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gli zumbo e la loro casa di giuseppe agnello - Antonio Randazzo

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raggio del suo gesto fi<strong>la</strong>ntropico, ma, in complesso, il grande beneficiato era il Monastero <strong>di</strong> Nostra Signora.<br />

Ben poco ai pochi superstiti del<strong>la</strong> fami<strong>gli</strong>a: un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> onze 10 su un capitale <strong>di</strong> onze 200 al monastero «li<br />

S. Chiara <strong>di</strong> Noto dove aveva preso il velo l'unica sua sorel<strong>la</strong> Francesca e onze 1600 al<strong>la</strong> cognata Francesca<br />

Bonanno per resto e complemento ili dote. Nel<strong>la</strong> lunga e minuziosa nota redatta ad integrazione del te-<br />

stamento <strong>la</strong> generosità del pio frate appare <strong>la</strong>rga e commovente; non <strong>di</strong>mentica neppure lo schiavo turco<br />

Maometto, al quale, non solo concede <strong>la</strong> libertà, ma assegna un dotario <strong>di</strong> onze 12 annue se si farà cristiano<br />

e onze 20 una volta tantum se, restando nel<strong>la</strong> sua fede, vorrà far ritorno in patria (doc. VII). Per sè e per il<br />

fratello Nicolò una semplice sepoltura nel monastero <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, dove chiede <strong>di</strong> essere<br />

trasportato <strong>di</strong> notte al<strong>la</strong> luce delle torce sorrette dai ragazzi del pio Istituto del<strong>la</strong> Santissima Annunziata, ai<br />

quali, prima in vita e poi nelle <strong>di</strong>sposizioni testamentarie, aveva fatto sentire il beneficio del<strong>la</strong> sua liberalità<br />

().<br />

Il « tenimentum magnum » <strong>di</strong> Siracusa <strong>di</strong>ventava, in tal modo, proprietà del monastero <strong>di</strong> S. Maria delle<br />

Grazie. In un primo tempo forse dovette parere conveniente l'idea del<strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta. Tentativi, in questo senso,<br />

vennero effettuati con Don Salvatore P<strong>la</strong>tamone, come risulta da una copia <strong>di</strong> alberano fatta tra i deputati<br />

del monastero <strong>di</strong> S. Maria e il P<strong>la</strong>tamone nel lu<strong>gli</strong>o del 1652, per <strong>la</strong> somma <strong>di</strong> on- ze 800 contanti (doc. Vili).<br />

Ma i negoziati successivamente fallirono Si pensò quin<strong>di</strong> all'affitto, come quello che offriva <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> ui<br />

ampio sfruttamento e <strong>di</strong> un maggiore red<strong>di</strong>to. Ma l'esperimento fi forse <strong>di</strong>sastroso. Non conosciamo i nomi<br />

dei primi affittuari, ma i facile immaginare il deplorevole stato in cui il tenimento deve esseri stato ridotto<br />

attraverso un pessimistico esposto delle monache. Ui e<strong>di</strong>fizio antico rimasto per 35 anni « in potere <strong>di</strong><br />

usufruttuari e noi <strong>di</strong> patroni et proprietari che non ci hanno fatto li conzi e ripari ne cessari », doveva essere<br />

in con<strong>di</strong>zioni assai <strong>di</strong>verse da quelle in cu l'aveva <strong>la</strong>sciato Don Gaspare Zumbo.<br />

La situazione parve mi<strong>gli</strong>orare quando <strong>di</strong>venne locatario Doi Salvatore P<strong>la</strong>tamone, barone <strong>di</strong> Cifali, il quale,<br />

abbandonata l'idea del <strong>la</strong> compra, si sottopose ad un annuo canone <strong>di</strong> onze 30, canone rite liuto « il più<br />

esorbitante » fra quelli allora correnti a Siracusa ii materia <strong>di</strong> affitti (doc. IX). Ma il tenimento aveva bisogno<br />

<strong>di</strong> ripara zioni, che furono in realtà eseguite in <strong>di</strong>verse riprese, come è specifì camente attestato da precisi<br />

riferimenti documentari. Tra il 1652 e i 1657 i maestri muratori Sebastiano Liistro e Paolo Garufi, i maestr<br />

falegnami Erasmo Valentino e Giuseppe Ma<strong>gli</strong>occo vi avevano ese guito dei <strong>la</strong>vori per <strong>la</strong> somma complessiva<br />

<strong>di</strong> onze 189.21.12, sommi che era stata anticipata dal locatario. I conti non tornavano più e i monastero<br />

finiva col rimetterci : il tenimento costituiva una vera pas sività. D'altro canto il P<strong>la</strong>tamone, non volendo più<br />

sottostare all'af filto ritenuto oneroso, non rinnovò <strong>la</strong> locazione. Si andò al<strong>la</strong> ricem affannosa <strong>di</strong> un'altra<br />

soluzione e si credette <strong>di</strong> trovar<strong>la</strong> in una nuo va forma <strong>di</strong> concessione : <strong>la</strong> enfìteutica. Le monache si <strong>di</strong>edero<br />

un grai da fare e si ritennero fortunate quando, in seguito a reiterate pres sioni, poterono indurre Don<br />

Domenico P<strong>la</strong>tamone Bonanno, fi<strong>gli</strong>o d: Don Salvatore, che per caso trovavasi a Palermo, ad accettare <strong>la</strong> ces<br />

sione in enfiteusi con un annuo censo <strong>di</strong> onze 26 (doc. IX).<br />

Nel<strong>la</strong> supplica al Vicario Generale per ottenere <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva auto rizzazione, l'affare è presentato nei termini più<br />

entusiastici e quin<strong>di</strong> concluso. Però fu necessario rego<strong>la</strong>re in precedenza <strong>la</strong> questione delle anticipazioni fatte<br />

da Don Salvatore e i deputati dell'Opera del<strong>la</strong> chiesa delle Grazie mantennero gl'impegni.<br />

S'iniziò quin<strong>di</strong> una nuova fase nel<strong>la</strong> storia del pa<strong>la</strong>zzo. Don Do menico P<strong>la</strong>tamone si ricollegò alle buone<br />

tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Don Gaspare Zumbo dotando il tenimento <strong>di</strong> maggiori como<strong>di</strong>tà e ampliandone le sviluppo. E',

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