ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini
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interessante “inedito” del grande scultore (gennaio/febbraio<br />
2007).<br />
Nel 2003 mi dette un saggio per il libro “Particolarmente<br />
<strong>Rimini</strong>”, che veniva pubblicato in occasione del Cinquantenario<br />
del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Rimini</strong>: dell’iniziativa ero il coordinatore col<br />
compito di tenere i collegamenti con gli autori delle “storie”.<br />
Di tanto in tanto ci sentiamo per telefono e averlo dall’altro lato<br />
della cornetta è sempre un piacere. La discussione, il più delle<br />
volte, slitta anche su figli e nipoti.<br />
ARNALDO PEDRAZZI<br />
Il primo articolo su “Ariminum” di Arnaldo Pedrazzi è datato <strong>sett</strong>embre/<strong>ottobre</strong><br />
1995. Collezionista ed esperto di monete e medaglie<br />
gli suggerii di prendere lo spunto dalla sua passione per<br />
introdursi nei “fatti” della storia. Posso dire che iniziò a scrivere<br />
quasi per gioco, poi, col passare del tempo affinò la ricerca fino<br />
a diventare competente anche su questa nuova passione. Nel<br />
maggio giugno 2002 gli aprii la rubrica “Dentro la storia” e<br />
Arnaldo cominciò a spulciare alcune particolarità riminesi. A<br />
partire dal maggio/giugno 2003 propose “la <strong>Rimini</strong> che non c’è<br />
più” andando, in questo caso, a scovare le impronte del tempo tra<br />
le macerie della storia. Quando, proprio con il titolo della rubrica,<br />
pubblicò il suo primo libro Arnaldo volle che fossi io a scrivere<br />
la prefazione. La feci e gliela consegnai il 13 <strong>ottobre</strong> 2003.<br />
Gli dissi che se non la gradiva poteva anche stracciarla. Arnaldo<br />
la inserì nel libro.<br />
«Dopo avere esplorato la storia romana e malatestiana attraverso<br />
le monete e le medaglie – scrissi nella prefazione –, Pedrazzi ha<br />
spostato il tiro della sua indagine, mantenendone però il rigore<br />
metodologico. Come un segugio segue le “piste” partendo da un<br />
“indizio”: una pianta topografica, una foto, una testimonianza. E<br />
da qui inizia la sua minuziosa scorribanda tra i testi e gli archivi<br />
documentari. Una volta messi a fuoco i singoli aspetti della<br />
vicenda, la ricostruisce facendo parlare le fonti scritte. Acuto e<br />
distaccato cronista, non interviene con giudizi di merito, ma<br />
lascia che siano gli altri, i lettori, a trarre le conclusioni. Un esordio<br />
storiografico interessante e prezioso, dunque, questo di<br />
Pedrazzi, e che probabilmente gli fornirà un ulteriore dose di<br />
“coraggio” per aprire altri varchi di ricerca sulla città».<br />
Fui buon profeta. Arnaldo continuò ad indagare la storia riminese<br />
e pur insistendo con la medaglistica, che probabilmente rimane<br />
il suo primo amore, iniziò a scrutare anche “La <strong>Rimini</strong> che c’è<br />
ancora” e proprio con questo titolo indirizzato ai “Palazzi storici”<br />
pubblicò il suo secondo volume. Silvana Giugli commentando<br />
l’opera su “Ariminum” (marzo/aprile 2008) scrisse: «Dopo<br />
“La <strong>Rimini</strong> che non c’è più” (Panozzo 2003) ecco “La <strong>Rimini</strong><br />
che c’è ancora: i palazzi storici”. Il volume è strutturato come<br />
una guida, o meglio, come un vero censimento di 50 edifici storici,<br />
tutti, o quasi, situati entro le mura cittadine, dei quali<br />
Pedrazzi ha ricostruito le vicende storiche e strutturali, arricchendo<br />
poi la scheda sia con foto d’epoca ed attuali sia con notizie<br />
e curiosità che completano il contesto storico/sociale di questi<br />
edifici sopravvissuti. Ne emerge un quadro anche non sempre<br />
artisticamente esaltante ma comunque realistico».<br />
Avviato alla ricerca storica da “Ariminum”, nel 2009 Arnaldo<br />
pubblica il suo terzo volume: “La <strong>Rimini</strong> che non c’è più. Le<br />
dimore gentilizie”. Ancora una volta Silvana Giugli glielo recensisce:<br />
«Come per i volumi precedenti anche per questo vale il<br />
principio dichiarato dall’autore: “scrivo non per gli studiosi ma<br />
per i curiosi”, ma questo non toglie che l’indagine condotta da<br />
Pedrazzi è ben approfondita… Per ogni palazzo viene ricostruita<br />
BLOC-NOTES<br />
la storia dell’edificio e della famiglia che lo edificò, le modifiche<br />
subite e cosa ne provocò la scomparsa. Per ogni palazzo c’è una<br />
sezione della pianta della <strong>Rimini</strong> del 1769 che ne individua esattamente<br />
l’ubicazione e, affianco, quella più recente dalla quale si<br />
vede come è cambiata la zona».<br />
ENZO PIRRONI<br />
Enzo Pirroni è uno scrittore. Un vero scrittore. Scrive di tutto, e<br />
tutto ciò che esce dalla sua penna è sempre di qualità. Colto e<br />
preparato, ama giocare con le parole e sorprendere con l’eleganza<br />
del fraseggio. Nel periodo, ampio ed elaborato, si sente il<br />
respiro del letterato. Quando mi appresto a leggere un suo pezzo<br />
per poi inserirlo tra le pagine di “Ariminum” tengo sempre a portata<br />
di mano lo Zingarelli. Ogni tanto lo debbo sfogliare: non<br />
sempre afferro il significato delle sue parole. E debbo anche dire<br />
che molto spesso, rincorrendo i suoi vocaboli che non sempre<br />
trovano dimora nel dizionario, impazzisco.<br />
Con Enzo l’amicizia è recente. Lo incontrai alla mostra di Italo<br />
Paolizzi e fu proprio il pittore<br />
a presentarmelo.<br />
Come sentii proferire il<br />
suo nome, gli dissi che lo<br />
conoscevo tramite i suoi<br />
articoli su “Chiamami<br />
Città” e che mi piaceva il<br />
suo stile. Gli chiesi di scrivere<br />
per “Ariminum”.<br />
Accettò. Come argomento<br />
scelse i “Personaggi” e il<br />
primo che mi consegnò fu<br />
Mirro Antonini. Al “pittore<br />
di Secchiano” fece<br />
seguito una carrellata di<br />
persone, tutte intinte dei<br />
colori intensi della sua penna, molto spesso elaborati dal ricordo:<br />
Ulderico Marangoni (marzo/aprile 2004); Renato Bugli,<br />
“Gnagno” (maggio/giugno 2004); Lodovico Vincini (luglio/agosto<br />
2004); Guido Nozzoli (<strong>sett</strong>embre/<strong>ottobre</strong> 2004); Ezio Gabotti<br />
(novembre/dicembre 2004); Raffaele Russo (gennaio/febbraio<br />
2005); Vasco Zavattini (maggio/giugno 2005); Marco Vitali<br />
(luglio/agosto 2005); Mario Magnani (novembre/dicembre<br />
2005); Lino Rossi (marzo/aprile 2006); Tullio Celli; Antonio<br />
Bartolotti (gennaio/febbraio 2007); Roberto Galimberti; Elio<br />
Ghelfi; Edelweiss Rodriguez Junior (luglio/agosto 2009);<br />
Giorgio Cetera (gennaio/febbraio 2010); Mauro Matassoni<br />
(marzo/aprile 2011); Marino Vasi (maggio/giugno 2011); Flavio<br />
Lombardini (luglio/agosto 2011).<br />
Oltre che sui personaggi Enzo si è “divertito” a discettare su<br />
meccanici di biciclette (maggio/giugno 2006), tennisti<br />
(luglio/agosto 2006) e pugili riminesi (novembre/dicembre<br />
2006). Nel marzo/aprile 2005 si è tuffato sugli orchestrali del<br />
dopoguerra, «quando il mestiere di musicista era una vera e propria<br />
avventura»: un saggio delizioso e uno spaccato di una<br />
<strong>Rimini</strong> che sapeva divertirsi con poco.<br />
Nel dicembre 2005 proposi all’editore Panozzo, che acconsentì,<br />
di inserire un gradevole saggio di Pirroni nei “Quaderni di<br />
Ariminum”. Col titolo “Passione biancorossa” Enzo edificò<br />
quindici mini biografie dei «quindici riminesi che hanno fatto la<br />
storia del calcio della città». «Un memoriale in braghe corte –<br />
scrive Bruno Sacchini nella prefazione – rimpannucciate e sdozze<br />
come gli anni fuggevoli della nostra risibile età dell’oro».<br />
SETTEMBRE-OTTOBRE 2011 /ARIMINVM .51