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gli zumbo e la loro casa di giuseppe agnello - Antonio Randazzo

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cieca, rinunciano al<strong>la</strong> duplice mostra con rineasso e realizzano, senza alcun richiamo a forme me<strong>di</strong>evali, il<br />

puro schema rettango<strong>la</strong>re con piattabanda monolitica, in cui sono ta<strong>gli</strong>ati de<strong>gli</strong> archetti ad inflessione<br />

rovescia con sovrastante punto me<strong>di</strong>ano. Le colonnine sono sormontate da capitelli con decorazione<br />

frasta<strong>gli</strong>ata in cui risalta un ricco contorno <strong>di</strong> delicate rosette. Anche le basi delle colonnine, al<strong>la</strong> pura forma<br />

geometrica, sostituiscono <strong>la</strong> floreale con l'inserzione <strong>di</strong> quattro fioroni bulbati. 11 tipo, sfruttato anche nell'ex<br />

<strong>casa</strong> Ginni, è <strong>di</strong> schietta importazione cata<strong>la</strong>na e le forme più <strong>di</strong>mostrative provengono dai pa<strong>la</strong>zzi del<strong>la</strong><br />

Deputazione Provinciale <strong>di</strong> Barcellona e <strong>di</strong> Sivi<strong>gli</strong>a. Il primo tipo, invece, pur risentendo l'influenza <strong>di</strong> forme<br />

iberiche, è stato profondamente rie<strong>la</strong>borato nel nostro clima artistico, ricevendo dalle maestranze una più<br />

specifica impronta locale.<br />

Dell'interno del pa<strong>la</strong>zzo Zumbo si potrebbe par<strong>la</strong>re solo in via ipotetica attraverso il confronto co<strong>gli</strong> altri<br />

pa<strong>la</strong>zzi coevi, confronto che ci autorizza a porre in esso l'atrio o patio con sca<strong>la</strong> scoperta e, tutt'intorno, <strong>la</strong><br />

successione de<strong>gli</strong> ambienti destinati al soggiorno del<strong>la</strong> fami<strong>gli</strong>a. Ma il caotico sovrapporsi <strong>di</strong> nuove costruzioni<br />

era stato così grave da <strong>di</strong>sperdere ogni ricordo dell'antico.<br />

Il portone d'ingresso si apriva in un vestibolo pressoché quadrato, rimasto sostanzialmente intatto anche<br />

dopo il piano <strong>di</strong> trasformazione ottocentesca. Era stata attenuata l'altezza per l'introduzione <strong>di</strong> una volta<br />

depressa e le pareti originarie avevano smarrito il <strong>loro</strong> aspetto sotto il peso <strong>di</strong> nuovi intonachi. Durante <strong>la</strong><br />

demolizione sono emersi <strong>gli</strong> elementi fondamentali delle vecchie strutture. Il vestibolo era interamente<br />

rivestito da un compatto paramento <strong>di</strong> conci, acquistando, per ciò stesso, un aspetto <strong>di</strong> solenne gravità che<br />

doveva apparire come un naturale riflesso del<strong>la</strong> nobiltà del prospetto esterno. Sul<strong>la</strong> parete destra, a circa tre<br />

metri dal piano <strong>di</strong> calpestio, era ta<strong>gli</strong>ata una severa finestra rettango<strong>la</strong>re con spigoli attraversati da robusta<br />

cornice a bastone: decorazione che ritroviamo, con le identiche caratteristiche, in alcune finestre del pa<strong>la</strong>zzo<br />

delle Orsoline e nel cortile del pa<strong>la</strong>zzo dell'Orologio ().<br />

11 collegamento del vestibolo col patio era stabilito da una grande apertura, recinta da arco ribassato,<br />

gravante su pi<strong>la</strong>stri a sezione quadrata, decorati con semplice cornice d'imposta. La smussatura de<strong>gli</strong> angoli<br />

e <strong>la</strong> trama dei piccoli conci in vista conferivano all'arco quel<strong>la</strong> solenne gravità che è caratteristica <strong>di</strong> tutte le<br />

costruzioni quattrocentesche (tav. IV, 1).<br />

Del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> a cielo scoperto, che dall'atrio formava l'elemento architettonico <strong>di</strong> maggior rilievo, sono emersi,<br />

durante <strong>la</strong> demolizione, alcuni elementi originari che ne hanno comprovato l'esistenza. Probabilmente essa<br />

riproduceva le forme del<strong>la</strong> superstite sca<strong>la</strong> del cortile dell'Orologio, sorgente nel<strong>la</strong> parte opposta del<strong>la</strong> stessa<br />

piazza.<br />

Ma, fra tanto sfacelo, l'unico richiamo al patio proveniva ormai da una bellissima finestra, inspiegabilmente<br />

superstite, aperta in un grosso muro me<strong>di</strong>ano (). Le sue forme non sono nuove ; finestre analoghe esistono,<br />

in stato <strong>di</strong> maggiore o minore integrità, in più <strong>di</strong> una <strong>casa</strong> del<strong>la</strong> vecchia Ortigia. La me<strong>gli</strong>o conservata è<br />

quel<strong>la</strong> che si osserva nel pianterreno <strong>di</strong> pa<strong>la</strong>zzo Bellomo. La finestra <strong>di</strong> <strong>casa</strong> Zumbo ha forme schiettamente<br />

rinascimentali, dove i ricor<strong>di</strong> dell'architettura del Trecento sono appena rilevabili nel<strong>la</strong> tenuità <strong>di</strong> alcuni<br />

elementi decorativi. E' definita da riquadratura rettango<strong>la</strong>re con massiccio architrave monolitico inciso da due<br />

robuste cornici a bastone, nel cui settore interme<strong>di</strong>o si svolge una ininterrotta teoria <strong>di</strong> rosette a punta <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>amante. La stessa decorazione è scrupolosamente ripresa lungo <strong>gli</strong> stipiti, dove peraltro <strong>la</strong> duplice cornice<br />

a bastone è variata dall'introduzione <strong>di</strong> capitelli e <strong>di</strong> basi. La decorazione dei capitelli, un po' trita, si svolge

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