gli zumbo e la loro casa di giuseppe agnello - Antonio Randazzo
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positum in contrada Corte Causarum » (docc. I e III). La determinazione del valore è fatta da quattro<br />
esperti, due maestri muratori e due falegnami, scelti <strong>di</strong> comune accordo, valore che si fa ascendere ad onze<br />
462.15, da cui vengono decurtate « gratiose et amore » — si trattava del fratello — onze 50. Una parte del<strong>la</strong><br />
somma andò anche a favore del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> Lucrezia, sposa <strong>di</strong> Don Leonardo Campisano, barone <strong>di</strong> Fardel<strong>la</strong>,<br />
per integrazione <strong>di</strong> dote. In tal modo il pa<strong>la</strong>zzo <strong>di</strong>veniva esclusiva proprietà <strong>di</strong> Don Francesco, evitandosi il<br />
pericolo del frazionamento, che avrebbe potuto avere delle conseguenze anche dal punto <strong>di</strong> vista<br />
architettonico.<br />
NOTA<br />
(1) Nel 1464 sostituì, in più <strong>di</strong> una circostanza, il Governatore del<strong>la</strong> Camera Reginale Giovanni Cabastida. Un Nicolò Zumbo, nel 1481,<br />
nel<strong>la</strong> elezione delle cariche del<strong>la</strong> magistratura citta<strong>di</strong>na, fu nominato baiulo. Nel sec. XVI numerosi <strong>gli</strong> appartenenti al<strong>la</strong> fami<strong>gli</strong>a Zumbo<br />
che fecero parte del Senato citta<strong>di</strong>no. Vanno ricordati Scipione, Vincenzo, Giro<strong>la</strong>mo, Francesco, Giovanni, <strong>Antonio</strong>, Carlo, Nicolò, Mauro,<br />
Gaspare, che ricopersero le cariche <strong>di</strong> giurato, consi<strong>gli</strong>ere, acatapano, maestro nun<strong>di</strong>nale, giu<strong>di</strong>ce delle cause civili, giu<strong>di</strong>ce giurista,<br />
capitano. Non pochi <strong>di</strong> essi appartennero al Sovrano Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta : Nicolò (ir>91) e Francesco (1594), quest'ultimo morto in odore <strong>di</strong><br />
santità.<br />
Francesco non si contentò dell'acquisto fatto, ma pensò <strong>di</strong> dare un più ampio sviluppo al pa<strong>la</strong>zzo col<strong>la</strong><br />
compra <strong>di</strong> altri ambienti limitrofi. Nell'agosto del 1575 e<strong>gli</strong> acquista un plesso <strong>di</strong> case dal<strong>la</strong> nobile Nata<strong>la</strong><br />
Pavallitima e altre case col<strong>la</strong>terali, <strong>di</strong> cui vengono specificati i confini (doc. I). L'acquisto non dovette però<br />
rispondere in tutto alle esigenze <strong>di</strong> un organico sviluppo architettonico; per questo motivo Don Francesco,<br />
nell'agosto dello stesso anno, appare impegnato nel<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> <strong>di</strong> un contratto <strong>di</strong> permuta con Sebastiano<br />
Erma, al quale cede le case acquistate dal<strong>la</strong> Pavallitima e ne riceve in cambio altro plesso, più razionalmente<br />
collegato col suo « teni- mentum magnum » (doc. I).<br />
Le preoccupazioni <strong>di</strong> Don Francesco furono anche quelle dei suoi ere<strong>di</strong>, che ebbero sempre <strong>di</strong> mira <strong>di</strong> dare al<br />
« tenimentum » una sistemazione decorosa, rispondente all'alto livello che <strong>la</strong> fami<strong>gli</strong>a occupava nell'ambito