VINI e APRINI - Assonapa

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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 – DCB – ROMA O C VINI e APRINI Mensile dell’Associazione Nazionale della Pastorizia e della Società Italiana di Patologia e Allevamento degli Ovini e Caprini • Problematica di tutela delle razze Caprine Alpine Italiane • Produzione di un formaggio erborinato da latte di pecora • Cosa sta accadendo alla Blue Tongue • Produzioni ovine e caprine: quale garanzia per il consumatore? SIPAOC n. 3 mar 2006 - anno XXII

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 – DCB – ROMA<br />

O C<br />

<strong>VINI</strong> e<br />

<strong>APRINI</strong><br />

Mensile dell’Associazione Nazionale della Pastorizia e della<br />

Società Italiana di Patologia e Allevamento degli Ovini e Caprini<br />

• Problematica di tutela delle razze Caprine Alpine Italiane<br />

• Produzione di un formaggio erborinato da latte di pecora<br />

• Cosa sta accadendo alla Blue Tongue<br />

• Produzioni ovine e caprine: quale garanzia per il consumatore?<br />

SIPAOC<br />

n. 3<br />

mar 2006 - anno XXII


l’allevatore di<br />

O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong><br />

Mensile dell’Associazione Nazionale della Pastorizia<br />

(Asso.Na.Pa.)<br />

sito web: www.assonapa.it<br />

e della Società Italiana di Patologia e Allevamento<br />

degli Ovini e Caprini<br />

(S.I.P.A.O.C.)<br />

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Direttore Responsabile<br />

Nazario Nazzarri<br />

Condirettore<br />

Santo Caracappa<br />

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n. 89/94 del 29 febbraio 1994<br />

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Finito di stampare<br />

nel mese di marzo 2006<br />

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GERVASIO DE CIAMPIS<br />

ANTONIO GIGLIO VERGA<br />

LUCIA MORALI<br />

EZIO NIZZI<br />

MICHELINO PIRAS<br />

SANTO RIGGIO<br />

FRANCESCO SABINO<br />

FRANCESCO SACCÀ<br />

COLL. SINDACALE PAOLO BIASUCCI<br />

IVANA GALEASSI<br />

GIAMPAOLO TARDELLA<br />

DIRETTORE NAZARIO NAZZARRI Tel. 06.40900122<br />

SEGRETERIA ELISA MAFFEO Tel. 06.40900120<br />

MARINA MODESTI Tel. 06.40900121<br />

Associazione Nazionale della Pastorizia<br />

Viale Palmiro Togliatti, 1587 - 00155 Roma<br />

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2 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

SOMMARIO<br />

3 Problematiche di tutela delle razze<br />

Caprine Alpine Italiane<br />

di Luigi Andrea Brambilla<br />

8 Produzione di un formaggio erborinato<br />

da latte di pecora<br />

di M. Pes, S. Furesi, G. Riu, A. Pirisi<br />

11 Formaggio “Canestrato di Moliterno<br />

stagionato in Fondaco”<br />

Protezione transitoria<br />

13 Caro allevatore<br />

14 Asso.Na.Pa. informa<br />

16 Compro, vendo<br />

17 L’angolo del veterinario<br />

di Fabio Rossi<br />

18 Il punto sul mercato<br />

di Gustavo Credazzi<br />

20 Cosa sta accadendo alla Blue Tongue<br />

di Paolo Biasucci<br />

21 Notiziario S.I.P.A.O.C.<br />

Produzioni ovine e caprine: quale garanzia<br />

per il consumatore?<br />

di Emilia Duranti<br />

24 Notizie dalle Istituzioni<br />

S.I.P.A.O.C.<br />

Società Italiana di Patologia e Allevamento degli Ovini e Caprini<br />

PRESIDENTE EMILIA DURANTI Tel. 075.5857108<br />

VICE PRESIDENTE SANTO CARACAPPA Tel. 091.6565111<br />

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LUIGI CHIOFALO Tel. 090.2922509<br />

FLORO DE NARDO Tel. 0968.51633<br />

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GUIDO LEORI Tel. 079.289231<br />

GIUSEPPE PULINA Tel. 079.229307<br />

SEGRETERIA CARMEN CASOLI Tel. 075.5857115<br />

Dipartimento di Scienze Zootecniche<br />

Università degli Studi di Perugia<br />

Borgo XX Giugno, 74 - 06121 Perugia<br />

e-mail: casolic@unipg.it<br />

La foto di copertina è un ariete<br />

di razza Alpagota<br />

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Pastorizia - Viale Palmiro Togliatti, 1587 - 00155 Roma,<br />

indicando nella causale: “contributo annuo per la spedizione<br />

del giornale”.


Introduzione<br />

La recente riforma della Politica<br />

Agricola Comunitaria (PAC), oltre<br />

aver indicato agli Stati Membri gli<br />

obblighi in materia di sanità e benessere<br />

animale, che gli agricoltori devono<br />

rispettare se intendono beneficiare<br />

degli aiuti Comunitari, ha definitivamente<br />

stabilito il ruolo della<br />

zootecnia nell’ambito di una “nuova”<br />

agricoltura (ruolo economico sociale),<br />

a favore del sostentamento<br />

delle comunità che abitano i territori<br />

in quota. In supporto a questo<br />

concetto di fondamentale importanza,<br />

già in passato, a partire dalle direttive<br />

di Agenda 2000, l’agricoltura<br />

è stata potenziata nella sua concezione<br />

moderna come fonte di tutela dell’ambiente<br />

naturale e del territorio<br />

rurale. All’interno delle linee guida<br />

ricorrenti nei differenti piani d’intervento<br />

dell’Ue, le razze zootecniche a<br />

limitata diffusione, e il loro sistema<br />

di allevamento tradizionale-pastorale<br />

hanno trovato e trovano sempre<br />

largo spazio d’interesse. Secondo il<br />

Regolamento 817/04 allegato I°<br />

art.14, recante le disposizioni di applicazione<br />

del Reg. (CE) 1257/99,<br />

per razze caprine “minacciate” di<br />

estinzione si intendono tutte quelle<br />

popolazioni locali con un numero inferiore<br />

ai 10 mila capi. In questo<br />

contesto l’Italia è fra i paesi dell’Unione<br />

europea con un maggior numero<br />

di razze caprine inserite nei<br />

Piani di Sviluppo Rurale (PSR), anche<br />

se non sempre questo è accompagnato<br />

dall’attuazione sul territorio<br />

di veri e propri piani di salvaguardia.<br />

È anche vero, però, che, se da una<br />

parte i Regolamenti dell’Ue concorrono<br />

all’allevamento delle capre locali<br />

attraverso gli aiuti che gli allevatori<br />

percepiscono per mantenere in<br />

stalla i soggetti di queste razze, essi<br />

non si esprimono sull’attuazione di<br />

programmi di conservazione del pa-<br />

ASSOCIAZIONE R.A.R.E.<br />

Problematiche di tutela delle razze<br />

Caprine Alpine Italiane<br />

di Luigi Andrea Brambilla 1<br />

(1) e-mail:luigi.brambi@tin.it - R.A.R.E.,<br />

www.associazionerare.it - Zootecnico Ager<br />

(www.agercoop.it).<br />

trimonio zootecnico locale, se non<br />

nell’obbligare i fruitori degli aiuti ad<br />

aderirvi qualora siano attuati a livello<br />

Nazionale. Nonostante ciò, la<br />

PAC in generale, e i PSR in particolare,<br />

assolvono un importante ruolo<br />

nei confronti di questa risorsa spesso<br />

“ignorata”. Stanno dando in questo<br />

modo una visione moderna delle attività<br />

produttive rurali legate ad una<br />

particolare razza in pericolo. Contribuiscono,<br />

infatti, alla nascita di forme<br />

allevatoriali imprenditoriali alternative,<br />

cioè differenti da quelle convenzionali<br />

ormai diffuse anche in<br />

montagna oltre che in pianura, ma<br />

che escludono le razze locali. Questo<br />

incoraggiamento da parte dell’Unione<br />

europea incentiva la possibilità di<br />

allevare, in un contesto pastorale,<br />

razze con livelli produttivi nettamente<br />

inferiori rispetto alle razze selezionate,<br />

favorendo, come sperimentato<br />

in alcune realtà, un livello di reddito<br />

accettabile e non solo di sostentamento<br />

precario.<br />

Il monito è, quindi, di non limitarsi<br />

ad interpretare la PAC solo negli<br />

aspetti di un relativo alleggerimento<br />

della pressione burocratica, o dal parimenti<br />

aumento del livello contributivo<br />

negli aiuti individuali e nazionali,<br />

ma di soffermarsi a riflettere sui<br />

principi di ideazione, applicazione ed<br />

evoluzione di questo, e per alcuni<br />

controverso, strumento.<br />

La situazione attuale<br />

Pur in presenza di un elevato numero<br />

di razze caprine alpine, quelle ufficiali<br />

sono 11, non esiste un piano<br />

territoriale strutturato comune che<br />

tuteli e valorizzi questo grande patrimonio.<br />

Questa condizione, caratterizzata da<br />

iniziative soprattutto locali e spesso<br />

fine a sé stesse, perché non continuative<br />

e puramente individualistiche,<br />

ha portato ad una situazione di elevata<br />

disomogeneità del livello di salvaguardia<br />

nelle capre autoctone. Infatti,<br />

sono purtroppo poche le razze<br />

caprine alpine che beneficiano di<br />

piani d’azione continuativi. Sono invece<br />

più numerosi gli interventi sporadici<br />

che, pur con ottimi risultati,<br />

esauriscono la loro efficacia alla conclusione<br />

del progetto.<br />

A questo si aggiunge che, tutte le razze<br />

caprine alpine ufficiali hanno istituito<br />

il proprio Registro Anagrafico,<br />

ma non sempre è poi attivato nelle<br />

specifiche province di allevamento.<br />

L’attuale scenario è così caratterizzato<br />

dalla presenza di razze che pur riconosciute<br />

a livello amministrativo,<br />

faticosamente cercano un consolidamento<br />

della propria consistenza numerica,<br />

e da razze che, in condizioni<br />

numericamente migliori, cercano di<br />

trovare una stabile identificazione<br />

economica per sopravvivere. Fra<br />

queste si frappongono tutta una serie<br />

di realtà che relegano le capre nel<br />

limbo dell’“attendismo”: cioè nell’aspettare<br />

impassibili, con la speranza<br />

che si verifichino le condizioni economiche<br />

favorevoli per incentivare<br />

l’allevamento delle capre autoctone.<br />

Vuoto di mercato<br />

L’aspetto economico risulta di importanza<br />

fondamentale per la tutela<br />

delle nostre capre. Questo è sacrosanto,<br />

ma è l’ultima fase di azioni<br />

progressive e graduali che, se non attuate<br />

precedentemente, portano solo<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 3


a delle gravi distorsioni di mercato.<br />

Il rischio è, infatti, la presenza consolidata<br />

sul mercato di un formaggio, a<br />

fronte di una razza totalmente o quasi<br />

scomparsa, o peggio ancora, inutilizzata<br />

economicamente. Questo<br />

“vuoto” di approvvigionamento della<br />

materia prima (capre e latte), può<br />

“legittimare” l’utilizzo di latte di razze<br />

selezionate nella caseificazione di<br />

alcuni formaggi alpini, notoriamente<br />

ottenibili solo da razze locali.<br />

Ecco perché l’Unione Europea, con<br />

i Piani di Sviluppo Rurale, e i singoli<br />

Stati Membri, recependo le direttive<br />

comunitarie, non devono fermarsi<br />

alla condivisione delle linee di<br />

principio su un’agricoltura sostenibile,<br />

ma devono potenziare macro e<br />

micro economie che indirizzino questi<br />

allevamenti verso la capacità di<br />

generare reddito. In questo modo si<br />

consentirebbe di superare la fase critica<br />

del potenziamento numerico di<br />

una razza in pericolo, normalmente<br />

minato dalla sua ridotta remunerabilità,<br />

e dar modo, successivamente,<br />

quando si dovessero raggiungere livelli<br />

numerici adeguati, di poter migliorare<br />

anche sotto il profilo funzionale,<br />

ma non solo, lo stato, questa<br />

volta economico, di queste popolazioni<br />

caprine.<br />

Vuoto di tutela<br />

Oltre al “vuoto” di mercato si sta<br />

manifestando sempre più spesso un<br />

“vuoto” di tipo territoriale e di tutela.<br />

Caratterizzato, questo, dall’assenza<br />

di iniziative spazio-temporali sulle<br />

capre autoctone. Il pericolo, in<br />

questo caso, è assai più grave, e si<br />

manifesta con la possibilità che lo<br />

specifico “vuoto” venga colmato dall’introduzione<br />

di razze locali confinanti,<br />

in possesso, nei rispettivi territori<br />

di origine, di un livello di tutela<br />

superiore e più radicato.<br />

Questi fenomeni di concorrenza fra<br />

razze locali sono purtroppo, e troppo<br />

spesso favoriti dalla impreparazione<br />

alla risoluzione delle problematiche<br />

inerenti le razze locali minacciate di<br />

estinzione.<br />

Molte volte viene spiegato che, l’introduzione<br />

di una razza locale già ad<br />

un livello di tutela più avanzato possa<br />

velocizzare il recupero delle attività<br />

rurali sotto il profilo economico.<br />

Forse questo ha la sua razionalità<br />

nell’immediato futuro, ma è altrettanto<br />

vero che i benefici d’intervento<br />

delle politiche territoriali in agricoltura<br />

hanno dato e daranno i loro risultati<br />

solo nel medio e lungo perio-<br />

4 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

do. La Politica Agricola Comunitaria<br />

si basa proprio su questo concetto<br />

di previsione economica.<br />

I ritardi nelle azioni comuni, oltre a<br />

favorire dei fenomeni subdoli e poco<br />

percepibili dai non addetti, (inquinamento<br />

ed erosione genetica e/o territoriale,<br />

oggi non più attuati come negli<br />

anni ’80 tramite razze selezionate,<br />

ma dalle stesse razze locali) creano<br />

anche la fastidiosa impossibilità di avvantaggiarsi<br />

dell’attuale e forse temporanea<br />

sensibilità dell’Ue nei confronti<br />

della nascita di attività imprenditoriali<br />

di tipo pastorale, a favore di<br />

un’agricoltura “sostenibile” al servizio<br />

del territorio (Agricoltura per favorire<br />

l’interesse della collettività).<br />

Una crescita equilibrata<br />

Ecco perché, per evitare i vari tipi di<br />

“vuoto” è auspicabile la realizzazione<br />

di tutte quelle forme d’intervento<br />

che garantiscano una crescita equilibrata<br />

dei tanti comparti che ruotano<br />

attorno alla salvaguardia delle razze<br />

caprine locali. Consistenza numerica<br />

delle capre appartenenti ad una<br />

razze minacciata, numero e preparazione<br />

ai piani di tutela da parte degli<br />

allevatori imprenditori, familiari o<br />

amatoriali, potenziamento delle attività<br />

produttive rurali, sensibilità del<br />

consumatore e del mercato devono<br />

imporsi armoniosamente.<br />

Indispensabile, quindi, sarà l’adeguata<br />

preparazione di tutte quelle figure<br />

professionali ed enti territoriali<br />

che si dovranno impegnare nella<br />

realizzazione di tutti questi obbiettivi.<br />

Importanti risultati si sono recentemente<br />

ottenuti quando le fasi di<br />

tutela sono state adeguatamente<br />

precedute da programmati incontri<br />

(necessariamente più di uno), dove<br />

non solo allevatori, ma anche tecnici<br />

e amministratori sono stati messi<br />

a confronto con tutto ciò che oggi<br />

viene realizzato nel campo della valorizzazione<br />

delle razze caprine locali<br />

italiane ed estere.<br />

Un percorso graduale<br />

Ancora oggi non esiste una vera e<br />

propria codifica della sequenza e<br />

programmazione delle azioni di tutela.<br />

Cogliendo pregi e difetti delle<br />

attività fino ad oggi svolte in questo<br />

campo, anche oltralpe, è sicuro che<br />

risulta indispensabile impostare inizialmente<br />

una approfondita fase “investigativa”.<br />

Questa ha lo scopo di<br />

verificare la presenza territoriale e<br />

storica di una razza, oltre che la reale<br />

“pretesa” amministrativa, scientifi-<br />

ca, allevatoriale o tecnica di ufficializzarla.<br />

Non è un invito alla discriminazione<br />

in casi di salvaguardia di serie<br />

A e B, ma è una responsabile notifica<br />

verso chi crede che, oggi, l’unico<br />

modo di tutelare le attività rurali<br />

legate alle capre debba passare obbligatoriamente<br />

attraverso l’“istituzionalizzazione”<br />

di una razza. In questo<br />

modo si sottovaluta che, il riconoscimento<br />

ufficiale amministrativo è la<br />

fase meno impegnativa, tra tutte<br />

quelle che successivamente dovrebbero<br />

essere poi messe in atto dai promotori<br />

del riconoscimento della razza<br />

stessa. In questa delicata fase, il<br />

concetto di cosa si voglia oggi intendere<br />

per razza è di fondamentale importanza.<br />

Se da una parte va sicuramente<br />

integrata la sua concezione<br />

classica, dall’altra non ci si deve limitare<br />

a rincorrere, almeno nelle razze<br />

caprine alpine, la pura “originalità”<br />

genetica. Oggi possiamo sbizzarrirci<br />

nel classificare le nostre razze caprine<br />

sotto il profilo economico, sociale,<br />

territoriale, allevatoriale, storico,<br />

di genetica di popolazione e così via,<br />

ma la difficoltà sta poi nell’affiancare<br />

al sistema di classificazione appropriato<br />

il più idoneo e specifico sistema<br />

di tutela per le diverse realtà alle<br />

quali ci si deve rapportare.<br />

Alla fase investigativa è bene che ne<br />

segua una di “consolidamento” numerico<br />

e territoriale, inizialmente circoscritta<br />

al territorio amministrativamente<br />

riconosciuto. Le azioni in questo<br />

caso devono contrastare la contrazione<br />

dei parametri di “salute” di<br />

una razza caprina. Fenomeno, questo,<br />

che spesso si verifica anche a<br />

programma di salvaguardia iniziato.<br />

Successivamente, per poter iniziare a<br />

“guardare” una razza con interesse<br />

non più solo di puro protezionismo<br />

numerico, è necessaria una fase di<br />

“espansione” di numero di capi e di<br />

allevatori, alla quale deve seguire una<br />

“colonizzazione” territoriale. Mentre<br />

l’“espansione” è da intendersi ancora<br />

limitata al territorio ufficiale/storico<br />

e in territori che, più recentemente,<br />

siano stati riconosciuti amministrativamente<br />

di salvaguardia per<br />

quella specifica razza, la “colonizzazione”<br />

riguarda più genericamente<br />

quei territori dove si verifichi “naturalmente”<br />

un’estensione delle attività<br />

allevatoriali legati a quella specifica<br />

razza (“Diffusione” o “Colonizzazione<br />

sostenibile”). Questi territori<br />

devono essere “liberi”, e da non confondere<br />

con “spopolati” da altre razze<br />

locali, in modo da non andare in


contrasto con ciò che si è affermato<br />

sul “vuoto” di tutela. Per “naturale”<br />

estensione delle attività, invece, si devono<br />

intendere tutti quei processi di<br />

“colonizzazione” concepiti senza una<br />

forzatura a causa dell’impreparazione,<br />

o pigrizia nell’affrontare scrupolosamente<br />

le tematiche sui delicati<br />

equilibri riguardanti le confacenti<br />

azioni di salvaguardia del proprio territorio<br />

(“vuoto” di tutela, ma anche<br />

“vuoto” di mercato).<br />

Preparare, quindi, un territorio a<br />

rapportarsi con le problematiche sociali<br />

di salvaguardia di una razza in<br />

pericolo di estinzione, serve ad evitare<br />

una competizione territoriale fra<br />

razze a diverso grado di tutela ed ad<br />

affrontare le altrettanto importanti<br />

fasi di interesse economico, ultime<br />

nell’evoluzione di una razza locale,<br />

che, altrimenti, potrebbero creare disarmonia<br />

di azione fra i diversi territori<br />

dell’arco alpino. Infatti, mentre<br />

esiste una discreta preparazione tecnica<br />

ad affrontare le problematiche<br />

economiche di una razza (es. management<br />

aziendale), anche se difettano<br />

parzialmente di applicabilità, poiché<br />

si basano su esperienze e principi<br />

propri delle razze selezionate in allevamenti<br />

convenzionali, c’è una minor<br />

sensibilità nell’affrontare le prime<br />

fasi di studio e consolidamento<br />

numerico di tutela.<br />

Interventi così strutturati (gradualità;<br />

continuità) aiuterebbero a combattere<br />

anche, e soprattutto, il fenomeno<br />

della “spettacolarizzazione” delle razze.<br />

Esso è caratterizzato dal successo<br />

di una sulle altre, per una immotivata<br />

diffusione di una popolazioni caprina<br />

in territori storicamente non propri e<br />

solo per ragioni estetiche (“Colonizzazione<br />

competitiva”).<br />

In questo senso, un valido aiuto verrebbe<br />

dagli stessi allevatori che devono<br />

porsi delle priorità e degli obbiettivi<br />

comuni in merito alla tutela dei<br />

propri animali. Priorità che devono<br />

essere manifestate pubblicamente attraverso<br />

il corretto funzionamento<br />

delle associazioni di razza, chiaramente<br />

se istituite. Purtroppo, invece,<br />

in troppe realtà, l’interesse e le azioni<br />

in favore delle razze caprine locali<br />

si esauriscono con la sola programmazione<br />

e realizzazione dell’unico<br />

appuntamento annuale di confronto,<br />

rappresentato dalla specifica mostra<br />

zootecnica.<br />

Lo status di razza economica<br />

Parlare di economia nel contesto delle<br />

razze caprine locali serve a ricorda-<br />

Capra Verzaschese. Razza oggi impegnata in un’azione di miglioramento funzionale (foto di Luigi<br />

A. Brambilla 2005, archivio R.A.R.E.).<br />

re che, l’attività di chi si occupa di<br />

ideare e realizzare piani di salvaguardia<br />

non deve esaurirsi con il consolidamento<br />

numerico di una razza caprina,<br />

ma proseguire, quando le condizioni<br />

lo consentono, nella prospettiva<br />

che la stessa razza, migliorata numericamente,<br />

diventi “economica”<br />

ed “economicamente migliorabile”.<br />

Prima di parlare di miglioramento di<br />

una razza caprina alpina locale, essa<br />

si deve “guadagnare” lo status di razza<br />

“economica”. Questo accade solo<br />

quando si verificano alcune importanti<br />

condizioni, principalmente: -<br />

che alcuni allevatori vivano sull’allevamento<br />

della capra; - che esista un<br />

numero sufficiente di animali consentendo<br />

la nascita di neo realtà imprenditoriali;<br />

- che sia testimoniata<br />

commercialmente una potenziale attività<br />

di trasformazione casearia e<br />

carnea, meglio se tradizionale; - che<br />

il livello dei prezzi degli animali da<br />

vita non sia influenzato dalla scarsità<br />

dei soggetti, o da ragioni di moda o<br />

per criteri puramente estetici, - assenza<br />

della disponibilità a pagare<br />

prezzi elevati. Prima di tale momento<br />

una razza “minacciata” rimane<br />

nella sua condizione di tutela numerica<br />

e territoriale, e le fasi da superare<br />

sono quelle fino a qui descritte.<br />

È importante precisare cosa si intenda<br />

per allevatori che vivono sull’allevamento<br />

della capra. Infatti, quando<br />

si studiano le dinamiche socio-economiche<br />

che ruotano attorno alle<br />

razze locali, spesso, si evidenzia che<br />

la maggior parte degli allevatori rientrano<br />

nelle categorie delle attività familiari<br />

e amatoriali.<br />

L’allevamento amatoriale, anche se<br />

molto raro nel comparto caprino, si<br />

differenzia principalmente da quello<br />

familiare per il diverso rapporto con<br />

la campagna, infatti ne è totalmente<br />

slegato (limitato uso delle risorse foraggere),<br />

e nell’importanza del tutto<br />

marginale delle produzioni ottenute.<br />

L’allevamento familiare, invece, utilizza<br />

le produzioni principalmente<br />

per auto-consumo, contribuendo<br />

sensibilmente al reddito familiare.<br />

Questo non va però confuso con il<br />

concetto di autosufficienza, del tutto<br />

impensabile oggigiorno nella nostra<br />

società, anche se di tipo rurale.<br />

La condizione di imprenditorialità<br />

sta invece nella presenza, all’interno<br />

della razza, di allevatori che traggono<br />

tutto il proprio reddito dall’attività<br />

agricola, o in cui il proprio reddito è<br />

equiparabilmente ottenuto anche da<br />

attività extra agricole (part-time; multi-redditualità<br />

in zone rurali). Queste<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 5


puntualizzazioni, sicuramente non<br />

esenti da imprecisioni, servono ad<br />

evitare l’errore che spesso si compie<br />

nel confondere un’attività imprenditoriale<br />

part-time con una di allevamento<br />

familiare, o quest’ultima con<br />

quella amatoriale(definiti erroneamente<br />

hobbisti).<br />

Miglioramento economico<br />

L’intervento su una razza che si vuole<br />

salvare dalla sua condizione di ridotta<br />

consistenza è un processo lungo<br />

che va affrontato progressivamente.<br />

Le varie fasi di approfondimento<br />

investigativo-conoscitivo, come già<br />

detto, devono essere seguite da strategie<br />

di consolidamento numerico-territoriale,<br />

da azioni di espansione e colonizzazione.<br />

Solo al termine e al raggiungimento<br />

degli obbiettivi di questo<br />

percorso (adeguato numero di capi<br />

e di allevatori) e dopo aver verificato<br />

lo status “economico” della razza,<br />

si può pensare di intraprendere la delicata<br />

fase di “miglioramento”.<br />

Proprio per i molteplici fattori, diretti<br />

e indiretti, che possono influire positivamente<br />

o negativamente sui processi<br />

di crescita di tutela di una razza<br />

caprina locale, è doveroso chiarire<br />

che, non è possibile definire in termini<br />

temporali l’evoluzione delle diverse<br />

fasi, ma è sicuramente possibile<br />

esprimersi sulla necessità che tutte<br />

le azioni siano attuate in maniera<br />

continuativa.<br />

La condizione di allevamento familiare<br />

delle capre locali spesso è indicata<br />

come motivo di rallentamento<br />

del progresso di miglioramento. Sicuramente<br />

le scelte degli allevatori<br />

familiari sono molto legate a formalismi<br />

estetici di razza, e questi poco<br />

influiscono sui pregi funzionali delle<br />

capre, ma è anche vero che non è<br />

pensabile il miglioramento di una<br />

razza senza un appropriato numero<br />

di animali su cui intervenire. Diventa<br />

in questo modo indispensabile il<br />

coinvolgimento del numero più elevato<br />

possibile delle diverse realtà allevatoriali.<br />

Migliorare economicamente una razza<br />

caprina locale alpina, cioè renderla<br />

competitiva dal punto di vista economico,<br />

non significa limitarsi all’attuazione<br />

di piani di miglioramento<br />

funzionale. Questi si devono integrare<br />

con adeguate azioni collettive, che<br />

agiscano, sul sistema di allevamento,<br />

senza snaturarlo, sulle tecnologie di<br />

produzione e trasformazione, sul potenziamento<br />

dell’utilizzo delle risorse<br />

foraggere locali, sulle condizioni<br />

6 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

strutturali e di mercato locale e soprattutto<br />

favorendo la nascita di neo<br />

attività imprenditoriali. Gli stessi allevatori<br />

familiari vanno stimolati in<br />

un ottica per la nascita di neo attività<br />

economiche (es. come fonte per il<br />

recupero di animali).<br />

Questo approccio spesso viene sottovalutato<br />

anche durante la proposizione<br />

dell’allevamento delle razze selezionate<br />

anche in contesti allevatoriali<br />

convenzionali. Le razze cosmopolite,<br />

o “gentili”, ricordiamolo, devono<br />

anch’esse presentare delle condizioni<br />

indispensabili per essere considerate<br />

“economiche”: facile reperibilità<br />

di soggetti con buona genealogia;<br />

remunerabilità di varie pratiche<br />

zootecniche (es. Fecondazione artificiale);<br />

applicazione capillare di un<br />

sistema di selezione genetica nazionale;<br />

presenza di potenzialità di mercato<br />

extra-locale e nella grande distribuzione;<br />

economicità e potenzialità<br />

del sistema caseario di tipo innovativo;<br />

economia di approvvigionamento<br />

delle materie prime per l’alimentazione,<br />

compatibilità dell’investimento<br />

iniziale, semplicità gestionale<br />

e così via, devono essere verificate<br />

prima di pensare all’allevamento<br />

di queste meravigliose macchine<br />

da latte in zona di media montagna.<br />

L’importanza di uno Standard<br />

di razza completo e dinamico<br />

Spesso oggi lo standard di razza costituisce<br />

l’unico strumento d’intervento<br />

nei confronti di una razza caprina<br />

locale. Infatti mentre ha perso,<br />

giustamente, il suo scopo legato all’origine<br />

(Inghilterra metà ‘800), come<br />

strumento di miglioramento delle<br />

razze zootecniche, attraverso la<br />

standardizzazione dei caratteri principalmente<br />

estetici, ha acquisito purtroppo<br />

una funzione puramente amministrativa<br />

e limitatamente descrittiva.<br />

Lo standard non va sminuito ad<br />

unico strumento per la corretta attribuzione<br />

degli aiuti comunitari, o per<br />

il regolare svolgimento dei concorsi<br />

zootecnici, ma va rivalutato nella sua<br />

moderna e preziosa funzione di strumento<br />

per la tutela e miglioramento<br />

di una razza caprina locale. Ecco perché<br />

deve essere “completo”. Deve<br />

cioè soddisfare: -la componente storica<br />

di una razza, -le aspettative degli<br />

allevatori, -l’attendibilità come corrispondenza<br />

alla realtà, -la conformità<br />

alle conoscenze scientifiche disponibili<br />

sulla specie/razza in esame.<br />

Completo vuol dire che deve contenere<br />

anche precise linee guida per il<br />

raggiungimento di concreti obbiettivi<br />

di tutela. Lo standard deve essere<br />

uno strumento “dinamico”. In altre<br />

parole, deve evolvere rispetto all’andamento<br />

numerico della razza durante<br />

la sua fase di salvaguardia e, in<br />

una fase successiva, adattarsi all’evoluzione<br />

economica. Solo in questo<br />

modo può costituire anche un prezioso<br />

momento di verifica dell’evoluzione<br />

dello stato di pericolo della<br />

razza caprina locale. Oggi lo standard<br />

è al contrario uno strumento<br />

“statico”.<br />

Per tutte queste potenzialità da riconoscergli<br />

e abbinargli, è indispensabile<br />

il suo continuo studio e aggiornamento<br />

attraverso l’istituzione di<br />

adeguate commissioni di lavoro, specifiche<br />

per singola razza. La sua applicazione,<br />

invece, deve essere consentita<br />

a personale responsabile e<br />

specificatamente preparato ai principi<br />

di tutela.<br />

Lo stadio di verifica<br />

Dopo ogni azione attuata nelle diverse<br />

fasi di tutela o di miglioramento<br />

economico, prima di intraprendere<br />

successivi interventi, è indispensabile<br />

prevedere un momento di verifica.<br />

Infatti, lo studio degli effetti causati<br />

da un qualsiasi intervento, semplifica<br />

l’analisi di eventuali nuove problematiche<br />

che possono via via emergere.<br />

Solo l’attento controllo in ogni<br />

singola azione consente poi una adeguata<br />

progettazione dei livelli superiori<br />

di tutela (ideazione di indicatori<br />

di tutela). Spesso, purtroppo, questo<br />

non accade per una maggior propensione<br />

nel seguire schemi rigidi di<br />

tutela che sono mal compresi o addirittura<br />

rifiutati dagli stessi allevatori.<br />

Agire su una razza caprina locale<br />

vuol dire rapportarsi con le aspettative<br />

degli allevatori, le quali vanno<br />

prese in considerazione anche se non<br />

del tutto allineate allo schema proposto.<br />

Sarà poi un adeguato coinvolgimento<br />

degli stessi, in una corretta<br />

fase progettuale e di verifica, ad armonizzare<br />

eventuali contrasti fra<br />

aspettative allevatoriali e principi di<br />

salvaguardia.<br />

Conclusioni<br />

Lo sforzo che oggi viene richiesto è<br />

principalmente quello di operare verso<br />

il raggiungimento di uno stesso<br />

grado di tutela fra le Razze Caprine<br />

Locali dell’Arco Alpino Italiano. Prima<br />

di ciò è indispensabile che questa<br />

diversità sia di arricchimento per le<br />

razze rimaste ad uno stadio inferiore


di salvaguardia e non diventi un motivo<br />

di competizione con le più evolute<br />

(“Colonizzazione Competitiva”).<br />

Rispetto agli aspetti socio-economici,<br />

invece, non ci sono ancora studi<br />

che indichino scientificamente quale<br />

numero di allevatori o quanti capi<br />

siano necessari per raggiungere la<br />

condizione di status di razza “economica”.<br />

È comunque certo che da<br />

questo aspetto non si può prescindere<br />

se si vuole affrontare il suo “miglioramento”.<br />

Miglioramento che<br />

non si può concretizzare senza il contributo<br />

scientifico, tecnico e amministrativo<br />

per rendere l’attività allevatoriale<br />

in quota economicamente<br />

competitiva. A questo impegno non<br />

si devono però sottrarre gli allevatori,<br />

ai quali è richiesto di esporsi in<br />

prima persona attraverso il rischio<br />

d’impresa. Si deve far prendere loro<br />

coscienza del fatto che non ci sarà<br />

mai una condizione di assistenzialismo.<br />

Che in futuro gli aiuti finanziari<br />

saranno indirizzati comunque a chi<br />

crede nell’allevamento tradizionale<br />

in montagna come progetto di vita,<br />

nel rispetto delle condizioni di imprenditorialità<br />

e di multifunzionalità<br />

dell’attività agricola. Come d’altronde<br />

le amministrazioni non si devono<br />

sottrarre all’impegno di inserire i piani<br />

di tutela nei propri bilanci finanziari,<br />

al fine di dare continuità e voce<br />

alle esigenze degli allevatori.<br />

È bene infine essere concreti: non ci<br />

saranno mai le condizioni economiche<br />

per cui un giovane, pur mosso da<br />

legittimi interessi di benessere, trovi<br />

in questo allevamento un business<br />

paragonabile a quelli tanto reclamizzati<br />

dai nostri mass-media. D’altro<br />

canto, ciò non dà licenza di pensare<br />

che la predisposizione di un giovane<br />

a questo tipo di vita possa essere<br />

“premiata” abbandonandolo alle<br />

condizioni di arretratezza e precarietà,<br />

oggi ancora presenti.<br />

Ecco perché è necessario un grande<br />

impegno verso una maggiore collaborazione<br />

e migliore competenza fra<br />

le differenti figure professionali, che<br />

agiscono specificatamente nei diversi<br />

comparti per la tutela delle razze<br />

caprine alpine locali.<br />

Solo una corretta visione, non strettamente<br />

settoriale, delle differenti<br />

problematiche, se unita, come detto,<br />

a una maggior cooperazione potrà<br />

essere la formula vincente per la tutela<br />

delle nostre razze caprine alpine<br />

e per l’incentivazione delle attività<br />

O rurali ad esse legate.<br />

C<br />

Tab. 1: Fasi di tutela di una razza Caprina Alpina Italiana<br />

Tipo di Fase Obbiettivi Zone di attuazione<br />

“Investigativa”<br />

Appurare la presenza storica di una Principalmente nel territorio di<br />

razza e il suo stato di pericolo. origine, e in territori dove vi sia stato<br />

Inquadramento della stessa nel nel passato un flusso di animali della<br />

comparto allevatoriale alpino. razza in esame.<br />

“Consolidamento”<br />

Esecuzione di un rudimentale studio<br />

sulle strategie da attuare nelle fasi<br />

successive.<br />

Ridurre la contrazione del n° di Territorio di origine. Territorio con<br />

animali, del n° di allevatori e valenza allevatoriale storica.<br />

dell’estensione<br />

allevamento.<br />

del territorio di<br />

“Espansione”<br />

Aumento del n° di animali e del n° di Territori della fase di<br />

allevatori.<br />

“Consolidamento”. Tutti i territori<br />

amministrativamente riconosciuti,<br />

anche di recente individuazione.<br />

“Diffusione” o<br />

Aumento del n° di animali e del n° di Territori “liberi” da attività<br />

“Colonizzazione sostenibili” allevatori impegnati<br />

imprenditoriali.<br />

in attività imprenditoriali, familiari ed<br />

amatoriali legate alla specifica razza<br />

autoctona. Compreso la macro-razza<br />

Alpina Comune e i relativi ceppi<br />

locali se riconoscibili.<br />

Tab. 2: Azioni da disincentivare nei piani di tutela di una razza Caprina Alpina Italiana<br />

Azione di rischio: Effetto Territori minacciati<br />

“Colonizzazione competitiva” Aumento immotivato, in un contesto Tutti i territori dell’arco alpino, dove<br />

Favorita dall’uso distorto dell’attuale imprenditoriale, amatoriale e/o sia verificata una testimonianza<br />

diverso grado di tutela fra le razze familiare del n° di animali e del n° di attuale e/o storica della presenza di<br />

caprine locali dell’arco alpino<br />

italiano.<br />

“Spettacolarizzazione” delle razze<br />

per ragioni puramente estetiche.<br />

allevatori di razze non storicamente<br />

autoctone del territorio.<br />

Freno alla ripresa delle attività rurali<br />

in un ottica di lungo periodo.<br />

Erosione e Inquinamento genetico e/o<br />

territoriale.<br />

una specifica razza caprina locale.<br />

Erosione= uso sistematico di<br />

riproduttori non autoctoni.<br />

Inquinamento= uso sporadico e<br />

incontrollato<br />

autoctoni.<br />

di riproduttori non<br />

Tab. 3: Fasi economiche di una razza Caprina Alpina Italiana<br />

Tipo di Fase Condizioni<br />

Raggiungimento dello status di Presenza di attività imprenditoriali anche sporadiche. Presenza di un numero<br />

razza “economica”<br />

sufficiente di animali che consenta la nascita di neo-realtà imprenditoriali.<br />

Assenza di prezzi fuori mercato dei capi per scarsità di animali o per ragioni<br />

solamente estetiche di razza (equità dei prezzi). Testimonianza commerciale<br />

della potenziale attività di trasformazione casearia e carnea, meglio se<br />

tradizionale. Volontà amministrativa di creare delle opportunità economiche.<br />

Obbiettivi<br />

Miglioramento “Economico” Attuazione di piani di miglioramento funzionale nel rispetto dei principi di<br />

tutela. Interventi collettivi sul sistema di allevamento, sulle tecnologie di<br />

produzione e trasformazione. Ottimizzazione della gestione delle risorse<br />

foraggere e loro potenziamento. Favorire buone e stabili condizioni di mercato.<br />

Migliorare le condizioni strutturali locali. Garantire la definizione di uno<br />

“stile” aziendale collettivo (economco e/o di tutela).<br />

Bionda dell’Adamello. Razza oggi impegnata nel raggiungimento di status economico (foto di Laura<br />

Milone 2005, archivio R.A.R.E.).<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 7


Premessa<br />

I formaggi “erborinati” detti anche a<br />

pasta blu, hanno in comune la caratteristica<br />

della formazione nel loro interno<br />

di striature verdastre prodotte<br />

da muffe del tipo Penicillium roqueforti.Tali<br />

striature possono avere tonalità<br />

di colore verde più o meno intenso<br />

a seconda del ceppo utilizzato. La<br />

parola “erborinato” sembra derivi dal<br />

dialetto lombardo, in particolare dal<br />

termine “erborin” che significa prezzemolo,<br />

proprio per il fatto che il colore<br />

e l’irregolare distribuzione della<br />

muffa nel formaggio ricordano questo<br />

vegetale (Ghitti et al., 1996).<br />

In questa tipologia di formaggi il ciclo<br />

di maturazione si estende in maniera<br />

uniforme e contemporanea su<br />

tutta la pasta, per effetto dell’elevata<br />

attività proteolitica e lipolitica esercitata<br />

dalla muffa all’interno del prodotto<br />

(Moreau, 1980). La crescita<br />

uniforme della muffa all’interno della<br />

pasta del formaggio è resa possibile<br />

da particolari accorgimenti tecnologici,<br />

che mirano a creare le condizioni<br />

aerobiche necessarie al loro sviluppo<br />

(Pernodet et al., 1984).<br />

I formaggi erborinati sono prodotti in<br />

vari paesi (Gripon, 1993). In Italia<br />

possiamo ricordare il Gorgonzola, che<br />

è il più diffuso ed apprezzato anche all’estero<br />

e il Castelmagno di produzione<br />

limitata originario dell’omonimo<br />

paese in provincia di Cuneo. In Francia<br />

sono prodotti un gran numero di<br />

formaggi eborinati, fra i quali i più famosi<br />

sono: il Roquefort, il Bleu d’Auvergne,<br />

il Bresse Bleu, il Bleu de Haqueille;<br />

in Inghilterra si produce il famoso<br />

Stilton. Altri erborinati con tipologie<br />

svariate si producono in Austria, Danimarca,<br />

Norvegia, Spagna e U.S.A.<br />

Le indicazioni tecnologiche che verranno<br />

fornite riguardano un formaggio<br />

erborinato, prodotto con latte intero<br />

di pecora.<br />

8 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

ISTITUTO ZOOTECNICO E CASEARIO PER LA SARDEGNA<br />

Produzione di un formaggio erborinato<br />

da latte di pecora<br />

di Massimo Pes 1 , Stefano Furesi 1 , Giovanni Riu 1 , Antonio Pirisi 1<br />

(1) Istituto Zootecnico e Caseario per la<br />

Sardegna. Loc. Bonassai, Olmedo (SS).<br />

Tecnologia<br />

Il formaggio presenta forma cilindrica<br />

(Figura 1), scalzo di 90-110 mm<br />

circa e piatto di 200 mm circa. La<br />

crosta è sottile di aspetto ruvido e colore<br />

bruno-verdastro; la pasta è bianca,<br />

morbida, di sapore acidulo leggermente<br />

piccante, con striature di color<br />

verde più o meno intenso. Il peso<br />

a maturazione è di 2,5 - 3,0 kg.<br />

Figura 1 - Formaggio alle 24 ore dalla produzione<br />

(sopra), e formaggio a maturazione<br />

Lo schema tecnologico di fabbricazione<br />

è riportato nella Figura 2. Il latte<br />

di pecora fresco, preventivamente<br />

filtrato, viene sottoposto al trattamento<br />

di termizzazione e quindi raffreddato<br />

sino alla temperatura di 38°C.<br />

Si procede con l’aggiunta di una coltura<br />

lattica (lattoinnesto) e di una sospensione<br />

di spore liofilizzate di Penicillium<br />

roqueforti. La coltura lattica utilizzata,<br />

è costituita da un’associazione<br />

di batteri lattici mesofili a metabolismo<br />

omofermentante ed eterofermentante.<br />

La coagulazione avviene alla temperatura<br />

di 36°C, utilizzando caglio liquido<br />

di vitello, nella quantità neces-<br />

saria ad ottenere un tempo di presa di<br />

10-12 minuti. Successivamente il coagulo<br />

viene lasciato rassodare per circa<br />

60 minuti. Un tempo di rassodamento<br />

così lungo è necessario per<br />

esaurire, in questa fase, la maggior<br />

parte della capacità di aggregazione<br />

delle micelle caseiniche. In questo<br />

modo, nelle fasi successive, la capacità<br />

di coesione della cagliata risulterà<br />

minore. Tale condizione è il presupposto<br />

indispensabile per indurre la<br />

formazione di aperture di dimensioni<br />

variabili all’interno della pasta del<br />

formaggio (Figura 1). Queste aperture,<br />

note come “distacchi meccanici<br />

della pasta”, giocano un ruolo di<br />

fondamentale importanza nel favorire<br />

il regolare sviluppo e la diffusione<br />

del Penicillium roqueforti (Scott,<br />

1986). Le successive fasi della tecnologia<br />

mirano ad agevolarne la formazione.<br />

Al termine della fase di rassodamento<br />

segue la rottura del coagulo, che si<br />

protrae sino ridurre i granuli di cagliata<br />

alla dimensione di 3-5 mm. Cagliata<br />

e siero vengono quindi trasferiti<br />

nel carrello di sgrondo e distribuiti<br />

uniformemente sino a formare uno<br />

spessore finale di 80-100 mm. Dopo<br />

circa 20-30 minuti di raffreddamento<br />

a temperatura ambiente, il letto di<br />

cagliata è suddiviso in blocchi regolari<br />

della dimensione di 300-400 mm<br />

di lato, successivamente rivoltati, per<br />

favorirne la dispersione del calore. Il<br />

raffreddamento prosegue per ulteriori<br />

20-30 minuti, nelle medesime condizioni.<br />

I blocchi di cagliata vengono quindi<br />

suddivisi in porzioni di dimensioni irregolari<br />

(circa 60-80 mm di lato), immediatamente<br />

trasferiti nello stampo<br />

di formatura sino al completo riempimento<br />

dello stesso. Le forme sono<br />

quindi introdotte nel locale di stufatura,<br />

dove permangono per 16-18 ore<br />

circa, alla temperatura di 25°C e umidità<br />

satura. Durante tale periodo le<br />

forme vengono rivoltate una sola volta;<br />

ulteriori rivoltamenti determine-


ebbero l’eccessiva chiusura dei distacchi<br />

meccanici venutisi a formare<br />

nelle fasi precedenti. La stufatura,<br />

nelle condizioni di temperatura indicate,<br />

assume notevole importanza nel<br />

regolare l’evoluzione del processo di<br />

acidificazione, garantendo lo sviluppo<br />

equilibrato tra le forme omofermentanti<br />

ed eterofermentati dei batteri<br />

lattici utilizzati. Al termine della<br />

stufatura, il formaggio normalmente<br />

raggiunge valori di pH compresi tra<br />

4,85-4,95.<br />

Prima di procedere con la salatura, il<br />

formaggio viene raffreddato alla temperatura<br />

di 10°C, nel corso delle successive<br />

24 ore. Tale condizione è necessaria<br />

per garantire l’omogenea diffusione<br />

del sale all’interno del formaggio.<br />

La salatura si esegue a secco<br />

utilizzando, in un’unica applicazione,<br />

sale di tipo “granitello” (1,5-2,0 mm).<br />

Durante tale fase (circa 7 giorni dalla<br />

produzione), le forme vengono mantenute<br />

negli stampi di formatura alla<br />

temperatura di 10°C e umidità relativa<br />

del 90-95%. Quando il formaggio<br />

ha completamente assorbito il sale, si<br />

procede con la “foratura” utilizzando<br />

un ago di 300 mm di lunghezza e 5<br />

mm di spessore. Sulla forma si eseguono<br />

30-32 fori per piatto, attraversandola<br />

completamente da un piatto<br />

all’altro. In questo modo si favorisce la<br />

fuoriuscita dell’anidride carbonica,<br />

accumulatasi nella pasta nel corso<br />

della fermentazione dovuta ai batteri<br />

eterofermentanti, consentendo contemporaneamente<br />

la diffusione dell’ossigeno,<br />

indispensabile per lo sviluppo<br />

del Penicillium. Per accelerare il<br />

processo di fuoriuscita dell’anidride<br />

carbonica ed evitare la chiusura dei<br />

fori, le forme vengono poste a maturare<br />

in posizione verticale, ovvero con<br />

lo scalzo a contatto con la tavola di<br />

stagionatura. Per evitare la deformazione<br />

dello scalzo, alle forme viene applicata<br />

una fascera reticolata, di materiale<br />

plastico.<br />

La maturazione avviene in locali condizionati<br />

alla temperatura di 10-<br />

12°C, umidità relativa del 90-95%, e<br />

sufficienti ricambi d’aria per evitare<br />

l’eccessivo accumulo di ammoniaca.<br />

Durante la maturazione le forme vengono<br />

fatte roteare giornalmente.<br />

Il formaggio esprime a pieno tutte le<br />

sue caratteristiche sensoriali dopo 45-<br />

60 giorni di maturazione, anche se,<br />

dopo 30 giorni, è comunque apprezzato<br />

in quanto più dolce, meno salato<br />

e piccante.<br />

Latte ovino intero<br />

Filtrazione<br />

Trattamento termico - 63°C senza<br />

sosta<br />

Raffreddamento - 38°C<br />

Aggiunta fermenti lattici e spore di P.<br />

roqueforti<br />

Tempo 65-70 min. Coagulazione - 36°C Caglio liquido di vitello<br />

Rottura<br />

Estrazione della cagliata<br />

Dimensione del granulo di<br />

cagliata 3-5 mm<br />

Tempo 40-60 min. Raffreddamento Temperatura ambiente<br />

Porzionatura<br />

Formatura<br />

Stampi Ø 200 mm, h 140-150 mm<br />

Tempo 16-18 ore Stufatura Temperatura 25°C<br />

Tempo 24 ore Raffreddamento<br />

Tempo 30-60 gg<br />

Salatura A secco<br />

Forinatura<br />

Maturazione<br />

Figura 2 - Schema di flusso del processo tecnologico<br />

di produzione di un formaggio erborinato<br />

da latte ovino.<br />

Aspetti microbiologici<br />

Per la preparazione del lattoinnesto,<br />

da utilizzare in lavorazione, si fa ricorso<br />

ad un’associazione di batteri lattici<br />

selezionati. La coltura è costituita da<br />

cocchi mesofili a metabolismo omofermentante<br />

(Lactococcus lactis subsp.<br />

lactis, Lactococcus lactis subsp. cremoris)<br />

ed eterofermentante (Lactococcus lactis<br />

subsp.lactis biovar.diacetylactis,Leuconostoc<br />

mesenteroides subsp. cremoris).<br />

Le specie eterofermentanti, hanno rilevante<br />

importanza per la loro produzione<br />

di anidride carbonica (Bottazzi,<br />

1996). Infatti la pressione esercitata<br />

da questo gas sulla pasta del formaggio,<br />

nel corso dell’acidificazione, determina<br />

la formazione di un’occhiatura<br />

molto diffusa (Figura 1 - formaggio<br />

alle 24 ore). L’insieme dell’occhiatura<br />

e dei distacchi meccanici, di cui si<br />

è detto in precedenza, costituiscono<br />

la condizione indispensabile per garantire<br />

lo sviluppo e la diffusione della<br />

muffa nel corso della maturazione<br />

(Pernodet et al., 1984).<br />

Lo sviluppo del Penicillium roqueforti<br />

rappresenta una specifica caratteristica<br />

per questo formaggio. Esso si manifesta<br />

con la ramificazione del micelio<br />

e la successiva sporificazione che<br />

conferisce alla pasta il caratteristico<br />

colore verde di tonalità varia (Moreau,<br />

1980). Dalla regolare diffusione<br />

del micelio dipendono le variazioni<br />

strutturali e dei caratteri organolettici<br />

del formaggio.<br />

L’attività enzimatica (proteolitica e lipolitica)<br />

del Penicillium roqueforti gioca<br />

un ruolo dominante nella maturazione<br />

del formaggio. Gli enzimi (proteasi<br />

e lipasi), prodotti dalle cellule del<br />

fungo, trasformano le sostanze ad elevato<br />

peso molecolare, insolubili in acqua<br />

(proteine e grassi), in composti di<br />

minor peso molecolare, solubili. Peptoni,<br />

peptidi, amminoacidi liberi, ammoniaca,<br />

vengono prodotti dalla degradazione<br />

delle proteine, mentre acidi<br />

grassi liberi, β-chetoacidi, metilchetoni<br />

e relativi alcoli secondari, derivano<br />

dalla degradazione dei grassi.<br />

I processi descritti determinano la<br />

modificazione della struttura del formaggio,<br />

mentre i composti liberi che<br />

ne derivano, conferiscono al formaggio<br />

elevata sapidità (Adda, 1984, Gripon,<br />

1993). L’intensità di questi processi,<br />

a parità di tecnologia e ceppo<br />

fungino, è direttamente correlata alla<br />

diffusione della muffa e al tempo di<br />

maturazione. Il ceppo di Penicillium<br />

roqueforti, utilizzato nella produzione<br />

di questo formaggio è caratterizzato<br />

da una velocità di crescita “medio-rapida”,<br />

intensità di proteolisi “media”,<br />

intensità di lipolisi “alta”, colore del<br />

micelio blu-verde scuro.<br />

Composizione chimica<br />

In Tabella 1 è riportata la composizione<br />

del formaggio ai diversi gradi<br />

stagionatura (24 ore, 1 mese, 2 mesi).<br />

I dati mostrano che il valore di pH<br />

aumenta progressivamente nel corso<br />

della maturazione. Tale variazione è<br />

dovuta soprattutto all’attività enzimatica<br />

della muffa che si manifesta, in<br />

principio, con la riduzione del contenuto<br />

in acido lattico, utilizzato dalla<br />

muffa come fonte di carbonio e, successivamente,<br />

con la degradazione<br />

delle proteine sino alla liberazione di<br />

ammoniaca.<br />

Il contenuto in umidità del formaggio<br />

a 1 mese (43% circa) e a 2 mesi di<br />

stagionatura (39% circa), consente di<br />

classificarlo, rispettivamente come<br />

“semi soffice” e “semi duro”; mentre<br />

per la concentrazione di grasso sul<br />

secco (circa 56% a un mese e 57%<br />

circa, a due mesi), esso può essere<br />

classificato come “grasso” (Codex<br />

Alimentarius FAO/WHO).<br />

La concentrazione di cloruro di sodio<br />

(1,8% circa, a un mese e 2,3%<br />

circa, a due mesi) è da considerarsi<br />

ottimale per questo tipo formaggio. Il<br />

contenuto in sale non dovrebbe superare<br />

il 3%, in quanto concentrazio-<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 9


ni maggiori, oltre che provocare un<br />

decadimento del prodotto dal punto<br />

di vista organolettico, potrebbero rallentare<br />

la crescita del Penicillium roqueforti<br />

(Moreau, 1980).<br />

Nella tabella 2 sono riportati i parametri<br />

indicatori della proteolisi<br />

espressa dai rapporti fra le diverse frazioni<br />

azotate: NS/NT (azoto solubile/azoto<br />

totale), NS-TCA/NT (azoto<br />

solubile in acido tricloracetico/azoto<br />

totale), NS-PTA/NT (azoto solubile<br />

in acido fosfotungstico/azoto totale).<br />

I valori espressi da tali parametri, sono<br />

molto elevati rispetto a quanto si<br />

riscontra comunemente nei formaggi.<br />

La loro evoluzione è intimamente<br />

correlata allo sviluppo e alla diffusione<br />

della muffa nella pasta del formaggio<br />

(Gripon, 1993).<br />

In questo formaggio, si è riscontrato<br />

un livello di proteolisi elevato già dopo<br />

un mese di stagionatura. Infatti il<br />

rapporto NS/NT, convenzionalmente<br />

utilizzato come indice di maturazione,<br />

raggiunge il valore del 32% circa,<br />

mentre i rapporti di NS-TCA/NT<br />

e NS-PTA/NT, indicatori delle frazioni<br />

azotate a medio e basso peso molecolare,<br />

rappresentano rispettivamente<br />

i valori del 30% e del 12% circa. A<br />

due mesi di maturazione, i valori dei<br />

rapporti NS/NT e NS-TCA/NT, aumentano<br />

fino al 50% circa, mentre il<br />

valore del rapporto NS-PTA/NT aumenta<br />

sino al 19% circa.<br />

I dati relativi alla composizione del<br />

siero di fine lavorazione, alla resa e ai<br />

coefficienti di recupero di materia<br />

utile, sono riportati in tabella 3. E’ da<br />

rilevare che la resa a 24 ore e i recuperi<br />

di materia utile sono elevati, simili<br />

a quelli relativi ai formaggi a pasta<br />

molle.<br />

E’ importante sottolineare, che le rese<br />

alle 24 ore dalla produzione, superiori<br />

al 22-24%, non accompagnate<br />

da recuperi di materia utile simili a<br />

quelli indicati in tabella, sono sconsigliate.<br />

Infatti, l’eccesso di umidità<br />

della pasta, determinerebbe la rapida<br />

chiusura delle occhiature e dei distacchi<br />

meccanici formatisi nel corso della<br />

produzione, con conseguenti riflessi<br />

negativi sulla crescita e diffusione<br />

del Penicillium.<br />

Bibliografia<br />

Adda J., 1984. Les fromages a pâte<br />

persillée. Page 332. in Le Fromage.<br />

A. Eck, ed. Lavoisiere, Paris, France.<br />

Bottazzi V., 1996. Metabolismo degli<br />

eterofermentanti. Pagine 31-33. in<br />

10 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

Tabella 1 - Composizione chimica del formaggio a diversi stadi di maturazione<br />

24 h 1 mese 2 mesi<br />

pH UpH 4,90 6,26 7,18<br />

Umidità g/100g 49,6 42,5 38,6<br />

Grasso g/100g 27,7 32,3 35,2<br />

Proteina totale g/100g 19,2 21,6 22,2<br />

Grasso/sostanza secca (%) 54,9 56,1 57,4<br />

Proteina totale/ sostanza secca (%) 38,2 37,5 36,2<br />

NaCl g/100g n.d. 1,8 2,3<br />

NaCl/umidità (%) n.d 4,3 5,9<br />

Tabella 2 - Parametri indicatori della proteolisi nel formaggio a differenti stadi di<br />

maturazione<br />

24 h 1 mese 2 mesi<br />

NS/NT (%) 9,0 32,4 49,4<br />

NS-TCA/NT (%) 5,7 29,5 48,4<br />

NS-PTA/NT (%) 1,3 12,6 18,5<br />

Legenda: NS/NT: azoto solubile/azoto totale; NS-TCA/NT: azoto solubile in<br />

acido tricloracetico/azoto totale; NS-PTA/NT: azoto solubile in<br />

acido fosfotungstico/azoto totale<br />

Tabella 3 - Composizione chimica del siero di fine lavorazione, resa e<br />

coefficienti di recupero materia<br />

Siero<br />

pH (UpH) 6,44<br />

Sostanza secca g/100g 8,1<br />

Grasso g/100 ml 1,1<br />

Proteina totale g/100 g 1,5<br />

Resa a 24 h % 22,2<br />

Resa a maturazione (1mese) % 18,3<br />

CRSS % 65,4<br />

CRGR % 91,0<br />

CRPT % 79,9<br />

Legenda: Resa: peso del formaggio/volume del latte; CRSS: coefficiente<br />

di recupero di sostanza secca, CRGR: coefficiente di recupero<br />

del grasso; CRPT: coefficiente di recupero proteine totali<br />

Microbiologia e biotecnologia lattiero-casearia.<br />

Ed. Edagricole, Bologna,<br />

Italia.<br />

FAO/WHO (1980) - Codex Alimentarius,<br />

Standards A6, 7, 8b C31 -<br />

FAO, Roma.<br />

Ghitti C., Bianchi Salvatori B., Rottigni<br />

C., 1996. Il formaggio Gorgonzola<br />

I. Scienza e tecnica lattiero-casearia.<br />

(47) 1: 49-57.<br />

Gripon J.C., 1993. Mould-ripened<br />

cheese. Pages 111-136. in Cheese,<br />

Chemistry, physic and microbiology.<br />

Vol. 2, 2nd ed. P.F. Fox, Chapman<br />

and Hall, London, United Kindom.<br />

Moreau C., 1980. Le Penicillium roqueforti,<br />

morphologie, physiologie,<br />

intérêt en industrie fromagère,<br />

mycotoxines. Le Lait, (60) mai-juin,<br />

254-271.<br />

Pernodet G., 1984. Fromages a pâte<br />

persillée. Page 234. in Le Fromage.<br />

A. Eck, ed. Lavoisiere, Paris, France.<br />

Scott R., 1986. Blue veined cheese.<br />

Pages 233-235. in Cheesemaking<br />

practice. 2nd ed., Elsevier applied<br />

O science publishers, London.<br />

C


SETTORE CASEARIO<br />

Formaggio: “Canestrato di Moliterno<br />

stagionato in Fondaco”<br />

Il Ministero delle Politiche Agricole<br />

e Forestali con Decreto del 21 luglio<br />

2005 (G.U.R.I. del 5-8-2005,<br />

n. 181) accorda la Protezione transitoria<br />

a livello nazionale alla denominazione<br />

"Canestrato di Moliterno<br />

stagionato in Fondaco", per la<br />

quale è stata inviata istanza alla<br />

Commissione europea per la registrazione<br />

come indicazione geografica<br />

protetta. La denominazione è<br />

riservata al prodotto ottenuto in<br />

conformità al disciplinare di produzione<br />

allegato al decreto. La protezione<br />

nazionale transitoria cesserà<br />

di esistere a decorrere dalla data in<br />

cui sarà adottata una decisione sulla<br />

domanda stessa da parte dell'organismo<br />

comunitario. Di seguito<br />

pubblichiamo alcune parti del Disciplinare<br />

ed in particolare la descrizione<br />

del Prodotto, del processo<br />

produttivo e le note storiche che lo<br />

legano all’ambiente di produzione.<br />

Descrizione del prodotto.<br />

Il "Canestrato di Moliterno Stagionato<br />

in Fondaco" (in seguito Canestrato<br />

ndr) può essere immesso al<br />

consumo dopo almeno 60 giorni di<br />

stagionatura; potrà essere utilizzato<br />

sia come formaggio da tavola che<br />

da grattugia con le seguenti caratteristiche:<br />

- forma: cilindrica a facce piane con<br />

scalzo più o meno convesso;<br />

- dimensioni: diametro delle facce<br />

da 15 a 25 cm, con altezza dello<br />

scalzo da 10 a 15 cm;<br />

- peso: variabile da 2 a 5,5 kg in relazione<br />

alle dimensioni della forma;<br />

- crosta: di colore giallo più o meno<br />

intenso nella tipologia primitivo fino<br />

al bruno nella tipologia stagionato;<br />

il colore della crosta può dipendere<br />

dai trattamenti subiti durante<br />

la stagionatura fino al nero ardesia<br />

se la crosta è stata trattata con<br />

l'emulsione di acqua, nerofumo,<br />

olio di oliva e aceto di vino. La stessa<br />

non è edibile;<br />

- pasta: struttura compatta con oc-<br />

Protezione transitoria<br />

chiatura non regolarmente distribuita;<br />

al taglio il colore si presenta<br />

bianco o leggermente paglierino<br />

per la tipologia primitivo; di colore<br />

paglierino più o meno intenso per<br />

la tipologia stagionato ed extra;<br />

- sapore: tendenzialmente dolce e<br />

delicato all'inizio della stagionatura,<br />

con il protrarsi della stessa, evolve<br />

verso caratteristiche organolettiche<br />

più accentuate e piccanti;<br />

- grasso s.s.: il contenuto del grasso<br />

sulla sostanza secca non deve essere<br />

inferiore al 30%;<br />

- utilizzo: come formaggio da tavola<br />

per la tipologia primitivo; da tavola<br />

o da grattugia per le tipologie<br />

stagionato ed extra.<br />

Area di produzione<br />

Il latte destinato alla produzione del<br />

Canestrato deve provenire da ovini e<br />

caprini di aziende agricole ubicate<br />

nei territori amministrativi dei seguenti<br />

comuni: in provincia di Potenza<br />

(..omissis) in provincia di Matera:<br />

(..omissis).Nella stessa zona deve<br />

avvenire anche la produzione.<br />

Descrizione del processo<br />

produttivo<br />

L'indicazione geografica protetta è<br />

riservata ai formaggi ovi-caprini a<br />

pasta dura prodotti con latte di pecora<br />

intero, in quantità non inferiore<br />

al 70% e non superiore al 90%, e<br />

di capra intero, in quantità non inferiore<br />

al 10% e non superiore al<br />

30%.<br />

Il latte destinato alla trasformazione<br />

deve provenire da allevamenti la cui<br />

alimentazione è costituita principalmente<br />

dal pascolo, da foraggi freschi<br />

e comunque da fieni prodotti<br />

nell'area.<br />

È consentita l'integrazione alimentare<br />

solo con granelle di cereali quali<br />

avena, orzo, grano, mais e di leguminose<br />

quali fava, favino e cece.<br />

È vietato l'utilizzo di prodotti derivati<br />

di origine animale e di insilati.<br />

Il latte che non viene trasformato<br />

immediatamente dopo la mungitu-<br />

ra, deve essere refrigerato nel rispetto<br />

dei valori minimi previsti<br />

dalle vigenti disposizioni legislative<br />

in materia.<br />

Il latte proveniente da una o più<br />

mungiture deve essere trasformato<br />

al massimo entro 48 ore dalla prima<br />

mungitura.<br />

Il latte da impiegare per la produzione<br />

del Canestrato deve provenire<br />

da pecore di razza "Gentile di Puglia",<br />

"Gentile di Lucania", "Leccese",<br />

"Sarda", "Comisana" e loro incroci,<br />

per la parte ovina, e da capre<br />

di razza "Garganica", "Maltese",<br />

"Jonica", "Camosciata" e loro incroci,<br />

per la parte caprina, allevate nei<br />

territori ed alimentate secondo<br />

quanto disposto dal presente disciplinare.<br />

Il processo tecnologico e lo standard<br />

produttivo viene così di seguito<br />

descritto:<br />

- il latte destinato alla trasformazione<br />

può essere utilizzato crudo o<br />

può essere sottoposto a termizzazione;<br />

- il latte sottoposto a termizzazione<br />

viene successivamente inoculato<br />

con colture di fermenti lattici naturali<br />

o con colture autoctone selezionate;<br />

- la coagulazione del latte è ottenuta<br />

per via presamica aggiungendo<br />

caglio, di agnello o di capretto in<br />

pasta, e si effettua alla temperatura<br />

compresa tra 36 e 40°C in un tempo<br />

massimo di 35 minuti;<br />

- il caglio può essere ricavato artigianalmente<br />

da animali allevati nell'area<br />

di produzione del Canestrato e<br />

preparato con la tecnica di seguito<br />

descritta;<br />

- la cagliata così ottenuta viene rotta<br />

fino ad ottenere grumi delle dimensioni<br />

del chicco di riso; dopo<br />

pochi minuti di riposo, essa viene<br />

estratta dal siero e messa in canestri<br />

di giunco o di altro materiale<br />

autorizzato per l'uso alimentare,<br />

purché conferiscano comunque al-<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 11


la crosta la tipica striatura del canestrato,<br />

ove viene pressata e lavorata<br />

con le mani per favorire la fuoriuscita<br />

del siero. Le forme possono<br />

essere immerse nel siero a temperatura<br />

non superiore a 90°C per un<br />

tempo non superiore a 3 minuti per<br />

una rapidissima cottura al fine di<br />

favorire lo spurgo del siero e la formazione<br />

della crosta;<br />

- la salatura delle forme può essere<br />

effettuata sia a secco che in salamoia;<br />

nel primo caso essa si protrae<br />

fino a dieci giorni dalla messa in<br />

forma, variabili secondo il peso e le<br />

dimensioni della forma, con aggiunta<br />

diretta di sale; nel secondo<br />

caso con immersione in salamoia<br />

satura per 10-12 ore per kg di formaggio<br />

pesato al momento della<br />

messa in forma;<br />

- l'asciugatura viene effettuata presso<br />

l'azienda trasformatrice e dura<br />

da trenta a quaranta giorni dalla<br />

messa in forma.<br />

La stagionatura deve avvenire<br />

esclusivamente nei fondaci della zona<br />

tradizionalmente vocata ovvero<br />

nel territorio amministrativo del comune<br />

di Moliterno (Potenza).<br />

La stagionatura inizia dal trentunesimo<br />

al quarantunesimo giorno dalla<br />

messa in forma.<br />

Durante questa fase:<br />

- è consentito trattare il Canestrato<br />

con solo olio di oliva o con lo stesso<br />

emulsionato ad aceto di vino;<br />

- è consentito altresì trattare il Canestrato<br />

con acqua di fuliggine ossia<br />

con acqua bollita per 25/30 minuti<br />

col nerofumo raschiato dai camini a<br />

legna e riportata a temperatura ambiente.<br />

Il caglio utilizzato per la coagulazione<br />

del latte si ricava dallo stomaco<br />

di capretti o agnelli lattanti degli<br />

animali così come indicati nel presente<br />

articolo.<br />

Le modalità di preparazione sono<br />

le seguenti:<br />

a) i capretti o gli agnelli vanno allevati<br />

in appositi ricoveri affinché non<br />

vengano a contatto con alimenti e<br />

ricevano solo il latte materno;<br />

b) all'età compresa tra 25 e 45 giorni<br />

si procede alla mattazione prelevando<br />

i caglioli che vanno gonfiati e<br />

posti ad asciugare per un periodo<br />

che varia da 10 a 15 giorni con<br />

eventuale successiva aggiunta di latte<br />

intero e crudo di capra o pecora;<br />

c) i caglioli asciutti possono eventualmente<br />

essere riposti, con even-<br />

12 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

tuale aggiunta di sale, stratificati in<br />

cassette che ne permettono lo<br />

sgrondo per circa 15 giorni;<br />

d) una volta asciutti, i cagli vengono<br />

raccolti, puliti togliendo le parti<br />

di grasso e impurità, tagliati e successivamente<br />

macinati;<br />

e) alla pasta ottenuta, vengono aggiunti<br />

da 100 a 200 grammi di sale<br />

per chilogrammo di pasta;<br />

f) il caglio così ottenuto viene conservato<br />

in barattoli di vetro ben<br />

chiusi in luogo fresco e al riparo<br />

dalla luce.<br />

Il Condizionamento e il porzionamento<br />

devono avvenire nella stessa<br />

area di produzione.<br />

Elementi che comprovano<br />

il legame con l'ambiente<br />

Fin dal passato l'IGP Canestrato è<br />

conosciuto non solo a livello nazionale<br />

ma anche internazionale, grazie<br />

alla sua reputazione, dovuta in<br />

particolar modo alla tipica razza<br />

ovina presente nel territorio di origine<br />

e alla particolare tecnica della<br />

stagionatura. Un ruolo fondamentale<br />

viene svolto dalle razze ovi caprine<br />

dalle quali viene prodotto il<br />

latte, che influenzano in modo deciso<br />

le caratteristiche qualitative della<br />

materia prima e di conseguenza<br />

hanno un riscontro diretto sulla<br />

qualità finale del formaggio.<br />

La razza ovina più diffusa sul territorio<br />

è la "Gentile di Lucania" che<br />

si caratterizza per essere una razza<br />

molto rustica e molto ben adattata<br />

alle condizioni climatiche ed orografiche<br />

della zona. Si tratta di una<br />

razza merinizzata, risultante dall'incrocio<br />

iniziato nel XV secolo tra le<br />

popolazioni locali e gli arieti Merinos<br />

spagnoli. Questo tipo di incrocio<br />

nacque, all'epoca, dall'esigenza<br />

di coniugare una buona produzione<br />

laniera con la più spiccata attitudine<br />

alla produzione di carne delle<br />

popolazioni ovine lucane, e ottenne,<br />

come risultato, la realizzazione<br />

di una razza a duplice attitudine<br />

produttiva. La scarsa attitudine per<br />

la produzione lattea comporta tuttora<br />

rese unitarie di latte non elevate,<br />

ma a tutto ciò corrisponde una<br />

eccellente qualità del latte, difficilmente<br />

riscontrabile nelle altre razze<br />

a più spiccata attitudine lattifera,<br />

caratterizzata da elevati tenori in<br />

grasso e proteine.<br />

Il ciclo produttivo delle razze allevate,<br />

unito all'obiettivo di sfruttare<br />

al meglio il pascolo montano, ha<br />

comportato l'abitudine di un allevamento<br />

misto, ovini e caprini. Le<br />

razze caprine lucane oltre a produrre<br />

un latte di elevata qualità, sono<br />

anche molto produttive in termini<br />

quantitativi.<br />

Anche il fattore umano ha contribuito<br />

a rendere il formaggio Canestrato<br />

unico e con caratteristiche<br />

qualitative particolari tale da distinguerlo<br />

nettamente da qualsiasi altra<br />

produzione di formaggio. La caseificazione<br />

della IGP avviene ancora<br />

oggi con gli stessi metodi artigianali<br />

adoperati in passato e trasmessi di<br />

generazione in generazione.<br />

La peculiarità principale del Canestrato<br />

risiede nella fase di stagionatura<br />

del formaggio nelle caratteristiche<br />

cantine (fondaci) presenti nel<br />

comune di Moliterno.<br />

Infatti ancora oggi i produttori di<br />

Canestrato utilizzano questi particolarissimi<br />

locali che caratterizzano il<br />

prodotto in modo univoco conferendo<br />

allo stesso le caratteristiche<br />

organolettiche che da sempre sono<br />

ad esso riconosciute. Il fondaco è<br />

un ambiente molto fresco e ben aerato<br />

dove la concomitanza di vari<br />

fattori determinano la formazione<br />

del microclima indispensabile per<br />

ottenere un prodotto qualitativamente<br />

eccellente. Ed è, infatti, al<br />

clima freddo e secco del luogo che<br />

si attribuisce la riuscita del processo<br />

di stagionatura. In conclusione,<br />

più fattori, quali la qualità della materia<br />

prima, le tecniche di lavorazione<br />

artigianale e soprattutto la stagionatura,<br />

contribuiscono a conferire<br />

al Canestrato il carattere di tipicità.<br />

La cittadina di Moliterno era famosa<br />

in passato come è famosa ai giorni<br />

nostri per essere un luogo di produzione<br />

e stagionatura di formaggi<br />

pecorini. I moliternesi, fin dal `700,<br />

epoca in cui risalgono le prime testimonianze<br />

storiche, fecero della<br />

cura del pecorino un'attività primaria.<br />

La notevole reputazione del<br />

prodotto trova testimonianza in numerosi<br />

scritti; secondo il Racioppi,<br />

storico moliternese dell'800, il toponimo<br />

Moliterno deriverebbe dal<br />

radicale "mulctrum" da cui "mulcternum"<br />

ovvero "luogo dove si fa il<br />

latte, cioè dove si munge l'armento<br />

e si coagula il latte".<br />

Il Bianculli, altro noto personaggio<br />

di Moliterno, docente nella Regia<br />

Università di Napoli, finisce per


sminuire l'opera dell'uomo per dare<br />

tutto il merito alla qualità dell'aria<br />

"di cui speciali germi agiscono sulla<br />

fermentazione del formaggio" dimostrato<br />

dal fatto "che le stesse<br />

donne adibite alla cura del formaggio<br />

a Moliterno, trasportate nelle<br />

marine (territori del versante ionico<br />

della Basilicata) ed adibite alla cura<br />

di esso, non hanno dato quella<br />

ottima qualità che si era ottenuta<br />

nella nostra cittadina".<br />

Il "Canestrato di Moliterno Stagionato<br />

in Fondaco" anche in passato<br />

era notevolmente apprezzato non<br />

solo nei mercati nazionali, ma anche<br />

esteri, in particolar modo veniva<br />

esportato in America. Erano gli<br />

stessi abitanti di Moliterno che, secondo<br />

quanto affermato da Padre<br />

Daniele Murno, dotto frate francescano<br />

di Moliterno, si occupavano<br />

della raccolta: "lunghe carovane di<br />

muli da Moliterno, nel periodo invernale<br />

e primaverile scendono alle<br />

marine in cerca del prezioso carico<br />

di pecorino fresco ..... da quattro a<br />

sei giorni dura il loro viaggio di andata<br />

e ritorno, fra innumerevoli insidie<br />

tese dagli uomini e dalla natura<br />

oltre il pericolo della malaria".<br />

Nel 1906, un solo produttore tra<br />

quelli iscritti nell'elenco degli<br />

esportatori dei prodotti della Basilicata,<br />

esportò circa 1300 quintali<br />

di formaggio stagionato.<br />

Etichettatura<br />

L'indicazione geografica "Canestrato<br />

di Moliterno Stagionato in Fondaco"<br />

è ammessa per il solo prodotto<br />

con stagionatura di almeno 60<br />

giorni ed è vietata l'aggiunta di<br />

qualsiasi altra qualificazione diversa<br />

da quelle previste dal disciplinare,<br />

ivi compresi gli aggettivi fine,<br />

scelto, selezionato e similari.<br />

Ai fini del presente disciplinare sono<br />

invece ammesse le seguenti diciture:<br />

primitivo: riservata al prodotto<br />

avente stagionatura fino a 6 mesi;<br />

stagionato: riservata al prodotto<br />

avente stagionatura oltre 6 mesi e<br />

fino a 12;<br />

extra: riservata al prodotto avente<br />

stagionatura oltre 12 mesi.<br />

Il "Canestrato di Moliterno Stagionato<br />

in Fondaco" deve recare apposto,<br />

all'atto della sua immissione al<br />

consumo, il contrassegno di cui al<br />

disciplinare a garanzia della rispon-<br />

denza alle specifiche prescrizioni<br />

O del disciplinare di produzione. C<br />

ASSOCIAZIONI PROVINCIALI ALLEVATORI<br />

Caro allevatore...<br />

Si è sempre un po’ impressionati<br />

alla notizia della performance<br />

di un atleta che riesce a migliorare,<br />

in termini di tempo o di<br />

spazio, record che fanno sensazione.<br />

Ed a noi tutti non sfugge il sacrificio<br />

che questi uomini e queste donne<br />

devono affrontare per superare l’asticella<br />

anche di un solo centimetro<br />

in più o per percorrere una certa distanza<br />

impiegando un secondo in<br />

meno rispetto al tempo precedente.<br />

Mesi e mesi di preparazione e di impegno<br />

costante ed assiduo.<br />

Certamente un ruolo non secondario<br />

viene svolto dal preparatore, cioè<br />

da quel tecnico a cui l’atleta si è affidato<br />

per migliorare le proprie capacità;<br />

è il tecnico, infatti, che sulla<br />

base della conoscenza delle attitudini<br />

della “macchina uomo”, delle sue<br />

potenzialità, predispone un programma<br />

di preparazione, di allenamento<br />

, per consentire un graduale<br />

ma costante miglioramento fino alla<br />

performance finale.<br />

Caro Allevatore,<br />

ti chiederei cosa c’entra questo con<br />

la tua attività.<br />

Tu, per il tuo lavoro utilizzi delle<br />

“macchine animali” in possesso di<br />

attitudini produttive che vanno studiate,<br />

migliorate e potenziate.<br />

La qualità e la quantità del latte o<br />

della carne che i tuoi animali producono<br />

sono il risultato di una lenta,<br />

ma costante evoluzione nel tempo<br />

in cui sia l’ambiente che l’uomo<br />

stesso hanno contribuito in maniera<br />

differente.<br />

Senza dubbio, in passato, le condizioni<br />

ambientali hanno prevalso sull’intervento<br />

umano.<br />

Oggi la situazione può considerarsi<br />

invertita.<br />

Il continuo peregrinare delle greggi,<br />

infatti, è solo un lontano ricordo;<br />

con gli integratori alimentari si<br />

riesce a sopperire ad un’alimentazione<br />

carente ed insufficiente; con i<br />

farmaci si può fare fronte a malattie<br />

un tempo mortali.<br />

Adesso, con l’informatica, è possibile<br />

stimare a quantificare il potenziale<br />

genetico di un animale; con la<br />

fecondazione artificiale è possibile<br />

diffondere su vasta scala il materiale<br />

seminale di un riproduttore di al-<br />

to pregio e continuare, nel tempo,<br />

anche dopo la sua morte congelandone<br />

il seme.<br />

È possibile fare selezione degli animali<br />

da immettere nel ciclo produttivo.<br />

È possibile migliorare il rendimento<br />

produttivo sia dal punto di vista<br />

quantitativo che da quello qualitativo.<br />

Ma per tutto questo, caro Allevatore,<br />

c’è bisogno dei tecnici che operano<br />

all’interno di una struttura in cui<br />

i dati produttivi raccolti nella tua<br />

azienda siano depositati, studiati,<br />

elaborati.<br />

Una struttura in grado di fornirti<br />

tutta l’assistenza in cui necessiti per<br />

valorizzare la tua produzione, per<br />

renderla competitiva e conforme alle<br />

richieste di un mercato sempre<br />

più esigente; un mercato che di volta<br />

in volta allarga i propri confini ed<br />

in cui si confrontano produzioni<br />

sempre più distanti sia nel tempo<br />

che nello spazio.<br />

Questa struttura è la tua Associazione.<br />

È nell’Associazione Allevatori che<br />

confluiscono i dati morfologici, genealogici,<br />

funzionali del tuo allevamento;<br />

è in essa che si predispongono<br />

i programmi di selezione e di miglioramento<br />

genetico dei tuoi animali.<br />

L’Associazione Allevatori è il riferimento<br />

per la tua attività e più la<br />

struttura tecnica risulta essere funzionale,<br />

più qualificato risulta essere<br />

il tipo di servizio che ti viene offerto.<br />

La forza dell’associazione sei tu<br />

stesso.<br />

Caro Allevatore,<br />

Iscrivendoti all’Associazione, partecipando<br />

attivamente ai programmi<br />

selettivi, proponendo le tue idee, dai<br />

vita alla tua Associazione e le garantisci<br />

i mezzi necessari per fare in<br />

modo che possa continuare a fornirti<br />

servizi sempre più adeguati alle<br />

tue esigenze.<br />

Caro Allevatore,<br />

i confini della tua azienda si sono allargati;<br />

non isolarla.<br />

Diventa socio delle Associazioni<br />

degli Allevatori.<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 13


Comitato di razza ovina<br />

Fabrianese<br />

Il Presidente del CTR Prof. Renieri<br />

informa sulla possibilità di rimozione<br />

dei vincoli che impedivano la movimentazione<br />

degli animali all’interno<br />

delle province marchigiane interessate<br />

all’allevamento della razza<br />

Fabrianese, essendo stato risolto il<br />

problema legato alla vaccinazione<br />

per la Blue-tongue, per cui diventerebbe<br />

possibile organizzare le aste,<br />

previste dallo schema selettivo, e le<br />

manifestazioni in programma per il<br />

2006, in particolare la 3° Mostra nazionale<br />

che potrebbe rientrare nella<br />

manifestazione della RACI di Villa<br />

Potenza (MC), prevista alla fine del<br />

prossimo mese di Maggio.<br />

Schema di selezione in fasce<br />

In merito al punto più importante il<br />

Presidente, dopo avere preso visione<br />

di quanto discusso e deliberato<br />

nell’ultima riunione della Commissione<br />

Tecnica Centrale delle razze<br />

ovine iscritte ai Libri Genealogici ed<br />

alla proposta di schema elaborata<br />

dall’ Ufficio Centrale LL.GG., ha ribadito<br />

che per la razza Fabrianese è<br />

già operativo dal 1994 uno schema<br />

INSEGNE AZIENDALI<br />

Caro Allevatore, se vuoi distinguere la tua azienda iscritta al<br />

Libro Genealogico o al Registro Anagrafico della Razza da<br />

te allevata acquista la nuova insegna in vendita presso l’Asso.Na.Pa.<br />

L’insegna, in lamierino metallico bianco misura 90 cm di base<br />

per 60 di altezza. Il costo è di 100 € reso franco l’azienda<br />

dell’allevatore richiedente.<br />

Per acquistarla e personalizzarla con il nome dell’azienda,<br />

delle razze allevate ecc.. contatta la segreteria dell’<strong>Assonapa</strong>:<br />

tel 06 40900120 (sig. Modesti)<br />

fax 06 40900130<br />

email info@assonapa.it<br />

Pagamento anticipato da effettuare a mezzo c/c postale<br />

n.38233003 con causale: Insegna aziendale<br />

intestato a: Asso.Na.Pa<br />

Viale P.Togliatti 1587 - 00155 Roma.<br />

14 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

selettivo, che prevede la suddivisione<br />

in fasce, per cui l’iniziativa proposta<br />

viene vista più come un riconoscimento<br />

per il lavoro finora svolto a favore<br />

della razza Fabrianese che come<br />

interventi finalizzati a modificare<br />

una situazione radicata. Il Dr.<br />

Bracciaferri ha sottolineato che gli<br />

obiettivi legati all’iniziativa dell’Ufficio<br />

Centrale, rientrano in un contesto<br />

più generale che interessa l’allevamento<br />

ovino nazionale al fine di<br />

uscire dallo stato di crisi dovuto anche<br />

al cambiamento che si riscontra<br />

nel sistema di finanziamento pubblico<br />

a favore delle organizzazioni degli<br />

allevatori. Far questi rientra quello<br />

di incrementare la diffusione dei riproduttori<br />

iscritti al Libro Genealogico,<br />

attraverso l’eliminazione della<br />

deroga alla Legge n. 30 sulla zootecnica<br />

che, allo stato attuale, per gli<br />

ovini ed i caprini, consente l’impiego<br />

di riproduttori maschi anche non<br />

iscritti al Libro Genealogico. L’eliminazione<br />

della deroga aprirebbe,<br />

senza dubbio, per gli allevatori iscritti<br />

al L.G. un mercato di ampio confine<br />

per i propri riproduttori, con<br />

conseguente impulso all’attività di<br />

selezione. Inoltre, la distribuzione<br />

degli allevamenti in fasce favorireb-<br />

be anche l’attività dei CC.FF. sugli<br />

ovini da carne che, al momento, risultano<br />

essere molto limitati.<br />

Il Presidente, pur con le riserve relative<br />

ai tempi di attuazione ed alle necessità<br />

di adeguare i parametri previsti,<br />

quali la revisione del meccanismo<br />

delle aste e l’introduzione della<br />

valutazione morfo-lineare all’età tipica<br />

del soggetto, ha ritenuto di poter<br />

aderire, in linea di massima, allo<br />

schema proposto dall’Ufficio Centrale<br />

riservandosi più accurate valutazioni<br />

nel prossimo futuro.<br />

Scrapie<br />

La Regione Marche ha predisposto<br />

un Piano Regionale con un particolare<br />

riguardo alla razza ovina Fabrianese,<br />

essendo d’interesse regionale,<br />

con l’obiettivo di conseguire, in tempi<br />

brevi, il carattere di omozigosi per<br />

la resistenza alla patologia. Il presidente<br />

Renieri ha provveduto a riassumerne<br />

i punti più importanti prima<br />

della sua approvazione che è avvenuta<br />

con l’astensione del rappresentante<br />

dell’Asso.Na.Pa. che ha invitato<br />

il Presidente a coinvolgere<br />

l’Ufficio Centrale per la sua stesura<br />

definitiva ed in particolare per ciò<br />

che concerne la parte operativa ed il<br />

ruolo delle A.P.A.


Centro di raccolta agnelli<br />

ed agnelle<br />

È stato istituito presso un’azienda nel<br />

comune di Fabriano, e potrà essere<br />

operativo a partire dalla prossima primavera<br />

e il CTR ha nominato il dr.<br />

Luigi Roberti, come Esperto di razza<br />

incaricato delle valutazioni morfologiche<br />

dei riproduttori di razza Fabrianese<br />

da effettuarsi nelle province interessate<br />

nel corso dell’anno 2006.<br />

107ª Fiera Internazionale<br />

dell’Agricoltura e della<br />

Zootecnia di Verona<br />

La 107a edizione della Fiera Internazionale<br />

dell'Agricoltura e della Zootecnia<br />

si è svolta a Verona dal giorno<br />

9 al giorno 12 Febbraio 2006.<br />

La manifestazione, ormai a cadenza<br />

biennale, si è riproposta, dopo la prima<br />

del 2004, non solo con la suddivisione<br />

in 3 Saloni tematici, quali l’Agrimeccanica,<br />

l’Agriservice e lo<br />

Zoosystem, ma con importanti ed interessanti<br />

innovazioni, essendo diventata<br />

anche “proattiva” in grado, cioè,<br />

di anticipare le esigenze e le aspettative<br />

degli operatori del settore, attraverso<br />

la presentazione di temi e contenuti<br />

innovativi, come le bioenergie,<br />

l’agricoltura di precisione ed altre importanti<br />

innovazioni.<br />

Un ampio programma di Convegni,<br />

abbraccianti numerose e varie tematiche,<br />

tutte inerenti al filo conduttore<br />

della Fieragricola, ha caratterizzato i<br />

4 giorni di durata della rassegna veronese<br />

con una presenza di tecnici ed<br />

operatori che hanno partecipato con<br />

interesse e professionalità agli incontri<br />

programmati.<br />

Come da anni, ormai, nell’ambito<br />

della Fieragricola si è tenuta ITALIAL-<br />

LEVA, importante appuntamento organizzato<br />

dall'Associazione Italiana<br />

Allevatori in collaborazione con il Ministero<br />

dell’Agricoltura e con diverse<br />

Associazioni Nazionali Allevatori di<br />

specie e/o di razze, fra cui l’Associazione<br />

Nazionale della Pastorizia, da<br />

sempre presente con una rappresentanza<br />

delle razze ovine e caprine allevate<br />

in Italia ed iscritte ai Libri Genealogici<br />

ed ai Registri Anagrafici.<br />

A quest’edizione, erano presenti un<br />

gruppo costituito da n. 6 soggetti (un<br />

maschio e n.5 femmine), in rappresentanza<br />

delle seguenti razze ovine:<br />

- Appenninica: Allevamento di Fratelli Bigiarini<br />

(Bagno di Romagna - FC)<br />

Centro Genetico “Le Cortine”<br />

Vendita riproduttori maschi e femmine<br />

di razza Comisana e Massese<br />

In riferimento all’annuncio pubblicato<br />

nel numero di Febbraio 2006,<br />

viste le numerose richieste di acquisto<br />

pervenute, a fronte della disponibilità<br />

di soggetti presso il nostro Centro<br />

<strong>Assonapa</strong><br />

ha deciso di procedere al bando di<br />

una gara d’asta la cui data sarà pubblicata<br />

sulle pagine del nostro giornale<br />

non appena definiti i necessari elementi<br />

economici e tecnici.<br />

- Bergamasca: Allevamento di Manzoni Emanuele<br />

Carlo (Caparalba - CR)<br />

- Comisana: Allevamento di Lanconelli Natale<br />

(Longastrino - FE)<br />

- Massese: Allevamento di Nizzi Ezio (Castel<br />

San Pietro Terme - BO)<br />

- Sarda: Azienda Agr. Sopramonte di Loi e<br />

Demuro (Mercato Saraceno - FC)<br />

- Brogna: Allevamento di Veneri Massimo<br />

(Caldiero - VR)<br />

- Pecora di Corteno: Allevamento di Mazzucchelli<br />

Claudio(Edolo - BS)<br />

Per la specie caprina:<br />

- Camosciata: Allevamento di Bonzanini<br />

Sauro (Vobarno - BS)<br />

- Saanen: Allevamento di Nizzi Ezio (Castel<br />

San Pietro Terme - BO)<br />

- Bionda dell’Adamello: Allevamento di Panteghini<br />

Vittoria (Niardo - BS)<br />

Un grande successo, fin dal primo<br />

giorno di apertura, è stato decretato<br />

dalla nutrita partecipazione di visitatori,<br />

studenti ed allevatori provenienti<br />

da tutta Italia ma anche dai paesi<br />

esteri.<br />

Da segnalare l’interesse e la partecipazione<br />

di pubblico per la quotidiana<br />

presentazione delle razze nell’arena,<br />

con la presentazione, per gli ovi-caprini,<br />

di un paio di soggetti della razza<br />

Brogna, che essendo di origine locale<br />

ha ricevuto particolari attenzioni<br />

proprio per questo motivo tanto che,<br />

nella sfilata finale di Domenica, sono<br />

state riassunte, da uno storico veronese,<br />

le antiche origini e tradizioni legate<br />

all’allevamento della Brogna<br />

(detta anche Veronese).<br />

A dir poco entusiasmante, inoltre,<br />

l’ingresso nell’arena, al termine della<br />

presentazione finale, di tutti i tecnici<br />

Stand.<br />

Pubblico.<br />

Convegno.<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 15


ed allevatori che si sono impegnati<br />

per la realizzazione di Italialleva, con<br />

la televisione che riprendeva, in primo<br />

piano, un agnello ed un capretto<br />

nelle braccia di giovani allevatori, come<br />

simbolo del futuro per la zootecnia<br />

italiana.<br />

In conclusione, un sentito ringraziamento<br />

per l’allevatore Massimo Veneri<br />

ed i suoi figlioli, per la collaborazione<br />

fornita sia nella gestione degli<br />

animali, affidata anche quest’anno al<br />

Sig. Tiberi Giannetto di Urbania<br />

(PU), che per tutte le attività relative<br />

alla presenza dell’Asso.Na.Pa. con un<br />

proprio stand.<br />

Appuntamento alla prossima edizione<br />

della Fieragricola, prevista nel<br />

2008, mentre per il prossimo anno si<br />

avrà da organizzare una nuova edizione<br />

di Agrifood.<br />

2ª Mostra Nazionale della<br />

razza ovina Sopravissana<br />

Osteria Nuova (RI)<br />

L'Associazione Nazionale della Pastorizia,<br />

con il patrocinio del Ministero<br />

delle Politiche Agricole e Forestali<br />

ed in collaborazione con l'Associazione<br />

Provinciale Allevatori di Rieti<br />

e Roma, ha organizzato, per i<br />

giorni 24 e 25 Febbraio 2006, presso<br />

l'area del Campo Boario di Osteria<br />

Nuova, nel comune di Frasso Sabino<br />

(RI) la 2ª Mostra Nazionale degli<br />

ovini di razza Sopravissana iscritti<br />

al Libro Genealogico.<br />

La manifestazione era inserita nella<br />

tradizionale “Mostra mercato della<br />

zootecnia e dei prodotti tipici” ed ha<br />

interessato altre specie e razze di interesse<br />

zootecnico, quali i bovini da carne<br />

e gli equini,<br />

In esposizione, tra l’altro, anche i cani<br />

tradizionalmente impiegati in pastorizia.<br />

La Mostra nazionale è stata autorizzata<br />

ed organizzata in quanto nella ma-<br />

Osteria Nuova, Ariete.<br />

16 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

nifestazione ufficiale riguardante le<br />

razze ovine “Derivate merine” che<br />

raggruppano le razze Gentile di Puglia,<br />

Merinizzata italiana e Sopravissana,<br />

svoltasi nello scorso mese di Novembre<br />

in provincia di Potenza, a causa<br />

dei problemi legati alla vaccinazione<br />

per la Blue-tongue, si era verificata<br />

una ridotta partecipazione degli allevamenti<br />

provenienti al di fuori dei<br />

confini della Basilicata, tanto che non<br />

era stato possibile fare svolgere il concorso<br />

per le razza Gentile di Puglia e<br />

Sopravissana, rappresentate rispettivamente<br />

da un allevamento della provincia<br />

di Matera e di Rieti, con il Centro<br />

ovino dell’A.P.A. di Rieti, mentre<br />

la presenza di una quindicina di allevamenti,<br />

provenienti dalle province<br />

lucane e molisane, ha consentito lo<br />

svolgimento del concorso ufficiale per<br />

la razza Merinizzata italiana.<br />

Alla manifestazione nazionale hanno<br />

partecipato una dozzina di allevamenti.<br />

La Giuria di esperti incaricata di valutare<br />

i soggetti in concorso era composta<br />

dal Dr. Luigi Roberti e dal Sig.<br />

Bruno Conti (APA IS).<br />

La classifica finale è stata la seguente,<br />

con la consegna delle targhe ufficiali<br />

del L.G. ai primi 3 classificati per ciascuna<br />

categoria:<br />

- 1° categoria:Ariete 12 – 24 mesi<br />

1° classificato: Allev. Mauro Delfini (RM)<br />

2° classificato: Allev. Alfredo Vacca (RM)<br />

3° classificato: Allev. Sandro Vacca (RM)<br />

- 2° categoria:Ariete oltre 24 mesi<br />

1° classificato: Allev. Silvano Natalizi (RI)<br />

2° classificato: Allev. Claudio Rinaldi (RM)<br />

3° classificato: Allev. Mauro Delfini (RM)<br />

- 3° categoria: Pecora primipara<br />

1° classificato: Az. Agraria La Collina (RI)<br />

2° classificato: Allev. Leone Leo Moroni (RI)<br />

3° classificato: Allev. Claudio Rinaldi (RM)<br />

- 4° categoria: Pecora pluripara<br />

1° classificato: Allev. Leone Leo Moroni (RI)<br />

2° classificato: Centro ovino A.P.A. Rieti<br />

3° classificato: Allev. Mauro Delfini (RM)<br />

- 8° categoria: Gruppo 4 pecore adulte<br />

1° classificato: Allev. Leone Leo Moroni (RI)<br />

2° classificato: Az. Agritur. Monterosato (RI)<br />

3° classificato: Allev. Silvano Natalizi (RI)<br />

Ha partecipato alla premiazione in<br />

rappresentanza del Consiglio Direttivo<br />

AssoNaPa il Consigliere Enzo<br />

Biancucci Presidente APA Rieti e<br />

ARA Lazio.<br />

Inoltre, sulla base dei risultati conseguiti<br />

nelle precedenti categorie e<br />

sommando i rispettivi punteggi (si<br />

ricorda che il punteggio della categoria<br />

“Gruppo di pecore” si raddoppia),<br />

si è avuta la seguente classifica<br />

finale per la proclamazione del MI-<br />

GLIORE ALLEVAMENTO:<br />

Osteria Nuova, Box.<br />

1° classificato: Allev. Leone Leo Moroni (RI)<br />

2° classificato: Allev. Mauro Delfini (RM)<br />

3° classificato: Allev. Silvano Natalizi (RI)<br />

La manifestazione è stata caratterizzata<br />

dalla presenza di migliaia di visitatori,<br />

richiamati anche dalle iniziative<br />

di carattere folcloristico e dalla possibilità<br />

di degustare prodotti tipici.<br />

In conclusione, un ringraziamento a<br />

tutti i dipendenti delle APA di Rieti<br />

e Roma, per essere riusciti ad organizzare<br />

una manifestazione a carattere<br />

nazionale in poco tempo e per<br />

O l’ospitalità ricevuta.<br />

C<br />

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• Allevamento biologico certificato ICEA<br />

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caprette/i razza Saanen iscritti al L.G.:<br />

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Tel. 019.706303 - Fax 019.7040649<br />

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Tel. 333.9881706 (01/06)<br />

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vende caprette svezzate e becchi da allevamento<br />

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Posizione ottimale.<br />

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Come prevedevo purtroppo<br />

nessuno si è fatto avanti<br />

con proposte od argomenti<br />

da trattare o con suggerimenti<br />

vari; quindi anche questa volta<br />

sorbitevi un bel soliloquio e buona<br />

lettura a tutti.<br />

In questo mese entrerà la primavera<br />

almeno dal punto di vista del calendario,<br />

speriamo anche dal punto<br />

di vista meterologico, visto che<br />

tra un po’ le nostre greggi dovranno<br />

andare al pascolo in gondola.<br />

Tutte queste abbondanti precipitazioni<br />

con il conseguente dilavamento<br />

dei pascoli, oltre a causare<br />

notevoli fastidi alla nostra attività,<br />

aprono la porta ad una serie di<br />

condizioni che possono sfociare in<br />

patologie più o meno importanti.<br />

Il primo problema che potrebbe<br />

verificarsi con il previsto innalzamento<br />

delle temperature è la grande<br />

infestazione dei pascoli con uova<br />

e larve di parassiti.<br />

Prevedete quindi di dover trattare<br />

gli animali che usciranno al pascolo<br />

con antielmintici più idonei; è<br />

consigliabile trattare gli animali<br />

circa 10 / 15 giorni dopo l’uscita<br />

al pascolo avendo cura di farli poi<br />

pascolare per 2 o 3 giorni su un<br />

terreno che poi lavorerete.<br />

In questo modo abbiamo utilizzato<br />

i nostri animali come spazzini<br />

per abbassare la carica infestante<br />

dei pascoli, il trattamento antielmintico<br />

le libererà dai parassiti assunti.<br />

Questo sistema consente soprattutto<br />

ai giovani animali di poter attivare<br />

validamente uno stato di difesa<br />

nei confronti di molti parassiti<br />

che lo affliggeranno nel corso<br />

della sua vita.<br />

Non vi è nulla di immunitario in<br />

tutto ciò, è semmai uno stato di<br />

premunizione per cui l’organismo<br />

riesce, entro certi limiti, a contrastare<br />

alcune parassitosi.<br />

È comunque opportuno far seguire<br />

al primo trattamento post pascolo<br />

un secondo trattamento antielmintico<br />

a distanza di circa 30<br />

giorni dal primo.<br />

L’ANGOLO DEL VETERINARIO<br />

Il mese di marzo<br />

di Fabio Rossi<br />

Questo solo per le giovani rimonte<br />

per gli adulti è sufficiente un solo<br />

trattamento come già detto precedentemente.<br />

Come anticipato però<br />

sono diverse le cose che possono<br />

avvenire con un cambio di stagione<br />

e qui è necessario aprire una parentesi:<br />

tutto quello che diciamo avviene<br />

naturalmente ogni anno, soltanto<br />

che a seconda di andamenti climatici<br />

particolari, alcune situazioni<br />

possono destare maggiore preoccupazione<br />

e richiedere da parte vostra<br />

una maggiore attenzione.<br />

Per intenderci con l’arrivo del caldo<br />

devo aspettarmi una infestione<br />

da zecche, ma se l’inverno è stato<br />

mite dovrò prevedere che questo<br />

problema si presenterà con particolare<br />

veemenza.<br />

L’esempio da me riportato delle<br />

zecche cade proprio a fagiolo, infatti<br />

è proprio questa una delle<br />

emergenze che dovremo affrontare<br />

con una stagione piovosa come<br />

quella passata, problema che si<br />

presenterà sicuramente con il primo<br />

caldo con una grossa ondata<br />

infestiva.<br />

D'altronde gli anziani dicono sempre<br />

che le zecche arrivano a Maggio,<br />

non è assolutamente vero ma<br />

quest’anno potrebbero essere<br />

esauditi ( non vi fidate le prime ingestioni<br />

da zecche le ho già rilevate<br />

nel mese di Febbraio con quel<br />

po’ di sole che si è visto ).<br />

Il comportamento di taluni parassiti<br />

è fondamentale per la loro sopravvivenza:<br />

restano inattivi nella<br />

stagione a loro sfavorevole per poi<br />

essere particolarmente attivi, come<br />

si presentano le condizioni a<br />

loro più favorevoli per la moltiplicazione.<br />

È di questi aspetti che si deve tener<br />

conto quando si deve pianificare<br />

la strategia di lotta alle parassitosi<br />

del nostro gregge è però, come<br />

dimostrato in questo numero,<br />

una strategia che deve avere dei<br />

capisaldi dei quali abbiamo parlato<br />

sino alla noia negli anni scorsi,<br />

ma che deve altresì poter far fronte<br />

ad eventuali emergenze.<br />

Non esistono programmi validi per<br />

tutto e tutti, pensare che un metodo<br />

vada bene sempre è riduttivo e<br />

ci rende miopi PANTA REI.<br />

Sempre facendo riferimento all’andamento<br />

climatico attuale una<br />

affezione facilmente riscontrabile<br />

sono le diverse forme di rogna in<br />

realtà è una ingestione che si presenta<br />

ciclicamente in taluni allevamenti<br />

soprattutto in quelli stalloni.<br />

Gli agenti causali sono degli acari e<br />

l’unica cosa da fare è ucciderli però<br />

è anche molto importante la<br />

prevenzione con una corretta disinfezione<br />

degli ovili e caprili ma<br />

anche un corretto apporto alimentare:<br />

animali defecati o comunque<br />

con gravi carenze alimentari manifestano<br />

una minore resistenza alle<br />

ingestioni da acari.<br />

Non pensiate che determinati<br />

parassitosi si manifestino solo<br />

quando gli animali sono esposti al<br />

contagio gli acari della rogna li ritroviamo<br />

ovunque anche sulla cute<br />

di un animale sano, ma creano<br />

dei problemi quando questo animale<br />

si trova in uno stato di deficit,<br />

magari per far fronte ad una<br />

situazione ben più grave di qualche<br />

acaro ed ecco che questi ne<br />

approfittano complicando le cose.<br />

È proprio in questo contesto che<br />

affrontiamo l’ultimo argomento di<br />

oggi; ho parlato diverse volte di<br />

carenze, di alterato equilibrio di<br />

dilavamento dei pascoli è arrivato<br />

il momento quindi di mettere in<br />

evidenza ciò che è alla base di<br />

molti meccanismi patologici: la<br />

carenza di minerali e vitamine<br />

nella dieta.<br />

Ne ho parlato molto ogni anno e<br />

anche per il 2006 non voglio essere<br />

da meno, ma per questo mese<br />

vi lascio dicendovi solo che certamente<br />

con tutte le piogge avute<br />

non sarebbe lecito aspettarsi dei<br />

foraggi particolarmente ricchi in<br />

questi elementi.<br />

Non mi resta che salutarvi rimandandovi<br />

al prossimo numero.<br />

O Buon lavoro.<br />

C<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 17


18 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

IL PUNTO SUL MERCATO<br />

La campagna 2006<br />

Mercati: si consolidano i segni di ripresa<br />

Il “Fattore” $<br />

Il ridimensionamento dell’offerta<br />

e qualche pallido segno di ripresa<br />

della domanda, stanno imprimendo<br />

ai mercati dei prodotti<br />

dell’allevamento ovi caprino, una<br />

nuova, discreta intonazione.<br />

Il dato più importante del settore<br />

è quello relativo al prezzo del Pecorino<br />

Romano. Ebbene, dopo<br />

aver toccato tra il giugno e l’ottobre<br />

dell’anno scorso il punto più<br />

basso della sua storia recente, il<br />

valore di mercato del maggior<br />

prodotto della trasformazione del<br />

latte di pecora - a sua volta principale<br />

voce di reddito delle aziende<br />

di allevamento - ha segnato, a<br />

partire dal mese di novembre, significativi<br />

segni di recupero.<br />

Alla base della ripresa - in atto al<br />

momento in cui scriviamo, seconda<br />

metà di marzo - c’è stata,<br />

oltre ad un certo contenimento<br />

delle disponibilità di latte e di<br />

formaggio, anche il miglioramento<br />

del rapporto di cambio<br />

tra il dollaro americano e l’euro e<br />

una certa stabilizzazione della richiesta<br />

nazionale.<br />

Poiché com’è noto il mercato del<br />

nostro Pecorino è condizionato<br />

dalla “tenuta” dell’export verso<br />

gli USA - il cui andamento dipende,<br />

in buona misura, dal<br />

cambio tra le monete delle due<br />

sponde dell’Atlantico - il conso-<br />

di Gustavo Credazzi<br />

Italia – I mercati dei prodotti ovi-caprini,<br />

prezzi all’origine e variazioni % sull’anno precedente (in euro/kg va esclusa).<br />

2002 var 2003 Var 2004 var 2005 var 2006 Var<br />

BESTIAME % % % % (1) %<br />

Agnelli 3,62 -4,2 3,70 +2,2 3,67 -0,8 3,83 +4,4 3,87 +16,9<br />

Agnelloni 2,76 +0,7 2,90 +5,1 3,25 +12,1 3,39 +4,3 3,36 +9,8<br />

Pecore 0,68 -4,2 0,89 +30,9 0,92 +3,4 1,00 +9,0 1,12 +8,7<br />

FORMAGGI<br />

Pecorino Romano 5,86 +4,1 5,38 -8,2 4,65 -13,6 4,01 -13,8 4,11 -2,1<br />

Caciotte 5,84 +3,4 5,94 +1,0 6,20 +4,4 6,06 -2,3 5,87 -4,6<br />

Ricotte 2,37 +5,3 2,54 +7,2 2,63 +3,5 3,27 +24,3 3,07 -1,2<br />

Fonte: elaborazione su dati ISMEA.<br />

(1) Primo bimestre variaz.% sullo stesso periodo del 2005.<br />

lidamento della moneta verde,<br />

registrato nel secondo semestre<br />

2005, ha agevolato la ripresa delle<br />

nostre esportazioni.<br />

E il nostro export che per circa<br />

l’80% è avviato verso gli USA, è<br />

infatti aumentato di quasi il 5%<br />

rispetto al 2004 (dati relativi ai<br />

primi undici mesi dell’anno),<br />

mentre si è ridotto, ma molto<br />

meno di quanto avvenuto nell’anno<br />

precedente, il nostro import<br />

di formaggi di latte di pecora<br />

e capra: - 6,3% sul 2004, anno<br />

in cui era passato da 3,6 a 1,5<br />

migliaia di tonnellate (-58%).<br />

Dall’insieme di queste circostanze<br />

– minore produzione nazionale<br />

e saldo negativo del commercio<br />

estero di comparto - e dunque<br />

dalla leggera flessione dell’offerta<br />

è derivato il progressivo<br />

rafforzamento dei prezzi.<br />

Il mercato interno<br />

E anche sul mercato interno si è<br />

naturalmente registrato un leggero<br />

riequilibrio tra il contenimento<br />

dell’offerta di formaggi ovi caprini<br />

– non però di quelli vaccini<br />

– e il lieve recupero della richiesta,<br />

che ha portato ad una certa<br />

ripresa del mercato.<br />

Com’è noto, oltre al pecorino<br />

delle diverse provenienze e grado<br />

di stagionatura, il principale<br />

prodotto della lavorazione del<br />

latte di pecora e capra è rappresentato<br />

dalle caciotte di latte ovino,<br />

caprino o misto.<br />

Dopo i buoni risultati mercantili<br />

del 2004, nel corso della campagna<br />

2005, il collocamento di<br />

questo prodotto aveva perso dinamicità,<br />

sia per la debolezza<br />

della domanda interna che per<br />

l’abbondanza dell’offerta. Già<br />

dai primi mesi dell’attuale campagna<br />

si è notata, tuttavia una<br />

leggera ripresa degli scambi e<br />

una sostanziale stabilizzazione<br />

dei listini.


E la stessa cosa è avvenuta nel<br />

comparto delle ricotte i cui prezzi<br />

hanno toccato il massimo storico<br />

tra il settembre e il novembre<br />

2005, per poi scendere, in<br />

gennaio, al disotto dei livelli della<br />

campagna 2005.<br />

Dalla metà di febbraio la situazione<br />

si è però, dapprima stabilizzata<br />

e successivamente, sensibilmente<br />

rafforzata.<br />

Bestiame e carni<br />

Se per i prodotti lattiero caseari<br />

ci si deve affidare alle “deduzioni”<br />

per avere un’idea dei flussi<br />

produttivi e commerciali, per le<br />

carni c’è la disponibilità, per altro<br />

piuttosto tempestiva, dei dati<br />

relativi alle macellazioni del bestiame<br />

e al commercio estero: come<br />

dire, delle “dimensioni” dell’offerta.<br />

Così già sappiamo (marzo 2006)<br />

che nell’anno 2005 il prodotto<br />

delle macellazioni di bestiame<br />

ovi caprino si è ridotto del 2,5%<br />

rispetto al 2004, mentre l’import<br />

di animali vivi e carni è cresciuto<br />

di oltre il 9%.<br />

E poiché, almeno nei primi undici<br />

mesi dell’anno, c’è stato un<br />

calo delle importazioni di capi vivi<br />

da macello (-4,6%) e un incremento<br />

di quelle relative alle carni<br />

(+21%), il bilancio carneo del<br />

settore ovi caprino confermerà,<br />

purtroppo, nella sostanza, le pessimistiche<br />

stime effettuate, nei<br />

mesi scorsi, dall’Ismea.<br />

Con una produzione nazionale<br />

inferiore di oltre il 5% a quella<br />

del 2004 e disponibilità per il<br />

consumo interno – sostenute dall’import<br />

di carni – su alti livelli.<br />

Tanto che il tasso di autosufficienza<br />

del nostro paese è sceso al<br />

41% contro il 45% del 2004.<br />

In questa situazione e considerato<br />

che il mercato degli agnelli è<br />

il risultato tra le dimensioni della<br />

domanda interna di prodotto<br />

“nostrano” e le relative disponibilità,<br />

si comprende il motivo per<br />

cui anche le quotazioni dei primi<br />

mesi del nuovo anno mantengono<br />

il discreto livello raggiunto in<br />

precedenza.<br />

E anche le prospettive a breve e<br />

O medio termine sono discrete. C<br />

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L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 19


Da oltre sei anni il comparto<br />

zootecnico della<br />

maggior parte delle Regioni<br />

del centro Italia è costretto<br />

a confrontarsi con la Blue Tongue<br />

un malattia che si è dimostrata<br />

molto, ma molto particolare.<br />

Infatti ancora non si sono placati<br />

gli accesi dibattiti che scaturirono<br />

all’indomani della decisione<br />

delle Autorità centrali sulla<br />

opportunità di un intervento<br />

“massale” con vaccini “vivi attenuati”<br />

un approccio particolarmente<br />

anomalo per la gestione<br />

sanitario scientifica, ma assai più<br />

preoccupante per i risvolti economici<br />

che hanno determinato<br />

per il comparto.<br />

Finora molta acqua è passata<br />

sotto i ponti, ma permangono le<br />

evidenti ferite che hanno purtroppo<br />

profondamente segnato<br />

l’economia di molte aree, e determinato<br />

la fuoriuscita dal sistema<br />

produttivo di un numero rilevante<br />

di aziende di allevamento.<br />

Il dibattito sui vaccini “vivi attenuati”<br />

o quelli “inattivati”, ha<br />

assunto risvolti assai preoccupanti<br />

in quanto ancora non si è<br />

in grado di poter correttamente<br />

gestire sanitariamente la coperture<br />

vaccinale del patrimonio interessato.<br />

Oggi, in ritardo, riaffrontiamo la<br />

questione a seguito del recente<br />

varo dell’Ordinanza firmata dai<br />

Ministri Storace ed Alemanno<br />

che da corso alla campagna di<br />

vaccinazione 2005/2006.<br />

Campagna di vaccinazione che,<br />

si ricorda, sarebbe dovuta partire<br />

dal 1°dicembre 2005 e, salvo<br />

deroghe, sarebbe dovuta terminare<br />

il 30 aprile pv e che prevede<br />

la vaccinazione di ovicaprini,<br />

bovini e bufalini presenti nei territorio<br />

della Regione Sardegna<br />

nelle Province di Cagliari, Oristano,<br />

Nuoro e Sassari, tutte le<br />

20 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

LA PAROLA ALL’ESPERTO<br />

Cosa sta accadendo alla blue tongue<br />

di Paolo Biasucci<br />

Province della Regione Lazio.<br />

Inoltre si dovrà impiegare il vaccino<br />

nella sola Provincia di<br />

Grosseto nella Regione Toscana,<br />

essendo uscite dall’emergenza i<br />

territori di Pisa Lucca e Livorno,<br />

le 2 Province della Regione<br />

Umbria, tutte le Province della<br />

Regione Sicilia, tutte quelle della<br />

Regione Calabria, Basilicata,<br />

Campania, Puglia Molise.<br />

Per quanto riguarda la Regione<br />

Abruzzo la Provincia di L'Aquila<br />

tranne i comuni della ASL di<br />

Avezzano-Sulmona, Chieti su<br />

tutto il territorio provinciale,<br />

nella Regione Marche le sole<br />

Province di Ascoli Piceno e Macerata.<br />

La vaccinazione riguarderà, con<br />

decisa priorità gli ovicaprini destinati<br />

alla rimonta e quindi il resto<br />

del gregge.<br />

Per quanto riguarda i bovini e<br />

bufalini si dovranno vaccinare<br />

solo con il vaccino “attenuato”<br />

in quanto al momento non sono<br />

ancora ultimate le sperimentazioni<br />

del vaccino “inattivato”,<br />

ma le Regioni potranno deciderne<br />

le modalità di attuazione.<br />

Ad ogni modo gli animali ricadenti<br />

nelle aree sottoposte a restrizioni<br />

potranno essere spostati<br />

esclusivamente dopo che siano<br />

trascorsi 30 gg. dalla loro<br />

vaccinazione.<br />

Si dovrà ancora adoperare il vaccino<br />

del tipo “vivo attenuato”.<br />

Questo vaccino, si sottolinea è<br />

quello predisposto per tutti i sierotipi<br />

(2,9,4,16) finora presenti<br />

sui territori interessati, ma che<br />

ha determinato, in moltissimi<br />

casi, problemi sugli animali.<br />

Per quanto riguarda invece il<br />

vaccino “inattivato” si ricorda<br />

che questo tipo di vaccino era<br />

già in parte disponibile dalla<br />

scorsa campagna ma, nonostante<br />

fosse stato ritenuto da tutti la<br />

soluzione definitiva al problema<br />

della blue tongue in quanto non<br />

determinava alcun tipo di stress<br />

nell’animale e poteva quindi essere<br />

adoperato anche in primavera<br />

ed estate inoltrata, è stato<br />

poco utilizzata nella scorsa campagna.<br />

E qui sorge il mistero in quanto<br />

le dosi del vaccino “inattivato”<br />

ancora non sono sufficienti! Al<br />

momento infatti sono disponibili<br />

non più di 1.7/2 milioni di dosi<br />

esclusivamente per i sierotipi<br />

2 e 4, viene attribuita la colpa al<br />

fatto che il vaccino inattivato<br />

non è stabile e quindi, in sintesi,<br />

non è conveniente produrlo.<br />

Tuttavia dobbiamo riflettere su<br />

un aspetto molto importante, da<br />

oltre un anno infatti non si sono<br />

verificati più focolai di Blue Tongue<br />

sul territorio.<br />

Sono solo sieroconversioni quelle<br />

che vengono riscontrate su<br />

animali sentinella, il tanto temibile<br />

culicoide sembra si sia stancato<br />

di infettare gli animali, siamo<br />

infatti passati dai 7.000 focolai<br />

verificati nel 2000-2001 a<br />

poche decine nel 2004, da allora<br />

solo sieroconversioni.<br />

Questo deve far riflettere molto,<br />

ma molto seriamente le Autorità,<br />

gli scienziati e gli allevatori in<br />

quanto nonostante il deciso calo<br />

di vitalità dell’infezione, purtroppo<br />

ad ogni sieroconversione<br />

i territorio vengono regolarmente<br />

“chiusi” da rigide misure sanitarie<br />

con i conseguenti evidenti<br />

danni economici diretti ed indiretti<br />

alle aziende di allevamento,<br />

ad esempio l’impossibilità di<br />

partecipazione a mostre ecc.<br />

Il grosso rischio ed il necessario<br />

allarme da sollevare è la possibilità<br />

che nei prossimi decenni le<br />

sieroconversioni continuino a<br />

manifestarsi ed allora bisogna<br />

capire chi e come si indennizze-<br />

ranno gli allevatori, altrimenti<br />

O bisogna cambiare strategia. C


NOTIZIARIO S.I.P.A.O.C.<br />

Società Italiana di Patologia e Allevamento<br />

degli Ovini e Caprini<br />

Sintesi Giornata di Studio SIPAOC:<br />

Produzioni ovine e caprine: quale garanzia per il consumatore?<br />

di Emilia Duranti, Presidente della SIPAOC<br />

Perugia 24 febbraio 2006<br />

Lo scorso 24 febbraio si è tenuto<br />

a Perugia l’abituale<br />

appuntamento biennale<br />

della nostra Società, organizzato<br />

in collaborazione con Università<br />

degli Studi -Facoltà di Agraria e<br />

Facoltà di Medicina Veterinaria -<br />

e Istituto Zooprofilattico Sperimentale<br />

dell'Umbria e delle Marche.<br />

Il tema del dibattito ha riguardato<br />

la filiera produttiva e le<br />

azioni poste in essere dal mondo<br />

della produzione e dagli organi di<br />

controllo per offrire le più ampie<br />

garanzie ai consumatori sulla<br />

qualità merceologica ed igienicosanitaria<br />

delle derrate di questo<br />

comparto.<br />

Tutto ciò tenendo in debita considerazione<br />

l’evolversi della legislazione<br />

comunitaria che, a partire<br />

dall’emanazione del Libro<br />

Bianco sulla Sicurezza Alimentare,<br />

ha posto il consumatore al<br />

centro dell’attenzione e dell’impegno<br />

di tutti gli operatori del<br />

comparto alimentare, dei Servizi<br />

di sanità pubblica veterinaria e<br />

dello stesso mondo della ricerca.<br />

In tale contesto un importante<br />

contributo di conoscenze, per<br />

quanto concerne gli inquinanti<br />

microbici, è stato offerto, sia dall’illustrazione<br />

delle esperienze<br />

maturate in Sardegna sulle contaminazioni<br />

microbiche dei formaggi<br />

fatta dal Prof. Enrico De<br />

Santis, che dalle sempre attuali<br />

Encefalopatie Spongiformi, trattate<br />

dal Dr. Pierluigi Acutis, il<br />

quale ha chiarito che, al di là di<br />

ogni altra possibile considerazione,<br />

non esistono ad oggi dati che<br />

colleghino il consumo di carni e<br />

formaggi ovini e caprini alla<br />

vCJD. (Variant Creutzfeldt-Jakob<br />

disease).<br />

Altro argomento che ha fortemente<br />

caratterizzato la Giornata<br />

di Studio è stato quello del rischio<br />

tossicologico derivante da<br />

sostanze indesiderate che, presenti<br />

nell’alimentazione animale,<br />

potrebbero risultare dannose per<br />

la salute dei consumatori. Il tema,<br />

magistralmente trattato dal<br />

Prof. Agostino Macrì dell’ISS e<br />

dal Prof. Giuseppe Pulina della<br />

Facoltà di Agraria di Sassari, ha<br />

evidenziato quali e quanti possano<br />

essere gli inquinanti chimici<br />

coinvolti e quanta attenzione<br />

debba essere loro riservata. Gli<br />

stessi non sempre vengono sufficientemente<br />

valutati, probabilmente<br />

perché non c’è nell’immediato<br />

un evidente rapporto causa/effetto,<br />

né a livello dello stato<br />

La Prof.ssa Emilia Duranti.<br />

di salute degli animali, né di quello<br />

dei consumatori dei prodotti<br />

da loro derivanti, che, invece, meritano<br />

una particolare considerazione<br />

per le patologie, spesso irreversibili,<br />

che, in maniera subdola<br />

e a distanza di tempo, sono in<br />

grado di determinare.<br />

La parte conclusiva della Giornata<br />

di Studio è stata riservata alle<br />

valutazioni che il mondo della<br />

produzione – rappresentato dall’ASSONAPA,<br />

dall’ASSOCAR-<br />

NI e dall’UNAPOC, - ha ritenuto<br />

di sottoporre all’attenzione dei<br />

presenti. I dati più significativi,<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 21


Il tavolo della presidenza con i professori: Petracca,<br />

Duranti e Foglini.<br />

che sono emersi da quanto riportato,<br />

fanno riferimento ad un calo<br />

preoccupante del patrimonio<br />

ovino e caprino nazionale, ad un<br />

prezzo del latte alla stalla rimasto<br />

pressoché invariato da 13 anni,<br />

dall’assenza di una reale organizzazione<br />

di filiera e da una<br />

carenza, ormai cronica, di assistenza<br />

tecnica e formazione degli<br />

addetti.<br />

Il dr. Giampaolo Tardella dell’U-<br />

NAPOC ha illustrato un Progetto<br />

che questa Organizzazione sta<br />

realizzando e che riguarda la rintracciabilità<br />

delle produzioni ovine<br />

e caprine, elemento di trasparenza<br />

e di informazione indispensabile<br />

da fornire ai consumatori<br />

per una loro scelta consapevole.<br />

In conclusione, la qualità delle<br />

relazioni ed il numero rilevante di<br />

professionisti, ricercatori, studenti<br />

universitari ed allevatori presenti<br />

alla manifestazione, che<br />

hanno peraltro mostrato grande<br />

interesse per le tematiche dibattute,<br />

consentono di affermare<br />

con soddisfazione che, ancora<br />

una volta, la SIPAOC si è fatta<br />

promotrice con successo di un<br />

evento culturale che potrà contribuire<br />

a migliorare le produzioni<br />

zootecniche di questo comparto<br />

e ad offrire ai consumatori elementi<br />

di conoscenza tali da in-<br />

O centivarne i consumi.<br />

C<br />

Il pubblico alla giornata di studio SIPAOC.<br />

22 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

XVII CONGRESSO<br />

S.I.P.A.O.C.<br />

Centro Servizi Avanzati Ricerca,<br />

Formazione, Sviluppo Agroalimentare<br />

della Calabria<br />

Si comunica che il XVII Congresso Nazionale della Società<br />

italiana di Patologia e di Allevamento degli ovini e dei<br />

caprini si terrà a Lamezia Terme (CZ) il 26/27/28 ottobre<br />

2006.<br />

A titolo di orientamento, la bozza programmatica del<br />

Congresso stesso è la seguente:<br />

Programma preliminare<br />

Mercoledì 25 ottobre 2006<br />

ore 15.00 – 18.00 Comunicazioni scientifiche e posters<br />

in Sessioni parallele<br />

ore 18.30 Cerimonia Inaugurale con interventi di saluto<br />

Giovedì 26 ottobre 2006<br />

ore 9.00 – 13.30/14.30 – 17.00 Tavola Rotonda<br />

Le problematiche dell'allevamento della capra:<br />

aspetti zootecnici sanitari<br />

ore 17.30 Assemblea dei Soci<br />

Venerdì 27 ottobre 2006*<br />

*dalle ore 9,00 alle ore 12,00 apertura del Seggio per rinnovo<br />

cariche sociali<br />

ore 8.30 - 12.00 Comunicazioni scientifiche e posters<br />

in Sessioni parallele<br />

ore 12.00 – 13.30 Workshop: Diagnostica parassitologica<br />

ore 14.30 – 16.00 Workshop: Micoplasmi “patogeni dimenticati”:<br />

i rischi nell’allevamento ovino e caprino<br />

ore 16.00 - 19.00 Comunicazioni scientifiche e posters<br />

in Sessioni parallele<br />

ore 21.00 Cena Sociale<br />

Sabato 28 ottobre 2006<br />

ore 9.30 - 12.30 Tavola Rotonda<br />

Aspetti sanitari e gestionali dell'allevamento<br />

biologico dei piccoli ruminanti nelle aree a<br />

produttività marginale<br />

ore 12.30 Chiusura del Congresso


BAYER S.P.A.- DIVISIONE SANITÀ ANIMALE<br />

SOCIETÀ ITALIANA DI PATOLOGIA E<br />

DI ALLEVAMENTO DEGLI O<strong>VINI</strong> E DEI C<strong>APRINI</strong><br />

Premio alle migliori tesi di laurea sperimentali<br />

con argomento:<br />

"MALATTIE PARASSITARIE DEGLI O<strong>VINI</strong><br />

E DEI C<strong>APRINI</strong>"<br />

Allo scopo di promuovere le conoscenze sull'argomento ed<br />

incentivare la ricerca verso le tematiche parassitarie degli ovini,<br />

BAYER S.p.A. - Divisione Sanità Animale, con sede legale<br />

a Milano in Viale Certosa 130, con il patrocinio della<br />

S.I.P.A.O.C. (Società Italiana di Patologia e d'Allevamento<br />

degli Ovini e Caprini), assegnerà 3 premi del valore di<br />

2.000 € (al netto delle ritenute) cadauno ai presentatori<br />

delle 3 migliori tesi sperimentali discusse nell'anno solare<br />

2005 con argomento "Malattie Parassitarie degli Ovini e<br />

dei Caprini".<br />

Regolamento<br />

1. Possono concorrere cittadini italiani o stranieri che discuteranno<br />

la tesi di laurea in Medicina Veterinaria nel corso<br />

dell'anno solare 2005.<br />

2. Verranno accettate solo tesi di laurea ad indirizzo sperimentale<br />

inerenti le malattie parassitarie degli Ovini e dei Caprini.<br />

3. Gli interessati dovranno presentare la domanda, la documentazione<br />

necessaria (certificato di laurea) e n. 3 copie della<br />

tesi per la valutazione alla Segreteria della SIPAOC entro e<br />

non oltre il 30 Marzo 2006. Farà fede la data del timbro postale.<br />

4. I premi (di Euro 2.000 cadauno e al netto delle ritenute)<br />

verranno assegnati a laureandi delle seguenti sedi universitarie<br />

di Medicina Veterinaria: Bari, Camerino, Messina, Napoli,<br />

Perugia, Pisa, Sassari e Teramo.<br />

5. L'attribuzione dei premi è rimessa al giudizio insindacabile<br />

della Commissione giudicatrice.<br />

6. La Commissione giudicatrice è presieduta dal Presidente<br />

della SIPAOC ed è nominata dai membri del Consiglio Direttivo<br />

di concerto con Bayer.<br />

7. I premi verranno consegnati ai vincitori dal Consiglio Direttivo<br />

e da un incaricato della Ditta Bayer in occasione del<br />

XVII Congresso Nazionale S.I.P.A.O.C.<br />

PETRINI INSTITUTE® - FUTURE PARTNER<br />

SOCIETÀ ITALIANA DI PATOLOGIA E<br />

DI ALLEVAMENTO DEGLI O<strong>VINI</strong> E DEI C<strong>APRINI</strong><br />

Premio alle migliori tesi di laurea sperimentali<br />

nel settore:<br />

"ALIMENTAZIONE DEI PICCOLI RUMINANTI"<br />

Allo scopo di incentivare la ricerca nel settore: "Alimentazione<br />

dei piccoli ruminanti" PETRINI INSTITUTE® - Centro<br />

Studi e Formazione della Petrini 1822 SpA, con sede legale in<br />

Bastia Umbra - PG - via IV novembre, 2/4, con il patrocinio<br />

della S.I.P.A.O.C. (Società Italiana di Patologia e di Allevamento<br />

degli Ovini e dei Caprini), assegnerà 1 premio del valore<br />

di 1.500 € (al netto delle ritenute) al Laureato nell'anno<br />

accademico 2005/06, che abbia discusso una tesi sperimentale<br />

su "Tecniche di Alimentazione dei Piccoli Ruminanti<br />

volte alla qualità delle produzioni di origine animale".<br />

Regolamento<br />

1. Possono concorrere al premio i cittadini italiani o stranieri<br />

laureati nei CdL della Facoltà di Agraria e Facoltà di Medicina<br />

Veterinaria (Laurea quinquennale), che abbiano discusso,<br />

nell'anno accademico 2005/06, una tesi di laurea sull'argomento.<br />

2. Verranno accettate solo tesi di laurea ad indirizzo sperimentale<br />

inerenti le Tecniche di Alimentazione dei Piccoli Ruminanti<br />

volte alla qualità delle produzioni di origine animale.<br />

3. Gli interessati dovranno presentare la domanda corredata<br />

del certificato di Laurea e di tre copie della tesi alla Segreteria<br />

della SIPAOC entro e non oltre il 30 aprile 2007. Farà fede<br />

la data del timbro postale.<br />

4. Il premio viene attribuito sulla base del giudizio insindacabile<br />

della Commissione preposta.<br />

5. La Commissione giudicatrice è presieduta dal Presidente<br />

della SIPAOC ed è nominata dai membri del Consiglio Direttivo<br />

di concerto con PETRINI INSTITUTE®.<br />

6. Il premio verrà consegnato al vincitore dal Direttore Generale<br />

del PETRINI INSTITUTE® in occasione di un incontro<br />

organizzato dalla S.I.P.A.O.C.<br />

7. Il vincitore potrà effettuare uno stage formativo presso la sede<br />

aziendale di Bastia Umbra, per un periodo di 4/6 mesi.<br />

Segreteria delegata: Prof. Emilia Duranti - DBVBAZ Sez. Scienze Zootecniche - Università degli Studi di Perugia;<br />

B.go XX Giugno, 74 - 06121 - Perugia - Telefono: 075-5857108 Fax: 075-5857122 e-mail: duranti@unipg.it<br />

Istituto Zooprofilattico<br />

Sperimentale delle Venezie<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO - 2006 23


Notizie dalle Istituzioni<br />

Ministero delle Politiche Agricole<br />

e Forestali<br />

Comunicato stampa<br />

Si chiama “Sms consumatori” ed è il<br />

nuovo servizio per il cittadino, ideato,<br />

programmato e realizzato dal Ministero<br />

delle Politiche agricole e forestali in collaborazione<br />

con Intesaconsumatori.<br />

È stato presentato l’8 febbraio nella Sala<br />

Cavour del Mipaf a Roma dal Ministro<br />

Alemanno e dal Presidente Trefiletti di<br />

Federconsumatori.<br />

Il servizio, novità assoluta nel panorama<br />

della Pubblica amministrazione italiana<br />

e internazionale, vuole dare una risposta<br />

tempestiva e precisa ai cittadini che desiderano<br />

conoscere i prezzi medi di 50 prodotti<br />

agricoli.<br />

Inviando un SMS completamente<br />

gratuito, con il solo nome del prodotto<br />

ortofrutticolo d’interesse, si ricevono all’istante<br />

tutte le informazioni sulla filiera<br />

dei prezzi.<br />

48236 4312345<br />

TIM-WIND-3 VODAFONE<br />

Bse e Blue Tongue<br />

La Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

comunica che con Dpr 20 gennaio<br />

2006 è stato confermato, fino al 31 dicembre<br />

2006, il dott. Giacomo Gatti<br />

nell'incarico di Commissario straordinario<br />

del Governo per il coordinamento<br />

delle iniziative volte a fronteggiare le<br />

conseguenze della BSE e l'emergenza<br />

derivante dalla epizoozia de-nominata<br />

Blue Tongue<br />

Sardegna<br />

Zootecnica, dalla Regione fondi per<br />

il benessere animale<br />

La Giunta regionale ha dato il via libera<br />

alla misura per il miglioramento del<br />

benessere degli animali, che renderà<br />

possibile per gli allevatori di ovini sardi<br />

un premio quinquennale di 19 euro<br />

ogni anno per ogni capo di età superiore<br />

ai 10 mesi.<br />

L'esecutivo ha approvato la delibera che<br />

prende atto della decisione della Commissione<br />

europea che acconsente alle modifiche<br />

apportate al Piano di sviluppo rurale<br />

della Regione Sardegna 2000/2006.<br />

L'azione sul benessere animale rientra<br />

nella politica di filiera sancita dall'accordo<br />

per il comparto ovi-caprino del 15<br />

aprile dell'anno scorso.<br />

La somma di 19 euro per ogni capo servirà<br />

a compensare i maggiori costi sostenuti<br />

per l'adozione di tecniche di gestio-<br />

24 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 3 - MARZO 2006<br />

per gentile concessione da NEWS Coldiretti<br />

ne che consentano di migliorare il benessere<br />

degli animali e di ottenere allo stesso<br />

tempo un latte di elevata qualità.<br />

Quest'azione interesserà almeno<br />

2.500.000 capi ovini e caprini e la spesa<br />

massima per la sua attuazione è stimata<br />

per la prima annualità in circa 48 milioni<br />

di euro.<br />

In sede di notifica della nuova azione all'Unione<br />

europea, la Regione Sardegna<br />

ha previsto di attivare propri finanziamenti<br />

supplementari per 20 milioni di<br />

euro complessivi.<br />

Su proposta dell'assessore dell'Agricoltura<br />

Francesco Foddis, la giunta ha deciso<br />

di dare una risposta alle attese dei 12 mila<br />

operatori del comparto ovi-caprino già<br />

nella campagna in corso emanando rapidamente<br />

il bando.<br />

In Toscana il latte della Sardegna<br />

Offerti 70 centesimi contro i 60 della Sardegna,<br />

accordo con oltre 100 allevatori.<br />

Una novità assoluta un nuovo business<br />

legato al mondo agropastorale che rischia<br />

di tagliare fuori buona parte dell’industria<br />

casearia isolana, perché tra allevatori<br />

e industriali proprio non si riesce a trovare<br />

un accordo. E allora ecco la soluzione:<br />

si firma con nuovi acquirenti che offrono<br />

70 centesimi al litro.<br />

Le trattative si sono concluse nei giorni<br />

scorsi e c’è solo da perfezionare la compravendita.<br />

Sono coinvolti oltre cento pastori<br />

di Guasila, Siurgus Donigala, Nuraminis<br />

e Gesico. Evidentemente le numerose<br />

azioni di protesta hanno portato<br />

ad un risultato concreto. I produttori sono<br />

riusciti a smuovere le acque ed hanno<br />

detto basta ad una situazione che sembrava<br />

quasi irrisolvibile. Ma non è stato<br />

semplice cercare nuove vie: gli allevatori<br />

sardi si sono incontrati per discutere le<br />

modalità di azione con il coinvolgimento<br />

del mondo politico. Una delegazione di<br />

pastori sardi ha contattato dei compratori<br />

del Lazio e della Toscana ma alla fine è<br />

stato raggiunto un accordo con un acquirente<br />

toscano, ed ora uniti sono in grado<br />

di fornire grosse quantità di latte.<br />

Ogni viaggio in Toscana avrà un carico di<br />

almeno 5mila litri di latte ovino. Se le cose<br />

dovessero andare per il verso giusto,<br />

per gli allevatori della Trexenta il problema<br />

sarà risolto.<br />

Alleanza fra Galydhà e Amalattea<br />

per sbarcare in Europa<br />

Nasce il colosso nazionale del latte di capra.<br />

L’azienda laziale leader nel settore dei<br />

prodotti caprini, entra in società con l’azienda<br />

sarda Galidhà. La nuova partnership<br />

consentirà di produrre e commercia-<br />

lizzare 8milioni di litri di latte entro il<br />

2009, incrementare la produzione e acquisire<br />

nuove aree da destinare all’allevamento<br />

caprino. Alleandosi le due aziende<br />

mirano a consolidare la posizione sul<br />

mercato italiano ed espandersi in Europa.<br />

Al momento, complessivamente detengono<br />

una quota del mercato italiano<br />

pari al 90 per cento. Galidhà utilizzerà il<br />

latte proveniente dagli allevamenti ogliastrini<br />

(più grasso) per produrre formaggi,<br />

gelati, yogurt e caciotte mentre le produzioni<br />

delle altre razze caprine Saanen<br />

ecc.. consentirà di reperire grosse quantità<br />

di latte da commercializzare in Italia<br />

e all’estero grazie alla partnership laziale.<br />

Il progetto mira tuttavia a potenziare l’intero<br />

comparto caprino non solo sardo.<br />

Incentivi Regionali<br />

per Allevatori<br />

Abruzzo<br />

Bando: Primo insediamento dei giovani<br />

in agricoltura.<br />

Beneficiari: Singoli imprenditori e società<br />

semplici con almeno 2/3 di giovani imprenditori<br />

Spese ammissibili: agevolazione biennale<br />

2005-2006<br />

Aiuto: fino a 25.000 euro zone montane,<br />

svantaggiate e protette. Fino a 20.000 per<br />

le altre<br />

Domande: primo termine 3/09/05, secondo<br />

30/11/05, terzo 30/04/06 e quarto<br />

31/07/06.<br />

Campania<br />

Bando: emergenza diossina, protocollo<br />

Agea del 10 novembre<br />

Beneficiari: Allevamenti di bovini, bufalini<br />

e ovini con capi sequestrati nel 2003<br />

Aiuto: fino all’80% del danno subito<br />

Domande: c/o Assessorato all’agricoltura<br />

della regione Campania.<br />

Campania<br />

Bando: misura 4.8 “Ammodernamento<br />

delle aziende agricole” del Por<br />

2000/2006<br />

Beneficiari: Aziende agricole<br />

Spese ammissibili: acquisto di macchinari<br />

e attrezzature<br />

Aiuto: contributi su investimenti max<br />

600 mila euro<br />

Domande: entro il 31 dicembre e ogni<br />

due mesi fino ad esaurimento dei fondi.<br />

Valle D’Aosta<br />

Bando: investimenti relativi a fabbricati<br />

rurali, alpeggi, mayen<br />

Spese ammissibili: Riaperto il bando e<br />

prorogata la scadenza<br />

O<br />

Domande: entro il 31 marzo.<br />

C

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