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Prodotti tipici della Basilicata - Senise-Trekking

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Naturale, Tipico ma soprattutto Lucano<br />

Promuovere un territorio attraverso le sue produzioni<br />

tipiche e fornire a queste ultime un valore aggiunto<br />

con la promozione territoriale: è questa l’idea fondamentale<br />

del marketing territoriale <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>. Una sorta<br />

di duplice canale che coinvolge ambiente e gastronomia,<br />

artigianato e natura, nella comune idea di “fare sistema”.<br />

In <strong>Basilicata</strong>, infatti, si è costruito un vero e proprio sistema<br />

per la promozione territoriale, che da tempo la Regione<br />

ed i suoi Enti strumentali, fra cui un ruolo fondamentale<br />

è svolto dall’Alsia, stanno portando avanti con successo<br />

e con la partecipazione condivisa di tutti i protagonisti<br />

del territorio lucano. Un sistema che si avvale degli strumenti<br />

esistenti in termini di riconoscimenti e di tutela per<br />

far leva nei mercati e fra i consumatori. È questo un passaggio<br />

fondamentale per lo sviluppo di un territorio a forte<br />

vocazione rurale, naturalistica e ambientale. Ed il paniere<br />

dei prodotti certificati lucani è molto variegato. Alle Doc<br />

per i vini Aglianico, Matera e Terre dell'Alta Val d’Agri,<br />

si aggiungono le Dop per il Pecorino di Filiano ed<br />

il Caciocavallo Silano, le Igp dei Fagioli di Sarconi<br />

e dei Peperoni di <strong>Senise</strong>, ma anche del Pane di Matera<br />

e del Canestrato di Moliterno, per una rete di circa 20 prodotti<br />

certificati. A queste si aggiungono le produzioni biologiche<br />

che provengono da una fitta rete di imprese certificate.<br />

Riconoscimenti di qualità, dunque. Ma anche marchi<br />

di tutela per le produzioni dell’artigianato, Parchi e Aree<br />

di tutela ambientale che perseguono tutti la strada<br />

<strong>della</strong> valorizzazione integrata del “Sistema Territorio”.<br />

In questo fascicolo sono state usate le seguenti sigle:<br />

ALSIA: Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura<br />

AASD: Aziende Agricole Sperimentali Dimostrative dell’Alsia<br />

Denominazioni dei prodotti agroalimentari (esclusi i vini)<br />

Dop: Denominazione di origine protetta<br />

Igp: Indicazione geografica protetta<br />

Denominazioni dei vini<br />

Docg: Denominazione di origine controllata e garantita<br />

Doc: Denominazione di origine controllata<br />

Igt: Indicazione geografica tipica<br />

Iniziativa editoriale realizzata in collaborazione con ORIGINE - Il sapore del territorio italiano; Edizioni L’Informatore<br />

Agrario - Verona.<br />

Testi: Pier Francesco Lisi.<br />

Grafica: Sira Dingi.<br />

Fotografie: Archivio Alsia, M. Baldantoni, O. Chiaradia, G. Ippolito, V. Laganà, P.F. Lisi.<br />

Si ringrazia per il materiale fornito l'Alsia ed in particolare: Sergio Gallo, Ippazio Ferrari, Giuseppe Ippolito,<br />

Vincenzo Laganà, Nicola Liuzzi, Rocco Olita.<br />

2 BASILICATA<br />

4<br />

Vulture<br />

4 Il Marroncino di Melfi<br />

5 L’Olio extravergine Dop<br />

del Vulture<br />

6 L’Aglianico del Vulture Doc<br />

7 Il vitigno dei Greci<br />

8<br />

Marmo Platano<br />

Melandro<br />

8 La Lucanica di Picerno<br />

10<br />

Alto Basento<br />

11 Il Pecorino di Filiano Dop<br />

4<br />

8<br />

10


Val d’Agri<br />

14 I prodotti dell’Alta Val d’Agri<br />

15 Il Canestrato di Moliterno Igp<br />

16 Il Vino Doc Terre dell’Alta<br />

Val d’Agri<br />

17 I Fagioli di Sarconi Igp<br />

18 Il Grottino di Roccanova vuole<br />

la Doc<br />

18 Gli Oli di qualità del Sauro<br />

e dell’Alta Val d’Agri<br />

Pollino<br />

20 I sapori del Pollino<br />

21 I Peperoni di <strong>Senise</strong> Igp<br />

22 La Melanzana Rossa<br />

di Rotonda<br />

14<br />

14 22 I Fagioli di Rotonda<br />

23 I prodotti del Parco<br />

20<br />

IL TERRITORIO BASILICATA<br />

Marmo<br />

Platano<br />

Melandro<br />

Vulture<br />

Alto<br />

Basento<br />

Val d’Agri<br />

Pollino<br />

24<br />

Matera e dintorni<br />

24 Dal Parco <strong>della</strong> Murgia l’olio<br />

Selva Venusio<br />

25 Il Pane di Matera Igp<br />

26 Il Vino Doc di Matera<br />

28<br />

Colline Materane<br />

28 L’Oliva al forno di Ferrandina<br />

29 Il ritorno del Suino Nero<br />

Lucano<br />

30<br />

Metapontino<br />

30 L’ortofrutta del Metapontino<br />

31 Le arance di <strong>Basilicata</strong><br />

Colline<br />

Materane<br />

Matera<br />

e dintorni<br />

20<br />

Metapontino<br />

30<br />

<strong>Prodotti</strong> regionali<br />

9 Il Caciocavallo Silano<br />

12 Il Caciocavallo Podolico<br />

13 La Razza Podolica<br />

13 Il Miele Lucano<br />

19 L’Olio Lucano<br />

27 Il biologico<br />

LE STRADE DEL GUSTO<br />

7 La Strada del vino<br />

9 La Strada dei formaggi<br />

10 La Strada del grano<br />

19 La Strada dell’olio<br />

29 La Strada dei salumi<br />

31 La Strada dell’ortofrutta<br />

24<br />

28<br />

BASILICATA<br />

3


Vulture<br />

U<br />

Vulture<br />

na natura selvaggia e<br />

bellissima caratterizza<br />

questa zona che prende<br />

il nome dall’antico vulcano,<br />

ormai spento. Proprio<br />

l’origine vulcanica del monte<br />

Vulture, oggi interamente<br />

ricoperto di boschi,<br />

ha determinato la fertilità<br />

di queste terre laviche.<br />

L’ambiente naturale<br />

è un’attrattiva importante<br />

di quest’area: da segnalare<br />

i laghi di Monticchio e la<br />

riserva statale di Grotticelle.<br />

Oltre alla natura, anche<br />

la storia offre prestigiose<br />

memorie, come l’area archeologica<br />

di Venosa e l’eredità<br />

medievale di Federico II,<br />

con i tanti castelli, da Melfi<br />

a Lagopesole, e le masserie<br />

regie. Terra di briganti<br />

e di tradizioni millenarie,<br />

il Vulture oggi punta per<br />

il suo sviluppo sui prodotti<br />

<strong>tipici</strong> e sul territorio.<br />

4 BASILICATA<br />

Il lago di Monticchio<br />

Il Marroncino<br />

di Melfi<br />

In <strong>Basilicata</strong> il castagno sta dimostrando<br />

una nuova vitalità sul piano<br />

produttivo mentre conferma la sua<br />

importanza paesaggistica e ambientale,<br />

anche grazie agli interventi di<br />

recupero forestale.<br />

Nel Vulture la varietà più diffusa è<br />

autoctona: si tratta del Marroncino<br />

di Melfi, una castagna tondeggiante,<br />

simmetrica, di colore marrone lucido<br />

con evidenti striature.<br />

Il Marroncino di Melfi punta alla<br />

Igp, grazie al progetto di valorizzazione<br />

promosso dal comune di Melfi<br />

con l’Alsia e altri partner locali.<br />

Il castagno copre una parte rilevante<br />

del territorio dei comuni di Atella,<br />

Barile, Rapolla, Rionero in Vulture e<br />

Melfi. La produzione può arrivare a<br />

40 quintali per ettaro; la raccolta è<br />

principalmente manuale. La castagna,<br />

“pane dei poveri” qui come in<br />

tante zone d’Italia, caratterizza le<br />

tradizioni gastronomiche locali,<br />

entrando in tanti piatti tradizionali,<br />

dai tortelli ripieni alle castagne in<br />

brodo, dal coniglio ai dolci.<br />

Per celebrare il Marroncino, fin dal<br />

1960 a Melfi si tiene la Sagra <strong>della</strong><br />

Varola, nome locale <strong>della</strong> castagna<br />

arrostita ma anche del recipiente<br />

bucherellato che serve per cuocerla.<br />

i AASD Gaudiano<br />

SS 93 km 44,5 - 85024 Lavello (PZ)<br />

Tel. 0972 82040<br />

Email azienda.gaudiano@alsia.it<br />

AASD Incoronata<br />

SS Monticchio laghi km 2,1 85025 Melfi (PZ)<br />

Tel. 0972 24212<br />

Email azienda.incoronata@alsia.it


L’Olio extravergine<br />

Dop del Vulture<br />

Lolivo è una coltura diffusa in<br />

’ tutta la <strong>Basilicata</strong>, che si concentra<br />

in particolare in tre aree: le<br />

Colline materane, le Colline<br />

dell’Alto Agri e, appunto, il Vulture.<br />

L’Olio extravergine di oliva del<br />

Vulture gode dal 2004 del regime<br />

transitorio di riconoscimento <strong>della</strong><br />

Dop ed è in attesa del definitivo riconoscimento<br />

comunitario.<br />

L’olivo non è solo una risorsa produttiva<br />

ma caratterizza il paesaggio e<br />

l’ambiente del Vulture: olivi e viti di<br />

Aglianico sono state da sempre coltivate<br />

insieme nello stesso territorio.<br />

L’Olio Dop del Vulture è ottenuto<br />

principalmente dalla molitura di<br />

olive Ogliarola Vulture. Oltre al<br />

70% di Ogliarola, l’extravergine è<br />

arricchito anche da cultivar di prove-<br />

La gastronomia del Vulture<br />

Accanto all’Aglianico, all’olio extravergine e al<br />

Marroncino, il Vulture offre tanti altri prodotti gastronomici.<br />

Si va dalla Malvasia e dal Moscato, tra i vini, al pane di<br />

grano duro cotto a legna e alla pasta lavorata a mano,<br />

sempre di grano duro, come i cavatelli, le lagane ed i ferretti.<br />

Caratteristici i lampascioni, cipolline selvatiche conservate<br />

sott’olio.<br />

Da non dimenticare i formaggi, i salumi, come la soppressata<br />

e la ventricina, e le carni di agnello, di capretto e<br />

anche di pecora, con cui si prepara il cutturieddu. Per<br />

depurarsi dopo tutto questo ben di Dio, niente di meglio di<br />

qualcuna delle famose acque minerali del Vulture.<br />

nienza locale, come Cima di Melfi,<br />

Palmarola, Proven-zale, Cannellina e<br />

Roton<strong>della</strong>, e da altre varietà a più<br />

ampia diffusione, come Coratina,<br />

Leccino e Frantoio.<br />

La coltivazione è quella tradizionale<br />

<strong>della</strong> zona, in particolare per i sesti<br />

di impianto e la forma di allevamento<br />

a vaso basso.<br />

La difesa dalla mosca delle olive,<br />

parassita che può pregiudicare la<br />

qualità dell’olio, avviene nel rispetto<br />

dei disciplinari di lotta integrata<br />

<strong>della</strong> regione <strong>Basilicata</strong>.<br />

Prodotto nei territori dei comuni di<br />

Melfi, Rapolla, Barile, Rionero,<br />

Atella, Ripacandida, Maschito,<br />

Ginestra e Venosa, l’extravergine del<br />

Vulture si presenta limpido, con un<br />

colore giallo ambrato dai riflessi<br />

verdi. Il profumo è delicatamente<br />

fruttato; il sapore caratteristico è di<br />

oliva matura, dolce o leggermente<br />

amara, con una lieve nota di piccante.<br />

Il disciplinare prevede norme<br />

precise per migliorare la qualità del<br />

prodotto, come l’uso delle reti nella<br />

raccolta, il trasporto, entro la giornata,<br />

delle olive al frantoio e la breve<br />

conservazione nel frantoio prima<br />

<strong>della</strong> molitura, che non può superare<br />

un giorno.<br />

Trasformazione ed imbottigliamento<br />

devono avvenire nel territorio di<br />

produzione.<br />

i<br />

Oleificio Cooperativo<br />

Rapolla Fiorente<br />

Zona Industriale - 85027 Rapolla (PZ)<br />

Tel./Fax 0972 760200<br />

BASILICATA<br />

5


Vulture<br />

Dalle terre vulcaniche del<br />

Vulture nasce il primo e più<br />

famoso vino Doc lucano, l’Aglianico,<br />

che sta puntando decisamente alla<br />

Docg. Ottenuto dal vitigno omonimo,<br />

uno dei vitigni autoctoni italiani<br />

più importanti, l’Aglianico del<br />

Vulture è un nobile vino rosso che<br />

ha avuto negli ultimi anni una grande<br />

crescita qualitativa, grazie soprattutto<br />

all’azione di tanti produttori.<br />

Secondo il disciplinare, questo vino<br />

6 BASILICATA<br />

L’Aglianico<br />

del Vulture Doc<br />

nasce dalla vinificazione in purezza<br />

di uve Aglianico. Le viti sono coltivate<br />

soprattutto nella tradizionale<br />

forma ad alberello, ma anche a cordone<br />

speronato e Guyot, senza pratiche<br />

di forzatura. La resa massima è<br />

di 100 quintali per ettaro.<br />

L’Aglianico del Vulture non può<br />

essere messo in commercio senza<br />

almeno un anno di invecchiamento;<br />

la gradazione minima deve essere di<br />

11,5 gradi. Per le sue caratteristiche,<br />

Un bicchiere di Aglianico<br />

L’Aglianico del Vulture è il vino ideale per tutto il pasto. Può accompagnare tutte<br />

le portate, dagli antipasti di salumi e formaggi ai primi piatti locali, come ravioli<br />

e strascinati. Quando è invecchiato, è un grande vino per arrosti e secondi di<br />

carne, come agnello, maiale o cinghiale. Si abbina in modo ideale con i formaggi<br />

stagionati regionali, come il Caciocavallo Podolico, il Pecorino di Filiano ed il<br />

Canestrato di Moliterno. Possiamo concludere il pranzo con un bicchiere di spumante<br />

amabile di Aglianico insieme a qualche dolce rustico, come i taralli ed i<br />

calzoncelli ripieni.<br />

Il consiglio: per gustare l’Aglianico del Vulture (soprattutto nelle versioni Vecchio o<br />

Riserva) è bene scaraffarlo mezz’ora prima e servirlo in ampi bicchieri, adatti ai<br />

grandi vini rossi.<br />

si presta bene anche ad un lungo<br />

affinamento: dopo tre anni, di cui<br />

due passati nelle botti, può avere la<br />

qualifica di “Vecchio”, mentre ci<br />

vogliono cinque anni per fregiarsi<br />

<strong>della</strong> qualifica di “Riserva”. È un<br />

grande rosso, dal colore rubino che<br />

tende con il tempo al granato: il profumo<br />

ampio e delicato migliora con<br />

l’invecchiamento. In bocca è equilibrato<br />

e giustamente tannico: tende al<br />

vellutato con l’età. Esiste anche la<br />

produzione di spumante di<br />

Aglianico a fermentazione naturale,<br />

soprattutto amabile. Con circa 700<br />

ettari e una produzione di oltre<br />

21mila ettolitri, l’Aglianico occupa<br />

un posto di rilievo nella viticoltura<br />

lucana: il 40% <strong>della</strong> produzione è<br />

destinato fuori regione. Numerose<br />

sono le aziende che imbottigliano in<br />

proprio, soprattutto a Barile,<br />

Rionero in Vulture e Venosa.<br />

Accanto a cantine dalle attrezzature<br />

modernissime, per l’affinamento<br />

vengono spesso ancora utilizzate le<br />

antiche grotte scavate nella roccia.<br />

L’Aglianico sta avendo ottimi risultati<br />

anche nei concorsi e nelle guide<br />

dei vini. Attorno a questo vino è nata<br />

un’azione di promozione del prodotto<br />

e del territorio del Vulture, anche<br />

attraverso sagre e manifestazioni diffuse<br />

in tutto la zona.<br />

i Consorzio Tutela Vino Aglianico<br />

del Vulture Doc<br />

Palazzo Giustino Fortunato<br />

85028 Rionero in Vulture (PZ)<br />

Tel. 0972 770386 Fax 0972 724884


i Il distretto agroindustriale<br />

del Vulture<br />

Istituito dalla Legge regionale<br />

n.1/2001, il distretto agroindu-<br />

striale del Vulture si basa su un'azio-<br />

ne di partenariato tra la Camera di<br />

commercio di Potenza, la Comunità<br />

montana del Vulture, i comuni del-<br />

l'area e le associazioni di catego-<br />

ria. Il distretto ha individuato come<br />

principali aree di intervento i com-<br />

parti produttivi del vino, dell'olio,<br />

quello lattiero-caseario, <strong>della</strong> carne,<br />

<strong>della</strong> castanicoltura, dei cereali ed<br />

il settore delle acque minerali.<br />

LA STRADA DEL VINO<br />

Il vitigno dei Greci<br />

È stato l’Aglianico del Vulture a difendere per anni l’immagine <strong>della</strong> viticoltura lucana<br />

e, negli ultimi tempi, a mostrare ad intenditori e appassionati la qualità raggiunta<br />

dai vini <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>. È logico quindi che la Strada del vino lucano inizi<br />

proprio nel Vulture, dove Barile, Rionero in Vulture e Venosa sono tra i centri più<br />

importanti dell’Aglianico. Il settore del vino lucano si è però riorganizzato negli<br />

ultimi anni, grazie alla comparsa di nuove denominazioni, localizzate in varie<br />

aree del territorio regionale, che si affiancano ora all’Aglianico. Scendendo a sud<br />

provenendo dal Vulture, si trova il vino Doc Terre dell’Alta Val d’Agri, tra Viggiano,<br />

Moliterno e Grumento Nova. È una denominazione che conta su tre tipologie di<br />

vino: Rosso, Rosso riserva e Rosato. Nella media Val d’Agri c’è invece il Grottino<br />

di Roccanova, un Igt che ambisce alla<br />

Doc, come attestazione <strong>della</strong> qualità<br />

raggiunta. Un vino legato anche alla<br />

particolarità delle grotte, da cui il nome,<br />

che sono anche una risorsa da valorizzare<br />

nel quadro dell’interesse crescente<br />

per il “turismo del vino”. Il panorama<br />

delle Doc si completa nella zona di<br />

Matera, con l’omonimo vino Doc, che<br />

comprende tutto il territorio provinciale e<br />

presenta ben sei diversi tipi di vino. Un<br />

panorama, quello del vino lucano, che<br />

comprende anche la Igt <strong>Basilicata</strong>, estesa<br />

a tutta la regione e con varie tipologie,<br />

e ha ancora grandi potenzialità da<br />

esprimere, anche attraverso la valorizzazione<br />

dei vitigni autoctoni, primo fra tutti<br />

l’Aglianico.<br />

L’Aglianico è un vitigno autoctono, coltivato<br />

soprattutto nel Vulture e<br />

nell’Avellinese, presente in tutta la<br />

<strong>Basilicata</strong> ed in altre regioni meridionali.<br />

La sua origine risalirebbe alla<br />

Magna Grecia, quando questo vitigno<br />

era detto Ellenico. I Romani ne diffusero<br />

la coltivazione soprattutto in<br />

Campania, ribattezzandolo Vitis<br />

Ellenica. Dopo la dominazione spagnola<br />

sul regno di Napoli, il nome<br />

divenne quello attuale di Aglianico. Proprio dal Vulture arrivano testimonianze<br />

su quanto sia antica la sua coltivazione: nel sottosuolo di Barile, ricco di grotte,<br />

sono state ritrovate anfore di terracotta che servivano ai Romani per trasportare<br />

il vino. A Rionero, invece, è stato ritrovato un torchio di età imperiale.<br />

Vitigno di buona vigoria e produttività, l’Aglianico ha un grappolo di dimensioni<br />

contenute e abbastanza compatto; gli acini hanno buccia molto resistente.<br />

Preferisce terreni collinari di origine vulcanica e dà buoni risultati anche ad<br />

altezze di 7-800 metri. Oltre che nell’Aglianico Doc del Vulture, entra nell’uvaggio<br />

di altri grandi vini, in particolare il Taurasi Docg.<br />

Rionero<br />

Ruoti<br />

Barile<br />

Venosa<br />

Grumento<br />

Nova<br />

Acerenza<br />

Viggiano<br />

Roccanova<br />

Montescaglioso<br />

BASILICATA<br />

7<br />

Scanzano


Marmo Platano Melandro<br />

Marmo<br />

Platano<br />

Melandro<br />

I<br />

l territorio comprende<br />

il Marmo Platano, zona<br />

nord-occidentale del potentino,<br />

tra la Rotonda di monte<br />

Marmo ed il torrente<br />

Platano, ed il Melandro, area<br />

di montagna al confine con<br />

la Campania. È una zona<br />

di pregio ambientale, coperta<br />

di pascoli e boschi di<br />

querce, castagni e faggi.<br />

Questo era il cuore<br />

dell’Antica Lucania, abitata<br />

dal popolo di stirpe<br />

oscosannita che, fin dal<br />

IV secolo a.C., si insediò<br />

nella zona. Nel Marmo<br />

Platano, costellato di<br />

castelli medievali, chiese e<br />

santuari, i paesi sono tutti<br />

compresi in quote tra i 600<br />

ed i 950 metri; da notare<br />

Avigliano e Muro Lucano.<br />

Nel Melandro i centri più<br />

caratteristici sono Brienza<br />

e Picerno. L’allevamento è<br />

l’attività agricola prevalente<br />

nella zona.<br />

8 BASILICATA<br />

Veduta di Picerno<br />

Picerno, il segreto<br />

dell’antica Lucanica<br />

“Una carne tritata, insaccata in un<br />

budello, perché i nostri soldati<br />

hanno appreso il modo di prepararla<br />

dai Lucani”.<br />

Marco Terenzio Varrone descrive<br />

così, nel I secolo a.C., la Lucanica,<br />

cioè la salsiccia, dando una testimonianza<br />

delle sue origini geografiche.<br />

Il termine di Lucanica, infatti, è sempre<br />

stato sinonimo di salsiccia, fin<br />

dai tempi di Cicerone e Marziale,<br />

che ne ricordano l’introduzione a<br />

Roma ad opera di schiave lucane.<br />

Marco Gavinio Apicio, autore del<br />

“De Re Coquinaria”, il più famoso<br />

trattato <strong>della</strong> cucina romana antica,<br />

descrive puntualmente la ricetta di<br />

questa salsiccia.<br />

Da allora, sebbene il nome stesso<br />

fugasse ogni dubbio, in tanti hanno<br />

conteso alla <strong>Basilicata</strong> l’origine di<br />

tale prodotto: dai milanesi, che ne<br />

fanno risalire la ricetta alle mani<br />

<strong>della</strong> regina longobarda Teodolinda,<br />

ai veneti, fino ai popoli delle regioni<br />

alpine del Trentino.<br />

Ora il Consorzio <strong>della</strong> Lucanica di<br />

Picerno vuole ottenere l’Igp per<br />

questo prodotto tipico. La zona di<br />

produzione comprende 16 comuni<br />

<strong>della</strong> provincia di Potenza, tra cui<br />

ovviamente Picerno e poi Tito, Bella,<br />

Muro Lucano, Brienza, Sasso di<br />

Castalda ecc.<br />

La Lucanica ha la caratteristica<br />

forma ad U, un peso che va da 250 a<br />

500 grammi e una lunghezza di 40-<br />

70 cm. L’aroma principale è quello<br />

dei semi di finocchio selvatico, associato<br />

ad altre spezie e al pepe. È prevista<br />

una variante piccante, con l’uso<br />

del peperoncino. Ottenuta da tagli<br />

del maiale come spalla disossata,<br />

pancetta, punta di filetto e trito di<br />

prosciutto, la Lucanica è preparata<br />

solo in budelli naturali di suino.<br />

Dopo la preparazione c’è la fase dell’asciugatura<br />

(2-7 giorni), seguita<br />

dalla stagionatura, di almeno 21<br />

giorni. La Lucanica potrà essere<br />

commercializzata sfusa o confezionata<br />

sottovuoto o in atmosfera modificata,<br />

intera, in tranci o affettata.<br />

i<br />

Consorzio Lucanica<br />

di Picerno<br />

Piazza Plebiscito - 85055 Picerno (PZ)<br />

Tel. 0971 991003 Fax 0971 991667


Il Caciocavallo Silano Dop è il prodotto<br />

che i consumatori associano di<br />

più alle produzioni tipiche lucane,<br />

come dimostra un recente sondaggio.<br />

Anche se la zona di produzione<br />

comprende altre regioni del Sud<br />

(Calabria, Campania, Molise e<br />

Puglia), il Caciocavallo Silano<br />

Dop è infatti un protagonista<br />

del paniere dei formaggi<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>.<br />

È da considerare tra i formaggi<br />

più importanti nel<br />

panorama italiano.<br />

Il Caciocavallo Silano è<br />

venduto soprattutto nella<br />

grande distribuzione (80% del totale);<br />

la vendita al dettaglio copre il<br />

17% del totale, mentre solo il 3% è<br />

Il Caciocavallo Silano<br />

venduto direttamente dai caseifici.<br />

In <strong>Basilicata</strong> la produzione si estende<br />

in un gran numero di comuni delle<br />

due province. I principali caseifici si<br />

trovano a Potenza, Picerno, Filiano,<br />

Marsico Nuovo e Viggiano.<br />

Il Caciocavallo Silano è un formaggio<br />

semiduro a pasta filata,<br />

prodotto solo con latte di<br />

vacca intero.<br />

La stagionatura è di almeno<br />

30 giorni ma può essere<br />

anche più lunga.<br />

Il sapore è aromatico, delicato<br />

e dolce se il formaggio<br />

è giovane, sempre più piccante<br />

con il prolungamento <strong>della</strong><br />

maturazione.<br />

Il Caciocavallo giovane può essere<br />

LA STRADA DEI FORMAGGI<br />

Nel progetto Strade del Gusto <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> la Strada dei formaggi è forse<br />

quella più significativa. Interseca infatti nelle varie direzioni il territorio regionale,<br />

a dimostrazione dello stretto connubio con l’allevamento e la pastorizia. Sono<br />

tanti i centri legati alla produzione dei principali formaggi a denominazione,<br />

come il Pecorino di Filiano, il Canestrato di Moliterno, il Caciocavallo Silano. Se<br />

Filiano e Moliterno sono tappe obbligate perché danno il loro nome ai rispettivi<br />

prodotti, tanti altri comuni lucani sono toccati dalla Strada dei formaggi: da<br />

Melfi, Lavello e Venosa, nel Vulture, al Pollino, dalla montagna alle colline materane.<br />

Tanti sono, del resto, i formaggi presenti nel paniere regionale: dal cacioricotta<br />

caprino alla manteca, dalla ricotta alla toma, dal pecorino misto al<br />

Padraccio, dalla ricotta forte alla scamorza, dal caprino puro al fior di latte<br />

dell’Appennino meridionale.<br />

usato in tanti modi in tavola; quando<br />

è più stagionato, il Caciocavallo<br />

Silano merita l’abbinamento con un<br />

vino rosso di struttura, come<br />

l’Aglianico del Vulture, e perfino<br />

con un passito. Ottimo l’abbinamento<br />

con i vari tipi di Miele Lucano.<br />

Filiano<br />

Moliterno<br />

Stigliano<br />

Ferrandina<br />

Terranova<br />

di Pollino<br />

BASILICATA<br />

9<br />

<strong>Prodotti</strong> regionali


Alto Basento<br />

Alto<br />

Basento<br />

L’<br />

Alto Basento, in cui<br />

è stata compresa<br />

anche la città di Potenza,<br />

presenta un paesaggio rurale<br />

e naturale di particolare<br />

interesse. Accanto<br />

ad attrattive ambientali,<br />

come le riserve di Abetina<br />

di Laurenzana e del lago<br />

Pantano di Pignola o come<br />

la zona delle Dolomiti<br />

Lucane, si notano patrimoni<br />

culturali, come il parco<br />

rurale e storico-culturale<br />

<strong>della</strong> Grancia, l’area archeologica<br />

di Vaglio <strong>Basilicata</strong>,<br />

i ruderi di Campomaggiore<br />

vecchio, le rocche, i castelli<br />

ed il patrimonio artisticoreligioso.<br />

A Pietragalla sono<br />

caratteristici i palmenti,<br />

costruzioni rupestri del ‘300<br />

usate per la lavorazione delle<br />

uve. Il settore agricolo ha<br />

ancora un peso importante:<br />

un terzo <strong>della</strong> popolazione<br />

vive in campagna e nelle<br />

frazioni rurali.<br />

10 BASILICATA<br />

Piccole Dolomiti Lucane, il paese di Pietrapertosa<br />

LA STRADA DEL GRANO<br />

Passa anche per l’Alto Basento la Strada del Grano, l’itinerario del gusto che<br />

la <strong>Basilicata</strong> ha dedicato a uno dei simboli <strong>della</strong> sua agricoltura. Il pane era<br />

l’alimento principale e, spesso, quasi unico dell’alimentazione dei contadini,<br />

come dimostrano tante testimonianze e tanti piatti <strong>della</strong> cucina povera, come la<br />

cialledda, la minestra d’inverno. Anche oggi, però, il grano duro è una risorsa<br />

importante per la <strong>Basilicata</strong>: 230mila ettari coltivati da 50mila aziende, per<br />

una produzione di oltre 50 milioni di euro, quasi un quinto <strong>della</strong> produzione<br />

lorda vendibile regionale.<br />

Matera può essere considerata la “capitale” di questa strada, con il suo Pane<br />

ad Indicazione geografica protetta (Igp), fatto con antiche varietà di grano<br />

duro, molto adatte alla panificazione. La Strada del grano si snoda poi per tutta<br />

la regione, seguendo un percorso<br />

del gusto che non riguarda solo il<br />

pane, ma anche le pizze rustiche,<br />

le focacce, i biscotti e gli altri dolci,<br />

e soprattutto la pasta fatta a mano,<br />

quasi sempre di semola di grano<br />

duro, nelle sue svariate specialità,<br />

come strascinati, recchietelle, ferretti,<br />

fusilli e cavatelli. Nel paniere dei<br />

prodotti del Parco del Pollino troviamo<br />

l’intera filiera dei prodotti da<br />

forno. Altri prodotti, riconosciuti<br />

come tradizionali nella regione,<br />

sono i biscotti glassati, i calzoni di<br />

ceci, la pizza con i cingoli di maiale,<br />

la pizza rustica.<br />

Atella<br />

Castelnuovo di<br />

Sant’Andrea<br />

Montescaglioso


Il Pecorino<br />

di Filiano Dop<br />

Sarà il Pecorino di Filiano il primo<br />

formaggio interamente lucano a<br />

fregiarsi <strong>della</strong> Dop. Oggi il Pecorino<br />

di Filiano ha la protezione transitoria<br />

a livello nazionale, riconosciuta<br />

dal Ministero delle politiche agricole.<br />

Dalla Montagna Grande di Muro<br />

Lucano al Monte Li Foy, dal Vulture<br />

alla diga del Rendina, fino alle montagne<br />

di Forenza, si estendono i<br />

trenta comuni che rappresentano il<br />

territorio di eccellenza per la produzione<br />

di questo formaggio dal gusto<br />

dolce e delicato, dal piccante giustamente<br />

pronunciato. Filiano, che dà<br />

il nome al formaggio, è un piccolo<br />

Il Pecorino in tavola<br />

Il Pecorino di Filiano viene servito principalmente<br />

come formaggio da tavola,<br />

ma se è stagionato ha una collocazione<br />

non certo secondaria sui piatti<br />

forti <strong>della</strong> cucina lucana, come la<br />

pasta di grano duro fatta in casa, condita<br />

con il ragù di carne di pecora, o<br />

le lagane con i ceci o i fagioli.<br />

Da segnalare l’abbinamento del<br />

Pecorino stagionato con l’Aglianico<br />

del Vulture Doc.<br />

A Filiano da anni si svolge la Sagra<br />

del Pecorino, un’occasione per conoscere<br />

questo formaggio e gustarlo in<br />

tanti abbinamenti diversi.<br />

centro storicamente legato alla produzione<br />

del pecorino. Il nome stesso<br />

del paese sembra derivare dall’abbondanza<br />

di lana filata, a testimonianza<br />

dell’allevamento delle pecore.<br />

Il Pecorino è un formaggio a<br />

pasta dura, fatto con latte ovino intero<br />

e crudo. L’alimentazione delle<br />

pecore deve basarsi soprattutto sul<br />

pascolo e sui foraggi freschi; sono<br />

vietati alimenti di origine animale e<br />

Ogm.<br />

La produzione del Pecorino di<br />

Filiano avviene principalmente a<br />

livello aziendale, seguendo tecniche<br />

tradizionali di caseificazione, tra-<br />

mandate di generazione in generazione.<br />

Si usano ancora strumenti tradizionali,<br />

come lo scuopolo o ruotolo,<br />

mestolo di legno usato per rompere<br />

la cagliata, e le fuscedd’, forme di<br />

giunco in cui viene messa la cagliata.<br />

Dopo la preparazione, le forme di<br />

pecorino maturano per almeno sei<br />

mesi, di solito nelle grotte di tufo,<br />

usate da sempre per la caseificazione<br />

e la stagionatura. La crosta del formaggio<br />

può essere curata con olio<br />

extravergine e aceto di vino. Il<br />

Pecorino si presenta con la crosta<br />

rigata, leggermente colorata. Le<br />

forme pesano tra i 2,5 ed i 5 kg;<br />

ognuna reca impresso il marchio del<br />

consorzio. La pasta è gialla con leggere<br />

occhiature; è granulosa, friabile,<br />

ha un giusto sentore di pecora, di<br />

erba e di nocciola tostata quando<br />

ben stagionata. Il sapore è più<br />

accentuato se la stagionatura viene<br />

prolungata.<br />

i<br />

Consorzio di tutela<br />

del Pecorino di Filiano<br />

Corso Giovanni XXIII - 85020 Filiano (PZ)<br />

Tel./fax 0971 808757<br />

www.pecorinodifiliano.org<br />

Email info@pecorinodifiliano.org<br />

BASILICATA<br />

11


<strong>Prodotti</strong> regionali<br />

12 BASILICATA<br />

Il Caciocavallo Podolico<br />

Il Caciocavallo Podolico Lucano è<br />

uno dei formaggi più caratteristici<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>. È prodotto solo con<br />

latte intero di vacche di razza<br />

Podolica, alimentate prevalentemente<br />

al pascolo. L’allevamento di bovini<br />

Podolici allo stato brado è presente<br />

su tutto l’arco dell’Appennino<br />

meridionale. In regione il formaggio<br />

è prodotto sia in provincia di<br />

Potenza (Forenza, Viggiano, Atella,<br />

San Fele, Calvello, Pescopagano,<br />

Pietrapertosa, Tolve e Lagonegro),<br />

che in provincia di Matera<br />

(Accettura, Salandra, Stigliano e<br />

Ferrandina). Da tempo è in corso un<br />

processo che punta, per il<br />

Caciocavallo Podolico Lucano, al<br />

riconoscimento europeo <strong>della</strong> Dop e<br />

che ha già portato all’individuazione<br />

di un disciplinare di produzione. Il<br />

Caciocavallo Podolico Lucano è un<br />

formaggio a pasta filata. Il latte, che<br />

proviene solo dalla mungitura del<br />

mattino, deve essere lavorato al mas-<br />

simo entro 24 ore. L’intero processo<br />

e la stagionatura sono regolati dal<br />

disciplinare, così come gli strumenti<br />

e le dosi di ingredienti, dalla “tina”,<br />

il recipiente in legno dove avviene la<br />

prima lavorazione <strong>della</strong> pasta, alle<br />

quantità e tipologie di caglio da utilizzare.<br />

Prima ancora che dal disciplinare,<br />

il processo che conduce<br />

all’ottenimento del Caciocavallo<br />

Podolico Lucano è codificato dalla<br />

tradizione secolare, tramandata in<br />

questi luoghi da generazioni di casari<br />

e mandriani. La forma caratteristica<br />

dei formaggi a pera, legati “per il<br />

collo” a cavallo delle travi per la loro<br />

stagionatura, l’aroma caratteristico<br />

dei boschi lucani, di rosmarino e di<br />

erica, la fragranza e quella particolarità<br />

che solo i prodotti d’un tempo<br />

sanno ancora trasmettere, sono le<br />

migliori credenziali con cui il<br />

Caciocavallo Podolico Lucano si<br />

presenta ai consumatori.<br />

Il Caciocavallo Podolico in tavola<br />

Il Caciocavallo Podolico Lucano merita di essere degustato da solo, soprattutto<br />

se ha una lunga stagionatura. Prima di servirlo viene tagliato in fette rotonde e<br />

poi ridotto in spicchi triangolari. Il Caciocavallo dolce, con stagionatura breve,<br />

va accompagnato da un vino bianco regionale.<br />

Il Caciocavallo più stagionato merita l’accoppiamento con vini rossi strutturati,<br />

primo fra tutti l’Aglianico del Vulture. Infine, se la stagionatura supera i 24 mesi,<br />

è consigliato l’insolito abbinamento con grandi vini passiti, come il Moscato di<br />

Pantelleria. Da provare la degustazione con i vari tipi di Miele Lucano.


La Razza Podolica<br />

La Podolica è un’antica razza bovina<br />

dalle lunghe corna, che discende<br />

dal Bos primigenius, arrivato in Italia<br />

dalla regione ucraina <strong>della</strong> Podolia<br />

con le invasioni barbariche.<br />

Diffusa nelle zone interne del Sud,<br />

oggi conta 130mila capi.<br />

Nel Libro genealogico, risultano<br />

iscritti 32mila capi; di questi, 16mila<br />

sono in <strong>Basilicata</strong>.<br />

Il Miele Lucano<br />

Il Miele lucano, certificato<br />

dall’Ismecert, è regolato da un disciplinare<br />

voluto dagli stessi apicoltori.<br />

Per il Miele lucano ora è allo studio<br />

l’ipotesi di ottenere l’Igp.<br />

Il Miele Lucano viene prodotto<br />

secondo le norme di buona produzione<br />

in arnie di tipo razionale, a<br />

favo mobile. Estratto per centrifugazione,<br />

non subisce trattamenti che<br />

ne modifichino le caratteristiche o ne<br />

Razza robusta, rustica, allevata allo<br />

stato brado o semibrado, si adatta<br />

ad ambienti difficili e a pascoli marginali,<br />

come stoppie, macchie, arbusti.<br />

Ha una buona fecondità e una lunga<br />

carriera riproduttiva: i parti avvengono<br />

naturalmente nei pascoli.<br />

Allevata in origine coma razza da<br />

lavoro, ha sempre fornito latte ottimo<br />

per la caseificazione.<br />

Oltre al latte, anche la carne di<br />

aumentino l’umidità. Viene conservato<br />

mantenendo inalterate le sue<br />

caratteristiche organolettiche e<br />

nutrizionali ed evitando fenomeni di<br />

fermentazione. Viene prodotto in<br />

quattro tipologie differenti:<br />

Millefiori, di Arancio, di Castagno e<br />

di Eucalipto.<br />

Il Millefiori ha caratteristiche diverse<br />

a seconda dell’essenza floreale<br />

predominante. Il miele di Arancio si<br />

produce nell’area del Metapontino.<br />

Ha odore intenso che ricorda la fra-<br />

Podolica allevata al pascolo è<br />

apprezzata: la razza ha il marchio<br />

5R delle razze da carne italiane.<br />

L’Alsia, in collaborazione con l’Università<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, l’Associazione<br />

Provinciale Allevatori e l’Associazione<br />

per la tutela e valorizzazione<br />

del Sistema Podolico Lucano<br />

di Accettura (MT) sta studiando le<br />

potenzialità di valorizzazione <strong>della</strong><br />

carne di Podolica, anche attraverso<br />

prodotti innovativi, come il salame.<br />

granza dei fiori di zagara; con il<br />

tempo sviluppa un odore più fruttato,<br />

simile alla marmellata di arancio.<br />

Il miele di Castagno è di colore<br />

scuro ambrato. Il sapore è intenso,<br />

tipicamente amarognolo; il profumo<br />

è forte e persistente. Infine, il miele<br />

di Eucalipto, dal sapore dolce, con<br />

un aroma vicino alla liquirizia.<br />

Inconfondibile è anche il profumo,<br />

che varia da essenze che ricordano i<br />

funghi secchi fino a sentori di liquirizia<br />

e di caramello.<br />

BASILICATA<br />

13


Val d’Agri<br />

L<br />

Val d’Agri<br />

a valle del fiume Agri<br />

presenta un ambiente<br />

vario. Si va dall’Appennino<br />

Lucano, coperto di boschi<br />

di faggio e di quercia, alla<br />

montagna ricca di castagneti<br />

di Moliterno, Tramutola<br />

e Marsico Nuovo, fino<br />

al paesaggio collinare, con<br />

gli oliveti di Montemurro<br />

ed i vigneti di Roccanova.<br />

Di rilievo l’area archeologica<br />

di Grumentum, antico insediamento<br />

lucano passato poi<br />

ai romani, e Viggiano, con<br />

la famosa Madonna nera,<br />

venerata in tutta la regione.<br />

Zona scarsamente popolata<br />

(solo 35 abitanti per km<br />

quadrato), la Val d’Agri<br />

ha una spiccata vocazione<br />

agricola, come dimostra<br />

l’ampia gamma di prodotti<br />

<strong>tipici</strong>. Di recente c’è stata<br />

l’istituzione del Parco<br />

nazionale <strong>della</strong> Val d’Agri<br />

e del Lagonegrese.<br />

14 BASILICATA<br />

Un panorama <strong>della</strong> Val d’Agri<br />

I prodotti dell’Alta<br />

Val d’Agri<br />

Il Canestrato di Moliterno, i Fagioli<br />

di Sarconi, l’Olio extravergine di<br />

Montemurro, il Vino Doc delle Terre<br />

dell’Alta Val d’Agri; e poi ancora<br />

i salumi, le mele ed i formaggi.<br />

Sono i protagonisti<br />

del “Paniere dei <strong>Prodotti</strong><br />

Tipici <strong>della</strong> Comunità<br />

Montana Alto Agri”, sempre<br />

più apprezzati. In base<br />

al disciplinare del marchio<br />

sono state individuate quattro<br />

filiere principali: formaggi, salumi,<br />

ortofrutta e olio extravergine di<br />

Montemurro. Tra i formaggi, oltre al<br />

famoso Canestrato, ci sono il “casieddu”,<br />

e poi scamorze, caciocavalli e<br />

semistagionati. La filiera dei salumi<br />

conta cinque allevamenti e tre salumifici:<br />

ogni fase <strong>della</strong> produzione è<br />

tracciata. È già disponibile un’ampia<br />

gamma di prodotti, come salsicce,<br />

soppressate, pancetta, capocollo,<br />

i AASD Bosco Galdo<br />

Via Grumentina, 118<br />

85050 Villa d’Agri di Marsicovetere (PZ)<br />

Tel. 0975 352547 Fax 0975 352403<br />

Email azienda.boscogaldo@alsia.it<br />

La tradizione del fondaco<br />

prosciutto. Nella filiera ortofrutticola,<br />

oltre ai fagioli di Sarconi, da notare<br />

il Consorzio di tutela “Mela Alta<br />

Val d’Agri”, che coinvolge 7 aziende<br />

e 170 ettari di meleti, con una produzione<br />

di alto pregio. La filiera dell’olio,<br />

infine, si concentra nell’area di<br />

Montemurro. Per valorizzare<br />

meglio queste produzioni,<br />

l’Alsia e gli enti locali hanno<br />

avviato un piano per la consulenza<br />

alle imprese. È previsto<br />

il sostegno alle attività<br />

tecniche di produzione e<br />

certificazione e l’organizzazione<br />

di servizi per il marketing<br />

territoriale, con una segreteria<br />

commerciale per i prodotti certificati.<br />

La stagionatura del pecorino a Moliterno è legata al fondaco, un magazzino realizzato<br />

al piano terra di antichi palazzi nobiliari. Nel paese questi locali erano<br />

numerosi: molti sono ora in disuso e per questo è stato promosso il loro recupero,<br />

anche perché indispensabili alla stagionatura del Canestrato, in base al disciplinare.<br />

Il primo ad essere restaurato è stato il fondaco Parisi, nel centro del paese.<br />

Il fondaco è un grande vano, fresco e areato, diviso da arcate in due o tre locali,<br />

con il pavimento inclinato per favorire lo scolo <strong>della</strong> salamoia delle forme di<br />

pecorino. I vari locali sono utili per separare le forme nelle diverse fasi di stagionatura.<br />

I materiali di costruzione naturali,<br />

l’ubicazione e le tecniche costruttive<br />

danno al fondaco particolari condizioni<br />

microclimatiche, favorevoli all’affinamento<br />

del pecorino.


Il Canestrato<br />

di Moliterno Igp<br />

Il Canestrato di Moliterno è uno<br />

dei formaggi lucani più caratteristici.<br />

L’attribuzione dell’Igp, con la<br />

denominazione di “Canestrato di<br />

Moliterno stagionato in fondaco”, è<br />

stata il degno riconoscimento del<br />

suo prestigio.<br />

L’ampia zona di produzione del<br />

latte ricalca gli antichi percorsi <strong>della</strong><br />

transumanza delle greggi.<br />

Il Canestrato, infatti, è ottenuto da<br />

latte ovicaprino, proveniente da<br />

greggi allevate al pascolo in ben 60<br />

comuni <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>; è stagionato<br />

solo nei <strong>tipici</strong> fondaci che si trovano<br />

a Moliterno.<br />

Qui la memoria <strong>della</strong> stagionatura<br />

del pecorino risale al ‘700: il nome<br />

stesso del paese deriverebbe dal<br />

latino mulgere, mungere.<br />

Da Moliterno, per tradizione, partivano<br />

lunghe carovane alla ricerca<br />

del pecorino fresco, che veniva poi<br />

portato in paese dove si tramandava<br />

l’arte di stagionarlo nel modo<br />

migliore.<br />

Il Canestrato di Moliterno è un formaggio<br />

ovicaprino a pasta dura,<br />

prodotto con latte intero di pecora<br />

(per il 70-90%) e di capra. La forma<br />

è cilindrica, con diametro di circa<br />

20 cm, un’altezza di 10-15 cm e un<br />

peso variabile fra 2,1 e 5,5 kg. Dal<br />

sapore leggermente piccante, è un<br />

formaggio da tavola quando è fresco<br />

e anche da grattugiare, quando<br />

è stagionato.<br />

Seguendo l’antica tradizione, il<br />

Canestrato può essere: Primitivo,<br />

con stagionatura fino a 6 mesi;<br />

Stagionato, fino a 12 mesi; Extra,<br />

quando la stagionatura supera un<br />

anno.<br />

Il latte è riscaldato a 36-40 °C per<br />

circa mezz’ora. La cagliata così ottenuta<br />

è rotta, fino ad ottenere grumi<br />

Il Canestrato di Moliterno a tavola<br />

I vari tipi di Canestrato, frutto del diverso grado di stagionatura, offrono la possibilità<br />

di tanti usi. Il “primitivo”, che in passato era il primo ad essere esportato<br />

in America, può essere mangiato da solo o usato anche in piatti moderni,<br />

come un’insalata con fettine di mela dell’Alta Val d’Agri.<br />

Il Canestrato stagionato può essere grattugiato su uno dei piatti <strong>della</strong> cucina<br />

contadina lucana, come i ravioli ripieni di ricotta, i cavuzuni, o i fusilli, detti<br />

maccaruni o’ firricieddu. Il Canestrato extra, infine, stagionato per almeno un<br />

anno, merita un’attenzione speciale: può essere gustato con il Miele lucano o<br />

accompagnato da un bicchiere di un vino rosso strutturato, come l’Aglianico<br />

del Vulture Doc.<br />

delle dimensioni di un chicco di<br />

riso. Dopo pochi minuti di riposo,<br />

la cagliata è tolta dal siero e messa<br />

in canestri di giunco (fuscedd') o di<br />

altro materiale idoneo ai prodotti<br />

alimentari: di qui il nome di<br />

Canestrato.<br />

Le forme vengono quindi immerse<br />

nella scotta per qualche minuto per<br />

una rapida cottura e salate, a secco<br />

o in salamoia, dopo 12-24 ore dalla<br />

messa in forma. La stagionatura nel<br />

fondaco dura almeno due mesi.<br />

i<br />

Consorzio di Tutela<br />

del Pecorino Canestrato di Moliterno<br />

stagionato in fondaco<br />

Via Roma - 85047 Moliterno (PZ)<br />

Tel. 0975 668061 Fax 0975 668061<br />

BASILICATA<br />

15


Val d’Agri<br />

Èormai presente sul mercato il<br />

vino Doc Terre dell’Alta Val<br />

d’Agri, prodotto nei comuni di<br />

Moliterno, Grumento Nova e<br />

Viggiano da vigneti coltivati fino alla<br />

quota di 750 metri. Alla Doc appartengono<br />

i rossi (Rosso e Rosso<br />

Riserva), vini dalle pregiate e particolari<br />

caratteristiche organolettiche,<br />

eccellenti come vini da pasto, e il<br />

Rosato, contraddistinto dal colore<br />

chiaro e dal sapore delicato. Il sistema<br />

d’allevamento utilizzato nei<br />

vigneti <strong>della</strong> Doc Terre dell’Alta Val<br />

d’Agri è quello a spalliera. Il vino è<br />

16 BASILICATA<br />

Il Vino Doc Terre<br />

dell’Alta Val d’Agri<br />

prodotto da uve Merlot e Cabernet<br />

Sauvignon. Il sistema di vinificazione<br />

è caratterizzato da una macerazione<br />

prolungata e da fermentazione<br />

a temperatura controllata.<br />

L’immissione al consumo del Rosso<br />

deve avvenire dopo un periodo d’invecchiamento<br />

minimo di un anno,<br />

seguito da un affinamento in bottiglia<br />

di tre mesi. Per il Rosso Riserva<br />

l’invecchiamento è di 24 mesi, compresi<br />

sei mesi passati nel legno,<br />

seguiti da quattro mesi d’affinamento<br />

in bottiglia. Infine, l’immissione al<br />

consumo per la tipologia Rosato<br />

Il Casieddu<br />

deve avvenire dopo il primo marzo<br />

dell’anno successivo a quello <strong>della</strong><br />

vendemmia. Il Rosato prevede l’impiego,<br />

insieme ai vitigni precedenti,<br />

<strong>della</strong> Malvasia Bianca di <strong>Basilicata</strong>,<br />

un vitigno autoctono, nella percentuale<br />

minima del 10%.<br />

i Consorzio di tutela <strong>della</strong> Doc<br />

Terre dell'Alta Val d'Agri<br />

c/o AASD Bosco Galdo - Via Grumentina, 118<br />

85050 Villa d’Agri di Marsicovetere (PZ)<br />

Tel. 0975 352547 Fax 0975 352403<br />

Le origini di questo formaggio non sono note. Il casieddu è una variante del tradizionale<br />

cacioricotta. La produzione si ottiene tra luglio e settembre, quando le<br />

pecore vanno in asciutta e cessa la produzione del Canestrato di Moliterno: in<br />

questo periodo per la caseificazione il pastore può usare solo latte caprino. L’area<br />

di produzione coincide con il territorio del comune di Moliterno e le zone limitrofe,<br />

come Grumento, Lauria, Castelsaraceno, Corleto Perticara. Il latte caprino di<br />

due mungiture viene aromatizzato per pochi minuti con un sacchetto contenente<br />

Nepeta (Calamintha nepeta), pianta aromatica <strong>della</strong> famiglia delle Labiate con<br />

proprietà antibatteriche, il cui impiego conferisce al prodotto un caratteristico<br />

aroma di menta. Il formaggio, di forma sferica, viene confezionato avvolgendolo<br />

in foglie di felce intrecciate alla base e legate all'estremità con rami di ginestra.<br />

Se destinato alla stagionatura (due mesi circa), la salatura si fa a secco. Il<br />

prodotto finito si presenta con una pasta di colore bianco latte e di consistenza<br />

compatta, con piccole occhiature. Nella cultura gastronomica lucana il Casieddu<br />

è un formaggio da tavola che viene consumato a fine pasto nel periodo estivo;<br />

quando è stagionato, è un tipico prodotto da grattuggiare. Si abbina con vini<br />

rossi non troppo tannici e ben equilibrati.


I Fagioli<br />

di Sarconi Igp<br />

IFagioli di Sarconi Igp si producono<br />

in un’ampia zona <strong>della</strong> Val d’Agri,<br />

da Tramutola e Marsico Nuovo fino a<br />

San Martino d’Agri. Prendono il<br />

nome da Sarconi, dove la coltivazione<br />

di questi legumi ha antiche tradizioni.<br />

Dopo il riconoscimento <strong>della</strong> Igp nel<br />

1996, i Fagioli di Sarconi si trovano in<br />

commercio con il marchio di qualità.<br />

Un risultato frutto <strong>della</strong> collaborazione<br />

fra tutti i soggetti <strong>della</strong> filiera produttiva,<br />

che ha permesso di portare<br />

sul mercato questo prodotto <strong>della</strong><br />

civiltà contadina lucana. Coltivati da<br />

secoli nella zona di origine, la loro<br />

produzione è favorita dalle particolari<br />

condizioni ambientali e dalle abbondanti<br />

acque irrigue, che permettono<br />

di produrre a Sarconi fagioli di qualità<br />

diversa da quelli delle altre zone.<br />

Inoltre, le basse temperature estive e<br />

la freschezza delle acque di coltivazione<br />

consentono di mantenere nei semi<br />

un alto contenuto in zuccheri semplici,<br />

allungando i tempi necessari per la<br />

loro trasformazione in amido. Questo<br />

dà ai fagioli un tipico sapore dolce. I<br />

terreni di coltivazione sono freschi,<br />

profondi, fertili, al di sopra dei 600<br />

metri di altitudine. La semina avviene<br />

tra aprile e luglio, a seconda delle<br />

varietà; per le cure colturali sono<br />

ammesse solo pratiche agronomiche e<br />

trattamenti a base di rame. I Fagioli di<br />

Sarconi hanno forma ovale o tondeggiante<br />

mentre il colore varia dal giallo<br />

pallido al bianco con striature più<br />

scure. La vendita avviene in confezioni<br />

da 250 e 500 grammi. Non richiedono<br />

lunghe cotture: vanno gustati in<br />

zuppe e minestre o come contorno.<br />

Nella seconda metà di agosto a<br />

Sarconi si svolge una sagra interamente<br />

dedicata a questi gustosi legumi.<br />

i<br />

Consorzio di Tutela<br />

dei Fagioli di Sarconi<br />

Piazza Aldo Moro, 1 - 85040 Sarconi (PZ)<br />

Tel. 0975 354488 Fax 0975 354432<br />

Le antiche varietà<br />

di fagioli<br />

Per la produzione dei fagioli di<br />

Sarconi sono utilizzati solo ecotipi<br />

locali di cannellino e borlotto. Le<br />

varietà più diffuse mantengono<br />

ancora oggi i pittoreschi nomi tradizionali.<br />

Ricordiamo, in particolare: fasuli<br />

risi, tovagliedde, rampicanti, fasuli<br />

russi, verdolini, napolitanu vasciu,<br />

napulitani avuti, ciuoti o regina,<br />

tabacchino, munachedda, nasieddo,<br />

maruchedda, san Michele,<br />

muruseddu, truchisch, cannellino<br />

rampicante.<br />

Negli ultimi anni, gli agro-ecotipi<br />

dei fagioli di Sarconi e di quelli<br />

<strong>della</strong> vicina Rotonda sono stati<br />

oggetto di un progetto di raccolta e<br />

conservazione del germoplasma e<br />

di selezione dei semi per la riproduzione.<br />

BASILICATA<br />

17


Val d’Agri<br />

18 BASILICATA<br />

Il Grottino<br />

di Roccanova<br />

vuole la Doc<br />

Il Grottino di Roccanova è un vino a<br />

Indicazione geografica tipica (Igt),<br />

prodotto nella media Val d’Agri, nei<br />

comuni di Roccanova, Castronuovo<br />

di Sant’Andrea e Sant’Arcangelo. Di<br />

recente è nato un Comitato promotore<br />

che punta al riconoscimento<br />

<strong>della</strong> Doc, un obiettivo che aprirebbe<br />

nuovi sbocchi di mercato. Il<br />

Grottino di Roccanova comprende<br />

varie tipologie di vini: Rosso, compreso<br />

il novello; Rosato, anche nei<br />

tipi frizzante e amabile; Bianco,<br />

anche nei tipi frizzante, amabile e<br />

passito. La gradazione alcolica minima<br />

va da 10,5 gradi per il Grottino<br />

di Roccanova Bianco ai 14 gradi del<br />

Passito. Le uve devono venire da<br />

vitigni raccomandati e/o autorizzati<br />

per la provincia di Potenza: i più<br />

rappresentati sono Sangiovese,<br />

Montepulciano, Malvasia Bianca e<br />

Nera di <strong>Basilicata</strong>. Il Grottino di<br />

Roccanova Rosso è il vino più conosciuto<br />

di questa denominazione.<br />

Gli oli di qualità<br />

del Sauro e dell’Alta<br />

Val d’Agri<br />

L’olio extravergine del Sauro e quello<br />

dell’Alta Val d’Agri sono prodotti<br />

seguendo un disciplinare voluto dai<br />

produttori e certificato da Ismecert.<br />

Il processo di certificazione volontaria<br />

di qualità, iniziato per il Sauro nel<br />

2003 e per l’olio Alta Val d’Agri nel<br />

2004, ha già visto l’ingresso sul mercato<br />

delle prime produzioni certificate.<br />

L’olio del Sauro si produce da<br />

oliveti di Corleto Perticara, Guardia<br />

Perticara, Missanello, Aliano e di<br />

altri comuni, situati sui due versanti<br />

<strong>della</strong> valle del Sauro.<br />

Le varietà usate sono quelle locali,<br />

fra cui spiccano Ogliarola e<br />

Nostrale, insieme ad altre più diffuse,<br />

come Maiatica, Coratina e<br />

Leccino. L’olio Alta Val d’Agri è pro-<br />

Le grotte del vino<br />

Il nome “Grottino” viene dall’uso tradizionale<br />

di conservare il vino in<br />

una delle tante grotte del vino.<br />

Scavate nella roccia, le grotte sono<br />

una caratteristica <strong>della</strong> conservazione<br />

dei prodotti agroalimentari che<br />

ritroviamo in altre zone <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong>.<br />

Tutto il centro abitato di Roccanova<br />

è costellato di tante grotte-cantine,<br />

gelosamente tramandate di padre<br />

in figlio. Sono ambienti unici che,<br />

grazie alle condizioni di temperatura<br />

e umidità costanti, sono per natura<br />

ottime per l’affinamento dei vini.<br />

Le grotte più antiche risalgono addirittura<br />

al ‘700; oggi se ne contano<br />

oltre trecento.<br />

dotto a Montemurro, nel più antico<br />

frantoio <strong>della</strong> zona, dalla spremitura<br />

delle olive di varie cultivar locali,<br />

come Carpinegna, Ogliarola, San<br />

Martinegna, Ucid-dara, Termini e<br />

Racioppella, raccolte in diversi oliveti<br />

dell’area.<br />

L’aroma caratteristico dell’olio extravergine<br />

del Sauro è descritto dal<br />

fruttato di oliva e da note erbacee,<br />

come erba tagliata e foglia di pomodoro.<br />

Il Sauro è un olio equilibrato per la<br />

moderata intensità di queste caratteristiche,<br />

come pure delle note di<br />

amaro e piccante.<br />

L’olio extravergine di Montemurro si<br />

presenta con un caratteristico colore<br />

chiaro dai riflessi verdognoli.<br />

Il sapore è delicato, leggermente<br />

fruttato, mentre il profumo è tipicamente<br />

erbaceo. Sapori e odori caratteristici<br />

ma mai forti, che rendono<br />

anche questo olio equilibrato e gradevole.


L’extravergine<br />

Lucano sarà Dop<br />

La storia <strong>della</strong> coltura dell’olivo in<br />

Lucania risale alla Magna Grecia,<br />

come testimoniano anche molti<br />

reperti archeologici. Elemento tradizionale<br />

del paesaggio, l’olivo ha visto<br />

negli ultimi anni una profonda evoluzione<br />

tecnica <strong>della</strong> coltivazione,<br />

grazie anche agli investimenti pubblici,<br />

con un netto miglioramento<br />

<strong>della</strong> qualità dell’olio.<br />

La tradizione e l’importanza economica<br />

<strong>della</strong> coltura hanno portato così<br />

alla proposta di una Dop che riguarda<br />

l’intero territorio regionale, ad<br />

esclusione del Vulture, dove già esiste<br />

un olio Dop. Anche alcuni comuni<br />

<strong>della</strong> zona <strong>della</strong> Maiatica hanno<br />

promosso un comitato per il riconoscimento<br />

di una terza Dop. L’olio<br />

extravergine Lucano Dop dovrà<br />

essere prodotto con olive delle varietà<br />

Ogliarola, per il 50%; Maiatica e<br />

Coratina, insieme o da sole, per il<br />

30%; Frantoio e Leccino, fino al<br />

20%. Tutte le fasi <strong>della</strong> produzione<br />

delle olive, <strong>della</strong> trasformazione e del<br />

confezionamento dovranno avvenire<br />

nella regione.<br />

Il disciplinare proposto regola in<br />

modo preciso la coltivazione: in particolare,<br />

la difesa fitosanitaria dovrà<br />

seguire i disciplinari di lotta integrata<br />

<strong>della</strong> regione <strong>Basilicata</strong>.<br />

Integrando la nuova Dop con quella<br />

già esistente del Vulture e con gli oli<br />

di qualità certificata, come l’olio<br />

Selva Venusio, dal Parco <strong>della</strong><br />

LA STRADA DELL’OLIO<br />

Parlare di una Strada dell’olio nella <strong>Basilicata</strong> sembra quasi riduttivo, tanto l’albero<br />

di olivo è legato strettamente al paesaggio, alle tradizioni e alla cultura materiale<br />

delle regione.<br />

Non a caso, la <strong>Basilicata</strong> conta su una Dop già esistente, quella del Vulture; <strong>della</strong><br />

Dop Lucano, in corso di realizzazione, che coprirà il resto del territorio regionale,<br />

e di altri oli di qualità certificata, come l’olio Selva Venusio, dal Parco <strong>della</strong><br />

Murgia Materana, l’olio del Sauro e l’olio di Montemurro, nell’Alta Val d’Agri.<br />

Ricchissimo è anche il patrimonio di varietà locali di olivo: oltre alla rinomata<br />

Maiatica di Ferrandina, usata per la produzione delle olive infornate, ci sono tante<br />

altre varietà interessanti, dall’Ogliarola del Vulture a quella del Bradano alla Cima<br />

di Melfi, da salvaguardare e migliorare, anche in funzione di una loro valorizzazione<br />

commerciale. Con 40mila aziende e 29mila ettari coltivati, l’olivo è una<br />

delle basi dell’economia agroalimentare lucana, grazie a una produzione media<br />

annua di 13mila tonnellate di olio.<br />

Murgia Materana, l’olio del Sauro e<br />

quello di Montemurro, in Alta Val<br />

d’Agri, si configura una scenario in<br />

cui l’olio extravergine potrà diventare<br />

sempre più uno dei fondamenti<br />

del paniere dei prodotti <strong>tipici</strong> lucani.<br />

Vietri<br />

di Potenza<br />

Rapolla<br />

Barile<br />

Corleto<br />

Perticara<br />

Montemurro<br />

Aliano<br />

BASILICATA<br />

19<br />

<strong>Prodotti</strong> regionali<br />

Montescaglioso<br />

Ferrandina


Pollino<br />

Q<br />

Pollino<br />

uest’ampia zona<br />

comprende il Parco<br />

Nazionale del Pollino, che<br />

si estende anche in Calabria,<br />

e la zona di Lagonegro e<br />

del litorale tirrenico di Maratea.<br />

La natura qui la fa da<br />

padrona, con tutto lo sviluppo<br />

di iniziative legate al Parco<br />

e al turismo ambientale:<br />

il simbolo è il pino loricato,<br />

un raro endemismo locale.<br />

I piccoli centri del Pollino,<br />

sparsi su un ampio territorio,<br />

stanno valorizzando il legame<br />

con la tradizione contadina,<br />

fino ad identificarsi con il<br />

prodotto tipico, come nei casi<br />

di <strong>Senise</strong>, con il peperone, e<br />

Rotonda, sede dell’ente parco,<br />

con la melanzana.<br />

Da notare l’area dei comuni<br />

albanesi di cultura arbereshe,<br />

fondati nel ‘500 in seguito<br />

alla migrazione<br />

di popolazioni dall’Albania.<br />

20 BASILICATA<br />

Una veduta del Pollino<br />

I sapori del Pollino<br />

Un disciplinare per la produzione<br />

con marchio territoriale,<br />

un’associazione di filiera e una<br />

segreteria commerciale: quella dei<br />

prodotti del Pollino è una filieratipo,<br />

un’organizzazione produttiva e<br />

commerciale completa. L’offerta dei<br />

prodotti del Parco è vasta: si va da<br />

prodotti più conosciuti, come i<br />

Peperoni di <strong>Senise</strong> Igp, la<br />

Melanzana di Rotonda ed il Fagiolo<br />

Poverello, alle filiere dei salumi, dell’ortofrutta,<br />

dei formaggi e dei prodotti<br />

da forno, ai progetti più recenti,<br />

come il pane di Trecchina e l’olio<br />

extravergine del Lagonegrese.<br />

L’obiettivo è quello di promuovere<br />

la commercializzazione ed il consumo<br />

delle produzioni a marchio dell’area<br />

del Parco Nazionale. La valorizzazione<br />

di questi prodotti nel circuito<br />

enogastronomico, infatti, ha<br />

come obiettivo principale quello di<br />

favorirne la commercializzazione,<br />

facendo leva sulla ristorazione e<br />

sulle strutture ricettive del Parco. Il<br />

consumo dei prodotti locali negli<br />

agriturismi, nei<br />

bed and breakfast<br />

e nelle altre strutture<br />

turistiche<br />

vuole catturare<br />

l’attenzione dei<br />

visitatori sulle <strong>tipici</strong>tàgastronomiche<br />

del territorio.<br />

È prevista anche<br />

la definizione di<br />

un marchio di<br />

qualità d’area per<br />

le strutture turistiche: una forma di<br />

garanzia per il turista sull’uso di prodotti<br />

di qualità da parte del gestore<br />

e, al tempo stesso, una pubblicità per<br />

la struttura, grazie alla qualità delle<br />

produzioni enogastronomiche.<br />

i<br />

Parco Nazionale del Pollino<br />

Via delle Frecce Tricolori, 6<br />

85048 Rotonda (PZ)<br />

Tel. 0973 669311 Fax 0973 667802<br />

www.parcopollino.it<br />

Email: ente@parcopollino.it<br />

AASD Pollino<br />

Via V. Emanuele, 35 - 85048 Rotonda (PZ)<br />

Tel. 0973 667545 Fax 0973 667621<br />

Email azienda.pollino@alsia.it


I Peperoni di <strong>Senise</strong> Igp<br />

i<br />

IPeperoni di <strong>Senise</strong> sono tra i prodotti<br />

più rappresentativi del panorama<br />

ortofrutticolo lucano, <strong>tipici</strong><br />

<strong>della</strong> cultura e <strong>della</strong> tradizione<br />

gastronomica delle valli fra i fiumi<br />

Sinni e Agri. Sono stati uno dei primi<br />

prodotti lucani a denominazione,<br />

con il riconoscimento <strong>della</strong> Igp nel<br />

1996. L’area di coltivazione dei<br />

Peperoni di <strong>Senise</strong> si trova a cavallo<br />

tra la provincia di Potenza e quella di<br />

Matera; gran parte dei comuni interessati,<br />

tra cui appunto <strong>Senise</strong>, ricadono<br />

nel Parco Nazionale del<br />

Pollino. La bacca, a forma di corno<br />

di toro, è dolce e, a maturazione<br />

completa, diventa rossa.<br />

I Peperoni di <strong>Senise</strong> Igp sono ecotipi<br />

locali che si distinguono dagli altri<br />

peperoni per un maggiore contenuto<br />

in sali e vitamina C e un basso contenuto<br />

di acqua. Queste caratteristiche,<br />

unite alla sottigliezza <strong>della</strong><br />

polpa ed alla capacità del peduncolo<br />

di non staccarsi dalla bacca durante<br />

l’essiccazione, rendono unici questi<br />

peperoni ed esclusivo il loro processo<br />

di trasformazione: l’essiccazione<br />

naturale. La coltivazione segue le<br />

indicazioni del disciplinare di produzione.<br />

Gli interventi fitosanitari<br />

sono fatti solo se necessari; sono vietati<br />

i trattamenti a calendario. La<br />

raccolta inizia di norma nella prima<br />

decade di agosto. I Peperoni di<br />

<strong>Senise</strong> sono commercializzati sia allo<br />

stato fresco, sia secchi, infilati in collane<br />

dette “serte”, o macinati in polvere.<br />

Le serte sono ottenute infilando<br />

ad una ad una le bacche dal<br />

peduncolo con l’ago e disponendole<br />

attorno allo spago a spirale, fino a<br />

raggiungere una lunghezza di 150-<br />

200 cm. Dopo l’essiccazione, che<br />

avviene all’aperto e all’ombra, le<br />

serte possono essere confezionate e<br />

vendute così come sono o essere<br />

macinate per ottenere la polvere.<br />

Tutte le confezioni hanno l’etichetta<br />

numerata, in cui sono evidenti il logo<br />

dell’Igp, il numero di autorizzazione<br />

dell’organismo di controllo, i dati<br />

del produttore/confezionatore ed il<br />

numero di lotto.<br />

Consorzio per la tutela<br />

dei Peperoni di <strong>Senise</strong> Igp<br />

Corso Garibaldi, 283 - 85038 <strong>Senise</strong> (Pz)<br />

Tel./fax 0973 585733<br />

I peperoni di <strong>Senise</strong> in tavola<br />

La ricetta più caratteristica è quella dei peperoni croccanti (“cruschi”) che vengono<br />

fritti per pochi secondi in olio extravergine di oliva. Si utilizzano solitamente<br />

come contorno per il baccalà, l’arrosto di carne o le salsicce. I peperoni freschi<br />

vengono impiegati anche per la preparazione di zuppe di verdure. Con la polvere<br />

di peperoni si condiscono minestre, paste o legumi; è usata, inoltre, come<br />

antiossidante e colorante naturale per speziare molti salumi <strong>tipici</strong> lucani.<br />

BASILICATA<br />

21


Pollino<br />

La Melanzana Rossa<br />

di Rotonda<br />

Sconosciuta altrove, la Melanzana<br />

Rossa (Solanum aethiopicum) è una<br />

pianta rustica, coltivata in tutti gli<br />

orti di Rotonda, all’interno del Parco<br />

del Pollino, ad un’altitudine<br />

di circa 500-600 metri. È<br />

molto diversa dalla melanzana<br />

comune (Solanum<br />

melongena).<br />

Di origine africana, la<br />

Melanzana Rossa fu<br />

introdotta verso la fine<br />

dell’800. Le dimensioni<br />

sono quelle di una mela e<br />

la forma assomiglia a un<br />

pomodoro: per questo<br />

localmente è conosciuta<br />

come “melanzana a pomodoro”.<br />

All’inizio <strong>della</strong><br />

maturazione il frutto ha un<br />

colore arancio con sfumature<br />

verdi; a fine maturazione<br />

assume gradazioni rossastre<br />

di maggiore intensità. La<br />

Melanzana Rossa non annerisce<br />

dopo il taglio.<br />

Il profumo intenso ricorda il fico<br />

d’India mentre al palato è piccante,<br />

con un gradevole retrogusto amaro-<br />

I Fagioli di Rotonda<br />

Il Fagiolo Poverello di Rotonda, a<br />

dispetto del nome, è una ricchezza<br />

unica per il patrimonio enogastrono-<br />

22 BASILICATA<br />

gnolo. Di solito è<br />

consumata sott’olio<br />

e sotto aceto. Le<br />

piantine sono poste a<br />

dimora a maggio; il<br />

raccolto inizia ad<br />

agosto per continuare<br />

fino ai primi freddi.<br />

Per la produzione<br />

sono utilizzati solo ecotipi<br />

locali. Per la conservazione<br />

le piccole melanzane vengono<br />

“nzertate”, cioè legate a grappoli<br />

come si fa per peperoni e pomodorini,<br />

e quindi messe ad asciugare<br />

all’aperto, sotto tettoie. Per questo<br />

ortaggio, presente solo nell’area del<br />

mico <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> e per la variegata<br />

filiera dell’ortofrutta del Pollino.<br />

Per questo legume, insieme all’altra<br />

tipologia “bianco”, è stato avviato il<br />

percorso per il riconoscimento<br />

dell’Igp. Il Fagiolo Poverello si pre-<br />

i Comitato promotore<br />

per la registrazione<br />

<strong>della</strong> Dop Melanzana<br />

Rossa di Rotonda<br />

e <strong>della</strong> Igp Fagioli di Rotonda<br />

Contrada Piano Incoronata<br />

85048 Rotonda (PZ)<br />

Tel. 0973 661686<br />

Parco del Pollino, è in corso la procedura<br />

per ottenere il riconoscimento<br />

<strong>della</strong> Dop.<br />

L’iniziativa è stata promossa, fra gli<br />

altri, dal Consorzio dei produttori e<br />

dall'Alsia.<br />

senta con un baccello di colore giallo<br />

chiaro striato e un seme ovale,<br />

bianco senza screziature. Preferisce<br />

l’aria fresca di montagna e privilegia<br />

per la sua crescita luoghi dove le<br />

temperature massime estive si aggirano<br />

sui 30 gradi. Tutto ciò favorisce<br />

una lenta maturazione. Il prodotto è<br />

raccolto a mano nei mesi di settembre<br />

e ottobre e, a seconda del periodo<br />

dell’anno, si può trovare sul mercato<br />

sia fresco in baccelli da sgusciare,<br />

sia secco in granella.


Il Paniere dei prodotti del Parco<br />

del Pollino è molto articolato e<br />

offre numerose curiosità al consumatore.<br />

Le produzioni sono tutte<br />

ottenute in conformità a disciplinari<br />

tecnici di produzione e certificate.<br />

Per i salumi, tra le tipologie prodotte<br />

ricordiamo prosciutto, capocollo,<br />

pancetta tesa e arrotolata, soppressata,<br />

schiacciata, salciccia fresca e<br />

stagionata, ‘nduia, nuglia.<br />

Un aspetto interessante, nella valle<br />

del Serrapotamo, è la tradizione dell’allevamento<br />

semibrado dei suini.<br />

Una pratica antica, incentivata<br />

nelle attività di<br />

valorizzazione, che<br />

consente di produrre<br />

ottime carni<br />

da trasformare<br />

nel pieno<br />

rispetto del benessere<br />

animale.<br />

Per i formaggi i<br />

I prodotti<br />

del Parco<br />

Il Cugliaccio Albanese<br />

disciplinari fissano regole severe che<br />

riguardano l’ampia gamma di formaggi<br />

freschi e stagionati ottenuti<br />

da latte ovicaprino. Anche la gamma<br />

dei prodotti da forno è molto variegata.<br />

Molto interesse sta suscitando<br />

la Carosella, una varietà locale di<br />

grano tenero che ha rappresentato<br />

un elemento imprescindibile per le<br />

economie familiari di tutta l’area a<br />

ridosso del massiccio del Pollino.<br />

La Carosella è usata ancora oggi per<br />

la produzione dei dolci e di altri<br />

prodotti <strong>tipici</strong> <strong>della</strong> zona.<br />

Ma le curiosità gastronomiche<br />

non si fermano<br />

ai prodotti<br />

certificati finora<br />

descritti. Non si<br />

possono non<br />

ricordare, ad<br />

esempio, i tartufi;<br />

il pomodoro<br />

Costoluto<br />

Il Cugliaccio Albanese o Kulac è un dolce rustico fatto con farina, uova, olio,<br />

strutto, lievito e finocchio selvatico. Tipico <strong>della</strong> tradizione albanese, era preparato<br />

già nel ‘500 in occasione del matrimonio con il tradizionale rito greco-ortodosso.<br />

Ora è un prodotto certificato con il marchio del Pollino.<br />

La ricetta originale viene ancor oggi realizzata a San Costantino Albanese,<br />

paese che fa parte <strong>della</strong> piccola comunità di etnia albanese presente nel Parco.<br />

di Rotonda, ecotipo locale dolce e<br />

profumato che raggiunge anche pezzature<br />

da un kg; ancora, il “mischiglio”,<br />

un composto di farina di ceci,<br />

orzo, grano duro e fave, con il quale<br />

si preparano tradizionalmente paste<br />

fresche condite con cacioricotta e<br />

peperoni secchi a scaglie. Infine,<br />

anche nella pittoresca zona del litorale<br />

tirrenico, tra il mare ed il monte<br />

Sirino, spiccano alcuni prodotti <strong>tipici</strong><br />

di pregio. Un progetto di valorizzazione<br />

già avviato con Comunità<br />

Montana e Gal del territorio punta<br />

su due prodotti: il pane di Trecchina<br />

e l’Olio del Lagonegrese, con<br />

l’obiettivo di allargare l’esperienza<br />

di certificazione.<br />

i<br />

Cooperativa CoPollino<br />

Società cooperativa tra i produttori<br />

agroalimentari del Parco Nazionale<br />

del Pollino<br />

Via V. Emanuele, 35 - 85048 Rotonda (PZ)<br />

Tel./fax 0973-667649<br />

Email: scom.pollino@alsia.it<br />

BASILICATA<br />

23


Matera e dintorni<br />

24 BASILICATA<br />

Matera<br />

e dintorni<br />

Oltre a Matera, con<br />

i Sassi e le Chiese<br />

rupestri, altri centri<br />

importanti caratterizzano<br />

questa zona, come<br />

Montescaglioso, con l’antica<br />

abbazia di San Michele<br />

Arcangelo, Miglionico, con<br />

il castello del Malconsiglio,<br />

e Grassano.<br />

Oltre all’interesse di Matera<br />

e degli altri paesi, non vanno<br />

dimenticate risorse naturali<br />

come il Parco <strong>della</strong> Murgia,<br />

che ha anche grande interesse<br />

storico e archeologico;<br />

l’oasi di San Giuliano,<br />

sull’omonimo lago artificiale<br />

sul Basento; il bosco<br />

<strong>della</strong> Manferrara<br />

di Pomarico e quello<br />

di Verrutoli. Il paesaggio<br />

è vario, costellato di masserie<br />

fortificate. Grano e olivo<br />

sono le colture più importanti<br />

di un’agricoltura ancora<br />

molto diffusa.<br />

I Sassi di Matera<br />

Dal Parco <strong>della</strong><br />

Murgia<br />

l’olio Selva Venusio<br />

Il Parco <strong>della</strong> Murgia Materana, in<br />

collaborazione con i produttori locali,<br />

ha realizzato un paniere dei prodotti<br />

<strong>tipici</strong> certificati.<br />

Il paniere, che si fregierà come<br />

emblema del falco grillaio, simbolo<br />

del parco, è costituito da olio, vino e<br />

formaggi.<br />

Il Parco promuove poi altre iniziative<br />

a sostegno delle produzioni tipiche,<br />

come la riscoperta <strong>della</strong> cucina<br />

locale. All’interno dell’area protetta<br />

del Parco è prodotto l’olio extravergine<br />

Selva Venusio, ottenuto con le<br />

olive raccolte negli antichi uliveti che<br />

si trovano nel territorio di Matera.<br />

L’extravergine è ottenuto seguendo<br />

un disciplinare di produzione garantito<br />

dal Parco.<br />

L’olio Selva Venusio è prodotto dalla<br />

spremitura di olive selezionate tra le<br />

varietà tipiche di questa zona a forte<br />

vocazione olivicola. Tra le cultivar<br />

principali spiccano Cima di Corato,<br />

Nociara, Tarantina, Ogliarola del<br />

Bradano, Leccino, Frantoio.<br />

L’olio ha una caratteristica colorazione<br />

chiara con riflessi verdognoli.<br />

Il gusto particolare richiama i profumi<br />

delle erbe aromatiche <strong>della</strong> terra<br />

d’origine.<br />

i<br />

Parco regionale archeologico<br />

storico naturale delle Chiese rupestri<br />

del Materano<br />

(o Parco <strong>della</strong> Murgia Materana)<br />

Via Sette Dolori, 10 (Rione Sassi) - 75100 Matera<br />

Tel. 0835 336166 Fax 0835 337771<br />

www.parcomurgia.it<br />

Email info@parcomurgia.it<br />

AASD Chiancalata<br />

Contrada Rondinelle<br />

c/o Istituto Tecnico Agrario “G. Briganti”<br />

75100 Matera<br />

Tel. 0835 309194 Fax 0835 269556<br />

Email azienda.chiancalata@alsia.it


Il Pane<br />

di Matera Igp<br />

Il Pane di Matera è uno dei pochi<br />

pani a denominazione in Italia e<br />

l’unico in <strong>Basilicata</strong>. Originario di<br />

Matera, Miglionico e Irsina, questo<br />

pane ha la protezione transitoria<br />

dell’Igp e potrà essere prodotto in<br />

tutto il territorio provinciale.<br />

L’originalità del Pane di Matera, che<br />

ha alle spalle una tradizione che risale<br />

al Regno di Napoli, nasce innanzitutto<br />

dall’impiego di antiche varietà di<br />

grano duro coltivate in zona, come<br />

Cappelli, Duro Lucano, Capeiti e<br />

Appulo, con cui si ottengono farine<br />

che trasferiscono al pane un gusto<br />

unico. Queste varietà tipiche devono<br />

entrare almeno per il 20% nella composizione<br />

del pane. Particolare è poi il<br />

processo di lavorazione ed, in partico-<br />

Gli antichi riti del pane<br />

Alla produzione del pane sono legate, anche a Matera, tradizioni<br />

antiche. Elemento centrale dell’alimentazione, il<br />

pane era un cibo sacro. Il giorno <strong>della</strong> panificazione era un<br />

appuntamento fisso per la massaia contadina. Si iniziava la<br />

sera con il recupero del lievito, conservato dall’ultima panificazione,<br />

e la formazione dell’impasto, che lievitava nel<br />

majustr, un recipiente d’argilla. La mattina dopo si faceva un<br />

impasto più grande, fino a 15 chili di farina nelle famiglie<br />

più numerose; dopo la lievitazione il fornaio passava a<br />

prendere il pane. Le donne si recavano poi al forno, dove<br />

seguivano con apprensione la sorte del proprio pane; per<br />

riconoscerlo lo marchiavano con timbri di legno duro, ancora<br />

oggi conservati. La cottura di una focaccia, la chianca,<br />

serviva da prova per la buona riuscita dell’impasto.<br />

lare, la preparazione del lievito madre,<br />

in cui si usa anche la frutta fresca. Il<br />

Pane di Matera deve rispettare alcune<br />

caratteristiche: la forma a cornetto<br />

oppure a pane alto, la pezzatura da 1<br />

o 2 kg, la mollica di colore giallo<br />

paglierino con la caratteristica alveolazione<br />

e un’umidità non superiore al<br />

33%. La forma particolare e la fragrante<br />

crosta racchiudono un “cuore”<br />

paglierino, immagine dei campi di<br />

grano e <strong>della</strong> semola utilizzata: è il<br />

primo colpo d’occhio che, assieme al<br />

gusto e al sapore, caratterizza il Pane<br />

di Matera. Il processo di produzione,<br />

tramandato negli anni, viene seguito<br />

scrupolosamente. Gli ingredienti vengono<br />

messi nell'impastatrice e lavorati<br />

per circa mezz’ora. Dopo l'impasto,<br />

occorre lasciare lievitare il pastone in<br />

vasca, coperto con teli di stoffa. Si<br />

procede poi a costituire e a pesare le<br />

“preforme” che vengono lasciate riposare<br />

su tavole di legno, ricoperte da un<br />

telo di cotone. Dopo la lievitazione<br />

finale il pane viene cotto, preferibilmente<br />

nei tradizionali forni a legna.<br />

Infine, un consiglio: il Pane di Matera<br />

non ama la plastica. Meglio conservarlo<br />

avvolto in un telo di lino perché<br />

possa respirare e mantenersi fragrante<br />

per molti giorni, da 7 a 9.<br />

i<br />

Associazione per la promozione<br />

e la valorizzazione del Pane di Matera<br />

Via XX Settembre, 25 - 75100 Matera<br />

Tel. 0835 385630 Fax 0835 383099<br />

BASILICATA<br />

25


Matera e dintorni<br />

La Doc Matera è l’ultima arrivata<br />

nel panorama del vino lucano.<br />

Nata da un progetto sviluppato<br />

dall’Alsia, attraverso l’azienda sperimentale<br />

Chiancalata e con il coinvolgimento<br />

di enti e operatori del settore,<br />

oggi comprende l’intero territorio<br />

provinciale. Il disciplinare <strong>della</strong> Doc<br />

comprende sei diversi tipi di vino:<br />

Rosso, Primitivo, Moro, Greco,<br />

Bianco e Spumante. Ogni vino viene<br />

26 BASILICATA<br />

Il Vino Doc<br />

di Matera<br />

ottenuto da vitigni specifici, attraverso<br />

tecniche produttive diverse. Il<br />

Matera Rosso è ottenuto dalla vinificazione<br />

di Sangiovese, Aglianico e<br />

Primitivo, cui si possono aggiungere<br />

altri vitigni autoctoni non aromatici<br />

a bacca nera.<br />

Dalla vinificazione di uve Primitivo<br />

per almeno il 90% si ottiene il<br />

Matera Primitivo. Un uvaggio più<br />

internazionale caratterizza il Matera<br />

Un bicchiere di Matera Doc<br />

Per accompagnare a tavola il Matera Doc c’è solo l’imbarazzo <strong>della</strong> scelta, vista<br />

l’ampia gamma dei vini di questa Doc. Possiamo andare da un bianco giovane<br />

fino ad un rosso strutturato ed importante, come il Primitivo o il Moro. Matera<br />

Bianco e Greco si sposano con primi piatti leggeri, minestre come l’acquasale,<br />

verdure come le patate raganate e, ovviamente, pesce dello Jonio. Se il Matera<br />

Rosso può accompagnare tutto il pasto, al Moro e ancor più al Primitivo vanno<br />

riservati saporiti piatti di carne e sughi ricchi. Come aperitivo o per brindare a un<br />

evento felice, infine, si beve un bicchiere di Matera Spumante metodo classico.<br />

Moro, che prevede un minimo di<br />

60% di Cabernet Sauvignon e del<br />

10% di Merlot, oltre a un 20% di<br />

Primitivo e altri vitigni locali.<br />

Per il Matera Greco si utilizza principalmente<br />

il Greco Bianco (85%),<br />

insieme ad altri vitigni bianchi autoctoni.<br />

Malvasia Bianca di <strong>Basilicata</strong>,<br />

Greco Bianco e piccole percentuali<br />

di altri vitigni danno vita al Matera<br />

Bianco.<br />

Infine, dagli stessi vigneti che danno<br />

le uve per il Bianco, ma con un<br />

diverso processo di vinificazione, si<br />

ottiene il Matera Spumante, ottenuto<br />

solo per rifermentazione naturale.<br />

L’intero processo di vinificazione<br />

deve avvenire solo nel territorio<br />

regionale. Per i vari vigneti è prevista<br />

una produzione massima di 10 tonnellate<br />

per ettaro.<br />

La gradazione alcolica è compresa<br />

tra i 10,5 gradi del Bianco e del<br />

Greco ed i 12,5 del Primitivo.<br />

L’immissione al consumo delle tipologie<br />

Rosso, Primitivo e Moro, infine,<br />

può avvenire solo dopo un periodo<br />

di maturazione obbligatorio di<br />

dodici mesi, a partire dal 1° novembre<br />

dell’anno di produzione delle<br />

uve.


La <strong>Basilicata</strong><br />

ha un cuore biologico<br />

Quasi un quarto del territorio<br />

agricolo lucano è coltivato<br />

secondo il metodo biologico. È il<br />

grande risultato <strong>della</strong> diffusione dell’agricoltura<br />

biologica in <strong>Basilicata</strong>,<br />

che in rapporto alle dimensioni è<br />

senza dubbio una delle regioni più<br />

“biologiche” d’Italia. Nel 2005 il<br />

numero di produttori biologici<br />

iscritti all’Albo regionale ha superato<br />

quota 5.500, oltre il doppio rispetto<br />

all’anno precedente (circa 2.500).<br />

Una crescita ancor più da sottolineare,<br />

se si considera la diminuzione nel<br />

numero di aziende e di ettari coltivati<br />

che il biologico sta avendo in tutta<br />

Italia.<br />

Al successo del biologico ha contribuito<br />

anche l’azione dell’Alsia, che<br />

ora sta portando avanti un progetto<br />

pilota per la “Valorizzazione dei pro-<br />

Il Con.Pro.Bio. Lucano<br />

dotti biologici lucani”, con l’obiettivo<br />

di organizzare l’offerta del comparto<br />

e fornire maggiori informazioni<br />

agli operatori.<br />

Il progetto si compone principalmente<br />

di due azioni: la promozione<br />

di un consorzio per l’organizzazione<br />

dell’offerta biologica regionale<br />

orientata alla fornitura <strong>della</strong> ristorazione<br />

collettiva, scolastica e ospedaliera;<br />

la realizzazione di una rete di<br />

sportelli informativi presso le otto<br />

Aziende Agricole Sperimentali<br />

Dimostrative (AASD) <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>.<br />

Alla realizzazione delle attività<br />

degli sportelli collaborano anche tecnici<br />

e funzionari <strong>della</strong> regione<br />

<strong>Basilicata</strong>, delle organizzazioni professionali<br />

e degli organismi di certificazione.<br />

I settori di maggior sviluppo<br />

del biologico lucano sono l’ortofrut-<br />

Il Consorzio dei produttori biologici lucano è nato con l’idea di raccogliere tutti<br />

i produttori che seguono il metodo biologico sul territorio regionale.<br />

Al Con.Pro.Bio. possono iscriversi tutti gli agricoltori biologici e le aziende di<br />

trasformazione dei prodotti agroalimentari; il Consorzio è aperto anche alla<br />

partecipazione di enti pubblici e privati.<br />

Le informazioni sulle attività<br />

del Con.Pro.Bio. e sulle modalità<br />

di adesione si trovano nella sezione<br />

“Alsia Bio” del sito Internet<br />

dell’Agenzia www.alsia.it<br />

ta e la cerealicoltura. A quest’ultimo<br />

settore, in particolare, sono stati<br />

riservati seminari specifici che hanno<br />

convinto molte aziende a passare al<br />

biologico.<br />

L’attività dell’Alsia per il biologico,<br />

come detto, viene da lontano. Da<br />

tempo sono pubblicati notiziari e<br />

bollettini tecnici destinati ai produttori<br />

biologici, con indicazioni tecniche<br />

e normative. Presso l’Azienda<br />

Pantanello, inoltre, è attivo da un<br />

decennio l’Insettario, un allevamento<br />

dimostrativo che produce insetti<br />

utili per il controllo biologico del<br />

Cotonello degli agrumi e di altri<br />

parassiti delle piante.<br />

Gli insetti vengono consegnati, con il<br />

dovuto supporto tecnico ed informativo,<br />

agli operatori biologici interessati<br />

alle dimostrazioni.<br />

i<br />

Con.Pro.Bio. Lucano<br />

Consorzio Produttori Biologici Lucano<br />

Via T. Tasso, 8 - 75100 Matera<br />

Tel. 0835-337271<br />

Email: conprobio.lucano@tiscali.it<br />

BASILICATA<br />

27<br />

<strong>Prodotti</strong> regionali


Colline Materane<br />

U<br />

28 BASILICATA<br />

Colline<br />

Materane<br />

n ambiente ancora<br />

integro, con il Parco<br />

regionale di Gallipoli-<br />

Cognato e la foresta<br />

demaniale, e la varietà<br />

dei prodotti <strong>tipici</strong> di qualità<br />

sono le principali<br />

caratteristiche di quest’area.<br />

L’olivo è uno dei simboli del<br />

paesaggio, tanto da lasciare<br />

traccia anche nella toponomastica,<br />

come nel paese<br />

di Oliveto Lucano. Tricarico<br />

e Ferrandina, circondata<br />

dagli oliveti di Maiatica,<br />

sono i paesi più grossi<br />

e conosciuti. Particolare<br />

il vecchio abitato di Craco,<br />

ormai abbandonato per<br />

una frana. Aliano, con i suoi<br />

calanchi, ricorda ancora il<br />

confino di Carlo Levi, che qui<br />

è sepolto. Proprio queste sono<br />

le zone descritte con vivida<br />

efficacia in “Cristo<br />

si è fermato a Eboli”.<br />

Il paese di Ferrandina<br />

L’Oliva al forno<br />

di Ferrandina<br />

L’immagine di Ferrandina è legata a<br />

una particolare varietà di olivo, la<br />

Maiatica di Ferrandina. Coltivata<br />

anche in altre zone <strong>della</strong> provincia,<br />

raggiunge proprio<br />

qui la maggiore concentrazione.<br />

La Maiatica è<br />

una varietà a duplice<br />

attitudine. L’olio che si<br />

ottiene da queste olive è<br />

un prodotto di pregio,<br />

con un tipico odore fruttato<br />

e dai caratteri equilibrati di<br />

amaro e piccante. Le olive <strong>della</strong><br />

Maiatica, però, sono note anche per<br />

la particolare procedura di essiccazione<br />

al forno. Una parte del raccolto<br />

viene destinata a questa preparazione,<br />

che fa dell’oliva al forno di<br />

Ferrandina un prodotto molto<br />

richiesto. Dopo la raccolta le olive<br />

appassiscono per una settimana su<br />

ripiani di legno. Sono poi scottate in<br />

acqua bollente, quindi scolate, salate<br />

e condite con origano e finocchio<br />

selvatico. Dopo qualche giorno si<br />

passa alla cottura nel forno a temperatura<br />

moderata, ripetuta due volte.<br />

Le olive sono poi conservate in vasi<br />

di terracotta. L’oliva al forno è una<br />

risorsa economica importante,<br />

se si pensa che nell’agro di<br />

Ferrandina viene prodotta<br />

una quota rilevante delle<br />

olive <strong>della</strong> provincia e<br />

che, di queste, una parte<br />

consistente è destinata<br />

all’essiccazione. In collaborazione<br />

con il comune, è<br />

stato avviato un progetto per la<br />

valorizzazione dell’Oliva al forno di<br />

Ferrandina, con l’obiettivo del riconoscimento<br />

<strong>della</strong> Dop.<br />

i AASD<br />

Baderta delle Murgine<br />

SS 598 Val d’Agri, km 86,5 - Aliano (MT)<br />

Tel./fax 0835 564122<br />

Email azienda.baderta@alsia.it<br />

I prodotti <strong>della</strong> Collina Materana<br />

I formaggi, l’olio extravergine di oliva, le carni ovicaprine, il grano duro ed i<br />

salumi: sono i prodotti del progetto Colline Materane, promosso dall’Alsia insieme<br />

alla Comunità montana Collina Materana e al Gal Le Macine. I formaggi<br />

hanno i loro punti di forza nel Canestrato di Moliterno e in altri prodotti di pregio,<br />

come il cacioricotta. Anche le altre filiere hanno grandi potenzialità, legate<br />

alle particolari caratteristiche ambientali; da notare, in particolare, la valorizzazione<br />

<strong>della</strong> filiera grano duro. Il progetto prevedrà l’organizzazione delle<br />

filiere sia per produrre materie prime certificate per la trasformazione, sia per<br />

ottenere prodotti <strong>tipici</strong> secondo precisi disciplinari di produzione. La promozione<br />

si baserà anche sulla possibilità di allestire una segreteria commerciale, sul<br />

modello di quella del Pollino, e sull’impiego del commercio elettronico.


Il ritorno del Suino<br />

Nero Lucano<br />

Era quasi estinto, come è accaduto a<br />

centinaia di razze zootecniche tradizionali<br />

italiane. Il Suino Nero<br />

Lucano ha avuto però un’altra possibilità,<br />

grazie all’azione dell’Alsia,<br />

dell’Associazione allevatori e <strong>della</strong><br />

Comunità montana del Medio<br />

Basento. A partire dal dopoguerra,<br />

le tante razze suine autoctone allevate<br />

in Italia sono state sostituite da<br />

razze industriali più produttive,<br />

come la Large White. Negli ultimi<br />

anni molte regioni hanno investito<br />

nel recupero delle razze locali. In<br />

<strong>Basilicata</strong> si allevavano varie razze<br />

autoctone, come la Cavallina, una<br />

LA STRADA DEI SALUMI<br />

delle più importanti, oggi scomparsa,<br />

insieme ad esemplari di una razza<br />

dal mantello nero, oggi ridotta a<br />

pochi esemplari. Di quest’ultima<br />

razza si sa poco: l’Università di<br />

La Strada dei salumi lucani, oltre che una via turistica, è anche una strada nel<br />

tempo alla ricerca di tradizioni antichissime, visto che già i Romani riconoscevano<br />

la qualità dei salumi di questa regione. Sono tanti, proprio per questo, i centri<br />

che si incontrano lungo il percorso alla scoperta dei salumi.<br />

In questo settore l’Alsia porta avanti molti progetti di valorizzazione. Un progetto<br />

importante riguarda i salumi <strong>della</strong> Media Valle del Basento e prevede la creazione<br />

di una filiera di salumi prodotti con suini allevati allo stato semibrado da un’associazione<br />

di produttori con sede a Tricarico. I salumi verranno prodotti in un salumificio<br />

in grado di coniugare il rispetto delle tradizioni e le norme igienico-sanitarie.<br />

L’etichetta evidenzierà sia il salumificio sia l’azienda agricola.<br />

Salumi si producono praticamente dappertutto in regione, dal Vulture alla Val<br />

d’Agri ai dintorni di Matera. Ecco quindi i salumi del Parco del Pollino, riconoscibili<br />

dal marchio del parco, con l’ampia<br />

scelta tra capocollo, pancetta, soppressata,<br />

schiacciata e altri prodotti. A<br />

Picerno, nel Marmo Platano, c’è la<br />

Lucanica che vuole il riconoscimento<br />

dell’Igp. Da ricordare, infine, i salumi di<br />

Cancellara.<br />

<strong>Basilicata</strong> sta studiando una sua<br />

caratterizzazione e l’ha definita temporaneamente<br />

Suino Nero Lucano.<br />

Dal 2001 è partito il progetto per<br />

salvarla dall’estinzione. Dopo aver<br />

individuato sei soggetti di probabile<br />

origine autoctona, è stato avviato un<br />

allevamento pilota nella Comunità<br />

Montana di Tricarico.<br />

I soggetti in selezione sono adesso<br />

40. Il primo obiettivo è l’incremento<br />

del numero per ottenere una popolazione<br />

base. Le prime coppie di animali<br />

potranno poi essere affidate ad<br />

“allevatori-custodi”, che avranno il<br />

compito di farli riprodurre.<br />

Solo quando il pericolo di estinzione<br />

sarà scongiurato, si potrà organizzare<br />

la produzione dei salumi di Suino<br />

Nero Lucano.<br />

Picerno<br />

Cancellara<br />

Tricarico<br />

Latronico<br />

BASILICATA<br />

29


Metapontino<br />

U<br />

30 BASILICATA<br />

Metapontino<br />

na fertile pianura<br />

solcata da fiumi,<br />

dal Bradano al Basento,<br />

dall’Agri al Sinni, e aperta<br />

sul mare: è il Metapontino,<br />

la culla <strong>della</strong> Magna Grecia.<br />

Segni dell’antica civiltà sono<br />

ancora oggi i parchi<br />

archeologici ed i musei<br />

di Metaponto e Policoro.<br />

L’unica vera pianura<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> è stata<br />

un’area di bonifica<br />

e oggi è caratterizzata<br />

da un’agricoltura moderna,<br />

con coltivazioni specializzate<br />

soprattutto nell’ortofrutta.<br />

Centri importanti sono,<br />

vicino al mare, Metaponto,<br />

Scanzano e Policoro;<br />

più all’interno ci sono Tursi,<br />

Montalbano Jonico e Pisticci.<br />

Se il turismo spinge<br />

lo sviluppo dell’area costiera,<br />

le zone più interne possono<br />

valorizzare le risorse<br />

naturali e culturali ed il<br />

patrimonio agroalimentare.<br />

La costa del Metapontino<br />

L’ortofrutta<br />

del Metapontino<br />

Il Metapontino è il cuore <strong>della</strong> produzione<br />

di ortofrutta lucana, concentrando<br />

i tre quarti <strong>della</strong> superficie<br />

agricola interessata da queste colture.<br />

Il riconoscimento del Distretto<br />

agroalimentare di qualità del Metapontino<br />

ne ha attestato l’altissima<br />

specializzazione produttiva.<br />

Il distretto aggrega 12 comuni, in cui<br />

l’agricoltura occupa il 26% <strong>della</strong><br />

popolazione attiva. Le imprese interessate<br />

sono 5mila, con una superficie<br />

di oltre 21mila ettari. Il fatturato<br />

stimato è di oltre 100 milioni di euro.<br />

Il progetto per la valorizzazione delle<br />

produzioni ortofrutticole del Metapontino,<br />

che prevede il coinvolgimento<br />

di organizzazioni dei produttori<br />

ed enti di ricerca, vuole sostenere<br />

le produzioni sui mercati. Sarà istituito<br />

un marchio d’area che prevede<br />

l’adozione di disciplinari di produ-<br />

zione. L’ortofrutta del Metapontino<br />

potrà diventare più competitiva e<br />

superare le difficoltà attuali, causate<br />

dalla concorrenza di prodotti extraregionali<br />

dai costi inferiori. Una<br />

situazione che, insieme alla mancanza<br />

di un’organizzazione commerciale<br />

locale, danneggia i produttori e limita<br />

gli investimenti nel settore.<br />

Con un marchio territoriale che<br />

garantisca il consumatore e identifichi<br />

la provenienza, le produzioni del<br />

Metapontino avranno un’arma in più<br />

sui mercati.<br />

i AASD Pantanello<br />

SS 106 Jonica km 448,2<br />

75010 Metaponto-Bernalda (MT)<br />

Tel. 0835 745071<br />

Email azienda.pantanello@alsia.it


Le arance<br />

di <strong>Basilicata</strong><br />

La coltivazione degli agrumi in<br />

<strong>Basilicata</strong> ha una storia antica.<br />

Ad introdurli furono gli Arabi: la<br />

coltivazione si concentrò lungo i<br />

fiumi Agri e Sinni per la presenza di<br />

acqua. Nel corso del tempo gli agricoltori<br />

lucani hanno moltiplicato<br />

direttamente molti ecotipi locali di<br />

arancio, selezionando alcune varietà,<br />

come il Biondo o Golden di Tursi, il<br />

Biondo o Golden di Montalbano e,<br />

soprattutto, l’Arancia Staccia di<br />

Tursi e Montalbano. Si tratta di cultivar<br />

a polpa bionda e a maturazione<br />

tardiva. Per questo aspetto, in passato<br />

venivano collocate soprattutto nel<br />

mercato campano per il consumo<br />

fresco e, quando il raccolto era<br />

abbondante, anche per la trasformazione<br />

in succhi freschi.<br />

Il minore interesse commerciale,<br />

l’età degli impianti e la frammentazione<br />

fondiaria hanno portato ad un<br />

progressivo abbandono di queste<br />

coltivazioni, a cui si vuole contrapporre<br />

la valorizzazione delle varietà<br />

locali, in particolare dell’Arancia<br />

Staccia. Si tratta di un’arancia di<br />

LA STRADA DELL’ORTOFRUTTA<br />

È un percorso lungo e apparentemente contorto quello che percorre tutto il territorio<br />

lucano, seguendo la Strada del gusto dedicata all’ortofrutta. Una tradizione alimentare<br />

contadina, basata in gran parte, oltre al pane, proprio sulle verdure e<br />

sulla frutta, non poteva non vedere nel tempo la selezione di tante varietà locali.<br />

Se il Metapontino è senza dubbio l’area più avanzata dell’ortofrutta lucana, la<br />

Strada dell’ortofrutta tocca tanti centri<br />

<strong>della</strong> regione, da Sarconi, con i Fagioli<br />

Igp, fino a <strong>Senise</strong>, con i Peperoni da<br />

essiccare, anch’essi Igp. Nel Pollino la<br />

strada passa per Rotonda, con la<br />

Melanzana rossa, il Fagiolo Poverello e<br />

quello Bianco e con varietà minori, ma<br />

non meno interessanti, come il grande<br />

Pomodoro costoluto. Ci sono poi le<br />

mele dell’Alta Val d’Agri, il marroncino<br />

di Melfi ed il cavolfiore <strong>della</strong> valle<br />

dell’Ofanto, a rappresentare altre tappe<br />

di un percorso gustoso e salutare.<br />

grande pezzatura, dalla buccia spessa,<br />

con pochi semi, a polpa bionda e<br />

di forma schiacciata: prende infatti il<br />

nome dalla pietra appiattita sinonimo<br />

di un gioco pastorale.<br />

La maturazione, come detto, è tardiva<br />

ed il contenuto in succo<br />

è elevato. Grazie<br />

alla collaborazione<br />

con la Comunità<br />

montana Basso<br />

Sinni, saranno promosse<br />

una serie<br />

di azioni, che<br />

vanno dal recupero<br />

e conservazione<br />

del germoplasma,<br />

alla valutazioneagronomica<br />

degli ecotipi<br />

selezionati, dalla<br />

verifica delle potenzialità<br />

commerciali alla diffusione dei<br />

cloni migliori.<br />

Melfi<br />

Sarconi<br />

Rotonda<br />

<strong>Senise</strong><br />

BASILICATA<br />

31<br />

Metaponto


ALSIA<br />

Agenzia Lucana di Sviluppo<br />

e di Innovazione in Agricoltura<br />

Via Carlo Levi - 75100 Matera - Numero Verde 800213156 - Tel. +39 0835 2441 - Fax +39 0835 244261<br />

Sito Internet www.alsia.it - Email posta@alsia.it<br />

Realizzato in collaborazione con<br />

I.P.

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