"Grand Tour" a Veleia Nicola Criniti - ager veleias

"Grand Tour" a Veleia Nicola Criniti - ager veleias "Grand Tour" a Veleia Nicola Criniti - ager veleias

10.04.2013 Views

"Grand Tour" a Veleia Nicola Criniti – Daniele Fava ["Ager Veleias", 5.03 (2010)] Questa peregrinatio veleiate, intitolata "Grand Tour" in onore e memoria dei predecessori sette-ottocenteschi, già apparsa in questo sito con altre finalità e aggiornata, ha il compito precipuo di offrire a tutti gli appassionati – diversamente abili, curiosi, studenti, hospites, studiosi, ... – una guida preliminare e sintetica, quanto aggiornata e scientificamente costruita, dell'importante centro appenninico ligure-romano. L'itinerario più o meno ideale – storico-epigrafico-antiquario – si snoda e si sviluppa dalla zona sud-ovest [entrata moderna al sito archeologico e pieve di Macinesso] alla zona settentrionale [Thermae, Thermopolium, Foro e strutture circostanti, Basilica], per ritornare a sud [cosiddetto 'Cisternone'], secondo un tracciato agevolmente percorribile, registrato sulla cartina topografica di supporto: a essa rimandano i numeri che affiancano le figure e i lemmi di questo contributo. In questo stesso sito AGER VELEIAS [www.veleia.it] si troveranno, in ogni caso, altre e più ampie discussioni e informazioni di dettaglio, specialmente nel contenitore-base "Veleia/Cisalpina" (cfr. da ultimo N. Criniti, Sinossi veleiate: l'ager Veleias in età romana, "Ager Veleias", 4.11 [2009], pp. 1-17) 1 . L'ideazione e la stesura del testo, oltre che l'apparato storico-antiquario, sono a cura di Nicola Criniti, il materiale iconografico e documentario a cura di Daniele Fava. Ma i due autori devono grande riconoscenza ai membri del Gruppo di Ri- 1 Per il patrimonio storico-epigrafico veleiate vd. ora N. Criniti, Mantissa Veleiate, Faenza (RA) 2013 (Epigrafia e Antichità 32). 1

"<strong>Grand</strong> Tour" a <strong>Veleia</strong><br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Criniti</strong> – Daniele Fava<br />

["Ager <strong>Veleia</strong>s", 5.03 (2010)]<br />

Questa peregrinatio veleiate, intitolata "<strong>Grand</strong> Tour" in onore e memoria dei predecessori<br />

sette-ottocenteschi, già apparsa in questo sito con altre finalità e aggiornata,<br />

ha il compito precipuo di offrire a tutti gli appassionati – diversamente<br />

abili, curiosi, studenti, hospites, studiosi, ... – una guida preliminare e sintetica,<br />

quanto aggiornata e scientificamente costruita, dell'importante centro appenninico<br />

ligure-romano.<br />

L'itinerario più o meno ideale – storico-epigrafico-antiquario<br />

– si snoda e si sviluppa<br />

dalla zona sud-ovest [entrata moderna<br />

al sito archeologico e pieve di Macinesso]<br />

alla zona settentrionale [Thermae,<br />

Thermopolium, Foro e strutture circostanti,<br />

Basilica], per ritornare a sud [cosiddetto<br />

'Cisternone'], secondo un tracciato agevolmente<br />

percorribile, registrato sulla cartina<br />

topografica di supporto: a essa rimandano<br />

i numeri che affiancano le figure e i<br />

lemmi di questo contributo.<br />

In questo stesso sito AGER VELEIAS<br />

[www.veleia.it] si troveranno, in ogni caso,<br />

altre e più ampie discussioni e informazioni<br />

di dettaglio, specialmente nel contenitore-base<br />

"<strong>Veleia</strong>/Cisalpina" (cfr. da ultimo<br />

N. <strong>Criniti</strong>, Sinossi veleiate: l'<strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s in<br />

età romana, "Ager <strong>Veleia</strong>s", 4.11 [2009],<br />

pp. 1-17) 1 .<br />

L'ideazione e la stesura del testo, oltre che l'apparato storico-antiquario, sono a<br />

cura di <strong>Nicola</strong> <strong>Criniti</strong>, il materiale iconografico e documentario a cura di Daniele<br />

Fava. Ma i due autori devono grande riconoscenza ai membri del Gruppo di Ri-<br />

1 Per il patrimonio storico-epigrafico veleiate vd. ora N. <strong>Criniti</strong>, Mantissa <strong>Veleia</strong>te, Faenza (RA)<br />

2013 (Epigrafia e Antichità 32).<br />

1


cerca <strong>Veleia</strong>te [www.veleia.it], per la loro collaborazione in tempi e modi diversi:<br />

anzitutto, però, a Luca Lanza, che primo ipotizzò e caldeggiò uno strumento siffatto,<br />

e a Giuseppe Costa e Romano Zanni che hanno partecipato alla sua attuale<br />

'costruzione' 2 .<br />

**************************************************************************<br />

1. <strong>Veleia</strong> / sito<br />

L'oppidum ligure, poi municipium romano,<br />

di <strong>Veleia</strong> si sviluppò nel cuore<br />

dell'Appennino piacentino dalla tarda<br />

età del ferro fino ai primi secoli dell'impero<br />

su una vasta paleofrana, nell'appartata<br />

valle del torrente Chero, subaffluente<br />

di destra del Po.<br />

Collocato a poco meno di 500 metri<br />

d'altezza, alle pendici del rilievo chiamato<br />

a nord-ovest monte Rovinasso [m<br />

858 s.l.m.] e a sud-est rocca di Moria<br />

[m 901 s.l.m.], si trova a circa 50 km a<br />

sud di Piacenza, una trentina in linea d'aria.<br />

Nell'ultimo quarto del secolo scorso vennero individuate dagli studiosi (almeno)<br />

cinque fasi dello sviluppo edilizio di <strong>Veleia</strong> in età tardorepubblicana - protoimperiale.<br />

2 Alla conclusione di questo contributo vogliamo nuovamente ringraziare di cuore Lois Clegg, del<br />

Settore Abilità Linguistiche dell'Università degli Studi di Parma, per la versione in inglese del<br />

"Tour guidato" di <strong>Veleia</strong> ("<strong>Grand</strong> Tour" at <strong>Veleia</strong> / Testo Video Audio), èdito in questo stesso sito<br />

[www.veleia.it]); il personale del sito archeologico di <strong>Veleia</strong> per il suo cordiale aiuto (Maria Assunta<br />

Quattoli in particolare); la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna per l'autorizzazione<br />

alla riproduzione delle immagini qui presentate. — <strong>Nicola</strong> <strong>Criniti</strong>, infine, ricorda qui in<br />

particolare – con grande simpatia e piacere – gli annuali, a volte pluri-annuali, stimolanti viaggi di<br />

studio nel <strong>Veleia</strong>te coi suoi studenti parmensi di Storia Romana, Epigrafia Latina, Storia Economica<br />

e Sociale del Mondo Antico e Didattica della Storia Antica (lauree quadriennali, triennali,<br />

specialistiche, magistrali): peregrinationes che da quasi trent'anni mantengono vive e attuali la<br />

passione e l'interesse verso l'antica e affascinante terra appenninica e verso la sua poco nota<br />

storia sociale e quotidiana.<br />

2


2. <strong>Veleia</strong> / collegamenti viari<br />

Fin dall'età protostorica <strong>Veleia</strong><br />

– a metà strada tra la<br />

parte occidentale dell'Emilia<br />

(Regio VIII) e la Liguria (Regio<br />

IX) – fu nodo stradale<br />

non marginale, quanto un<br />

po' misterioso, dell'Emilia<br />

occidentale verso la Lunigiana<br />

e verso il Tirreno, da cui<br />

importava i marmi delle Alpi Apuane o di Luni, che dir si voglia. Il centro abitato<br />

era collegato alla via Emilia da due tracciati stradali minori – di una trentina di<br />

chilometri – lungo la valle del torrente Riglio (verso Piacenza) e lungo la valle del<br />

torrente Chero (verso Fiorenzuola d'Arda [PC]).<br />

3. <strong>Veleia</strong> / entrata al sito<br />

4. La pieve di Macinesso<br />

L’entrata moderna all’area archeologica di<br />

<strong>Veleia</strong> è collocata all’estremità meridionale<br />

dell'asse viario perpendicolare alla via porticata.<br />

In età tardo-repubblicana, invece, l'accesso<br />

monumentale al sito, difficilmente oggi<br />

ricostruibile, era posto a settentrione del Foro:<br />

a esso si aggiunse nella prima età imperiale<br />

un nuovo ingresso orientale.<br />

L’antica pieve di S. Antonino a Macinesso,<br />

dal 1815 appartenente al comune<br />

piacentino di Lugagnano Val<br />

d'Arda (da cui dista 15 km ca. a nordest),<br />

si staglia da una altura naturale<br />

a sud del Foro veleiate almeno dal IX<br />

secolo. In questa data, di <strong>Veleia</strong> si<br />

era già perduta ogni traccia, anche<br />

se la pieve di Macinesso aveva ereditato<br />

la configurazione topografica del<br />

comprensorio veleiate e col suo nome si continuò a indicare, ancora nel corso<br />

dell'Ottocento, l’area delle antiche vestigia archeologiche. La chiesa – ricostruita<br />

nel Cinquecento – fu più volte ristrutturata. Scavi, in particolare, furono effettuati<br />

3


nel 1842 dal direttore del Museo d'Antichità di Parma Michele Lopez, convinto –<br />

senza prove plausibili – che la chiesa potesse sorgere sulle rovine di una zona<br />

sacra romana: la canonica per l'occasione fu abbattuta.<br />

5. Il "prato" dei primi scavi (e il quartiere d'abitazioni meridionale)<br />

Nel prato antistante la chiesa, che si stende al di<br />

sopra del micro-complesso residenziale meridionale,<br />

venne scoperta nella primavera del<br />

1747 la Tabula alimentaria, durante lavori di<br />

sterro voluti dal pievano don Giuseppe Rapaccióli<br />

per «riparare a certa lavina, che minacciava<br />

ruina al proprio prato».<br />

Nel lato meridionale della via porticata, che costeggia<br />

il decumano (probabilmente) dell’antica<br />

<strong>Veleia</strong>, si sviluppò in età imperiale un piccolo complesso abitativo costituito da<br />

domus di media dimensione edificate sul terrazzamento artificiale adeguato alla<br />

pendenza naturale del suolo: il quartiere meridionale è bruscamente interrotto<br />

dalla pieve di S. Antonino, che insiste sulle mura delle ultime abitazioni visibili.<br />

6. Il Foro dall'alto<br />

Le «effossioni» – gli scavi, disordinati e senza alcun progetto – ebbero inizio il 14<br />

aprile 1760 nell'area del cosiddetto «Cortile» (m 458 s.l.m.), il piccolo Foro rettangolare<br />

della prima età imperiale, l'unico così ben conservato di tutta la Regio<br />

VIII: da esso proviene più di metà del patrimonio epigrafico indigeno e su di esso<br />

si aprono affiancati magazzini e tabernae<br />

rettangolari.<br />

Con la Basilica, e le altre strutture pubbliche<br />

e private, offre un raro esempio di<br />

assetto urbanistico di collina-montagna<br />

nell'antichità, con aree articolate e funzionali<br />

alle esigenze cittadine, essenziali<br />

per il versante dell'Appennino liguretosco-emiliano.<br />

4


7. Via meridionale (cardo orientale)<br />

8. Terme<br />

Poco più a sud del complesso della Basilica<br />

appare ben definito il cardo orientale,<br />

disposto lungo l’intero lato a oriente del<br />

Foro: è uno dei due assi viari principali<br />

che caratterizzano la forma urbis della<br />

maggior parte dei municipia nell'impero<br />

romano.<br />

Il complesso termale della prima età<br />

imperiale è fondamentalmente costituito<br />

da un grande edificio suddiviso<br />

in due vani absidati, che misurano<br />

ciascuno all’incirca una decina di<br />

metri sul lato lungo e poco di meno<br />

sul lato absidato, identificabili con i<br />

due tradizionali ambienti riscaldati<br />

delle terme urbane (caldarium e tepidarium):<br />

a fianco c'è una piccola<br />

vasca per abluzioni, con tracce di<br />

pavimentazione in lastre marmoree,<br />

priva di strutture di riscaldamento (frigidarium). Scoperto e scavato a sud-ovest<br />

del Foro a partire dal 1762, è più vasto di quanto non appaia attualmente (resti<br />

sono anche sotto la sede ottocentesca della direzione degli scavi, l'attuale Antiquarium).<br />

Certo non fu l'unico di <strong>Veleia</strong> (un secondo impianto dovette forse occupare lo<br />

spazio a est della pieve di S. Antonino) e offre la prova concreta che il municipium<br />

godeva di un regolare e costante approvvigionamento idrico. Quanto alle<br />

acque "minerali", probabilmente utilizzate in sede locale già dall'età antica, non<br />

abbiamo, tuttavia, indizi attendibili di un eventuale sfruttamento intensivo terapeutico:<br />

troppo comune, d'altro canto, nelle comunità romane la presenza di simili<br />

strutture pubbliche a impianto monoassiale per poter avanzare congetture<br />

plausibili su una qualsivoglia forma di termalismo in senso moderno.<br />

5


9. Terme / caldarium<br />

10. Terme / tepidarium<br />

11. Terme / frigidarium<br />

Dopo essersi svestiti nello spogliatoio<br />

(apodyterium), qui di fatto indeterminabile,<br />

si entrava nel caldarium,<br />

la grande stanza per il bagno<br />

caldo, poi nel tepidarium, la stanza<br />

'di passaggio' al frigidarium, il piccolo<br />

ambiente riservato al bagno freddo.<br />

L'aria calda veniva spinta e convogliata<br />

sotto il pavimento 'a suspensurae',<br />

rialzato dal suolo con pilastrini<br />

circolari in laterizio, e<br />

all’interno delle stesse strutture mu-<br />

rarie attraverso piccole tubature fittili (tubuli): proveniva dal forno che riscaldava<br />

l'acqua (hypocausis), non ancora identificato, anche se potrebbe trovarsi pochi<br />

passi a nord-ovest dal complesso termale, laddove oggi sorge un piccolo edificio<br />

di servizio per la manutenzione dell'area archeologica.<br />

Sono, questi, gli ambienti "termali" deputati all'igiene privata e collettiva di tutti i<br />

<strong>Veleia</strong>ti, se pure – è presumibile anche qui – distintamente per maschi e femmine:<br />

tuttavia, non semplici bagni pubblici a pagamento (minimo), ma spazi riservati<br />

ai contatti, alla socializzazione, ai piccoli affari, allo sport (nella palestra, qui<br />

non presente).<br />

6


12. Thermopolium / struttura<br />

13. Thermopolium / il "banco"<br />

Degno di particolare attenzione – nell’angolo di intersezione<br />

tra la via alle terme e quella porticata –<br />

è il thermopolium, grossomodo il bar / tavola calda<br />

tipici per la mescita di vino (caldo), ma anche per<br />

la consumazione (in piedi) di cibi crudi e cotti: conserva<br />

tuttora i piani angolari esterni di marmo con<br />

le basi dei contenitori fittili per gli alimenti.<br />

14. Via porticata meridionale (decumanus meridionale)<br />

Poco più a sud della Basilica,<br />

parrebbe ben definito – data<br />

la posizione centrale nel-<br />

l’impianto cittadino – il decumano<br />

meridionale, uno dei<br />

due assi viari principali che<br />

caratterizzano la forma urbis<br />

della maggior parte dei municipia<br />

romani.<br />

Disposto in un terrazzamento<br />

sopraelevato, nell’interstizio di<br />

separazione tra la terrazza del<br />

Foro e il quartiere d'abitazioni<br />

meridionale, di quest'ultimo costituisce la via porticata (con resti di plinti di colonna<br />

e di capitelli), su cui si affacciano le case e il thermopolium. Il lato settentrionale<br />

della via, accostato alla sottostante Basilica, era separato da uno spesso<br />

7


muro rivestito in cocciopesto (opus signinum), di cui restano evidenti tracce<br />

all’interno della Basilica.<br />

15. Domus "del Cinghiale" / ostium<br />

16. Domus "del Cinghiale" / atrium<br />

17. Domus "del Cinghiale" / peristylium (?)<br />

Nel lato meridionale della via porticata<br />

si sviluppò in età imperiale un piccolo<br />

complesso abitativo costituito da<br />

domus di media dimensione edificate<br />

sul terrazzamento artificiale adeguato<br />

alla pendenza naturale del suolo:<br />

l’area abitativa è bruscamente interrotta<br />

dalla pieve di S. Antonino, che<br />

insiste sulle mura delle ultime abitazioni<br />

visibili.<br />

Nota, tra esse, la casa "del Cinghiale",<br />

di dimensioni maggiori delle altre,<br />

con entrata a gradini (ostium): a destra<br />

e a sinistra dell’ingresso, nei due<br />

ambienti laterali, furono ricavate due<br />

strutture indipendenti, probabilmente<br />

adibite a tabernae concesse in affitto,<br />

secondo un uso testimoniato a Ostia<br />

e Pompei.<br />

Questa domus è dotata di atrium colonnato,<br />

di tablinum con pavimento<br />

tessellato da un emblema raffigurante<br />

un cinghiale, da cui prende il nome (di<br />

8<br />

sperso, parrebbe, dalla fine del Settecento)<br />

e di un peristylium ridotto (la<br />

mancanza di tracce di un propileo, tuttavia,<br />

parrebbe metterlo in seria discussione).<br />

Un piccolo spazio aperto, nel vano posteriore<br />

della domus, sembrerebbe<br />

essere stato adibito ad hortus per la<br />

famiglia.


18. Via sopraelevata orientale<br />

La via adiacente al Foro nel suo lato<br />

orientale – date le sue dimensioni –<br />

dovette essere caratterizzata quasi<br />

certamente da un vivace e frequentato<br />

traffico di carri e veicoli da trasporto,<br />

capaci di incrociarsi agevolmente<br />

senza dover fermarsi o rallentare<br />

per cedere il passo l’uno<br />

all’altro.<br />

19. Il Foro<br />

20. Il Foro / l'ingresso orientale<br />

21. Il Foro / l'ingresso monumentale (?)<br />

A 458 metri s.l.m., il Forum risultava il centro<br />

della vita amministrativa e mercantile di<br />

<strong>Veleia</strong> e al suo interno avevano luogo le<br />

faccende pubbliche e gli affari privati dei<br />

cittadini: era lo spazio collettivo e sociale,<br />

pianificato per il mercato e per l'intera vita<br />

civile, deputato alla libera manifestazione<br />

delle idealità municipali. Chiuso al traffico<br />

veicolare, secondo il classico schema "vitruviano",<br />

il Foro veleiate ha vissuto dalla<br />

tarda repubblica vari momenti di storia: appare l'unico così ben conservato<br />

dell'Aemilia e da esso proviene più di metà del patrimonio epigrafico indigeno. Le<br />

colonne del propileo forense subirono un notevole restauro negli anni 1950-1951<br />

(con discutibile anastilosi): originali sono soltanto i capitelli in marmo lunense, di<br />

stile corinzio, e le basi, del medesimo materiale, databili al I secolo d.C.<br />

9


22. Il Foro / l'area meridionale<br />

23. Il Foro / l'area settentrionale<br />

Più della metà del patrimonio epigrafico indigeno proviene dall'area forense – il<br />

cuore di ogni città romana, si è già detto – ed è spesso caratterizzato dall'indicazione<br />

ufficiale DD [d(ecurionum) d(ecreto)]: una decina di casi encomiastici, tutti<br />

legati – salvo il titulus onorario del patrono L. Celio Festo, della metà del II secolo<br />

d.C. – all'ambiente imperiale.<br />

24. Il Foro / la platea verso sud<br />

25. Il Foro / la platea verso nord<br />

26. Il Foro / la platea: lo scolmatore delle acque piovane<br />

La platea, la piazza rettangolare della<br />

prima età imperiale del Foro, misura m<br />

50 x 75 ca.: in arenaria grigiastra locale,<br />

venne subito messa alla luce già drante<br />

gli scavi del 1760.<br />

Le grandi lastre pavimentali sono più<br />

'tenere' rispetto alla tuttora estratta pietra<br />

arenaria delle Piane di Carniglia,<br />

nell'alta Val Taro, e proverrebbero da<br />

Groppoducale [PC], una dozzina di chilometri<br />

a sud di <strong>Veleia</strong>.<br />

Nel medesimo periodo giulio-claudio, altresì, si attuò in via definitiva la struttura<br />

per lo smaltimento delle acque, che erano opportunamente convogliate verso l'esterno<br />

da quattro spioventi, facenti capo a un unico vertice posto nel centro della<br />

piazza.<br />

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27. Il Foro / la mensa orientale<br />

28. Il Foro / la mensa occidentale<br />

Delle faccende pubbliche e degli affari privati dei cittadini veleiati all'interno del Foro<br />

sono preziosa testimonianza i due imponenti banchi (mensae) in marmo rosa<br />

veronese scoperti nel 1760, posti simmetricamente ai lati dell'asse mediano della<br />

platea del Foro: presso di essi avvenivano le operazioni commerciali e finanziarie<br />

dell'intero <strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s.<br />

29. Il Foro / le tabernae a est<br />

30. Il Foro / i magazzini e le aree di servizio a ovest<br />

Sui lati orientali e occidentali del<br />

Foro si aprono affiancate le botteghe<br />

rettangolari – tabernae –<br />

per il commercio al minuto e i<br />

grandi magazzini per il commercio<br />

all'ingrosso.<br />

Sul lato est fu ritrovata nel 1760<br />

la scalinata di accesso alla platea<br />

e venne recuperato l'unico frammento<br />

veleiate di pittura murale<br />

del terzo stile pompeiano. Doveva<br />

far parte del portico forense e<br />

raffigurava un giardino recintato<br />

(oggi esposto al Museo Archeologico<br />

Nazionale di Parma).<br />

11


31. Il Foro / cippi onorari - Sabinia Tranquillina<br />

32. Il Foro / cippi onorari - Probo<br />

Sul retro del basamento onorario iscritto della perduta immagine marmorea di Furia<br />

Sabin(i)a Tranquillina, moglie dell'imperatore Gordiano III (241/244 d.C.), è incisa la<br />

rozza dedica onoraria della statua – anch'essa irreperibile – dell'imperatore appena<br />

eletto Probo (277 d.C.), ultimo reperto sicuramente databile e datato di <strong>Veleia</strong>.<br />

33. Il Foro / pavimentazione e iscrizione plateale di Lucilio Prisco<br />

Il duoviro veleiate L. Lucilio Prisco, finanziatore in età pre-flavia della pavimentazione<br />

del Foro a grandi lastre di arenaria locale, lasciò una autoreferenziale e imponente<br />

iscrizione a lettere alveolate (litterae caelatae), che correva da un lato<br />

all'altro della platea: messa in luce nel 1760, era rivolta a sud per risultare facilmente<br />

leggibile all'élite che fuoriusciva dalla Basilica.<br />

Le lettere bronzee inserite nei lastroni di arenaria furono impietosamente strappate<br />

ai primi dell'Ottocento e, come si testimoniò, «fuse in palle da fucile»: oggi restano<br />

soltanto un paio di segni interpuntivi a triangolo e, naturalmente, le cavità che le<br />

contenevano.<br />

12


34. Il Foro / base equestre di Vespasiano<br />

35. Il Foro / base equestre di Claudio<br />

Nella platea del Foro, in posizione centrale, restano appena i basamenti delle<br />

strutture equestri dedicate all'imperatore Claudio (42 d.C.) – nel settore meridionale<br />

– e all'imperatore Vespasiano (70 d.C.) – nel settore settentrionale –, con<br />

dedica onoraria iscritta.<br />

36. Il Foro / cippi onorari - Numen dell'imperatore<br />

Cneo Avillio, appartenente al collegio<br />

'sacerdotale' dei seviri Augustales, per<br />

disposizione testamentaria dedicò nel<br />

Foro – nella prima metà del I secolo<br />

d.C. – un cippo onorario in marmo veronese<br />

alla personificazione astratta<br />

della forza divina dell’imperatore (numen<br />

Augusti), basamento di statua oggi<br />

dispersa.<br />

13


37. Il portico occidentale del Foro<br />

38. La Basilica<br />

39. La Basilica / vista da nord<br />

40. La Basilica / struttura generale - verso oriente<br />

14<br />

Un monumentale blocco d'architrave<br />

frammentato in marmo bianco di Luni<br />

(cm 501 x 32) ricorda la nobile evergete<br />

Bebia Bassilla, che alla fine del I secolo<br />

a.C. finanziò generosamente il<br />

Calcidico forense, il portico occidentale<br />

del Foro con colonne in laterizio, o una<br />

sua parte.<br />

Negli immediati dintorni si scoprì – negli<br />

anni sessanta del XVIII secolo – una<br />

testa bronzea proto-imperiale di giovane<br />

donna, attribuita con una qualche<br />

plausibilità alla medesima Bebia Bassilla<br />

(oggi al Museo Archeologico Nazionale<br />

di Parma).<br />

La grande Basilica – scavata nel 1761 – corre per<br />

tutta la larghezza del lato sud del Foro e si sviluppa<br />

in pianta rettangolare a navata unica: misura m<br />

34,85 [m 51 ca. con le esedre laterali, separate<br />

dall’aula centrale tramite due colonne (di cui restano<br />

soltanto i plinti e i capitelli in travertino) x<br />

11,70].<br />

Le entrate attestate sono due, in fondo al lato lungo<br />

che dà sul Foro: il lato a sud, del quale rimane<br />

ancora oggi ben visibile parte dell’alzato in muratura,<br />

poggia sul terrazzamento posteriore, su cui posa<br />

la parte meridionale della città. Fin dai primi<br />

tempi del principato fu polifunzionale punto nevralgico<br />

dell'ordinamento giuridico e amministrativo locali<br />

– curia, tribunal, "tabularium" anzitutto – per il<br />

versante dell'Appennino ligure-tosco-emiliano.<br />

La sua costruzione fu voluta e finanziata dal nota-<br />

bile e patronus indigeno Caio [---] Sabino, appartenente al ceto equestre (uno dei<br />

pochissimi testimoniati a <strong>Veleia</strong>) e tribuno di stanza in Germania in età giulioclaudia.


41. La Basilica / struttura generale - verso occidente<br />

15<br />

Nel prato antistante l'antica pieve di S.<br />

Antonino fu scoperta casualmente nel<br />

1747 l'imponente epigrafe bronzea rettangolare<br />

della Tabula alimentaria (del<br />

107/114 d.C.), con frammenti della sua<br />

cornice di marmo lunense: alta cm<br />

136/138, larga cm 284/285,5 e spessa<br />

cm 0,8, doveva essere stata incassata<br />

su una parete della Basilica.<br />

Nel portico adiacente, a ca. 7 metri, fu<br />

rinvenuto tredici anni dopo un ampio<br />

frammento bronzeo – cm 54 x 72 – della<br />

lex Rubria de Gallia Cisalpina, del 42/41<br />

a.C.<br />

42. La Basilica / struttura generale - la parete del "ciclo giulio-claudio"<br />

Nel 1761, ai piedi di un<br />

podio appoggiato alla parete<br />

lunga meridionale<br />

della Basilica, vennero<br />

rinvenute dodici pregevoli<br />

statue in marmo lunense<br />

– di ipotizzata produzione<br />

regionale (Piacenza,<br />

Parma?) – collocabili tra<br />

l'età di Tiberio (14 - 37<br />

d.C.) e quella di Claudio<br />

(41 - 54 d.C.), raffiguranti<br />

membri della famiglia imperiale<br />

e l'evergete L.<br />

Calpurnius Piso pontifex,<br />

forse l'ispiratore del "ciclo<br />

giulio-claudio".<br />

Accompagnate da un titulus in bardiglio di Luni che ne certifica il nome e, per i maschi,<br />

le cariche pubbliche ricoperte (cinque soli epigrafi superstiti), oggi si trovano al<br />

Museo Archeologico Nazionale di Parma.<br />

Fu indubbiamente una scoperta straordinaria e nell'immaginario collettivo sembrò<br />

avere, al momento, maggior risonanza del rinvenimento della Tabula Alimentaria<br />

stessa.


43. La direzione degli scavi ottocenteschi (Antiquarium)<br />

L'attuale Antiquarium – che presto<br />

aveva sostituito l'Antiquarium veleiate<br />

allestito nel 1953 sulle rovine del<br />

Calcidico – occupa il pianoterra della<br />

palazzina ottocentesca già sede della<br />

direzione degli scavi nell'età di<br />

Maria Luigia.<br />

Vi sono esposti calchi (epigrafici<br />

ecc.) e materiali dell'<strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s<br />

preromani e (pochi) romani di recente<br />

scoperta.<br />

44. Il "Cisternone" / verso est<br />

45. Il "Cisternone" / verso ovest<br />

Gli scavi a sud-est del Forum<br />

– nell'area del controverso e<br />

imponente edificio "pubblico",<br />

familiarmente chiamato<br />

"Cisternone" ("castellum<br />

aquae" o "anfiteatro"?), un<br />

tempo imprigionato sotto oltre<br />

cinque metri e mezzo di<br />

terra – ebbero il momento<br />

più impegnativo, anche se<br />

caotico e distruttivo, nel 1763<br />

- 1765: tuttora ignoriamo le<br />

precise finalità della struttura, varie volte manipolata tra il XVIII e il XX secolo, oggi<br />

ellittica (m 54,85 x 44,10), ma in origine praticamente circolare (m 27,8 x 28,8,<br />

stando alle prime misurazioni settecentesche).<br />

Si è pensato a un raro esempio di "anfiteatro" circolare (non ellissoidale, come si<br />

continua a dire!), che tuttavia non ha restituito né memoriae né resti di scalinate o<br />

gradini per il pubblico, in ogni caso insolitamente e pericolosamente posto a stretto<br />

contatto con il Foro e i quartieri residenziali, e certo sproporzionato alle esigenze<br />

del luogo: ovvero, a un collettore circolare per la riserva idrica (castellum aquae),<br />

che si rivelerebbe la più grande cisterna dell'antichità fino a oggi scoperta, di cui<br />

però non sono stati trovati eventuali raccordi con il centro urbano, neppure con<br />

l'apparato termale a sud-ovest.<br />

Il problema, naturalmente, resta singolarmente del tutto aperto (e la struttura, di<br />

norma, chiusa ...).<br />

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46. Il Capitolium<br />

47. Le sepolture private<br />

Come le memoriae funerarie, pure le<br />

sepolture private d'età romana risultano<br />

scarsamente attestate nell'<strong>ager</strong><br />

<strong>Veleia</strong>s (non pare ce ne siano nei<br />

dintorni del centro urbano) e nessuna<br />

di esse ha caratteristiche monumentali:<br />

sono tutte a incinerazione<br />

indiretta, collocate prevalentemente<br />

nella nuda terra.<br />

Negli anni sessanta/settanta del secolo<br />

scorso vennero rinvenute in territori<br />

circostanti tre aree a incinerazione,<br />

dal corredo assai povero databili<br />

tra il I secolo a.C. e il I-II secolo<br />

d.C.<br />

26 marzo 2010 (ultima modifica: 15 gennaio 2013)<br />

© – Copyright — www.veleia.it<br />

Dell'identità ed esistenza della terza area della<br />

forma urbis, il Capitolium – lo spazio sacro per il<br />

tradizionale culto della triade capitolina (Giove,<br />

Giunone, Minerva), su cui si basava la religiosità<br />

romana ufficiale anche nei municipia – si continua<br />

a discutere a tavolino, in assenza di resti e<br />

di documentazione attendibili: a fianco si riproduce<br />

un'ipotetica sua collocazione (a cura di L.<br />

Lanza).<br />

La mancanza del Capitolium, in ogni caso, non<br />

sarebbe poi così insolita in una località d'altura,<br />

sia o non sia da riferirsi a «un carattere eminentemente<br />

laico» della comunità veleiate, come è<br />

stato scritto.<br />

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