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ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini

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monte Suello (dove il Generale viene<br />

ferito da una schioppettata ad una coscia,<br />

tanto che da quel momento comanderà le<br />

truppe restando seduto in carrozza) ed in<br />

altre località con alterne fortune. La mattina<br />

del 21 luglio forti colonne austriache<br />

prendono contatto con le posizioni tenute<br />

dai garibaldini nei pressi di Bezzecca.<br />

Garibaldi, giunto nel frattempo, comanda<br />

un contrattacco che spinge gli austriaci a<br />

ripiegare precipitosamente sulle posizioni<br />

di partenza. Mentre quindi per merito<br />

della vittoria conseguita le truppe garibaldine<br />

stanno per congiungersi con quelle<br />

del generale Medici nel quadro del piano<br />

di Cialdini che mira ad occupare Trento,<br />

convulsamente giunge il definitivo telegramma<br />

di Lamarmora: “Considerazioni<br />

politiche esigono imperiosamente la conclusione<br />

dell’armistizio (altro armistizio<br />

vero e non contrabbandato per tale n.d.r.)<br />

per il quale si richiede che tutte le nostre<br />

forze si ritirino dal Tirolo, d’ordine del<br />

Re. Ella disporrà quindi in modo che per<br />

le ore quattro antimeridiane di posdomani<br />

11 agosto le truppe da lei dipendenti<br />

abbiano lasciato le frontiere del Tirolo”.<br />

Garibaldi è furente. Sempre così! Lui<br />

vince e lo fermano a metà del guado! Ma<br />

ha coscienza civica, spirito di obbedienza<br />

al Re e sa che senza di lui l’Italia non si<br />

farà mai; soprattutto è un soldato e un<br />

bravo soldato, di qualunque grado, esegue<br />

gli ordini superiori senza discutere,<br />

piaccia o meno. Soffoca il suo impulso<br />

8.<br />

ARIMINVM/<br />

Il medagliere OLMEDA.<br />

Al centro. Il famoso telegramma inviato al<br />

Comando Supremo di Padova.<br />

Sotto. La Battaglia di Bezzecca.<br />

Garibaldi immobilizzato per una ferita<br />

alla coscia, comanda le truppe<br />

dalla carrozza.<br />

SETTEMBRE-OTTOBRE 2011<br />

TRA CRONACA E STORIA<br />

«Dopo il congedo Respicio<br />

assunse l’incarico<br />

di direttore dell’Ufficio<br />

dei Telegrafi dapprima<br />

in Ravenna e poi a <strong>Rimini</strong>,<br />

città nella quale ricoprì anche<br />

le cariche pubbliche<br />

di consigliere ed assessore<br />

comunale.<br />

Mori nella nostra città nel 1901»<br />

guerriero e guerrigliero: in virtù delle<br />

clausole armistiziali l’Austria sconfitta<br />

dalla Prussia deve infatti comunque cedere<br />

il Veneto. Un altro “pezzo” di Italia<br />

che così si va aggiungere al nascente<br />

Regno; ma pensate quale tempesta deve<br />

aver traversato il suo animo al pensiero<br />

dei tanti volontari inutilmente caduti ed al<br />

possibile risultato finale che pare nuovamente<br />

sfuggirgli di mano!<br />

Respicio è di servizio nella postazione<br />

telegrafica dello Stato Maggiore, insediata<br />

in una casa del piccolo paese appena<br />

occupato. Annunciato dai consueti squilli<br />

di tromba e seguito da alcuni concitati<br />

ufficiali giunge il Generale; sosta nell’ingresso<br />

ed entra poi, da solo, nella stanza<br />

ove sono state installate le macchine trasmittenti.<br />

Respicio scatta sull’attenti.<br />

Dopo avergli chiesto un modulo telegrafico<br />

ed una penna Garibaldi, visibilmente<br />

accigliato, emettendo un profondo sospiro<br />

si abbandona su una sedia tenendosi il<br />

capo fra le mani. Resta in quella posizione<br />

qualche istante e poi, quasi stizzosamente<br />

stroncato il tumulto che evidentemente<br />

lo affligge, verga sul foglio una<br />

sola parola: “Obbedisco” apponendovi di<br />

seguito la propria firma: G. Garibaldi,<br />

come era suo solito firmare (3) . Porge poi il<br />

foglio all’imbarazzato telegrafista ordinandogli<br />

di trasmetterlo subito. Per trasmetterlo<br />

Olmeda deve necessariamente<br />

leggerlo ed ha un attimo di esitazione;<br />

Garibaldi lo fissa e gli domanda bruscamente:<br />

“Che cosa ne pensate di questa<br />

ritirata?” (bello ed elegante il modo di<br />

rivolgersi al sottoposto con il “Voi”<br />

segno di reciproco rispetto anche fra<br />

uomini dai ruoli così distanti, e così<br />

diverso dal maleducato “tu” che ci stiamo<br />

purtroppo assuefacendo a subire anche<br />

fra sconosciuti! n.d.r.) (4) . Ed Olmeda<br />

risponde: “Generale, credo che essa condurrà<br />

alla demoralizzazione del corpo<br />

dei volontari e quindi dell’intera nazio-<br />

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