Opera Callas Divina - Opera Lautsprecher
Opera Callas Divina - Opera Lautsprecher
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SISTEMA DI ALTOPARLANTI DA PAVIMENTO<br />
OPERA<br />
CALLAS DIVINA<br />
Costruttore e distributore per l’Italia: UK Distribution, Via E. Barone 4,<br />
31030 Dosson di Casier (TV). Tel. 0422 633547 – info@operaloudspeakers.com<br />
Prezzo: Euro 6950,00<br />
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE<br />
Tipo: bass reflex da pavimento con condotto posteriore. Potenza massima applicabile:<br />
240 watt rms. Sensibilità: 89 dB con 1 watt a 1 metro. Numero delle<br />
vie: due. Frequenza di incrocio: 2000 Hz. Tweeter: cupola da 1 pollice.<br />
Woofer: 4 da 6 pollici. Crossover: passa-basso incrementale a 6 dB/ott per il<br />
woofer e 12 dB/ott per il tweeter. Amplificatore consigliato: Unison<br />
<strong>Opera</strong>, per chi non lo conoscesse, è uno dei pochi<br />
marchi italiani che ha contribuito a far apprezzare<br />
nel mondo lo stile ed il modo italiano di riprodurre<br />
la Musica, quella con la emme maiuscola. Molto<br />
spesso ci siamo chiesti se lo stile italiano di costruire i<br />
diffusori sia divenuto tale soltanto per l’eleganza della<br />
veste estetica, oppure per quella caratteristica “globale”<br />
fatta di forme eleganti e di sani concetti musicali circa<br />
la riproduzione sonora in ambiente. Personalmente, ritengo<br />
che sulla scia di molte realizzazioni di gran valore<br />
oggi ci siano marchi che ne hanno approfittato per<br />
realizzare estetiche notevolissime corredate da un progetto<br />
di valore molto minore, sfruttando in maniera abbastanza<br />
bieca il buon nome che i marchi più gloriosi si<br />
sono faticosamente guadagnati sui mercati internazionali.<br />
Il diffusore che testiamo questo mese è il primo<br />
modello da pavimento di costo e prestazioni elevate<br />
prodotto dal costruttore trevigiano, e si presenta come<br />
un virtuale prolungamento del discorso iniziato proprio<br />
dalla nuova <strong>Callas</strong> presentata lo scorso anno. Utilizza<br />
infatti gli stessi altoparlanti e lo stesso tipo di costruzione.<br />
Potremmo addirittura ipotizzare che si tratti<br />
di una <strong>Callas</strong> che sormonta un subwoofer dedicato, costruito<br />
nello stesso mobile. L’indagine conoscitiva verificherà<br />
invece che si tratta di un diffusore nato con una<br />
sua personalità, senza soluzione di continuità dalla<br />
gamma bassissima fino all’ultrasuono. Andiamo allora<br />
a verificare cosa racchiude il pesante cabinet italiano.<br />
La costruzione<br />
La realizzazione del diffusore <strong>Opera</strong> è, se possibile, ancora<br />
più curata del solito. La struttura lignea è realizzata<br />
con le pareti laterali ripiegate verso la parete di fondo,<br />
ridotta a poco più di una decina di centimetri. Contrariamente<br />
a quanto si crede, questo tipo di realizzazione<br />
annulla in maniera molto ridotta le risonanze interne<br />
se è lasciata fine a se stessa e non è adeguatamente<br />
supportata, come in questo caso, da altri due accorgimenti:<br />
sapiente uso dell’assorbente interno ed impiego<br />
di rinforzi mediani che ne irrigidiscono la struttura. Le<br />
riflessioni interne, quelle caratteristiche di un diffusore<br />
molto alto, rimarrebbero immutate, mentre quelle tra le<br />
pareti laterali si sposterebbero soltanto a frequenze più<br />
alte, distribuendosi più uniformemente nello spettro<br />
audio. Il materiale che costituisce la struttura è parte di<br />
uno scheletro di medium density rivestito di vero legno,<br />
mentre le pareti laterali sono realizzate con multistrato<br />
accortamente pre-piegato. Il diffusore infine è<br />
verniciato e lucidato, senza comunque far ricorso a resine<br />
che ne aumentano la luminosità apparente. Alle<br />
spalle del diffusore, su quello che rimane della parete<br />
posteriore, troviamo una copertura di plastica nera che<br />
comprende ben tre coppie di connettori dorati e ponticellati<br />
e che al suo interno cela il non semplice filtro<br />
crossover. Sopra, alla base della stretta parete, troviamo<br />
il tweeter posteriore protetto da una minuscola ghiera<br />
metallica. Si tratta di un driver a cupola morbida, prodotto<br />
dalla norvegese Seas, dalle dimensioni estremamente<br />
ridotte grazie all’uso di un magnete al neodimio.<br />
Alla base del diffusore è sistemato il grosso condotto di<br />
accordo dal diametro esuberante, che è stato tra l’altro<br />
sottoposto ad una innovativa verifica all’aumentare<br />
della potenza immessa. Il diametro supera i dieci centimetri,<br />
con una buona lunghezza totale per rimanere<br />
quanto più possibile vicino al valore di 2 nel rapporto<br />
52 AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005
Il filtro crossover è realizzato su un<br />
supporto di vetronite. Impiega<br />
componenti di pregio ed è “spiegato”<br />
in un apposito box.<br />
Il tweeter è realizzato dallo stesso<br />
costruttore del woofer: cupola morbida da<br />
30 millimetri, bassa frequenza di<br />
risonanza (500 Hz) ed assenza di<br />
ferrofluido nel traferro sono le sue<br />
caratteristiche migliori.<br />
I quattro woofer sono realizzati dalla Scan Speak. Si tratta probabilmente del miglior trasduttore mai costruito di queste dimensioni, e brilla per la<br />
bassissima distorsione, la buona tenuta in potenza e per la prestazione musicale eccellente.<br />
AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005 53
O PERA CALLAS DIVINA<br />
Sistema di altoparlanti <strong>Opera</strong> <strong>Callas</strong> <strong>Divina</strong> - Matricola n. //<br />
CARATTERISTICHE RILEVATE<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
6<br />
7<br />
8<br />
9<br />
1) Risposta in frequenza a 2,83 V/1 m<br />
2) Risposta in ambiente, due canali in funzione<br />
In asse ed a 30° per le tre configurazioni:<br />
Vin=2,83 V rumore rosa<br />
3) Distorsione dinamica per differenza di frequenze<br />
Eseguita a 100 dB<br />
4) Distorsione di 2a, 3a, 4a, 5a armonica ed alterazione<br />
dinamica a 90 dB spl<br />
5) Distorsione di 2a, 3a, 4a, 5a armonica e alterazione<br />
dinamica a 100 dB spl<br />
6) Modulo ed argomento dell’impedenza<br />
7) MIL livello massimo di ingresso (per distorsione di<br />
intermodulazione totale non superiore al 5%)<br />
8) MOL livello massimo di uscita (per distorsione di<br />
intermodulazione totale non superiore al 5%)<br />
9) Risposta nel tempo<br />
Il commento alle misure di un diffusore da “Accademia<br />
dell’Audio” deve per forza di cose fare riferimento<br />
a rilevazioni al di sopra della media. Le misure corrette,<br />
infatti, rappresentano una delle variabili che permettono<br />
ad un diffusore di essere ospitato in questa<br />
rubrica mensile. Ovviamente non basta, e ci mancherebbe,<br />
anche se possiamo ammettere che difficilmente<br />
un diffusore con prestazioni musicali di livello elevato<br />
si dimostri poi deludente alle misure. Anche nel caso<br />
del costruttore trevigiano possiamo ammettere che la<br />
prestazione globale da “Accademia dell’Audio” rappresenta<br />
un intelligente mix tra la prestazione puramente<br />
strumentale e quella ottenuta in sala d’ascolto,<br />
con una visione del mondo che non sembra favorire<br />
una “fazione” rispetto all’altra. La risposta in frequenza<br />
è stata rilevata ad una distanza maggiore rispetto al<br />
classico metro, a causa della dimensione dell’altezza<br />
maggiore di questa distanza. Il livello, comunque, è<br />
stato attentamente equiparato alla sensibilità ad un<br />
metro, pur ottenendo un andamento del grafico meno<br />
condizionato dalle interazioni tra i vari altoparlanti posti<br />
ad inclinazioni diverse rispetto al microfono. L’andamento<br />
della risposta vede un leggero carico della<br />
gamma bassa come conseguenza delle scelte operate<br />
dal progettista, con una leggera esaltazione di tutta la<br />
gamma alta ad opera del tweeter. Viene fuori una risposta<br />
leggermente attenuata in gamma media, con<br />
un andamento che, a detta del costruttore, costituisce<br />
una curva fisiologica in maniera migliore rispetto alle<br />
curve psofometriche di Fletcher e Munson. La risposta<br />
temporale risente favorevolmente delle ridotte dimensioni<br />
del pannello frontale, con un decadimento<br />
estremamente rapido a smaltire l’energia ed il woofer<br />
appena in ritardo rispetto al più veloce tweeter. Tutte<br />
le considerazioni fatte nel box riservato al filtro crossover<br />
si possono ritrovare nel grafico di impedenza,<br />
che mostra un modulo attestato su valori mediamente<br />
elevati. La presenza di due tweeter è visualizzata con<br />
un abbassamento del modulo in gamma medio-alta,<br />
tanto che la massima condizione di sovraccarico è<br />
stata trovata a circa 4000 Hz, con un valore appena<br />
inferiore ai quattro ohm. La risposta in ambiente eseguita<br />
a terzi di ottava col rumore rosa mostra ancora il<br />
leggero avvallamento in gamma media, con la gamma<br />
altissima che si regolarizza nella ripresa angolata e la<br />
gamma bassa in leggera evidenza. Al banco delle misure<br />
dinamiche il diffusore mostra che la distorsione<br />
per differenza di frequenze è visibile soltanto nella<br />
componente 2-, mentre le componenti di ordine tre<br />
sono attestate sotto il livello di fondo del grafico. La<br />
distorsione armonica in regime dinamico è stata eseguita<br />
come consuetudine sia a 90 che a 100 decibel.<br />
Le differenze riscontrate vanno attentamente vagliate,<br />
perché rendono merito ai trasduttori impiegati. Se<br />
concentriamo la nostra attenzione sulle armoniche superiori,<br />
notiamo come passando dalla pressione inferiore<br />
a quella maggiore praticamente non cambi nulla<br />
in gamma media e medio-bassa, mentre l’azione congiunta<br />
di tutti i woofer mostra l’innalzamento di quarta<br />
e quinta armonica in gamma profonda. Le armoniche<br />
superiori mostrano, con considerazioni simili a quelle<br />
viste prima, come ad un incremento in gamma bassa<br />
della seconda armonica non corrisponda un pari incremento<br />
della prima componente dispari, che a 100<br />
decibel rimane praticamente attestata sugli stessi livelli<br />
della rilevazione a 90 decibel. Va notato il leggero<br />
picco a 450 Hz, che coincide con la transizione dei<br />
due woofer più bassi. In gamma altissima possiamo<br />
vedere come sia la sola musicale seconda armonica<br />
ad aumentare leggermente, mentre la terza appare<br />
estremamente contenuta su valori prossimi al fondo<br />
del grafico. La compressione dinamica ad entrambe le<br />
pressioni non si smuove dalla linea dello zero, a dimostrazione<br />
dell’eccellente linearità degli altoparlanti.<br />
La curva del grafico della MIL mostra una salita vertiginosa<br />
dai quindici watt iniziali fino alla massima potenza<br />
disponibile, che è possibile immettere sin dai<br />
125 Hz e che non viene più “mollata” fino all’estremo<br />
alto di misura, esibendo per altro una compressione<br />
estremamente limitata. La MOL che ne deriva “parte”<br />
da poco più di 100 decibel e sale, come la curva della<br />
MIL sommata alla risposta ad oltre 116 decibel, per<br />
poi attestarsi ad una media di 115 decibel assolutamente<br />
non compressi, fino ai 118 decibel della gamma<br />
altissima.<br />
G.P. Matarazzo<br />
54 AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005
Indagare sull’emissione del condotto di accordo e sulle alterazioni che<br />
questo subisce all’aumentare della potenza immessa rappresenta una<br />
delle classiche verifiche su cui si è fin troppo ipotizzato, ma su cui si è<br />
indagato assai poco. Le modalità di verifica della prestazione di un condotto<br />
di accordo assomigliano in maniera sfacciata a quelle della MOL e<br />
della distorsione dinamica, motivo per il quale è stata realizzata in tempi<br />
certamente più contenuti rispetto ad una verifica implementata ex<br />
novo. Per giungere a questa misura siamo partiti da lontano, dalla verifica<br />
approssimata delle alterazioni del condotto quando attraversato da<br />
un flusso d’aria turbolento, dall’analisi spettrale dell’uscita e dai vari test<br />
effettuati con diversi tipi di condotto di accordo. Abbiamo sviluppato<br />
un software che estendeva l’indagine del modello meccanico del diffusore<br />
reflex non soltanto al movimento del pistone ma anche a quello<br />
del condotto di accordo, calcolandone la velocità. Un errore molto frequente<br />
in questo tipo di calcoli è quello che parte dalla potenza rms per<br />
calcolare poi uno spostamento rms della membrana ed una velocità<br />
rms della stessa. Al fine di conoscere lo spostamento del pistone che<br />
può danneggiare il sistema o far uscire la bobina mobile al di fuori del<br />
campo perdendo linearità, è più realistico conoscere sia l’escursione<br />
che la velocità di picco, motivo per il quale abbiamo moltiplicato la potenza<br />
di pilotaggio per due e calcolato la tensione Eg del generatore,<br />
che vale:<br />
Eg = SQR [ Wp x (Re + Rg)]<br />
dove Eg è la tensione di picco del generatore, SQR rappresenta l’operazione<br />
di radice quadrata, Wp la potenza di picco, Re la resistenza della<br />
bobina mobile ed Rg la resistenza che contiene tutto quanto sia posto<br />
in serie al woofer, come resistenza del cavo o della induttanza<br />
dell’eventuale filtro crossover. L’equivalente meccanico del generatore<br />
si ottiene da Eg con la formula:<br />
Meg = Eg x BL / (Re + Rg)<br />
dove BL è il fattore di forza dell’altoparlante. Una volta sviluppati i noiosi<br />
calcoli del circuito meccanico equivalente al bass reflex, abbiamo<br />
calcolato la corrente circolante nel solo condotto e ricavato il suo modulo<br />
variabile con la frequenza che indicheremo con Mo(f). A questo<br />
punto la velocità espressa in metri al secondo viene calcolata con la<br />
formula:<br />
Vel(f) = MEg x SD x Mo(f)<br />
Sp<br />
dove SD è l’area del pistone ed Sp l’area del condotto di accordo. Per<br />
esprimere infine questo dato come percentuale della velocità del suono<br />
abbiamo posto semplicemente:<br />
V% = Vel(f) /c x 100<br />
dove c ovviamente rappresenta la velocità del suono.<br />
Il condotto e le sue prestazioni<br />
Dalla simulazione di diversi diffusori abbiamo verificato come la massima<br />
velocità dell’aria attraverso il condotto non sia raggiunta alla frequenza<br />
di accordo come si ritiene lecito, ma ad un valore inferiore,<br />
prossimo a 0,82 x Fb, motivo per il quale abbiamo deciso, in sede di<br />
sviluppo della metodologia di misura, di effettuare le verifiche sia ad Fb<br />
che ad Fl, come abbiamo definito questa frequenza più bassa. Con una<br />
procedura simile a quella della MOL ricaviamo prima la risposta del<br />
condotto di accordo per un segnale in ingresso molto piccolo, e poi aumentiamo<br />
pian piano il livello e ne misuriamo sia il contenuto armonico<br />
che quello non armonico, oltre a rilevare le differenze di incremento di<br />
livello per ricavare il dato di compressione dinamica. In caso di segnali<br />
molto forti il condotto distorce e comprime, anche in maniera piuttosto<br />
evidente, ma voler porre in relazione la compressione del condotto con<br />
una variazione della risposta in frequenza è sostanzialmente inesatto,<br />
visto che ad una compressione del condotto fa da riscontro una maggiore<br />
escursione del woofer alla stessa frequenza. Per “postulato” il<br />
woofer in un bass reflex alla frequenza di accordo dovrebbe essere praticamente<br />
fermo, mentre man mano che il condotto va in “turbolenza<br />
controllata” inizia a muoversi, emettendo di suo sia pressione che distorsione.<br />
Rinviando comunque il discorso ad una presentazione ufficiale<br />
fatta a quattro mani con Fabrizio Montanucci, posso ammettere di<br />
aver fatto molta pratica sul campo, misurando sia diffusori blasonati<br />
che meno “nobili”, riscontrando sempre e comunque delle alterazioni<br />
notevoli rispetto al funzionamento ideale. In particolare l’innalzamento<br />
repentino della distorsione non lineare mostra l’innesco di un soffio<br />
udibile, che stando alle simulazioni ed alle indagini eseguite coincide<br />
col raggiungimento dell’otto per cento della velocità del suono, che corrispondono<br />
al ben 99,072 chilometri orari.<br />
Come possiamo vedere dal grafico di Figura 4, il diffusore <strong>Opera</strong> alla<br />
frequenza di accordo prossima ai 38 Hz mostra una compressione trascurabile<br />
fino a 40 watt sia alla frequenza di accordo vera e propria sia<br />
a 31 Hz, frequenza bassa a cui corrisponde la massima velocità attraverso<br />
il generoso condotto. Alla notevole potenza raggiunta a step successivi<br />
la distorsione armonica, ad entrambe le frequenze, sfiora il<br />
10%, mentre la distorsione non armonica, assente fino a circa 18 watt,<br />
subisce una decisa impennata verso l’alto, a dimostrazione dell’inizio<br />
della turbolenza. Come previsto dal modello matematico, alla frequenza<br />
più bassa la distorsione “da turbolenza” è decisamente maggiore, mostrando<br />
comunque il risultato probabilmente migliore che siamo riusciti<br />
ad ottenere su tutti i diffusori misurati finora. In Figura 5 possiamo invece<br />
vedere la simulazione della velocità dell’aria nel condotto simulata<br />
dal software appositamente scritto. Come possiamo notare, per 38 Hz<br />
di frequenza di accordo la velocità raggiunge il suo massimo valore a<br />
31 Hz, sfiorando i 100 km/h. A questo punto, trasferendo questa ricerca<br />
in Audio For Windows potremmo, una volta conosciuti i parametri del<br />
woofer e le condizioni dell’accordo, fare un rapido calcolo a ritroso per<br />
determinare il diametro ottimale del condotto di accordo in grado di<br />
contenere al massimo le turbolenze dell’aria in quella precisa condizione<br />
di accordo ed impiegando quel particolare woofer senza dover far ricorso<br />
a formule empiriche che, spesso, nulla hanno a che vedere con la<br />
realtà. Dateci tempo. G.P.M.<br />
Figura 4. Figura 5.<br />
AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005 55
O PERA CALLAS DIVINA<br />
Il disegno di una rete di filtro<br />
per un diffusore che utilizza ben<br />
quattro trasduttori uguali potrebbe<br />
apparire a prima vista<br />
abbastanza semplice, e soltanto<br />
in corso d’opera ci si accorgerebbe<br />
quanto questa affermazione<br />
sia totalmente priva di<br />
fondamento. Disponendo di un<br />
array di quattro altoparlanti<br />
identici e di un pannello frontale<br />
molto stretto, occorre che il<br />
crossover agisca contemporaneamente<br />
su diversi fronti per<br />
ottimizzare la prestazione acustica<br />
in ambiente. Innanzitutto<br />
dobbiamo notare che la sola superficie<br />
del pannello frontale è<br />
impossibilitata a caricare la<br />
gamma bassa e medio-bassa<br />
adeguatamente, ma per fortuna<br />
questo effetto è compensato in<br />
parte dalle pareti posteriori<br />
dell’ambiente d’ascolto. Rimane<br />
comunque estremamente conveniente<br />
fare in modo che<br />
l’emissione in gamma bassa sia<br />
tale da poter fornire una risposta<br />
anecoica leggermente calante<br />
verso le medie frequenze. Tra<br />
l’altro facciamo notare come<br />
questa leggera correzione convinca<br />
molti progettisti, che in<br />
proporzioni e con “ricette” diverse<br />
attuano un leggero effetto<br />
Figura 1.<br />
loudness al diffusore. L’utilizzo<br />
di quattro trasduttori identici<br />
pretende il rispetto di una seconda<br />
inderogabile condizione,<br />
quella di ottenere un modulo dell’impedenza che non sia eccessivamente basso,<br />
tanto che in mancanza di altoparlanti particolari costruiti su specifiche conviene<br />
evitare la connessione brutale in parallelo. Tale connessione, infatti, vedrebbe<br />
ridotta ad un quarto l’impedenza caratteristica del singolo altoparlante,<br />
che nel caso specifico, con un minimo del singolo woofer di 5,9 ohm, diventerebbe<br />
5,9:4 = 1,475 ohm. Dall’altro lato occorre notare che quattro woofer posizionati<br />
l’uno sull’altro difficilmente potrebbero incrociarsi col povero tweeter,<br />
che da un lato non sarebbe stato in grado di erogare una pressione così eleva-<br />
Il filtro crossover<br />
ta e dall’altro porrebbe enormi<br />
problemi di dispersione sul piano<br />
polare, vista la distanza con i<br />
woofer più lontani. In queste condizioni<br />
si può fare ricorso a diverse<br />
soluzioni circuitali, che comprendono<br />
la connessione serieparallelo<br />
degli altoparlanti ed il taglio<br />
differenziato dei woofer. In<br />
buona sostanza si possono collegare<br />
due altoparlanti in parallelo<br />
tra loro e poi connetterli in serie<br />
ad altri due altoparlanti a loro volta<br />
connessi in parallelo, in modo<br />
che il modulo totale dell’impedenza<br />
rimanga, tolleranze a parte,<br />
identico a quello di un singolo<br />
woofer. Una volta fatta questa<br />
scelta conviene fare in modo che<br />
i trasduttori più vicini al tweeter si<br />
incrocino in maniera più o meno<br />
diretta, mentre i due woofer più<br />
lontani possono essere utilmente<br />
incrociati a frequenze più basse,<br />
in modo da evitare interferenze<br />
distruttive alle varie angolazioni<br />
verticali. Per esaltare le basse frequenze<br />
ben al di sotto di quanto<br />
sia lecito utilizzando uno solo dei<br />
woofer in un accordo “standard”,<br />
il progettista ha preferito fare in<br />
modo che in gamma bassa tutti i<br />
woofer risultino a due a due in<br />
serie e non limitati a bassa frequenza.<br />
In buona sostanza possiamo<br />
allora ammettere di trovarci<br />
di fronte a quattro woofer che<br />
emettono tutti in gamma bassa e<br />
che poi, all’aumentare della frequenza,<br />
sono limitati uno ad uno fino a lasciare via libera soltanto a quello posizionato<br />
più in alto, che va ad incrociarsi col tweeter. Dando un’occhiata allo<br />
schema del filtro crossover possiamo notare, infatti, come per le frequenze bassissime<br />
i quattro woofer risultino connessi a due a due in serie, con una somma<br />
delle singole emissioni che teoricamente dovrebbe raggiungere i 6 decibel ma<br />
che nella pratica, sia per le resistenze delle induttanze che per quella da un ohm<br />
posta in serie al filtro della gamma bassa, risulta essere di circa 4 decibel. Con<br />
un extraguadagno di tale livello in gamma bassa ci troviamo di fronte a tre pos-<br />
Figura 2. Figura 3.<br />
56 AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005
sibilità: accordare tutto il sistema ad una frequenza<br />
molto bassa ed ottenere una estensione da camera<br />
anecoica estremamente allettante dal punto<br />
di vista strumentale, utilizzare invece l’extraguadagno<br />
per modellare la risposta con una caratteristica<br />
“fisiologica” tale da compensare la curva livello-frequenze<br />
dell’orecchio umano, oppure, come<br />
caratterizzazione più sofisticata, utilizzare in parte<br />
entrambe le soluzioni, con una risposta in gamma<br />
bassa limitata dalle perdite immesse e dalla lontananza<br />
del condotto di accordo, ed utilizzare in aggiunta<br />
anche un andamento fisiologico della risposta.<br />
Il progettista crediamo abbia seguito questa<br />
soluzione, almeno a giudicare dalle perdite immesse<br />
vicino al condotto di accordo e per le frequenze<br />
di sovrapposizione scelte per l’incrocio<br />
“progressivo”.<br />
Se andiamo a dare un’occhiata allo schema del filtro<br />
crossover di Figura 1, possiamo notare come<br />
la configurazione differenziata dei quattro woofer<br />
sia preceduta da una cella passa-basso del secondo<br />
ordine smorzato, seguita da una induttanza<br />
posta in parallelo ad una resistenza di valore molto<br />
basso. Questo tipo di circuito consente di regolare<br />
con buona precisione la pendenza del passabasso<br />
ed il suo smorzamento, in modo da poter<br />
manipolare con un certo agio la fase acustica di<br />
quella sezione di filtro. Segue lo stadio di differenziazione<br />
dei passa-basso, con due gruppi di woofer<br />
posti in semiparallelo. Questa particolare connessione<br />
vede i due trasduttori superiori, ed anche<br />
il gruppo inferiore, separati da un’induttanza<br />
di valore appropriato per differenziarne i tagli. Il<br />
gruppo di woofer inferiori è stato infine posto in<br />
parallelo a tre condensatori, la cui somma cortocircuita<br />
progressivamente, all’aumentare della frequenza,<br />
l’emissione, attuando il taglio differenziato<br />
in gamma medio-bassa. Viene fuori una cella<br />
passa-basso con un numero abbastanza ridotto di<br />
componenti rispetto ad un tradizionale tre vie, con<br />
un buon controllo dell’impedenza totale sia nel<br />
modulo che nella fase. Le pendenze acustiche dei<br />
quattro woofer sono di poco inferiori al secondo<br />
ordine, anche se i due trasduttori inferiori presentano<br />
una pendenza molto blanda fino ad 800 Hz,<br />
oltre la quale aumentano notevolmente l’andamento<br />
dell’attenuazione all’aumentare della frequenza.<br />
La cella del passa-alto del tweeter posto<br />
sul pannello frontale è realizzata, come quella del<br />
tweeter posteriore, con un secondo ordine elettrico<br />
attenuato da una resistenza per allinearne il livello<br />
di emissione. La risposta acustica del tweeter<br />
frontale è appena maggiore del classico secondo<br />
ordine, pur non arrivando alla pendenza<br />
caratteristica di un terzo ordine di Butterworth. In<br />
Figura 2 possiamo verificare la risposta dei filtri ai<br />
capi dei trasduttori rilevata, ovviamente, con una<br />
sonda bilanciata, una condizione indispensabile<br />
visti i collegamenti degli altoparlanti non connessi<br />
tutti a massa. In Figura 3 possiamo renderci conto<br />
delle pendenze acustiche e delle modalità di incrocio.<br />
Come è possibile vedere nel grafico la frequenza<br />
di incrocio è stata scelta a cavallo dei<br />
2000 Hz, ove il tweeter presenta una leggera gobba,<br />
che ci ritroviamo anche nella risposta totale.<br />
Va notato come il woofer superiore da 2000 fino a<br />
circa 10.000 Hz si attenui al ritmo di circa 10 decibel<br />
per ottava, per poi piegare decisamente verso<br />
il basso. G.P.M.<br />
L’ASCOLTO<br />
Una volta eseguite tutte le misure di rito e quelle fuori routine eccoci a trasportare, l’instancabile<br />
Dario ed il sottoscritto, i due eleganti e pesanti mobili in sala d’ascolto, stando attenti a non avvicinarci<br />
troppo a spigoli e a quant’altro potrebbe graffiare gli eleganti cabinet trevigiani. Devo<br />
ammettere di aver provato più di un posizionamento in ambiente per cercare, in qualche modo,<br />
di coinvolgere l’emissione del tweeter posteriore e metterne eventualmente in evidenza l’azione.<br />
Dopo esser passato per posizionamenti che vedevano i diffusori sistemati ad una cinquantina di<br />
centimetri dalla parete di fondo ed altri che viceversa vedevano i diffusori molto avanzati, ho trovato<br />
un buon compromesso con la complicità della solita emissione monofonica. Con le due<br />
torri poste a poco meno di un metro dalla parete di fondo e a circa due metri e mezzo di distanza<br />
tra di loro, eccomi a verificare la stabilità della scena e la resa acustica dei due lati della sala<br />
d’ascolto sommata alla risposta dei due diffusori. Tutto l’insieme appare di buon livello, con una<br />
resa assolutamente stabile appena i diffusori sono stati ruotati verso il punto di ascolto, con la<br />
sola zona centrale, ben stretta, che sembra emettere pressione. Ripristinata la stereofonia,<br />
posso immediatamente rendermi conto della gamma bassa, profonda ma comunque non invadente.<br />
La dimensione della profondità appare di ottimo spessore, con la corretta riproduzione<br />
dei piani sonori ed un buon equilibrio tra le posizioni degli esecutori e la chiarezza del<br />
messaggio riprodotto. È sempre piuttosto facile creare aria attorno agli esecutori riducendo<br />
leggermente l’emissione di pressione in gamma media, ma non risulta altrettanto agevole poi<br />
riuscire ad ottenere chiarezza dei particolari e dettaglio, obbiettivo pienamente centrato dalle<br />
due <strong>Opera</strong> di fronte a me. Il posizionamento degli altoparlanti sul pannello frontale, la scelta<br />
delle frequenze di taglio e la costruzione robusta diventano tasselli che si incastrano alla perfezione,<br />
con una resa particolareggiata e chiara dell’evento sonoro. Quanto può valere una ricerca<br />
attenta sulla costruzione, l’attenzione esasperata ai particolari della realizzazione e l’impiego<br />
di altoparlanti di pregio nella resa timbrica? Poco, dannatamente poco, tanto da far dubitare<br />
quelli che si autodefiniscono esperti sulla convenienza di scelte costose. Ma chi ha<br />
all’attivo molto più di qualche ascolto nella propria cameretta sa perfettamente che la timbrica<br />
generale, per quanto corretta, deve espandersi in concetti più sottili, come la resa dei particolari,<br />
il rispetto dei piani sonori ed il disegno della scena. E qui costruire diffusori diventa una<br />
faccenda più difficile da gestire senza esperienza, senza scelte precise e senza certezze acquisite<br />
nel tempo. Il suono dei violini, ad esempio, pur senza variare di una frazione di decibel<br />
nella resa timbrica, può essere proposto come uno schermo, con tutti gli esecutori appiattiti<br />
l’uno sull’altro, o come in questo caso rappresentare una porzione di spazio definita, profonda<br />
ed articolata. Il basso profondo, come la ProAc provata il mese scorso, è esteso, possente ma<br />
non ridondante, e si manifesta soltanto quando chiamato in causa, scomparendo appena non<br />
ne è richiesta la presenza. Questa potrebbe apparire una frase banale, ma in molti casi non lo<br />
è, visto che le pareti dei diffusori e le membrane degli altoparlanti continuano ad emettere<br />
pressione a queste frequenze anche dopo che l’eccitazione del basso è finita, coprendo e mascherando<br />
il suono successivo alla percussione. La gamma medio-bassa trae il massimo utile<br />
dalla resa dinamica dei due woofer inferiori, con una prestazione mai slegata dalla gamma<br />
bassa e dalla gamma media. La gamma vocale profonda, forse l’unica in leggera evidenza,<br />
differenzia le voci maschili da quelle femminili, e ne lascia intuire la differenza spaziale in un<br />
contrasto accattivante e reale. Buona la gamma affidata ai soli woofer superiori, con le voci<br />
femminili chiare, precise ma comunque ben posizionate nel contesto della prestazione corale,<br />
senza primeggiare ma senza perdita alcuna di dettaglio dei particolari. Del tweeter posteriore<br />
non ho alcuna cognizione, ma deve funzionare molto bene, visto che la prestazione spaziale è<br />
dilatata al punto giusto, senza forzature e senza enfasi particolari. La gamma alta ed altissima<br />
affidate al generoso trasduttore scandinavo mostrano, una volta tanto, come le misure eccezionali<br />
di questo trasduttore all’ascolto si traducano in una prestazione superba per dettaglio,<br />
chiarezza e prestazione globale. L’unica pretesa di questo eccellente tweeter riguarda il pregio<br />
sia della componentistica del filtro crossover che dell’elettronica di potenza a monte, che deve<br />
essere assolutamente trasparente. Le conseguenze di un amplificatore non eccellente si traducono<br />
spesso in una localizzazione del trasduttore quando chiamato a riprodurre le soffianti<br />
del parlato, che sembrano venir fuori proprio dalle due morbide cupole da 1,2 pollici. Se c’è<br />
affiatamento tra elettroniche e diffusore la scena rimane in ogni condizione ariosa, profonda e<br />
dettagliata, con la dimensione orizzontale dello stage credibile e sempre in linea con la bontà<br />
della registrazione. La buona sensibilità e l’eccellente tenuta in potenza del diffusore consentono<br />
prestazioni dinamiche incredibili anche in ambienti di dimensioni non proprio contenute,<br />
mentre la configurazione a sorgenti sovrapposte con un baffle estremamente ridotto consente<br />
una emissione spaziale simile a quella di un piccolo satellite. Un pregio non da poco quello di<br />
essere riusciti ad ottenere una scena simile a quella di un diffusore di dimensioni contenute<br />
senza la contropartita del basso profondo inesistente. Se poi aggiungiamo che l’ingombro a<br />
terra è tutto sommato abbastanza simile, potremmo avere elementi sufficienti a decretare un<br />
allontanamento dei minidiffusori dalla scena della corretta riproduzione in ambiente. Francamente<br />
non ritengo che ciò accada in breve tempo, ma diffusori come questo non fanno assolutamente<br />
rimpiangere, dal punto di vista strettamente prestazionale, alcunché dei diffusori di dimensioni<br />
molto contenute. Beh, forse il peso!<br />
G.P.M.<br />
AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005 57
O PERA CALLAS DIVINA<br />
Sono finalmente giunte nella nostra redazione le <strong>Opera</strong> “<strong>Divina</strong>”. Le avevamo<br />
ascoltate al Top Audio e prima ancora nella presentazione riservata<br />
alla stampa internazionale a fine maggio. Per il costruttore veneto si<br />
tratta di un deciso passo avanti, un sistema “importante” che era stato<br />
sollecitato a Giovanni Nasta soprattutto da parte di alcuni mercati esteri,<br />
colà dove è ancora forte la voglia di investire in un eccellente sistema di<br />
riproduzione.<br />
Questa prova è corredata, com’è tradizione di questa rivista, da una solida<br />
disamina tecnica che senza mezzi termini documenta grande dinamica<br />
e notevole estensione in frequenza. Non mi sarei aspettato di meno,<br />
vista la disinvoltura con la quale le <strong>Divina</strong> si destreggiavano col più<br />
potente degli amplificatori di Unison Research, quell’Unico già provato<br />
su queste pagine che sfiora il chilowatt di potenza in regime impulsivo.<br />
Attraverso una valida amplificazione, un sistema da pavimento realmente<br />
a gamma intera è in grado di ottenere non solo risultati positivi sulla<br />
carta, ma soprattutto consentire un ascolto appagante con ogni genere<br />
musicale. Sono curioso di ascoltare fra non molto con i formati multicanale<br />
una catena composta da cinque <strong>Divina</strong> nella corretta configurazione<br />
prevista da Philips e Sony per il Super Audio CD. Con il software attualmente<br />
disponibile sono certo che <strong>Opera</strong> non mancherà di stupire nel<br />
prossimo incontro previsto nella prossima primavera. Intanto ce le godiamo<br />
con i miei CD di riferimento, un supporto al quale non manca<br />
nulla per poter soddisfare gli audiofili più esigenti, almeno per tutto il<br />
prossimo decennio.<br />
Non facciamo fatica a ricordare che il diffusore più di ogni altro componente<br />
influenza (per non dire “interpreta”) il messaggio musicale. Dalla<br />
sorgente al trasduttore la musica viaggia in forma di segnale elettrico.<br />
Da qui si trasforma nuovamente in moto vibratorio dell’aria, un passaggio<br />
“di stato” potremmo dire in senso non tecnico, in cui da un flusso di<br />
elettroni otteniamo una serie di vibrazioni in grado di stimolare il nostro<br />
organo dell’udito. Ecco quindi che il modo di emissione dell’altoparlante<br />
(e la sua interazione con l’ambiente) è determinante per il risultato finale.<br />
Bisogna anche osservare come il segnale registrato presente sul disco<br />
sia esso stesso frutto di una serie di interventi e manipolazioni avvenute<br />
in fase di registrazione. Sono drammatiche le differenze “timbriche”<br />
tra due diverse incisioni del medesimo evento sonoro (ad esempio<br />
l’esecuzione di uno stesso interprete della Polacca “Eroica” di Chopin<br />
usando lo stesso modello e marca di pianoforte). È quindi inutile cercare<br />
un “effetto fotocopia” in una catena di riproduzione sonora, posto<br />
che come abbiamo visto l’evento originale è oggetto di manipolazione. È<br />
più giusto cercare nella riproduzione le “sensazioni” (in senso oggettivo,<br />
non emotivo) tipiche di quella musica. Un pianoforte dovrà suonare<br />
come un pianoforte, un violino come un violino e non basterebbe una<br />
presunta “perfezione” del componente se il suono complessivamente risultasse<br />
“artificiale” e privo di riscontro con quello dal vivo. Non è un<br />
caso se nelle mostre dedicate all’alta fedeltà è raro trovare un espositore<br />
tanto coraggioso da fare ascoltare il proprio sistema con musica<br />
classica, soprattutto sinfonica. Si preferisce giocare sulla facile fusion<br />
dai morbidi contorni o su datate registrazioni jazz (forse per la scarsa<br />
dinamica richiesta da questi programmi musicali), con la scusa magari<br />
che quella è la musica che gli audiofili ascoltano. Io ho visto tanti appassionati<br />
restare a bocca aperta di fronte ad una bella sinfonia di<br />
Beethoven o di Tchaikovsky, o magari emozionarsi per la dinamica di<br />
una “Sagra della Primavera”. Al termine delle nostre dimostrazioni molti<br />
ci chiedono quali dischi “speciali” avessimo utilizzato, sperando di poter<br />
ascoltare allo stesso modo una grande orchestra una volta tornati a casa.<br />
Tutto questo (e perdonate la presunzione) per dire che le <strong>Opera</strong> <strong>Divina</strong><br />
appartengono a quel ristretto gruppo di diffusori che per fare bella figura<br />
non ha bisogno di limitarsi ai soliti dischi per audiofili gonzi (“audiogonzi”?,<br />
storpiando un termine coniato qualche anno fa dal maestro Raspelli<br />
- “gastrogonzi” - all’interno della Guida ai Ristoranti d’Italia). Nella<br />
sede di <strong>Opera</strong>, nel corso della presentazione alla stampa, mi ero divertito<br />
a far suonare alcuni passaggi dei nostri CD dedicati alla grande orchestra.<br />
Complice quel mostro di corrente che è l’Unico, hanno esibito<br />
con correttezza timbrica e con dinamica gli ottoni e le percussioni di un<br />
brano difficile come “Fanfare for the Common Man” di Copland tratto<br />
dal nostro CD “Orchestra del XX secolo” (chi non ce l’ha non ha idea di<br />
cosa sia la dinamica di una grande orchestra sinfonica). Non è questio-<br />
L’ASCOLTO di Marco Cicogna<br />
ne di suonare forte; occorre mantenere anche ad alto volume pienezza e<br />
solidità sulle fondamentali degli ottoni, senza perdere di vista l’obiettivo<br />
di una “piacevolezza” sonora che mai dovrebbe venir meno. Persino i<br />
compassati colleghi della stampa inglese, distolti dalla degustazione di<br />
importanti bottiglie di vino italiano predisposte dal nostro ospite, si godevano<br />
un programma musicale che avrebbe impensierito i più. Era bello<br />
vedere le imperturbabili sopracciglia sollevarsi al cospetto di un diffusore<br />
che abbinava alla musicalità della scuola italiana una grinta e completezza<br />
superiori di un ordine di grandezza ai pur notevoli risultati del<br />
passato, con una punta di incisività in più che con questo repertorio<br />
non guasta.<br />
Anche in redazione c’è stato il supporto dell’Unison, reduce da una precedente<br />
prova. Per non essere accusati di campanilismo le ho comunque<br />
fatte suonare con l’integrato KV 500 di Musical Fidelity, altro peso<br />
massimo con cui le <strong>Opera</strong> si sono trovate a proprio agio. Un’osservazione<br />
mi sembra doverosa. Non vi preoccupi la potenza da noi utilizzata.<br />
Se è vero, come è vero, che ogni sistema migliora le proprie prestazioni<br />
quando si rende disponibile (a parità di altre caratteristiche) una buona<br />
dose di corrente, è pur vero che nella maggior parte degli impieghi domestici<br />
alle <strong>Divina</strong> basterà una potenza ben più ragionevole. Diciamo<br />
poi che le dirompenti grancasse e le devastanti pedaliere di organo tanto<br />
amate da chi vi scrive rappresentano statisticamente una parte minima<br />
del mondo musicale, che è fatto più che altro di colori, di sfumature,<br />
di scansione del ritmo, di cura nel fraseggio. Per questo bastano 50/100<br />
watt dalle sane attitudini musicali e, s’intende, resistere alla tentazione<br />
di fare ascoltare il Finale dalla Seconda Sinfonia di Mahler a tutto il condominio<br />
(ma avete mai provato? È una sensazione straordinaria).<br />
Scherzi a parte, con le <strong>Divina</strong> ho ascoltato senza sbavature programmi<br />
timbricamente difficili come le Suite per orchestra di Bach (Telarc), la<br />
“Watermusic” di Händel (Philips), i Concerti per flauto dall’opera 10 di<br />
Vivaldi (Oiseau-Lyre), esecuzioni intense e palpitanti con strumenti originali<br />
che richiedono una gamma media espressiva ed una impeccabile<br />
transizione sul driver delle note acute. Archi e fiati si mantengono fluidi<br />
in tutta la loro estensione, luminosa e determinata la ricostruzione delle<br />
armoniche superiori, mai pungenti tuttavia i violini antichi, che rappresentano<br />
la bestia nera per ogni sistema di riproduzione. Con il Mozart<br />
dei Concerti per corno (Hogwood) e la Settima di Beethoven (Solti, Decca)<br />
ho ritrovato in gamma media la piacevole morbidezza che abbiamo<br />
a lungo apprezzato nelle <strong>Callas</strong> Gold, un sistema davvero “mozartiano”<br />
per la sua musicalità; tuttavia il contrasto dinamico, la presenza fisica<br />
della massa sonora, la percezione della linea dei contrabbassi assume<br />
qui un rilievo più naturale e tridimensionale. In termini di colore osserviamo<br />
ancora la corretta resa con gli archi nel secondo tempo della Settima,<br />
un insieme omogeneo che lascia “respirare” al proprio interno le<br />
diverse voci. I timpani entrano in gioco con la presenza dei grandi sistemi<br />
da pavimento, ma il controllo è buono e anche nella sala della nostra<br />
redazione le naturali code sonore dell’incisione non lasciano nell’aria residui<br />
inopportuni.<br />
Si può giocare con il grande repertorio sinfonico, con Mahler, con Stravinsky,<br />
ma anche con partiture famose come la “Sinfonia Fantastique”<br />
di Berlioz, con i mitici “Carmina Burana”, o magari con il finale dei “Pini<br />
di Roma” di Respighi. Proprio questi “Pini della Via Appia”, noti per il<br />
lungo ed inarrestabile crescendo, sono in grado di togliere dai woofer<br />
ogni eventuale granello di polvere. C’è aria, profondità e introspezione<br />
con questi difficili brani. Nei momenti in “fortissimo” non si avverte<br />
compressione, le diverse sezioni strumentali restano distinte eppure<br />
omogenee all’interno dell’ampia scatola sonora disegnata dalle “<strong>Divina</strong>”.<br />
Persino la più trucida coatta di periferia, discotecara incallita, sentirebbe<br />
la peluria del collo ergersi per l’emozione. Si afferma con vigore la prima<br />
ottava dei tromboni, quella che indica spessore ed autorevolezza, si<br />
avverte lo scandire profondo dei contrabbassi, il tutto ad indicare un<br />
buon lavoro in gamma profonda e in quell’ampio intorno che definiamo<br />
“medio-basso” in cui la musica acustica riprodotta si gioca la carta della<br />
naturalezza. Le trombe illuminano la scena sonora e cristallina, seguendo<br />
l’impostazione delle incisioni utilizzate e non offrono a nessuno facili<br />
assoluzioni. L’immagine è ampia e senza incertezze al centro, corretta la<br />
resa dei segnali di ambienza, che in base a quanto contenuto nel<br />
software sono in grado di coniugare un bell’effetto presenza con la<br />
profondità del palcoscenico.<br />
58 AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005
diametro woofer equivalente /diametro<br />
condotto. Nel nostro caso questo<br />
rapporto vale 2,23, ma rappresenta un<br />
ottimo compromesso tra dimensioni<br />
effettive e risultati ottenuti. Ovviamente<br />
il condotto è stato posizionato<br />
alla base del mobile, per sfruttare il<br />
pavimento e rinforzarne l’emissione.<br />
Rimossi gli altoparlanti dal loro preciso<br />
filo di pannello, possiamo guadagnare<br />
l’accesso all’interno e notare i<br />
rinforzi anulari saldamente incollati,<br />
ma non incastrati, a tutte le pareti. Discreta<br />
la presenza di assorbente acustico,<br />
con un foglio di poliuretano che copre<br />
quasi del tutto il rinforzo anulare<br />
più basso, posto appena sopra il condotto<br />
di accordo. Ciò lascia intuire<br />
l’immissione di perdite calibrate per<br />
l’ottenimento di una risposta ben<br />
smorzata alle basse frequenze. I trasduttori<br />
posti sul pannello frontale sono<br />
cinque: quattro woofer da 15 centimetri<br />
posti l’uno sull’altro ed in cima il<br />
tweeter con i suoi 30 millimetri di cupola<br />
morbida. Si tratta di un componente<br />
standard della Scan-Speak, il<br />
D2905-97000, che ha lo stesso identico<br />
“blocco motore” del più grande Revelator,<br />
pur con una flangia di foggia e<br />
caratteristiche contenute. Questo originale<br />
driver ha un fattore di forza da<br />
3,5 Tesla per metro, una cupola di seta<br />
pretrattata ed una sensibilità che dalla<br />
probabile area di incrocio fino<br />
all’estremo udibile supera i 90 decibel.<br />
La risonanza estremamente bassa, a<br />
cavallo dei 500 Hz, la totale assenza di<br />
olio ferromagnetico nel traferro, la cavità<br />
posteriore abilmente smorzata ed<br />
un complesso magnetico lineare come<br />
pochi ne fanno un componente ideale<br />
per incroci con midwoofer di prestigio,<br />
anche di diametro superiore a<br />
quello utilizzato. Sono due i difetti da<br />
attribuire a questo gioiello che ne limitano<br />
l’impiego e la diffusione: l’elevato<br />
costo, ed una certa idiosincrasia per i<br />
filtri crossover meno che perfetti sotto<br />
tutti i punti di vista. I quattro woofer,<br />
sempre della Scan Speak, sono i 15W<br />
8530, caratterizzati dall’originale<br />
membrana composta di cellulosa e fibra<br />
incisa nella lunghezza per aumentare<br />
la rigidità. Certamente tra le varie<br />
leggende metropolitane che spesso abbiamo<br />
commentato quella di più altoparlanti<br />
piccoli in sostituzione di un<br />
solo woofer di grandi dimensioni è<br />
una delle più quotate. La storia della<br />
maggior velocità e della maggior prontezza<br />
è stata ampiamente dimostrata<br />
essere falsa, mentre l’unico vantaggio<br />
attribuibile a questa configurazione,<br />
quello della possibilità di costruire<br />
mobili di larghezza contenuta, nella<br />
Il tweeter posteriore è fissato in alto, sopra i<br />
connettori di ingresso.<br />
Ben tre le coppie di connettori, costruiti col<br />
“solito” standard <strong>Opera</strong>. In basso è stato<br />
posizionato il grosso condotto di accordo, che<br />
riceve un buon rinforzo dal pavimento.<br />
realizzazione pratica deve confrontarsi<br />
con due inconvenienti legati alle loro<br />
emissioni. Innanzitutto, quattro sorgenti<br />
poste l’una sull’altra in mancanza<br />
di accorgimenti particolari conducono<br />
ad una dispersione verticale disastrosa,<br />
mentre la tenuta in potenza deve<br />
fare i conti con quattro equipaggi<br />
mobili dall’escursione certamente più<br />
limitata rispetto ad un woofer di grandi<br />
dimensioni, disegnato magari per<br />
“tenere” molta potenza. Per le connessioni<br />
e le problematiche legate alla frequenza<br />
di incrocio col tweeter abbiamo<br />
riservato un box nel quale viene<br />
analizzato l’originale filtro crossover,<br />
mentre per la tenuta in potenza basta<br />
dare un’occhiata critica ai parametri<br />
dichiarati dal costruttore scandinavo<br />
per verificare che in effetti in questo<br />
caso la tenuta è assicurata. Il dato che<br />
maggiormente balza agli occhi è costituito<br />
certamente dall’escursione lineare<br />
di ben 6,5 millimetri, che grazie ad<br />
un campo magnetico nel traferro estremamente<br />
lineare assicura ottime prestazioni<br />
anche con segnali di ampiezza<br />
elevata. La presenza di un anello di<br />
corto circuito alla base del polo centrale<br />
assicura una bassa distorsione per<br />
differenza di frequenze ed una ridotta<br />
modulazione del flusso dovuta all’induttanza<br />
della bobina stessa. Insomma,<br />
a guardare le caratteristiche dichiarate<br />
sembrerebbe un woofer di<br />
grandi dimensioni dal punto di vista<br />
della tenuta in potenza, ma con la<br />
gamma medio-alta caratteristica di un<br />
tredici centimetri e con una dispersione<br />
di pari livello. L’unico inconveniente,<br />
facilmente aggirabile, è costituito<br />
dalla sensibilità non elevatissima, di<br />
circa 86 decibel.<br />
Conclusioni<br />
Un colpo ben assestato dal marchio<br />
<strong>Opera</strong>, che continua imperterrito a<br />
sfornare diffusori di grande levatura,<br />
con una visione della riproduzione sonora<br />
e dell’eleganza della realizzazione<br />
assolutamente in linea con quella<br />
che nel mondo è diventata la scuola<br />
italiana. Per esprimersi da leader in<br />
questa particolare disciplina non occorrono<br />
soltanto eleganza, dote accattivante<br />
ma fine a se stessa. Il diffusore<br />
viene valutato soprattutto su parametri<br />
che riguardano la prestazione in<br />
ambiente, che deve anche portare<br />
avanti una coerenza con la produzione<br />
precedente. Al giorno d’oggi ritengo<br />
che siano rimasti in pochi quelli che<br />
della scuola italiana hanno percepito<br />
soltanto l’eleganza delle forme.<br />
Gian Piero Matarazzo<br />
AUDIOREVIEW n. 253 gennaio 2005 59