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ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini

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imento a mano a mano che affluivano le<br />

notizie americane scandite come bollettini<br />

di guerra. Incombeva il presagio che<br />

prima o poi la sorte maligna avrebbe<br />

cavalcato le sponde dell’Atlantico per<br />

sbarcare in Europa. Lo scompiglio dapprima<br />

sbarcò in Inghilterra per scendere<br />

in Francia, Spagna e Germania.<br />

Crollavano i mercati finanziari, l’economia<br />

reale, il pil e l’occupazione. Con la<br />

voracità di un Polifemo affamato la piovra<br />

aggrediva e divorava il lavoro.<br />

Chiudevano le fabbriche, languivano i<br />

commerci, stagnavano i beni di consumo.<br />

Il nostro turno di guai si rese visibile nell’autunno-inverno<br />

2008-2009. Ricordo<br />

l’impatto disarmante dei primi licenziamenti<br />

sulle cronache e nell’opinione<br />

pubblica. Come dimenticare il silenzio<br />

anomalo del sabato mattina in quei mesi<br />

di smobilitazione coatta? Sembrava<br />

domenica lungo la Via Emilia e Viale<br />

Tiberio. Arrivava la <strong>sett</strong>imana corta per<br />

tutti. I tempi delle vacche grasse erano<br />

sostituiti dalla psicosi pubblica e privata.<br />

Si respirava l’incubo di chi portava sulle<br />

spalle il peso della famiglia se venissero<br />

a mancare i mezzi indispensabili all’esistenza.<br />

Mi è rimasta viva nell’immaginazione<br />

l’angoscia della madre con nove (!)<br />

figli da mettere a tavola e vestire. Una<br />

signora che conoscevo da qualche anno,<br />

indomita nella fede ma provata fisicamente<br />

e psicologicamente dai pensieri e<br />

dalle privazioni della famiglia. La stava<br />

devastando la mente l’incognita del presente<br />

e del futuro per sé e per gli altri.<br />

Bastavano sei mesi per mandare gambe<br />

all’aria certezze e<br />

spavalderie, sperperi<br />

e dabbenaggini<br />

di fine secolo.<br />

Dai lavori respinti<br />

a derisi si passava<br />

all’occupazione<br />

questuata e persino<br />

contesa. Metti che<br />

ti capitava qualche<br />

urgenza in casa,<br />

bastava la telefonata<br />

che la risposta<br />

era cortese e immediata.<br />

Ho visto la<br />

città cambiare<br />

immagine e temperamento.<br />

Si passava<br />

dal superfluo e<br />

dal voluttuario alla<br />

OSSERVATORIO<br />

«Madonna della Scala,<br />

dove ha sede la Caritas<br />

diocesana, si trova dalle mie<br />

parti. Conosco l’ambiente,<br />

gli operatori e la frequento.<br />

La considero<br />

la piccola Calcutta<br />

della città.<br />

Salendo quelle scale<br />

si ha la radiografia<br />

o l’ecografia al negativo<br />

dello stato di necessità<br />

in cui viviamo»<br />

misura e al rigore dell’indispensabile.<br />

Stavano retrocedendo di una generazione,<br />

quella dei genitori e dei nonni. Per<br />

una bussola di orientamento, oppure il<br />

barometro del disagio che investiva la<br />

città, bastava e basta frequentare la<br />

Caritas cittadina. Era – e rimane tuttora –<br />

un crocevia di gente, di urgenze e di<br />

emergenze plurietniche e plurinazionali.<br />

Ci vanno residenti riminesi e stranieri per<br />

questuare cibo, vestito, un letto e qualche<br />

spicciolo di elemosina. Madonna della<br />

Scala si trova dalle mie parti. Conosco<br />

l’ambiente, gli operatori e la frequento.<br />

Parlando della Caritas diocesana la considero<br />

la piccola Calcutta della città.<br />

Salendo quelle scale si ha la radiografia o<br />

l’ecografia al negativo dello stato di<br />

necessità che viviamo.<br />

La notizia che non avrei immaginato di<br />

leggere è dei giorni scorsi e dà tenerezza<br />

e disagio: la crisi non ha risparmiato<br />

nemmeno il cimitero. Nel senso che<br />

mancano i soldi per ornare le tombe dei<br />

cari defunti. E non solo i fiori, mancano<br />

altresì le offerte per suffragare i morti.<br />

Da prete ancora in servizio pastorale<br />

garantisco che sono in crisi le celebrazioni<br />

liturgiche, sia quelle di anniversario<br />

che di devota memoria. I fedeli chiedono<br />

se possono associare più familiari. Certo<br />

che si può. Però è una notizia che fa un<br />

certo senso e dà la misura della ristrettezza<br />

finanziaria. Tuttavia ciò che conta è<br />

la buona memoria del cuore e la preghiera<br />

che tocca l’animo di chi si trova nella<br />

fede.<br />

Quando durerà il viaggio nel tunnel<br />

senza illuminazione e senza uscita di<br />

sicurezza nello spazio solare? Sarà un<br />

viaggio biblico come quello dei <strong>sett</strong>e<br />

anni del profeta Elia? Anche se non<br />

conosciamo i giorni della liberazione<br />

della schiavitù e dalla tensione nervosa<br />

che ha messo a dura prova un po’ tutti,<br />

sappiamo sin d’ora che ne usciremo con<br />

le ossa rotte. Esattamente come dalla<br />

seconda guerra mondiale. Perché di belligeranza<br />

si è trattato. Di una lotta armata<br />

sporca, impudica e omicida. Una pandemia,<br />

quella economico-finanziaria, che<br />

ha piegato il fisico e lo spirito dei poveri,<br />

degli onesti, degl’inermi e degl’innocenti;<br />

che ha polverizzato fatiche e risparmi<br />

di una vita spogliando di ogni fiducia<br />

nell’uomo e nella<br />

società.<br />

<strong>Rimini</strong> si armerà di<br />

una generazione<br />

simile in tutto a<br />

quella dei padri e<br />

dei nonni? Di<br />

certo, servirà un<br />

secondo miracolo<br />

economico. Il<br />

medesimo che ha<br />

cambiato la società<br />

contadina, che ha<br />

fatto splendere<br />

paesi e città onorando<br />

l’Italia nel<br />

mondo.<br />

SETTEMBRE-OTTOBRE 2011 /ARIMINVM .37

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