, credimi, amato fratello che non penso che a te, cui<br />

tanto amo. Ti ho scritto il 28 e il 29 ottobre, il lo, il 6, il 10,<br />

il 17 di questo mese. Questa è dunque la settima lettera che ti scri-<br />

vo. ~ell'inci'dente non ti scrissi prima, perché speravo che i gior-<br />

nali non ne avessero parlato. « L'Ora » infatti non ne parlò. Poi, a<br />

evitare ogni sorpresa, te ne scrissi il 6. Avresti dovuto ricevere<br />

la mia lettera 1'11. Ma forse Crespi, in casa del quale era indiriz-<br />

zata, te la avrà trasmessa tardi. Tornai a parlartene nella mia del<br />

10 che certo avrai ricevuta. Comunque, ti ho fatto subito un tele-<br />

gramma per rassicurarti. Credimi, caro fratello, non ho sofferto<br />

nulla, né nello spirito né nel corpo. E sto benissimo come mai.<br />

Dall'incidente poi è venuto bene e non male. Stai tranquillo. Le<br />

cattive nuove, Dio guardi, le reca l'uccello.<br />

19 novembre 1924<br />

Oggi comincio con gli auguri. Questa, se parte questo stesso<br />

giorno, come spero, ti arriverà il 24; ce parte domani, il 25. Parta<br />

oggi o domani, ti arriverà opportunamente per farti sapere come<br />

t'amo e quanto ti voglio felice. Stamani ho celebrato per te; per te<br />

e per Nelina celebrerò, a Dio piacendo, il 26. Per quanto io, a<br />

volte, mi studii d'ingrandire nella mia fantasia la tua figura; sem-<br />

pre in fondo al cuore prevale il piccolo Lallà. La tua grandezza la<br />

penso; la tua fraternità che in me ha del paterno, la sento. Questo<br />

spiega perché nei dì felici (chiamiamoli così) o almeno, normali, ti<br />

scrivevo di raro e breve, e ora, ecco che ti scrivo ogni giorno e a


20<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

lungo, almeno nella somma dei giorni che fa la lettera nella sua<br />

figura d'Arlecchino.<br />

La tua di ieri mi rese pensoso tutta la giornata. Tornava al<br />

mio spirito con molta insistenza la parola del Vangelo: Ibant Apostoli<br />

gaudentes a cospectu Concilii, quoniam digni habiti sunt pro<br />

nomine Jesu cunctumeliam pati '. E spero che anche tu, dopo la<br />

sorpresa, avrai pensato a questo passo e lo avrai meditato con sentimento<br />

forse non mai provato per l'innanzi. Non è vero che siamo<br />

più portati a seguire nostro signore sul Taborre anzi che sul Calvario?<br />

Pure al Taborre non si va che per le vie del Calvario.<br />

Mi fai un favore? Lo puoi, perché questa di cui ora ti parlo,<br />

è la tua materia. Desidero conoscere il tuo pensiero circa il principio<br />

d'autorità del Governo della umana convivenza, non in quanto<br />

storico, ma in quanto filosofico. Se questo principio risiede, naturalmente,<br />

negli - uomini in quanto associati, una data attuazione storica<br />

può generare veri diritti contro la società governata? Esempio.<br />

Data collettività è in atto governata da un re assoluto'. I1 governo<br />

è buono, lo stato pacifico. Però il popolo (presa questa parola in<br />

senso lato) si sente evoluto e atto a una forma più democratica;<br />

vorrebbe, per es., un governo costituzionale. Ha diritto di adoperare<br />

a questo fine i mezzi proporzionati (s'intende leciti)? E se ha<br />

questo diritto, il sovrano assoluto, in possesso del suo diritto, potrebbe<br />

opporvisi sino alla resistenza estrema? Dal diritto al fatto.<br />

I mutamenti avvengono. Date le teorie tradizionali del pensiero dei<br />

nostri, non ci sarebbe di tali diritti nel popolo. ~u&di i buoni<br />

(cioè seguaci delle dette teorie) stanno da parte. I mutamenti si<br />

attuano anche per via di rivoluzione. Dopo il fatto, pure condannando<br />

la teoria dei fatti compiuti, tutti si accomodano al nuovo<br />

stato di cose, approvano il fatto, facendo delle riserve sul modo.<br />

Ti par giusto questo portamento? Non sarebbe più giusto l'attività<br />

regolata dei buoni, anziché la passività spettatrice, che poi diventa<br />

partecipazione (nel fatto) a ciò che, data quella passività, nacque<br />

viziato, nel modo, almeno?<br />

Torno dalla scuola. Che piacere parlare a numerosa scolaresca,<br />

che ascolta premendo il respiro! Spiego la terza sezione 2, sulle<br />

LETTERA<br />

9 1. « IUi quidem ibant gaudentes a conspectu concilii D, Atti 5, 41.<br />

2. Si tratta deiia terza,sezione del volume Il problema della conoscenza, cit., de-<br />

dicata alla Natura del soggetto (cap. I: Della conoscenza che il soggetto ha di


ANNO 1924 2 1<br />

bozze per ora. È la più difficile. Pure la scuola pulsa fortemente.<br />

Un trattato più elementare non potrebbe ottener ciò. Ma tu credi<br />

che i manuali in uso nei seminari presentino meno difficoltà? Tu<br />

facevi leggere la Psicologia di Mercier 3, nonostante il suo metodo<br />

induttivo, che accresce le difficoltà.<br />

Ma insomma si può sapere qualcosa del tuo tenore di vita<br />

costà, delle tue occupazioni, dei tuoi rapporti? Ti metterò in ca-<br />

stigo, se non soddisfi questo fraterno desiderio del mio cuore, non<br />

ti scrivendo che a telegramma come quando eri a Roma.<br />

Mi preme far partire questa lettera oggi stesso. Però, devo<br />

dirlo? La mia vena oggi è esaurita, e per giunta l'orologio batte le<br />

dodici. Lasciare una <strong>pag</strong>ina bianca non mi piace. Dunque ... spre-<br />

merò dal mio cervello il sugo, e qualcosa spunterà.<br />

I1 momento più grave dell'incidente del 28 ottobre fu quando<br />

guizzò nell'aria un bastone. Io però rimasi tranquillo. I1 pensiero<br />

di ricorrere a un qualche espediente, non mi passò nemmeno per<br />

la testa. Sentivo che non c'era nulla da concedere, e perciò, che<br />

occorreva ricevere i colpi come sarebbero venuti. Pensai però che<br />

poteva quella esser l'ultima ora, e levai la mente a Dio.<br />

Forse questa mia tranquillità fece colpo nell'animo dell'as-<br />

salitore. Comunque, tutto finì lì. Ripensandoci, non so come ringra-<br />

ziare il Signore, non tanto d'avermi protetto, quanto d'avermi<br />

sostenuto. Che non sarebbe stato bello comparirgli innanti per<br />

aver patito per la giustizia?<br />

Ma ora tutto è finito. E tutti lodano Dio, non solo perché l'in-<br />

cidente non ebbe gravi conseguenze, quanto perché così s'è rotto<br />

un vecchio incantesimo. L'uno latitante, l'altro sospeso, la giusti-<br />

zia garantita. Non puoi credere che dimostrazioni d'detto mi si<br />

fanno ogni giorno.<br />

Ora fo punto davvero. Ti assicuro che sto bene, anzi benissi-<br />

mo. I1 mio vecchio incomodo è molto diminuito, quasi non lo sento<br />

più. Lavoro come un giovane; faccio le mie lezioni con vero entu-<br />

siasmo, e scrivo c?n tale entusiasmo intorno al problema della mo-<br />

rale. Appena sarà pronta, te ne manderò una copia. Ma quando<br />

sé; cap. 11: Della conoscenza riflessa che ii soggetto ha di sé; cap. 111: Segue della<br />

conoscenza riflessa che il soggetto ha di sé; cap. IV: Della facoltd e delle categorie).<br />

3. Fra le opere di Mercier segnaliamo la Logique (1897), la Psychologie (1892),<br />

la Criteriologie générale ou Théorie générale de la certitude (1899), la Métaphysique<br />

générale ou Ontologie (1902). Cfr. lettera 7, n. 6.


22<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

sarà pronta? Ora non posso dirlo. Ci lavoro, sì, con entusiasmo,<br />

ma anche con moderazione.<br />

Mons. Fondacaro4 ti fa un mondo di cose affettuose. Con<br />

lui spesso parliamo di te e rievochiamo i tempi dell'iddlio.<br />

Vieni tra le mie braccia, caro fratello. Senti come batte il<br />

mio cuore e prega pel tuo aff.mo fratello<br />

Mario<br />

Piazza Armerina, 21 novembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

le mie lettere-giornale hanno una lacuna. Ieri non scrissi nulla<br />

per te, non però per negligenza, ma perché il tempo di cui dispongo<br />

fu preso da Nelina, a cui feci anche gli auguri pel suo natalizio e<br />

parlai di te.<br />

L'inaugurazione della Cappella del mio palazzo è riuscita ve-<br />

ramente solenne. La sera, presente tutto il seminario coi superiori<br />

e professori, feci un discorso e diedi la trina benedizione col Santis-<br />

simo; stamani, prima di giorno, vi ho tenuto ordinazione. Ho l'ani-<br />

ma piena di santa gioia. I vescovi futuri avranno un bel palazzo e<br />

una bella cappella. Credimi, caro fratello, la cappellina è un amore.<br />

L'altare poi è di una finezza e d'un effetto mirabile. Non dirò più<br />

la messa in una stanza fatta a cappella, ma in una chiesetta, bella,<br />

raccolta, mistica. Quando ci dirai anche tu la messa? Presto, caro<br />

fratello, perché l'aria di Londra, penso, non deve essere la migliore<br />

per te.<br />

4. Vincenzo Fondacaro, di Caltagirone (1882-1956). Allievo deI Seminario<br />

di Caltagirone, discepolo di mons. Mario Stuno, fu ordinato sacerdote nel 1907 da<br />

mons. Damaso De Bono. Collaborò con Luigi Sturzo neli'amministrazione comu-<br />

nale di Caltagirone e con Mario nel governo della diocesi di Piazza Armerina. Nel<br />

1918 venne nominato vicario generale di Piazza Armerina e rettore del seminario,<br />

carica che ricoprì fino al 1942, aiiorché venne nominato dal nuovo vescovo, mons.<br />

P. Capizzi, delegato vescovile dell'amministrazione apostolica. Fu sacerdote di rara<br />

finezza spirituale, di carattere rigido e severo. Mantenne sempre rapporti di pro-<br />

fonda amicizia con i fratelli Stuno. Su di lui si veda: G. DE ROSA, Storia del<br />

movimento cattolico in Italia, vol. 11, Il partito popolare italiano, Laterza, Bari<br />

1966, p. 473.


ANNO 1924 23<br />

Iersera lessi nel « Popolo D il discorso di Rodinò '. L'allusione<br />

a te, in lontano paese, solitario e pensoso mi cagionò tanta mesti-<br />

zia. Oh! solitario e pensoso tu, che sei nato al lavoro turbinoso e<br />

sempre eccessivo! Ma, è Dio che l'ha voluto, e sarà per la sua mag-<br />

gior gloria e pel tuo maggior bene.<br />

Oggi è l'anniversario, il 37" anniversario del mio ritorno al<br />

seminario. Celebro questo giorno sempre con animo riconoscente.<br />

Come fu buono il Signore con me! Fuori del sacerdozio io non avrei<br />

avuta pace. Penso al buon P. D'Andrea. Che lacrime versò quel<br />

giorno parlando al seminario che l'ascoltava commosso, mentre io,<br />

ancora in abito secolare, stavo a piè dell'altare, confuso! Tu non<br />

c'eri col corpo. Ma c'eri con lo spirito, ed esultavi.<br />

22 novembre 1924<br />

La posta del pomeriggio di ieri mi recò la tua carissima del<br />

16, e fu il più bel coronamento della festa. Ieri fu anche la festa<br />

della titolare della casa madre degli Oblati, questa che nasce la<br />

prima. Credo che non si poteva trovar titolo più opportuno di<br />

quello della Presentazione. C'è stato un triduo predicato da tre<br />

giovani oblati, due suddiaconi, uno prossimo ad esserlo. Ed è stato<br />

come il primo frutto, assai promettente, della lor preparazione asce-<br />

tica e letteraria. Potrei dire: una rivelazione e affermazione d'un<br />

modo più vero di concepire l'educazione e l'istruzione. Si, caro<br />

fratello, dici bene: l'insegnamento pastorale prima del letterario e<br />

filosofico. La tua lettera, dico, coronò la festa. Per quanto la desi-<br />

derassi, non l'aspettavo. E perciò mi recò più gioia il riceverla.<br />

Sono stato tutta la sera con te; ti ho sentito così vicino; mesto un<br />

po', ma mestizia contenuta e profumata di pietà. Mi ha poi recato<br />

tanto piacere sentire che partisti, perché lo credesti opportuno,<br />

non perché ti fosse stato imposto. La mia risposta al Santo Padre<br />

per mezzo del Cardinale Gasparri era chiara e ferma, ma rispettosa<br />

e umile a un tempo; io mi dichiaravo, nella fine, pronto, dopo aver<br />

parlato da vescovo e da fratello, a far quelle comunicazioni che si<br />

LETTERA 10. 1. Giulio Rodinò (1875-1946), marchese di Sangineto, awocato<br />

napoletano e uomo politico, fu tra i fondatori del Partito Popolare. Fu ministro<br />

deiia guerra (secondo gabinetto Nitti) e ministro di Grazia e Giustizia (gabinetto<br />

Bonomi). Cfr. G. DEURINGER - F. FIORE - M. RODIN~, Un uomo e un'idea. Documentazione<br />

deUa vita politica di Giulio Rodinò, L'Arte tipografica, Napoli 1956.


24<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

sarebbero volute '. Non avrei certo meritato lo sgarbo d'esser sor-<br />

passato, facendosi la comunicazione direttamente (come era stato<br />

affermato se io mi fossi ricusato). Lo credetti ai cenni fattimi da<br />

Nelina, vaghi e incompleti. Ora son felice di poter credere diversa-<br />

mente. Così non mi è preclusa la via di tornar sull'argomento in<br />

un tempo più opportuno.<br />

Ti mando una mia fotografia. È di parecchi anni fa, ma è ab-<br />

bastanza vera. Io ho nel mio studio la tua fotografia con la fascia<br />

sindacale (ottobre 1905) e un bell'ingrandimento della tua foto-<br />

grafia di profilo nel salone, che tutti ammirano. Ti guardo ogni gior-<br />

no, anzi ogni volta che torno a tavolino o vado nel salone. I1 buon<br />

Dio ci ha voluto divisi, quando avevamo' passato i primi anni così<br />

uniti. Fiat.<br />

Al leggere che desideri la mia fotografia mi commossi. Per-<br />

ché? Non cerco con gli sguardi e col cuore, spesso, la tua? Insom-<br />

ma, rivivere con te sì affettuose comunicazioni, più intense, più<br />

vere, nella misteriosa azione del pensiero che mi ti rappresenta di-<br />

verso dal consueto, forse pel fatto d'una, non del tutto voluta, lon-<br />

tananza, d'una lontananza che ha sapore d'esilio, è tal cosa, che ren-<br />

de oggetto di particolari commozioni del mio cuore, tutto quanto<br />

ti riguarda.<br />

Questo spiega perché ho sentito il bisogno di trasformare le<br />

mie lettere in giornale. Riprendo i fogli, dove butto i miei senti-<br />

menti con vivo desiderio; interrompo lo scriverti con rammarico;<br />

ogni briciolo di tempo di cui dispongo, è per te, anche quando mi<br />

sentirei stanco per altri lavori. Per ora contengo il mio pensiero<br />

dentro certi limiti, imposti dall'abitudine di scriver lettere e un<br />

giornale; appresso non so dove mi menerà questo nuovo bisogno<br />

di parlar con te. Quando ho la penna in mano per te, tu non sei<br />

più assente; sei là; io non più scrivo, ti parlo. E tu mi rispondi;<br />

sempre più misurato di me; più padrone del tuo pensiero; più<br />

oggettivo; sempre contrario a certi eccessi di stile, che io non sem-<br />

pre so evitare, nemmeno scrivendo filosofia.<br />

Voglio far partire la fotografia ora stesso. E perciò mi fermo<br />

qui per ora. Stamani ho celebrato per te. Ieri, prima messa nella<br />

nuova cappella, celebrai pro populo, essendo festa soppressa; oggi<br />

2. Sulla corrispondenza tra Mario e il card. Gasparri si veda la lettera 6, n. 2.


ANNO 1924 25<br />

per te. Non potevo meglio compire l'inaugurazione della mia Chie-<br />

setta, tutta bella, tutta mistica, tutta piena di Dio.<br />

Ti abbraccio e mi raccomando alle tue orazioni. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 23 novembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

voglio ad ogni costo cominciare la giornata con te; ma lo spi-<br />

rito, forse per l'abitudine di consacrare la mattinata della domenica<br />

allo scrivere filosofia, non seconda il cuore; e corre ostinatamente<br />

al paragrafo rimasto interrotto. Più volte ho ripreso e riposto questo<br />

foglio; presi e riposti i fogli del problema della morale, non mi sa-<br />

pendo rassegnare a far una vacanza per te. È un po' fantastico que-<br />

sto tuo vecchio fratello. Ma, che fare? Questo è il mio carattere.<br />

Comunque, ora che ho cominciato, torno alla filosofia, sperando di<br />

trovar più tardi qualcosa da dirti, che non sia una frasca.<br />

Questa sera faccio un'eccezione, breve del resto: prendo Ia<br />

penna per dirti che finalmente s'è costituita la prima conferenza di<br />

S. Vincenzo dei Paoli maschile. La femminile c'è da tempo. Inizia-<br />

tore è stato il prof. Marino, da Caltagirone. 2 un mio antico voto<br />

che si compie. Son pochini per ora. Ma non importa. Tutto sta nel<br />

cominciare in certe opere.<br />

A pranzo ho pensato sempre a te. Ho anzi meditato sul fatto,<br />

che, tu, tagliato dal lavoro della tua anima e del tuo genio, per la<br />

chiesa e la patria, porti la pena con una pace invidiabile. Altri<br />

avrebbe riempita l'Italia coi gridi del suo dolore. Ho proposto d'imi-<br />

tarti. Dio benedica il mio proponimento.<br />

24 novembre 1924<br />

È appena spuntato il sole, un bel sole sotto un cielo turchino<br />

purissimo. Mando a te, che sei diventato anche tu mattiniero, il<br />

buon giorno. Bada però che non ti noccia il mutar di ore. Dici la<br />

messa alle 7? Ma a quell'ora nemmeno qui è spuntato il sole.<br />

Irrompe nella mia mente il problema della Provvidenza nella


26<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

storia, in quanto speciale intervento di Dio nei fatti di vita collet-<br />

tiva. Nei fatti individuali questo intervento, benché spesso incon-<br />

trollabile, pure spesso è anche chiaro abbastanza. Invece nei fatti<br />

collettivi è meno chiaro. A studiar la storia sotto questo rispetto,<br />

pare che si possa venire alla conclusione che Dio con provvidenza<br />

speciale intervenga più nei fatti individuali che nei collettivi: e che<br />

pei fatti collettivi preferisca la provvidenza ordinaria, cioè, il corso<br />

delle leggi di natura e il loro intrecciarsi. I1 miracolo è l'intervento<br />

più caratteristico e più speciale. Moltissinli sono i miracoli di gua-<br />

rigioni e conversioni; assai rari i miracoli a favore di popoli interi.<br />

E si resta altamente colpiti dal fatto che le apostasie delle nazioni,<br />

dagli scismi d'oriente alle rovine del protestantesimo e del razio-<br />

nalismo, sono avvenuti e durano, o parzialmente si risolvono per<br />

vie ordinarie. Gli stessi fatti provvidenziali (speciali) come il sor-<br />

gere dei grandi santi: S. Benedetto, S. Bernardo, S. Gregorio VII,<br />

S. Francesco d'Assisi, S. Vincenzo de Paoli, il Ven. D. Bosco, rien-<br />

trano poi nella attività normale, in quanto il loro influsso sulle<br />

condizioni sociali rare volte si esercita per vie miracolose. Forse<br />

uno studio della Provvidenza sotto questo aspetto non sarebbe su-<br />

perfluo. E forse non sarebbe inutile un più sereno studio della<br />

Provvidenza ordinaria, che coincide con l'attuarsi normale delle li-<br />

bere attività umane, in quanto elementi animati da principi imma-<br />

nenti (le leggi) che seguono, pux nella libertà, le vie da cui la stessa<br />

libertà non esce. Sotto questo rispetto tutto è provvidenziale nel<br />

mondo, e tutto è naturale. E sarebbe da chiarire il valore del giudi-<br />

zio ascetico e del giudizio filosofico. Asceticamente noi diciamo, e<br />

diciamo bene, che non cade foglia che Dio non voglia. Filosofica-<br />

mente diciamo, e diciamo bene egualmente, che non cade foglia senza<br />

una causa naturale che la faccia cadere: l'aridità del ramo, la gran-<br />

dine, il temporale di vento, l'azione dell'uomo. Clemente XIV sop-<br />

presse la Com<strong>pag</strong>nia di Gesù. Così Dio volle, dice il cristiano che<br />

sente asceticamente. Errore effetto d'altri errori, dice il cristiano<br />

che sente filosoficarnente. Tutti e due dicono bene. Però, penso, che<br />

il sentire ascetico non debba nuocere ai giudizi storici. Che Cle-<br />

mente XIV abbia commesso un errore, conseguenza fatale d'altri<br />

errori, non è certo un fatto che rientra nella Provvidenza l, intesa<br />

LETTERA<br />

11. 1. L'« errore » di Clemente XIV sarebbe, appunto, il prowedi-<br />

mento con cui nel luglio 1773 soppresse la Com<strong>pag</strong>nia di Gesù.


ANNO 1924 27<br />

come particolare intervento di Dio nel governo del mondo, ma nel-<br />

la Provvidenza, intesa come armonia di cause e d'effetti, nell'ordine<br />

e nel disordine morale, imputabile o no. E allora io non dirò che<br />

l'atto di quel Papa fosse voluto da Dio; e nemmeno dirò che fosse<br />

permesso, perché chi permette, in qualche modo vuole; nemmeno<br />

che fosse non impedito, perché non necessario il dirlo, è sempre<br />

espressione che fa pensare un particolare intervento di Dio. Del re-<br />

sto chi crede a Dio e alla Provvidenza, crede anche che Dio non è<br />

mai assente dal creato, perché non può essere. Invece d'usare una<br />

o un'altra di queste espressioni, il meglio, a parer mio, è che quando<br />

non costa d'un qualche particolare intervento divino, si parli delle<br />

vicende storiche puramente col linguaggio della storia. Ciò non solo<br />

è conforme a ragione, ma, in tempi di poca fede, come questi, giova<br />

a impedire apprezzamenti non cristiani degli awersari.<br />

Se, scrivendomi, avrai tempo di dirmi il tuo pensiero su ciò,<br />

mi farai cosa grata.<br />

Lessi il libro del Vismara '. Non mi piacque. Ci sono poi un<br />

mondo di inesattezze filosofiche. La « Civiltà Cattolica », parlan-<br />

done, si fermò solo al concetto di scienza, e scrisse una <strong>pag</strong>ina per<br />

dire che scienza e storia son termini inconciliabili, perché l'impedisce<br />

il fatto del libero arbitrio; confondendo la libertà come volere non<br />

determinato, con le azioni, come, pure liberamente, regolate nel<br />

libero determinarsi, dagli antecedenti, siano convinzioni, siano fatti<br />

ambientali. Se la parola della « Civiltà Cattolica » dovesse pren-<br />

dersi alla lettera, la libertà diventerebbe sinonimo di disordine:<br />

dico meglio: sinonimo del puro imprevedibile 3.<br />

2. S. VISMARA,<br />

Il concetto della storia nel penisero scolastico, Vita e Pensiero,<br />

Milano 1924.<br />

3. La recensione al volume di Vismara è in «La Civiltà Cattolica », 4 ottobre<br />

1924, pp. 61-62. Vi si legge, tra l'altro, « ... mentre degno d'ogni lode è il tentativo<br />

di sollevare la storia al grado di scienza, non possiamo, con nostro rincrescimento<br />

convenire col dotto p. Vismara e classificare, com'egli fa, la storia, in quanto storia,<br />

come scienza subordinata da metafisica, in quanto gli awenimenti umani siano in<br />

ultima analisi, retti e governati dal sommo Ente metafisico, Iddio, e da certi prin-<br />

cipii universali di logica, di fisica, di etica, ecc. » (p. 62). E ancora


28<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Ricevo la tua cartolina. L'unica lettera smarrita è quella del 6,<br />

proprio quella in cui ti davo notizia dell'incidente. L'l1 non ti ho<br />

scritto, ma il 17. Si tratta d'errore del telegrafista. Di che altro ti<br />

abbia parlato nella mia del 6 non lo ricordo. Solo ricordo che ti<br />

ringraziavo degli auguri pel mio natalizio. Poi ti ho scritto a lungo<br />

il 19 e il 22. Come vedi sono così in vena di scriverti che forse<br />

finirò con stancarti, tanto più, che non sempre mi è possibile dirti<br />

cose interessanti.<br />

Ti ringrazio assai della diligenza con la quale hai riletto la<br />

Quarta Sezione. La conferma del primo giudizio mi conforta assai.<br />

Non ho potuto far tesoro delle tue sagge osservazioni, perché ho<br />

dovuto consentire che le correzioni in seconda lettura le facciano a<br />

Roma. Ciò, s'intende, per evitare nuovi ritardi. Tanto, non si tratta<br />

di cose gravi. Alcune osservazioni derivano da errori di stampa.<br />

Delle altre, quelle circa Rosmini son correzioni di colorito; e le altre<br />

di chiarezza. Che ci si fa? I1 contesto spiega molte cose.<br />

Dice Papini che il libro si comincia a scrivere quando s'è finito<br />

di scrivere. E dice bene. Allora è il periodo della lima, che è I'ul-<br />

tirna creazione. Manzoni c'impiegò una dozzina d'anni in quel la-<br />

voro. E diede la forma definitiva al romanzo. Se Dio mi dà gra-<br />

zia, spero prendere anch'io la lima. Ciò però sta in rapporto alla<br />

buona accoglienza del libro, e alla prossimità o no d'una seconda<br />

edizione. Tu sai quale è stato il mio lavoro: credevo di ritoccare<br />

il già fatto; e invece, in gran parte, ho fatto un nuovo lavoro, senza<br />

il tempo di considerarlo nel suo insieme. Parmi però che circa la<br />

sostanza qualche contributo lo rechi. Ciò non è poco. Ora lavoro<br />

attorno all'altro problema, quello della morale. E qui si tratta di<br />

prima creazione. Lavoro però col pensiero a Dio. Strumento inutile,<br />

se Dio vorrà, anche qui spero recare qualche contributo.<br />

Vorrei posare il foglio, per continuare domani. Penso però che<br />

è meglio lasciarlo partire con due <strong>pag</strong>ine bianche. Non si tratta di<br />

dirti cose straordinarie, ma di farrniti presente i1 più spesso pos-<br />

sibile.<br />

Amami, caro fratello, e prega per me, come io faccio per te,<br />

sempre. Tuo aff .mo fratello<br />

Mario


ANNO 1924 29<br />

Piazza Armerina, 26 novembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

torno dalla Cappella, dove ho celebrato la S. Messa per te e<br />

per Nelina. Che il buon Dio vi benedica e conservi lunghissimi anni.<br />

Ieri non scrissi nulla per te: non ne ebbi il tempo. Però ti ebbi<br />

più sensibilmente presente nelle preghiere, specialmente ier sera nel<br />

recitare il breviario.<br />

Abbiamo avuto una settimana di gran freddo, insolito per la<br />

stagione. Ci ho preso un raffreddore, leggiero però, che ho passato<br />

impiedi. Ora è finito. I giornali dicono che è stato generale questo<br />

freddo. Ho pensato a te. Chi sa che gran freddo hai avuto. C'è, è<br />

vero, il riscaldamento; ma il gran freddo è sempre tale per tutto.<br />

Assicurami che non vi hai sofferto nulla.<br />

E siamo a sera. Il lavoro è finito. Vado in cappella pel rosario.<br />

Come si prega bene in questa cappella! Non vien voglia d'uscirne.<br />

Pregherò di nuovo per te e per Nelina; suggellerò così gli auguri,<br />

che con affetto fraterno vivissimo vi ho inviati lungo la giornata<br />

sulle ali della carità di Gesù Cristo che non conosce distanze. Il buon<br />

Dio renda a te codesto periodo di relativo riposo, fecondo di bene<br />

più del passato e cagione di bene maggiore e più universale.<br />

27 novembre 1924<br />

Quando c'è la nebbia, come stamattina, penso a te, caro fra-<br />

tello, condannato a vederla forse tutti i giorni. Che almeno non sia<br />

nebbia di tedio.<br />

Gli avanzi della flussione son cessati. E sto benissimo.<br />

28 novembre 1924<br />

Quasi mi vergogno di me stesso posando gli occhi sulle poche<br />

righe scritte ieri. Ma che farci? Sento che la vena s'è esaurita; non<br />

in quanto non abbia proprio nulla da scriverti, ma in quanto non<br />

trovo cosa che ti possa interessare. Scrivendo a te, amato fratello,<br />

sento vivamente la tua personalità. In te tutto è attività, tutto è<br />

guardato dal lato della dinamicità; tu non fosti mai fanciullo; tu<br />

non sei come gli altri uomini. I1 tuo amore è il tuo lavoro. E il tuo


30<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

lavoro, ahimè, è come infranto! Se fossi uno dei tuoi collaboratori<br />

nel campo della tua azione, troverei bene la materia da scrivere, e<br />

solo potrei provare la difficoltà della scelta. Invece il Signore ci de-<br />

stinò in due campi tanto diversi ... Parlarti di frasche mi ripugna,<br />

perché sarebbe un toglierti il tuo tempo, che anche nel forzato ri-<br />

poso, sarà tutto occupato, se non altro, a scrivere intorno a ciò che<br />

non ti è concesso agitare con la tua multiforme e instancabile azione.<br />

29 novembre 1924<br />

L'ultima lettera per te partì il 24. Son dunque cinque giorni<br />

che non t'invio lettere. È troppo. Questa dovrà partire oggi stesso<br />

a ogni costo, anche a costo di restar breve e poco significante. Ho<br />

visto sul « Popolo » un'offerta con le parole: al grande esule l. Non<br />

so decidermi circa la loro opportunità. Forse sarebbe stato meglio<br />

non pubblicarle. Esule! Che dura parola! Ma tu non sei esule, perché<br />

per tutto è patria, quando c'è la carità di Cristo che affratella. I1 tuo<br />

è un periodo di riposo in Cristo, nascosto in Lui, per sentire, come<br />

non si può col solo pensarci, come il vero luogo d'esilio è la terra.<br />

Leggo in questi giorni, cioè, mi è letta a tavola, la vita di Federico<br />

Ozanam di Mons. Baunard 2. Mi ha fatto tanto pensare il capitolo<br />

che parla della vita politica di quel grande e delle sue idee democra-<br />

tiche, e della lotta che gli fecero Montalembert 3, Veuillot e altri.<br />

LETTERA 12. 1. Per i nostri «fondi segreti », in « I1 Popolo », 23 novembre<br />

1924. Neìi'elenco delle sottoscrizioni a favore del giornale del P.P.I. figurano diverse<br />

offerte per Luigi Sturzo. Quella cui si riferisce Mario è così riportata « Verona:<br />

A.M. Con l'abbonamento invio in omaggio al Grande Esule ,& 100 ».<br />

2. L. BAUNARD, Federico Ozannm dalla sua corrispondenza, Marietti, Torino<br />

1915. Antoine-Frédéric Ozanam (18 13-1853), storico e apologista cattolico, fondatore<br />

delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, esponente dell'ultramontanismo con<br />

il Lacordaire in Francia; fra le sue opere vanno ricordate La civilisation au Ve<br />

siècle (1856) e Les poètes franciscains en Italie au XIIIe siècle (1952).<br />

3. Charles Forbes conte di Montalembert (1810-1870), uomo politico e scrittore<br />

francese, fu uno dei massimi esponenti del cattolicesimo liberale francese. Fondò<br />

l'« Avenir », con Lamennais e Lacordaire, che fu condannato da Gregorio XVI. A<br />

differenza di Lamennais fece atto di sottomissione e si adoperò aila formazione di<br />

un partito cattolico di cui poi divenne il massimo rappresentante. Oltre ad una<br />

vasta pubblicistica vanno ricordate fra le sue opere la Storia di Santa Elisabetta<br />

d'Ungheria (1836) e Monaci dell'Occidente da San Benedetto a San Bernardo (1860).<br />

4. huis Veuillot (1813-18831, giornalista e scrittore francese, fu uno dei<br />

più importanti esponenti del cattolicesimo intransigente ultramontano. Come scrittore<br />

si ricordi Il profirmo di Roma (1862).


ANNO 1924 31<br />

Ozanam vedeva giusto, forse con certa ingenuità e primitività. Egli,<br />

studioso di storia, nella storia vedeva il dramma della vita, e lo com-<br />

prendeva. L'autorità non è un'enfiteusi, ma un'esigenza della socie-<br />

tà. La società nel suo evolversi prepara a se stessa il suo regime.<br />

Questo in fondo è il pensiero d'ozanam. Ma non fu compreso. Del<br />

resto i francesi non compresero nemmeno il consiglio di Leone<br />

XIII '. Ma perché ci devono essere tali incomprensioni con le con-<br />

seguenti lotte anche tra coloro che professano la stessa fede cattolica<br />

e leggono lo stesso Vangelo? Come si diventa mesti quando si me-<br />

dita su queste miserie umane. Si apprende però ad amare meglio il<br />

Cielo, e a lavorare con più pura visione del dovere, anche sapendo<br />

che, dopo si raccoglieranno spine! . . .<br />

Torno dalla scuola. Vedo la posta. Da Londra nulla! La tua<br />

cartolina del 19 mi giunse cinque giorni fa. Cinque giorni non son<br />

troppi. Pure io speravo riceverla una lettera stamani.<br />

Nelina mi scrisse l'altro giorno. Povera sorella, come soffre<br />

della tua lontananza! Scrivo più spesso del solito anche a lei, per<br />

confortarla. Ma anch'essa sa trovare in Dio il vero conforto.<br />

Recentemente ho creato una nuova parrocchia a Riesi. L'ha<br />

dotata un vecchio sacerdote del luogo, il quale ha anche fondato<br />

una scuola popolare. Son grandi misericordie di Dio per quel luogo!<br />

Tre nuove parrocchie ho creato a Mazzarino. Me le ha dotate il<br />

popolo. Che popolo generoso! E ora ne vogliono un'altra ancora.<br />

Fo punto, se no oggi la lettera non parte. Sto benissimo. I1<br />

seminario, che pensa tanto a te e per te tanto prega, prospera che<br />

è una gioia.<br />

Spero che il mio volume di filosofia veda la luce tra giorni.<br />

Però tutto questo ritardo è dovuto, non più a me, ma alla tipo-<br />

grafia.<br />

Ora ti abbraccio con vivissimo affetto e ti lascio nel S. Cuor<br />

di Gesù. Tuo<br />

t Mario<br />

5. Aiiude ali'invito di Leone XIII ai cattolici francesi di abbandonare la pregiudiziale<br />

rnonarchica e di aderire alla Repubblica (1887). Cfr. G. DE ROSA, Storia<br />

del movimento cattolico in Italia, vol. I, cit., pp. 215-216.


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

13<br />

Piazza Armerina, 30 novembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

or che D. Tommaso Ragusa s'è ravvicinato a me, ecco una nuo-<br />

va tribolazione: il vicariato gli ordina di lasciar Roma, perché non è<br />

romano. È desolatissimo. Gli ho subito mandato una lettera di rac-<br />

comandazione al Card. Vicario. E spero che lo lascino in pace.<br />

Siamo in Avvento! Come è soave il ritorno di questo tempo!<br />

L'anima si schiude alla poesia natalizia che culmina nella sacra notte.<br />

Tu avrai il piacere quest'anno di sentir come vibra l'anima inglese ...<br />

Certo che ha caratteri propri, non credo meno delicati del carattere<br />

dell'anima latina. I1 buon Dio, fatto bambino, ti compensi, amato<br />

fratello, con la soavità della sua ineffabilmente bella nascita nel<br />

tempo.<br />

1 dicembre 1924<br />

La tua lunga lettera del 26 novembre che ricevo a momenti,<br />

tornando dalla scuola, mi ha dato istanti di felicità. Come mi è dolce,<br />

dopo tanti anni di comunicazioni quasi sempre a mo' di telegrammi,<br />

e sopra tutto, nell'ansia del lavoro premente, ricevere delle lettere<br />

che son tranquille e affettuose conversazioni, benché velate di me-<br />

stizia. Ma la tua è una mestizia che edifica, perché è santificata dal:<br />

la carità di Cristo, e rende anche pensosi. Com'è inadeguato tutto<br />

ciò che non è per Dio! E com'è misera la terra, che pure tanto<br />

amiamo e alla quale siamo tanto attaccati! Dacché sei a Londra,<br />

questa nota di mestizia insapora le mie povere preghiere e rende<br />

desiderato il tempo che passo in cappella, più desiderato del solito.<br />

Fuori della cappella è il turbinio degli affari. Penso anche allora<br />

spesso a te; ma è un pensiero superficiale. Son con te quando son<br />

con Dio. I1 pensiero di te m'aiuta a pregar meglio. E s'accorda<br />

così bene alla penombra in cui tengo la cappella. Entrandoci, mi<br />

par d'entrare nel mistero dell'altro mondo. Nella messa l'oscurità<br />

me la dà l'ora, perché celebro prima di giorno.<br />

La messa di Beethoven! Come l'ascolterei volentieri! Mandami


ANNO 1924 33<br />

i due libri indicati. Me li leggerà il Can. Luigi Caruso ' che conosce<br />

bene l'inglese.<br />

Io, come ti scrissi, lavoro attorno al problema morale con assi-<br />

duità pacata. Non solo per non mi stancare, ma, sopra tutto, per<br />

aver tempo di considerar bene i vari problemi. Ne sorgono a ogni<br />

passo. Sino al presente non sono scontento di quel che ho scritto.<br />

I1 volume sulla Conoscenza penso che debba esser già pronto.<br />

Leggo una monografia sulla Controriforma nella « Critica »,<br />

fascicolo di novembre. È di B. Croce '. Ed è quanto mai insidiosa.<br />

Penso di scrivere un articolo di critica per la « Rassegna Nazio-<br />

nale ». Se lo scrivo, lo manderò a te. Tu lo manderai alla « Ras-<br />

segna », se ti parrà passabile. È che manca il tempo! Vedrò. Ma<br />

una risposta parmi necessaria. C'è tanta incomprensione, in tale<br />

monografia, di ciò che fu veramente la Controriforma e di ciò che<br />

anche oggi è la Chiesa Cattolica.<br />

La mia fotografia te la mandai, credo, il 24-1 1. Non è recente,<br />

ti dissi. Una nuova fotografia ci vuole, perché son già vecchio, e<br />

occorre che tu mi veda quale son oggi e non qual ero dieci anni fa.<br />

E me la farò. E te ne manderò una copia.<br />

LETTERA 13. 1. Luigi Caruso, nato a Caltagirone (1877-1967). Ordinato sacerdote<br />

nel 1900 a Catania, studiò e si laureò all'Apollinare di Roma, ove ebbe<br />

tra i condiscepoli anche Eugenio Pacelli. Predicatore e uomo di vasta cultura,<br />

venne nominato da Pio XI « Missionario apostolico D. Tenne quaresimali in Sicilia,<br />

Calabria, Tunisia ed altre località. Nei suoi numerosi viaggi visitò l'Irlanda,<br />

l'Inghilterra, la Francia, la Germania, Malta e più volte si recò in Terra Santa. Di<br />

questi viaggi ha lasciato numerose descrizioni e ricordi (La Via Crucis del pellegrino<br />

a Gerusalemme, Caltagirone 1929; Viaggi e pellegrinaggi. Reminiscenze, Caltagirone<br />

1958). Appassionato studioso dclla sua città natale, scrisse, con lo pseudonimo<br />

di Calrtintrs, numerosi saggi sulla storia religiosa, civile e artistica di Caltagirone:<br />

Reminiscenze e visioni paesane, Caltagirone 1931; Caltagirone etrcaristica,<br />

Caltagirone 1937; Caltagirone eucaristica mariana, Caltagirone 1950; La Chiesa di<br />

Santa Maria degli Angeli in Caltagirone, Caltagirone 19322; 11 Santuario del SS.<br />

Crocifisso del soccorso in Caltagirone, Caltagirone, s.d.; La Chiesa di Santa Chiara e<br />

Santa Rita in Caltagirone, Napoli 1957. Fu collaboratore deila « Croce di Costantino<br />

» ed amico ed estimatore di Luigi e Mario Sturzo, ai quali ha dedicato interessanti<br />

e documentati saggi biografici: Luigi Sturzo sacerdote sfudioso e artista e<br />

uomo d'azione, Caltagirone 1944; 11 sacerdote statista e i germani Sturzo Boscarelli,<br />

Caltagirone 1960. Nel volume Spigolature nel campo del minisfero della parola<br />

(Caltagirone 1959) vi sono due capitoli dedicati all'attività letteraria di L. Sturzo e<br />

al suo impegno nella istituzione di una pia fondazione per le vocazioni sacerdotali<br />

e religiose.<br />

2. Cfr. B. CROCE, Controriforma, in « La Critica», 20 novembre 1924, pp.<br />

321-334.


34<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Lo penso anch'io, e te ne ho scritto, che un po' di riposo ti<br />

farà bene. Penso che è anche bene che sia assente in un momento<br />

così gravido d'avvenimenti. Tu ora gioverai, spero, alla causa del<br />

bene, pregando e soffrendo, e offrendo a Dio il martirio del tuo<br />

spirito. Spero che verrà, e presto, tempo migliore. E tu tornerai ad<br />

altro lavoro o altro momento di lavoro, ringiovanito e meglio com-<br />

preso. Nel campo nostro son così pochi quelli che non son d'altro<br />

tempo!<br />

2 dicembre 1924<br />

I versi ti piacciono letti; pensati no. Direbbe Croce che pen-<br />

sati non son più poesia.<br />

I1 bel saluto che ti do col nuovo giorno! ... Ma dimmi: fosti a<br />

visitare il Cardinale? Penso di sì. L'avevi nel programma dei primi<br />

giorni. Sarei curioso di sapere come ti accolse.<br />

Dimmi ancora: hai bisogno di danaro? Scrivimene con fra-<br />

terna confidenza. Vorrei che costà non avessi a soffrire per limita-<br />

tezza di mezzi. Bastano i dolori dello spirito.<br />

Leggesti la lezione di Biavaschi alla Settimana Sociale di To-<br />

rino sul principio d'autorità? Io ne vidi un sunto. Non mi piac-<br />

que. I principi democratici sono messi sotto luce mezzo sinistra,<br />

attribuendo alla democrazia ciò che è dall'umanità decaduta e dai<br />

tempi. O forse che sotto le monarchie non ci furono disordini so-<br />

ciali e lotte o guerre civili? Ma dai sunti non si può fare giudizi<br />

sicuri. Aspetto di vedere il testo, perché penso che le lezioni saranno<br />

raccolte e pubblicate per intero. Conosci il libro di Biavaschi sullo<br />

stato? Certo! Mangano vi fece più volte cenno nei suoi discreti<br />

articoli prima della settimana anzidetta. Forse è un po' troppo in-<br />

farcito.<br />

Penso che ai nostri fa pregiudizio quello che chiamerei pregiu-<br />

dizio scolastico o tomistico. Tutto vogliono pensare in funzione del-<br />

la scolastica. E fanno i libri a più facce, e senza freschezza, e senza<br />

efficacia circa le esigenze, gli errori, le conquiste attuali. Questo ini-<br />

zio mi par che culmini nel Vismara e nello Zamboni. Non so se sei<br />

dello stesso avviso. Certo tu guardi queste quistioni con molta<br />

maggior comprensione e oggettività e serenità che io non faccia.<br />

Per il mio volume sul problema della conoscenza non potresti<br />

scrivere anche al P. Busnelli della « Civiltà Cattolica », o, se non ci


ANNO 1924 35<br />

hai rapporti, al P. Barbera, perché interessi il P. Busnelli 3? Preme<br />

che dai nostri il libro sia considerato come strumento di lotta contro<br />

i sistemi contrari e dannosi alla fede e alla stessa ragione; cioè, che<br />

le stesse critiche alla parte caduca della scolastica siano giudicate<br />

sotto questo profilo.<br />

Io scriverò al P. Cordovani dell'università del S. Cuore per la<br />

« Rivista di Filosofia Neo-Scolastica ». Scrissi già ai Salesiani. Mi è<br />

stato promesso il loro interessamento. Ma io temo che l'indole del<br />

libro non debba rendere, non dico ostili, ma ritenuti i nostri. Co-<br />

munque, io mi accinsi al lavoro con gli occhi al Cielo. Ora che è il<br />

momento cimentoso, levo egualmente gli occhi al Cielo e sto<br />

tranquillo.<br />

Stamani siamo seppelliti nella nebbia. Quanta nebbia quest'an-<br />

no, insolita per queste parti. Mi fa pensare a te la nebbia, a te e<br />

a codesta Città. Allora mi si stringe il cuore. Ma poi penso quanta<br />

è la forza del tuo spirito. E spero che la nostalgia sia sempre lon-<br />

tana da te. E prego a tal fine. I1 Signore è buono. E ti darà altra<br />

nostalgia: quella del Cielo. E frattanto ho come la certezza che non<br />

durerà a lungo il tuo riposo; e presto tornerai al lavoro. I1 buon<br />

Dio non lascerà inesaudite le molte preghiere che al tal fine si fanno<br />

da moIti.<br />

Son quattro giorni che non partono di qui mie lettere per te.<br />

È già troppo. E perciò fo punto. Sto benissimo. Le nostre cose<br />

vanno bene. Dopo l'incidente tutto è tornato tranquillo e sicuro.<br />

E tu conservati e godi in Domino del ben della prova. Dammi un<br />

abbraccio e prega pel tuo<br />

t Mario<br />

14<br />

Piazza Armerina, 3 dicembre 1924<br />

Fratello amatissimo,<br />

dice F. Ozanam: Dio non vuole che ci abituiamo troppo al<br />

clima di questa terra. È tanto buono il Signore! E ci vuol sempre<br />

3. I1 6 febbraio 1925 Filippo Del Giudice scriveva a L. Sturzo, a proposito<br />

del libro di Mario, quanto segue: « [...l Per la recensione del libro di tuo fratello<br />

iMons. Mario non è stato possibile fare quanto tu desideravi. "La Civiltd Cattolica",<br />

e per essa il P. Busnelli, non potrebbe fare a meno di rilevare quanto in materia<br />

teologica discutibile - si discosta dalla dottrina di S. Tommaso. E perciò, pregai<br />

di prendere solo nota del libro nella rassegna bibliografica, senza muover critiche<br />

[...l >>.


36<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

preparati all'estremo viaggio. Questi e simili pensieri ieri a pranzo<br />

furono i miei com<strong>pag</strong>ni. Ma tu tenevi il posto d'onore, a cui il buon<br />

Dio oggi più che mai fa sentire com'è poco adatto al nostro spirito<br />

il clima di questa terra.<br />

Gli aneliti di giusta libertà che provengono dagli spiriti magni,<br />

come son belli! Quante speranze dorate destano! Ma poi vien la<br />

signora storia a turbare la poesia del momento. La nostra patria<br />

da troppi secoli ignora la carità di Cristo in quanto anche elemento<br />

di vita sociale. E io volgo malinconicamente il pensiero all'InghiI-<br />

terra, non però, bada all'Inghilterra d'Enrico e d'Elisabetta, o in<br />

quanto tiranna dell'Irlanda. È altra saggezza quella che ci fa quasi<br />

invidiosi. Ma ... speriamo. Ecco la grande virtù che sorregge le ge-<br />

nerazioni. Speriamo che venga l'era della vera e onesta tolIeranza,<br />

almeno questa; e che segua quella del pieno affratellamento in Cri-<br />

sto. Credo che non ci sia uomo oggi che non viva di speranza a que-<br />

sto modo.<br />

Desidero che mi parli della tua salute con cenni meno fugge-<br />

voli. Come stai? Come ti trovi col clima e coi cibi e col tenor della<br />

vita tanto diversi dall'ordinario? A 50 anni non si muta vita senza<br />

soffrire. Io voglio saperlo senza eufemismi. Soffri del tuo solito<br />

incomodo allo stomaco mangiando? Mangi? Ora che nessuno ti ac-<br />

cudisce, come faceva Nelina con tanta sollecita premura fraterna, ti<br />

usi da te i necessari riguardi? Ed è possibile usarteli in codesta<br />

casa? Pensa, caro fratello, che il Signore ti ha dato dieci talenti,<br />

affinché gliene riporti venti. Che nessuno venga seppellito in terra<br />

straniera. Tornerai al tuo lavoro, spero, presto. Dovrai tornare,<br />

non solo sano, ma rifatto. Se ti entrano nel cuore, nelle ore meste,<br />

altri pensieri, cacciali come tentazioni. La patria guarda a te con<br />

ansia trepida, e ti aspetta, e aspetta per lunghi anni ancora l'opera<br />

tua. Non mi fare stare in pena per te. E dimmi ogni cosa che ti<br />

riguardi da vicino, e ogni bisogno. Per quel che mi è possibile,<br />

conta su di me senza limitazioni.<br />

4 dicembre 1924.<br />

I giornali parlano di grandi tempeste nella Manica. Penso che<br />

anche a Londra ci sarà stato mal tempo. C'è stato anche qui. Que-<br />

sta notte ha imperversato un orribile libeccio. Le mie stanze che<br />

guardano il lontano orizzonte senza veruno ostacolo, ricevono i venti<br />

di Sud con tutta la lor furia sfrenata. Sorridi? Tu che non ci badi


ANNO 1924 37<br />

al tempo? Io bado sopra tutto al sole: quando manca, come in que-<br />

sti giorni, lavoro male. Oh il sole! I1 grande amico dei miopi come<br />

me! Comincio con le frasche oggi. È un fatto. Volendo dirti qual-<br />

cosa ogni giorno, non sarà possibile evitare le frasche.<br />

Nello studio di B. Croce sulla Controriforma, di cui ti feci<br />

cenno nella mia spedita il 2 corr. è ricordato il fatto dei monaci<br />

che radevano le pergamene antiche per scrivervi delle leggende l.<br />

Mi son ricordato dei versi del B. Jacopone: L'uomo che non sa ra-<br />

dere - Disonora le carte! Pure se non fosse stato per quei bravi mo-<br />

naci, addio opere dei grandi dell'antichità. Ecco un'altra frasca.<br />

A me, caro fratello, è toccato in sorte d'avere dei buoni e cari<br />

amici, i quali però si son ricordati di me più nei loro giorni mesti<br />

che nei lieti. Ed io, che avrei tanto desiderato vivere del commercio<br />

epistolare con loro, sopra tutto per la vita dello spirito, nulla o<br />

quasi di luce ho ricevuto dai miei amici; e invece ho loro dato, e<br />

con tutto il cuore, conforto nel dolore. Anche coi vescovi, miei con-<br />

fratelli e amici, è andata così. Eppure sarebbe stato tanto utile con-<br />

sigliarci a vicenda, almeno negli affari più gravi!<br />

Dunque il povero Puccini è morto '! È però morto munito<br />

dei sacramenti. Oh questo si che mi ha tanto consolato. Io, vedi,<br />

mi interesso ancora dei maestri. Della musica non più. Non è<br />

più possibile. È una fonte di gioie spirituali inaridita per me.<br />

C'è però nei nostri monti la musica della natura, che in pri-<br />

mavera si fa deliziosa. Credo che in pochi luoghi ci siano tanti<br />

usignoli quanti ce ne sono qui. Oh la musica della natura, anche<br />

la musica tacita delle albe serene e dei tramonti infocati, m'interessa<br />

tanto, mi fa tanto palpitare. Appena mi alzo, cerco il cielo. In questi<br />

mesi splende sul cielo di levante la steUa di Venere! Oh che incan-<br />

to! E come ha sempre una nuova parola da dirmi! Quando però il<br />

cielo è nuvoloso, sento come una pena che non si dice. Quando nelle<br />

LETTERA 14. 1. Cfr. B. CROCE, Controriforma, cit. Mancando nel citato articolo<br />

di Croce ogni riferimento esplicito ai monaci, possiamo supporre che Mario<br />

intendesse riferirsi ai seguente brano: «Tratti romantici sono stati additati<br />

neiia Rinascenza e neila Riforma; ma nessuno ha mai neppur tentato di additarne<br />

neiia Controriforma, più assai deila Rinascenza e deiia Riforma spietata verso il<br />

Medioevo, come, a non dir altro, provano i suoi monumenti, coi quali, pur di<br />

raggiungere gli effetti pratici avuti di mira, essa distruggeva e, peggio ancora, contaminava<br />

i monumenti deiie età precedenti e delia veneranda cristianità medievale »<br />

(p. 327).<br />

2. Giacomo Puccini mori a Bnixeiies il 26 novembre 1924.


38<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

litanie lauretane diciamo: Stella rnatutina ... e Janua Coeli, le due<br />

immagini in me si fondono in una: e penso la Vergine Santissima<br />

come una porta di luce, tremula, soave come la luce di Venere.<br />

E mi conforto considerando che per altra porta dacilrnente si en-<br />

trerebbe in Cielo; mentre la porta di Maria, che è madre, non si<br />

chiuderà ai figli che l'hanno invocata e onorata tutta la vita, e sotto<br />

il suo patrocinio, hanno impetrato il perdono delle lor colpe.<br />

Le mie lettere dovrai leggerle nelle ore d'ozio, quando si ama<br />

parlare del più e del meno; passeggiando per la stanza, come facevi<br />

quando concedevi a me qualche quarto d'ora delle tue faticose gior-<br />

nate. Così l'illusione della mia presenza accanto a te, sarà più viva.<br />

E così mi perdonerai di tutte le cose frivole che lascio cader dalla<br />

penna. Certo, quando si parla del più e del meno, spesso non si parla<br />

che di cose frivole. Pure fa bene allo spirito: è una delle maniere di<br />

riposarsi un po'.<br />

5 dicembre 1924<br />

Ho da due anni nel mio breviario un ricordo della tua ordina-<br />

zicne sacerdotale. Lo trovai tra le carte della cara e buona sorella,<br />

che ora ci protegge dal Cielo. E lo presi per me. È ricordo di te e di<br />

lei. È nuovo, bianco, pulito, come se ora uscisse dal negozio. Lo<br />

guardo ogni giorno, aprendo il breviario; e ogni volta penso a Mar-<br />

gherita e a te. Nel mezzo campeggia il calice; attorno sono l'uva e<br />

le spighe. I1 calice! Ogni volta che lo rimiro, mi fa sussultare. Ecco:<br />

il nostro sacerdozio è un calice. È però il calice del Sangue di Gesù<br />

Cristo, che fu versato tra ben altri tormenti. Ma come fu amato e<br />

desiderato da Nostro Signore per nostro bene! Dacché sei a Londra,<br />

guardo il tuo ricordo, lo rivolto e vi rileggo il tuo nome, la data<br />

del 19 maggio 1894, e sento tanto arcano conforto. La grazia che<br />

io fanciullo tanto sospirai, d'aver un fratello, venne e larghissima;<br />

questo fratello mi seguì nel sacerdozio; mi precedette; e il suo sacer-<br />

dozio fu, è, tutto un perenne sacrifizio. Oh il calice del tuo ricordo<br />

quante cose mi dice ogni giorno. E io, dico per te qualche cosa ogni<br />

giorno: accenti di preghiera, spesso soperchiati dalla commozione;<br />

preghiera che chiede a Dio le cento volte la stessa cosa: il tuo bene,<br />

il tuo maggior bene in Domino. Non so, ma la lontananza mi ti<br />

rende più vicino; il dolore mi ti fa più caro, quasi sacro; e il mio<br />

pensiero torna a te tutte le ore; mai però come quando apro il bre-


ANNO 1924 39<br />

viario e cerco con certa ansia il ricordo della tua prima messa e del-<br />

le lacrime con le quali bagnasti la preziosa pianeta il giorno dopo,<br />

quanto io ti parlavo - commosso anch'io - dal pulpito del Salvatore.<br />

Che giorno! Che memorie! Ma che strazio e che dolcezza insieme.<br />

Caro fratelIo, fratello si me carissimo, com'è dolce esser sacer-<br />

doti! Come ringrazio Dio d'averci fatta tanta grazia. Aiutiamoci alla<br />

corrispondenza, maggiore di giorno in giorno, mentre i capelli si<br />

fanno bianchi e l'eternità si avvicina ...<br />

Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 6 dicembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

se nelle mie lettere dimentico di farti cenno della mia salute,<br />

non te ne preoccupare. Lo stesso scriverti è notizia di buona salute.<br />

Spero però non dimenticarmene, per non darti pretesto di stare in<br />

pena per me.<br />

Ancora. Le mie lettere, che vogliono esser lunghette e fre-<br />

quenti, non tutte pretendono risposta; solo pretendono di recarti<br />

qualche conforto. Certo che quando mi arrivano le tue lettere è per<br />

me una festa. Ma tu hai ben più alta missione che scriver lettere.<br />

Quindi mi rassegno a averne rare e brevi, se così i tuoi lavori ri-<br />

chiedono, purché il raro non diventi issimo, e il breve non implichi<br />

scarsezza delle notizie della tua salute e dei tuoi bisogni. Desidero<br />

però che cominci le tue lettere con dirmi quante mie lettere hai<br />

ricevute e quale fu l'ultima data. Ciò, affinché nel caso di smarri-<br />

mento, possa ripeterti cose importanti, posto che di cose importanti<br />

ti abbia scritto.<br />

7 dicembre 1924<br />

La posta nel pomeriggio di ieri mi recò la tua del lo. Che pia-<br />

cere! E anche che sorpresa: era solo da cinque giorni che non mi<br />

scrivevi. Dunque hai visto il sol di Londra? Povero fratello, con-<br />

dannato a veder il sole così di raro, tu, che, figlio della Sicilia, devi<br />

avere il bisogno di vederlo spesso! Ma nello spirito ti brilla altro<br />

sole e scorre altro calore di ben più alta virtù ...


40<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Desidero sapere se sei stato ricevuto dal Cardinale.<br />

Le tue osservazioni sul problema della Provvidenza, che-ho<br />

letto con viva soddisfazione, sono giustissime. E an&e giusta è la<br />

tua aflermazione che la soluzione da te accennata è acquisita al pen-<br />

siero cattolico. Però credo che tale acquisizione sia nel campo rigo-<br />

rosamente dottrinale. Nel campo apologetico, ascetico, storico di<br />

parte nostra, comune, credo che ci siano delle deficienze, che vor-<br />

rebbero esser superate. Ricordi come, per es. a Caltagirone si diceva<br />

che il Papa lo fa lo Spirito Santo? Ebbene, quando venni a Roma,<br />

credo nel 1922, il Conte Carlo Santucci ', che è quanto colto, altret-<br />

tanto pio, mi diceva proprio (parlando della elezione di Pio XI): il<br />

Papa lo fa lo Spirito Santo; queste parole diceva, non come fede,<br />

ma come di una tradizione. Mons. Orazio Mazzella in un certo<br />

Catechismo della guerra, diceva che la guerra delle nazioni europee<br />

del 1914 e seguenti, fu castigo di Dio; aggiungendo che Dio puni-<br />

sce nel tempo le nazioni, perché non essendo persone individue, non<br />

vanno all'altro mondo, dove è l'ultima giustizia. È poi comune il<br />

proverbio: Gli uomini si agitano, Dio li muove. E l'altro: Dio<br />

conduce le nazioni. E parmi che in queste vedute relative, le quali,<br />

come tu dici, ben intese, son giuste, la vera ragione della Prowi-<br />

denza rimanga come annegata. I1 linguaggio è pensiero e rifluisce<br />

sul pensiero. Questo linguaggio deficiente storpia il pensiero di mol-<br />

ti. C'è un opuscolo di Mons. De Ségur, dove è sostenuta la tesi che<br />

il male fisico non è da Dio, ma dalle cause seconde o dal Demo-<br />

nio 3. COSI crede consolare le anime afflitte dal dolore. E non era<br />

LETTERA<br />

15. 1. I1 conte Carlo Santucci (1849-1932) fu tra i partecipanti alle<br />

riunioni di Casa Campeiio (1879) e tra i fondatori del Partito Popolare, presente<br />

fin dalle riunioni del 23-24 novembre 1918 presso l'Unione Romana. Presiedette la<br />

Piccola Costituente, l'organismo che portò alla formazione del partito. Dopo la mar-<br />

cia su Roma si rese interprete dell'ala conservatrice partecipando al gruppo dissi-<br />

dente del Centro nazionale che propugnava un compromesso con il fascismo. Cfr.<br />

G. DE ROSA, I conservatori nazionali, Morcelliana, Brescia 1962.<br />

2. Orazio Mazzella (1860-1939), arcivescovo di Taranto dal 15-2-1900, acca-<br />

demico per l'Italia deli'Accademia romana di S. Tommaso d'Aquino. Scrisse le<br />

Praelectiones scholastico-dogmaticae (Torino 1921) e uno scritto sulla guerra dal ti-<br />

tolo La guerra nel dogma, nella morale, nella storia della Chiesa (Taranto 1936).<br />

3. Louis-Gaston Adrien conte De Ségur (1820-1881), ecdesiastico, protonotario<br />

apostolico e canonico vescovo del capitolo di St. Denis (non fu, tuttavia, consacrato),<br />

fu autore di diverse opere apologetiche e ascetiche. Fra i suoi scritti più famosi<br />

ricordiamo Il Papa. Questioni odierne per mons. De Ségur, tipografia della «Ci-<br />

viltà Cattolica », Roma 1860 e Risposta alle obiezioni che si fanno più frequentemen-<br />

te contro la religione, Marietti, Torino 1888 (tr. it. della 206a edizione francese).


ANNO 1924 41<br />

questa la tesi di T. Ragusa nell'opuscolo che cagionò quel dissidio,<br />

e che tu, credo, non leggesti? I1 De Segur, Ragusa e tutti quelli<br />

che hanno ribrezzo di riferire a Dio il male fisico, prendono una<br />

posizione antitetica, anch'essa deficiente, ma che si spiega, consi-<br />

derata come reazione al primo modo di sentire intorno la Provvi-<br />

denza. L'esserci di tali scrittori, e non pochi, prova che la stortura<br />

che io deploro c'è. E così ce ne sono due. Ma se non ci fosse la<br />

prima, nemmeno ci sarebbe la seconda.<br />

Sera<br />

Domani, a Dio piacendo, nella cappella del seminario pro-<br />

muoverò al S. diaconato tre alunni. Due son già oblati. La fun-<br />

zione comincerà alle 6 nella pace dell'ora. Quando ti giungerà la<br />

presente, i miei cari diaconi porteranno la stola da più giorni.<br />

Avranno però bisogno di preghiere. E tu ti ricorderai di loro nelle<br />

tue. Io ora passo in cappella, nel dolce silenzio della mia cappella,<br />

a preparare il mio spirito alla grande cerimonia. Ti avrò presente e<br />

com<strong>pag</strong>no di preghiere, mentre anche tu sarai oggetto delle mie<br />

suppliche al Signore, affinché ti conceda le grazie necessarie e<br />

abbondanti richieste dalle particolari circostanze in cui ti trovi.<br />

Quando prego con te, prego meglio. Stasera però c'è l'attesa della<br />

4. Mario si riferisce aii'apuscolo di T. RAGUSA, I mali e Dio, cit., cfr. lettera<br />

7, n. 7. I1 tema centrale dello scritto di Ragusa è il problema del male e delle sue<br />

cause. Egli intende, infatti, confutare la tesi di quanti ritengono che il male procede<br />

da Dio e fornire una spiegazione aii'interrogativo «perché Dio non impedisce il<br />

male? ». Dopo aver esaminato le varie forme in cui si manifesta il male fisico<br />

(la morte, le malattie, i fenomeni meteteologici e il lavoro) e aver messo in luce<br />

alcuni «vantaggi » prodotti dal dolore (impulso ai progressi della scienza, purifi-<br />

cazione morale, stimolo alla produzione artistica, ecc.), Ragusa conclude che l'ori-<br />

gine del male sta neile cause naturali, immutabili ed eterne, le cosiddette « cause<br />

seconde ». « Dio affidò il mondo a leggi immutabili, e se volesse fermare una ro-<br />

tella de& grande macchina dovrebbe fermare le altre ... Dio non deve, come un<br />

mediocre meccanico, assistere il meraviglioso congegno per correggerne i guasti;<br />

né può rabberciare, sospendere o cambiare le leggi secondo i bisogni e i desideri<br />

umani ... » (p. 11). Per quanto riguarda il male morale l'autore oppone alla spie-<br />

gazione di S. Agostino per cui Dio non impedirebbe il male « perché sa di essere<br />

così sapiente e potente da ricavarne bene », la propria tesi per N «Dio permette<br />

il male morale perché rispetta la libertà umana, come rispetta tutte le facoltà degli<br />

altri esseri; quindi operando con essi si conforma alla loro natura. Per questo ri-<br />

spetto della libertà ha quasi legata la sua onnipotenza con un vincolo morale -<br />

onde preferisco dire - ch'Egli non può, moralmente, impedire il peccato anche per<br />

aver diritto alla sanzione col premio e con la pena nella seconda vita » (p. 51).


42<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

S. ordinazione che fa vibrare il mio cuore, e lo rende meno freddo.<br />

Non s'impongono le mani senza commozione.<br />

8 dicembre 1924<br />

La S. funzione è riuscita solenne. Mi pareva d'essere ai primi<br />

tempi, quando i ss. ordini si davano nelle catacombe; quando<br />

vescovo e martire erano quasi sinonimi. Il raccoglimento e l'ordine<br />

sono stati mirabili.<br />

Viene un seminarista, uno dei grandi, a domandare d'esser<br />

ammesso nella congregazione degli Oblati. È buono ed ha ingegno.<br />

Certo riporterà i voti favorevoli necessari all'ammissione. I1 pro-<br />

gredire della nostra piccola congregazione è visibile. E ora tutti<br />

guardano agli Oblati, come ai futuri apostoli del rinnovamento<br />

della diocesi.<br />

Ti parrà un po' strano che io tenga le ss. ordinazioni quasi<br />

di notte. Ne tengo anche di giorno. I1 19 luglio la tenni in Cat-<br />

tedrale nel pontificale del Sinodo. E fu solennissima. Quando però<br />

posso tenerle primo mane - che sembra notte - ciò avviene nel-<br />

l'inverno, - provo una gioia tutta speciale. Io voglio il sole quando<br />

scrivo. Ne voglio molto, anche a costo di sentir caldo. Quando<br />

celebro la messa preferisco le tenebre della notte. I1 mistero dei<br />

misteri è luce a sé stesso; la luce del giorno quasi mi disturba.<br />

Quando vien l'estate per me è una pena dir messa col sole là, che<br />

fa festa. Allora abbasso persiane e portali. Oh la dolce poesia della<br />

notte in cappella! Perciò amo assai la notte di Natale. S'avvicina<br />

già. Penso alla mia bella cattedrale. Ma giusto quella notte si ac-<br />

cendono troppi lumi. Io ho fatto fare le possibili sottrazioni. Pure<br />

ne resta ancora troppa. Comunque, è notte, e mi basta. E mi sento<br />

in Cielo.<br />

Grazie a Dio sto bene. Del mio male non ti parlo. Quasi<br />

non lo sento più. Sarà grazia delle tue preghiere per me.<br />

Sì, caro fratello, prega per me sempre e molto. Ne ho tanto<br />

bisogno. Sono ancora tanto lontano dalla santità propria dei<br />

vescovi.<br />

Io prego per te sempre. E non occorre ripeterlo. Però provo<br />

tanta gioia a dirtelo. Io ti amo assai. Lo sai. Ora ti amo di più.<br />

Ti ammiro di più. La tua calma solenne quasi mi fa paura. Che


ANNO 1924 43<br />

Dio sia benedetto. Abbracciami, caro fratello, come io ti abbraccio<br />

in corde Jesu. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 9 dicembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

il giorno che scrivo a Nelina è passato vuoto per te. Spero<br />

non sia più così. Stamani dunque, dopo una discreta lettera per<br />

la cara sorella, due parole anche per te.<br />

Iersera ho inaugurato il corso di conferenzine settimanali ai<br />

'miei Oblati. Lo scorso anno le facevo in qualche scuola o, a volte,<br />

nel mio salone. Ora c'è la mia Chiesina. Iersera l'argomento non<br />

poteva esser dubbio: parlai del sacerdozio, parlando del diaconato<br />

conferito la mattina a due di loro. E fu la festa della crescente<br />

famigliola .quella di iersera. Io mi sentivo meno vecchio in quel<br />

bel momento. Come vibrava il mio cuore! Tra padri, novizi e<br />

aspiranti son 22. Prega, amato fratello, affinché il Signore me li<br />

conservi tutti e me li moltiplichi.<br />

Non so se preferisci vedere il mio studio sul problema mo-<br />

rale quando sarà finito ovvero a misura che lo vado scrivendo.<br />

Ho già pronto il primo capitolo, che è venuto un po' lunghetto -<br />

31 <strong>pag</strong>ine -, e lavoro attorno al secondo. Con questo finisce la<br />

parte che riguarda l'appetito sensitivo. Poi seguiranno due capitoli<br />

circa la volontà e la libertà. E con questi finirà la prima sezione.<br />

Aspetto che mi risponda.<br />

10 dicembre 1924<br />

Rileggo il tuo Riforma statale l, a tavola, s'intende; cioè, ne<br />

riodo la lettura. Ho bisogno in questo tempo di starti più vicino,<br />

non solo con la preghiera e con le lettere, ma anche con rivedere<br />

le tue cose. Avevo notato in Popolarismo e Fascismo i termini con<br />

cui esprimi la teoria del principio d'autorità *. Torno a far le stesse<br />

LETTERA 16. 1. L. STURZO, Riforma sfatale e indirizzi politici, Vaiiecchi, Fi-<br />

renze 1922.<br />

2. L. STURZO, Popolarismo e 'fascismo, Piero Gobetti ed., Torino 1924, p. 10.


44<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

osservazioni ora. A <strong>pag</strong>. 19 tu dici che l'autorità e la sovranità<br />

risiedono nel popolo non in modo assoluto; non in quanto il po-<br />

polo sia l'unica fonte dell'autorità e della sovranità come principio<br />

etico 3. Io comprendo bene l'atteggiamento del tuo pensiero. Tu<br />

non puoi confondere la tua teoria con le teorie liberali o idealiste.<br />

Però le parole che usi sono assolute. E si può domandare: se<br />

il principio d'autorità e sovranità (ovvero I'autorità e sovranità<br />

abituale) non è tutto nel popolo (cioè, nella società, o consociati,<br />

ecc.) dove sarà l'altra parte? I1 re costituzionale è già una desi-<br />

gnazione, un fatto storico. Guardiamo il principio, pensiamo la<br />

società in astratto, sul punto di costituirsi. C'è altro che la sola<br />

società (il popolo)? Se non c'è altro fattore, bisogna cercar nel<br />

popolo tutto il principio d'autorità e di sovranità. Ciò ammesso,<br />

pare si debba ammettere il diritto nei consociati di mutar regime<br />

quando a ciò si sentiranno maturi, conforme quanto ti scrissi ac-<br />

cennando a Ozanam. Su questa quistione desidero una risposta<br />

convincente, senza fretta, ben inteso.<br />

La parola primo etico credo abbia senso solo nel concetto<br />

idealistico della realtà; perché secondo questo sistema farsi e mo-<br />

ralità sono la stessa cosa. Non mi pare si possano usare con pro-<br />

prietà negli altri sistemi, molto meno nel nostro.<br />

Ieri scrivendo a Suor Giuseppina, le ho raccomandato di far<br />

qualche eccezione per te, mentre starai in codesta, scrivendoti<br />

meno raro del solito. Ma quella cara sorella è sorella del fratello<br />

Luigi: tutta presa del suo lavoro, poi non trova tempo per buttar<br />

sulla carta due parole ...<br />

Da più giorni abbiamo maltempo: piogge dirotte, incessanti,<br />

vento, freddo, nebbia. Mi sento a Londra. E però questa di qui<br />

una Londra dove invano cercherei la casa oblatizia di Santa Maria<br />

dell'hgelo (o degli Angeli?).<br />

3. Cfr. Riforma statale e indirizzi politici, cit., p. 19, dove si legge: Anche<br />

sulla teoria della sovranità popolare occorre fare una descriminazione tra noi e i<br />

liberali; noi ammettiamo che il popolo, partecipando ali'atto formativo del regime<br />

e costitutivo dell'organo legislativo, eserciti un atto di sovranità [...l e quindi in<br />

questo senso si può parlare di sovranità popolare in regime costituzionale. Noi non<br />

ammettiamo che sia fonte assoluta di autorità e di sovranità il popolo come prin-<br />

cipio eticegiuridico; d o stesso modo che non ammettiamo che lo sia il Monarca o<br />

1'Imperatore [...l ».


ANNO 1924 45<br />

11 dicembre 1924<br />

Torno alla quistione dell'autorità. Tu parli del diritto di na-<br />

tura, e sta bene. Ma questo è pensamento astratto. In concreto<br />

non ci sono che gli uomini e i loro rapporti. Del resto le leggi che<br />

altro sono se non i rapporti necessari che derivano dalla natura<br />

delle cose? Gli uomini devono convivere: a ciò li spinge la natura.<br />

La convivenza non è possibile senza autorità, cioè senza chi co-<br />

mandi con autorità. Dunque i conviventi non possono non volere<br />

chi li governi. Ma nemmeno i singoli possono arrogarsi da sé il<br />

comando. Nel fatto ciò potrà avvenire: i più arditi comandano<br />

sempre; ma è un'usurpazione. Regolarmente la forma di governo<br />

e la persona - per puro diritto di natura - (sembra a me) non<br />

possono esser designati che dai conviventi. Però questo è un di-<br />

ritto teoretico. In pratica, credo, le cose siano andate diversa-<br />

mente: il padre diventa patriarca; l'autorità paterna diventa auto-<br />

rità civile. I1 patriarca sceglie il suo successore, trasmette il suo<br />

diritto. Un tal processo è anche naturale, perché, nei primordii,<br />

le società non sono che grandi famiglie. Quando però il fatto di<br />

famiglia si risolve nel fatto di una società, i diritti fondamentali,<br />

non potuti esplicare nel primo periodo, si esplicano nel secondo:<br />

la società modera il suo governo, ne muta le forme, ne segna i<br />

confini. Questo diritto non cessa mai, salvo che si esercita rego-<br />

larmente quando i rapporti tra società e dato regime son così mu-<br />

tati, che la collaborazione al fine del vivere sociale non è più nor-<br />

male ovvero non è più nella giusta armonia.<br />

Storicamente troviamo però che chi, in qualunque modo,<br />

giunge al comando, lo difende come un diritto esclusivo della per-<br />

sona o della dinastia o della casta ecc.; per difenderlo e mantenerlo,<br />

diventa centralizzatore e anche oppressore. La schiavitù venne di<br />

qui. Chi è governato, quando la pressione è eccessiva, diventa<br />

rivoluzionario. Questi fatti si spiegano data la natura dell'uomo.<br />

E forse anche date le teorie sociali e politiche, a favore dell'autorità;<br />

e, per l'opposto, date le altre a favore della rivoluzione. Se delle<br />

teorie più naturali fossero state divulgate con chiarezza e libertà,<br />

forse il ritmo della storia che oscilla tra la tirannide e le rivolu-<br />

zioni, si sarebbe di molto modificato.<br />

Oggi poi abbiamo di qua teorie panteistiche dello stato, da là<br />

teorie democratiche. Penso che ci vorrebbe una teoria media.


46<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

L'idealismo mena allo Stato-dio; le democrazie però menano a un<br />

concetto d'antitesi tra il popolo dei lavoratori e le classi borghesi.<br />

Come posizioni storiche s'intendono. Non così, parmi, come teorie<br />

giuridiche. Non si tratta solo di far entrare il popolo lavoratore<br />

a far parte del governo; ma di far concorrere al governo tutta la<br />

società, non in quanto classi che lottano, ma in quanto collettività<br />

che aspira al suo meglio. Così i partiti non sarebbero distinti dalle<br />

classi, ma dai programmi (come del resto in parte avviene).<br />

Non credo però che si possa mai arrivare a una società vera-<br />

mente ideale. Credo invece che i fatti prenderebbero un andare<br />

meno egoistico e mezzo fazioso. Comunque, io guardo al diritto,<br />

alla filosofia dell'autorità. Se c'è un concetto più vero, occorre<br />

volgarizzarlo, anche con poca speranza di giovamento.<br />

Faccio punto, perché una lettera tutta fatta di quistioni spe-<br />

culative diventa assolutamente antipatica. Però mi son permesso<br />

queste osservazioni, perché tu ti occupi del problema nel libro<br />

che prepari, e io, forse ne dovrò far cenno nel problema morale.<br />

Dico forse, perché non so se toccherò la parte speciale.<br />

Ti ripeto che le mie lettere mirano a confortare la tua soli-<br />

tudine, non a importi il fastidio di lunghe risposte. Quando ri-<br />

spondi a me pensa a parlarmi della tua salute e un po' del tuo<br />

stato di spirito. Quanto al resto fa come le condizioni di spirito<br />

e di lavoro ti consentono.<br />

Sto bene. Lavoro sempre a modo. Sento che Natale s'avvi-<br />

cina. Pregusto le gioie di questa solennità. Chi sa con quali par-<br />

ticolarità si celebra costà il Natale?<br />

Ti lascio con Nostro Signore. Tuo<br />

t' Mario<br />

Piazza Armerina, 14 dicembre 1924<br />

Fratello amatissimo,<br />

scrivo breve perché non ho tempo. Mons. Fondacaro, che<br />

bada al disbrigo di tutti gli affari di trutina, è assente; quindi il<br />

mio lavoro è cresciuto. Così sino a Natale.<br />

La tua del 7 mi ha tanto consolato. Dunque la tua giornata,<br />

anche costà, è piena. Sì, tu porti in te il lavoro. I1 saperti già am-


ANNO 1924 47<br />

bientato, o meglio, rassegnato, mi conforta, ma non mi sorprende.<br />

Questo in te è dono di natura e di grazia. Che il buon Dio ti<br />

conceda anche le gioie del nuovo lavoro.<br />

Le tue osservazioni sul principio d'autorità sono esattissime.<br />

Mi resta a sentire il tuo pensiero sul diritto della società a mutar<br />

regime. Certo conoscerai la teoria di Suarez, per la quale in Francia<br />

l'opera sua fu abbruciata in pubblico per ordine del sovrano. Così<br />

come la espone De Scoraille ' (non l'ho visto in fonte) mi sembra<br />

un po' semplicistica.<br />

Sto bene. Ti anticipo gli auguri per le prossime sante feste.<br />

Mi raccomando alle tue orazioni. E ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 17 dicembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

grazie assai delle notizie particolareggiate della tua salute che<br />

reca la tua del 12 recapitata a momenti. No, la mia non è stata<br />

diffidenza, ma bisogno di notizie più complete. E possono esser<br />

tali senza troppe parole. Sopra tutto ringrazio Dio che ti man-<br />

tiene sano.<br />

Stamani per Don Giovanni c'è un gran da fare, una specie<br />

d'affare di stato: spedire a Londra, a te, un pacco di torrone. Si<br />

va alla posta, si torna, si porta il primo bollettino che riempio;<br />

poi se ne portano tre altri, da riempire in francese; poi, poi ...<br />

Giovanni coi suoi nervi e col suo detto mi tien la casa a terre-<br />

moto stamani, benedicendo a tutte le burocrazie e a tutte le pe-<br />

danterie. Comunque, il pacco partirà oggi. È torrone piaggese, fatto<br />

espressamente per te. E questo fu un altro affare gravissimo per<br />

Don Giovanni, ma felicemente superato.<br />

Ora è orgoglioso di mandare oltre Manica roba piaggese ma<br />

di quella buona. E dire che delle cose di Piazza non è mai conten-<br />

to, né delle cose né degli uomini, eccetto il torrone. Tu lo gradirai<br />

per quel che è, come torrone, e per quel che significa, come spedito<br />

da Don Giovanni.<br />

LETTERA 17. 1. Cfr. R. DE SCORAILLE, Francisco Suarez, 2 voli., Paris 1911.


48<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

E forse hai ragione di proporti il problema dell'opportunità<br />

parlando della ripubblicazione di Rivali l. Infatti, questo non sa-<br />

rebbe il momento più opportuno, perché non si potrebbe rimettere<br />

fuori quelle <strong>pag</strong>ine, senza riferimenti a chi animava quel periodo<br />

di storia. Aspettiamo.<br />

Come ti scrissi nella mia del 14, Fondacaro è assente, e perciò<br />

il mio lavoro è cresciuto. Ne porti tu la pena, perché mi manca il<br />

tempo di scriverti a lungo come vorrei. Supplisco con la preghiera<br />

al Signore, più intensa, per te.<br />

Ieri è cominciata la novena del S. Natale. A Piazza non c'è<br />

angolo senza cappelline e senza musica. Dalle 16 alle 20 è un in-<br />

cessante succedersi di canti e luminarie. Anche luminarie, non per<br />

la luce, ma pel calore. Ardono bei falò, e i musicisti, attorno, suo-<br />

nano e cantano. E c'è tanta ingenua poesia. Nel Seminario si ce-<br />

lebra con dei sermoncini, che recitano i piccoli. È un gusto a sen-<br />

tirli. I grandi predicano a turno il giovedì.<br />

Costà ce ne sono cornamuse? Che canti fanno pel Natale?<br />

Ecco: viene il vice-cancelliere, che fa anche da vice-segretario,<br />

perché il cancelliere e il segretario sono malati. È necessario che<br />

smetta. Senza cancelliere, senza Vicario generale, senza segretario,<br />

con un vice segretario che esercita così bene la mia pazienza; com-<br />

prendi che non è scusa il dir che mi manca il tempo per scriverti<br />

a lungo.<br />

E fo punto di gran malavoglia. Poso la penna. Già ancora<br />

non la poso. E penso a te. Penso a te in codesta vasta solitudine,<br />

occupato sempre, ma, ciò non ostante, non così occupato, da non<br />

sentire la solitudine; penso a te, a cui potrei tener com<strong>pag</strong>nia meno<br />

affrettata; e pure, devo avere fretta, e, quel che è peggio, far punto.<br />

E fo punto dawero, mentre ti lascio nella sacra grotta a consi-<br />

derare il mistero che tutti in questi giorni consideriamo, e che ci<br />

commuove tanto e tanto ci dispone alle grazie. Tuo<br />

t Mario<br />

Mi avvedo d'aver saltato questa <strong>pag</strong>ina. Ma è troppo tardi.<br />

Vuol dire che la salterai anche tu *.<br />

LETTERA<br />

18. 1. Su1 romanzo di Mario, Rivali, cfr. lettera 7, n. 5.<br />

2. Queste parole sono scritte sul terzo foglio della lettera lasciato bianco.


ANNO 1924<br />

Piazza Armerina, 20 dicembre 1924<br />

Amatissimo fratello,<br />

comincio la lettera ma forse oggi non la finisco, perché son<br />

troppo occupato, come già ti scrissi, per l'assenza di Fondacaro e<br />

la malattia del segretario. Veramente gli affari di pura trutina sono<br />

quanto mai antipatici, ma son necessari. E sotto questo rispetto<br />

per me fu una fortuna avere con me Fondacaro che da otto anni<br />

fa da Marta e lascia me far un po' da Maddalena.<br />

21 dicembre 1924<br />

Ieri la mia lettera rimase appena cominciata. Sento come un<br />

rimorso. Oggi son quattro giorni che non partono lettere per te.<br />

Quattro giorni! Son troppi. E penso che il ritardo a te sarà penoso,<br />

oramai abituato a ricever mie lettere ogni due o tre giorni. Penso<br />

però che la troppa regolarità nella corrispondenza tra parenti che<br />

vivamente si amano nemmeno sia buona: un ritardo desta mille<br />

preoccupazioni.<br />

Dopo quindici e più giorni di mal tempo d'antica: pioggia<br />

continua, vento, nebbia, freddo; stamani il cielo è terso come il<br />

cristallo, il sole brillante come di primavera. Mi sento rina.<br />

scere io che vivo di sole. Tutte le imposte sono spalancate: occorre<br />

che il sole entri « a ristorare » i mali dell'umido. Più tardi spero<br />

potere scappare. È tanto tempo che non esco di mattina. Qui non<br />

ho i tuoi parchi: ci sono però le nostre belle cam<strong>pag</strong>ne e i nostri<br />

Stradali, tenuti come Dio vuole, sempre buoni però pel passeggian-<br />

te, quando c'è il sole, e non son troppo fangosi. Come la farei vo-<br />

lentieri con te 1; mia straordinaria passeggiata! Ricordo quel giorno<br />

dello scorso maggio che insieme sul meriggio andammo a Villa Um-<br />

berto. Ahimè! tu non ti effondi nemmeno nei momenti di vero ri-<br />

poso. L'animo tuo, o mi pare, resta sempre come assorto in pro-<br />

fondi pensieri, o come attento d'eco dei pensieri che si vorrebbero<br />

far tacere, o come chi, sconsolato, dice alla gioia che vorrebbe entrar<br />

per occhi o per l'orecchie: non sento di poterti accogliere intera.<br />

Ma vedi che chiacchiere ti faccio! Non so, ma da un pezzo in<br />

qua, non ti so pensar che così: come chi nasconde un grande dolore,


50<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

lo domina, ma restando in uno stato di serenità mesta, o di me-<br />

stizia serena, fatto di virtù, che però traspare dal viso e da tutti j<br />

tuoi atti. Per questo penso a te più spesso che prima non facessi,<br />

e prego per te tutte le volte che prego. Tu non senti nemmeno il<br />

desiderio del ritorno? Oh Dio come deve esser tormentoso questo<br />

stato di sublime rassegnazione. Però, sollevando la mente più verso<br />

le sfere del soprannaturale, penso che il buon Dio ti darà altre<br />

gioie, e penso, anzi credo, che l'animo tuo vi si effonderà tutto!<br />

Certo, quanto meno ci attira la terra, tanto più ci rallegra il pensiero<br />

del Cielo. I1 nostro povero cuore non può vivere senza gioie. Quan-<br />

do leggo nel Salmo quelle parole: Delectare in Domino, et dabit tibi<br />

petitiones cordis tui l, provo sempre un brivido di grato entusia-<br />

smo. I1 buon Dio non ci vuol senza gioie: non si vive senza pia-<br />

cere: il piacere è la stessa vita che pulsa nella normalità del suo<br />

ritmo. Dio lega le sue grazie al piacere che prendiamo nell'amarlo,<br />

cioè, all'amore gioioso, ricco di vitalità col quale l'amiamo. Entra<br />

Don Giovanni. Un povero - importuno - chiede, non veramente<br />

l'elemosina, ma le buone feste. Gliele faccio molto più volentieri<br />

del solito. Oh sarebbe orribile non consolare chi soffre molto più di<br />

noi, quando la mia penna filosofeggia, non so quanto opportuna-<br />

mente, per consolare te e me nello stesso tempo, a cui il Signore<br />

buono tante grazie ha sempre fatte nel tempo e in rapporto all'eter-<br />

nità.<br />

Ieri finalmente arrivarono le prime due copie del mio libro.<br />

Le guardai senza la solita gioia che desta il libro attorno al quale<br />

tanto si lavorò e che finalmenoe è libro. Anzi guardando quei vo-<br />

lumi ebbi una stretta al cuore: non ebbero le tue cure premurose<br />

sino alla fine.<br />

Oggi non mi par d'aver preso la buona via scrivendo. E se<br />

continuo non so quali altri tasti mesti toccherò. Forse sarebbe bene<br />

questa buttarla al cestino ... Ma, in tal caso il giorno passerebbe vuo-<br />

to per te; e domani non so se avrei il tempo di scriverti a lungo. E<br />

perciò fo punto, sicuro che tu saprai trovar passabile anche ciò che<br />

non è, quando parte dal fratello che ti ama. Tuo<br />

t Mario<br />

LETTERA 19. 1. Salmi, 36, 4.


ANNO 1924 51<br />

Piazza Armerina, 24 dicembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

eccoci alla vigilia del S. Natale. Più tardi riceverò gli auguri<br />

del clero e delle comunità religiose; stasera quelli del seminario e<br />

dei secolari. Formalità! Però se si trascurano, sentiamo che si manca<br />

a un dovere. Dunque non pura formalità o non sempre. Le grandi<br />

feste vogliono esser godute nella comunicazione degli spiriti, nella<br />

riaffermazione dei rapporti. Godere insieme è un bisogno. Però<br />

certi messeri che oggi ti presentano mille auguri, quando ieri o an-<br />

che un momento prima, t'imprecavano mille mali, fa disgusto ve-<br />

derli. Pure bisogna sorridere anche a costoro. Sono i pensieri e i<br />

sentimenti che rinascono in me, sempre, nei giorni, faticosi,. degli<br />

auguri.<br />

Dopo c'è la beata notte, che tutto cancella e tutto purifica. A<br />

Dio piacendo, dopo il pontificale, subito dopo, stanotte, dirò le altre<br />

due messe, come faccio da più anni, nella mia cappella, nel sacro<br />

raccoglimento della notte, in com<strong>pag</strong>nia degli angeli, col pensiero<br />

al Cielo.<br />

Ieri ricevetti la tua cara, lunga, deliziosa lettera. Te ne sono<br />

gratissimo. Giustissimo quel che tu scrivi. È il tuo pensiero, presso<br />

a poco, come è espresso nei tuoi volumi sullo Stato e sul popola-<br />

rismo '. C'è qualche nota di più, che certo in quei volumi non en-<br />

trava. È una quistione questa che mi appassiona come mai. Come<br />

ti scrissi, ho riletto i tuoi due volumi qui accennati. Li ho riletti<br />

pel bisogno di star con te, e anche pel bisogno di trovare la solu-<br />

zione dei problemi dell'autorità, ecc. Oggi comprendo meglio l'uti-<br />

lità del tuo bollettino bibliografico 2. Ho letto già la tua nota su<br />

croce e Manacorda 3. Lucida, ma forse troppo breve, troppo sinte-<br />

tica. Certi problemi, anche se si tratta di recensioni, vogliono esser<br />

LETTERA 20. 1. Mario si riferisce agli scritti di Luigi, Riforma statale e indirizzi<br />

politici (1922) e Popolarismo e fascismo (1924), cit.<br />

2. Sturzo fondò un « Bollettino bibliografico di scienze sociali e politiche » nel<br />

1924. La pubblicazione, edita dalla Società Editrice Libraria Italiana, fu soppressa<br />

dal governo fascista nel 1926. Cfr. G. DE ROSA, Storia del movimento cattolico in<br />

Italia, vol. 11: Il Partito Popolare, cit., p. 404.<br />

3. L. Sturzo, Nota dedicata ai volumi di B. CROCE, Elementi di polifica, Laterza,<br />

Bari 1924 e G. MANACORDA, Patria, Nazione, Stato, a Polemica B Editrice, Napoli<br />

1924 in u Bollettino bibliografico di scienze sociali e politiche *, a. I., novembre-dicembre<br />

1924, pp. 262-269. Nello scritto sono poste a confronto la teoria dello Stato


52<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

lumeggiati più ampiamente &ché chi non è del tutto della ma-<br />

teria, ne cavi qualche vantaggio.<br />

A me pare che Croce miri a superare il semplicismo delle<br />

astrattezze e a precisare il valore del concreto. Teoricamente chi gli<br />

darebbe torto? Prescindo dal suo sistema, e mi fermo al punto dello<br />

studio della realtà. La realtà è sempre concreta. Però non è com-<br />

presa, se non si arriva d'astratto. Se poi si abusa dell'astratto, come<br />

fecero i filosofi del medio evo, il vero senso della realtà si smarri-<br />

sce o si deforma.<br />

Tu scrivi: c'è la società, in opposizione a me che avevo scritto:<br />

ci sono uomini. La realtà è che ci sono uomini che vivono insieme,<br />

perché sono relativi gli uni agli altri. La legge di natura non è che<br />

i rapporti razionali, necessari, che derivano dalla natura degli uomi-<br />

ni. Quando pensiamo società, e legge di natura, passiamo nel campo<br />

delle astrattezze. Però senza queste astrazioni, non si mmprendereb-<br />

be l'uomo e la sua vita di relazioni. D'altra parte senza partir dal-<br />

l'uomo, e dai rapporti di uomo a uomo, non si arriva a un giusto<br />

concetto di società e di leggi.<br />

etico di Croce per il quaie « Io Stato è una ipostasi mentale, una categoria spirituale,<br />

una metafora retorica » e la concezione dello « Stato aistiano » di Manacorda, fon-<br />

dato suli'« amore » e sulla « fede ». Scrive Stum: « La differenza fra l'idealismo di<br />

Croce ed il misticismo di Manacorda sta nel fondo delle filosofie di ciascuno; Croce<br />

è monista, e quindi risolve nello spirito fenomeni esterni; Manacorda è dualista e<br />

risolve il creato nell'increato, la realtà contingente nell'assoluto. Per il primo lo<br />

Stato, non potendo essere l'ipostasi etica di Hegel, diviene uno schema ideale che<br />

si risolve nell'incarnazione dell'ethos umano; per il secondo lo Stato non è che una<br />

impalcatura momentanea particolaristica politicesociale, che non può essere distinta<br />

dalla reaItà etica dei singoli componenti (aspiranti d'amore, alla Libertà in Dio) e<br />

che dovrà essere superata dall'universale spirituale.<br />

Croce non valuta la ragione finalistica dell'attività individuale nella vita di re-<br />

lazione e riduce tutto a relazione ed a processo di relazione; Manacorda non valuta<br />

a sufficienza la ragione finalistica delie attività sociali della vita terrena, e tende<br />

a ridurre ogni attività a pura realtà spirituale e quindi mistica ».<br />

E conclude, con un chiaro richiamo ai problemi posti dall'attuale momento sto-<br />

ric*politico: « I1 problema dello Stato, non più sotto la visione banale e superata<br />

di una divinità da adorare e di un mito da valorizzare, ma sotto la visione di una<br />

realtà umana relativa da disciplinare, è oggi divenuto nuovo e di attualità perché gli<br />

uomini, nei momenti più agitati di lotte sociali, hanno bisogno di ritornare sui propri<br />

schemi, che servono da impalcature d e realtà contingenti, e trovare la legittimazie<br />

ne dei propri contrasti. Ed oggi si battaglia non solo attorno da conquista dello<br />

Stato, non solo attorno alle forme giuridiche e costituzionali dei regimi, ma anche<br />

attorno alle teorie che giustificano forme nuove ed aspirazioni antiche, per le quali<br />

l'uomo individuo sente che la sua cerchia di relazioni e di attività ogni giorno au-<br />

.menta per la conquista, e si restringe per la difesa » (pp. 268-269).


ANNO 1924 53<br />

Gli scolastici parlano di umanità e di lume divino segnato nel-<br />

la mente degli uomini, che dicono essere la legge di natura. Consi-<br />

derano perciò la legge come posteriore alla libertà. Di qui le conse-<br />

guenze che tu conosci, gravissime in teologia morale, tra cui quella<br />

del principio del possesso. E cercano quando possiede la legge e<br />

quando la libertà. Superando quella maniera di pensare, si trova<br />

che la legge è nell'uomo, e che una libertà antecedente alla legge<br />

(di natura) è un assurdo, perché sarebbe come concepire l'uomo,<br />

prima fuori delle relazioni, poi, per un fatto positivo, nelle rela-<br />

zioni; cioè, prima assoluto, poi relativo.<br />

Considerando la realtà nella sua concretezza, e l'astratto in di-<br />

pendenza e subordinazione al concreto, si arriva a porre la morale<br />

(anche sociale) tutta nell'uomo come individuo di fronte a indivi-<br />

dui; e non è possibile concepire doveri o diritti sociali in contrasto<br />

coi doveri essenziali dell'individuo. I1 concetto dei delitti di stato<br />

considerati come retti da altra morale, non è più possibile. Il con-<br />

cetto dell'autorità sociale acquista tutta la luce, sino al diritto a<br />

cambiare regime. Invece il concepimento astratto dello stato, ecc.<br />

mena sino alla conculcazione delle minoranze, sino al diritto della<br />

forza, alla moralità della forza in quanto forza, in quanto consenso<br />

dei più.<br />

Io sento una gran simpatia per questo lavoro di valorizzazio-<br />

ne del concreto ,e di concretamento dell'astratto, o meglio, di più<br />

giusta visione della realtà. E credo che sia, oggi, il metodo più effi-<br />

cace per correggere molte inesattezze vecchie e nuove.<br />

I libri inviatimi da te non sono ancora arrivati. E il mio tor-<br />

rone t'è arrivato? Spero che almeno non tardi troppo.<br />

Ancora non mi arrivano le copie delIa filosofia per i miei aiun-<br />

ni. Dopo le prime due copie, ricevute giorni fa, come ti scrissi, poi<br />

più nulla. Se ci fossi stato tu, non avremmo avuto tanto ritardo.<br />

E ora è necessario che smetta, perché cominciano le visite.<br />

Non ti parlo delle lettere d'auguri. È un turbine tanto penoso. Però<br />

io, con le mie teorie d'arte, ho lentamente ottenuto che queste let-<br />

tere siano brevi: poche linee. Da principio era uno sfinimento: ar-<br />

rivavano lettere d'auguri di quattro o sei <strong>pag</strong>ine. Chiacchiere e re-<br />

torica.<br />

Ma la retorica l'ho trattata come merita. E ora, sia a voce che<br />

in scritto, si va per 1e spiccie.


54<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Caro fratello, abbiti di nuovo i più fervidi auguri. Amami quan-<br />

to t'ama il tuo aff.mo fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 27 dicembre 1924<br />

Carissimo fratello,<br />

ho già ricevuto i due volumi sulla morale. A momenti arrivano<br />

le copie della filosofia per le mie classi. Finalmente! I1 volume si<br />

presenta bene. Ora vedremo l'incontro che avrà.<br />

I1 mio lavoro sul problema morale, stante l'assenza di Fonda-<br />

caro, giace interrotto da oltre quindici giorni. Ora Fondacaro è tor-<br />

nato, ma io non son ancora così libero, da poter tornare a quel<br />

lavoro. E forse mi passerà qualche altra settimana. Tanto, il lavoro<br />

diverso è riposo.<br />

« La Civiltà Cattolica », facendo cenno nella sua (misera) bi-<br />

bliografia, d'un opuscolo (insignificante) del prof. Naddeo del semi-<br />

nario di Salerno, dopo (come sempre) aver lodato, fa delle riserve<br />

per una frase che suonava riconoscenza del contributo recato alla<br />

cultura moderna dagl'idealisti nostri l. Così « La Civiltà Cattolica )><br />

ha salvato la fede! È lo stesso atteggiamento di Mons. (vattelo a pe-<br />

sca), ah già Mons. Masini, direttore degli studi al Seminario di<br />

Firenze. Costui lo scorso anno, inaugurando le scuole, fece un di-<br />

scorso sul tema che noi bastiamo a noi, e nulla abbiamo da prendere<br />

dai nostri avversari, anzi, nulla possiamo prendere, perché in filo-<br />

sofia bisogna (d'un sistema) ou tont prendre, ou tout laisser. Che<br />

non c'è da piangere? !<br />

28 dicembre 1924<br />

Oggi è il 16" anniversario del terremoto che distrusse Messi-<br />

na. Noi lo commemoriamo in Cattedrale verso sera con predica e<br />

LETTERA 21. 1. P. NADDEO, Una novella aurora del sole d'Aquino, Saierno<br />

1924; recensito in « La CiviltA Cattolica », 20 dicembre 1924, pp. 535-536. « L'Autore<br />

fa vedere molto bene il dissidio profondo tra la filosofia di S. Tornmaso e l'idealismo<br />

- si legge nella recensione -. Ma noi non siamo persuasi, come pare egli di<br />

"queli'incremento apportato alla cultura nazionale" dai maestri del nuovo mostruoso<br />

errore. Non possiamo tacere di qualche involontaria dimenticanza del chiaro<br />

professore a riguardo dei benemeriti deila rinascenza di S. Tommaso. Almeno potevasi<br />

ricordare il P. Liberatore » (p. 536).


ANNO 1924 55<br />

benedizione solenne. Interviene molta gente, come nelle grandi so-<br />

lennità. Più o meno si tratta intorno ai misteri del tempo e dell'eter-<br />

nità. È una predica molto utile. Ricordo ancora il terribile momen-<br />

to: erano le 5%; io mi vestivo. Ricordo anche il racconto che tu mi<br />

facesti delle tue impressioni (eri a Caltagirone). Credevi che la casa<br />

crollasse. Le mie impressioni non furono così gravi.<br />

E ora son costretto a far punto. Spero all'altra volta aver un<br />

po' più di tempo.<br />

Sto bene. Solo da alcuni giorni avverto un po' di stanchezza al<br />

cervello. I1 medico dice che è nulla, e che occorre un po' di riposo.<br />

E infatti lavoro quasi nulla in questi giorni. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

22<br />

Piazza Armerina, 29 dicembre 1924<br />

Fratello amatissimo,<br />

Nelina mi scrive che ti fermerai costà due altri mesi. Tu mi<br />

scrivi che desideri vederci tutti in Roma per l'anno santo, compresa<br />

Suor Giuseppina. Spero che il buon Dio ci faccia questa grazia. Scri-<br />

vendo a Suor Giuseppina, la vorrò esortare anch'io a non mancare<br />

all'appuntamento. Però dovremmo far insieme le visite delle basi-<br />

liche. Spero che tu non mancherai a questo appuntamento.<br />

A momenti ricevo la tua del 23 che mi colma di gioia. Passo a<br />

Mons. Fondacaro le due incluse. Ecco: a te l'arrivo del mio libro<br />

reca piacere puro; a me, come ti scrissi, recò un senso di viva me-<br />

stizia: non ebbe le tue cure sino alla fine! Ti ringrazio assai di quan-<br />

to hai fatto affinché il libro possa esser accolto benevolmente.<br />

Ieri ti scrivevo che ero un po' stanco. Te lo scrissi per esser<br />

sincero sino allo scrupolo. Stamani sto meglio. I1 medico pensa che<br />

si tratti di puro fatto accidentale, cagionato da una cura di ioduro,<br />

che mi era stata prescritta da Cirincione per gli occhi. Giusto tale<br />

sofferenza coincise con l'assenza di Vincenzino Fondacaro. Invece<br />

di riposo mi toccò del sopralavoro. Ora ho smesso la cura, e ho<br />

preso del riposo. Ma stamani mi sento meglio assai. Spero di poter<br />

tra breve riprendere in mano il manoscritto sul problema morale,<br />

che giace inoperoso da circa venti giorni. E spero di tornare a quel<br />

lavoro con rinnovata lena. Comunque, sono tranquillo. Se a Dio


56<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

piace che questo nuovo lavoro vada avanti, piacerà anche a me. Se<br />

invece il buon Dio disponesse diversamente, non muoverei un sol<br />

lamento per questo.<br />

Della tua recensione al libro di Croce ti parlai in una mia pre-<br />

cedente, forse quella del 24.<br />

Ho finito la rilettura del tuo Riforma Statale e indirizzi poli-<br />

tici '. Ma perché del magnifico discorso sul Mezzogiorno non face-<br />

sti un opuscoletto a parte per pro<strong>pag</strong>anda? Questo tuo libro, ri-<br />

letto dopo la rilettura di Popolarismo e Fascismo mi ha entusia-<br />

smato. I due libri sono un contributo di prim'ordine. I1 primo (Ri-<br />

forma statale) mi è sembrato più importante. Ho però notato che<br />

ha periodi troppo vasti. Chiari sempre. Ma i periodi complessi, pei<br />

meno abituati allo studio, forse nocciono alla comprensione delle<br />

idee. E stiamo agli antipodi. Tu ti lagni del mio stile schematico;<br />

io (a volte) mi lagno del tuo stile ampio e complesso. E forse un<br />

po' del tuo fare nel mio, e del mio nel tuo, gioverebbe a tutti e due.<br />

Mi preme che questa parta oggi stesso, perché temo che sia<br />

preoccupato per la mia salute. Se avessi atteso un giorno ancora,<br />

l'accenno di ieri al mio male non l'avrei fatto, perché, come ho det-<br />

to, oggi mi sento meglio.<br />

I1 nuovo anno ti rechi nuove benedizioni del Cielo. E serbi a<br />

tutti noi di riunirci a Roma in primavera a far il giubileo; cioè, a<br />

pensare un po' più e un po' meglio al Cielo, sentendo un po' meglio<br />

sulla terra la gioia santa della fraternità.<br />

Abbracciami, caro fratello, con l'affetto col quale io ti abbrac-<br />

cio in Corde Jesu. Ossequiami il Prof. Crespi, le cui corrispondenze<br />

leggo sul « Popolo ». Tuo<br />

t Mario<br />

LETTERA 22. 1. Cfr. L. STURZO, Riforma statale e indirizzi politici, cit., ora<br />

anche in L. STURZO, Il Partito Popolare Italiano: Dall'idea al fatto (1919) in<br />

Opere, serie 2a, vol. 111, Zanichelli, Bologna 1958.<br />

2. Mario si riferisce al discorso su « I1 Mezzogiorno e la politica italiana », tenuta<br />

da Luigi a Napoli il 18 gennaio 1923. E considerato l'espressione più organica<br />

del pensiero e del programma meridionalista di Sturzo. I1 testo è riportato in L.<br />

STURZO, Riforma statale e indirizzi politici, pp. 261-312. Sull'importanza del discorso<br />

si vedano G. DE ROSA, L'utopia politica di Luigi Sturro, Morcelliana, Bresui<br />

1978, pp. 35-62; G. DE ROSA, Sturzo, cit., pp. 219-224.<br />

3. L. STURZO, Popolarismo e fascismo, cit., ora anche in L. STURZO, Il Partito<br />

Popolare Italiano: Popolarismo e fascismo (1924) in Opere, serie 2a, vol. IV, Zanichelli,<br />

Bologna 1958.


Piazza Armerina, 2 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

volevo scriverti ieri, ma non ne ebbi il tempo, tra pontificale<br />

e ricevimenti. È però la prima lettera che scrivo in questo nuovo<br />

anno, e, come vedi, è per te.<br />

A momenti ricevo la tua cartolina da Brighton. Godo dei tuoi<br />

piccoli diversivi, e sopra tutto, che stai bene.<br />

Io sto meglio. Ancora però non ho ripreso il lavoro. Del<br />

resto, dati i giorni, non sarebbe stato possibile.<br />

Le ultime lettere, le scrissi il 28 e il 29 dicembre. Ho per ora,<br />

come un'idea fissa, la quistione, di cui ti feci cenno, della concre-<br />

tezza, in opposizione all'eccesso d'astrattezza a cui si abbandonarono<br />

gli scolastici del medio evo. Anche l'attualismo di Gentile, mi pare,<br />

si può considerare come una reazione, più che come una pura<br />

teoria. Nella realtà non c'è che l'atto. Quello che chiamiamo po-<br />

tenza, nella realtà, non è che un dato atto che sarà altro atto. Gli<br />

scolastici direbbero, per esempio, che l'alunno è professore in po-<br />

tenza. Invece l'alunno è l'uomo che studia, che ha ingegno o non<br />

ne ha, che profitta poco o molto. Dire che è professore in potenza,<br />

è pensare astrattamente. Non è professore, ma si fa professore,<br />

studiando. E quando sarà professore sarà tale perché è passato<br />

d'atto in atto. Ci si dirà che è passato d'atto in atto, perché aveva<br />

la potenza di passarci. Ma questa potenza non sussisteva da sé co-<br />

me potenza, direbbe Gentile, ma come altro atto. L'alunno è pro-<br />

fessore in potenza nel mio pensiero astratto; la potenza, in concreto,<br />

è la sua intelligenza che intende bene, la sua forza volitiva, che si<br />

attua con fermezza, il suo comprendere, il suo lavorare. Se io con-<br />

sidero l'intelligenza, il genio, la forza volitiva, l'assiduità, fuori de-<br />

gli atti, non considero nulla di reale, perché fuori degli atti non c'è<br />

nulla.<br />

* Le lettere del 1925 sono in prevalenza scritte su carta intestata « U Ve-<br />

scovo di Piazza Armerina » o « Vescovado di Piazza Armerina ». Si segnalano solo<br />

i casi diversi.


58<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Or questo modo di considerare la realtà, parmi buono, per-<br />

ché fa meglio precisare gli elementi reali. Non è però da escludere<br />

il pensamento astratto, perché senza di esso, la scienza non è pos-<br />

sibile, anzi nemmeno è possibile la vita razionale. È però da con-<br />

siderare come pensamento della realtà; e non come realtà. Cosa<br />

che agli scolastici non sarà possibile, perché per loro l'intelletto<br />

percepisce l'universale e non lo forma.<br />

Quando avrai tempo e sarai disposto, mi farai piacere se su<br />

questo punto mi dirai il tuo pensiero. Ripeto: non si tratta di<br />

sostanza, ma di atteggiamento di pensiero, o meglio, di metodo.<br />

Però in filosofia il metodo spesso si risolve in sostanza.<br />

C'è anche questo, che ci rende più agevole la vera penetra-<br />

zione del pensiero degl'idealisti.<br />

Qui fo punto per non dar pretesto alla stanchezza. Ti ab-<br />

braccio e mi raccomando alle tue preghiere. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 5 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

i.primi giorni di gennaio rinasce ogni anno più viva in me<br />

la memoria della nostra cara e santa madre. I1 dieci fa ventot-<br />

t'anni che è in Cielo l. Nei primi otto o dieci anni la sognavo<br />

ogni notte; però la sognavo sempre malata. Povera mamma! La<br />

sua vita, più o meno, fu una continua malattia!<br />

Fu una speciale grazia del Signore per noi, caro fratello, na-<br />

scere da donna così santa, esser formati ai suoi esempi santissimi.<br />

Credo d'averla conosciuta più di te, perché più di te godetti della<br />

sua presenza. Aveva il genio dell'educazione, il genio della forma-<br />

zione. Tutto in lei era caratteristico, incisivo, formativo. Non ebbe<br />

studi, ebbe poche letture, poche relazioni. Pensò molto, elaborò<br />

i suoi pensieri in una sintesi profonda e quanto mai personale. Nel<br />

suo spirito c'erano veri trattati di morale, d'ascetica, e anche d'arte.<br />

Le sue massime uscivano più dai suoi occhi che dalla sua bocca;<br />

LETTERA<br />

24. 1. Sulla madre di Stuno, Caterina Boscarelli, cfr. G. DE ROSA,<br />

Slurzo, cit., p. 2 e 4.


ANNO 1925 59<br />

e trovavano la via del cuore. Io profittai più da sua scuola che a<br />

quella dei maestri, in tutto. Ma il suo genio lo ereditasti tu, caro<br />

fratello. Ciò sia detto a gloria di Dio. Era il genio Boscarelli che<br />

culminava in una donna, ultimo rampollo della illustre stirpe.<br />

Con che santa gioia soleva raccontare il tuo misterioso rapi-<br />

mento a cinque mesi. Stavi guardando fisso in un punto. Che cosa?<br />

Non si sapeva. Si copriva ai tuoi occhi quel punto, e tu piangevi.<br />

Si levava l'ostacolo, e tornavi a contemplare. Cerca e cerca... mi-<br />

ravi il crocifisso, il bel crocifisso d'ottone che pendeva dal muro,<br />

che poi io portai sempre sul petto quando predicavo i santi esercizi.<br />

Verso gli undici anni, o forse prima, io un pomeriggio andai<br />

a passeggio col figlio del muratore che lavorava in casa, un ragazzo<br />

poco più grande di me. Non presi permesso. Ricordo bene che<br />

per questo non ebbi gioia in quella ricreazione. Tornato a casa,<br />

la buona e cara mamma nostra mi parlò in modo - poche parole,<br />

ma di quelle che non si dimenticano più, che generarono in me<br />

la convinzione d'evitare i com<strong>pag</strong>ni, convinzione che fu sempre<br />

fedelmente osservata, che non fu mai, da quel giorno, mai più<br />

violata. Allora non comprende;o tutto il perché dei materni ri-<br />

gori; sentivo però che non potevo non ubbidire. I1 bene che la<br />

mamma mi fece, lo compresi dopo, molto dopo, lo comprendo ora.<br />

Quando ci parlava dei santi, sapeva scegliere i santi più rap-<br />

presentativi, più atti all'insegnamento che si proponeva darci, che<br />

efficacemente ci dava. Nessun libro mi parlò mai della vocazione,<br />

dei diritti dell'anima quanto alla vocazione, come me ne parlò la<br />

mamma che forse pochi libri del genere aveva visti.<br />

Quando venne Mons. Morana * tu avevi pochi mesi. Eravamo<br />

a villeggiatura nella villa dello zio Chiaromonte. Monsignore pas-<br />

sava di là ogni giorno, perché andava a visitare nella sua villa il<br />

Ciantro Carmito. La mamma lo aspettava sempre sulla via e ne<br />

chiedeva la benedizione con pietà che si irradiava fuori e agiva<br />

sul mio cuore in modo ineffabile.<br />

La sua passione, l'unica sua passione erano i figli. Non li<br />

2. Mons. Antonino Morana, nato a Modica il 16 giugno 1824, fu vescovo di<br />

Caitagitone fra il 1872 e il 1879. Su mons. Morana cfr. G. DE ROSA, Chiesa e religione<br />

popolare nel Mezzogiorno, Laterza, Bari 1979, pp. 159-160 e Sturzo mi disse,<br />

cit., pp. 79, 83 e 84.


60<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

lodò mai in loro presenza. Io notai in essa un lampo di materna<br />

soddisfazione quando fui nominato vicario generale.<br />

Sul morire disse al reggente Lanza, non come un desiderio,<br />

ma come una certezza: non vorrei morir ora; vorrei arrivare a ve-<br />

der vescovo mio figlio. I1 buon Reggente me lo disse dopo che<br />

la cara mamma era morta.<br />

I1 giorno dieci celebreremo la messa per la sua anima.<br />

Sto meglio. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 9 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

stamani ho applicato la S. messa per l'anima dei nostri cari:<br />

papà, mamma, sorella. Anche domani, che è il giorno anniversario<br />

della morte della buona mamma, celebrerò per loro. Io non ap-<br />

plico la S. messa mai per uno dei nostri cari, trascurando gli altri:<br />

applico sempre per tutti insieme.<br />

La nostra santa madre (non lo ricordi?) aveva il genio delle<br />

intuizioni e della critica. Correva, al tempo della sua giovinezza,<br />

l'opinione che per la vita religiosa bastasse mezza vocazione. Do-<br />

veva essere una derivazione della dottrina di S. Tommaso, che<br />

tutti gli uomini hanno 1a.vocazione religiosa, e quindi, che per farsi<br />

religiosi basti volerlo. Ricorderai che la mamma si sentì più chia-<br />

mata al chiostro che al mondo; e perciò avrebbe dovuto trovar<br />

buona quella opinione. Invece non cessava di farne la critica, e<br />

con che acume e forza! Quei vecchi teologi non capivano che la<br />

vita perfetta è più ardua, quindi più difficile della comune, né ave-<br />

vano badato al senso intero della teoria tomistica. Voler farsi re-<br />

ligioso è averne la vocazione, se la volontà è amore profondo e non<br />

velleità passeggiera. Se io allora avessi avuto più giudizio, avrei<br />

scritto i materni discorsi. Ora li cerco nella mia memoria, ma non<br />

vi trovo il colorito, la vita che tutti li animava. Nella mia mente<br />

son più concetti, che fremiti del cuore da cui sgorgavano.<br />

Sto bene. La stanchezza cerebrale, certo cagionata dal ioduro,<br />

e che mi ha tenuto un mese lontano dai miei amati studi, è cessata.<br />

Ho ripreso il lavoro da tre giorni con rinnovata lena.


ANNO 1925 61<br />

Hai visto l'articolo dell'on. Anile sul mio libro? Non credo<br />

si potesse desiderar cosa più favorevole. Anzi mi è parso troppo<br />

favorevole, e mi ha fatto soffrire, come sempre mi fa soffrire un<br />

misterioso tormento la lode eccessiva. In questi casi cerco di rista-<br />

bilire l'equilibrio del mio spirito pensando a Dio. Lasciando da<br />

parte il mio signor me stesso, e pensando al bene che il libro potrà<br />

fare, ringrazio Dio che ha ispirato a questo nostro amico senti-<br />

menti così favorevoli. L'articolo gioverà sicuramente alla rapida<br />

diffusione del libro. Disgraziatamente il numero che lo recava fu<br />

sequestrato. Sarebbe bene riprodurlo, fatta un po' di calma. Tu,<br />

scrivendo all'on. Anile e ringraziandolo, potrai dirgli anche ciò l.<br />

Che giorni grigi, caro fratello. Ma speriamo nel Signore.<br />

Ho ricevuto la tua cartolina del 27 (dal seminario) dopo<br />

deila lettera del lo. Non ti parlo della quistione dell'astratto e del<br />

concreto, perché te ne scrissi nella mia del 2. Quel che tu scrivi<br />

intorno a questo problema è giustissimo. Però dovrai riconoscere<br />

che i conati dei filosofi moderni, di ricondurre il pensiero a1 con-<br />

creto, che è la realtà, affinché l'astratto non ne sia una deforma-<br />

zione, siano degni d'alta considerazione.<br />

Sì, prego per te sempre. Spesso nel giorno dico la preghiera<br />

pro fratribus nostris absentibus. La dico sempre ogni volta che<br />

pardo la tua fotografia.<br />

Ora ti abbraccio in corde Jesu. Tuo<br />

t Mario<br />

LETTERA<br />

25. 1. L'articolo dedicato al volume di mons. Sturzo, Il problema<br />

della conoscenza e firmato da Anile apparve con il titolo Le frontiere dello spirito.<br />

Il problema della conoscenza suil'« Ora » di Palermo del 2-3 marzo 1925. « Noi<br />

attendevamo da parecchio un libro simile - scriveva, tra l'altro, Anile - I...]. Da<br />

quando l'idealismo è diventato filosofia ufficiale e gli epigoni si sono moltiplicati e<br />

la meditazione soIitaria è parsa insufficiente ai più ed i valori pratici sono diventati<br />

una cosa sola con i valori ideali, e filosofare e politicare si sono fusi con un'unica<br />

attività, molto si è perduto di quello che si era guadagnato [...l. L'autore [...l pure<br />

avendo un suo sistema, non chiude la porta ad alcun pensatore [...l. Opera dunque<br />

serena ed essenzialmente chiarificatrice >>.


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Piazza Armerina, 11 gennaio [l9251 '<br />

Carissimo fratello,<br />

ricevo a momenti la tua cartolina del 6 corr. Godo nel sen-<br />

tire che stai bene. Io sto meglio. La stanchezza va passando. Ti<br />

scrissi il 2. Ti parlavo della quistione dell'astratto e del concreto<br />

come metodo. Poi ti scrissi il 5. Ti parlavo della santa memoria<br />

di nostra madre, l'anniversario della cui morte cadde ieri. Final-<br />

mente ti scrissi il 9. Tornavo a parlarti della mamma. Ti dicevo<br />

che l'on. Anile aveva scritto molto favorevolmente sul mio libro.<br />

Però il foglio non andò a destinazione. Ti dicevo che faresti bene<br />

a scrivere all'on. Anile che lo facesse ripubblicare. Dore * non mi<br />

ha scritto nulla. Non so quindi se hanno venduto molte o poche<br />

copie. Tu sai qualche cosa? Se sì scrivemene. Le tue cartoline po-<br />

trebbero essere scritte più strettamente: così potresti dirmi qual-<br />

cosa di più. Gli amici ti ossequiano e pregano Dio per te, come<br />

faccio io ogni giorno. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 13 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ieri Vincenzino ' ricevette la lettera aperta. Quel che tu dici<br />

circa il problema del concreto e dell'astratto è giustissimo. Però<br />

parmi che lasci immutato il mio pensiero, circa la ragione di me-<br />

todo o meglio di reazione (e non circa la dottrina idealistica nella<br />

sua sintesi). Quando di un aspetto delle cose s'è usato troppo e<br />

un po' abusato, la reazione ha il suo senso e il suo valore. Per<br />

me la reazione contro l'astrattismo ha un valore speciale, perché<br />

LETTERA 26. * Cartolina postale.<br />

1. M. Sturzo scrive erroneamente 1924.<br />

2. Si tratta di Giarnpiero Dore, tra i migliori e più fedeli collaboratori di<br />

Sturzo.<br />

LETTERA 27. * Cartolina postale.<br />

1. Mons. Fondacaro.


ANNO 1925 63<br />

gli scolastici facevano derivare l'astratto da una percezione intel-<br />

lettuale delle essenze. Stabilire bene i rapporti tra concreto e<br />

astratto è dovere di chi si occupa di queste quistioni, perché<br />

l'eccesso dell'uno o dell'altro nuoce alla giusta conoscenza della<br />

realtà. Io sto benino. La stanchezza a volte fa capolino. E forse<br />

sarà bene far un qualche viaggio, che mi costringa a stare lontano<br />

dai libri. I1 tempo veramente non invoglia. Basta. Vedremo. Frat-<br />

tanto io qui ho il mio bel giardino, Vi scendo appena spuntato il<br />

sole. E poi procuro di andare a tavolino il meno possibile. Altre<br />

volte ho avuto di simile stanchezza. E poi è passata. Se Dio vorrà,<br />

passerà anche a questa volta. Godo che tu stai bene. Prego assai<br />

per te. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

L'articolo di Anile sul mio libro è stato ripubblicato nel nu-<br />

mero dell'l l *.<br />

Piazza Armerina, 16 gennaio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

le ultime, tra lettere e cartoline, portano le seguenti date:<br />

dicembre 23-26-29; gennaio 1-6-7-10. Godo nel sentire che stai<br />

bene, e ne ringrazio il Signore. E mi fa piacere sapere che il sole,<br />

benché senza calore, si fa un po' vedere su codesto cielo. Io sto<br />

ancora meglio. Ma ritengo che non si è trattato d'effetti di troppo<br />

lavoro, ma d'intolleranza del ioduro, come ti scrissi. I1 19 festa<br />

di S. Mario, è anche festa dei miei oblati. Gli aspiranti rinno-<br />

vano il lor voto, che è temporaneo e va dal 19 luglio, anniver-<br />

sario della mia consacrazione, al 19 gennaio mio secondo ono-<br />

mastico. Queste solennità intime e tutte spirituali son per me<br />

quanto di meglio si possa desiderare in questo povero mondo.<br />

Avrai visto che l'articolo d'Anile sul mio libro è stato riportato<br />

nel n. dell'll. Gli amici, che non lasciano di pregare per te, ti<br />

salutano. I1 24 è l'anniversario della morte di papà. Lo celebre-<br />

2. Cfr. la lettera 25 e la nota 1.<br />

LETTERA 28. * Cartolina postale.


64<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

remo con lo stesso affetto di figli. Tu l'avesti com<strong>pag</strong>no di lavoro<br />

in quei begli anni di lirico entusiasmo. Benché così avanti negli<br />

anni, pure non rifiutò quel lavoro; e con che amore vi si era con-<br />

sacrato. Quando io prego per le anime dei nostri cari, finisco sem-<br />

pre con raccomandarmi alla loro intercessione. Ti abbraccio caro<br />

fratello, e ti lascio con Gesù. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 20 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ti scrissi l'ultima volta il 16, su cartolina. Ti diedi le date delle<br />

tue lettere dal 23 dic. al 10 corrente, sette in tutto. Oggi speravo<br />

ricevere tue nuove. C'è però ancora la posta del pomeriggio. È<br />

tanto antipatico scrivere su cartoline! Ieri il mio secondo onoma-<br />

stico fu celebrato nella santa intimità della preghiera e nelle cor-<br />

diali manifestazioni degli amici. Ebbi financo una visita di Mons.<br />

Mineo l, Can. Com<strong>pag</strong>no, Can. De Francisci, venuti apposta in<br />

auto. Immagina che piacere per me. Sto anche meglio. Però mi<br />

astengo dal lavoro, perché ritarda la completa guarigione. Non<br />

mi privare delle tue nuove. Amami quanto io t'amo, e prega per<br />

me. Tuo aff .mo<br />

t Mario<br />

LETTERA<br />

29. Cartolina postale.<br />

1. Mons. Mario Mineo Janny (1846-1927), nato a Caltagirone da Luciano e<br />

da Rosa Janny, formatosi nel seminario di Caltagirone, con la guida del vescovo<br />

mons. Luigi Natoli, venne ordinato sacerdote il lo febbraio 1870, quando Cal-<br />

tagirone era sede vacante (1867-1872) e in un momento di grande tensione<br />

tra Chiesa e Stato. Insegnante di teologia dogmatica, S. Scrittura ed Elo-<br />

quenza per quarant'anni presso il medesimo seminario, ebbe fra i suoi allievi<br />

Mario Sturzo, Luigi Sturzo, il can. dr. Filippo Interlandi, il can. prof. Giusep-<br />

pe Montemagno. Frequentò la casa di Emanuele Taranto, autonomista siciliano e<br />

cattolico papale. Svolse per ventiquattro anni azione pastorale nella parrocchia del-<br />

l'ex-Matrice. Scrisse numerose opere, fra cui va ricordata La Chiesa e il Papato in<br />

collaborazione con i sacerdoti Redazzini e Leonardi. Fondò e diresse la «Poliantea<br />

Oratoria » e collaborò alla « Croce di Costantino ». Apologista e insigne oratore reli-<br />

gioso, predicò il quaresimale nel Duomo di Milano nel 1883. Fu in fraterni rapporti<br />

con don Davide Albertario.


ANNO 1925<br />

Piazza Armerina, 24 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

l'altro ieri, proprio nel pomeriggio, ricevetti la tua carissima<br />

del 18. Ti ringrazio di cuore degli auguri. Ho mandato al P.<br />

Busnelli il mio volume l, come mi hai fatto scrivere da Nelina. Gli<br />

ho anche mandato un biglietto nel quale dico che il libro mira<br />

a far del bene nei licei, e chiedo la sua cooperazione. Domani che<br />

non ho scuola, spero scriverti una lunga lettera. Sto assai meglio,<br />

quasi bene del tutto. Ho finalmente da più giorni ripreso il mio<br />

caro lavoro attorno al problema della morale. Ora la penna corre,<br />

come più non faceva da tempo. Però mi uso riguardi, per non<br />

far un nuovo recidivo. Ma ti ripeto anche una volta che si è trat-<br />

tato di male sintomatico del ioduro. Vorrei questo nuovo trattato<br />

scriverlo in un giorno. Ma la materia mi cresce a misura che vado<br />

avanti. E come diventa sempre più interessante. Aiutami con le<br />

tue preghiere, come certo fai. Essendomi rimesso, non penso per<br />

ora a viaggi. La gioia del lavoro mi dà la vita più che la gioia del<br />

viaggiare. E ora questa gioia la sento più viva, come del resto<br />

avviene sempre nelle convalescenze. Gli amici pensano sempre a<br />

te e pregano per te e ti ossequiano.<br />

Io ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 27 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

nella cartolina del 24 (l'ultima scrittati) ti dicevo che il giorno<br />

dopo t'avrei scritta una lunga lettera. M'è mancato il tempo. Que-<br />

sta non so se potrà riuscire lunga; a ogni modo, è lettera e non<br />

povera cartolina.<br />

Ieri ricevetti la tua del 22, chiusa. La lessi con quel piacere<br />

tutto speciale, con cui leggo sempre i tuoi ragionamenti. Sempre<br />

precisi, sempre ben fatti. Che Dio ti benedica.<br />

1. Cfr. lettera 13, n. 3.<br />

LETTERA 30. * Cartolina postale.


66<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Aggiungo una sola parola a chiarimento del mio pensiero.<br />

Quando io parlo di metodo, non intendo parlar del metodo in<br />

astratto, ma d'un metodo in concreto, temporaneo, ordinato a su-<br />

perare gli errori del presente o, comunque, presenti. Positivismo<br />

e idealismo si combattono in nome del concreto. Andiamo al con-<br />

creto, per metterne in chiaro la natura e passiamo all'astratto<br />

- ben delineato - per metterne in chiaro i rapporti col concreto<br />

gnoseologici e metafisici.<br />

A proposito di metafisica, parmi che chiamarla col Wolff on-<br />

tologia sia stato errore l. Già sembrami errore dire che è la scienza<br />

dell'ente reale. L'ente universale, non è reale, ma astratto. Io la<br />

chiamerei il sistema delle conoscenze astratte, presa 'la parola<br />

astratta nel suo giusto senso di pensamento dei predicati essenziali<br />

generici e trascendenti. Vedi, siamo già nel cuor della quistione<br />

che ho chiamata di metodo. Gli scolastici e i neoscolastici vogliono<br />

che oggetto della metafisica sia l'ente reale, dunque concreto. Ma<br />

l'ente in concreto non c'è; ci sono invece gli esseri o enti che dir<br />

si voglia. Nel fatto la metafisica non studia il reale, ma i concetti<br />

puri pei quali è solo possibile conoscere razionalmente il reale.<br />

Lascio la filosofia, per non mi far ripetere che bisogna che<br />

riposi. Sì, riposo e lavoro, cioè, lavoro poco e con cautela, e poi<br />

cerco sole e aria quanto mi è possibile. Né il sole manca da oltre<br />

un mese. Mi sento in piena primavera. E già le cam<strong>pag</strong>ne soffrono.<br />

Non so se te l'ho domandato altra volta: desidero sapere se<br />

il mio libro si vende; se le richieste sono discrete.<br />

Di questi giorni a tavola ricevo lettura dello Smiles, Il Do-<br />

vere *. Tu lo sai nella mia tavola si legge sempre. Se mi manca<br />

LETTERA<br />

31. 1. Christian Wolff (1679-1754), fu il massimo esponente deii'il-<br />

luminismo tedesco e deiia filosofia dogrnatica da cui Kant prese le mosse. Scrisse<br />

Philosophia rationalis, sive logica methodo scientifica pertractata et ad usum<br />

scientiarum atque vitae aptata, 1728.<br />

2. Sarnuel Smiles (1812-1904), scrittore, giornalista, amministratore di diverse<br />

società, fu il promotore di un orientamento ideologico basato su& profonda con-<br />

vinzione che il successo nei vari rami deii'attività umana - e in particolar modo<br />

in quella economico-produttiva - è dovuto esclusivamente aii'impegno individuale<br />

e che Ia società moderna fornisce a tutti gli uomini i mezzi e le condizioni per con-<br />

seguire il successo economico e il prestigio sociale (cosiddetta teoria del self-help).<br />

Le sue opere più famose sono Self-Help, London 1859 (trad. it. Chi si aiuta Dio<br />

l'aiuta, Editori della Biblioteca Utile, Milano 1867); The Character (1871)<br />

(trad. it. Il carattere, Barbera, Firenze 1872); The Duty (1886) (trad. it. Il dovere,<br />

Barbera, Firenze 1887).


ANNO 1925 67<br />

la lettura quasi mi manca l'appetito. È un libro che non mi piace.<br />

Poca esattezza filosofica, sa più di giornale che di libro. Sarà forse<br />

vizio (O virtù) dell'anima inglese. Tu puoi saperlo. Ma dimmi:<br />

com'è stimato costà questo scrittore? I1 suo libro più noto è Il<br />

Carattere.<br />

I libri del Prof. Crespi li ho mandati al Can. L. Caruso che<br />

ha accettato di leggerli e darmene conto.<br />

I1 Comm. Barletta mi dice che ti ha scritto tre volte, senza<br />

aver avuto il piacere di vedere una tua risposta. Che si tratti di<br />

smarrimento?<br />

I1 24 celebrai con viva commozione, come sempre, l'anniversario<br />

della morte di papà. Quando penso a lui, lo penso nel suo<br />

povero studio, a tavolino, con l'Imitazione in mano, intento a meditare<br />

'. Uomo quanto mai abnegato: sceglieva sempre le cose più<br />

umili per sé. Oh quella stanzuccina! Quando la rivedo, mi pare<br />

impossibile che egli l'abbia abitata con tanta pace, senza mostrare<br />

mai fastidio della piccolezza, della non buona esposizione, dell'essere<br />

stanza di passaggio! Mi sento umiliato ciò pensando. Trovo<br />

che io non ho quella virtù ... Ah, tu forse non lo conoscesti appieno.<br />

~scoltava'la messa al Purgatorio o al Coretto, in ginocchio, sempre.<br />

Nei suoi dolori non fiatava mai. Soffriva muto e solo, sempre.<br />

Forse questa virtù tu la ereditasti da lui ...<br />

Sì, hai ragione, occorre vivere in modo che la morte ci riunisca<br />

tutti intorno ai nostri genitori, nel Cielo.<br />

Fo punto perché mi manca il foglio e il tempo. Sto bene, già<br />

lo intuisci. Mi raccomando assai alle tue preghiere. Io prego per<br />

te, direi, continuamente.<br />

Ti abbraccio. Tuo<br />

Jy Mario<br />

32 "<br />

Piazza Armerina, 31 gennaio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ti scrissi una lettera il 27. Poi sono stato con febbre reuma-<br />

3. Sul canonico Luigi Caruso (Calatinus), cfr. lettera 13, n. 1. Si veda pure G.<br />

DE ROSA, Sturio, cit., passim.<br />

4. Gasparc Barletta, uno dei cari amici di Caltagirone di Luigi Sturzo.<br />

5. Si riferisce ovviamente all'lmitaiione di Cristo di Tommaso da Kempis.<br />

LETTERA 32. * Cartolina postale.


68<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

tica. Ora sto bene. Ieri ebbi la tua cartolina da Oxford. Aspetto<br />

le promesse impressioni. Nella mia lettera di straordinario non ti<br />

dicevo nulla. Ti facevo alcune mie osservazioni suIla quistione del-<br />

l'astratto e altre piccole cose. Spero che ti sia arrivata. Lo Smiles<br />

sarà protestante. In questo libro sul dovere non mostra critica sto-<br />

rica. Giudica dell'inquisizione con i soliti criteri. Ripeto che è un<br />

libro che mi piace poco. Aspetto il tuo giudizio. Mi raccomando<br />

alle tue preghiere. E ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Arrnerina, 4 febbraio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ieri ricevetti la tua del 29-1. Ho letto con vivo piacere i cenni<br />

su Oxford. Sono così interessanti. I1 titolo del libro d'Aliotta restò<br />

nella penna '. Fammi il piacere indicarmelo. Vuoi sapere se fo<br />

scuola? Si, ma solo di filosofia. La patita stanchezza non mi fece<br />

lasciare che una sola lezione. Dettando il mio libro, rifletto sullo<br />

stesso. Penso a correzioni d'espressione e a qualche capitolo com-<br />

plementare. Dato l'impegno, tu lo sai, dovetti scrivere a passo di<br />

bersagliere. Ora però è puro lavoro di pensiero. Non prenderò la<br />

penna per fissarlo che quando avrò finito il lavoro sulla morale.<br />

Questo mi viene più vasto che non credessi. Sento che non bisogna<br />

lesinare con le <strong>pag</strong>ine, perché il problema è gravissimo. I1 mio<br />

incomodo di cui chiedi notizie è passabilissimo. Non ci penso nem-<br />

meno. Tra qualche giorno affronterò, a Dio piacendo, il problema<br />

della libertà. Ho un certo pensiero, che formulato come lo penso,<br />

non mi par d'averlo letto in verun libro. La libertà per me non è<br />

LETTERA<br />

33. ' Cartolina postale.<br />

1. Antonio Aliotta (1881-1964), fu professore di filosofia teoretica prima a Pa-<br />

dova, poi a Napoli. La sua filosofia caratterizzata da uno sperimentalismo e un<br />

senso della evoluzione che lo awicina a Bergson, si è sviluppata daiia critica al-<br />

I'idealismo italiano e si è evoluta verso uno spintualisrno cristiano. Si ricordi L'este-<br />

tica di Kant e degli idealisti romantici (1942); Il problema di Dio e il nuovo plu-<br />

ralismo (1924); Critica dell'esistenzialismo; L'estetica di Croce e la crisi dell'idea-<br />

Iismo itaiiano (1951); I1 nuovo positivismo e lo sperimentalismo (1954). Probabil-<br />

mente il volume a cui Mario si riferisce è Il problema di Dio e il nuovo pluralismo.


ANNO 1925 69<br />

nella spontaneità dell'atto, ma nella riflessione. L'atto spontaneo<br />

è sempre determinato. Atto libero puramente elicito non se ne dà.<br />

Riflettendo sugli atti spontanei possiamo volerli o no. Ciò è rifles-<br />

sione, e qui solo è libertà. Altra libertà non mi par ce ne sia.<br />

Non ce ne può essere, perché (nel contingente qual è l'uomo) ogni<br />

atto è determinato da uno stimolo, è una relazione. Vedrò quel<br />

che in merito mi saprà dire il calamaio. Tu se hai tempo, dimmi<br />

il tuo pensiero. Sto bene. Le f,ebbri reumatiche, come ti scrissi,<br />

passarono. Abbiamo, da ieri, la neve. C'è però il sole. Ti abbraccio<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 9 febbraio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

son in ritardo con te; ne sento rimorso. Ma sono stato troppo<br />

occupato. Ho ricevuto la tua cartolina del 3. Sento che sei stato raffreddato.<br />

E sono stato raffreddato anch'io. Anche Nelina scrive<br />

d'essere stata raffreddata. Si vede che ci amiamo assai da sentire<br />

insieme il gioco della stagione. Tu però usati riguardi, perché non<br />

sei nel tuo clima.<br />

Hai visto sulla « Rassegna Nazionale » di gennaio lo studio del<br />

P. Bizzarri l? A un punto dice che la verità non può esser relativa.<br />

Non vedi qui l'abuso dell'astrazione? Per gli scolastici la<br />

verità è adeguati0 rei et intellectus. Ma l'intelletto è il divino: lato<br />

concreto. Lato astratto: la verità per l'uomo è equazione conoscitiva.<br />

In astratto una tal equazione - è assoluta. Però in concreto la<br />

nostra conoscenza non è che relativa. Dunque l'equazione non può<br />

esser che relativa. Tale l'equazione, tale la verità. Però per verità<br />

s'intendono anche le relazioni astratte. Queste son bend assolute,<br />

ma non sono la conoscenza, ma rapporti dei predicati della cono-<br />

LETTERA<br />

34. 1. F. R. BIZZARRI, Fisica e rnetafiica - Ai prof. Giuseppe Filiasi,<br />

in « Rassegna Nazionale », gennaio 1925, pp. 3-25. Tra i vari appunti che Bizzarri<br />

muove ali'opera Firica e metafisica di Filiasi uno riguarda la seguente affermazione<br />

deli'autore: « La nostra verità è relativa: essa è posta tra l'assurdo o subverità e il<br />

trascendente o superverità D. In proposito Bizzarri obietta: « Ora io capisco come si<br />

possa parlare di vari gradi di certezza, di maggiore o minore comprensione di tale<br />

o tale altro processo o del mondo intero: ma ciò che è vero è vero per me, per te,<br />

per tutti, in qualunque luogo e in qualunque differenza di tempo » (p. 8).


70<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

scenza, considerati in astratto. Col metodo da me accennato tutto<br />

si fa chiaro. Nel puro astrattismo metafisico non è così. Tu dirai<br />

che questo astrattismo è affare delle scuole chiesastiche. E sta<br />

bene. Ma proprio qui occorre portare un soffio di visioni nuove.<br />

Ho ragione?<br />

La nostra corrispondenza per cartoline s'è fatta fredda. Non<br />

è vero? Bisogna tornare alle lettere. Io sento, più per te che per<br />

me, il bisogno d'affetto. Povero fratello, così solo tra tanta gente,<br />

e così lontano! Però per me c'è stata l'attenuante della stanchezza,<br />

che ora è passata. Ma fo con misura tutto, per evitar che ritorni.<br />

Anche attorno al problema della morale lavoro con misura. I1<br />

cervello non è più stanco. E solo mi è rimasta una certa stanchezza<br />

generale, però, solo in rapporto allo studio. Quanto al resto sto<br />

bene, e fo le mie passeggiate sempre con lo stesso passo accelerato<br />

che esclude ogni senso di stanchezza muscolare.<br />

Ho letto sulla « Rassegna Nazionale » di Novembre uno studio<br />

di Caristia '... Non mi è piaciuto. Già il povero Caristia, da quanto<br />

soffre agli occhi ed è costretto dettare, non è più lui. Tutti i suoi<br />

scritti accusano poca preparazione e poca elaborazione. Effetto del<br />

dettare. Dettando si pensa male e non si torna sui propri passi.<br />

Se il Signore mi dà forza e grazia, vorrò scrivere una sintesi<br />

di metafisica. Lo reputo necessario. Lo farò (se potrò) attuando<br />

il metodo di cui più volte ti ho parlato. Ora tiro avanti pianino<br />

pianino il mio lavoro sulla morale. Anche in questo, come ne1 pro-<br />

blema della conoscenza, c'entra tanta metafisica. Sicché poi non<br />

avrò a fare che raccogliere, sistemare, completare in forma sin-<br />

tetica. Penso che la metafisica (rinnovata) vada studiata dopo e<br />

non prima. Anche questa è ragion di metodo. Prima sarebbe come<br />

un lavorare campati in aria. Gli alunni intenderebbero poco, male,<br />

e con pena. La mia esperienza me lo afferma.<br />

Ora fo punto, benché contro voglia. Stamani, oltre alla le-<br />

zione, che fo alle prime ore, ho dovuto passar la mattinata scri-<br />

vendo lettere d'affari. Se continuo, mi stanco. Però continuo a par-<br />

larti col cuore, come faccio ogni giorno. In anticamera c'è un tuo<br />

ritratto: quello che ti rappresenta leggendo. Passo dall'anticamera<br />

2. C. CARISTIA, Idee e programmi politici, in « Rassegna Nazionale », ottobre<br />

1924, pp. 3-14. Si tratta di un commento alle opere di L. STURZO, Dall'idea al fatto,<br />

Ferrari, Roma 1919 e Riforma statale e indirizzi politici, cit.


ANNO 1925 7 1<br />

molte volte al giorno. Passando ripeto sempre - sempre - la<br />

preghiera pro fratribus absentibus. E così ti sto vicino nel modo<br />

più utile e anche più confortante. Ti abbraccio forte forte. Tuo<br />

JF Mario<br />

Piazza Armerina, 10 febbraio 1925<br />

Carissimo amatissimo fratello,<br />

ier sera, recitando il breviario, la soave immagine di S. Sco-<br />

lastica, destava nel mio cuore le immagini di Suor Giuseppina e<br />

di te, soavemente, spiritualmente, come una elevazione nella pre-<br />

ghiera. Oh! le sante gioie fraterne in Cristo, la gioia della unione,<br />

breve, fugace, dopo lunga separazione per Cristo. Poche volte nel<br />

mio spirito il divino e l'umano si sono fusi in così celestiale unità.<br />

Leggo un articolo di G. Menara sull'« Unità Cattolica » contro<br />

gli ammiratori di Rabindranath Tagore, il poeta indiano l. Dice: un<br />

sol dei nostri santi vale mille volte Tagore. Dice che è stata umi-<br />

liante per gli Italiani l'ammirazione. Non ci vedi l'intolleranza a<br />

cui si formano gli alunni nelle nostre scuole? E non ci vedi l'influsso<br />

della nostra metafisica che ignora il relativo? Sorridi? In me ci<br />

vedi un'idea fissa? Sì, se qualche cosa gli uomini fanno di sodo,<br />

dipende dalle idee fisse.<br />

Ho letto il tuo articolo circa la proporzionale '. Quando scrivi<br />

di tali materie, sei pienamente al tuo posto. Si legge, intende, ap-<br />

prova, ammira, e si vorrebbe leggere ancora. Quando leggeremo<br />

lo stato moderno?<br />

LETTERA 35. 1. G. MENARA, Religione e mwale in Tagore, in « L'Uniti Cattolica<br />

», 7 febbraio 1925. L'articolo accusa il « neebuddismo tagoriano » di ateismo<br />

e panteismo e ne sottolinea « la morale egoistica che comincia, si svolge, si esaurisce<br />

nell'uomo D. Rabindranath Thàkur (Tagore), (1861-1941) scrittore e poeta indiano,<br />

premio Nobel per la letteratura nel 1913: fra le sue opere si ricordino<br />

Le lettere di un viaggiatore in Europa (1881); Canti della sera, Canti del rnattzno<br />

(1881-1883); Offerta di canti (1910), SZdAanZ (1913).<br />

2. L. STURZO pubblicò il lo febbraio 1925 su a La Rivoluzione Liberale m, un<br />

articolo dai titolo La proporzionale risorgerà contro la legge Acerbo (18 novembre<br />

1923) con la quale Mussolini introduceva il principio maggiontario (cfr. L. STURZO,<br />

Miscellanea londinese, Zanichelli, Bologna 1965, vol. I, p. 7 n.).


72<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

11 febbraio 1925<br />

Ricevo a momenti una lettera di Suor Giuseppina. Oh la<br />

buona, la cara sorella! Pensavo ancora a S. Scolastica quando ho<br />

ricevuto la lettera. Che Dio lo benedica quest'angelo di sorella.<br />

G. Menara nel cennato articolo dice che solo i cristiani cer-<br />

cano Dio non cercando se stessi '. Srniles, nel libro sul dovere,<br />

dice la stessa cosa, con espressioni meno passabili. Dice che la<br />

simpatia ci fa uscir da noi e entrar negli altri 4. IO vedo per tutto<br />

l'ombra della metafisica astrattistica. Noi non trascuriamo noi,<br />

neanche quando c'immoliamo per Dio. I1 puro altruismo è una<br />

parola vuota di senso. Come conoscere è insieme conoscenza del<br />

soggetto e dell'oggetto, così l'amore è insieme amor di sé e degli<br />

altri. Come non si esce dalla conoscenza di sé, così non si esce dal-<br />

l'amor di sé. Amar Dio per sé, senza badare al premio, è amar Dio<br />

nostro bene, e quindi nostro premio.<br />

Cosa fa Luigi all'estero? mi domanda Suor Giuseppina. Po-<br />

vera cara sorella, non lo sa! Glielo farò un po' intendere, rispon-<br />

dendole. Così pregherà per te con più fervore. Mi suona ancora<br />

nell'anima la parola, riportata dal a Popolo da un giornale inglese:<br />

esule semi involontario! Non m'attrista però; solo mi fa soave-<br />

mente mesto, e mi eleva a Dio. Beati quelli che soffrono per la<br />

giustizia, dice il Vangelo. È dif?ìcile farla propria questa parola,<br />

in senso pieno. Ma più si cerca di viverla, e più se ne comprende<br />

il senso divino.<br />

Leggo nel giornale di stasera che è morto il baritono<br />

Kaschmann '. L'udii all'Apollo nella primavera (o forse inverno)<br />

del 1886, poco prima che quel teatro fosse demolito. Fu quella<br />

una delle ultime volte che andai a teatro. La vocazione già m'in-<br />

calzava, e sentivo già disgusto di tutto ciò che in qualunque modo<br />

me ne potesse distogliere. Dunque udii allora Kaschmann nel<br />

Tannhauser. Era meraviglioso. Ora è volato - lo spero alme-<br />

3.


ANNO 1925 73<br />

no - a sentire ben altra musica e ben altri cantori, e anche a<br />

cantare con ben altra voce. Beato lui se dawero ha imbroccato<br />

la buona via dell'eternità! Sento a volte desiderio di buona musica.<br />

Resta desiderio. Qui non abbiamo che musiche ed esecuzioni me-<br />

diocri. Però quando son nella mia cappella, sento a volte con lo<br />

spirito le armonie del cielo che suonano senza suono. Nessuna<br />

musica del mondo le eguaglia.<br />

12 febbraio 1925<br />

Torno al concetto, per me errato, del puro altruismo. Qualun-<br />

que cosa noi amiamo, anche quando pensiamo d'amarla pura-<br />

mente per sé, perché buona da sé, l'amiamo. Ciò che si ama, si<br />

ama come bene. I1 bene che si ama, non è un bene puramente<br />

metafisico; è sempre un nostro bene e l'amiamo e possiamo amarlo<br />

proprio perché bene per noi. Se fosse possibile pensare un bene<br />

non bene per noi, ma puramente tale da sé, noi non potremmo<br />

amarlo. Sicché, in conclusione, il puro altruismo altro non è che<br />

l'amore che non cerca compensi immediati e che non teme sacrifizi,<br />

nemmeno la morte.<br />

Caro fratello, fratello del mio cuore, quando scrivo di simili<br />

quistioni, non pretendo insegnare agli altri, ma cerco convincere<br />

me stesso della verità nei nostri libri, spesso, espressa in maniera<br />

deficiente.<br />

Quando scrivo a te, vorrei dirti le cose più interessanti. Ma<br />

qui sta il punto. Quali sono queste cose interessanti per te? Però<br />

mi quieto, pensando che tu cerchi solo il mio detto. E questo c'è<br />

tutto, anche quando scrivo delle cose che non hanno molta con-<br />

clusione.<br />

Dimmi, caro fratello, parli già l'inglese? Penso di sì. Però de-<br />

sidero sentirmelo affermare da te. Pensarti, come ho fatto da prin-<br />

cipio, in paese straniero, ignaro della lingua, è stata per me cosa<br />

molto mesta. Mi sono state di conforto le tue assicurazioni di pace,<br />

tranquillità e dolce abbandono tra le braccia della Prowidenza; ma<br />

è stato un di quei conforti che non tolgono il dolore, ma solo lo<br />

santificano.<br />

I1 mio lavoro riprende abbastanza la sua normalità. I1 fatto<br />

stesso del prendere ogni giorno (come vedi che torno a fare) la


74<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

penna per te, ne è segno. Spero che non ci siano più recidive. Par-<br />

mi di poterlo affermare che non ce ne saranno, perché il lavoro non<br />

lascia traccie di depressione. Tu aiutami con le tue preghiere.<br />

13 febbraio 1925<br />

Ier sera nelia cappella del seminario ci fu il solito sermoncino<br />

del giovedì. Lo fanno a turno i seminaristi teologi e filosofi. Ier<br />

sera parlò un giovanotto di fantasia esuberante. Parlò abbastanza<br />

bene. Però il giovedì precedente questo stesso giovanotto aveva<br />

esagerato sino a provocare il riso. E bada che i miei seminaristi por-<br />

tano in cappella un contegno sobrio, sempre, e raccolto. Io chiamai<br />

l'inesperto, gli feci le osservazioni del caso, e gl'imposi di preparare<br />

altro sermoncino pel prossimo giovedi, che fu ieri. La prova riuscì.<br />

Io, come norma generale, dico ai miei ragazzi, di dar metà di quel<br />

che credono di poter dare, predicando. È una norma ascetica e este-<br />

tica a un tempo. I giovani quasi sempre vogliono far le loro com-<br />

posizioni quanto più perfette. Di qui l'esagerazione e il retorico.<br />

Aver la modestia di non cercare questo massimo, equivale aver<br />

equilibrio etico e estetico. Uno degli esperimenti meglio riuscito<br />

fu quello di ier sera. Altro esperimento feci la scorsa settimana<br />

con un diacono che doveva predicare in una chiesa. Mi presentò il<br />

suo lavoro. Era buono guardato con occhi correnti. Ma era quella<br />

bontà che può anche chiamarsi accademia. Gli consigliai di lasciar<br />

quel lavoro e farne altro più modesto. E la prova riuscì, e, quel che<br />

più conta, ne fu contento lo stesso neopredicatore.<br />

Oggi la posta mi recherà qualche tuo scritto: è la scadenza.<br />

Pure questa la fo partire, perché mi preme più che tu la riceva<br />

un giorno prima, anzi che la riceva con la risposta alla tua arriva-<br />

tura lettera.<br />

Sto bene. Te lo dice tutta la lettera. Voleva esser più lunga;<br />

ma, chiacchiera più, chiacchiera meno, è lo stesso. È il venerdì. Do-<br />

mando al S. Cuore ogni grazia per te. E ti abbraccio. Tuo aff.mo<br />

fratello<br />

t Mario


ANNO 1925 75<br />

Piazza Armerina, 18 febbraio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

ho ricevuto la tua cartolina del 9 da Dublin. Godo che stai<br />

bene e ti diverti. Ti ho scritto due lettere il 9 e il 13. Ti ho parlato<br />

del più e del meno. Aspetto qualche tua lettera: le cartoline mi<br />

lasciano freddo. Sto bene. Ho ripreso il lavoro nella sua piena nor-<br />

malità già da molti giorni, e ringrazio il Signore. L'inverno da Na-<br />

tale a ora volge tiepido come una primavera. L'altro giorno il ter-<br />

mometro segnava 16. Ricordi d'una quistione psicologica da me<br />

accennata forse in dicembre, circa la non cognizione deli'oggetto<br />

da parte degli appetiti? Tu mi dicesti che era pura quistione psico-<br />

logica senza importanza pel mio problema. Il punto dove sono arri-<br />

vato nel mio lavoro mi dimostra che presentivo bene: quella qui-<br />

stione è fondamentale per le prove della libertà. Lo vedrai quando<br />

leggerai la prima sezione che è a buon punto l. Accenno solamente:<br />

se i giudizi teoretici fossero conosciuti dagli appetiti spirituali in<br />

quanto appetiti (e lo sarebbero, se fosse provato che gli appetiti<br />

sensitivi conoscessero l'oggetto e la sua appetibilità, in sé), i giudizi<br />

assoluti cagionerebbero necessariamente date volizioni. Gli amici ti<br />

salutano e pregano per te. Io penso con nostalgico desiderio al tem-<br />

po che le quaresime mi davano le gioie dell'apostolato della parola.<br />

Ti abbraccio<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 20 febbraio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

ricevo la tua carissima del 15. È sera. Tu sai che di sera mi<br />

astengo dallo scrivere per non affaticare gli occhi a luce artificiale.<br />

Ma faccio una eccezione, per altro breve, e prendo la penna per te.<br />

Non so perché la tua assenza da Londra mi è sembrata come assen-<br />

za da Piazza. Ed ho contato i giorni ... Benché sapessi più o meno<br />

LETTERA<br />

36. * Cartolina postale.<br />

1. Si tratta del volume Il neo-sintetismo, Vecchi e C., Trani <strong>1928</strong>. La prima<br />

sezione tratta Della conoscenza puramente sensitiva, p. 2 ss.


76<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

il turno delle tue lettere, pure ho con ansia sfogliata la posta mattina<br />

e sera... Pure questo - viver d'affetto mi fa tanto bene, anche<br />

quando mi fa soffrire.<br />

Sto bene. I1 primo corso di filosofia sino al presente lo ha<br />

fatto un mio alunno formato alla mia scuola. Ha svolto la parte più<br />

facile del programma. Ora ho preso io anche il primo corso. Lo<br />

ridarò al suo professore al momento della ripetizione. La scuola<br />

mi fa bene al corpo e allo spirito. È un'ora di gaudio indicibile. Mi<br />

giova anche per la rielaborazione del mio pensiero e la correzione<br />

d'alcune <strong>pag</strong>ine che meritano d'esser meglio esposte. Così preparo<br />

di lunga mano la 2" edizione (se il libro avrà questa sorte). I1 lavoro<br />

pastorale e di tavolino è già, non solo normale, ma fecondo.<br />

L'unico riguardo che mi uso è una bella passeggiata nel nostro<br />

giardino allo spuntar del sole. Posso dire che il mal sofferto non<br />

ha lasciato traccia di sé. Ciò mi conferma nel mio giudizio, che fu<br />

mal sintomatico. È passato senza medicamenti, perché ogni medicina<br />

mi è stata contraria, col solo riposo, relativo, e con la cura,<br />

che come ho detto, continuo, della passeggiata al sol nascente.<br />

Ringrazio Dio e te delle preghiere a tal fine. Lavoro attorno al<br />

problema della morale, che mi cresce sotto gli occhi, con la gioia<br />

del giovane. I1 pensiero fluisce, tanto che spesso mi faccio minute.<br />

Le quistioni e i problemi, tutti belli e interessanti, pullulano, e le<br />

soluzioni (parmi almeno) vengono pronte e soddisfacenti. Confido<br />

in Dio e nella preghiera ... Spero di compire questo mio lavoro<br />

entro maggio.<br />

22 febbraio 1925<br />

Le udienze fecero interrompere la lettera cominciata con tanto<br />

desiderio. Ieri la giornata fu troppo piena. E siamo d a domenica.<br />

Ciò che mi scrivi della santa memoria di zio Luigi Sturzo mi recò<br />

tanto soave piacere. Di questo santo religioso avevo letto un bel<br />

necrologio poco dopo la sua morte. Lui e l'altro fratello P. Franco<br />

furono due veri fratelli nella santità l. Che il lor esempio ci stimoli<br />

all'imitazione.<br />

A P. Busnelii mandai il libro con un biglietto *, dove dicevo<br />

LETTERA<br />

37. 1. Luigi e Franco Sturzo furono ambedue gesuiti; il primo<br />

svolse la sua opera in Irlanda e in Australia, il secondo in Portogallo e poi in Si-<br />

cilia presso il collegio Pennisi di Aciteale. Cfr. G. DE ROSA, Luigi Sturzo, cit., p. 1.<br />

2. Cfr. lettera 13, n. 3.


ANNO 1925 77<br />

che avevo scritto pei giovani, insidiati fortemente da libri avversa-<br />

ri, soggiungevo che occorreva la cooperazione dei nostri alla sua dif-<br />

fusione. Aspetto le critiche con grande tranquillità. Un giornale bi-<br />

bliografico di Palermo ha su questo libro cenni altamente favore-<br />

voli. Anche da qualche professore ricevo espressioni di soddisfa-<br />

zioni. L'ansia della rinnovazione c'è e forse è forte. Ma penso che ci<br />

sia anche del timore. Troppo, caro mio, s'è insistito sulla perfe-<br />

zione definitiva del così detto tomismo. Tomismo! Ma c'è un vero<br />

tomismo? C'è una vera filosofia di S. Tommaso? Ecco quello che<br />

bisognerebbe metter in chiaro. La filosofia detta perenne merita<br />

questo nome in rapporto alla teologia, in quanto ne sostiene con la<br />

ragione, non sempre bene, la verità. Per esempio, si suo1 parago-<br />

nare la generazione del Verbo alla generazione del nostro pensiero,<br />

e non si considera che i termini sono antitetici; infatti il nostro<br />

pensiero è conoscenza, non persona; conoscenza dell'oggetto, e non<br />

consustanziale autoconoscenza.<br />

Guardo la tua immagine nel giornale che mi hai mandato.<br />

Mi sembri più pingue; ma mi par di cogliere nell'aria del tuo volto<br />

una serietà non solita, un certo senso di mestizia contenuta. Che il<br />

Signore ti compensi coi gaudi dello spirito che vive per Lui e di<br />

Lui!<br />

Le due tesi come tu le proponi mi pare che abbiano ...<br />

23 febbraio 1925<br />

... Vedi che interruzione brusca. Segno di lavoro intenso; e<br />

questo segno di buona salute. E ringrazio il Signore. Per le esigenze<br />

della scuola stampo a fascicoli anche il trattato sulla morale. Però<br />

se ne tira un numero limitatissimo di copie e non si mette in ven-<br />

dita. Ciò mi giova per le migliori correzioni quando sarà il momen-<br />

to della stampa del libro. A te dunque manderò i fascicoli della<br />

prima sezione appena saranno pronti.<br />

Riattacco il filo. Le due tesi, come tu le proponi, non mi par<br />

che abbiano altra importanza che di giudizio su un fatto: il fatto<br />

della legittimità o no dell'autorità. Io torno a quanto ti scrissi, mesi<br />

fa, su tale argomento, cioè, a riproporre il quesito se gli oppressi<br />

possano scuotere un regime oppressore. Questo, secondo me, è il<br />

punto che non è stato forse affrontato in pieno da altri che da<br />

Francesco Suarez.


78<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Le interruzioni si moltiplicano. Ora che posso riprender la<br />

penna per te, penso di chiuder la lettera e farla partire, perché<br />

son già cinque giorni che non ti scrivo, e non voglio far passare un<br />

altro giorno ancora.<br />

Ho anche da quindici giorni ripreso a far ai miei cari semina-<br />

risti la predichina della domenica. Ier sera fu la terza. Questo è per<br />

me un dovere grave e gradito. Se sapessi come stanno attenti i<br />

ragazzi. E come son buoni. Vengono spesso a conferire con me dei<br />

bisogni delle loro anime. Ed è un'edificazione sentirli. Mi parlano<br />

con semplicità (oh la semplicità! Ci insisto tanto ...) e con confi-<br />

denza, come a confessore. Nel tempo della stanchezza la maggior<br />

pena per me era poter poco occuparmi dei miei birichini. Non li<br />

voglio come mummie; e voglio che facciano il chiasso quando ne è<br />

tempo, e che siano buoni per convinzione, buoni da ragazzi che<br />

hanno l'argento vivo.<br />

Ti abbraccio, caro fratello, e ti lascio nei sacri cuori di Gesù e<br />

di Maria.<br />

Prega pel tuo aff .mo fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 25 febbraio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ricevo a momenti la tua del 20. Quando le tue lettere m'ar-<br />

rivano la mattina, è doppia gioia per me. Oh! la mattina, il sole,<br />

il tepore del mio studio! Sia benedetto il Signore che dà ai suoi<br />

servi tante gioie soavi.<br />

Scrivo il mio nuovo libro per le mie scuole. Però lo scrivo<br />

come l'altro, lasciandomi menare dalle esigenze del mio pensiero.<br />

Libri puramente scolastici ora non posso farne, perché io non rac-<br />

colgo, ma rifaccio. Senza ampiezza le innovazioni, le critiche, ecc.<br />

non verrebbero prese, e non agirebbero né sui nostri né sugli av-<br />

versari. I puri manuali possono venir dopo, desunti dalle trat-<br />

tazioni. Però la mira scolastica mi giova spesso per precisare il<br />

pensiero, senza parer pedante, come parrei, se lo facessi senza<br />

mire scolastiche. E poi, ho detto, io scrivo per le mie scuole. Co-<br />

munque, come ti dissi nella mia del 23, ora stampo il libro a


ANNO 1925 79<br />

fascicoli. Tu lo vedrai e dirai la tua saggia e autorevole parola per<br />

la preparazione alla stampa.<br />

Atto spontaneo non è solo sensitivo, ma anche spirituale<br />

quando è puramente diretto. E ci sono le volizioni spirituali spon-<br />

tanee. In queste non c'è libertà. La libertà è nel soggetto che può<br />

riflettere; c'è quando riflette e sceglie. S. Tommaso pone la libertà<br />

nella visione della ragione universale di bene in rapporto ai beni<br />

particolari. Non è così. La ragione universale di bene non è cono-<br />

scenza appetitiva: l'astratto non è il bene, ma il pensamento del<br />

bene. L'uomo è libero, non puramente perché spirituale. In Cielo<br />

non c'è più libertà, perché il bene infinito è presente e concreto.<br />

L'uomo è libero, perché i beni son contingenti e egli è capace di<br />

riflessione. Solo nella riflessione si esercita la libertà. Di questa<br />

soluzione non dubito. Per me è evidente. Né è problema puramente<br />

nostro. I1 problema della libertà o della determinazione oggi più<br />

che mai è vivo nell'idealismo e nel resto di positivismo. Tratto<br />

questo problema quanto più accuratamente posso, perché è car-<br />

dinale.<br />

26 febbraio 1925<br />

Stamani sul mio altare D. Giovanni ha messo i primi fiori<br />

primaverili: mazzi bellissimi di boluco doppio (viole a ciocca) di<br />

color rosa, quello che le nostre monache mettevano nel sepolcro<br />

del giovedì santo. Questo fiore mi ha fatto sentire la settimana<br />

santa e la primavera insieme. La settimana santa che vive indele-<br />

bile nel mio spirito, è quella della chiesa del Salvatore, nei miei<br />

primi anni, quando l'ansia di servire all'altare era forte come un<br />

istinto, soave come una visione. Anche la primavera che rivive in me<br />

coi primi fiori è quella dei miei primi anni. Quella è la più poe-<br />

tica, la più bella, senza ombre, senza contrasti, solitaria contem-<br />

plazione del verde dei campi, della nostra villa, di questa villa<br />

che allora era tanto bella, tanto seducente. Ora poi cosa ne hanno<br />

fatto, non si sa più.<br />

Rientro a studio dopo aver assistito alla conferenza del caso<br />

morale. Rigiro a te la quistione che si è lungamente dibattuta. Ecco<br />

i1 caso: Tizio si confessa a un forestiero. Dice di congiurare a danno<br />

della patria e che non può dar indietro. Resta inassoluto. Dopo<br />

alcuni mesi, scrive al confessore, che è tornato in patria, riespo-


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

nendo il suo caso, senza verun richiamo o riferimento alia confes-<br />

sione, e aggiunge che il danno alla patria è imminente. I1 confes-<br />

sore resta perplesso se debba servirsi di questa notizia per scon-<br />

giurare il danno della patria. Questo il caso. I pareri divisi. I più<br />

vogliono che la lettera si connetta con la confessione e perciò che<br />

cada sotto il segreto sacramentale. Qualcuno sostiene che connessio-<br />

ne con la confessione non ce n'è, perché la lettera non ricorda la<br />

confessione, ma narra ex nouo il fatto; perché la lettera non è<br />

mezzo ordinato alla confessione. Si tratta della stessa notizia avuta<br />

in confessione, ma fatta fuori confessione, e perciò non soggetta<br />

al segreto sacramentale. La soluzione è stata rinviata al prossimo<br />

mese. Io trovo preferibili le ragioni dei meno. Tu vorrai dir la<br />

tua parola?<br />

27 febbraio 1925<br />

Torno dalla scuola. Siamo alla Quarta Sezione. S'è parlato<br />

della teoria di P. Zamboni circa la genesi del concetto l. Se avessi<br />

visto come vibrava la mia scolaresca (son circa venti). Immagina<br />

ciò che di più convinto e vibrante puoi; aggiungi che io ne ho<br />

ricevuto vivo il riflusso; vibro ancora quasi giovenilmente ... È un<br />

piacere, sai, far così la scuola. Ci si ringiovanisce.<br />

L'unita stampa è la correzione a uno sgorbio delle nostre mo-<br />

rali (tutte) circa la classificazione del segreto, dettata da me in una<br />

LETTERA<br />

38. 1. Giuseppe Zamboni (1875-1950), professore di filosofia, fece<br />

parte del Corpo Accademico deli'università Cattolica del S. Cuore di Milano. La<br />

sua filosofia può essere ricondotta al vasto movimento della ripresa del Tomismo.<br />

Fra le sue opere si ricordi La gnoseologia dell'atto come fondamento della filosofia<br />

dell'essere (1923); La persona umana (1940); La dottrina della coscienza immediata<br />

e la scienza positiva fondamentale (1951). Si fa riferimento alla teoria per cui nella<br />

formazione dei concetti appare fondamentale l'esperienza del proprio io. Essa è in-<br />

tesa come l'unica esperienza diretta della sostanza che consente quindi la conoscenza<br />

delle altre sostanze e la formazione dei concetti.<br />

2. Ecco il testo della bozza a stampa allegata:<br />

« I1 segreto si suole distinguere dai teologi in naturale, commesso e promes-<br />

so. Questa divisione deve essere riveduta. Più esattamente il segreto si distin-<br />

gue in naturale e convenzionale in quanto il primo dipende daila natura delle<br />

cose, i1 secondo dalia libera volontà degli uomini. Una cosa è naturalmente segre-<br />

ta quando non è conosciuta che da uno o da pochi. È convenzionalmente segreta<br />

quando pure essendo pubblica liberamente si promette di non parlarne.<br />

Il segreto naturale si divide in semplice e d'ufficio. È semplice quando non<br />

interviene nessun contratto con riferimento sociale che imponga il silenzio intorno<br />

a ciò che per sé è occulto; è d'ufficio quando alcuno riceve notizia di cosa natural-<br />

mente segreta per ragione del suo ufficio, o per amicizia che socialmente si reputa


ANNO 1925 81<br />

deile passate conferenze di casi morali. I1 caso (cioè, la soluzione)<br />

fu stampato nel bollettino. Questa è la mia correzione, che ho fatto<br />

estrarre così, ahché sia inserita nei libri di testo. Ce ne vorreb-<br />

bero molte di tali correzioni ... Ma, dice Lehmkuhl 3, i teologi son<br />

come i somari: vanno l'uno dopo l'altro, l'uno copiando l'altro.<br />

E dice verissimo.<br />

Nelle conferenze dei casi morali ora c'è un po' di vita. Da<br />

principio no. Non prendeva la parola nessuno. Udita la soluzione<br />

si restava lì, anche se si fossero uditi spropositi. Io a poco a poco<br />

ho abituato i miei sacerdoti da disputa. Non ho ottenuto l'entu-<br />

siasmo, ma un po' di vita. Però se manco io, si torna all'antico.<br />

Piazza, dicono, non è aria di dotti. E forse è vero. Però il piaz-<br />

zese è pratico e fa bene i suoi affari, più del caltagironese. Attac-<br />

cato al passato, misura bene il presente, e non sogna progresso.<br />

I1 suo sogno è che il presente sia come il passato. È una pena star<br />

in un tal ambiente. Ma che ci si fa. Ogni città ha il suo bene e il<br />

suo male.<br />

Sto bene. Lavoro con entusiasmo. I1 lavoro, come ti scrissi,<br />

mi cresce sotto gli occhi. Quando è la sera, sogno il mattino. Se<br />

mi sveglio qualche ora prima dell'alzata, (cosa rara) è difficile che<br />

mi riaddormenti, perché il pensiero corre dove certo la notte non<br />

è bene correre, corre al tavolino. Ridi? E ne hai ragione. Ma se<br />

io non vibro, non sto bene. Fo punto per far partire oggi la let-<br />

tera. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Come si pronunziano i seguenti nomi: Smiles 4, Byron5, Pu-<br />

sey 6, Tyrrei17?<br />

ufficio. La promessa si può anche fare di ciò che naturalmente è segreto. In questo<br />

caso nasce in colui che ha promesso, un nuovo dovere proprio per virtù della<br />

promessa, e conforme al contenuto della medesima P.<br />

3. August Lehmkuhl (1834-1918) teologo autore fra l'altro di Die Katholische<br />

Moralfheologie und das Studiurn derselben (1901).<br />

4. Cfr. lettera 31, n. 2.<br />

5. George Gordon Byron (1788-1824), il noto poeta inglese.<br />

6. Edward B. Pusey (1800-1882), teologo inglese di Oxford, fautore deila ri-<br />

conciliazione fra chiesa anglicana e romana, autore deii'Eirenikon.<br />

7. George Tyrrell (1861-1909), teologo e filosofo irlandese, si convertì dall'an-<br />

glicanesimo al cattolicesimo, partecipò ai movimento modernista, fu espulso daiia<br />

Com<strong>pag</strong>nia di Gesù di cui faceva parte per i suoi convincimenti modernisti. Si<br />

ricordano Religion as a factor of life (1902); Mediaevdisrn, risposta ai card. Mercier<br />

(1908) e Chtirtianity at the cross-roads (1909).


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Piazza Armerina, 28 febbraio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

tu mi dai idee e fatti, e sta bene; sono tanto interessanti; son<br />

per me specialmente interessanti, perché mi vengono da te, che<br />

tanto amo. Ma i tuoi sentimenti, i sentimenti che suscita in te la<br />

vita in terra straniera, che non son fatti? Quando, a volte, la tua<br />

penna scivola in questo campo, dove è tutto il mio Luigi che tanto<br />

amo, tu non puoi credere la gioia che io provo.<br />

Parli già l'inglese? Questa domanda te l'ho fatta già altra<br />

volta. Intendi codesta lingua, quando la senti parlare? Penso di sì;<br />

penso che dalla preparatoria sia passato già alle classi superiori.<br />

Ieri si compì il quarto mese della tua dimora in Inghilterra. In<br />

quattro mesi tu molta lingua avrai appreso. Lo credo.<br />

1 marzo 1925<br />

Marzo comincia con un giorno soavemente primaverile. Vengo<br />

dalla mia passeggiata al primo raggio del sole, nel nostro giardino.<br />

Fiorisce già l'iride, o giglio fiorentino o giaggiolo, bianca. La vista<br />

di questo fiore, delicato come un velo leggermente ricamato, e<br />

bello, mi ricorda le soavi impressioni primaverili dei miei primis-<br />

simi anni. Cosa curiosa! Allora questo fiore, non mi piaceva per le<br />

sue foglie rivoltate. Sopra tutto non mi piaceva il bianco. Ora è<br />

il bianco che mi piace sopra tutto. Passeggiando ho cercato la<br />

spiegazione del fenomeno. Come ora mi ricorda quel lontano passa-<br />

to come incantevole, quando allora la vista di questo fiore mi<br />

cagionava disgusto? Prima ho creduto che si trattasse di un'ano-<br />

malia. Poi parmi d'aver trovato la soluzione. Si tratta del ricordo,<br />

non del piacere del fiore, ma del piacere della villa verde e del cielo<br />

tiepido e sereno, associato alla memoria del fiore.<br />

2 marzo 1925<br />

Ieri la mattinata fu presa dal Cav. Russo e dal Commissario<br />

del Comune di Castrogiovanni. Fatto il ricorso in Cassazione, essi si<br />

sono giustamente preoccupati per le spese. I1 giudizio presso la<br />

5" Sezione del Consiglio di Stato loro costò lire 20 mila. E hanno


ANNO 1925 83<br />

proposto un accordo. Dopo non molto discutere, si è venuti a una<br />

conclusione tutta in favore della Chiesa. Così, avuta l'approvazione<br />

del Ministero, che non potrà mancare, finisce uno stato di cose<br />

molto lungo e seccante. La conclusione è questa che io ho otte-<br />

nuto con questo accordo ancora più di quanto mi aveva dato il<br />

decreto reale. Godine meco e confortati del dolore della sentenza<br />

del Consiglio di Stato.<br />

3 marzo 1925<br />

Ieri a Piazza Armerina banda, placardi di tutti gli evviva,<br />

movimento di popolo. Cos'era successo? Nulla. Era stato sfondato<br />

il traforo del tronco Piazza-Caltagirone che passa sotto la villa.<br />

Ho pensato! Gli evviva ai duci! Se mai, agli operai. Già, è così nel<br />

bene e nel male; la gente cerca i maggiori esponenti. In un certo<br />

tempo di lotte a Caltagirone (ricordi?) un fulmine colpì un bel<br />

pino della villa. I1 buon Vincenzo Petralia, di santa memoria, pas-<br />

sando di là con degli amici, si fermò a contemplare l'albero inari-<br />

dito, ed esclamando, disse: Ci colpa ... Chi, chiesero gli amici. E<br />

Petralia: Luigi Sturzo!<br />

Le mie note si son fatte brevi. Ne sento quasi rimorso. Que-<br />

sta è scritta di sera. Ma che vuoi! Le forze son tornate così, che<br />

mi consentono lavoro lungo e intenso. E perciò mi rifaccio dei due<br />

mesi passati senza far nulla a cagione della stanchezza. L'ansia del<br />

lavoro è tale che non mi consente tregua. Stanotte ho sognato e<br />

pensato alle <strong>pag</strong>ine che dovevo scrivere, e ho scritto, stamani. I1<br />

mio cervello è assetato di lavoro. Se non avessi il giudizio dei<br />

capelli bianchi, mi chiuderei in camera, e non scriverei che filo-<br />

sofia. Manco male che questo po' di giudizio non l'ho ancora per-<br />

duto. Del resto, son sicuro che ciò non ti farà dispiacere, e che<br />

la pena della macrezza delle lettere ti sarà compensata dal pen-<br />

siero che lavoro anche per far piacere a te. Sono in vena, caro fra-<br />

tello, come mai. Scrivo intorno al problema morale con la foga<br />

dei migliori anni, scrivo, quasi non dissi, senza pensare. E che<br />

gioia che provo! Oh quanti problemi, e di quale importanza e<br />

bellezza! Faccio bene il mio dovere? Non lo so. Spero di non farlo<br />

troppo male, e aspetto con ansia il giorno che leggerò le tue saggie<br />

osservazioni. Aiutami con le tue preghiere: è una battaglia pel bene<br />

che combatto. Che non abbia a lavorare indarno. Se il Signore


84<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

m'assiste, debole e inadatto come sono, qualcosa farò, o meglio,<br />

farà Dio per me.<br />

Vorrei scrivere a lungo, ma è sera. Né aspetto il nuovo giorno<br />

a continuare questa lettera, perché son quattro giorni che non ti<br />

scrivo. Dunque, mi fermo qui. Aspetto le tue lettere con vivo de-<br />

siderio: quando giungono, faccio festa come un ragazzo.<br />

Che non sono un ragazzo? Salvo che ho i capelli bianchi.<br />

Abbracciami, fratello del mio cuore, come ti abbraccia il tuo<br />

&.m0 fratello<br />

t Mario<br />

A te ritorna assiduo<br />

Tra i fremiti del core,<br />

Ritorna tutte l'ore<br />

I1 mio pensiero a te,<br />

A te, cui l'ansia trepida<br />

D'un awenir mal fido<br />

Lungi dal patrio lido<br />

Volse l'errante piè.<br />

Non fu viltà, ma libero<br />

Voler che in alto mira,<br />

Che, se resiste all'ira,<br />

È docile al dover.<br />

Non ti travaglian le ansie<br />

Più del lottar severo;<br />

Bastano al tuo pensiero<br />

Le sante ansie del ver.<br />

Te, cui dell'alma patria<br />

La porzion migliore<br />

Nelle più trepide [ore]<br />

Plaudendo seguì,<br />

Quando domo l'orgoglio<br />

Della tedesca terra,<br />

Più fier grido di guerra<br />

In fra di noi s'udì,<br />

Musica d'altro tempo<br />

Appella invan nell'arduo<br />

Nuovo cimento ... B l'ora.<br />

Né che la patria plora<br />

E leva al Ciel le man...<br />

Passa siccome fremito,<br />

Vola di lido in lido<br />

Invan l'ansioso grido.. .<br />

Troppo or tu sei lontan.<br />

Pure a te giunge il sonito<br />

Del fraterno dolore<br />

E ti ferisce il core<br />

Come infocato stral.<br />

Ma se nell'alto Empireo<br />

Altro decreto è scritto,<br />

Ahimè! del cor trafitto<br />

I1 lamentar che val?<br />

Dunmi, l'occhio tuo linceo,<br />

I1 tuo lungi-mirante<br />

Occhio, scorge l'istante<br />

Dell'atteso awenir,<br />

Che dia fine allo strazio<br />

Della fraterna guerra<br />

Ed alla patria terra<br />

Dia libero gioir?


Tu non rispondi. Estraneo<br />

Suolo t 'accoglie. L'ora<br />

Non giunge ancor. T'accora<br />

I1 libero esular?<br />

Che pensi tra le tacite<br />

Pareti, ove, silente,<br />

Senti l'estranea gente<br />

Libera affaticar?<br />

Geme, al contrasto, indomito<br />

I1 tuo spirto? Dispera<br />

Della Patria? ... Ah! non era<br />

Sì tristo il suo destin!<br />

No, tu sollevi il fervido<br />

Cor alla prece. Iddio<br />

Non lascia nell'oblio<br />

Dei popoli il destin.<br />

Più dal mattino al vespero<br />

Non c'è ressa a te intorno,<br />

Né ti rimena il giorno<br />

Incalzante lavor.<br />

Sol son con te gli Spiriti<br />

Che, chiusi in ampio velo,<br />

Invisibil, del Cielo<br />

Riportano al tuo cor<br />

ANNO 1925 85<br />

La tua prece, di balsamo<br />

Celeste irnpreziosita,<br />

Che di novella vita<br />

Ti desta il palpitar,<br />

E riportan solleciti<br />

L'affamo, la preghiera<br />

Del cor che in Dio sol spera<br />

E in Dio sa tutti amar;<br />

Tutti amar, anche gl'intimi<br />

Che ti tradir. I1 core<br />

Che si desta d'amore,<br />

Non ignora l'arcan<br />

Del perdono, del gaudio<br />

Celeste del perdono. ..<br />

Ah! questo eccelso dono<br />

Non si domanda invan.<br />

Chiuso nel tuo silenzio,<br />

E nel voluto oblio,<br />

Più non cerchi che Dio,<br />

Non cerchi che il suo amor.<br />

Alla sua luce leggere<br />

Nell'avvenir lontano<br />

Tu sai. Non spesa invano<br />

Quando in Dio spera il cor.<br />

Piazza Armerina, 4 mano 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

penso che la lettera che ti ho spedito ier sera ti farà ridere<br />

un po' sulle fantasie del fratello. È un fatto, vivo ancora di brio,<br />

e guai se mi mancasse l'entusiasmo. Quando io non sento entusia-<br />

smo, non son buono a nulla. Per ora mi tiene in brio il mio lavo-<br />

ro sulla morale. Ne vivo intensamente, ci penso tutte le ore che<br />

non son costretto a pensare a altre cose. Quando prendo la pen-<br />

na, vola sulla carta e le ore passano come il vento. Quando il tem-<br />

po è passato e devo smettere, è come se mi si strappasse un bran-


86<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

dello dal cuore. Credo però che questo sia una legge. Penso che<br />

nessuno, che fa cose di suo genio, lavori senza entusiasmo e si di-<br />

mentichi del suo lavoro quando bada a altro.<br />

Lasciamo questo punto, ché non la finerei. Sto bene, e rin-<br />

grazio Dio. Infatti la malattia non s'accorda né con l'entusiasmo<br />

né col lavoro. E tu? Spero che stia sempre bene e che il racco-<br />

glimento dell'esilio (lascio correre la parola) ti giovi all'anima e<br />

al corpo.<br />

Ricevetti la tua cartolina del 24 febbraio. Attendo la lettera<br />

promessa. Però ti ripeto che non voglio esser pretenzioso. Purché<br />

non mi faccia mancare le tue nuove, e poi, se hai tempo, scrivi-<br />

mi lettere, se non ne hai o non ti senti, bastano le cartoline.<br />

La mia scuola di filosofia - ora che sto bene - è molto<br />

più animata. L'interesse dura e cresce. Spero tra un mese comin-<br />

ciare le lezioni di filosofia morale, sulle dispense. Per me quell'ora<br />

- è la prima - è di gaudio vivo.<br />

« L'Ora » di Palermo ha l'altro giorno riportato intero l'arti-<br />

colo di Anile sul mio libro '.<br />

A Roma dal 15 al 20 aprile ci sarà un congresso tomistico.<br />

I1 tema principale è il problema della conoscenza. Uno dei punti<br />

è questo: « se occorre proporre una nuova soluzione ». I1 promo-<br />

tore principale è Mons. Talamo '. Se non ci sarà feticismo, qualche<br />

cosa spunterà. Io son tentato d'andarci. Poi penso che mi strap-<br />

perebbe il lavoro nel meglio. Io vorrei finire prima che venga il<br />

caldo, e non far come lo scorso anno. Basta, vedremo; c'è ancora<br />

tempo a pensarci.<br />

LETTERA<br />

40. 1. Cfr. lettera 25, n. 1.<br />

2. Salvatore Talamo (1844-1932), filosofo neo-tomista, discepolo del Sanseve-<br />

rino, professore di filosofia del diritto aii'dpoliinare, segretario dell'Accademia fi-<br />

losofica-teologica di S. Tomrnaso di Napoli e segretario deii'Accademia romana di<br />

S. Tommaso. Diresse con Toniolo la «Rivista internazionale di scienze sociali e<br />

discipline ausiliarie D. I1 Talamo fu autore di importanti opere sull'aristotelismo<br />

e sul neotomismo (cfr. Il rinnovamento del pensiero tomistico e la scienza moder-<br />

na, Roma 1927, 3a ediz.). Di lui ha scritto Francesca Duchini: 4 Il progetto sociale<br />

che emerge dal complesso degli scritti di Talamo è, per certi aspetti, ancora le-<br />

gato all'idea di restaurazione di una "società cristiana" propria dei suoi tempi; va-<br />

lutati in una più ampia prospettiva storica i suoi scritti appaiono però elementi<br />

fondamentali (anche se non sufficientemente apprezzati dalla storiografia) di quella<br />

azione di promozione e di rinnovamento culturale che diede al movimento catto-<br />

lico la possibilità di aprirsi alie esigenze di una società pluralistica moderna ». Cfr.<br />

Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, vol. I1 S. v.


ANNO 1925<br />

5 marzo 1925. Sera<br />

Oggi è il 49' o 50' anniversario del mio chiericato. È un<br />

pezzo che ne ho smarrita la data precisa. Fu il 5 mano 18752<br />

Fu il 1876? Invano confronto fatti con fatti. Comunque, o nozze<br />

d'oro, o il 49" anniversario, è giorno sacro per me, e lo celebro<br />

con la più viva commozione, anche pel fatto che il buon Dio mi<br />

mantenne la vocazione non ostante Ia mia birichinata. Ricordo che<br />

presi il santo abito di domenica; assistetti in Cattedrale alla messa<br />

cantata e mi fu fatto tenere, al lavabo, il vassoio col manuterzio.<br />

Io ne fui orgoglioso, stimando che mi si usasse quella distinzione<br />

pei miei meriti, quelli almeno, d'esser di nobil casato. Ma vedi<br />

che razza di sentimenti avevo in quel santo giorno! E che bel titolo<br />

di preferenza essere figlio di papà! Ecco: la data - che ora invano<br />

cerco - m'è sfuggita; quella miseriola invece mi è così presente,<br />

come se fosse di ieri! E mi son presenti tutte le circostanze. Dun-<br />

que oggi o celebro le mie nozze d'oro chiericali, o entro nell'anno<br />

giubilare. Sia l'uno o l'altro, voglio cavarne il maggior profitto<br />

possibile. Voglio cercar di far meglio i miei doveri e di prepararmi<br />

al giubileo della morte con la maggior diligenza possibile. Sacerdos<br />

in aeternum in Coelo! Oh che sorte; Che il Signore mi conceda le<br />

grazie necessarie al fine.<br />

6 marzo 1925<br />

Ier sera la lettera fu interrotta dalle udienze. La più impor-<br />

tante fu quella concessa a un seminarista novello che io vedevo<br />

da vicino per la prima volta. Mi parlava delle sue pene, perché,<br />

sentendosi chiamato darvita missionaria, il padre gli aveva negato<br />

il permesso di seguir la sua vocazione. Questo ragazzo di soli 14<br />

anni, che sotto un testone smisurato ha un visino d'angelo, par-<br />

lava con l'ansia che tradisce un grande amore. I suoi occhi avevano<br />

lampi, il suo atteggiamento aveva guizzi che non si osservavano<br />

senza commozione. Forse mai ho visto ragazzi più buoni, più puri,<br />

più trasparenti, più ardenti, più convinti.<br />

Cosa curiosa! Ripensando poi a lui, e considerando la sua età<br />

di 14 anni, mi son ricordato che io avevo 14 anni quando entrai nel<br />

santuario. Dunque vi entrai nel 1876 e non nel 1875. Io mi guar-<br />

davo bene allora d'apparire più grande che non fossi. Se nelia mia


88<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

memoria l'età di 14 anni scatta fuori con certezza, i 14 anni li<br />

avevo certamente compiti nel novembre precedente, cioè, nel 1875.<br />

Ecco trovato quel che cerco da più anni. Le mie nozze d'oro chie-<br />

ricali dunque cadranno l'anno venturo.<br />

7 mano 1925<br />

Ieri aspettavo tue nuove. Spero me le rechi la posta d'oggi.<br />

Oggi è S. Tommaso. I1 seminario ha vacanza, e a buon diritto.<br />

Io invece ho lavoro più lungo, perché non devo far lezione. Certo<br />

dovrei anch'io prendermi la vacanza in onore del Santo della mia<br />

materia. Penso però che l'onoro meglio lavorando. Non fu Egli<br />

modello insuperabile di strenuo lavoratore? E mi propongo d'imi-<br />

tar la serena calma di Lui. Io, spesso lavoro con troppo ardore<br />

e continuità, cose che fiaccano anche i giovani. Vediamo se riesco<br />

a lavorar calmo e a interrompere opportunamente per qualche<br />

tempo il lavoro, per riprenderlo dopo aver respirato.<br />

Ricevo la tua. Che piacere! Son felice di sentire che la nuova<br />

abitazione ha tanti vantaggi, non ultimo - per la salute - la<br />

buona esposizione. Aspetto con vivo interesse le tue impressioni<br />

su Chesterton.<br />

La tua affermazione che non ci sia conoscenza negli appetiti<br />

e che venga da altre facoltà, così, puramente e semplicemente, non<br />

so accettarla. Però, siccome questa quistione è da me trattata nei<br />

suoi vari aspetti, nel nuovo lavoro, così mi astengo di tornarvi su<br />

per lettera. Quando tu avrai visto intero il mio pensiero su tal<br />

quistione, potrai meglio farne la critica.<br />

È già tardi. La lettera fu interrotta. Ora la chiudo e la mando<br />

alla posta. Io penso a te, nella tua popolata solitudine. E vorrei<br />

scriverti un passio ogni giorno. Se potessi scrivere con la rapidità<br />

dell'elettrico, credi pure che non ti darei più tregua. Ma ho solo<br />

una mano per scrivere, e devo far gli affari l'uno dopo l'altro. Con-<br />

tentati dunque di questa chiacchierata, considerando, che quello<br />

che la penna non arriva a dirti, te lo dice il cuore, che batte sem-<br />

pre - e con che forza - per te.<br />

Ti abbraccio. Tuo<br />

f Mario


ANNO 1925<br />

Piazza Armerina, 10 marzo 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

dopo tante lettere una cartolina non guasta, e può piacere<br />

come una varietà. Ho ricevuto la tua del 2 corrente. Io ti ho<br />

scritto il 7 e il 9. Desidero sapere se hai ricevuto queste lettere.<br />

Dimmi, il ritratto del buon P. Luigi l, a quale dei fratelli asso-<br />

miglia? Parmi aver sentito che quel santo nostro zio assomigliava<br />

al fratello Croce. Ricordi lo zio Croce? Cieco? È vissuto sin due<br />

anni fa, sino ai novanta e forse più anni, sempre presente a se<br />

stesso e in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Tra giorni<br />

nella mia scuola hisce lo studio del problema della conoscenza<br />

(per queili di 2" e 3" anno). Subito comincerò a dettare il pro-<br />

blema della morale. Le prime dispense son pronte. L'impressione<br />

degli ultimi capitoli tra gli alunni è vivissima. È come la soddi-<br />

sfazione d'una prova lungamente attesa e anche come la sorpresa<br />

di cose che non si attendevano. La S. quaresima trascorse nel rac-<br />

coglimento e nelle mortificazioni vivificanti. Che tempo prezioso!<br />

Dio si sente più vicino, la Chiesa ha più incanto - mesto per<br />

ora -, poi sarà come l'erompere della gioia attesa. Allora è la<br />

Pasqua, la sempre desiderata e sempre nuova Pasqua. Sto bene.<br />

Lavoro di lena. Vivo della gioia delle tue lettere e anche di certo<br />

tono minore che esse suscitano o accentuano nel mio spirito pen-<br />

sando a te. Ricordati di me nelle tue preghiere, come sempre fa<br />

il tuo &.m0 fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 15 marzo 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ti ho scritto il 7 e il 9; poi il 10 ti ho mandato una cartolina.<br />

Poi non ho avuto più tempo da riflatare. E siamo alla domenica.<br />

LETTERA 41. * Cartolina postale.<br />

1. Cfr. lettera 37 nota.<br />

LETTERA 42. Cartolina postale.


90<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Per non farti stare in pena, giacché nemmeno oggi ho tempo da<br />

scrivere una lunga lettera, mi contento di questa cartolina. Rice-<br />

vetti la tua carissima lettera - credo del 5 (non ho tempo di ri-<br />

scontrare la data; quella di mezzo foglio). Godo nel saperti sano<br />

e occupato. Ti spedirò i primi fascicoli appena arriva il terzo (e<br />

certo arriverà lunedì). Gli atti spontanei della volontà son la base<br />

degli atti riflessi, perché riflessione senza spontaneità non è con-<br />

cepibiie. Però, normalmente, son l'inizio degli atti, perché l'inibi-<br />

zione o la sospensione o la scelta, sopravvengono con grande im-<br />

mediatezza. Son tutti gli atti che gli asceti chiamano tentazioni<br />

non ancora consentite né respinte. Sono una parte di quelli che<br />

i moralisti chiamano atti dell'uomo (la parte che promana dalla<br />

pura volontà, come per es. l'orgoglio). Breve: sono il muoversi della<br />

volontà prima che sorga l'attenzione in qualche modo riflessa. Sto<br />

bene. Siamo piombati nel più crudo inverno, con gran vento e<br />

neve. I1 mio lavoro procede sempre rapido pieno di gioia. Prega<br />

assai per me, come io faccio sempre per te. Ti abbraccio<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 18 marzo 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

eccomi di nuovo con una cartolina. Dopo quella del 15 spe-<br />

ravo di scriverti una lunga lettera. Mi sono ingannato. I1 lavoro<br />

m'incalza, da non mi lasciar tempo di respirare. Però sto bene. Mi<br />

conforto a questa volta pensando che ieri ti ho fatto spedire i primi<br />

tre fascicoli del mio nuovo lavoro. Possono bene valere per una<br />

lettera. Appena si stamperanno gli altri, ti saranno subito spediti.<br />

E parmi che la tipografia non perda tempo: ne dà due la settimana,<br />

su per giù. Ho tante cose da scriverti, e spero aver più tempo nei<br />

giorni che verranno. Però, come ti scrissi, mentre sono in vena,<br />

non tolgo al mio lavoro né tempo né forze. Credo che tu appro-<br />

verai. Ti prego di por mano finalmente al tuo lavoro sullo stato<br />

moderno. È dovere che non differisca più, perché quello è un libro<br />

che manca. Risolviti almeno per far piacere a me. Io spero trovarvi<br />

LETTERA 43. * Cartolina postale.


ANNO 1925 91<br />

la soluzione di molti problemi che tormentano da tempo il mio<br />

spirito. HO letto il tuo studio sulla « Rassegna » l. Veramente bello.<br />

Ho letto l'articolo di A. Crespi '. Gli son grato. Ringrazialo da<br />

parte mia. Venerdi, a Dio piacendo, farò la prima lezione sul pro-<br />

blema della morale. Caro fratello, ti abbraccio nel S. Cuor di Gesù<br />

dove ti lascio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 22 marzo 1925, di sera<br />

Carissimo fratello,<br />

ho ricevuto le tue del 6, 10, 15 corrente. Io ti scrissi l'ultima<br />

cartolina il 18. E torno con le cartoline. La ragione la sai. Delle<br />

tue lettece, sempre più intime e soavi, ti ringrazio. Io tornerò alle<br />

lettere quando la foga del comporre si sarà attenuata. Musica<br />

d'altro tempo si chiamò così, per omaggio al tuo giudizio su quegli<br />

altri versi; ti fecero l'impressione d'udire « musica d'altro tempo D.<br />

Ora, essendo lo stesso lo strumento e il suonatore, la stessa do-<br />

veva esser la musica. Mi pare. Fu messa fuori il giorno otto, in<br />

una epica lotta tra la filosofia e la poesia, perché ognuna voleva<br />

per sé il tempo del mio lavoro; e ne ebbero un po' per una alter-<br />

nativamente. Di Varisco ti scriverò l. Domani, spero, arriverà la<br />

4" dispensa, e ti sarà subito spedita. Ti prego, leggendo le dispense,<br />

di badare al lor valore in rapporto al libro, che ne uscirà. Io mi<br />

lusingo di non aver a fare come lo scorso anno, cioè di non dover<br />

rifare il lavoro. Ma io sono giudice e parte. E aspetto il tuo giu-<br />

1. L. STURZO, Per lo studio di un fenomeno etico-psicologico, in «Rassegna<br />

Nazionale », febbraio 1925, pp. 73-86.<br />

2. A. CRESPI, Dall'antico al nuovo realismo, in « Rassegna Nazionale D, febbraio<br />

1925, pp. 87-95. Si tratta di una recensione al volume di Mario Il problema della<br />

della conoscenza, cit. Secondo Crespi con quest'opera l'autore « s'è accinto ... a riporre<br />

la scolastica nella corrente del pensiero moderno, dimostrando d'avere in sé<br />

il criterio di orientazione di cui tutte le varietà del pensiero filosofico moderno, da<br />

Descartes in poi, vanno, più o meno consaputamente in cerca » (p. 94).<br />

LETTERA 44. * Cartolina postale.<br />

1. Bernardino Varisco (1850-1933), professore di filosofia teoretica a Roma.<br />

I1 suo pensiero si sviluppò dal positivismo ad un coscienzialismo idealistico ed al<br />

teismo. Si ricordino le opere Scienza e opinioni (1901); I massimi problemi (1910);<br />

Sommario di filosofia (<strong>1928</strong>); Dall'uomo a Dio (1939).


92<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

dizio sul riguardo e sui possibili ritocchi, nel caso che tu giudichi<br />

definitivo il lavoro. Sto bene. Lavoro, grazie a Dio, di lena, senza<br />

affaticamento. Ti sto vicino col cuore e specialmente nella pre-<br />

ghiera. Tu prega per me, e specialmente &ché il buon Dio be-<br />

nedica il mio lavoro che è tutto per Lui. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 30 mano 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

la tua cartolina mi arriva a momenti. Ti arriverà a Parigi<br />

questa mia risposta? Lo spero. Sto, grazie a Dio, benissimo; lavoro<br />

sempre con lo stesso fervore. La prima sezione è a buon punto.<br />

Verrà lunga più che non credessi - verrà circa 300 <strong>pag</strong>ine di stampa<br />

come quella di Problema della Conoscenza. E si presenta come<br />

un lavoro compito in se stesso. Si potrebbe intitolare « Il proble-<br />

ma della volontà » e stampare subito. L'altro volume - che forse<br />

avrà la stessa estensione - s'intitolerebbe « I1 problema della<br />

morale ». Ti dico questo, &ché tu legga il lavoro sotto questo<br />

rispetto, e possa fare il tuo giudizio circa il merito e circa l'oppor-<br />

tunità di stamparlo a conto suo. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Domani ti scriverò a Londra.<br />

Piazza Armerina, 2 aprile 1925<br />

Carissimo fratello, '<br />

questa sicuramente ti troverà ritornato a Londra. A Parigi<br />

ti scrissi il 30, appena ricevuta la tua cartolina. Ti dicevo che il<br />

giorno dopo ti avrei scritto a Londra; ma sino a ora mi è mancato<br />

ii tempo. Ho ieri letto suil'« Ora » un cenno abbastanza largo della<br />

LETTERA 45. * Cartolina postale.<br />

LETTERA 46. * Cartolina postale.


ANNO 1925 t 93<br />

sua interessantissima conferma a Parigi l. Ho letto sul Bollettino<br />

ecc. la tua recensione sul libro di B. Croce 2. Fatta benissimo nel<br />

senso più stretto della parola. Del tuo articolo sulla « Rassegna Na-<br />

zionale » ti feci un cenno già 3. Sì, compresi. È una risposta a quel-<br />

l'articolo d'agosto. Ed ha un bel tono, alto, fermo. La ragione fon-<br />

damentale è saldissima, invincibile. Mi parve meno forte e forse<br />

anche un po' debole quando comincia a discutere le ragioni e gli<br />

stati soggettivi. Ti sei ricordato allora d'esser teologo moralista.<br />

Invece avresti dovuto condurre quel punto in altro modo, cioè,<br />

indicando per esempio il dovere di superare il puro stato sogget-<br />

tivo e il modo come superarlo. E se in tal senso scrivessi uno studio<br />

di proposito, renderesti un grande servizio alla causa della morale<br />

pratica o meglio vissuta. Sto bene. I1 mio lavoro volge al suo ter-<br />

mine cioè, la prima sezione. Ti scrissi già quel che in merito penso.<br />

I1 tipografo è stato occupato in altri lavori. Però il 5" fascicolo è<br />

già pronto. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 7 aprile 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

. questa ti reca gli auguri della S. Pasqua, tutti pieni di fraterno<br />

vivissimo affetto. Come prego, commosso più del solito, per te<br />

in questi ss. giorni, fratello del mio cuore! Che il buon Gesù,<br />

che ci precedette con la croce sulle spalle nel cammino del Calvario,<br />

ma che poi risuscitò pieno di gloria, conceda a te l'abbondanza<br />

delle sue benedizioni, a te che soffri per la giustizia, e non<br />

ti neghi la grazia d'un ritorno, non lontano, nella patria terra.<br />

Son desideroso, ansioso di tue nuove. Dopo la tua cartolina<br />

del 28-3, da Parigi, non so più nulla di te. Credo però che sei<br />

1. Una conferenza di D. Sturzo a Parigi sulla situazione italiana, in « L'Ora »,<br />

31 marzo 1925, p. 3.<br />

2. Fra il 1924 e il 1925 Luigi Stuno pubblicò sul «Bollettino bibliografico<br />

di scienze sociali e politiche » due recensioni su Croce, la prima riguardante il vo-<br />

lume Elementi di politica, uscita nel numero di novembre-dicembre 1924 (cfr. let-<br />

tera 20, n. 3), la seconda riguardante la Storia del Regno di Napoli, uscita nel<br />

numero di gennaiefebbraio 1925.<br />

3. Cfr. lettera 43, nota 1.


94<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

già ritornato a Londra, contento del tuo viaggio in Francia, del<br />

quale i giornali ci hanno trasmesso l'eco.<br />

Sto bene,. Lavoro sempre a un modo. Come ti dissi nella mia<br />

cartolina del 2, il mio lavoro sulla morale (I1 problema della vo-<br />

lontà), volge al suo fine. Ti dissi anche come penso di farne due<br />

volumi, il lo col cennato titolo: Il problema della volontà, il 2" col<br />

vecchio: Il problema della morale. Due volumi, perché un solo<br />

verrebbe troppo vasto; e, sopra tutto, perché veramente son due<br />

problemi; ed è meglio, per lo studio e pel volgarizzamento del-<br />

le idee, presentarli distinti. Su ciò, come ti dissi anche, aspetto<br />

i: tuo parere, dopo che avrai letto tutto questo primo volume. Te<br />

ne sono stati spediti cinque fascicoli sino a questo momento. Que-<br />

sto primo volume avrà o lo stesso numero di <strong>pag</strong>ine di Il problema<br />

della conoscenza, o poco meno o forse anche poco più. Al punto<br />

che sono non posso far giudizi più precisi.<br />

Quel caso morale di cui ti scrissi, credo, in febbraio, è vero,<br />

verissimo, reale, storico: solo il fatto è vestito in una concretezza<br />

diversa dalla reale, come fatto, identica come valore, e ciò per<br />

giusti riguardi di prudenza. È stato discusso di nuovo l'ultimo<br />

giovedì di marzo, ed ha prevalso l'opinione che giusto coincide<br />

coi criteri da te accennati.<br />

Al congresso non andrò, e quindi - per ora almeno - nem-<br />

meno a Roma: l'ho già scritto a Nelina.<br />

Se il tuo discorso fatto a Parigi è stato stampato, mandamene<br />

copia l. Capisco che è stato uno sforzo leggere a Parigi un di-<br />

LETTERA 47. 1. Si tratta della importante conferenza tenuta da Sturzo a Parigi<br />

il 30 marzo 1925 su iniziativa del « Comité National d'études sociales et politiques<br />

» presso 1'Institut Catholique, già citata alla nota 1 della precedente lettera.<br />

I1 testo della conferenza fu pubblicato in «La Jeune République », Paris 12 feb<br />

braio 1926 (cfr. L. STURZO, Miscellanea londinese, Zanichelli, Bologna 1965, vol. I,<br />

p. 98 ss.). Nel discorso L. Stuno critica una opinione corrente d'estero che tendeva<br />

a legittimare il fascismo come unica forza che potesse ricondurre l'Italia al risanamento<br />

economico e d'ordine. Tale opinione veniva ritenuta meschina e ingiusta<br />

rispetto ad un paese che vantava oramai una tradizione di stato unitario e il<br />

superamento felice della crisi della grande guerra. Sturzo ammonisce a non considerare<br />

il fascismo un fenomeno transitorio e di superficie; ne rileva le influenze<br />

non solo politiche, ma anche morali e la necessità di combatterlo in polemica con<br />

l'attendismo di un Giolitti o di un Croce. Colto così il fenomeno fascista, si indicano<br />

le condizioni che lo resero possibile neli'annullamento deiie differenze fra i<br />

partiti dopo il dibattito fra destra e sinistra storica, nel giolittismo, nei caratteri<br />

protezionistici di una borghesia pronta a tutto pur di conservare il potere. Cfr. G.<br />

DE ROSA, Sturzo, cit., p. 277 ss.


ANNO 1925 95<br />

scorso in francese; ma è stato uno sforzo - credo - utile:<br />

cosi ti sarai convinto della necessità di conoscere almeno alcune<br />

lingue delle viventi. Aspetto più ampie notizie di questa tua gita<br />

a Parigi. A me è parso quasi di rivederti: eppure le lettere im-<br />

piegano quattro lunghi giorni ad arrivare. Come l'affetto con la<br />

fantasia agiscono sulla realtà!<br />

Poi vedesti Chesterton?<br />

Io spero di compire questo primo volume del mio lavoro<br />

sulla morale fra una quindicina di giorni. Poi andrò un po' in<br />

S. visita; poi a Caltagirone per le feste centenarie della Cenado-<br />

mini a fine maggio. Vi predicherò un triduo (o forse anche tutta<br />

la novena). Così darò un po' di riposo al mio pensiero, per ripi-<br />

gliare il lavoro intorno al secondo volume nella pace delle vacanze.<br />

Caro fratello, amami quanto io t'amo. Prega assai per me<br />

e per la mia diocesi. Io pregando, ho sempre il tuo nome nel cuore<br />

e sulle labbra; sempre, anche quando non prego, sol che levi gli<br />

occhi a qualche sacra immagine o che passi avanti alcuno dei tuoi<br />

ritratti. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 13 aprile 1925 sera<br />

Amatissimo fratello,<br />

ricevo a momenti la tua cartolina del giorno otto, che mi<br />

annunzia il tuo ritorno a Londra. Grazie degli auguri pasquali.<br />

I miei - fatti per lettera - spero ti siano arrivati ieri. Io non ho<br />

nessuna fretta che tu legga le dispense. Le mando, perché le hai<br />

tu chieste: diversamente le avrei mandate poi tutte insieme. Quel<br />

che mi preme è che tu legga questo mio nuovo lavoro nei mo-<br />

menti di maggior disposizione, per giudicarne con tutta esattezza<br />

ed oggettività. 11 libro, come è venuto (sono alle ultime <strong>pag</strong>ine),<br />

non è scolastico. E cosi va considerato. Un manuale scolastico si<br />

può desumere da esso. I1 libro vuol essere un contributo. La Ri-<br />

vista dei Giovani » (Salesiana) ha un cenno sul mio libro sul pro-<br />

blema della conoscenza, molto affrettato. In generale apprezza il<br />

LETTERA 48. *" Cartolina postale.


96<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

libro. Fa però degli appunti circa la genesi dei concetti, frainten-<br />

dendo nel modo più completo. E volge (s'intende all'autore) due<br />

domande. Pensi che metta il conto rispondere? La risposta non po-<br />

trebbe che rilevare la gaffe. Attendo il tuo consiglio. Sto bene.<br />

Ti abbraccio con vivissimo affetto. Ho letto sui giornali il rapporto<br />

della tua conferenza. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 14 aprile 1925 sera<br />

Amatissimo fratello,<br />

sento così vivo bisogno d'intrattenermi con te per mezzo di<br />

lettere ... e devo soffocare la voce del cuore, tanto, dall'altro lato<br />

il lavoro m'incalza. Quando avrò finito questo primo volume,<br />

come spero, sarò meno attanagliato, e potrò tornare alle lettere-<br />

giornale.<br />

Giustissimo quanto mi scrivi circa l'interpretazione di S. Ago-<br />

stino .al fatto di Giacobbe. Quel che poi è graziosa, è la teoria della<br />

metafora! Quando nel breviario incontro di simili lezioni, dico:<br />

Ma non si potrebbe trovar di meglio nei Padri? Ci sono tesori,<br />

e noi, spesso, siamo costretti a subire la scoria.<br />

Hai ricevuto l'« Unità D l? Un articolo chiaritivo non sarebbe<br />

superfluo. Certo Crispolti ha ragione quando dice che i c~munisti<br />

farebbero dell'anticlericalismo 2. Ma non è questo il problema, sib-<br />

bene un altro.<br />

15 aprile 1925 sera<br />

Leggo sull'« Ora » un cenno della tua intervista col corrispon-<br />

dente della Stampa >> 3. Aspetto che tu mi mandi - se ti sarà pos-<br />

LETTERA 49. 1. Mario si rife~isce al quotidiano cattolico intransigente


ANNO 1925 97<br />

sibile - il testo in francese. Vedo che tocca un punto quanto mai<br />

interessante.<br />

Sento leggere a tavola la vita della B. Veronica da Binasco 4,<br />

una delle sante del medio evo di vita altamente mistica. Mi fa<br />

l'effetto d'un ritiro spirituale. Dawero, caro fratello, quanto più<br />

ci accostiamo a Dio con pensiero amoroso, tanto più le cose di<br />

questa terra, compresa la scienza, impallidiscono e conservano un<br />

valore tutto relativo. E beati coloro a cui Dio concede di viver<br />

tutti per Lui!<br />

St,asera ti si spedisce il 6" fascicolo del problema della morale.<br />

Dura ancora il 2" capitolo, e durerà, credo, per altro fascicolo e<br />

mezzo. Con questo finisce la parte che tratta dell'appetizione. Gli<br />

altri capitoli trattano della volizione. Nel leggere è bene che ti<br />

metta nelle condizioni di pensiero corrispondenti al lavoro. Non<br />

ricordo se te ne ho già scritto. I1 problema delle volizioni implica<br />

tutto il problema della conoscenza, perché appetire e volere è co-<br />

noscere appetitivamente e volere. E perciò il problema della cono-<br />

scenza vi viene ripreso e trattato in modo completamente inte-<br />

grale; senza di che non sarebbe possibile trattar bene il problema<br />

delle volizioni. Ma così questo problema si presenta in tutta la<br />

sua importanza caratteristica, come non mi pare che si trovi nei<br />

trattati che conosco, tranne i trattati idealisti. Sotto questo ri-<br />

spetto è più una seconda parte del problema della conoscenza,<br />

che una la parte del problema della morale. Questo penso ora<br />

che il mio lavoro è quasi finito; però non mi trovo fuori via,<br />

perché, senza che io lo volessi in antecedenza, questo ho fatto.<br />

Se tu convieni con me in questo giudizio, scriverò la lezione in-<br />

troduttiva, che ancora manca, illustrando questo punto. I1 titolo<br />

del volume però, sarà semplicemente - Il problema delle voli-<br />

zioni -. Dico delle volizioni, e non della volontà, come già ti<br />

scrissi, per rapporto al titolo del volume già stampato, che è - il<br />

problema della conoscenza - e non dell'intelletto. Solo non so<br />

ancora decidermi se debba dire - delle volizioni - owero - della<br />

uolizione -. Su ciò aspetto di leggere il tuo parere.<br />

Affinché poi non si perda tempo ho deciso - appena avrò<br />

finito - di mandarti subito tutto il manoscritto non ancora pub-<br />

4. Canonizzata nel 1521 da Papa Leone X.


98<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

blicato in fascicoli. Così tu potrai leggere subito tutto il lavoro<br />

e giudicare sul suo merito e decidere se e come debba procedersi<br />

alla sua pubblicazione a libro.<br />

Io da febbraio lavoro attorno a questo trattato con una cele-<br />

rità per me insolita. Come ti accennai, così il buon Dio mi ha<br />

concesso di rifarmi del tempo perduto nèi due mesi di stanchezza.<br />

Dopo però che avrò finito mi prenderò un paio di mesi di riposo;<br />

riposo, s'intende da scrivere filosofia. Se Dio vorrà, darò mano<br />

al problema della morale nelle vacanze.<br />

Io non son giudice spassionato, perché son l'autore. Ma, per<br />

quanto mi è dato di spogliarmi della passione d'autore e conside-<br />

rare il lavoro oggettivamente, credo di non avere scritto in modo<br />

da far disonore al fratello maggiore; anzi forse gli ho dato un<br />

fratello un po' più arranciatino, e credo che il libro non sia privo<br />

d'importanza né di vedute originali. Però non posso in tutto ripo-<br />

sare sul mio sentire; e aspetto il tuo giudizio, che sarà spassio-<br />

nato non solo, ma competente.<br />

Fratello amatissimo, mi pento di non mi esser consacrato<br />

prima alla filosofia. Vedo, non dico la sua importanza, in sé consi-<br />

derata, ma la necessità di trattazioni vive di attualità, perché, di-<br />

casi quel che si vuole, è proprio la filosofia che mena il mondo;<br />

e per nostra vergogna, la filosofia che da secoli mena, agita, scon-<br />

volge, riordina il mondo, non è la nostra. La nostra - s'è beata<br />

e ciò non vede - contenta di stare in chiuse stanze, come stanno<br />

le mummie nei musei archeologici.<br />

Stasera il seminario celebra l'onomastico (trasferito) del ret-<br />

tore. Son dunque tutti laggiù, seminaristi, sacerdoti paesani e fo-<br />

restieri, ecc. ecc., compreso il mio inseparabile don Giovanni. Nel<br />

palazzo non ci sono che io, solo come un romita. Ecco perché con-<br />

sacro a te quest'ora di tempo, quantunque lo scrivere di sera non<br />

si convenga ai miei poveri occhi. Ma ogni legge ha la sua eccezio-<br />

ne. Questa eccezione poi mi è dolcissima, perché davvero che ave-<br />

vo bisogno di trattenermi con te un po' più a lungo del solito.<br />

A scuola già detto i fascicoli; credo che te lo abbia scritto. Con<br />

questi l'interesse della scolaresca è cresciuta. E ciò mi conferma<br />

nel giudizio sopra cennato sulla connessione integrativa del pro-<br />

blema della conoscenza col problema della volizione.


ANNO 1925 . 99<br />

17 aprile 1925<br />

Ah! buon Dio! Se tu giudichi così il mio lavoro, che faranno<br />

gli altri che non hanno il tuo ingegno? Ti vorrei dire: Tornaci su...<br />

Ma conosco abbastanza il tuo spirito. Sei, come S. Tommaso dice<br />

degli Angeli: questi, secondo lui, una volta giudicarono e vollero;<br />

e fu per sempre. L'Angelo non si muta. Per questo tu sei uomo<br />

d'azione e capo di organizzazioni. Ciò non ostante vorrei dirti:<br />

Torna a studiare il problema delle appetizioni. Forse, superando<br />

la vecchia mentalità della scuola, vedrai che ho ragione. E se non<br />

arriverai al consenso, resteremo divisi; giacché io sento di esser<br />

certo della soluzione del mio problema. La sensitività è nei nervi,<br />

l'organo è un apparato nervoso, ricevitore. E anche l'appetitivo è<br />

uno o più sensi - per necessità -. Senso, perché sistema di nervi<br />

sensitivo-appetitivi. Su questo punto la fisio-psicologia non ha dub-<br />

bi -. L'appetito non può essere cieco: sarebbe allora funzione fi-<br />

siologica. L'appetibilità non può esser conosciuta prima dell'appeti-<br />

zione, perché, in tal caso, I'appetizione sarebbe la prima conoscen-<br />

za -. Ma io così ripeto il già detto nel I capitolo e certo meno bene.<br />

Dunque ripeto la mia preghiera: torna sul capitolo; rileggilo o ri-<br />

pensalo senza preconcetti. Spero che mi darai ragione.<br />

Dall'insieme della tua lettera parmi cavar questo, che la pri-<br />

ma impressione di questa parte del lavoro non è stata favorevole,<br />

o almeno, non è stata molto favorevole. Forse ciò in altro tempo<br />

mi avrebbe raffreddato l'entusiasmo del lavoro. Ora no, forse per-<br />

ché sono agli sgoccioli. Comunque; se il lavoro - quando l'avrai<br />

letto tutto - da te non sarà giudicato bene (e ci tengo che il tuo<br />

giudizio sia rigoroso), io semplicemente lo metterò da parte, salvo<br />

a riconcepirlo in altro modo, perché ho questa - virtù o vizio - di<br />

non mi stancare attorno a un lavoro, sino a che non mi pare d'aver<br />

concluso qualche cosa. E ora ti abbraccio con vivissimo affetto. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 18 aprile 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

sono ancora sotto l'impressione cagionata in me dall'insieme<br />

delle tue osservazioni al capitolo primo. Ritengo che il tuo giudi-


100<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

zio circa il punto centrale del problema delle appetizioni derivi<br />

dallo stato del tuo spirito in rapporto alla maniera come i libri da<br />

te a suo tempo studiati, pongono questo problema. Ma lo pongono<br />

nel suo aspetto veramente specifico questo problema i nostri libri?<br />

Nemmeno quelli che ne trattano di proposito, come Farges (Volon-<br />

tà e libertà) e Fonsegrive (Saggio sul libero arbitrio), si propongo-<br />

no il vero aspetto del problema. Questo, secondo me, si riduce ai<br />

seguenti termini: il soggetto non può conoscere la convenienza ap-<br />

petitiva degli oggetti, cioè, gli oggetti in quanto buoni, per mezzo<br />

delle facoltà puramente percettive. Se ciò si ammette con gli sco-<br />

lastici, ne viene che la relazione d'appetibilità si attua tra le fa-<br />

coltà puramente percettive e l'oggetto. Ma attuare questa relazione<br />

è già appetire. Se è questo, le facoltà percettive son anche facoltà ap-<br />

petitive. Gli scolastici negano ciò, ed a ragione, perché ad atti diversi<br />

devono corrispondere potenze diverse. Dunque la ragione di bene<br />

non la colgono che le facoltà appetitive. Come la colgono se non .<br />

sono sensi esterni? Ecco il problema. Quando te lo proposi, credo<br />

in novembre, mi rispondesti in modo un po' semplicistico. Il pro-<br />

blema è gravissimo. E per me ad esso è legato il problema della li-<br />

bertà. Gli scolastici affermano, ma, a rigore, non provano la libertà.<br />

I1 mio povero lavoro è tutto informato della luce di questi due pro-<br />

blemi. A me pare che la mia teoria risolva tutte le difficoltà in mo-<br />

do soddisfacente. Se però tu me ne neghi il principio, mi condanni<br />

tutto il lavoro. Ecco perché ieri ti scrissi che il tuo primo giudizio,<br />

se l'avessi ricevuto, come sempre ricevo il tuo pensiero, mi avreb-<br />

be levato tutto l'entusiasmo.<br />

19 aprile 1925<br />

Scrivi: « Si parla di appetito o senso di appetizione, come fatto<br />

sensitivo, ma non di sensi che indicano una facoltà concreta e ana-<br />

litica che non esiste; tranne che a riferirsi alle sensazioni nervose<br />

e muscolari, dirette o riflesse; la facoltà o le facoltà appetitive, non<br />

sono organi speciali né si distinguono dai sensi esterni e interni,<br />

e psicologicamente non hanno sede specifica tranne i centri nervosi<br />

del cervello e del gran simpatico ». Sono sicuro che quando scrive-<br />

sti queste parole non avevi chiaro il concetto da esprimere. La sen-<br />

sività è nei nervi. Ogni sistema di nervi che ha una funzione sensi-<br />

tiva si chiama senso: e tutti i sensi sono interni; esterno o meglio,


ANNO 1925 101<br />

periferico c'è solo l'organo di dati sensi. E così noi chiamiamo sensi<br />

specifici la fantasia e la memoria - e tu non diresti che sono gli<br />

stessi sensi detti esterni - proprio perché son centri nervosi che<br />

hanno funzioni sensitive specifiche. Or l'appetizione è funzione di-<br />

versa dalle altre sensazioni - ma è funzione sensitiva - diversa-<br />

mente sarebbe incosciente - e perciò domanda uno o più sistemi<br />

nervosi con funzione specifica, cioè, uno o più sensi. Questo è anche<br />

affermato da Mercier, la cui autorità fisico-psicologica ha valore,<br />

perché egli, più che filosofo, è scienziato.<br />

Tu continui: « I sensi volitivi dove sono? Come si indivi-<br />

duano? La fisio-psicologia non ti può dir altro che parlarti dei<br />

così detti centri volitivi ». E ti par poco? Sono appunto i centri<br />

volitivi (o appetitivi che fa lo stesso, e non occorre avere scrupoli).<br />

Ma io non so, caro fratello, come tu, sempre così aweduto, a que-<br />

sta volta te la sia presa coi sensi volitivi, che - tu pure ricono-<br />

sci - parlando dei centri. Credo che si tratti d'altro, cioè, dell'im-<br />

pressione di urto che ti abbia fatto il nuovo. Eppure è necessario.<br />

E io ci tengo tanto, quasi più alla soluzione del problema della<br />

genesi del concetto. E dubbi non ne ho. Anzi per me il fatto è<br />

evidente.<br />

21 aprile 1925<br />

Insisto sull'argomento, e spero che ciò non ti recherà fasti-<br />

dio, giacché si tratta di cosa di tanto rilievo. L'appetizione, in<br />

quanto atto psicologico, è e non può non essere, atto conoscitivo.<br />

Però ciò che il soggetto conosce per mezzo dell'appetito non è ciò<br />

che conosce per mezzo dei sensi puramente percettivi. Tra l'altro,<br />

sarebbe un duplicato inutile. La potenza appetitiva coglie il rap-<br />

porto d'appetibilità, che non può cogliere la potenza puramente<br />

percettiva, proprio perché puramente percettiva. Se tu unifichi la<br />

potenza, devi pure unificare il rapporto; e così si cade nell'errore<br />

di G. Gentile. Tu invece mantieni la distinzione tra teoretico e pra-<br />

tico, e concedi ai sensi detti esterni la funzione di conoscere l'es-<br />

sere e il bene. Non vedi che ripugna? E ripugna perché il bene<br />

non è l'oggetto in quanto è - cioè in quanto è in rapporto con le<br />

facoltà puramente percettive; ma l'oggetto in quanto è conveniente,<br />

cioè in quanto è in rapporto conoscitivo-appetitivo con gli appetiti.


102 LUIGI E =IO STURZO - CARTEGGIO<br />

I1 tramite di comunicazione con gli oggetti è uno: quello dei<br />

sensi puramente percettivi. La conoscenza appetitiva è conoscenza<br />

di conoscenza: l'oggetto percepito come esistente, è percepito come<br />

buono; cioè, meglio, la percezione dell'oggetto in quanto è diventa<br />

oggetto della conoscenza appetitiva. E proprio perché si tratta<br />

di percezione d'oggetto e non d'oggetto in sé, l'appetito non può<br />

cogliere - in quanto facoltà - che l'elemento - sia pure specifico,<br />

del piacere.<br />

Prova di risolvere in altro modo questo problema. Ma non<br />

troverai questo modo, perché tutte le vecchie soluzioni battono, più<br />

o meno, contro lo stesso scogIio.<br />

Per ora fo punto, in attesa delle tue controrisposte.<br />

Ti abbraccio. Sto bene. I1 lavoro è quasi finito. Tuo<br />

t Mario<br />

[Piazza Armerina], 27 aprile 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ricevo la tua del 22. Rispondo per cartolina per rispondere su-<br />

bito. Sto bene. Son così preso dal lavoro, che non ho tempo per<br />

scriverti lunghe lettere, come vorrei. Ho ricevuto il numero della<br />

« Rivista Rosminiana ». La critica è debolissima; è però serena l.<br />

Appena avrò un po' di tempo, risponderò con pari serenità. E son<br />

lieto d'aver motivo per tornar su tale argomento. La tua ripresa<br />

non mi convince. Ti scriverò le ragioni appena avrò il tempo. Ri-<br />

cevetti il libro. Cara sorpresa. Lo sto leggendo: me ne restano circa<br />

70 <strong>pag</strong>ine. Ti scriverò le mie impressioni. Posso però sin da ora<br />

dirti che son favorevolissime e più favorevoli di quelle avute alla<br />

lettura separata. Non tutto però mi era noto. Il mio lavoro è presso<br />

alla fine. Ti sono stati spediti i fasc. 7 e 8 credo il 23 corrente. Tra<br />

due giorni ti saranno spediti il 9 e il 10. Pare che il tipografo abbia<br />

ripreso l'aire. Come credo averti scritto, alla fine di maggio a Cal-<br />

LETTERA 51. * Cartolina postale.<br />

1. Cfr. recensione a M. STURZO, II problema della conoscenza, cit., in «Rivista<br />

rosminiana », fasc. IV, 1924, p. 237; cfr. anche G. PUSINERI, Il pnrno problema<br />

secondo rnons. Mario Sturzo, in « Rivista rosminiana », fasc. 11, 1924, p. 128.


ANNO 1925 103<br />

tagirone si celebrano feste centenarie alla Matrice. Io vi predicherò<br />

forse un triduo o forse la novena tutta. Prega per me. E credimi<br />

aff.mo fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 29 aprile 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

stasera sento un vivo bisogno di intrattenermi un poco con te.<br />

Che pena esser divisi e così lontani! E per quanto tempo ancora?<br />

Sono alle ultime <strong>pag</strong>ine di Pensiero Antifascista l. Questo li-<br />

bro mi sembra più uguale degli altri: più libro e meno polemica. Mi<br />

piace oltre ogni dire. Ci sono studi di somma importanza, come<br />

quelli che riguardano la coscienza, I'unità, quello su Mosca, sul la-<br />

burismo ecc. Alcuni della terza parte, troppo brevi, e troppo ogget-<br />

tivi, mi hanno fatto l'impressione di riempitivi. Quello su Vismara '<br />

mi ha cagionato lo stesso senso di disagio che mi cagionò quando<br />

lo lessi la prima volta, lo stesso disagio che mi cagionò la let-<br />

tura del libro del Vismara. Quando io provo, leggendo, certo disagio<br />

indefinibile, certo senso di oscurità mentale invincibile - I'espe-<br />

rienza mi dice - che nelle <strong>pag</strong>ine che ciò mi cagionano ci dev'es-<br />

ser qualche vizio o d'ordine o di sostanza. Forse il vizio è nello<br />

sforzo di far entrare nella Storia l'universalità. L'universalità o fi-<br />

losofia domina tutto il pensare umano, a patto di non assorbirlo,<br />

perché in questo caso non resta che la pura filosofia o metafisica<br />

che dir si voglia. Certo quel lavoro del Vismara ha molti difetti e<br />

molte inesattezze. Tu fosti troppo benevolo nelIa critica. Vorrei poi<br />

sapere in che tu distingui la filosofia dalla ontologia, dalla metafi-<br />

sica? Vi accenni in uno degli studi di Pensiero Antifascista. Per sé<br />

son parole sinonime. Ontologia è parola nuova e reca inesattezze<br />

LETTERA 52. 1. Si tratta di una serie di saggi del 1924-1925 che si possono<br />

leggere nel volume I11 de Il Partito Popolare Italiano di Luigi Stuno; pubblicato<br />

da Zanicheili nella seconda serie deli'opera Omnia (Bologna 1957). Sia Popolarismo<br />

e fascismo che Pensiero antifascista furono pubblicati per la prima volta a Torino<br />

da Piero Gobetti fra il 1924 e il 1925.<br />

2. S. VISMARA, Il concetto della storia nel pensiero scolastico, cit.


104<br />

LUIGI E MAIUO STURZO - CARTEGGIO<br />

nuove, ma si usa per indicare la metafisica, o questa per indicare<br />

la filosofia prima o semplicemente filosofia, in quanto scienza delle<br />

relazioni universali (e non delle cause universali come dici tu, ri-<br />

petendo la formula scolastica). Breve. I1 libro reca un vero contri-<br />

buto.<br />

Ora aspetto con ansia lo Stato Moderno. Questo non avrà il<br />

peccato d'origine di non esser nato libro. Io ti assisto con le mie<br />

povere preghiere.<br />

Due parole sulla tua critica al primo capitolo. Ripeto la mia<br />

impressione: tu dovesti leggerlo in un mal momento. Diversamente<br />

certe critiche non le avresti fatte. Per esempio disapprovi la citaz.<br />

di S. Tommaso a p. 48. Se avessi badato bene, avresti notato che<br />

non è citato come prova S. Tommaso ma come autorità ammessa<br />

da Mercier. Infatti prima è detto: Nel probl. della conosc. fu pro-<br />

vato... Dunque la prova fu data, e la prova è prova. E a chi vuol<br />

anche l'autorità, si dà l'autorità. E così di molte delle osservazioni<br />

particolari e secondarie che non ribatto, perché non mette il conto.<br />

In quanto alla teoria principale, nella tua ultima lettera, tutto<br />

sommato, accedi al mio modo di pensare. E vi accedi quando ti<br />

proponi il problema e vuoi darne la soluzione. Ciò mi ha fatto tanto<br />

piacere. La logica ti ha condotto dove la critica ti aveva allontanato.<br />

Io premetto l'analisi, come la premetto anche nel Problema della<br />

Conoscenza 3. Senza l'analisi non si comprende il processo cono-<br />

scitivo o volitivo né la sintesi. Né io tendo a separare le facoltà o a<br />

esagerarne l'importanza; anzi tutto il contrario. E mi sorprende co-<br />

me tu lo abbia potuto pensare. Ma ora che il tuo pensiero indagante<br />

ti ha menato nel cuore della mia teoria, mi sento più tranquillo;<br />

giacché questa teoria - che per me è evidente - anima tutto il<br />

mio lavoro.<br />

Ora non farò più controsservazioni sino alla fine. Riceverò le<br />

tue critiche, ci mediterò su e aspetterò. A lavoro finito e a critica<br />

finita - se ci sarà bisogno - ti scriverò il mio pensiero. Ora ho<br />

bisogno di rimeditare sul fatto per dir a me stesso se e quali ritoc-<br />

chi son da fare. Bada: non ho finito ancora, benché non abbia in-<br />

terrotto il lavoro nemmeno un sol giorno. Spero però finire fra<br />

tre o quattro giorni.<br />

3. M. STUBZO, Il problema della conoscenza, cit.


ANNO 1925 105<br />

Ho letto l'articoletto che ti riguarda sul giornale francese che<br />

mi mandasti. Com'è fatto bene!<br />

Aspetto il tuo consiglio su quanto ti scrissi circa la « Rivista<br />

dei Giovani D.<br />

Ora fo punto. È sera e non bisogna abusare. Sto bene. In<br />

complesso son contento del mio lavoro sul problema della volizio?ze<br />

(questo è il titolo definitivo). Ma non basta che io ne sia conten-<br />

to ora che ho la mente in vibrazione; e bisogna che ne sia anche<br />

contento dopo. E sopra tutto occorre che ne siano cont,enti gli altri,<br />

e tu prima di tutti. Quel che credo come certo è questo, che qui ho<br />

dato l'ultima mano alla critica dell'ideal'ismo, e in generale, che ho<br />

completato (salvo il lavoro di lima) il problema della conoscenza.<br />

Prega per me, come io faccio per te tutte le ore. Tuo &.m0<br />

fratello<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 6 maggio 1925<br />

Fratello carissimo,<br />

pensando che oggi avrei ricevuto qualche tua lettera (che poi<br />

. non è venuta), ho ricordato che io non ti scrivo dal 29-4 - cioè,<br />

da sette giorni. È enorme! Ma, credimi, non ho avuto coscienza<br />

del tempo che passa come il vento. E mi rincresce tanto: perché<br />

tu, che sei solo e lontano, senti la pena delle tardate notizie, più<br />

fortemente. Ho ricevuto la tua del 26. È una <strong>pag</strong>ina mirabile di<br />

filosofia. Io però non dico cosa diversa. Io faccio l'analisi, per<br />

comprendere la sintesi. Senza la conoscenza della funzione anali-<br />

tica non c'è scienza né psicologia, né base di filosofia. Ti sono stati<br />

spediti i fasc. IX e X; tra domani e doman l'altro, ti saranno<br />

spediti I'XI e il XII. Io non ho ancora hito. Son però certo alle<br />

ultime <strong>pag</strong>ine. Verso il 20 andrò a Caltagirone, a Dio piacendo,<br />

per predicarvi la novena della Cenadomini. Domando l'aiuto delle<br />

tue preghiere. Ho ricevuto il n. dell'«Italia». L'art. di G. Petrocchi<br />

parmi il più giusto fra tutti, quello che ha visto meglio ciò che il<br />

libro volle essere. Sto bene. Nella scuola cresce il fervore e la com-<br />

LETTERA 53. * Cartolina postaie.


106<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

prensione. Tu dunque ancora aspetti che si mostri il sole? Come<br />

ciò mi fa pena. Se te ne potessi mandare un po' del nostro che ne<br />

abbiamo oramai troppo! Ti abbraccio. Tuo<br />

Jy Mario<br />

Piazza Armerina, 9 maggio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ho ricevuto la tua cartolina del 3. Mi ha fatto tanto piacere<br />

sentire che leggi I massimi problemi di B. Varisco l. ~efia mia<br />

cartolina del 6 dimenticai dirti che T. Ragusa, prima ancora che<br />

tu me ne scrivessi, era stato lasciato libero '. Ciò feci per essermi<br />

stato presentato un certificato medico, ecc. Quando non si<br />

può, perché mancano le forze, cioè, la salute, certo l'obbedienza<br />

non ha più luogo, e io la ritirai. Son dolente però, perché egli<br />

avrebbe fatto del bene laggiù. Ho letto il tuo articolo sulla nomina<br />

del vecchio maresciallo a presidente della repubblica germanica<br />

3. Molto giusto. Spero nell'entrante settimana aver tempo<br />

da scriverti una lunga lettera. Quando scrivo a te, tu non mi sei<br />

lontan'o. Sei là che mi ascolti e quasi mi rispondi. Benedetto tempo,<br />

che fugge come il vento. Ogni giorno penso che l'altro giorno<br />

sarò pih libero. Ma i giorni per me son tutti dello stesso colore.<br />

Come ti scrissi il 19 andrò a Caltagirone. Vi starò sino al 30.<br />

Tienlo presente per la corrispondenza. Sto bene. Desidero tue<br />

LETTERA 54. * Cartolina postale.<br />

1. B. VARISCO, I massimi problemi, Libreria Editrice Milanese, Milano 1914.<br />

2. Cfr. lettera 7 nota 7.<br />

3. Luigi Sturzo pubblicò nelia « Reynolds Illustrateci News » un articolo sulia<br />

elezione di Hindenburg, che comparve anche, con lievi varianti e con il titolo Hin-<br />

denburg Reichspraesident, nel « Corriere del Mattino* di Verona, inserito infine<br />

nella Miscellanea londinese, vol. I (anni 1925-30), cit., pp. 42-45. L'articolo di Stur-<br />

zo fu lungimitante. Si legga questo passo: « Sarebbe un errore sia esagerare le con-<br />

seguenze, sia volersi chiudere gli occhi, perché questo avvenimento, e particolar-<br />

mente lo spirito che esso manifesta, rivela la forza di una corrente che può diven-<br />

tare un grosso pericolo per 1'Europa. I1 primo effetto in Germania e altrove sarà<br />

puramente psicologico. I1 nazionalismo guadagnerà rinnovato vigore, e lo stato ge-<br />

nerale d'animo in quelia nazione, per quanto incapace di alterare l'attuale situa-<br />

zione nello stabilimento delia cosiddetta pace, sarà meno disposto a piegarsi alle sue<br />

esigenze ». Ed ecco la domanda centrale dell'articolo: « Può una Germania profon-<br />

damente divisa e internamente agitata collaborare alla pace europea? D.


ANNO 1925 107<br />

nuove e non solo tuoi pensieri. Sia pure in forma tacitiana, ma<br />

le desidero. Tu però me ne sei così avaro. Ora prega per me,<br />

specialmente perché il buon Dio benedica il mio povero lavoro<br />

a Caltagirone. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 13 maggio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

questa ti arriverà il 18, cioè, la vigilia del XXXI anniver-<br />

sario della tua consacrazione sacerdotale. Ti reca auguri e felici-<br />

tazioni quali possono partire da chi tanto ti ama. I1 19 celebrerò<br />

per te, caro esule volontario, af?inché il buon Dio che ti volle<br />

tutto per sé, ti colmi tutto di sé e ti faccia sentire come in Lui<br />

tutte le distanze si avvicinano, tutti gli abissi si colmano, tutte<br />

le patrie diventano una sola patria.<br />

Quel giorno, a Dio piacendo, sarò a Caltagirone, e mi sentirò<br />

più vicino a te, perché sarò nel luogo dove ricevesti il sacerdozio.<br />

Come son felice pensando che tu sei sacerdote come me, che mi<br />

sei fratello d'amore anche in questo! Ogni mattina noi siamo in-<br />

sieme allo stesso altare che è Cristo, e viviamo della stessa vita,<br />

che è vita di Cristo, e sospiriamo alla pienezza di tal vita in Cielo.<br />

Oh il Cielo, amato fratello, fratello del mio cuore! Ivi le spine<br />

della vita saranno i titoli più belli della nostra felicità, che spe-<br />

riamo nella infinita misericordia nel nostro buon Dio.<br />

Il giorno 10 scrissi l'ultima <strong>pag</strong>ina di Problema della voli-<br />

zione. E ho preso un relativo riposo. Ma questo riposo non è<br />

bello come il lavoro incalzante. Anzi è fastidioso, amaro. Dopo<br />

la tensione, per me almeno, la detensione è così triste, così triste<br />

anche fisicamente, da non si dire.<br />

Ho offerto l'opera mia al buon Gesù. Per lui la cominciai,<br />

per lui l'ho terminata. È sua, qualunque essa sia. Li abbia o no<br />

pregi, lo diranno gli altri, prima degli altri, lo dirai tu. Per me è<br />

buona, perché l'ho fatta per Dio. Fuori di questa visione ora che<br />

ho finito, non so far giudizi, non voglio farne. Parmi che quasi<br />

più non mi appartenga. La guardo come un x ignoto e oscuro.


108<br />

LUIGI E IIiIARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Penso che potrò aver buttato il mio tempo. Questo penso senza<br />

volontà di pensarlo. È più un sentimento che un pensiero. Ci si<br />

mescola il tuo giudizio - intorno al quale - abbiamo discusso. Se qui<br />

ho preso un granchio, tutto il lavoro sarà un granchio. Ciò non<br />

ostante non parmi d'aver perduto il mio tempo, quando penso<br />

che ho creduto di compire un dovere. E fo punto. Alle osservazioni<br />

che tu mi andrai facendo, non risponderò: e aspetterò il<br />

giudizio conclusivo. Così non penserò per nulla al mio lavoro. Solo<br />

penso che avrei dovuto parlare di A. Rosmini. Ha teorie così<br />

curiose. Per esempio ammette un senso spirituale. Forse scriverò<br />

un altro paragrafo per colmar questa lacuna, che poi, se il lavoro<br />

si stamperà, prenderà il suo posto.<br />

Oggi aspetto tue nuove. Le desidero. E saranno belle e confortanti.<br />

Le aspetto come balsamo in queste ore di curiose sofferenze.<br />

Come son fantastico, non è vero! E sono stato sempre così.<br />

Dopo gli esami di licenza liceale questo tormento che segue la<br />

detensione dello spirito, mi durò ben 15 giorni!<br />

E fo punto, perché non mi pare che sia questo il miglior<br />

momento per dirti cose piacevoli. Sto bene però, e tutto sommato,<br />

questo fastidio che soffro, mi fa meglio gustare la pace della unione<br />

con Dio. Sì, Dio solo dà al cuore vera pace e gaudio vero.<br />

Ti abbraccio con vivissimo affetto e ti lascio nei SS. Cuori<br />

di Gesù e di Maria. Tuo aff.mo fratello<br />

i. Mario<br />

Piazza Armerina, 15 maggio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

hai ragione. Dopo la mia del 29 aprile non ti ho più scritto<br />

sino al 6 maggio. E te lo dissi già: non mi ero accorto del ritardo.<br />

L'ansia del lavoro mi aveva fatto perdere la misura del tempo.<br />

Altra cartolina ti scrissi il 9, e una lettera il 13. E spero di non<br />

ti far più aspettar troppo le mie nuove. Le sofferenze della<br />

detensione del mio spirito pel cessato sopra-lavoro son finite mercé<br />

nuova tensione. Così son fatto: la mia vita è il lavoro. Penso che<br />

quando non avrò più forze per stare in tensione, sarà la fine.<br />

Dunque tu dici che ti saresti espresso cosi male da affermare il


ANNO 1925 109<br />

contrario delle tue idee. No, caro fratello, tu ti esprimesti con la<br />

solita precisione. Solo non vuoi vedere che i nostri pensieri coin-<br />

cidono, almeno nella sostanza. Ecco le tue parole: « Levando le<br />

parole: conoscere esse bonum, si potrebbe dire che - l'appetito<br />

avvicina l'oggetto al soggetto sotto la sensazione del piacere; o<br />

meglio, l'oggetto conosciuto come essere, vien peraepito, attraverso<br />

le appetizioni, come piacevole ». Or se tu badi al contesto del mio<br />

lavoro, trovi che non dice cosa diversa. Ecco perché ti scrissi che<br />

tu accedevi al mio modo di pensare su questo punto. E aggiungo,<br />

dacché mi trovo d'aver aperto la discussione, che il processo non<br />

può esser che questo, senza il tuo timore, cioè, che io ipostatizzi<br />

la facoltà. Le facoltà esprimono la molteplicità del soggetto unità,<br />

e rispondono alla molteplicità dei rapporti. La vita del soggetto è<br />

sentire, appetire, pensare, volere. Tanti rapporti, tante facoltà o<br />

potenze o virtù o capacità che dir si voglia, tutte nell'unità del<br />

soggetto e non fuori. Ora come nessuno dirà che udire sia vedere,<br />

così nessuno dirà che intuire sia volere. La trasposizione dei sensi<br />

è fatto patologico che si spiega con la sensitività e inerzia dei<br />

centri, e non turba per nulla la teoria delle facoltà. E come il<br />

soggetto intuendo semplicemente intuisce, anche se la volizione<br />

avvenga simultaneamente; così è necessario dire che volendo vuole<br />

per una speciale facoltà. Lo stesso si dica del fatto sensitivo del-<br />

l'intuire e dell'appetire. Qui dunque tu certo non dissenti. Che<br />

resta? Spiegare la genesi dell'appetizione e della volizione. L'ap-<br />

petito non è senso esterno. Questo è certo. Dunque non coglie<br />

l'oggetto né come buono né come esistente. Resta o ammettere<br />

con gli scolastici che la ragione di bontà sia presentata agli appetiti<br />

dai sensi, alla volontà dall'intelletto; e in questo caso la relazione<br />

appetitiva prima si pone tra l'oggetto e le facoltà intuitive, poi<br />

tra gli atti di queste facoltà e le facoltà appetitive. Cioè si pone<br />

una relazione unica con tre termini!. . . Non vedi l'assurdo? Ciò<br />

escluso, resta ammettere che il soggetto uno e molteplice, colga l'es-<br />

se per mezzo delle facoltà puramente conoscitive, e l'esse bonum per<br />

mezzo delle facoltà appetitive, non però nell'oggetto, ma nelle<br />

percezioni di esso soggetto. Perché ciò avvenga occorre un termine<br />

comune. Questo è il piacere, che nella relazione conoscitiva riguarda<br />

puramente l'essere, nella relazione appetitiva riguarda puramente<br />

la ragione d'appetibilità dell'oggetto cui già il soggetto conosce.


110<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Cosa qui io ipostatizzo? Nulla, caro fratello. E mi sorprende come<br />

tu e io per una cosa così chiara abbiamo consumato tanto inchiostro.<br />

Ora aspetto alla tua prossima risposta una tua parola<br />

che mi assicuri che veramente siamo d'accordo su questo punto.<br />

Questa lettera ti compensi della pena dell'attesa delle mie<br />

nuove.<br />

Aspetto con vivo desiderio di leggere il tuo nuovo articolo<br />

di cui mi parli, sulla « Rassegna » l. Hai ragione nel dire che questa<br />

materia merita particolare attenzione. E io ti ripeto che occorre<br />

che tu ci consacri il tuo tempo e le tue forze. Sì, un bel volumetto<br />

sulle quistioni morali-sociali-politiche ... Sarà un bene per tutti.<br />

Salvo che certi parrucconi non intenderanno, perché non son capaci<br />

d'intendere.<br />

Caro fratello, amami quanto io t'amo. E riceviti un caldo<br />

amplesso in Domino. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 19 maggio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

il 19 mi trova ancora qui, perché Michele oggi non poté man-<br />

darmi l'auto, e me lo manderà domani. Ho celebrato per te la<br />

S. messa. Che il buon Gesù ti riempia di sé in modo da non ti<br />

lasciar più sentire le deficienze umane.<br />

I1 mio silenzio non fu cagionato dal troppo lavoro, ma dallo<br />

smarrimento della misura del tempo, certo per effetto del lavoro<br />

continuo. Vedi: son quattro giorni che ti scrissi la mia ultima, e<br />

ritenevo che ne fossero passati appena due.<br />

A Caltagirone troverò Mons. Carabelli Amministratore Apo-<br />

stolico. Mons. De Bono, più stanco che vecchio, si ritira.<br />

LETTERA 56. 1. L. STURZO, Il problema morde della collaborazione politica,<br />

in « Rassegna Nazionale », maggio 1925, p. 85. Nell'articolo L. Stum prende in<br />

considerazione alcuni problemi morali scaturenti dalla collaborazione politica con<br />

forze i cui ideali possono essere in contrasto con la dottrina cattolica. In particolare<br />

dali'articolo risultano motivi di conflitto più profondi nei confronti del fascismo e<br />

del clerico-fascismo, che non nei riguardi delie forze socialiste.


ANNO 1925 111<br />

Ho ricevuto le tue tre cartoline. Ti ringrazio delf'affetto che<br />

mi dimostri non mi facendo desiderare le tue nuove.<br />

Dunque già il sole si mostra su codesto cielo. Temo però che<br />

presto si farà troppo caldo.<br />

Qui abbiamo larghe piogge, con della. grandine e tuoni fra-<br />

gorosi e umidità e scirocco. E desideriamo il bel tempo che ci fu<br />

anticipato in febbraio. Però le cam<strong>pag</strong>ne sono maravigliose.<br />

I1 congresso tomistico di Roma conchiuse i suoi lavori deli-<br />

berando una edizione comparativa della Somma teol. e di non vo-<br />

ler delle opere degli avversari nessun contributo, nemmeno di<br />

critica.<br />

Va pensiero sull'ali dorate! Gentile l'ispirazione; fredda e<br />

stentata l'attuazione.<br />

Tu nelle passate lettere, polemizzando con me, hai più volte<br />

parlato di adeguazione conoscitiva. Certo la tua è pura rerniniscen-<br />

za, cioè, puro uso abituale di formule famose; e critica non è. La<br />

conoscenza per gli scolastici si fa per assimiliazione e per equa-<br />

zione. Non mi par che dicano bene. La conoscenza è espressione<br />

del dissimile. Se ciò non fosse, conoscenza d'oggetto non ce ne sa-<br />

rebbe. Ed è relazione dell'identico generico: (azione degli stimoli<br />

fisici; nozione dell'organo dei sensi), ed espressione del dissimile<br />

in rapporto alla natura dell'azione ricevuta e alla propria natura di<br />

sensiente; rapporto che mai arriva alla pura equazione, perché l'og-<br />

getto nella sua oggettività non è e non sarà mai identico all'ogget-<br />

to nella espressione conoscitiva.<br />

Sto bene; lavoro con molta discrezione, da poter dire che<br />

riposo. I1 tormento della detenzione è cessato del tutto ed è anche<br />

cessato il bisogno morboso di nuova tensione. Sono entrato - a<br />

dirla con una frase - in quell'aurea mediocrità in cui consiste la<br />

virtù.<br />

A Caltagirone dunque riceverò le tue nuove e saranno, come<br />

mi annunzi un po' meglio di pure cartoline. Oh, costà dove l'oro<br />

abbonda, manca forse la carta; infatti le cartoline inglesi son poco<br />

più della metà delle nostre. E mi convinco, caro fratello, che la<br />

nostra è la nazione della carta.<br />

Prega assai per me; e riceviti in corde Jesu un caldo fraterno<br />

amplesso. Tuo<br />

t Mario


112<br />

LUIGI E MARIO STUFZO - CARTEGGIO<br />

58<br />

Caltagitone, 21 maggio 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

son da ieri in patria. Com'è brutto entrare in casa e trovarla<br />

muta! Manco male che subito dopo mi giunse una cartolina di<br />

Nelina. E poi trovai nebbia e pioggia e freddo, cioè quanto di<br />

mesto si può trovare in questa città. Stamani c'è il sole; ma il cielo<br />

non è limpido; c'è ancora dell'umidità ...<br />

Pure è la patria ed ha il suo incanto. È la casa paterna dov'è<br />

quel cuscino di cui parla Giusti sul quale si riposa in modo diverso,<br />

unico; e tripudia l'aria al siiono delle campane della Matrice, e<br />

la Madonna ci chiama al monte. Stasera farò, a Dio piacendo, la<br />

prima priedica.<br />

La tua stanza, il tuo tavolino, i tuoi libri quante cose arcane<br />

mi hanno dette! ... E non si sa ridirle!<br />

Non darò mano al problema della morale per ora. È bene<br />

che lo spirito riposi; e poi ora c'è il lavoro di chiusura dell'anno<br />

scolastico e degli esami. Pure faccio qualche lettura preparatoria,<br />

e, sopra tutto, penso. Qui ho trovato .il Petrone, Etica l. Ha belle<br />

cose. Ancora non l'ho visto tutto. Forse - a quel che parmi -<br />

non dà una soluzione soddisfacente del problema. I nostri, più o<br />

meno, pongono il problema in modo teologico. L'indagine filosofi-<br />

ca - lo dice lo stesso Mercier - non può cominciar da Dio.<br />

Io ancora non trovo il centro della quistione. La mia mente<br />

vaga come tra un cielo nuvoloso. Se tu vorresti dirmi come poni<br />

e risolvi il problema, mi faresti piacere.<br />

22 maggio 1925<br />

Iersera feci la prima predica. Folla mai vista. Già c'è anche la<br />

reazione: aperta la Madonna fu trovata spoglia dell'argento della<br />

così detta Macchinetta. Ora è un accorrere senza fine lassù, e cia-<br />

scuno porta a Mons. Mineo per la nuova edicoletta da fare, oro<br />

e argento. Che gara!<br />

Io alla Madonna nostra ho offerto una mia croce pettorale<br />

LETTERA 58. 1. I. PETRONE, Etica, Remo Sandron, Milano 1918.


ANNO 1925 113<br />

con la catena. Cosi Essa mi voglia guardare con più affetto e farmi<br />

ricco dei tesori delle grazie divine!<br />

Ho letto altri capitoli di Etica del Petrone. Quanti errori!<br />

E che povera filosofia! Per lui


114<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

minazioni spontanee avvenute in lui per l'azione eccitatrice dei vari<br />

oggetti concreti in atto agenti su di lui.<br />

Che ne dici?<br />

Aspetto la tua promessa lunga lettera. Qui le giornate son<br />

così lunghe! È un fatto! La giornata è lunga o breve secondo il<br />

lavoro che ci occupa.<br />

Sto bene. Ti abbraccio e ti assicuro che prego per te in modo<br />

speciale in questo periodo di feste patrie alla nostra cara Cena-<br />

domini. Tuo<br />

t Mario<br />

Caltagirone, 24 maggio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ieri ricevetti la tiia del 19. Mons. Mineo ti ringrazia del sa-<br />

luto e ti fa un mondo di cose come sa farle lui. Che uomo mera-<br />

viglioso! Ha 80 anni, e ancora non è vecchio, anzi ancora è gio-<br />

vane: predica, lavora, sente, sente come nella giovinezza e cosi<br />

esprime i suoi sentimenti. Ti ricambiano i saluti il Can. L. Caruso<br />

e il Ciantro Caruso, vecchio a 81 anno, e veramente vecchio, e<br />

molti altri sacerdoti tuoi amici e ammiratori.<br />

I1 Can. Luigi Caruso mi dà lettura di quello dei due volumi<br />

inglesi che mi mandasti tu, che ha il carattere d'istituzione. È del<br />

Seth '. Dai primi capitoli vedo che come storia è fatto molto<br />

bene. Temo che non si possa dir lo stesso circa il suo pensiero<br />

intorno alla soluzione del problema del dovere. Che problema dif-'<br />

iicile! Eppure è così facile comprendere quel che sia il dovere.<br />

Interruzione. - Viene quell'uomo che fu costà in aprile (non<br />

mi ha detto come si chiama). Reca i tuoi saluti. Che uomo curioso!<br />

Non sa parlare. Ha parlato Franco che l'accom<strong>pag</strong>nava.<br />

LETTERA 59. 1. James Seth (1860-1924), idealista inglese, autore di Freedom<br />

as Ethical Postulate (1891) e Study o/ Efhical Principles (1894). Sotto il cognome<br />

di Seth Pringle-Pattison è conosciuto il fratello Andrew (1850-1931), filosofo, so-<br />

stenitore di un idealismo personalistico.


ANNO 1925 115<br />

Tu dunque trovi delle difficoltà nel tuo lavoro sullo stato mo-<br />

derno? Non mi sorprende. Sono le difficoltà del cominciare; e<br />

passeranno appena avrai impostato bene il primo capitolo. Io torno<br />

a pregarti di non più differire. Tu ci darai il libro che ci vuole.<br />

Hai presente suor Teresa del Bambino Gesù, ora Santa Te-<br />

resa? Io la invoco da molti anni. E ho, per sua intercessione,<br />

ottenute per me e per gli altri molte grazie. Una delle più segna-<br />

late fu la guarigione d'un seminarista già quasi in agonia che ora<br />

è sacerdote e fa tanto bene.<br />

La mia mente torna al problema del dovere. Non mi par ben<br />

detto - filosoficamente - che la morale non si spiega senza Dio.<br />

Senza Dio non si spiega nulla. Però altra cosa è la ragione di Causa<br />

Prima, altra cosa lo studio dei rapporti umani immediati. Come<br />

genesi, prima è la conoscenza delle cose create, poi la conoscenza<br />

del Creatore delle cose; prima la conoscenza e la pratica del dovere,<br />

poi la conoscenza della sua ragione suprema. Come ti scrissi nella<br />

mia del 21-22 corrente, per me il dovere non deriva dalla potenza<br />

volitiva, ma dalla conoscitiva. L'uomo, in quanto volente, non può<br />

volere che beni concreti, attualmente in rapporto con lui. I1 dovere,<br />

per sé, è una nozione astratta, e, in quanto tale, non è oggetto<br />

di volizione. I1 concetto di dovere nasce dalla conoscenza dell'or-<br />

dine razionale dei rapporti volitivi. Riguarda le volizioni, quando<br />

l'uomo passa a giudizi particolari circa le azioni da fare o da non<br />

fare, cioè circa la scelta. L'uomo oltraggiato, per esempio, si sente<br />

spinto alla vendetta. Sceglie il perdono, perché giudica la vendetta<br />

come atto disordinato razionalmente; cioè, perché tra la vendetta<br />

e il perdono giudica, non semplicemente preferibile questo o quella,<br />

ma perché giudica male la vendetta e bene il perdono; e ciò fatto,<br />

giudica dovere il perdonare. Così giudicandolo, egli non si sente<br />

eticamente libero di far diversamente. Tutto questo processo va-<br />

lutativo è teoretico. Diventa pratico, in quanto il perdono di fronte<br />

alla vendetta è avvertito come appetibile; diventa praticamente<br />

dovere, perché l'uomo avverte che il perdono non solo è appe-<br />

tibile, ma deve da lui, hic et ntlnc esser voluto. Questo però è<br />

giudizio teoretico. Se dunque l'uomo sceglie il perdono, non lo<br />

sceglie, perché puramente appetibile, giacché per lui è anche appe-<br />

tibile la vendetta; ma perché l'uomo, in quanto unità vivente<br />

sintetizza perdono appetibile col giudizio teoretico: Perdono do-


116<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

verosamente appetibile, perdono da doversi preferire alla vendetta<br />

assolutamente.<br />

Come vedi, qui c'è tutta la mia teoria della genesi delle ap-<br />

petizioni e delle volizioni. Se fosse come vogliono gli scolastici,<br />

l'intelletto presenterebbe alla volontà il perdono come bene e come<br />

bene-dovere. In questo caso ci sarebbe il dovere, ma mancherebbe<br />

la libertà, perché il giudizio teoretico circa il dovere è assoluto.<br />

Questo parmi abbia visto G. Gentile, quando dice: conoscere il<br />

male e volerlo non è possibile per la contraddizion che no1 con-<br />

sente; quando l'uomo vuole il male, non lo sa; se lo sapesse, non<br />

lo vorrebbe.<br />

Però nemmeno si può accettare la teoria idealistica, perché<br />

pone la volizione come libertà estrinseca e necessità intrinseca,<br />

e pone la volontà come fine a sé stessa. B l'errore di Kant, spo-<br />

glio dai resti di dualismo in cui svolge.<br />

B. Croce distingue tra la forma economica e la morale. La<br />

prima è la volizione particolare, utilitaria; la seconda è la volizione<br />

universale, etica. Però una volizione fuori d'ogni eticità non è<br />

concepibile, come non è concepibile una volizione universale.<br />

Questi errori sono come una reazione alla teoria scolastica.<br />

In questa c'è anche il germe della teoria crociana. S. Tommaso<br />

riprende e fa sua la distinzione di bene onesto, utile, e dilettevole.<br />

Non è esatta. I1 bene onesto è anche utile e dilettevole, almeno<br />

remotamente. La vera utilità e il vero piacere sono anche onesti.<br />

Non resta che ammettere nel suo giusto significato la distin-<br />

zione delle potenze conoscitive e volitive. Ciò che è è conosciuto<br />

per le potenze conoscitive; ciò che è buono è conosciuto per le<br />

potenze volitive, non come processo parallelo, ma come processo<br />

evolutivo nella più assoluta unità. Ma il soggetto, per quanto uno,<br />

non è unità semplice, ma unità molteplicità. Conosce i rapporti<br />

come dovere, ma non sente il puro dovere come puro bene. Se<br />

cosi lo sentisse, cioè meglio, avvertisse, o non sarebbe libero o,<br />

per lo meno, non troverebbe difficoltà a praticarlo. Invece awerte<br />

il bene e le proprie esigenze più o meno fortemente; nello stesso<br />

tempo e per mezzo d'altra facoltà, giudica del dovere, e fa forza<br />

a se stesso, per attuarlo. E se non riflette bene e non fa forza a<br />

se stesso, agisce secondo le sue esigenze volitive e non secondo le<br />

I


ANNO 1925 117<br />

sue visioni etiche. E non è quello che succede ogni giorno a noi<br />

e agli altri?<br />

Se fosse come dicono gli scolastici, il dovere si compirebbe<br />

come tutto ciò che è profondamente voluto, voluto come esigenza<br />

volitiva. Se fosse come vogliono gl'idealisti, vero male nel mondo<br />

non ce ne sarebbe. Invece le cose vanno in ben altro modo. La<br />

storia impone alla filosofia e non questa a quella. Dico alle costru-<br />

zioni filosofiche dei filosofi. E la storia domanda la costruzione che<br />

io ho cercato di esprimere come meglio ho potuto, e, pare a me,<br />

resiste a tutte le altre costruzioni.<br />

Che lunga lettera! E forse monotona. Non però, credo, senza<br />

importanza. Tu mi risponderai dicendomi il tuo pensiero. E sarà,<br />

io penso, definitivo.<br />

Sto bene. Ho fatto già tre prediche. Folla ogni sera e tanto<br />

raccoglimento. La gente si confessa. È una nuova Pasqua che si<br />

celebra.<br />

Starò qui, credo sino al 31. Subito dopo tornerò in sede. Ti<br />

abbraccio forte forte e ti lascio con la tua Piccola Santa. Tuo<br />

t Mario<br />

[P. S.]<br />

Caltagirone, 24 maggio 1925<br />

La Sig.ra Maddalena Montemagno, sorella del fu notaro, mo-<br />

rendo, ha lasciato i suoi beni, come eredi universali a te e all'av-<br />

vocato Scillamà. Ci sono legati pei parenti. I1 resto è fiducia. Dun-<br />

que più esecutori che eredi; o meglio, eredi per la figura civile.<br />

Se vuoi accettare - e io consiglio di sl - potrò rappre-<br />

sentarti io che ho la tua procura a vendere e Piazza che ha l'altra<br />

procura. È stato chiesto il beneficio d'inventario.<br />

Io, presumendo il tuo sì, (senza tuo pregiudizio, s'intende),<br />

ho dato a Scillamà i miei consigli.<br />

La risposta la manderai a Piazza Armerina.<br />

Caltagirone, 26 maggio 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

avrai certo ricevuto le mie del 15, 19, 22, 24 corrente e i<br />

fascicoli sino al XII.


118<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

La lettura del Seth continua, lenta però. Confermo il mio<br />

giudizio: è, più che altro, una bella indagine storica. Non vedo<br />

ancora chiaro il suo pensiero personale. Ho letto altre <strong>pag</strong>ine del<br />

Petrone. E anche qui confermo il mio giudizio.<br />

I libri che in merito ho letto mi danno l'impressione di chi<br />

gira attorno al problema ed evita il punto centrale; ovvero lo stu-<br />

dia in modo inadeguato.<br />

La difficoltà che non vedo risoluta in nessun di questi libri<br />

è questa: come il dovere diventi volizione. Se il dovere è un co-<br />

mando, è cosa estrinseca. Se è intrinseco, come diventa dovere?<br />

Come lega? Ci son di quelli che pongono l'obbligatorietà nella<br />

sanzione finale. Non mi pare esatta filosoficamente. Se fosse così<br />

(mi par di avertelo scritto), i primi atti, prima d'arrivare alla<br />

conoscenza di Dio e del fine ultimo, sarebbero fuori del dovere.<br />

Così non è.<br />

I1 dovere, per me, è un giudizio teoretico che nasce dalle<br />

relazioni razionali. Obbliga quanto obbliga serbare quest'ordine.<br />

Diventa volizione, perché l'uomo Èr unità di teoretico e pratico.<br />

L'uomo che conosce i rapporti razionali come rapporti importanti,<br />

dovere, è l'uomo che vuole e sceglie. A vista del dovere, la scelta<br />

s'impone. Se si agisce contro il dovere si sa di aver agito male.<br />

La nozione del fine ultimo non crea il dovere, ma mette l'uomo<br />

nella condizione di sapere che se lo viola, sarà punito; cioè, lo<br />

mette in condizione di far forza a se stesso - se sa rifiettere -<br />

e volere conforme il dovere, e perché il dovere è dovere e perché<br />

le ultime conseguenze sarebbero fatali e irreparabili.<br />

E fo punto perché è tardi. Tanto non si tratta che di farmi<br />

vivo e darti le mie nuove.<br />

Sto bene. La novena trova il terreno assai disposto. Folla<br />

enorme ogni sera. È una gioia dell'anirna. Che buon popolo il<br />

nostro! E che gran lavoratore questo vecchio di 80 di Mons. Mi-<br />

neo! Che la Madonna lo colmi delle grazie divine.<br />

Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario


ANNO 1925<br />

Piazza Armerina, 1 giugno 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

eccomi in sede. Appena giunto mi arriva la tua del 25-5.<br />

Sento con vivo piacere che hai terminato la prima parte del tuo<br />

nuovo lavoro. Come son desideroso di leggere questo tuo nuovo<br />

lavoro! Ricevetti a Caltagirone l'esemplare del tuo discorso. Grazie.<br />

Lo leggerò subito con grande attenzione. L'argento della macchi-<br />

netta della Cenadomini fu rubato da ladri ancora ignoti. La rea-<br />

zione è stata maravigliosa. Culminò ieri con comunioni senza fine<br />

e poi nella processione. È stato un risveglio di fede veramente<br />

straordinario. I1 concorso alla novena è stato costante e crescente.<br />

Ieri al pontificale la Chiesa era gremita sopra tutto da uomini. E<br />

stavano bene; tanto che potei far l'omelia. La nostra Caltagirone<br />

mostra la sua vecchia fisionomia, tutta fatta di religione. Ora son<br />

tornato al mio solito lavoro. Sabato, a Dio piacendo, ordinerò tre<br />

sacerdoti e due suddiaconi. I1 Diaconato lo dò in dicembre. E<br />

siamo quasi agli esami. Sto bene. Questa risposta mi è giovata<br />

tanto. Tutti i parenti e gli amici ti fanno un mondo di cose. Come<br />

sei desiderato! Battezzai il primo nato di Guglielmo. Prega per<br />

me. E abbiti le più affettuose cose. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 5 giugno 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

ricevo la tua cartolina del 31 maggio. Ricevetti il tuo di-<br />

scorso. L'ho già letto. È degno com<strong>pag</strong>no degli altri tuoi lavori<br />

simili. Ho anche letto l'articolo su Serpieri l. Credo che sia il più<br />

LETTERA 61. * Cartolina postde.<br />

LETTERA 62. 1. Si riferisce alla recensione che Luigi Sturzo scrisse del volume<br />

di Anigo Serpieri, La politica agrarin in Italia e i recenti provvedimenti legislativi,<br />

Federazione Italiana dei consorzi agrari, Piacenza 1925, in « Bollettino biblie<br />

grafico di scienze sociali e politiche », maneaprile 1925, ristampata in L.S., Lo<br />

battaglia meridionalista, a cura di G. DE ROSA, Bari, 1979, pp. 116-124. Sturzo nel<br />

suo articolo criticava la tesi di Serpieri, secondo cui una politica agraria vera e


120 LUIGI E E 0 STURZO - CARTEGGIO<br />

riuscito dei tuoi lavori del genere e come contenuto e come forma.<br />

Alla gloria di Dio!<br />

Delle quistioni che ci ti propongo, non ti dar troppo pen-<br />

siero. Mi risponderai se e quando ti sarà possibile senza fatica e<br />

senza noia.<br />

A Caltagirone più sere, d'uscire dalla Matrice dopo la pre-<br />

dica fui salutato da applausi. Però si gridava anche: Viva D. Luigi<br />

Sturzo. Ma tutta la dimostrazione di memore affetto e desiderio<br />

era per te: io ero l'occasione.<br />

Tra i tuoi libri c'è il Gratry Le Sorgenti '. Più volte nel pas-<br />

sato presi questo libro, ma non mi fu possibile leggerlo: alle prime<br />

<strong>pag</strong>ine mi arrestavo disgustato. Ora me lo son fatto leggere a<br />

tavola. A tavola sopporto anche i libri noiosi. Certo ha delle <strong>pag</strong>ine<br />

interessanti. Senza di questo non si spiegherebbe la sua fama. Ma<br />

nell'insieme è un libro tra vecchio e semplicistico.<br />

Circa la eredità Montemagno posso dirti che ci sono pretese<br />

di parenti, che si dicono poveri o si sentono trascurati o vantano<br />

diritti. Il fatto più serio è questo: tra parenti ci furono vendite<br />

fittizie. Compratrice, tra gli altri, fu la defunta. Seguì una lite stre-<br />

pitosa. La Montemagno fu condannata. Però Emilio Reale, che<br />

sarebbe l'interessato, dice che - in coscienza - avrebbe altro<br />

da pretendere. Ciò ti scrivo, affinché tu sappia che l'affare non è<br />

spiccio. E sarà necessario esaminare le richieste dei parenti e pren-<br />

dere delle risoluzioni. Ciò non ostante io confermo il mio primo<br />

consiglio. Tu accettando, ti adopererai a render morali le disposi-<br />

zioni della Montemagno se tali non furono; o anche a implorare<br />

dalla S.S. la moderazione, se così tu ti convincerai, dopo d'aver<br />

tutto conosciuto e ponderato. Però è necessario che ci sia in Calta-<br />

girone chi ti rappresenti e, nel caso, sia in grado di fronteggiare<br />

la situazione. Io proporrei Michele Gravina, al quale faresti pro-<br />

propria era incominciata in Italia solo con il fascismo che tendeva a contemperare<br />

liberalismo e interventismo ai fini della produzione. Snuzo rispondeva invece che<br />

l'agricoltura, per riprendere il suo posto a fianco dell'industria, avrebbe dovuto attuare<br />

tre condizioni, impossibili sotto il fascismo: organizzarsi socialmente, indusmalizzarsi<br />

economicamente e tentare le grandi lotte con l'industria: « Per ia mancanza<br />

di questa lotta, di questa coscienza e di questa solidarietà di dasse - egli<br />

scriveva - l'agricoltura rimane prevalentemente a tipo domestico, non s'industrializza,<br />

non si evolve che Ientissimamente S.<br />

2. A. GRATRY, Le sorgenti, Libreria Editrice Milanese, Milano 1909.


ANNO 1925 121<br />

cura speciale. Michele, s'intende, eseguirebbe quanto tu gli comu-<br />

nicheresti, dopo d'aver preso conoscenza di tutto quanto riguarda<br />

l'eredità. Se consenti, scrivine subito a Michele. Avuta la sua ade-<br />

sione, scriveresti all'avv. Scillamà, per aver da lui gli estremi per<br />

la procura. Per tutto quello che potesse valere l'opera mia, non<br />

hai che a farmene cenno. Questo è affare di coscienza, e forse anche<br />

di giustizia o di carità: e io non voglio negare l'opera mia.<br />

È tardi; ho interrotto la lettera molte volte; mi preme che<br />

parta. E perciò fo punto.<br />

Sto benissimo. Predicai la novena con pienezza di forze e<br />

senza scapito della salute, anzi con vantaggio.<br />

Alla Madonna per la edicoletta da rifare offersi due delle<br />

mie croci e una catena d'oro. Che la buona Madre, or che son<br />

vecchio, porti essa per me la mia croce.<br />

Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Armerina, 7 giugno 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

ieri promossi al sacerdozio i tre nostri diaconi, due dei quali<br />

sono Oblati di Maria. Stamani ho fatto assistenza pontificale con<br />

omelia nella cappella del Seminario, alla messa del novello sacer-<br />

dote Velardita, assistito dagli altri due novelli sacerdoti. Tutti e<br />

tre son ben formati e promettono molto. Le due funzioni mi<br />

hanno riempito l'anima d'arcana gioia. Non so come ringraziare<br />

il buon Dio dello stato presente del Seminario. Trattare coi su-<br />

periori e coi chierici è una continua edificazione. I caratteri più<br />

spiccati sono semplicità e docilità in una intima volontà di bene.<br />

Mercoledì, a Dio piacendo, andrò a Mazzarino per benedire<br />

la prima pietra dei lavori dell'acqua, veder come funzionano le<br />

nuove parrocchie (son tre), e sistemare un nuovo istituto di edu-<br />

cazione popolare femminile affidato alle Figlie di M. Ausiliatrice e<br />

far delle cresime. Starò pochi giorni.<br />

Ho letto l'articolo bibliografico dell'ultimo numero del « Bol-<br />

lettino » firmato L.S. È tuo certamente. Ci si fa la critica del libro


122<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

di Gage '. È uno dei tuoi articoli meglio fatti e più utili. Perché<br />

mettere solo le iniziali? Forse per non dare la sensazione che ci<br />

siano pochi collaboratori? Caro fratello, il tuo nome, e la gloria<br />

sia tutta per Dio, è tale, che più si mostra e più attira e soddisfa.<br />

Penso però che tu debba lavorar troppo. E ti esorto a serbare la<br />

misura in cui consiste la virtù, come dicevano gli antichi.<br />

Ricordi il Cav. Ignazio Biscari, il marito di Donna Angelina?<br />

Ricordi costei? Le sue pene, perché il P. Gangarelli non intendeva<br />

come lei l'azione femminile, ecc.? Or ecco la novella: il cav.<br />

si è fatto barnabita a Monza, e Donna Angelina, che anche chia-<br />

mavano principessa, s'è fatta teresiana scalza a Modena. Cose da<br />

medio evo; sublimi sempre però. Io avevo visto il cavaliere l'ultima<br />

volta nell'ottobre '923. Era un altro. Dacché la Madonna di<br />

Lourdes gli concesse la salute d'un male dichiarato inguaribile,<br />

era diventato tanto pio da comunicarsi ogni giorno. Oh! non po-<br />

teva più restare nel mondo! E il buon Dio diede la vocazione anche<br />

alla moglie. Come mi commuovo di santa gioia al pensarci!<br />

8 giugno 1925<br />

Leggo sui giornali il canto di G. D'Annunzio: « Al Re gio-<br />

vane ». Qui e là belle o forti espressioni. Nell'insieme non mi<br />

piace. Forse a te piacerà. C'è dell'artificioso, dello sforzato e... del<br />

LETTERA 63. 1. Recensione a F. GAIFFE, L>envers du Grand Siècle. Étude<br />

historique et anecdotique, Albin Michel, Paris 1925, in « Bollettino bibliografico<br />

di scienze sociali e politiche », maneaprile 1925. Cfr. anche L. STURSO, Miscellanea<br />

londinese, vol. I, cit., p. 309. Effettivamente questa asciutta e acuta recensione<br />

rivela in Sturzo capacità non comuni di giudizio storico. I1 Gaiffe, nel suo volume<br />

sul Grande Secolo, indugiava nel disegnare un quadro nero dell'epoca, quasi che<br />

i mali e le miserie di quel secolo fossero sufficienti a condannarlo in foto. « C'è<br />

un errore di prospettiva - scrive Sturzo - che è insieme errore storico e psicologico.<br />

Molti dei mali che si narrano, sono i mali dell'urnanità di ogni tempo.<br />

Se i futuri democratici o liberali esalteranno il secolo XIX e XX, come un gran<br />

secolo di libertà e di democrazia, i futuri storici antiliberali e antidemocratici<br />

potranno anch'essi scrivere un libro dal titolo l'envers du siècle liberal, e raccontare<br />

tutte le depravazioni e le immoralità del tempo, le corruzioni politiche,<br />

le grandi speculazioni, i disordini amministrativi, le miserie delie plebi e così via.<br />

L'acume storico sta nello scrivere quel che è dovuto a cause speciali, che si rialiacciano<br />

alie condizioni dell'epoca o agli ordinamenti politici ed economici prevalenti;<br />

e quel che invece è l'aspetto perenne dei mali sociali e morali che affliggono l'umanità<br />

[...l. Ogni epoca ha i suoi mali: la struttura politica ed economica risponde a<br />

determinati processi sociali, che hanno la loro ragion d'essere; e che quindi producono<br />

quel tanto di bene e di male, che da ogni difettoso ordinamento ne consegue<br />

[...l. L'opera degii uomini non esce da questi limiti [...l D.


ANNO 1925 123<br />

vuoto. Sarà moderno; non discuto. I1 bello però non è legato né<br />

al moderno né all'antico. È però legato all'uomo. In questo canto<br />

l'uomo c'è tutto, c'è tutto D'Annunzio. Ma a me quest'uomo non<br />

piace, perché in tutto il suo essere è sforzato e gonfio d'orgoglio<br />

fastidioso.<br />

La tua ultima cartolina portava la data del 31 maggio. Tu<br />

scrivi normalmente ogni cinque giorni. Oggi son ben otto giorni.<br />

Perché questo ritardo? Vedi, io non pretendo lunghe lettere; ma<br />

desidero che le cartoline non me le faccia troppo aspettare. Co-<br />

mincio ad esser preoccupato. Ma la posta d'oggi ... certo mi re-<br />

cherà le tue nuove.<br />

Sto bene. E ti lascio aspettando. Ti abbraccio. Tuo<br />

Mario<br />

Piazza Armerina, .9 giugno 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ieri, per un equivoco curioso, ti scrissi che da otto giorni<br />

non ricevevo tue nuove. Già, quando io viaggio, perdo il conto dei<br />

giorni. La tua ultima cartolina, portando la data del 31-5 era giunta<br />

a me il 5 di questo mese. Io, rivedendo la data, confusi la par-<br />

tenza con l'arrivo, e cominciai a sentire l'ansia dell'attesa. Poi<br />

ripensando, mi awidi dell'errore. Scrivo la presente per non<br />

mettere te in pena, e anche pel piacere di trattenermi con te un<br />

istante. È tanto dura la separazione. Ma la vuol Dio, e sta bene.<br />

Ti sono stati spediti i fascicoli sino al 18". I1 19 e il 20 son già<br />

pronti. A finire ne mancano solo otto. Spero che il lavoro sia tutto<br />

stampato nei primi di luglio. Io non penso più a questo lavoro.<br />

La mente si rivolge al nuovo, che, a Dio piacendo, sarà scritto<br />

nelle vacanze. Per ora medito e leggo. Quanti problemi! E quante<br />

posizioni storiche da superare! Domani, come ti scrissi, [andrò] ' a<br />

Mazzarino e [vi starò] pochi giorni. Sto bene. Stamani ho fatto<br />

l'ultima lezione del programma. Vedo che il profitto è molto. In<br />

parte lo ascrivo d'ampiezza della trattazione. Certo che esige mag-<br />

LETTERA<br />

64. * Cartolina postale.<br />

1. Le parole in parentesi quadra, qui e di seguito, integrano la parte di testo<br />

coperta dal francoboiio.


124<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

giore sforzo, ma il compenso è grande. I miei alunni sanno dawero<br />

un po' di filosofia. Sto bene. Penso spesso a te. E prego assai per<br />

te. Ti do l'appuntamento a pie' di nostro Signore. E ti ab-<br />

braccio. Tuo<br />

.f. Mario<br />

Mazzarino, 10 giugno 1925<br />

Fratello amatissimo,<br />

eccomi a Mazzarino. Sono arrivato poco fa. Ho questo istante<br />

libero. Lo do a te. Ho fatto ottimo viaggio in auto: un'ora e mez-<br />

, zo. Partii alle 8. Giorno sereno e fresco; cam<strong>pag</strong>na verde e fiori-<br />

ta. Un incanto.<br />

Ti scrivo di morale. Cos'è la moralità dell'atto? Dicono: la<br />

conformità con la retta ragione. Quando la ragione è retta? Biso-<br />

gna dimostrarlo. Dunque questa definizione non è vera definizio-<br />

ne. Oltre a ciò noto che non è ben detto: con la retta ragione; e bi-<br />

sognava dire: con l'atto; perché la ragione non è che potenza. Pe-<br />

rò così si cadrebbe in altro difetto. Non parlo delle definizioni degli<br />

altri. Accenno solo a Croce e Gentile: per loro è morale l'atto uni-<br />

versale. Ma l'atto universale è ogni atto. Dunque ogni atto è buono.<br />

E vengo alla ricerca d'una nuova definizione. Penso che la<br />

moralità dell'atto possa riporsi nell'armonia di gitidizi teoretici e<br />

volizioni. Quanto ai singoli atti, cioè, al puro fatto soggettivo non<br />

ci sarebbe da ridire. Per l'uomo che in atto agisce, è moralmente<br />

buono quel che così giudica con la mente e vuole in conformità ...<br />

Quanto alla moralità in astratto questa definizione non sembra<br />

adeguata, giacché il giudizio dell'uomo è soggetto a errore. Così<br />

sarebbe onesta la schiavitù per chi così la reputa; mentre in se stes-<br />

sa è disonesta. Forse si potrebbe completarla, dicendo: L'armonia<br />

di giudizi normativi veri e volizioni. Però per non cadere in uno<br />

sconcio per averne evitato un altro, occorrerebbe dar due defini-<br />

zioni: una della moralità in universale; l'altra della moralità in par-<br />

ticolare. Credo però che dal concetto d'armonia di teoretico e pra-<br />

tico non si debba uscire.<br />

Circa quel po' che conosco intorno a questo punto, posso af-<br />

fermare che le più gravi divergenze e i più gravi errori derivino dal<br />

non saper trovar l'accordo tra il puro concetto di moralità e la mo-


ANNO 1925 125<br />

ralità dei singoli atti nei singoli uomini owero le norme morali<br />

vigenti nei vari popoli.<br />

Quando avrai tempo, mi farai il favore di dirmi su ciò il tuo<br />

pensiero, che certo sarà, come sempre, chiaro e preciso.<br />

Ti abbraccio nel SS.mo cuor di Gesù. E mi raccomando assai<br />

alle tue orazioni. Tuo aff.mo fratello<br />

t Mario vescovo<br />

P. S. - Ripensando, credo che dire: la moralità dell'atto con-<br />

siste nella conformità del pratico al teoretico, sia dir bene e dir<br />

completo; giacché se la relatività del giudizio può darsi in concreto,<br />

non può ammettersi in astratto. Del resto spiegando la definizione,<br />

si potrebbe dire: in astratto il teoretico coincide (deve coincidere<br />

con i giudizi veri) in concreto no: si posson dare giudizi errati;<br />

questi, per l'atto hic et nunc ponendo sui giudizi normativi da se-<br />

guire, come se non fossero errati, giacché, in atto, l'uomo altra<br />

norma non ha che il proprio giudizio, qualunque esso sia.<br />

Definire così la morale gioverebbe a sfatare l'accusa che noi<br />

poniamo la norma fuori di noi, cioè, la poniamo come cosa estrin-<br />

seca e sovrapposta.<br />

Mazzarino, 12 giugno 1925<br />

Carissimo fratello,<br />

ieri feci assistenza pontificale e aprii la S. Visita. Com'è soave<br />

la liturgia di questa solennità. E come è dolce parlar dell'eucari-<br />

stia il giorno del trionfo della stessa eucaristia, a un popolo che<br />

ascolta con molta attenzione.<br />

A vespro si fece la funzione della benedizione della prima<br />

pietra del serbatoio dell'acqua civica. Molto popolo e abbastanza<br />

ordine. Anche in questa funzione parlai al popolo.<br />

A sera ricevetti - rigirata da Piazza Armerina - la tua car-<br />

tolina del 6. Fascicoli te ne sono stati spediti sino al XIX.<br />

Starò qui sino a domenica. Lunedi, a Dio piacendo, tornerò<br />

in Sede per gli esami.<br />

Nelle mie precedenti ti ho parlato del problema del dovere<br />

e della moralità, cioè, ti ho comunicato lo stato del mio pensiero


126<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

che cerca. Ora mi awedo di aver dato ai due problemi la stessa<br />

soluzione: sintesi di teoretico e pvatico, o meglio, conformità di<br />

pratico a teoretico. Questa definizione sta bene per la moralità. Pel<br />

dovere mi sembra monca, perché vi manca la nozione d'obbligato-<br />

rietà. Però osservo che l'elemento essenziale è sempre questa con-<br />

formità; e il termine normativo è sempre il teoretico. Se il teore-<br />

tico è puro giudizio d'armonia, abbiamo la moralità pura: fare<br />

un bene o un altro, liberamente. Se poi il teoretico è giudizio espri-<br />

mente obbligatorietà, abbiamo il dovere morale. E resta a spiega-<br />

re come un giudizio possa esprimere obbligatorietà; né ciò sarà dif-<br />

ficile; giacché il giudizio è circa dati rapporti; e ci sono rapporti<br />

che implicano la nozione di obbligatorietà.<br />

Cosa dirai di questo picchiare sempre sullo stesso punto?<br />

Già io non so se tu hai circa questi problemi le mie ansie. Però<br />

non ho fretta di conoscere il tuo pensiero: questo è bene tenerlo<br />

presente.<br />

A momenti ho fatto un discorsetto ascetico a clero secolare<br />

e regolare. È tanto bello parlare a sacerdoti! È certamente più utile,<br />

perché il riferimento a sé è più naturale e diretto.<br />

La vita pastorale è molto più bella della vita dello scrittore;<br />

molto più bella, non nel senso del piacere umano, ma nel senso<br />

dell'intima consolazione dell'anima.<br />

Sopra tutto è bello predicare la parola di Dio. Dico: La parola<br />

di Dio. È la parte più importante dell'apostolato nostro. Certo Gesù<br />

Cristo legò speciali grazie alla parola predicata. Quando dicono (si<br />

dice ancora), che se S. Paolo fosse sorto a questi tempi, si sarebbe<br />

fatto giornalista, dicono uno sproposito. I1 giornale è un mezzo vi-<br />

vamente dinamico di vita naturale. La vita soprannaturale è altra<br />

cosa. Del resto, anche umanamente, la voce viva ha più forza della<br />

parola scritta. Oggi S. Paolo avrebbe, come allora, fatto il predi-<br />

catore.<br />

Predicai la novena della Cenadomini a Caltagirone con gioia<br />

sempre più intensa. Quello però è sempre un popolo profonda-<br />

mente religioso. Basta cavare pochi centimetri, e si trova l'antico<br />

suolo, santificato dai nostri padri nel sacerdozio, uomini di santis-<br />

sima vita. E credimi, mi è rimasta una certa nostalgia - spirituale<br />

- della patria nostra.


ANNO. 1925 127<br />

Dunque hai ripreso la lettura del mio lavoro? Io, come ti scris-<br />

si, per ora non ci penso, e penso poco al nuovo lavoro che dovrò<br />

fare. Ora tutto il mio spirito vive di vita puramente pastorale.<br />

Questo è un momento di tregua: attendo che Giovanni chiami<br />

a tavola. E parlo a te. E vivo accanto a te, sentendo con te tutta la<br />

mestizia dell'esilio! Come mi commuovo quando ci penso con in-<br />

tensità! Tu invece, non pensi all'esilio, pure vivendone; sei forte,<br />

e ti ammiro; e prego affinché il buon Dio ti conservi sempre forte<br />

e sempre pio.<br />

I1 21 è S. Luigi. Gli auguri formali te li farò a suo tempo. Ora<br />

te ne anticipo un saggio.<br />

Prego sempre per te; e sempre torno a raccomandarmi alle tue<br />

orazioni.<br />

E ti abbraccio forte in C. Jesu. Tuo aff.mo fratello<br />

1- Mario<br />

Piazza Armerina, 16 giugno 1925<br />

Stamani aspettavo tue nuove. Nulla. Spero nel pomeriggio.<br />

Tornai da Mazzarino ieri. Sto bene. Trovo la «Rassegna Nazionale D.<br />

Leggerò subito il tuo studio l. Davvero che una tua lunga lettera<br />

la desidero: è parecchio che leggo semplici cartoline. Qui siamo<br />

in periodo di esame. Puoi pensare se ho tempo. Tanto, una carto-<br />

lina ogni tanto, non guasta. A Mazzarino si preparano feste per l'ot-<br />

tavo centenario del rinvenimento della pittura della Madonna del<br />

Mazzaro. Ho avviato i preparativi verso visioni meno vecchie. Ci<br />

sarà un convegno diocesano d'azione cattolica, una giornata euca-<br />

ristica, la consacrazione della matrice ecc. e poi un po' di rumore<br />

fuori e di luce ... Io la sera della scorsa domenica feci a tal fine un<br />

discorso nel bel foyer della Cassa Cattolica. Molta gente e molta<br />

attenzione. Non ho letto tutto l'articolo de


sul mio libro. Potevano però cercar meglio. C'è per esempio I'arti-<br />

colo di Fenu su « Gioventù Italica » che ha una grande impor-<br />

tanza per la giusta comprensione del libro, più degli articoli di<br />

Crespi e Petrocchi. Ti abbraccio. Tuo<br />

t Mario<br />

Piazza herina, 17 giugno 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

questa ti reca i più fervidi auguri pel tuo onomastico. Io non<br />

so pensare al 21 giugno senza commozione. E mi tornano al cuore<br />

le feste che ti si facevano. Ce ne fu una - indimenticabile - a<br />

S. Bartolomeo. Quanto affetto ti circondava! Era il giorno della<br />

riconoscenza pel bene da te fatto ... Ebbene! Spiritualmente il 21<br />

giugno di quest'anno non sarà diverso. Ti si guarda ancora con lo<br />

stesso affetto, anzi con affetto pih vivo. E si prega ancora tanto<br />

per te. Io prego per te - assai - ogni giorno. Però il 21 pre-<br />

gherò con rinnovato ardore. Che S. Luigi dal Cielo ti protegga<br />

e benedica e ti faccia sempre più degno del nome che porti.<br />

Ieri ricevetti la tua desiderata lettera. Ha la data del 12. Ti<br />

ringrazio della sollecitudine a leggere il mio lavoro. I1 tuo giudi-<br />

zio mi conforta assai. Le tue osservazioni sono anche le mie. I1<br />

1" cap. è troppo analitico; il 2" vuol esser rifatto sotto miglior luce.<br />

Credo però che abbia la sua importanza, e molta. Ora non si ri-<br />

leva intera per difetto di luce. Io ho presente come debba esser<br />

rifatto. È vero che la teoria - in sé - è poco interessante; ma<br />

ci sono vedute che hanno tutto il valore di contributo di rinnova-<br />

zione. Tutto il lavoro domanda la lima. È un primo getto. Del<br />

resto il libro allora si comincia quando si finisce, dice Papini. Ed<br />

è così.<br />

Scrivo a Michele GCravinal per l'eredità Montemagno e al-<br />

l'avv. Scillamà. Accetto volentieri di occuparmene.<br />

è verso un realismo deiia conoscenza che riconosce la sensazione come origine di<br />

tutta la conoscenza D. La parte storica del volume è ritenuta a molto discutibile (...)<br />

specialmente per ciò che riguarda Kant, il positivismo e Rosmini a.<br />

3. Cfr. E. Fenu, recensione a M. STURZO, Il problema della conoscenza, cit., in<br />

u Gioventù italica », maggio 1925, p. 51.


ANNO 1925 129<br />

Riposo dal 10 maggio, giorno che finii il mio lavoro sulla<br />

volizione. Spero passar l'estate a Terranova a prendere i bagni di<br />

mare. I1 lavoro pel problema morale, a Dio piacendo, lo ripren-<br />

derò verso ottobre. Ciò non tanto pel bisogno di riposare - che<br />

non sento - quanto per l'urgenza di lavoro pastorale.<br />

Sto bene. Son tutto preso dagli esami. Oh i libri di teolo-<br />

gia! Come son vecchi! Ti abbraccio con vivissimo affetto tuo<br />

t Mario<br />

Piazza Amerina, 19 giugno 1925<br />

Amatissimo fratello,<br />

la tua del 14 che ricevo a momenti è stata per me una cara<br />

sorpresa, giacché non l'aspettavo, avendo ricevuta l'altra tua due<br />

giorni fa. Te ne ringrazio anche per l'affetto col quale ti occupi<br />

del mio lavoro.<br />

In massima approvo le tue osservazioni. Molte le avevo gih<br />

fatte io. Alcune non le accetto, perché non mi riguardano, come<br />

quella circa le espressioni di <strong>pag</strong>. 51, giacché « relativamente spi-<br />

rituale » e « iperfisico » son espressioni di Mercier, di cui è tutto<br />

tratto. Dd'altro volume « iperfisico » fu tolto; qui se ne fa la cri-<br />

tica. Circa altre trovo da discutere o di spiegarle. Di tutte ho preso<br />

nota; le terrò in gran conto, quando farò la correzione di tutto il<br />

lavoro.<br />

S1, certe deficienze son dovute alla fretta (l'anno scolastico<br />

incalzava); certe altre però son dovute proprio al primo getto. Io<br />

son fatto cosl, che per creare, non mi devo fermare; se mi fermo,<br />

badando troppo al particolare, la vena si arresta. Posso badarci nella<br />

revisione. Io avevo visto quasi tutti i tuoi rilievi, e forse ne ho<br />

visti di più. Appena i fascicoli saranno tutti stampati, mi occuperò<br />

della correzione, che per me è un lavoro meno pesante.<br />

Mi domandi se lo pubblicherò pel nuovo anno. Parmi avertelo<br />

scritto che per decidermi su ciò aspetto il tuo giudizio ultimo a<br />

lavoro finito. Se tu giudicherai che il lavoro, debitamente cor-<br />

retto o rifatto (secondo il bisogno) possa presentarsi al pubblico,<br />

lo stamperò; in caso contrario, no.


130<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

I1 lavoro sulla Morale (terzo lavoro, come tu dici) lo comin-<br />

cerò dopo il riposo delle vacanze, verso ottobre. Frattanto, nel<br />

tempo che mi avanza, mi vado preparando il materiale e ordinando<br />

le idee. Lo scriverò, a Dio piacendo, indipendentemente dalla sorte<br />

di questo secondo, giacché mi bisogna per la scuola. Ed eccomi dac-<br />

capo con l'acqua alla gola. Questo è il mio destino: lavorare in-<br />

calzato. E se incalzato non sono, non cavo un ragno dal buco.<br />

Son già pronti i fascicoli XXI e XXII. Col fascicolo XXIII<br />

comincia l'ultimo capitolo, che dà la soluzione del problema. Finirà<br />

col fascicolo XXVIIII .<br />

Domenica qui ci sarà l'inaugurazione del monumento ai ca-<br />

duti, con la presenza del Duca di Pistoia. Io farò la benedizione.<br />

Ho assistito agli esami di teologia dommatica. Si studia il<br />

Tanquerey, libro diffusissimo, poco profondo, molto antiquato. Ne-<br />

gli esami ho provato torture di pensiero indicibili. Lo staticismo in<br />

filosofia si ripercuote in tutte le nostre discipline. Né c'è speran-<br />

za, almeno prossima, di rinnovamento; giacché i nostri professori<br />

rifuggono da ogni concetto di rinnovamento centrale, e accettano<br />

solo il rinnovamento che chiamerei periferico. Voglio dire: la meta-<br />

fisica dev'esser quella e non altra; per la parte scientifica accolgo-<br />

no quanto è progresso. Presso a poco così fu formulato il voto fi-<br />

nale del congresso tomistico di Roma. Sicché, mentre la pura filo-<br />

sofia resta quale fu 7 secoli fa, la parte scientifica a volte segue<br />

le troppo nuove ipotesi. E il contrasto è grande. Io vado cercando<br />

se si trova altro libro per la teologia dommatica, che sia meno antico<br />

e più teologico. Ne conosci tu? Sto bene. Penso a te sempre con<br />

un senso arcano di dolore. Oh caro fratello! ... Ma il buon Dio ti<br />

darà certo il suo conforto e le sue gioie. Prega per me, come io<br />

faccio per te sempre. Tuo<br />

f Mario


London, 7 gennaio 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

ho finito di leggere o meglio studiare il tuo lavoro e ti scrivo<br />

le mie impressioni e osservazioni, come mi vengono, senza ordine<br />

prestabilito: voglio fissarle subito perché non si perdano.<br />

Il lavoro è convincente e raggiunge completamente lo scopo:<br />

taglio, metodo, chiarezza e calore, tutto vi contribuisce. Per il pub-<br />

blico in genere, è assai più rispondente questo tipo, che non il tuo<br />

volume sulla conoscenza, che era un quid medio tra il libro per lo<br />

scolaro e quello per l'insegnante *. Questo è un libro per lo stu-<br />

dioso sia un filosofo sia un lettore comune: ed è ciò un pregio<br />

notevole.<br />

Ciò posto vengo prima alle impressioni e poi alle osservazio-<br />

ni particolari.<br />

Impvessioni. 1) I1 taglio del lavoro ti porta a ripete= troppo<br />

spesso alcune frasi basilari come unità-molteplicità, ovvero facoltà<br />

separate, ecc. che possono fare l'effetto di voler tenersi alle for-<br />

mule per tenersi saldo, e per dar colorito a un ragionamento po-<br />

vero - non è così, ma è solo un'impressione: perché,questo usa<br />

proprio chi ha poche ragioni, e gira attorno ad alcune frasi fatte.<br />

Togliendo certe ripetizioni - e si può fare facilmente ometten-<br />

do delle non complete sintesi storiche, ovvero certe insistenze di-<br />

dattiche - come se si avessero avanti degli alunni - si toglie una<br />

* Le lettera del 1926 sono in prevalenza scritte su fogli bianchi. Si segnalano<br />

solo i casi diversi.<br />

LETTERA 70. 1. Questa lettera è stata gentilmente fornita da Salvatore Latora.<br />

La lettera era conservata da mons. Gioacchino Federico, attualmente parroco<br />

délla Chiesa madre di Gela. Mons. Federico è stato discepolo di mons. Mario<br />

Stuno, da cui ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale. Fu rettore del Seminario di<br />

Piazza Armerina. I1 vescovo Stuno lo ebbe tra i suoi collaboratori più stretti.<br />

2. Si riferisce molto probabilmente al volume del fratello Mario, Il problema<br />

della conoscenza. Laioni di filosofia per i licei secondo i nuovi programmi.<br />

Mario deve aver inviato a Luigi il manoscritto della sua nuova opera Il neo-sintetismo<br />

come contributo alla soluzione del problema della conoscenza, Vecchi e C.<br />

=tori, Trani <strong>1928</strong>, al quale fece le osservazioni che qui si leggono.


132<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

causa di pesantezza, e fa acquistare più interesse alla stessa trat-<br />

tazione.<br />

2) La parola mono-intuizionismo mi lascia perplesso: tu hai<br />

bisogno di spiegare che sorta di monismo sia il tuo; è oramai nel-<br />

l'accezione pubblica un significato scientifico e ultra filosofico del-<br />

la parola monismo, che non è il tuo: - tu puoi credere che entri<br />

nel significato filosofico il tuo specifico che riguarda la gnoseolo-<br />

gia, sol per indicare un principio uno? Inoltre mono-intuizionismo<br />

uniti insieme significherebbe unico intuizionismo, la parola mono<br />

specifica la seguente: - ora il tuo concetto si è di unica conoscenza<br />

prodotta o derivata dall'intuizione: e allora io preferirei Intuizio-<br />

nismo - senza il mono o Intuizionismo conoscitivo, owero Noo-<br />

intuizionismo, dove la parola Noo verrebbe dal greco conoscere.<br />

A te il decidere. Ma io non insisterei sulla parola monismo, a cui<br />

tu dai un significato limitato e non usato; perché lJismo indica un<br />

sistema di unico principio.<br />

3) Qua e là tu parli e insisti opportunamente sulla distinzio-<br />

ne tra filosofia perenne o del buon senso e sistemi filosofici: e sta<br />

bene; - ma perché il tuo riesce infine ad essere una sistemazione,<br />

io non direi (come più volte accenni) che la tua è una posizione<br />

definitiva. Nella tua difesa o nei tuoi attacchi, la tua teoria è pre-<br />

sentata come superamento del passato (ed è posizione giusta) ma<br />

altre volte come filosofia del buon senso (e può essere giudicata<br />

come posizione equivoca o presuntuosa). Io credo che quando de-<br />

molisci il passato fai della filosofia del buon senso; e quando co-<br />

struisci fai del sistema, che è un superamento. Bastano pochi ri-<br />

tocchi a dare questa impressione, specialmente qualche taglio a cer-<br />

te insistenze sull'argomento. Dico che è il tuo un sistema e un su-<br />

peramento non perché non lo creda una vera soluzione; ma perché<br />

è una soluzione che si presenta la prima volta, e perché può essere<br />

accusata di semplicismo. Dico può essere accusata, non dico che<br />

l'accusa abbia consistenza. Si tratta di impressioni che potrà avere<br />

il lettore comune. Egli può dire che ridurre il fatto conosciti90<br />

alla equazione di un atto umano (sensitivo-intellettivo) può essere<br />

una petizione di principio. È lo stesso che dire che la vita è il prin-<br />

cipio o l'atto dell'essere vivente. Così non avremmo, come non<br />

abbiamo, la spiegazione della vita. Sotto un certo aspetto l'atto co-<br />

noscitivo ha lo stesso mistero dell'atto vitale. Questa mia osser-


ANNO 1926 133<br />

vazione non toglie nulla del senso di sicurezza che dà la tua solu-<br />

zione. Solo tende ad inquadrarla nella sua più esatta cornice.<br />

4) Altra impressione: - tu spesso rifai delle sintesi storiche,<br />

per vedere quali gli elementi di progresso o di regresso: io trovo<br />

che più che sintesi storiche sono sintesi ideologico-sistematiche,<br />

di alcuni autori fondamentali (tra i quali non è certo Zamboni):<br />

quindi non le chiamerei sintesi storiche che mi sembra troppo pre-<br />

tenzioso: - e neppure insisterei se nella storia della filosofia tal<br />

ideologia o sistemazioni si possono chiamare progresso o regresso<br />

dal punto di vista storico: mentre mi limiterei all'analisi di quel<br />

che tu reputi che sia accettevole o da respingere, come fai nel-<br />

la [...l 3.<br />

5) Nella parte esemplificativa usi spesso accennare all'e cate-<br />

gorie della fisica aristotelica di inorganici, vegetali, animali, uo-<br />

mini (o i loro astratti). Ora questa distinzione, come categorie esi-<br />

stenti in re, come meri segni, o principii di individuazione soffro-<br />

no molti dubbi nella scienza moderna. Quello che noi chiamiamo<br />

individuo può rappresentare una federazione o cooperativa di indi-<br />

vidui: la cellula ha la sua vita e il suo ciclo; molti animali e vege-<br />

tali vivono dentro gli animali più grandi e complessi una vita ci-<br />

clica o autonoma (la teoria di Leibniz merita di essere ristudiata).<br />

Noi viviamo nel complesso della terra e non sappiamo quanto<br />

contribuiamo a farne durare la vita, e non sappiamo quale vita<br />

essa viva. Non possiamo assolutamente escludere certe sensitività<br />

a individui chiamati da noi vegetali: e non sappiamo se nei mi-<br />

nerali vi sia un processo vitale e quale. Tutto ciò io ti scrivo, da<br />

orecchiante in materia, per concludere che le categorie aristoteliche<br />

furono, come tu ben dici di altre, sistemazioni, approssimazioni,<br />

sintesi mentali; che hanno elementi notevoli, ma non definitivi, nel<br />

reale. È bene evitare quindi che tu al riguardo accetti completa-<br />

mente C ... l sistema.<br />

10 gennaio 1926<br />

Ripiglio la penna, e proseguo nelle mie impressioni. Torno a<br />

insistere sul punto 5): la teoria di Einstein in fisica si va facendo<br />

3. I puntini in parentesi quadre segnalano qui e di seguito le parole mancanti<br />

per il taglio delle fotocopie.


134<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

strada: si tratta in sostanza di relatività nel mondo fisico, che<br />

dimostrano che non vi sono leggi assolute ma approssimative, e<br />

che la manifestazione fisica non esce dal fenomenico, e che noi la<br />

sostanza fisica non la conosciamo; e che infine ogni fisica postala<br />

la metafisica: gli einsteiniani sono in sostanza dei metafisici o ten-<br />

dono alla metafisica. I1 positivismo fisico viene così superato. Una<br />

recentissima pubblicazione inglese (del 1925) ha raccolto quel che<br />

di più recente vi è sulle tendenze naturali: ogni capitolo è fatto<br />

da uno specialista. I1 titolo è « Evolution in the Light of Modern<br />

Knowledge. A Collective Work », cioè « l'evoluzione al lume del-<br />

la scienza moderna - opera in collaborazione ». Se hai modo di<br />

fartelo leggere te lo manderò. Forse sul riguardo ti gioverà il libro<br />

di Meyerson, se ti è arrivato.<br />

La mia idea si è che la distinzione fondamentale di inorgani-<br />

cità e organicità, di sensitività e razionalità è una distinzione rea-<br />

le, ma non è individualmente assoluta e pura; che vi è la scala de-<br />

gli esseri, ma non è divisa da abissi; che gran parte di tali cono-<br />

scenze sono [...l.<br />

Infine che la nostra conoscenza è relativa a noi, e quindi co-<br />

glie quella parte che a noi si riferisce.<br />

6) Ed entro così nell'altra mia impressione. Tu accenni be-<br />

ne alla relatività della conoscenza umana e alla sua verità in rap-<br />

porto a noi: ma questo punto non mi sembra svolto a fondo, come<br />

merita: il che darebbe al tuo lavoro un altro aspetto interessantis-<br />

simo.<br />

7) 'Due o tre volte accenni alla conoscenza dell'anima e di<br />

Dio, come impliciti nelle intuizioni e quindi come derivati da essa<br />

(per quanto in un punto sembra che così neghi). Inoltre accenni,<br />

per la conoscenza di Dio, alla prova di causaiità. Perché non vi<br />

possano essere ombre al riguardo credo che queste questioni do-<br />

vrebbero essere non accennate, ma svolte più largamente e di pro-<br />

posito. Sul riguardo ti manifesto qualche mio dubbio o veduta<br />

diversa. Per l'anima possono trovarsi nella intuizione gli elementi<br />

della sua esistenza, ma possono trovarsi gli elementi della sua esi-<br />

stenza sostanziale? può darsi che essa non è materiale, in quanto<br />

fa dei ragionamenti ed ha l'idea dell'universale, ma non può affer-<br />

marsi la sua spiritualità tranne che come una negazione; può così<br />

derivare che è immortale? è una conseguenza che è nella premessa


ANNO 1926 135<br />

(da te poste: intuizione) ovvero è dato perché manifestato da una<br />

rivelazione primordiale (tradizionalismo)? Se così fosse non tutta<br />

la conoscenza umana verrebbe dall'intuizione; ma [ ... 1.<br />

Passiamo d'idea di Dio. L'intuizione della esistenza del sog-<br />

getto e dell'oggetto ci dà elementi per indicarne la finitezza; il<br />

cambiamento, la contingenza: ciò può portare a postulare, in via<br />

deduttiva, la necessità della esistenza di un assoluto: ma non ci<br />

porta per ciò alla conoscenza di un Dio personale, spirituale fuori<br />

del contingente: può portace al monoteismo o al politeismo o al<br />

panteismo: come è storicamente così è logicamente. E allora torna<br />

il problema: posta la conoscenza per intuizione solo dell'esistenza<br />

dell'assoluto e della sua conoscenza in forma negativa (non in quan-<br />

to contingente né fenomenico) si può arrivare alla sua conoscenza<br />

dedotta e positivamente chiarita? o ciò procede da una rivelazio-<br />

ne primitiva (tradizionalismo) ?<br />

Si insiste sulla prova aristotelica del moto e del primo mo-<br />

bile non mosso: ora ciò dipendeva dal sistema astronomico o co-<br />

srnico di Aristotele, che non regge più: inoltre Aristotele ammet-<br />

teva l'infinità della materia: non ha l'idea della creazione. Quando<br />

si parla di causa prima e di cause seconde, si suole fare una confu-<br />

sione tra la natura delle cause: non c'è identità, né proporzione<br />

tra l'una e l'altra causa: si deve invece parlare di atto creativo:<br />

ora io domando, l'intuizione dà gli elementi dai quali si può de-<br />

durre l'atto creativo, che impropriamente si dice atto di causa pri-<br />

ma, o mosso da un primo motore immobile come se tutto fosse<br />

sul medesimo livello. [ . . . l.<br />

E non si tratta qui di conoscenza analogica? di deduzione an-<br />

tropomorfica? E se è una deduzione logica, cioè una costruzione<br />

intellettiva, un superamento della intuizione, non resta campata<br />

in aria?<br />

Più forza, secondo me, ha la prova della esistenza di Dio dal-<br />

la postulazione della esigenza dell'anima (tendenza di S. Agostino,<br />

S. Anselmo, S. Bonaventura - negate da S. Tomaso): questa postu-<br />

lazione è un vero elemento di intuizione e la deduzione è inclusa<br />

in detti elementi.<br />

Sul riguardo Gilson col Le Thomisme ha <strong>pag</strong>ine interessan-<br />

tissime (Lo conosci tu questo lavoro? e quello su S. Bonaven-<br />

tura e l'altro su S. Agostino in S. Tomaso?), Paris, Libraire p]+-


136<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

losophique J. Vrin. 6 place de la Sorbonne (V). Quando avrò<br />

tempo leggerò per intero i tre volumi. Mi rifaccio cosi una visione<br />

più esatta e completa della scolastica.<br />

Ti ho affacciato questi dubbi, perché, credo saranno le difficoltà<br />

che ti affacce~anno contro il tuo sistema.<br />

8) A proposito del Gilson - egli afferma che S. Tomaso<br />

non si preoccupò molto del problema della conoscenza, egli non fu<br />

un criticista, e pose punto di partenza l'essere: solo fissò un punto<br />

fermo nella conoscenza, la necessaria origine dalla percezione sensitiva<br />

(p. 38).<br />

E aggiunge che S. Tomaso rigetta l'argomento di S. Anselmo<br />

sulla esistenza di Dio e limita o corregge le vedute di S. Agostino<br />

e dei suoi seguaci, proprio per la ragione che ogni conoscenza deve<br />

partire dai sensi. Ora ti segnalo ciò a due scopi: primo che mi sembra<br />

un po' fuori posto o almeno non molto intonato al ~ p del o<br />

libro l'accenno a Olgiati con il ricordo di Munchausen (che io leverei<br />

del tutto) <strong>pag</strong>. 26: io invece mi limiterei, come fai, a far<br />

notare che il problema criticista, come tale, non era posto nel<br />

Medio Evo e che invece è posto e non risoluto oggi. Quindi la<br />

necessità oggi, ma non ieri, di rifarci alla base, non solo come metodo<br />

didattico, ma come fondamento filosofico, al problema gnoseologico<br />

(problema perciò relativo al tempo e non assoluto).<br />

Secondo perché così cercherai di evitare l'insistenza (si tratta<br />

di eccesso di ripetizioni) con la quale porti alcuni passi di S. Tomaso<br />

alla tua tesi: in sostanza S. Tomaso non avea altro scopo che<br />

di dare la razionalità al conoscere umano attraverso [...l.<br />

Passo alle osservazioni particolari (se ricordo qualche altra<br />

impressione, la segnerò dopo) :<br />

a) Cap. 2", § 1 (p. 7) « Quel che deve essere, l'assoluto,<br />

10 riguarda la conoscenza filosofica ». Si può dire con esattezza<br />

« l'assoluto »? A me sembra di no: tu stesso dici che la conoscenza<br />

è relativa; io aggiungo che anche l'ente è relativo: e di assoluto<br />

non c'è che Dio (Altre volte si usa la parola assoluto nel<br />

senso su espresso).<br />

b) A proposito del canone gnoseologico, come metodo va bene:<br />

ma poiché da principio per confutare altre asserzioni ti richiami<br />

qua e là al Canone gnoseologico (che poi è dimostrato nel-


ANNO I926 137<br />

l'ultima parte) cosi si osserva qualche elemento di incertezza meto-<br />

dica. Questo specialmente si dice dal § 3", Cap. 2" (p. 18).<br />

C) Tutto per la conoscenza, intendi tutto per mezzo della co-<br />

noscenza - cioè il conoscere è ottenuto per mezzo dell'atto del co-<br />

noscere: la formula, cosi, sembrerebbe una petizione di principio.<br />

d) Cap. 2", § 3" (p. 15)


138<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

politica fuori posto. Dico politica per la riforma scolastica, cosa che<br />

a te non viene in mente, ma ad altri sì.<br />

o) Cap. 5, § 1, 3) (p. 69). « ... che sono d'ordine superiore<br />

ed hanno una pi2 assoluta universalità ». Non intendo il più as-<br />

soluta, perché il meno assoluta sarebbe ... relativo. Più giù (p. 70)<br />

vi è anche il più assolutamente puro. È troppo.<br />

p) Idem, idem (testo di S. Tomaso). Tolto il « per utrum-<br />

que » è negato l'intellettualismo: ma poiché c'è il per utrumque<br />

è ammesso l'intellettualismo. Non hai l'aria di stiracchiare un te-<br />

sto, mutilandolo? Io direi che è intravista la vera teoria, ma non<br />

affermata completamente perché legata al sistema (così anche a<br />

<strong>pag</strong>. 173 cap. 8, § 5).<br />

q) Cap. 5", § 2, n. 1 e 2). Questo numero, per quel che è<br />

detto nelle impressioni 4) e perché poi sei costretto a ripetere quel-<br />

lo stesso che qui affermi, forse potrebbe togliersi.<br />

r) Cap. 5", § 5, n. 4 (p. 91) « solo esiste l'oggetto che è sem-<br />

pre un minerale o un vegetale o un animale o un razionale ». Vale<br />

quel che si è detto alle impressioni 5) ma qui è messo in forma<br />

troppo recisa.<br />

s) Cap. 5, S 5, n. 4, d) (p. 92). « Lo spirito ... non fa atti<br />

indipendentemente dal corpo ». È esatto, però è meglio chiarirlo<br />

di più, perché l'astrazione, il ragionamento, le deduzioni sono atti<br />

spirituali e in quanto li fa si può dire che secundum quid non di-<br />

pendono dal corpo (ciò non dico io ma potrebbero dire i tuoi op-<br />

positori).<br />

t) Idem, n. 4, e) (p. 95). « Se la sensazione ecc. - l'una sa-<br />

rebbe una specie di materia prima ecc. ». L'esempio non calza, e<br />

per i non scolastici sarebbe un'oscurità che si può togliere.<br />

U) Idem, idem. L'esempio del contadino e dell'orologio sem-<br />

bra non vero: perché il contadino, per quanto isolato vive nel suo<br />

tempo, e quindi ha qualche idea di oggetti meccanici. Io lo to-<br />

glierei.<br />

v) Cap. Q, S 1 (p. 102). « ... alla circolarità della filosofia D.<br />

Toglierei questa frase - altrove tu esplichi il concetto, come di co-<br />

sa particolare della filosofia. Ogni trattazione sistematica di qual-<br />

siasi scienza e di qualsiasi materia porta al presupposto di vari ele-<br />

menti che poi si spiegano in seguito. E non è cosi anche la vita?


ANNO 1926 139<br />

Tu dai qui l'impressione come di una specialità che non è. Lo stes-<br />

so vale per le prime battute del cap. i" (p. 129).<br />

W) Cap. 6, § 2, a) (p. 103). « I1 categorizzamento »: mi pare<br />

più esatto « la categorizzazione ». Vedi che sono pedante! La « ti-<br />

pizzazione » non si usa: « la formazione dei tipi » (!).<br />

X) Cap. 6", § 3, b) (p. 113). « L'universale ante res. S'indi-<br />

vidua ... per creazione ». Ora l'individuo contingente dipende dalle<br />

cause seconde e l'individuazione awiene per esse, cioè per pro-<br />

cesso. La creazione si riferisce non a tutti gli individui, perciò non<br />

al principio di individualizzazione, ma alle forze primigenie.<br />

y) Id., 5 4, b) (p. 117). Non direi che la teoria rosminiana<br />

fu un regresso: tentò di portare Kant sulla strada del realismo,<br />

e gli scolastici su quella del sentire moderno. Un nobile tentativo<br />

tosto superato. Evita affermazioni recise e inutili.<br />

z) Id., 5 4, d) (p. 125). « Le essenze non son conosciute ...<br />

il che significa per gli accidenti ». La parola accidenti non è esatta<br />

fisicamente e si direbbe meglio fenomeni, e neppure filosoficamen-<br />

te, che si dovrebbe dire attività. Comunque, si può .evitare.<br />

aa) Idem (p. 127). « Ricordiamo il passo di S. Tomaso ... D<br />

mi pare un insistere troppo: gli scolastici te ne potranno citare<br />

contro molti altri passi. Basta aver messo in luce (e lo hai fatto)<br />

che S. Tomaso intravide una soluzione migliore che non l'aristote-<br />

lica.<br />

bb) Cap. 7", § 2 (p. 129). Processo storico ecc. (vale quello<br />

detto avanti). Eviterei del resto le parole evoluzione e involuzio-<br />

ne. Ognuno la chiamerà col nome che crede, secondo le proprie<br />

teorie.<br />

cc) Id., (p. 13 1). « È uomo perché pensa ». Direi è uomo<br />

(cioè composto) perché sente-pensando e pensa-sentendo. Ma del<br />

resto ometterei ciò.<br />

dd) Id., § 3 (p. 132). « Che certamente ai bruti mancano<br />

(i concetti) ». È vero, ma è ancora da dimostrare.<br />

ee) Id., § 4, (p. 133). « Una serva... ecc. ». I1 racconto del<br />

Martinengo: lo leverei: oggi non c'è ragazzo che non ha visto i<br />

cani o i leoni o le pulci ammaestrate; e il racconto con tanta insi-<br />

stenza sembra ingenuo.<br />

ff) Cap. 8, § 3 (p. 165) fine. La battuta finale, ove parli


140<br />

LUIGI E MARIO, STURZO - CARTEGGIO<br />

di amici e avversari di vita presente ed eterna la leverei: è uno<br />

spunto polemico fuori posto e fuori tono.<br />

gg) Cap. 8", § 4 (p. 167). Kant è per lo meno ingenuo non<br />

lo direi - offende troppe orecchie ed è inutile. Idem (p. 168).<br />

« Non abbiamo la pretesa di K. di mettere le brache al mondo D.<br />

hh) Idem, idem. Qui parli della causa prima. Vale l'impres-<br />

sione n. 7.<br />

kk) Idem, idem. « Né dommatici nel condannare in loro ciò<br />

che non entra nel quadro del nostro sistema D. La frase ti si può<br />

rivolgere da tutti quelli che hai criticato: e così cade anche ogni<br />

sistemazione. È per lo meno superflua - e del resto fuori tono.<br />

11) Id., S 5 (p. 169). « La positività è segno di progresso P.<br />

È vero: ma non in senso assoluto. Qui, al primo posto del para-<br />

grafo suona un troppo.<br />

mm) Id., id., (p. 170). Eviterei il pugno del predicatore. Mi<br />

sembra tutto più bello e più convincente se rimani nello stato sem-<br />

plice e piano di tutto il lavoro.<br />

nn) Id., § 5 (p. 172). L'affermazione che nell'uomo non ci<br />

sia animalità è un equivoco. Animalità viene da anima; ed ha il<br />

significato di sensitività e di vitalità insieme. Tutta la vita, biolo-<br />

gicamente presa, tutta la parte strettamente fisiologica è uguale<br />

a quelle delle categonie dei bruti similari (mammiferi). La frase<br />

non è esatta e dà luogo a controversie e qui è superflua.<br />

oo) Idem (pp. 174-175). Queste due <strong>pag</strong>ine mi sembrano<br />

un po' affrettate e sommarie; le difficoltà si accumulano e si evi-<br />

tano in modo da lasciare perplessi: si direbbe che c'è in fondo un<br />

dubbio, che non c'è. Sembra una difesa eccessiva dove non è tale.<br />

O semplicizzare o evitare. Bastano (credo) piccoli ritocchi di for-<br />

ma. Perché, per esempio, accennare ad un argomento a priori, e<br />

dirlo tale, mentre svolto avrebbe una portata di maggiore impor-<br />

tanza? E così del resto.<br />

pp) Idem, idem (p. 175). La materia per sé è inintelligibile,<br />

né essa nella sostanza diviene intelligibile: invece sono intelligibili<br />

i fenomeni, gli atti, le forze della materia. Credo che questo punto<br />

dovrebbe essere illustrato.<br />

qq) Id., id. (p. 176). « Questo è un punto di altissima im-<br />

portanza e merita di essere studiato ecc. ». Lo toglierei. Sa di cat-<br />

tedra.


ANNO 1926 141<br />

rr) Id., id. (p. 184). La parte morale mi piace assai: mi sem-<br />

bra poco svolta in proporzione. Ma sta bene. Ho solo la difficoltà<br />

se è da chiamarsi il dovere sintesi-perentoria. Quel « perentoria »<br />

non mi piace. Ci penserò su.<br />

SS) Cap. 8", § 7. « Non tutto dall'intuizione perché ci sono<br />

esseri cui l'intuizione non attinge, come l'anima e Dio ». O dice<br />

poco (essendovi anche l'universale) o dice troppo (perché Dio e<br />

l'anima sono attinti non nella loro essenza ma solo nella loro esi-<br />

stenza). Del resto vale il detto al n. 7.<br />

E £o punto. Ripensandoci, non mi sembra che vi sia altro da<br />

osservare.<br />

Circa 19 <strong>pag</strong>ine fitte di critica, ti può sembraae che il lavoro<br />

non mi sia piaciuto. No, no: il lavoro è riuscitissiho sotto tutti gli<br />

aspetti, è importantissimo. Ho abbondato in osservazioni perché<br />

tu possa notare quale potrebbe essere la critica di una parte di<br />

lettori anche benevoli: e perché - se lo credi - possa tu evitare<br />

alcune impressioni e migliorare alcune parti.<br />

Io trattengo il manoscritto e lo manderò d'editore appena<br />

tu - dopo letta questa mia - vedi se è il caso di mutare o man-<br />

tenere il titolo, e se è il caso di fare i ritocchi ora o sulle bozze.<br />

Però tu sai che certi editori si fanno <strong>pag</strong>are le <strong>pag</strong>ine rifatte.<br />

Attendo perciò una tua risposta.<br />

Oggi è l'anniversario della morte della nostra buona Mam-<br />

ma. Ho celebrato per Lei e lavorando tutto il giorno sul tuo lavoro,<br />

ho pensato a ~ ei, che ho unito alla tua cara imagine.<br />

Ho sul tavolo l'ultima tua fotografia (credo fatta da M. Vaccaro),<br />

non mi piace e ne desidero un'altra migliore. Me la manderai<br />

in compenso di questa lunghissima e affettuosissima lettera.<br />

Scrivendo di filosofia ti ho sentito più vicino, e quasi a discutere<br />

con me passeggiando per la stanza.<br />

Un abbraccio. Tuo<br />

Luigi


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

London, 13 marzo 1926<br />

(Rirp. alla lett. del 6-3)<br />

Carissimo fratello,<br />

scrivo subito a De Ruggiero. Mi fa meraviglia che non ti ab-<br />

bia ancora scritto.<br />

I1 mio pensiero è di andare a Parigi 1'8 di aprile e starvi<br />

fino al 20 o anche fino al 25, secondo la possibilità di altri impe-<br />

gni. Tu dovresti venire in quel periodo. Mi vuoi dare meno di<br />

dieci-quindici giorni? Sarebbe un peccato, dopo sì lungo viaggio.<br />

Desidero sapere se vieni accom<strong>pag</strong>nato (come io credo) con qual-<br />

cuno che sa il francese (come Velardita) ovvero con Mons. Fonda-<br />

caro. E inoltre dimmi se vuoi stare in una casa religiosa, owero<br />

con me e Nelina in una pensione o albergo. Stando in albergo bi-<br />

sogna andare a mangiare in una trattoria. Spiegami tutto per po-<br />

termi regolare. Non vedo l'ora che ciò si realizzi: è una vera grazia<br />

del Signore. Ho tanto bisogno dei tuoi consigli e suggerimenti.<br />

Sai nulla chi sarà il Vescovo di Caltagirone? Ho scritto una<br />

lettera a Mons. De Bono l.<br />

Dammi notizie continue dei tuoi occhi; mi bastano delle car-<br />

toline brevi brevi, ma spesso.<br />

Filosofia e Teologia. Sono d'accordo con te, ma non intie-<br />

ramente. Anzitutto io credo che sia quasi impossibile che la filo-<br />

sofia si mantenga immune da errori se non è aiutata dalla teologia:<br />

non nego che la ragione possa arrivare a conoscere la verità filo-<br />

sofica; nego che di fatto la verità filosoficamente conosciuta possa<br />

essere intiera e immune da errori. Quindi ammetto la funzione<br />

tradizionalista della rivelazione sulla filosofia. Tu credo che sei<br />

d'accordo con me su questo. È questo un punto a cui tu non ti<br />

riferisci nella tua lettera.<br />

Altro punto è quello della prova filosofica intorno ad alcune<br />

verità razionali, che la rivelazione conferma e illumina: - esistenza<br />

LETTERA<br />

71. 1. Mons. Pio Damaso De Bono successe al vescovo Saverio Ger-<br />

bino nel 1898 alla guida della diocesi di Caltagirone. Prelato di alta pietà, appoggiò<br />

coz~ discrezione l'iniziale azione sociale di Luigi Stuno. Leone XIII condivise tale<br />

atteggiamento e tramite il card. Rampolla, Segretario di Stato, gli fece pervenire una<br />

lettera in cui si affermava che «la democrazia sarà cristiana o non sarà ». Cfr. M.<br />

PENNISI, Fede e impegno politico in Luigi Sturzo, Città Nuova Editrice, Roma<br />

1982, p. 349.


ANNO 1926 143<br />

di Dio - contingenza e creazione del mondo - immortalità dell'ani-<br />

ma - giustizia di Dio - e simili. Se la filosofia arrivasse a dimo-<br />

strare l'idealismo o il panteismo (quello che si dice monismo di<br />

fronte al dualismo), non ci sarebbe più luogo per la religione rive-<br />

lata; tranne che come una funzione dello spirito, pari all'estetica<br />

o all'etica subiettiva. Ma queste verità includono anche dei mi-<br />

steri: la creazione si deduce ma non si spiega, così la infinità di<br />

Dio o la spiritualità dell'anima e la sua immortalità; e quindi dove,<br />

come, perché, a quale fine possa vivere. Teologia e iilosofia sono<br />

interessate a spiegare questi problemi, dai loro punti di vista.<br />

Ancora un passo: la così detta esclusione dell'assurdo nel mi-<br />

stero è un motivo polemico, ma non è privo di raziocinalità: è uno<br />

stadio dell'animo. Prendi la esistenza del miracolo: fatto inspie-<br />

gabile; la tendenza umana è incline a rendersene conto: non po-<br />

tendo spiegare le cause, cerca di eliminare le contraddizioni.<br />

L'eccesso al quale arrivarono gli scolastici fu un portato del<br />

tempo, raziocinante per deduzioni: per cui arrivarono a immobi-<br />

lizzare le loro conoscenze cosmiche e naturalistiche, per spiegare<br />

in certo modo i misteri più alti, o meglio per dedurne la non con-<br />

traddizione. Ma quell'eccesso di razionalismo scolastico, credo, sto-<br />

ricamente servì a precisare i termini della rivelazione e la esattezza<br />

delle formule del mistero, come a noi dato di conoscerlo. Funzione<br />

storica, con tutte le sue manchevolezze ed esagerazioni; non fun-<br />

zione teologica o filosofica nel senso vero della parola. Tanto è vero<br />

che nel periodo della Riforma, quando la discussione verteva sui<br />

testi biblici, l'orientamento teologico diviene più esegetico e sto-<br />

rico e meno scolastico. Oggi sui due sistemi si costituiscono le<br />

moderne istituzioni teologiche; ma dovrebbe avere prevalenza il<br />

metodo storico e la interpretazione biblica; e la parte filosofico-<br />

scolastica, da servire solo come terminologia e precisazione formu-<br />

listica; senza la pretesa di spiegare il mistero (del resto non l'ha<br />

mai avuta) e di darne diciamo così i contorni di quel che è infinito.<br />

Una questione di metodo: ma la separazione è impossibile.<br />

L'hanno tentata i protestanti, rimanendo sul semplice terreno sto-<br />

rico e biblico: ma le loro teologie (a quel che mi dicono) sono<br />

una confusione nei termini e nella precisazione tzegativa di quel<br />

che è l'oggetto della rivelazione: come per esempio la questione<br />

delia personalità in Gesù Cristo.


1.14<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Sono d'accordo con te sulle questioni di essenza, sostanza e<br />

accidenti. Vedo che il foglio è terminato.<br />

Sto bene. Un abbraccio affettuoso .<br />

Luigi<br />

Paris, 28 maggio 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

al momento di partire dalia Francia, ti mandiamo i nostri<br />

più affettuosi saluti. Stasera, a Dio piacendo, saremo a Londra.<br />

Là spero trovare tue lettere. Spero che il Signore mi assista<br />

nelie prossime decisioni, che non so quali saranno. Prega per me.<br />

Stiamo bene.<br />

Qui non ho trovato l'opuscolo del Pinard sulle esperienze re-<br />

ligiose. Neppure il Bibliotecario di questo istituto cattolico ne sa-<br />

peva qualche cosa. Se hai indicazioni più precise, mandamele.<br />

Ancora non ho combinato per la pubblicazione del tuo studio<br />

sulla Rivista f.ilosofica di qui. Attendo nsposta e ti scriverò.<br />

Dacci tue notizie.<br />

Un abbraccio affettuoso<br />

Luigi<br />

London, 1 giugno 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

dopo il 18 maggio ti ho scritto il 24 da Bruxelles, il 28 da<br />

Parigi e il 29 da Londra.<br />

Stiamo bene: Nelina è in un albergo vicino alla mia dimora<br />

(St. George's Hotel H. Bolton Gardens. S.W. 5) e a Londra sta<br />

meglio che a Parigi. L'aria è mite, benché spirino ancora venti<br />

un po' freddi. Umido caltagironese: in complesso benino.<br />

I1 Cardinale Bourne ' mi ha offerto il posto di cappeliano di<br />

LETTERA<br />

73. 1. Sui rapporti del card. Francis Bourne con Luigi Stuno cfr.<br />

G. DE ROSA, Sturzo, cit., pp. 257, 265, 270 e 434.


ANNO 1926 145<br />

certe suore in un quartiere periferico di Londra (Ceswick). Nella<br />

conversazione egli costatò che il mio inglese è ancora troppo h-<br />

certo, per potermi procurare un insegnamento. Io stesso, per que-<br />

sta ragione, l'ho dissuaso a cercare; rimandando ogni discussione<br />

all'anno venturo. Procurerò di imparare meglio l'inglese, cosa che<br />

non ho fatto fin qui. Riguardo la proposta di cappellano di suore,<br />

mi son riserbato di dare una risposta.<br />

Sono lieto che l'idea della Rivista filosofica vada avanti, e che<br />

De Ruggiero l'abbia accolta. Ne ho parlato con Crespi, che sarà<br />

contento collaborarvi, dando informazioni dell'ambiente inglese.<br />

Cercherò anche un inglese autentico. Sventuratamente il Prof. Tay-<br />

lor è morto di recente.<br />

Credo che sia meglio bimestrale per un regolare contatto con<br />

gli abbonati e lettori. Ma anche trimestrale può andare. I1 titolo?<br />

- Preferisco uno non significante, come Rivista di cultura filosofica<br />

oppure, per allacciarci a Vico: Scienza Nuova. Rivista filosofica -<br />

o simili 2.<br />

Occorre pure un ben chiaro contratto con un editore serio,<br />

si che si sappia prima della spesa, e del come distribuire il carico.<br />

Non conosco il Prof. Noel di Lovanio 3; ma mi informerò.<br />

Appena il Dr. Vittorio Alma ti scriverà dammi sue notizie,<br />

che m'interessano molto. Spero che non tarderanno.<br />

Sintetismo? La parola è generica; per diventare specifica do-<br />

vresti scrivere: Il Sintetismo della Conoscenza, o il Noo-sintetismo.<br />

Così mi piace assai di più di Noo-intuizionismo, o mono-intuizio-<br />

nismo.<br />

2. Luigi Sturzo si riferisce alla «Rivista di autoformazione » fondata dal<br />

fratello Mario nel mano 1927. La rivista bimestrale, che affrontava problemi di carattere<br />

gnoseologico, storiografico ed estetico, terminb le sue pubblicazioni nel dicembre<br />

1930. I1 richiamo del S. Uffizio con l'accusa di relativismo, in pratica di<br />

crocianesimo, costrinse il vescovo Mario Sturzo nell'aprile 1931 alla ritrattazione.<br />

La rivista ospitò di frequente articoli di Luigi Sturzo, firmati S. oppure S.S., articoli<br />

che evidenziavano oltre ad una solida cultura in campo teologico, una grande apertura<br />

alle diverse correnti della cultura europea. Cfr. F. BATTAGLIA, Croce e i fratelli<br />

Mario e Luigi Sturzo, Ravenna, 1973, pp. 22-23.<br />

3. Léon N&l (1878-1955) filosofo neo-scolastico, ha insegnato, oltre l'epistemologia<br />

anche la storia della filosofia moderna. Ha diretto i'Institut superieur de<br />

Philosophie di Lovanio, dopo la mone di mons. Deploige, che era a sua volta successo<br />

a mons. Mercier, fondatore deli'Istituto, allorché questi divenne arcivesce<br />

vo di Malines nel 1906. NGl, come presidente dell'Istituto, ha introdotto una<br />

serie di riforme di tale importanza che taluni lo hanno considerato come il secondo<br />

fondatore dell'Istituto.


146<br />

LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

Che notizie hai dell'editore? Te lo stamperà? e chi dei due?<br />

o forse pensi al terzo: Remo Sandron?<br />

Abbiti cura degli occhi: se non puoi, detta anche le lettere<br />

per me.<br />

Raccomandami al Signore. Grazie degli auguri pel 32.mo Sa-<br />

cerdotale.<br />

Saluto tutti. Un abbraccio, tuo<br />

Luigi<br />

London, 14 giugno 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

sabato ho ricevuto la tua cartolina dell'8. Aspetto la promessa<br />

lettera che fino a stasera non è arrivata. Spero domani. Comprendo<br />

che Fabius Cunctator vinse portando le cose alle lunghe. Può es-<br />

sere che ciò mi giovi: ma non si sa mai.<br />

Nelina è a 213 B Gloucester Terrace presso una famiglia<br />

amica. Fra giorni la raggiungerò: siamo troppo lontani. Tu però<br />

mi scriverai sempre al solito indirizzo, e se scrivi a Nelina (o in-<br />

dirizzi a Nelina) scriverai esattamente così: 213 B Gloucester Ter-<br />

race. W. 2. London. (Siccome vi sono varie Gloucester Terrace,<br />

non bisogna dimenticare il W.2).<br />

Sarà meglio non usare altri indirizzi per l'Inghilterra; mentre<br />

che per Francia 'sta bene quello che hai.<br />

Oggi siamo stati a vedere la località, dove è quel Convento<br />

di Monache, che vorrebbero avermi per la Messa e Benedizione.<br />

A Nelina sembra lontano e fuori mano; e un poco lo è. A me il<br />

posto sembra bellino; molto verde; parco e fiume vicino. Vedrò<br />

se possibile e te ne scriverò.<br />

Ho tra le mani l'ultimo lavoro di B. Varisco, Linee di filosofia<br />

critica '.<br />

Veramente il lavoro è compilato da Castelli, e Varisco ha dato<br />

la sua approvazione e il suo nome. È il suo ultimo pensiero. An-<br />

LETTERA 74. 1. Cfr. B. VARISCO, Linee di filosofia critica, a cura di E. Castelli,<br />

Signoreiii, Roma 1925.


ANNO 1926 147<br />

cora non posso farmene un concetto esatto. Spero di essere, nel<br />

mio giudizio, più fortunato, che non fui con Orestano!<br />

Riguardo la Rivista credo che De Ruggiero potrebbe darti linee<br />

più esatte di me. Certo si dovrebbe fare con una Casa Editrice<br />

che ha mezzi; si dovrebbe appaltare o cedere alla Casa la reclame;<br />

dare ad essa l'amministrazione, con un percentuale, e avere un<br />

preventivo sicuro, si da sapersi esattamente le spese. Poi costi-<br />

tuire una società per azioni proprietaria della Rivista; e <strong>pag</strong>are il<br />

deficit eventuale, con le azioni, ovvero dare un utile e fare un<br />

fondo con l'avanzo.<br />

Il punto di partenza è sapere il costo e trovare la Casa (o<br />

meglio viceversa).<br />

Accetto il Gnoseo-sintetismo anziché Sintetismo gnoseo-logi-<br />

co; perché quel logico dell'aggettivazione non mi va.<br />

Quando mi mandi il lavoro sulla Morale?<br />

Godo assai che stai meglio e che il viaggio, le fatiche e le<br />

funzioni non ti hanno stancato.<br />

Col 1 luglio saremo in Francia per i bagni: l'indirizzo sarà<br />

il seguente: Pension de Famille - Villa Yvette - 163 rue de Paris<br />

- Paris-Plage (Francia).<br />

Stiamo bene.<br />

Un abbraccio affettuosissimo<br />

Luigi<br />

London, 17 giugno 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

l'ultima tua arrivata a noi è la cartolina, alla quale ho risposto<br />

il 14 di questo mese. E poi nulla. Siamo in pensiero per questo<br />

tuo silenzio. Figurati, una sola cartolina in 21 giorni (dal 27<br />

maggio - quando poi sei andato a Caltagirone). E nessuna notizia<br />

ha Neliia da Caltagirone.<br />

Stiamo bene, e desiderosi di leggere tue notizie. Un abbraccio<br />

LETTERA 75. * Cartolina postale.<br />

Luigi


LUIGI E MARIO STURZO - CARTEGGIO<br />

London, 19 giugno 1926<br />

Carissimo fratello,<br />

come mi ha addolorato la notizia della morte di Mons. Gibi-<br />

lisco! Per te è una vera perdita. Ma ti aiuterà dal cielo, dove è<br />

andato a godere il premio delle sue virtù. Nelina si unisce con<br />

me nelle più vive condoglianze.<br />

Per potere stare insieme io e Nelina siamo in pensione presso<br />

una buona signora. Tu mi scriverai sempre al solito indirizzo e non<br />

ad altro.<br />

Correggo l'indirizzo di Pavis-plage che ti mandai nell'ultima<br />

mia (non era esatto). Eccolo: Pension de Famille, Ville Ma Yette,<br />

16 tue de Paris - Paris-plage (Francia).<br />

I1 lo luglio sera saremo là per tutto il mese. Nessuna notizia<br />

dell'amico di Roma, e forse è meglio. Ho mandato lo studio sulla<br />

guerra al Bollettino, che spero ritornerà presto a pubblicazione.<br />

Vorrei sull'argomento fare una pubblicazione speciale. Sto<br />

leggendo un interessante studio di Vanderpool sul pensiero sco-<br />

lastico riguardo la guerra '. Certo è il migliore e il più completo<br />

studio.<br />

Te ne scriverò. Dammi notizie di Vallecchi e di De Ruggiero,<br />

circa le cose che ti riguardano.<br />

Dopo domani, S. Luigi, saremo uniti nella preghiera. Ti uni-<br />

sco due parole per Mons. Fondacaro. Dammi notizie dei tuoi occhi.<br />

Non ho ancora conchiuso per l'articolo per la Rivista Francese.<br />

Un abbraccio affettuosissimo<br />

Luigi<br />

LETTERA<br />

76. 1. ALFRED MARIE VA~VERPOOL, Lu doctrine scolastique du<br />

droit de guerre, auec une biographie de l'auteur (E. Chénon), Paris, 1925; Le droit<br />

de guerre d'après les théologiens et les canonistes du moyen-age, Paris-Bruxelles,<br />

1911. In questa lettera sono i primi accenni al lavoro che SNZO pubblicherà nel<br />

<strong>1928</strong> su Lo Comunità internazionale e il diritto di guerra.


3. I1 padre, Felice Sturzo. 4. La madre, Caterina Boscarelli.<br />

5. La casa natz!e a Caltagirone.


6. La sorella Margherita.<br />

7. La sorella Rernigia, in religione suor<br />

Giuseppina.<br />

S. La sorella Emrnanuela, detta Selina, gemella 9. Mario Sturzo, ~escovo di Piazza Amerina.


10. Lo zio Emanuele Taranto.<br />

#<br />

11. hlons. Saverio Gerbino, i1 vescovo di<br />

Caltagirone che ordinò sacerdoti i due fratelli.<br />

&A.. C<br />

Palazzo Reburdone, dal 1886 seminario di Caltagirone.


PROCURA DEL RE<br />

L L<br />

CALTAGIRONE<br />

3 Informazioni alla Procura del Re di Catania su Mario Sturzo, 1903.


Div. ~ ab, 3. I 2G<br />

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15. Lettera di Mario Sturzo del 29 ottobre 1924.<br />

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16. Lettera di Mario Sturzo del 29 ottobre 1924 (verso).


17. Luigi Sturzo. Caricatura di G. Garzia.


18. Luigi Sturzo con gli universitari cattolici del «Cesare Balbo»,<br />

Torino 28 settembre 1924.<br />

19. i.!ons. Mario St~rzo<br />

ne!!a sua vi!la di<br />

Caltagirone, nei primi anni di episcopato.<br />

20. I1 vescovo Sturzo a passeggio I_ con mons.<br />

Vincenzo Fondacaro, suo vicario generale.


IL PROBLEMA<br />

DELLA TONOSCENZA<br />

21. Frontespizio della prima edizione di<br />

Il problema della conoscenza.<br />

8 ad 8 , +#::#, L,<br />

23. Cartolina illustrata di Luigi Sturzo del 21 luglio 1927.<br />

-.<br />


RIVISTA<br />

PUBBLJCAZIONE BIMESTRALE A CURA DEGLI<br />

STUDIOSI DELL'AUTOFORMAZIONE - PIAZU ARMERNA<br />

MARZO-APRILE 1921,<br />

24. Frontespizio del primo numero della «Rivista di<br />

Autoformazione ».<br />

COME CONTRIBUTO ALLA SOLUZIONE<br />

25. Frontespizio della prima edizione di<br />

IL xeo-sintetismo.


26. Luigi Sturzo a Grado il 25 luglio 1923.<br />

27. Luigi Sturzo con Alcide De Gasperi e Ca17azzon.i nel 1920.

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