gli zumbo e la loro casa di giuseppe agnello - Antonio Randazzo

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In tanta sequela di non liete vicende il palazzo andò soggetto a reiterati frazionamenti che, com'è agevole
supporre, ebbero gravissime ripercussioni, sopratutto nel suo ordinamento interno, nel quale venne meno
ogni carattere unitario. Ma la trasformazione più rovinosa, come appresso si vedrà, fu quella che colpì, verso
la metà del secolo scorso, il prospetto, nel quale si vollero sopprimere o mascherare, con cura purtroppo
minuziosa, tutte le caratteristiche medievali.
ARCHITETTURA
Non è facile precisare oggi i limiti e l'estensione dell'edificio quattrocentesco, perchè esso andò soggetto —
come si è visto attraverso l'esposizione documentaria — ad un progressivo ingrandimento dovuto alle diverse
iniziative degli eredi Zumbo e poi dei Platamone e dei Diamante. Si può dire che, alla fine del Settecento, il
palazzo estendevasi dall'attuale via dei Mergulesi sino all'inizio di via Mae Stranza. E' da escludere però che
gli edilizi incorporati nel nucleo primitivo del palazzo quattrocentesco abbiano seguito di questo l'andamento
architettonico. I nuovi acquisti erano stati effettuati a notevole distanza di tempo e non è da pensare che, in
pieno trionfo del barocco, si seguisse un indirizzo artistico in pieno contrasto col gusto imperante.
Una prova irrefutabile è data dalla speciale architettura di quel nucleo del palazzo — oggi distrutto — che si
svolgeva nell'angolo formato dalla via Maestranza e dall'attuale piazza Archimede. Giovanni Vermexio aveva
ivi eretto, nei primi del Seicento, un edilìzio barocco, di forme ancora molto severe e contenute, dove però
non esisteva più alcun richiamo all'architettura del nucleo primitivo.
E' assai probabile, quindi, che il palazzo quattrocentesco si sviluppasse, almeno dal lato prospettico, dentro i
limiti stessi in cui ci è apparso durante i lavori di scrostamento e di demolizione. Impossibile, invece,