ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini

n gruppo di collaudati
amici forma, nel 1976, la
compagnia “Quei d’la
Rivabela”, per aiutare i bisognosi
della parrocchia appena
insediata. Gli attori, quasi tutti
provenienti da diverse località,
ritengono subito importante
armonizzare i vari accenti dell’idioma.
Fra loro si annoverano:
Renzo Tosi (bagnino),
Rossi Gabriele (ambulante),
Cavalli Giovanni (pensionato),
Guerra Learco (operatore
serigrafico), Celli Giuliano
(pensionato), Mazzocchi
Maria (farmacista), Garuffi
Cesare, Ricci Giovanni (autista),
Patrizia Gaviani (impiegata),
Gaviani Nullo (pensionato),
Filippo Mini (studente),
Nadia Pari (casalinga),
Antonella Corazza (impiegata),
Lidia Maroni, (pensionata),
Franchini Sandro (impiegato),
Daniele Pari (ferroviere),
Stefano Leardini (elettricista).
Sono tutti autodidatti e la
regia è assunta da Giovanni e
Marisa. Le prove si svolgono
nel teatro parrocchiale. La
compagnia si orienta, per lo
più, verso i testi di Guido
Lucchini, perché rispecchiano,
quasi sempre, la vita che si
conduceva a Rimini, al mare o
nel contado, ed anche perché
sinonimi di garanzia e successo.
Lucchini non solo vive di
ricordi, ma è testimone diretto
dei fatti vissuti. Ogni suo testo
è un’esplorazione di vita marinara,
campestre o cittadina
con le variabili che ciascuna
può avere. Variabili che la
gente di Rivabella non ha difficoltà
ad attuare riportando
alla memoria il tenore di vita
ed il ritmo lavorativo dei propri
nonni. Generalmente i
gruppi teatrali dilettanti portano
in scena un vissuto storico
farcito di modi di dire i cui
contenuti vengono, spesso,
spiegati attraverso l’azione
contestuale. I proverbi, per
esempio, sono manipolati per
essere adattati alla società
moderna. “Al contadino non
far sapere” come son buone le
sue pere” si tramuta in: “Me
DIALETTALE
COMPAGNIE E PERSONAGGI DELLA RIBALTA RIMINESE
QUEI D’LA RIVABELA
U
Adriano Cecchini
«L’èquipe,
nata trentacinque anni fa,
ogni anno mette in scena, puntualmente,
una nuova commedia,
con lo stesso affiatamento
e lo stesso entusiasmo degli esordi,
Enzo Pirroni
complice una sana amicizia»
E MI BAR
In te nost bar, cl’era ad qua de port
truvevte i ritrat ad Togliatti e Padre Pio.
In te biglierd u s’eserciteva “Figlio Mio”
che sarà quarent’an da che l’è mort.
Quei dla morra i urleva sempra fort.
Braconi e zugheva a cherti cun e Zio
e tra spud, purcheri e porco dio
u s’era sputanè un luchel se port.
Po la televisioun l’è arvata drenta al chesi
e pien pien avemm pers la voja ad scapè.
I bar i s’è svutè piò can’è al cesi.
Finché i l’ha cius. E nisun u’i ha badè.
Me a s’era pasè di lè se fiol ad Chesi
Poch minut dop che Rino u s’è sparè.
cuntaden nu fa savè “ a che
prèzi i vend al su peri”! In
questo caso la trasposizione
cambia il significato stesso del
proverbio. Quei d’la Rivabela,
coloriti al punto giusto, si por-
(20 – Settembre – 2011)
gono all’attenzione del pubblico,
senza inutili forzature. In
dialetto, con la sola mimica si
possono dire tante cose e fare
intendere anche quanto non
espresso o sottinteso, fatte
salve le volgarità, ma non i
doppi sensi. Nella commedia
“La butega ad Pitron” ha
suscitato tanta ilarità il divario
di statura fra moglie e marito
che ricalcava ulteriormente la
saccenteria dell’azdora piuttosto
robusta. Nel frattempo, a
sottolineare la diversità della
coppia in scena, uno spettatore
grida: “Quela la è isè granda e
grosa che se l’a j dà un scapazon
l’a l fa caschè ma tèra!
(Quella è così alta e robusta
che se gli dà uno scapaccione,
lo fa cadere a terra!). Subito si
alza una sonora risata da fè rid
enca i pòl” (da far ridere anche
i polli). Si sa che il dialettologo
seleziona parole e personaggi,
cose e fatti, quasi sempre
con ironia pungente e con
l’accortezza del botta e risposta.
Per i teatranti di Rivabella
l’idioma rappresenta “un ricostituente
capace di rinvigorire
la memoria; una lingua in cui e
possibile ritrovare se stessi e le
proprie origini”. Fra teatro
dialettale e dialetto, dicono,
non esistono differenze, essendo
due espressioni complementari.
E con orgoglio sottolineano
che il gruppo, nato
trentacinque anni fa, puntualmente
mette in scena, ogni
anno, una nuova commedia,
ancora con lo stesso affiatamento
e lo stesso entusiasmo
degli esordi, complice una
sana amicizia.
“Quei d’la Rivabela”.
Renzo Tosi, Gabriele Rossi,
Giovanni Cavalli,
Learco Guerra, Giuliano Celli,
Maria Mazzocchi,
Cesare Garuffi, Giovanni Ricci,
Loretta Righetti,
Marisa De Nicolò,
Antonella Corazza.
SETTEMBRE-OTTOBRE 2011 /ARIMINVM
.47