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lezione enzimi prof. taibi 23/03/2011 - Aulett@'99

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ENZIMI<br />

Il termine catalizzatore, mutuato dalla chimica, si riferisce ad una sostanza che<br />

aumenta la velocità di una reazione chimica, pur non facendo parte della equazione<br />

che la definisce e che si ritrova inalterato al termine del processo. Un enzima è un<br />

catalizzatore biologico: aumenta la velocità di una reazione, ma non provoca alcuna<br />

trasformazione che non sarebbe accaduta in sua assenza, sia pure in tempi più<br />

prolungati, cioè non sposta l’equilibrio di una reazione ma abbrevia il tempo in cui<br />

esso viene raggiunto.<br />

Ap<strong>prof</strong>ondimento<br />

Nelle reazioni chimiche, come in tutto il mondo fisico, non è possibile creare o distruggere<br />

energia. Un sistema può perdere o guadagnare energia come calore o compiere lavoro a spese<br />

dell’intorno (ambiente). Per un cambiamento di stato, la I legge della termodinamica può<br />

essere espressa dalla seguente equazione:<br />

ΔE = q – w (1)<br />

dove ΔE rappresenta la variazione di energia interna del sistema; q il flusso di calore e w il<br />

lavoro compiuto. Per piccole variazioni differenziali di ha:<br />

dE = dq – dw (2)<br />

Se il lavoro compiuto implica variazioni nel volume del sistema ad una data pressione, il<br />

termine dw diventa PdV (dove P è la pressione e V il volume) e la eq. (2) diventerà:<br />

dE = dq – PdV (3)<br />

L’energia interna di un composto è rappresentata dall’entalpia (H). In questo termine sono<br />

contenute sia l’energia derivante dalle interazioni tra le molecole sia quella intrinseca delle<br />

molecole stesse.<br />

La relazione che lega la variazione di entalpia e la variazione dell’energia interna del sistema<br />

è espressa dalla seguente equazione:<br />

Per piccole variazioni si avrà:<br />

ed anche :<br />

ΔH = ΔE – PΔV (4)<br />

dH = d(E + PV) = dE + PdV + VdP (5)<br />

dH = dq – dw + PdV + VdP (6)<br />

Per un sistema che compie esclusivamente lavoro di tipo PdV (cioè dw = PdV) si avrà:<br />

dH = dq + VdP (7)<br />

Per reazioni che avvengono a pressione e volume costanti, come la maggior parte delle<br />

reazioni biochimiche, si avrà che:<br />

dH= dq (8)<br />

Una reazione tenderà ad avvenire con più facilità tanto più negativo sarà il termine:<br />

ΔH - TΔS (9)


cioè fino a quando ΔG = 0. In queste condizioni non viene svolto lavoro termodinamico ed il<br />

sistema ha raggiunto l’equilibrio.<br />

Biochimica ed Energia<br />

Anche se nell'universo tutto tende spontaneamente verso il massimo disordine (ΔS>0)<br />

ciò non comporta la possibilità di utilizzare la variazione di entropia per potere<br />

misurare la spontaneità di un processo; ciò in quanto non é possibile misurare<br />

l'entropia dell'intero universo. Quanto affermato spiega perché non è possibile<br />

predire la spontaneità di una qualunque trasformazione soltanto dalla misurazione<br />

della variazione dell' entropia; infatti una reazione esotermica (ΔH


iochimica. Per ogni processo reale o fattibile, la variazione dell'energia libera di Gibbs<br />

(ΔG) é negativa; il sistema possiede più energia libera nello stadio iniziale che in quello<br />

finale.<br />

ΔG = Gfinale – Giniziale,<br />

Tutte le reazioni fattibili si svolgono con variazioni negative di energia libera (ΔG).<br />

Quando la variazione di energia libera é zero, la reazione o processo è all'equilibrio.<br />

Questi importanti risultati possono essere così sintetizzati:<br />

ΔG < 0 (il processo é fattibile ed esoergonico)<br />

ΔG = 0 (prevalgano condizioni di equilibrio ed il processo è isoergonico)<br />

ΔG > 0 (il processo non è fattibile ed è endoergonico)<br />

Da quanto detto si potrebbe dedurre che qualunque reazione con un valore di ΔG<br />

altamente negativo deve procedere con una velocità misurabile, ma così non è<br />

dipendendo essa dal ΔG di ogni singolo intermedio della reazione. Ciò significa che<br />

anche se il ΔG complessivo é altamente negativo la trasformazione di un substrato in<br />

un prodotto potrebbe presentare degli intermedi con ΔG positivi. Ecco perché molte<br />

trasformazioni di per se termodinamicamente favorite necessitano per avvenire, a<br />

velocità misurabili, della presenza di specifici <strong>enzimi</strong> che accelerano la reazione senza<br />

però interferire sul ΔG complessivo della trasformazione.<br />

Ne deriva che un enzima può soltanto accelerare il raggiungimento dell'equilibrio<br />

termodinamico ma non può promuovere un reazione che presenta un ΔG positivo.<br />

In una qualunque reazione di trasformazione (S → P) viene immediato pensare che<br />

maggiore è il rapporto S/P maggiore sarà la possibilità di fare avvenire la<br />

trasformazione, se tale reazione mostra ΔG negativi. Al contrario se il rapporto S/P è<br />

identico al rapporto all’equilibrio (P/S = Keq) non avverrà nessuna trasformazione e<br />

non verrà svolto alcun lavoro (ΔG = 0).<br />

Variazione di energia libera standard e costante di equilibrio<br />

La variazione di energia libera standard è correlata alla costante di equilibrio.<br />

Consideriamo la seguente chimica:<br />

A + B → C + D<br />

L'equazione seguente illustra la relazione logaritmica tra la variazione di energia<br />

libera standard e la costante di equilibrio:


ΔG 0 = -RT ln Keq<br />

dove R è detta costante dei gas o coefficiente energia-temperatura e mette appunto in<br />

relazione la temperatura con l'energia. R ha il valore di 8.314 KJ mole -1 o 1.987 Kcal<br />

mole -1 , e T è il valore della temperatura assoluta in gradi Kelvin (25 °C = 298 °K).<br />

E' necessario a tal punto definire le condizioni standard per il biochimico. Dato che la<br />

maggior parte delle reazioni biochimiche avviene in soluzioni acquose, la<br />

concentrazione dei reagenti e dei prodotti può essere assunta uguale ad 1M (1<br />

mole/litro). Il fatto che l'acqua in realtà non abbia una concentrazione 1M ma bensì<br />

55.6 M (l000g/L+18g/mole acqua) non ha comunque effetto auJIe variazioni di<br />

energia libera.<br />

Per ricapitolare, "la variazione di energia libera standard di un processo chimico è la<br />

variazione_ di energia libera di Gibbs durante la conversione dei reagenti in prodotti di<br />

tutti i componenti (eccetto l’acqua) sono presenti ad una concentrazione 1M". La<br />

concentrazione dei componenti rimane costante durante la conversione.<br />

La variazione di energia libera di molte reazioni è influenzata dal pH. Siccome la<br />

maggior parte delle reazioni biochimiche avviene in condizioni vicine alla neutralità<br />

(pH=7), questo valore di pH (H + = 1•10 -7 ) è usato per lo standard biochimico. Questo<br />

perché una concentrazione 1M di H + corrisponderebbe ad un pH ≈ 0 incompatibile<br />

con la vita. Questa convenzione è indicata dal simbolo (‘) ed indicheremo ΔG come<br />

ΔG', ΔG 0 come ΔG 0’ e Keq come K'eq.<br />

Anche in questo caso la variazione di energia libera standard sarà funzione<br />

logaritmica della costante di equilibrio:<br />

(dove RT = 2477.6 J mole -1 a 25 °C)<br />

ΔG 0’ = -RT In K'eq<br />

che se espressa in forma di logaritmo decimale sarà:<br />

ΔG 0' = -2.3 RT lg K'eq<br />

(dove 2,3 RT = 5698.4 J mole -1 a 25 °C)<br />

La relazione matematica che lega ΔG' ad una qualunque reazione deve contenere due<br />

termini: uno che contiene la concentrazione dei substrati e dei prodotti nelle varie fasi<br />

di trasformazione ed l'altro la concentrazione degli stessi all'equilibrio:<br />

ΔG' = -1,3 RT Iog K'eq + 2,3 RT log [P] a [P] b …../[S] c [S] d ...<br />

Per cui la variazione di energia libera qualunque sia la concentrazione dei reagenti e<br />

dei prodotti:<br />

ΔG' = ΔG 0’ + 5968.4 1og [P] a [P] b …../[S] c [S] d ...


Il concetto della addizionabilità dei singoli valori di ΔG' in una trasformazione<br />

complessa permette ai sistemi biologici di produrre l’energia necessaria a portare<br />

avanti tutte la reazioni chimiche necessarie per la propria crescita e sopravvivenza.<br />

L'energia non essendo sempre immediatamente utilizzabile, o se si, non utilizzabile<br />

nello stesso compartimento cellulare, deve essere immagazzinata in una qualche<br />

forma che possa essere disponibile quando necessario (glicogeno, trigliceridi,<br />

proteine) sia immediatamente disponibile (creatina-P, ATP, ed in percentuale<br />

inferiore altri nucleotidi quali UTP, CTP, GTP, NADH e NAPH).<br />

_________________________<br />

Come già descritto l’equazione che definisce la variazione di energia libera di una<br />

reazione chimica contiene due termini: uno che indica la concentrazione dei prodotti<br />

e dei reagenti in condizioni di equilibrio ed uno che indica le reali concentrazioni dei<br />

prodotti e dei reagenti in un determinato sistema.<br />

Se si considera la reazione:<br />

Varrà la seguente equazione:<br />

A + B ↔ C + D<br />

dove ΔG’ è la variazione di energia libera del sistema a pH 7.0 e ΔG 0’ esprime la<br />

variazione di energia libera nelle seguenti condizioni standard:<br />

1. concentrazione 1M di tutti i ragenti e dei prodotti;<br />

2. pressione pari ad 1 atmosfera;<br />

3. temperatura di 25 °C;<br />

4. pH 7.0.<br />

Un valore negativo di ΔG’ indica che una reazione come quella sopra scritta<br />

procederà da sinistra verso destra e, in determinate condizioni di concentrazione di<br />

reagenti e prodotti, dà una misura di quanto la reazione considerata sia lontana<br />

dall’equilibrio (Figura).<br />

Tuttavia il parametro ΔG’ non dà alcuna indicazione sulla velocità con cui la reazione<br />

si avvicina all’equilibrio.


Quando una reazione è all’equilibrio, indipendentemente dalle concentrazioni iniziali<br />

di A, B, C, D, si verificano le condizioni di minima energia in cui non è possibile alcun<br />

lavoro ulteriore, cioè:<br />

ΔG’ = 0<br />

Poiché le concentrazioni indicate si riferiscono all’equilibrio, si ha che:<br />

Come un valore di ΔG’ molto negativo non implica che una reazione proceda ad alta<br />

velocità, ma semplicemente che il rapporto esistente tra prodotto e reagenti è più<br />

basso che all’equilibrio, così un valore di ΔG°’ molto negativo, che pure indica la<br />

tendenza di una reazione a procedere verso destra, non dice nulla sulla velocità alla<br />

quale la reazione procede.<br />

Gran parte delle reazioni con ΔG°’ molto negativo non procedono a velocità<br />

apprezzabile a temperatura compatibili con la vita in assenza di un opportuno<br />

catalizzatore. Per esempio l’ossidazione completa del glucosio:<br />

glucosio + 6O2 → 6CO2 + 6H2O<br />

ha un ΔG°’ di –686 kcal/mole, conseguentemente il glucosio all’aria è piuttosto<br />

instabile in senso termodinamico. Ma il glucosio come cristallo solido in ambiente<br />

sterile ed a temperatura ambiente non produce CO2 ed H2O ad una velocità<br />

misurabile, per cui il glucosio è stabile in senso cinetico.<br />

La stabilità cinetica si spiega considerando un tipico <strong>prof</strong>ilo energetico, cioè un<br />

grafico in cui viene riportata la variazione di energia libera standard in funzione della<br />

coordinata di reazione (Figura).


Considerando una qualsiasi reazione:<br />

S → P<br />

La velocità di questa reazione dipende dal numero di molecole di S che entrano nello<br />

stato di transizione per unità di tempo. Infatti per aumentare la velocità di una<br />

reazione si può innalzare la temperatura del sistema che, aumentando il moto termico<br />

delle molecole, incrementa il numero di molecole S attivate, oppure abbassare<br />

l’energia di attivazione della reazione, cosa che si ottiene con l’intervento di un<br />

catalizzatore. Una reazione elementare, o reazione a uno stadio, è contraddistinta da<br />

una sola energia di attivazione e da un solo stato di transizione (vedi Fig. precedente),<br />

mentre in una reazione a più stadi ci sono una energia di attivazione e uno stato di<br />

transizione per ogni stadio (vedi Figura seguente).


Le cellule vivono a temperature relativamente basse (0-100 °C). A queste temperature<br />

poche reazioni, se non nessuna, avverrebbero ad una velocità sufficiente da consentire<br />

alla cellula di crescere e di riprodursi. I sistemi biologici sono in grado di<br />

sopravvivere in condizioni “blande” in senso biochimico, in quanto utilizzano<br />

catalizzatori biologici, gli <strong>enzimi</strong>, che selettivamente abbassano l’energia di<br />

attivazione delle reazioni cicliche vitali. Una reazione catalizzata da un enzima a 25<br />

°C può procedere da 10 6 a 10 15 volte più velocemente della stessa reazione non<br />

catalizzata.<br />

Come già detto, l’enzima non ha alcun effetto sulla variazione di energia libera e sulla<br />

costante di equilibrio della reazione, semplicemente aumenta la velocità con la quale<br />

la reazione raggiunge l’equilibrio.<br />

Consideriamo la seguente trasformazione:<br />

k1<br />

S ⇔ P (k1 = 10 -3 min -1 e k-1 = 10 -5 min -1 )<br />

k-1<br />

dove le due k sono rispettivamente le costanti di velocità delle reazioni S → P e P →<br />

S. All’equilibrio, la velocità della reazione (v) in un senso eguaglia quella nell’altro<br />

senso:<br />

v1 = k1[S] = v-1 = k-1[P]<br />

cioè: k1[S] = k-1[P]<br />

da cui: [P] = k1[S]/k-1<br />

poiché: Keq = [P]/[S]<br />

avremo che: Keq = k1/k-1 = 10 -3 /10 -5 = 100<br />

In presenza di un opportuno enzima sia k1 che k-1 sono aumentate nella stessa misura.<br />

Dunque Keq rimane invariata e di conseguenza anche ΔG’ e ΔG°’.


L’energia di attivazione viene abbassata nelle reazioni catalizzate.<br />

ΔG ‡ è l’energia di attivazione della molecola dello stato di transizione e ΔG° è<br />

l’energia libera totale della reazione.


Enzimi:<br />

Definizione di Enzima<br />

1. Gli <strong>enzimi</strong> sono catalizzatori sintetizzati nelle cellule;<br />

2. Chimicamente sono polimeri eterologhi di aminoacidi (proteine);<br />

3. spesso sono associati a cofattori per svolgere la loro attività catalitica.<br />

4.<br />

L’enzima può essere costituito da un solo polipeptide (monomero) o da più polipeptidi<br />

(oligomero). L’oligomero può essere costituito da monomeri (detti anche subunità)<br />

identici (portomeli) o da monomeri diversi.<br />

Gli <strong>enzimi</strong> possono essere classificati sulla base della natura chimica del cofattore a<br />

cui sono associati per essere biologicamente attivi.<br />

I cofattori o co<strong>enzimi</strong> si distinguono in:<br />

Ioni metallici (Ca 2+ , Zn 2+ , Mg 2+ , K + , ecc.). Fanno parte del sito attivo partecipando<br />

direttamente al meccanismo di catalisi.<br />

Co<strong>enzimi</strong> trasportatori. Molecole organiche che si legano reversibilmente con legami<br />

deboli all’apoenzima e partecipano al meccanismo di catalisi. Sono trasportatori di<br />

radicali: atomi o gruppi di atomi (es. NAD + , CoA….). Avvenuta la reazione un<br />

prodotto della reazione rimane legato al coenzima, il coenzima quindi diffonde e si<br />

lega ad un altro enzima per cedere in un’altra reazione il radicale trasportato.<br />

Gruppi prostetici. Molecole organiche legate stabilmente all’apoenzima mediante<br />

legami covalenti o molti legami deboli (es. citocromi, biotina….).<br />

I cofattori svolgono un ruolo fondamentale nella catalisi; in loro assenza l’enzima non<br />

è attivo; la reattività dei cofattori è influenzata dalla proteina, senza apoenzima essi<br />

sono inattivi per la catalisi.<br />

Esistono casi in cui ioni metallici o molecole (talvolta co<strong>enzimi</strong> stessi) sono<br />

indispensabili per l’attività di un enzima pur non partecipando direttamente al<br />

meccanismo della catalisi. Essi servono a mantenere l’enzima nella conformazione<br />

attiva e possono essere legati stabilmente o reversibilmente alla proteina, in questo<br />

ultimo caso possono agire come effettori per la regolazione dell’enzima.


PRINCIPALI COENZIMI E GRUPI PROSTETICI


Nicotinamide adenin dinucleotide (NAD + ) e Nicotinamide adenin dinucleotide fosfato<br />

(NADP + )<br />

↑<br />

Nella forma ridotta è indicata solo la nicotinamide (vitamina PP) ed R rappresenta il<br />

resto della molecola. La freccia indica l’ossidrile esterificato con acido fosforico nel<br />

NADP + .<br />

I due co<strong>enzimi</strong> piridinici hanno diversa funzione: il NADH cede 1H + e 2 e - per la<br />

sintesi di ATP; Il NADPH cede 1H + e 2e - per le reazioni di riduzione nei processi di<br />

biosintesi (anabolismo).<br />

Il NADP + ed il NAD + quando vengono ridotti in una reazione, si liberano della parte<br />

proteica dell’enzima, diffondono per legarsi ad un’altra proteina enzimatica e<br />

partecipare ad una reazione di riduzione in cui cedendo 1H + e 2e - sono nuovamente<br />

riossidati; quindi diffondono per legarsi al primo enzima ed essere di nuovo ridotti.


I NAD + vengono ridotti in varie reazioni; nella glicolisi: 3-fosfogliceraldeide-<br />

deidrogenasi; nel ciclo di Krebs: isocitrico deidrogenasi, lipoil deidrogenasi, malico<br />

deidrogenasi, ecc. I NADH + H + vengono ossidati nella fosforilazione ossidativi, nella<br />

gluconeogenesi (3-fosfogliceraldeide-deidrogenasi) nella glicolisi anaerobia (LDH). I<br />

NADP + vengono ridotti nello shunt dell’esosomonofosfato, e nelle reazioni dell’enzima<br />

malico e dell’isocitrico deidrogenasi. I NADPH + H + vengono ossidati nella sintesi<br />

degli acidi grassi, sintesi dell’acido tetraidrofolico, colesterolo ecc.<br />

Coenzima A(CoA), trasportatore universale di gruppi acili.<br />

Principali vie metaboliche dove viene utilizzato il CoA: β-ossidazione degli acidi<br />

grassi, prime reazioni per la sintesi del colesterolo e corpi che tonici, sintesi dei<br />

trigliceridi e fosfolipidi, allungamento della catena alifatica dell’acido palmitico.


Struttura della Vitamina B1 e sua forma attiva fosforilata<br />

Struttura della Vitamina B2 (Riboflavina) e forme attive<br />

La riboflavina, isolata per la prima volta dal latte, deve il suo intenso colore giallo al<br />

complesso anello di isoallosazina presente nella molecola. La dose giornaliera<br />

consigliata nella dieta è di circa 1,7 mg.<br />

Le forme coenzimatiche attive della riboflavina sono due:<br />

1. FMN (riboflavina-5’-P)<br />

2. FAD (flavinadenindinucleotide)


Proprietà dell’Enzima<br />

L’enzima è un congegno chimico le cui proprietà di catalisi specifica sono ristrette ad<br />

una piccola zona della superficie della molecola, detta sito catalitico. Il sito catalitico<br />

ha le seguenti proprietà:<br />

1. Complementarietà di carica e di forma con il substrato che lega con alta<br />

affinità e specificità.<br />

2. Parte della sua struttura può essere idrofoba. In questa parte si hanno forti<br />

interazioni tra atomi carichi elettrostaticamente che non sarebbero possibili in<br />

presenza di acqua (es. gruppi carbossilici indissociati, legami salini molto<br />

forti). Essa inoltre serve a legare le parti idrofobiche (quando presenti) dei<br />

substrati.<br />

3. Possibilità di piccoli spostamenti (da 0 a 2 Å) tra i gruppi responsabili della<br />

formazione del complesso ES e/o della catalisi. Questi spostamenti sono causati<br />

da cambiamenti conformazionali dell’enzima che ha legato il substrato<br />

(induced fit) o effettori (allosterismo)). I cambiamenti conformazionali,<br />

facilmente reversibili perché richiedono poca energia fornita dall’agitazione<br />

molecolare, sono parte essenziale dei meccanismi molecolari di catalisi e di<br />

regolazione degli <strong>enzimi</strong>.<br />

4. La geometria (naturale o indotta) dei gruppi responsabili della legatura del<br />

substrato e della catalisi è tale da porre gli atomi (dei substrati e dell’enzima)<br />

che devono interagire nella distanza e nell’angolo che devono formare (effetti<br />

prossimità ed orientamento degli orbitali) e se necessario provocare una<br />

distorsione nella struttura del substrato.


GRADI DI SPECIFICITA’<br />

Un enzima ha specificità assoluta quando lega un solo substrato (es. aspartasi,<br />

glucochinasi, succinico deidrogenasi) o relativa quando può legare vari composti in<br />

genere aventi struttura chimica simile catalizzando lo stesso tipo di reazione (es.<br />

esochinasi, lipasi, esterasi, fosfatasi) o catalizzando anche reazioni diverse (es. la<br />

chimotripsina lega substrati diversi e catalizza reazioni diverse come la scissione<br />

idrolitica del legame peptidico, amidico ed estereo).<br />

L’aspartasi è un esempio di enzima dotato di specificità assoluta, di stereospecificità e<br />

di specificità geometrica.<br />

Questo enzima catalizza la trasformazione dell’acido L aspartico in acido fumarico:<br />

questo riconoscimento (stereospecificità) è solo apparentemente di difficile<br />

realizzazione, infatti, se si ammette che l’enzima prenda contatto con il substrato in<br />

almeno tre punti (es. i due gruppi COO - e il gruppo NH + 3) e tenendo presente la<br />

disposizione nello spazio di tali gruppi si comprende il perché della incapacità della<br />

aspartasi di attaccare il D-aspartato.


Specificità relativa: composti simili sono substrati dell’enzima, ma con diversa Km e<br />

Vmax. Ciò può essere causato da una diversa affinità di E verso i vari substrati e/o<br />

perché i substrati sono più o meno chimicamente idonei ad indurre la conformazione<br />

richiesta per la catalisi(Induced Fit).<br />

Le lipasi sono <strong>enzimi</strong> con specificità relativa, scindono idroliticamente il legame<br />

estereo tra il carbossile di vari acidi grassi con vari alcool. Le <br />

scindono il legame estereo tra acidi grassi a lunga catena ed il glicerolo.<br />

Le fosfatasi monoesterasi scindono idroliticamente il legame estereo dell’acido<br />

fosforico con qualsiasi molecola biologica.<br />

Legatura del substrato all’enzima e catalisi.


La legatura di E con S e la catalisi sono eventi separati e concatenati; responsabili di<br />

queste due fasi della funzione catalitica degli <strong>enzimi</strong> sono in genere catene laterali di<br />

differenti aminoacidi tutte localizzate nel sito attivo dell’enzima. La specializzazione<br />

nelle due funzioni di residui aminoacidici diversi è richiesta dal meccanismo<br />

dell’induced-fit (teoria della conformazione indotta dal ligando sul sito catalitico<br />

dell’enzima), dove i residui aminoacidici responsabili della catalisi interagiscono con<br />

il substrato solo dopo che questo si è legato al sito catalitico.<br />

Una prova della separazione delle due funzioni è data dalla inibizione competitiva<br />

(analoghi del substrato si legano all’enzima, talvolta più stabilmente del substrato<br />

stesso, ma non reagiscono perché non possono interagire in maniera opportuna con i<br />

gruppi dell’enzima responsabili della catalisi.<br />

CATALISI ENZIMATICA


I -MODI DI SCISSIONE DEI LEGAMI DA PARTE DEGLI ENZIMI-<br />

Un legame covalente tra due atomi consiste nella condivisione di una coppia di<br />

elettroni. Nella scissione di un legame, uno o entrambi gli atomi si combinano con<br />

nuovi atomi con cui condividono una coppia di elettroni.<br />

Consideriamo ad esempio la scissione del legame C-H. Il processo può avvenire<br />

soltanto in due modi:<br />

(1) Scissione omolitica (omolisi) in cui un elettrone rimane sul carbonio ed uno<br />

sull'idrogeno con formazione di due radicali; cioè di specie che presentano un<br />

elettrone spaiato distribuito sugli orbitali molecolari<br />

-C÷H → -C • + H •<br />

un altro esempio di reazione a radicali liberi, anche se completamente diversa è quella<br />

che coinvolge l'O2 e il Fe 2+ dell'eme emoglobinico<br />

Fe 2+ ÷O=O → Fe 2+ + O=O<br />

C'è una probabilità finita e piccola che avvenga la seguente reazione collaterale, con<br />

la produzione del radicale libero superossido<br />

Fe 2+ ÷O=O → Fe 3+ * O=O •-<br />

L'emoglobina risultante è detta metaemoglobina che può essere riconvertita in<br />

emoglobina ferrosa; anche lo ione superossido può essere eliminato<br />

(2) Scissione eterolitica (eterolisi), che lascia entrambi gli elettroni su un atomo; se<br />

rimangono sul carbonio si forma una specie intermedia detta carbanione più un H +<br />

−C÷H → −C •- + H +<br />

se rimangono sull'idrogeno si formano un carbocatione, che è una specie elettroncarente,<br />

e uno ione idruro<br />

−C÷H → −C + + H •-<br />

I carbocationi e gli ioni idruro sono specie intermedie in molte reazioni catalizzate<br />

dalle deidrogenasi<br />

La formazione di un carbanione è generalmente più favorita, essendo il carbonio più<br />

elettronegativo dell'idrogeno ma, nelle reazioni enzimatiche, può anche generarsi<br />

l'altro meccanismo che viene determinato dai costituenti del sito attivo.<br />

Le vie di scissione eterolitiche coinvolgono intermedi ionici che si formano nella<br />

conversione del substrato/i in prodotto/i.<br />

Una grossolana classificazione dei reagenti in base alle loro caratteristiche consiste<br />

nella loro divisione in elettron-ricchi (nucleofili) o elettron-carenti (elettrofili).<br />

I nucleofili più comuni in biologia sono quelle molecole che contengono ossigeno, zolfo<br />

e azoto, per es.:<br />

H-O-H, R-O-H, R-O - , R-S-H, R-S - , R=N-H<br />

Gli elettrofili di importanza biologica disponibili per i numerosi nucleofili, sui<br />

substrati o nei siti attivi degli <strong>enzimi</strong> sono, al contrario, pochi. Questi spesso sono<br />

cationi metallici come Cu 2+ , Fe 2+ , Fe 3+ , Mo 6+ , Zn 2+ , protoni (H + ), oppure atomi che<br />

hanno un guscio elettronico di valenza non completamente riempito, e alcuni cofattori<br />

come i derivati delle vitamine B1 e B6.


II -MODI DI AUMENTO DELLA VELOCITA' DI SCISSIONE DEI LEGAMI-<br />

I meccanismi con i quali gli <strong>enzimi</strong> aumentano la velocità delle reazioni chimiche<br />

possono essere classificati in quattro gruppi:<br />

- Facilitazione per effetto di prossimità<br />

- Catalisi covalente<br />

- Catalisi acido-base generale<br />

- Tensione, distorsione molecolare e cambiamento di forma<br />

Effetto prossimità<br />

Questo effetto, anche detto effetto di vicinanza, sta ad indicare che la velocità di<br />

reazione tra due molecole viene innalzata se esse vengono sottratte dalla soluzione<br />

diluita e portate in vicinanza l'una con l'altra nel sito attivo dell'enzima; ciò aumenta<br />

la concentrazione effettiva dei reagenti.<br />

Catalisi covalente<br />

In questo tipo di meccanismo sono coinvolte le catene laterali di aminoacidi, che<br />

presentano un certo numero di gruppi nucleofili:<br />

R-COO - , R-NH 2 , aromatico-OH, istidile, R-OH, R-S -<br />

Questi gruppi attaccano le parti elettrofile (elettron-carenti) dei substrati per formare<br />

un legame covalente tra il substrato e l'enzima, formando così un intermedio di<br />

reazione.<br />

Questo tipo di processo è particolarmente evidente negli <strong>enzimi</strong> che trasferiscono<br />

gruppi (transferasi, classe EC 2).<br />

Nella formazione di un intermedio legato covalentemente, l'attacco da parte del<br />

nucleofilo enzimatico al substrato può produrre acilazione, fosforilazione o<br />

glicosilazione del nucleofilo.


Catalisi acido-basica generale<br />

La catalisi acido-basica altro non è che il processo di trasferimento di un protone<br />

nello stato di transizione. Di per se essa non causa formazione di legami covalenti, ma<br />

una reazione enzimatica può anche implicare ciò nella sua globalità .<br />

L’esempio di catalisi acido-basica generale sotto riportata illustra il concetto appena<br />

menzionato.<br />

Reazione globale:<br />

Meccanismo di reazione A: Una base (OH - ) accelera la formazione del semiacetale nel<br />

modo seguente:<br />

Nota: L’OH - è riciclato nella reazione e può quindi essere considerato un catalizzatore<br />

nel vero senso della parola.


Meccanismo di reazione B: La reazione avviene anche con catalisi acida, che implica<br />

la formazione di un sale di ossonio, seguita dalla reazione con l’alcool, nel modo<br />

seguente:<br />

Nell’esempio precedente, la velocità di formazione del semiacetale viene innalzata in<br />

acido forte o in base forte. In altri casi soltanto uno dei due, o la base o l’acido, può<br />

agire da catalizzatore.<br />

La catalisi acido-basica può aumentare la velocità di una reazione al massimo di 100<br />

volte, ma insieme ad altri meccanismi che operano nel sito attivo di un enzima<br />

contribuisce considerevolmente all'aumento della velocità della reazione enzimatica.<br />

La forma protonata delle catene laterali aminoacidiche di acido glutamico, istidina,<br />

acido aspartico, lisina, tirosina e cisteina possono agire da catalizzatori acidi e nella<br />

forma non protonata da catalizzatori basici. E' ovvio che il tipo di catalisi<br />

effettivamente svolta dipenderà dal pKa nell'ambiente del sito attivo e dal pH a cui<br />

agisce l'enzima.


Tensione, distorsione e cambiamenti di forma<br />

La tensione nel sistema di legami dei reagenti, ed il rilascio della tensione nel<br />

momento in cui lo stato di transizione si converte in prodotti (ad es. il taglio di una<br />

molla compressa) può provocare un aumento della velocità di reazione.<br />

Le due seguenti reazioni chimiche implicano l’idrolisi di un legame di un estere fosforico.<br />

In condizioni standard, la reazione (a) e 10 8 volte più veloce della reazione (b). Ciò si spiega col<br />

fatto che il composto ciclico in (a) ha una considerevole tensione di legame (l’energia potenziale<br />

in questa configurazione è alta), che viene rilasciata con l’apertura dell’anello durante l’idrolisi.<br />

Questo tipo di tensione non è presente nel di estere in (b).<br />

Nel caso della catalisi mediata da un enzima, non soltanto può essere distorto il<br />

substrato, ma anche l'enzima con tutte le sue catene laterali aminoacidiche. Per cui il<br />

legame di un substrato ad un enzima coinvolge un'energia di interazione, che può<br />

facilitare la catalisi. L'aumento della velocità di catalisi deve anche prevedere una<br />

destabilizzazione globale del complesso enzima-substrato ed un aumento di stabilità<br />

dello stato di transizione. La destabilizzazione del complesso ES è dovuta alla<br />

distorsione degli angoli di legame e dei legami stessi. Nella destabilizzazione potrebbe<br />

essere pure coinvolta la desolvatazione di un gruppo carico attivo in un sito<br />

idrofobico.


CINETICA ENZIMATICA<br />

La cinetica enzimatica è quella branca dell'enzimologia che studia le modalità di<br />

azione di tutti i fattori che influenzano la velocità di catalisi enzimatica.<br />

I più importanti sono:<br />

a) la concentrazione dell'enzima;<br />

b) la concentrazione del ligando (substrati, prodotti, inibitori e attivatori);<br />

Ad esempio variando le concentrazioni dei substrati e dei prodotti è possibile dedurre<br />

il meccanismo cinetico della reazione, cioè in che ordine i substrati entrano ed i<br />

prodotti escono e se questo ordine e libero o obbligato.<br />

E' possibile stabilire i tipi di complessi ES ed EP che si possono formare ed in alcuni<br />

casi ci può dare informazioni sulla stabilità degli intermedi legati covalentemente<br />

all'enzima e non dosabili con i normali metodi di chimica analitica.<br />

E' possibile determinare i valori delle costanti cinetiche e, conoscendo le normali<br />

concentrazioni intra cellulari dei substrati, avere un'idea sull'andamento fisiologico<br />

della reazione.<br />

La cinetica di una reazione ci può indicare il modo con il quale l'attività di un enzima<br />

può essere regolata in vivo.<br />

La analisi cinetica ci può condurre alla definizione di un modello per una reazione<br />

catalizzata da un'enzima e viceversa i principi di cinetica enzimatica possono essere<br />

usati per scrivere le equazioni di velocità per un modello, che può essere testato<br />

sperimentalmente.


c) il pH;<br />

d) la concentrazione ionica;<br />

e) la temperatura.<br />

La temperatura può influenzare la velocità di una reazione catalitica<br />

Per valori di temperatura sino a 20 °C normalmente l’attività dell’enzima è sfavorita<br />

dalla eccessiva rigidità della struttura, dal basso grado di ionizzazione dei gruppi<br />

catalitici del sito attivo e dalla bassa energia cinetica delle molecole di substrato. Per<br />

temperature superiori ai 40-50 °C si può evidenziare una diminuita attività biologica<br />

dovuta alla instabilità della struttura proteica ed alla eccessiva energia cinetica dei<br />

substrati. A temperature superiori si potrà verificare la completa in attivazione per<br />

denaturazione.<br />

Ogni enzima è comunque caratterizzato da un valore di temperatura ottimale di<br />

funzionamento che è dovuto alla sua struttura ed ai gruppi catalitici che<br />

caratterizzano il sito catalitico. Per calcolare il valore di temperatura ottimale può<br />

essere utilizzata l’equazione di Arrhenius


Equazione di Arrhenius ed energia di attivazione<br />

La relazione esistente tra la costante di velocità della reazione, k, e l’energia di<br />

attivazione, E, è data dalla equazione di Arrhenius<br />

k = Ae -E/RT<br />

che può essere espressa in forma logaritmica:<br />

log k = -[(E/2.3 RT) 1/T] + log A<br />

dove A è una costante per la particolare reazione.<br />

In un semplica sistema in rapido equilibrio, Vmax/[E]t= Kp (Kcat) (Kcat costante di<br />

velocità di primo ordine)<br />

Il plott di log Vmax o log Kcat vs 1/T, permette di calcolare E (energia di attivazione<br />

della tappa catalitica)<br />

Le costanti termodinamiche ΔG 0 , ΔH 0 e ΔS 0 relative al legame tra il substrato e<br />

l’enzima possono essere anch’esse calcolate una volta calcolata la costante di legame<br />

Ka (Ka=1/Ks).<br />

ΔG 0 può essere ottenuta dalla seguente equazione<br />

ΔG 0 = -RTlnKa<br />

se Ka è misurata a due o più valori di temperatura, il plot di lnKa vs 1/T, conosciuto<br />

come plot di van’t Hoff, darà una retta la cui pendenza sarà -ΔH 0 /R e la cui<br />

intercetta sull’asse delle y sarà ΔS 0 /R grazie alla relazione:


lnKa = (ΔS 0 /R) – (ΔH 0 /RT)<br />

Quando questi fattori sono analizzati propriamente è possibile chiarire notevolmente<br />

la natura della reazione catalizzata dall'enzima.<br />

In particolare, uno studio degli effetti della variazione del pH e della temperatura,<br />

sull'attività dell'enzima, ci può dare informazioni sui residui aminoacidici presenti nel<br />

sito attivo.<br />

TEORIA DEL RAPIDO EQUILIBRIO (HENRI, MICHAELIS e MENTEN)<br />

La più semplice reazione di catalisi enzimatica coinvolge un singolo substrato e da un<br />

singolo prodotto. Un sistema del genere è chiamato, secondo la nomenclatura di<br />

Cleland Uni Uni.<br />

K1 K2 K3<br />

E + S ⇔ ES ⇔ EP ⇔ E + P<br />

K 1 K-2 K-3<br />

dove ES e EP sono chiamati complessi centrali.<br />

Per semplicità , assumiamo che esiste un singolo complesso centrale e che la reazione<br />

inversa sia tanto bassa da non essere considerata.<br />

K1 Kp<br />

E + S ⇔ ES → P<br />

K-1<br />

In condizioni di equilibrio rapido la velocità istantanea dipende dalla concentrazione<br />

di ES:<br />

v = k p [ES]<br />

dove k p è una costante di velocità catalitica.<br />

La concentrazione totale di enzima [E t ] è distribuita tra E ed ES per cui<br />

[E t ] = [E]+[ES]<br />

Dividendo entrambi i membri dell'equazione di velocità per [E t ] avremo:<br />

v/[E t ] = k p [ES]/ [E]+[ES] (1)<br />

Trovandoci alle condizioni d'equilibrio avremo che<br />

K s =[E][S]/[ES]=k -1 /k 1 ;<br />

[ES]= [S]/K s [E]<br />

e sostituendo nella (1)<br />

da cui<br />

se v = k p [ES]<br />

quando tutto l’enzima è legato: [Et] = [ES]


avremo che : k p [E t ]= Vmax<br />

dove Vmax rappresenta la massima velocità catalitica osservabile quando tutto<br />

l’enzima è legato, e l’equazione (3) diventerà:<br />

L’equazione di Michaelis e Menten ci da la velocità istantanea o iniziale relativa alla<br />

Vmax ad una data concentrazione di substrato ed è valida se v è misurata per<br />

brevissimi intervalli di tempo cosicché [S] rimane essenzialmente costante. Questo<br />

richiede che meno del 5% di [S] venga consumato durante la reazione<br />

STATO STAZIONARIO (BRIGGS E HALDANE)<br />

K1 Kp<br />

E + S ⇔ ES → E + P<br />

K-1<br />

Se la velocità di formazione di E + P da ES e maggiore della velocità di dissociazione<br />

di ES in E+S cioè: k p >k-1<br />

allora E, S e ES non saranno in equilibrio.<br />

A tal punto se consideriamo la concentrazione di S notevolmente maggiore di E,<br />

possiamo supporre che appena E ed S saranno in presenza l'uno dell'altro,<br />

immediatamente essi reagiranno formando ES, raggiungendo uno stato stazionario<br />

(steady-state) nel quale la concentrazione di ES rimane essenzialmente costante nel<br />

tempo<br />

Curva di progressione per una reazione catalizzata dove la concentrazione del reagente<br />

iniziale (substrato) [S]0 è significativamente più grande della concentrazione dell’enzima<br />

[E]t. Non appena il rapporto [S]0/[E]t incrementa, la regione regione relativa alla<br />

condizione di stato stazionario rappresenterà una sempre maggiore frazione del tempo<br />

totale di reazione. T rappresenta l’interavallo di stato pre-stazionario.


Da quanto detto risulta immediato che allo stato stazionario le velocità di formazione<br />

e di dissociazione si equivarranno per cui avremo:<br />

k 1 [E][S]=(k -1 +k p )[ES];<br />

[ES] = k 1 [E][S] /(k -1 +k p )<br />

il rapporto tra le tre costanti di velocità può essere definita come una singola costante,<br />

K m (Michaelis).<br />

K m =(k -1 +k p )/k 1<br />

che sostituita alla relazione ottenuta nel caso dell'equilibrio rapido ci darà<br />

La K m , è una costante dinamica o di pseudo-equilibrio che esprime la relazione tra le<br />

concentrazioni reali allo stato stazionario, piuttosto che le concentrazioni<br />

all'equilibrio. Il valore di questa costante corrisponde alla concentrazione di<br />

substrato che produce una velocità semi-massimale. Infatti quando [S]=K m avremo:<br />

Significato dei parametri di Michaeli-Menten<br />

Significato della Kcat (Kp): La costante catalitica<br />

La costante catalitica è detta spesso numero di turnover dell’enzima perché<br />

rappresenta il numero massimo di molecole di substrato convertito in prodotto per<br />

sito attivo per unità di tempo, o il numero di volte che l’enzima <br />

() per unità di tempo.<br />

La Kcat è una costante di velocità di primo ordine che si riferisce alle proprietà e alle<br />

reazioni dei complessi enzima-substrato [ES], enzima-intermedio [EX] e enzimaprodotto<br />

[EP].<br />

E’ possibile definire la costante catalitica, Kcat, di un enzima come:<br />

Significato della Km:<br />

La Km è la concentrazione di substrato alla quale v = Vmax/2. La Km è una costante<br />

di dissociazione apparente che può essere trattata come la costante di dissociazione<br />

complessiva di tutte le specie legate ali <strong>enzimi</strong>.


Significato di Kcat/Km:<br />

La costante di specificità<br />

La velocità di reazione per basse concentrazioni di substrato è data da<br />

Cioè Kcat/Km è una costante di velocità apparente di secondo ordine.<br />

L’importanza di Kcat/Km è che questo termine mette in relazione la velocità di<br />

reazione con la concentrazione dell’enzima libero piuttosto che con quella totale;<br />

infatti a basse concentrazioni di substrato l’enzima è in gran parte non legato [E] <<br />

[E]o<br />

per cui<br />

In conclusione Kcat/Km è una costante di velocità apparente di secondo ordine che si<br />

riferisce alle proprietà e alle reazioni dell’enzima libero e del substrato libero.<br />

PERCHE' DETERMINARE LA Km<br />

La determinazione del valore numerico della K m è interessante per le seguenti<br />

ragioni.<br />

a) la K m ci da un' indicazione approssimativa della concentrazione intra cellulare del<br />

substrato;<br />

b) poiché K m è una costante per un dato enzima, conoscere il suo valore ci permette<br />

di comparare <strong>enzimi</strong> di differenti organismi o di diversi tessuti dello stesso<br />

organismo;<br />

c) la presenza di un ligando che induce cambiamenti nel valore della K m è un modo<br />

per regolare l'attività di un enzima. Se il valore della K m valutata in vitro è<br />

fisiologicamente troppo elevata avremo una indicazione sulla presenza di un<br />

attivatore che in vivo diminuirà il valore della K m<br />

d) conoscendo la K m possiamo ottimizzare le condizioni di dosaggio ([S]>K m )e<br />

quindi determinare la Vmax, che è una misura di [E t ];<br />

e) la costante di Michaelis indica la convenienza per un enzima ad usare un substrato<br />

piuttosto che un altro. Il substrato ottimale è quello che ha il maggiore rapporto<br />

Vmax/K m .<br />

Non applicabilità dell’equazione di Michaelis-Menten<br />

Oltre a ragioni banali quali l’incapacità sperimentale di misurare le velocità iniziali,<br />

ci sono due ragioni principali per la no applicabilità dell’equazione di Michaelis-<br />

Menten.<br />

1) Inibizione da substrato: una seconda molecola di S si lega per dare un complesso<br />

ES2, cataliticamente inattivo<br />

v=[E]0[S]Kcat/Ks + [S] +[S] 2 /K’s


All’aumentare di [S] la v diminuisce<br />

2) Attivazione del substrato: si forma un complesso ES2 che è più attivo di ES.<br />

REAZIONI REVERSIBILI<br />

-EFFETTO DELPRODOTTO SULLA VELOCITA'DI AVANZAMENTO-<br />

In generale, tutte le reazioni catalizzate da <strong>enzimi</strong> sono reversibili.<br />

K1 K2 K3<br />

E + S ⇔ ES ⇔ EP ⇔ E + P<br />

K 1 K-2 K-3<br />

applichiamo l'equazione di Henri-Michaelis-Menten in ambedue le direzioni della<br />

reazione<br />

Quando [P]=0<br />

e quando [S]=0<br />

la direzione della reazione dipenderà dal rapporto [P]/[S] relativa alla K eq .<br />

Una equazione che esprima la velocità netta può essere derivata facilmente<br />

considerando la teoria dell'equilibrio rapido (dove K ms =K s e K mp =K p ).


GRAFICAZIONE DEI DATI DI VELOCITA' CONTRO <br />

L'equazione di Michaelis-Menten descrive la curva ottenuta dal plot dei dati di<br />

velocità iniziale in funzione di [S].<br />

La curva descritta è un'iperbole rettangolare con un angolo di curvatura costante ed<br />

indipendente dai valori di K m e Vmax. Conseguentemente il rapporto tra le<br />

concentrazioni di substrato a due valori di Vmax è costante per tutti gli <strong>enzimi</strong> che<br />

obbediscono alla legge di Henri-Michaelis-Menten.<br />

Ad esempio il rapporto tra la concentrazione di S richiesta per una Vmax del 90% e<br />

quella per una Vmax del 10% è sempre 81


ORDINE DI REAZIONE<br />

Se esaminiamo la curva v vs [S] troviamo tre tipi di variazioni di v all'incremento di<br />

[S]. A concentrazioni molto basse di substrato [S]100Km , la velocità è essenzialmente<br />

indipendente dalla concentrazione di S (c) (cinetica di ordine zero).<br />

Essendo [S] molto maggiore di Km, il valore della costante può essere ignorata e<br />

l'equazione semplificata diventerà<br />

v = Vmax<br />

La velocità sarà costante ed indipendente dalla concentrazione di [S]. I plots di [S] e<br />

[P] contro il tempo saranno lineari.<br />

A concentrazioni intermedie di substrato , la relazione tra v ed [S] non segue ne una<br />

cinetica di primo ordine ne di ordine zero (b).


METODI GRAFICI DI DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI CINETICI<br />

Poiché la curva che si ottiene dal plot di v contro [S] è un'iperbole, risulta<br />

impossibile determinare il valore di Vmax e conseguentemente quello di Km essendo<br />

questo eguale alla concentrazione di [S] che da 1/2 Vmax. Per permettere la<br />

determinazione delle costanti cinetiche, i dati sono usualmente plottati in una delle<br />

forme lineari descritte di seguito.<br />

Plot di Lineweaver-Burk o dei doppi reciproci "1/v vs 1/[S]"<br />

Questo metodo utilizza il reciproco della equazione di Michaelis-Menten<br />

Come si può vedere in figura, le migliori misurazioni dei dati cinetici si ottengono<br />

raccogliendo i dati su un intervallo di [S] che va da circa 0,5 Km fino a circa 5 Km.<br />

Quindi, uno svantaggio dei grafici di Lineweaver-Burk è che la maggior parte delle<br />

misurazioni sperimentali di [S], sono concentrate nella parte sinistra del grafico.


Inoltre, i dati riportati sulla parte destra e che influenzano maggiormente<br />

l’andamento delle retta di regressione, sono quelli meno precisi in quanto sono<br />

relativi a valori di [S] e conseguentemente di vo molto piccoli. Questo è un problema<br />

perché il piccolo errore presente in questi dati di velocità verrà enormemente<br />

amplificato nel momento in cui il dato verrà espresso in forma di reciproco.<br />

Plot di Hanes-Woolf "[S]/v vs [S]"<br />

L’equazione di Lineweaver-Burk può essere riarrangiata per ottenere l’equazione<br />

lineare per il plot Hanes-Woolf:<br />

moltiplicando ambo i membri dell’equazione per [S] essa diventerà:


Plot di Eadie-Hofstee "v vs v/[S]"<br />

Plot di Eisenthal e Cornish-Bowden (diagramma diretto lineare)


REGOLAZIONE DELL'ATTIVITA' ENZIMATICA<br />

-INIBIZIONE ENZIMATICA-<br />

L'attività di un'enzima può essere regolata dalla presenza di composti che legandosi<br />

all'enzima lo attivano o lo inibiscono. E' importante notare che l'alterazione del<br />

comportamento cinetico non è in relazione al meccanismo molecolare per mezzo del<br />

quale l'attivatore o l'inibitore agiscono sull'enzima.<br />

Una reazione enzimatica inibita è definita come una reazione la cui velocità viene<br />

rallentata dalla presenza di sostanze chiamate inibitori.<br />

Tali sostanze possono esplicare la loro azione combinandosi sia col substrato, sia con<br />

eventuali attivatori, sia con forme diverse dell'enzima.<br />

La forma di combinazione più frequente, è quella enzima-inibitore, dove viene quindi<br />

a diminuire la quantità di enzima disponibile per la reazione.<br />

Il fenomeno dell'inibizione è di notevole importanza, poiché l'inibizione rappresenta<br />

uno dei principali sistemi di regolazione del metabolismo (inibizione a "feed-back”)<br />

ed è la base di azione di molti farmaci.<br />

TIPI DI INIBIZIONE<br />

- Inibizione da prodotto e dead-end<br />

L'inibizione da prodotto è stata già trattata a proposito delle reazioni reversibili.<br />

Una sostanza che non sia un prodotto di reazione e che si combina con l'enzima libero<br />

[EI] o legato ancora al prodotto (EQI nel caso di meccanismi non UNI UNI) non<br />

suscettibile di reagire ulteriormente , è un inibitore dead-end.<br />

Gli inibitori, come tutti gli altri fattori che influenzano la velocità di una reazione<br />

enzimatica, modificano Km e/o Vmax.<br />

Per una reazione UNI UNI che segua l'equazione di Michaelis linearizzata<br />

(Lineweaver-Burk)<br />

1/v = 1/Vmax + (1/Ka) * 1/[A]<br />

vi sono tre tipi generali di inibizione reversibile, che vengono distinti in base alla<br />

famiglia di rette che si ottiene a varie concentrazioni di inibitore in un grafico dei<br />

doppi reciproci.<br />

Essi sono:<br />

1. Inibizione competitiva<br />

2. Inibizione incompetitiva<br />

3. inibizione non competitiva<br />

Questi tre tipi di inibizione hanno in comune la formazione di un complesso dead-end<br />

[EI] o di un complesso non produttivo [EAI], od entrambi.<br />

Esistono, inoltre, altri due tipi di inibizione: L’inibizione mista e l’inibizione a<br />

feedback.


INIBIZIONE COMPETITIVA<br />

Un inibitore competitivo è una sostanza che si combina con l'enzima libero in un<br />

modo che previene il legame del substrato. Ciò significa che il substrato e l'inibitore<br />

sono reciprocamente esclusivi, in quanto spesso competono per lo stesso sito. Un<br />

inibitore competitivo può essere un analogo, non metabolizzabile, del substrato, un<br />

derivato del vero substrato, o un substrato alternativo dell'enzima, o un prodotto<br />

della reazione.<br />

Un esempio classico di inibitore competitivo è l'acido malonico che inibisce la<br />

succinico deidrogenasi, la quale catalizza la ossidazione dell'acido succinico ad acido<br />

fumarico<br />

l'acido malonico somiglia all'acido succinico quanto basta per potersi legare al sito<br />

attivo dell'enzima.<br />

Nella figura sottostante il modello 1 illustra un classico esempio di inibizione<br />

competitiva nel quale un inibitore compete con un substrato per il sito attivo. I<br />

modelli 2-4 rappresentano altri modi con i quali un inibitore ed un substrato possono<br />

risultare mutuamente esclusivi: impedimento sterico (modello 2); impedimento<br />

sterico o competizione per un sito di legame comune (modello 3); copertura<br />

(overlapping) del sito di legame (modello 4); cambiamenti conformazionali indotti<br />

dall'inibitore e dal substrato rispettivamente al sito di legame ed al sito di inibizione<br />

(modello 5).


In poche parole l’inibizione é definita competitiva quando l'inibitore compete col<br />

substrato nel legarsi al sito catalitico dell'enzima libero (competitiva pura), ovvero<br />

quando, per effetto del binding dell'inibitore, si osserva una variazione<br />

conformazionale della molecola enzimatica, con diminuita affinità per il substrato<br />

(parzialmente competitiva). Lo schema di reazione è il seguente:<br />

L’enzima totale sarà presente in tre forme:<br />

L’equazione di velocità che si deriva è la seguente:<br />

e nella forma reciproca essa diventa:<br />

Nella figura sottostante è riportata la risposta cinetica dell’enzima in assenza ed in<br />

presenza dell’inibitore:<br />

Il plot dei dati cinetici nella forma di doppi reciproci da una serie di rette con<br />

pendenza crescente al crescere della concentrazione dell’inibitore e con medesimo<br />

valore di intercetta.


La distinzione di una inibizione competitiva pura da una parzialmente competitiva è<br />

possibile perché il replot del coefficiente angolare di ciascuna retta in funzione della<br />

concentrazione di I è lineare per l'inibizione competitiva pura, mentre l'altra da un<br />

replot iperbolico.


Inibizione incompetitiva<br />

In questo tipo di inibizione l'inibitore si lega ad EA formando un complesso EAI e<br />

non si lega all'enzima libero.<br />

Lo schema di reazione è il seguente:<br />

L’enzima totale sarà presente in tre forme:<br />

L’equazione di velocità che si deriva è la seguente:<br />

che nella forma reciproca diventa:<br />

Nella figura sottostante è riportata la risposta cinetica dell’enzima in assenza ed in<br />

presenza dell’inibitore:


Il plot dei dati cinetici nella forma di doppi reciproci da una serie di rette parallele al<br />

crescere della concentrazione dell’inibitore.<br />

In questo tipo di inibizione avremo una diminuzione della Vmax poiché una quota di<br />

E verrà sottratta alla reazione formando EAI. Anche il valore di Kmapp. sarà<br />

inferiore, poiché la formazione di EAI, rendendo indisponibile una certa quantità di<br />

EA, sposta l'equilibrio della reazione verso destra<br />

Il replot dei valori di intersezione delle rette del grafico precedente contro le<br />

concentrazioni di inibitore ([I]) risulterà lineare.


Inibizione mista<br />

In questo tipo di inibizione, substrato ed inibitore si legano a siti diversi dell'enzima;<br />

il legarsi di uno dei due può influenzare oppure no la costante di dissociazione<br />

dell'altro. L'inibitore può legarsi ad E come ad EA, così come il substrato può legarsi<br />

sia ad E che ad EI, con la formazione di un complesso ternario non produttivo.<br />

Lo schema del meccanismo di reazione è il seguente:<br />

si può osservare che ad ogni concentrazione di I unaq parte dell’enzima è presente<br />

come complesso non-produttivo EAI. L’enzima totale Et, è presente in 4 forme:<br />

Quando il complesso EAI è non-produttivo l’equazione di velocità che si ricava è la<br />

seguente:<br />

che in forma di doppi reciproci diventa:<br />

α è il fattore che esprime come varia Ka quando il substrato si lega ad EI anziché ad<br />

E, o come varia Ki quando l'inibitore si lega ad EA anziché ad E. α misura quindi<br />

l'interferenza tra i due diversi binding, essendo:<br />

α = Ki'/Ki.<br />

Il plot dei dati cinetici nella forma di doppi reciproci da una serie di rette con<br />

pendenza e punto di intersezione sull’asse y crescente al crescere della concentrazione<br />

dell’inibitore (vedi figura seguente).


Il replot dei valori di intersezione e delle pendenze delle rette del grafico precedente<br />

contro le concentrazioni di inibitore ([I]) risulterà lineare.


Inibizione non competitiva<br />

Si ha quando α = 1, cioè quando A ed I non interferiscono nel loro rispettivo legarsi<br />

all'enzima. Le corrispondenti equazioni di velocità sono identiche a quelle della<br />

inibizione mista ma con α = 1.<br />

l’equazione di velocità è la seguente:<br />

Nel grafico primario le rette si incrociano sulle ascisse, poiché varia la Vmax<br />

apparente, ma non la Km.


Nei relativi grafici secondari KiS e KiI coincidono, ciascuna essendo uguale a Ki.


Inibizione a feedback<br />

Molte vie biosintetiche sono regolate mediante inibizione retro inibizione; cioè , il<br />

prodotto finale/i o uno o più prodotti che sono quasi alla fine della via metabolica<br />

controllano il flusso metabolico inibendo uno o più reazioni precedenti della via<br />

metabolica. Spesso, la massima retro inibizione è ottenuta dall'azione combinata di<br />

diversi prodotti finali. Questo impedisce che un prodotto finale di una via metabolica<br />

caratterizzata da diverse ramificazioni blocchi definitivamente la stessa impedendo<br />

all'organismo la produzione di altri prodotti finali collaterali. Nel percorso<br />

metabolico mostrato di seguito, il prodotto finale X può inibire l'enzima E5; il<br />

prodotto finale I può inibire l'enzima E9 ed ambedue I ed X insieme possono inibire<br />

E1 in modo cooperativo, concertato, cumulativo o additivo.<br />

Inibizione cooperativa (sinergica): Ognuno dei prodotti finali, I ed X, inibisce E1.<br />

L'inibizione cooperativa implica che I ed X non siano mutuamente esclusivi.<br />

Ambedue i prodotti finali possono combinarsi con E1 simultaneamente per formare<br />

un complesso EIX e/o EIXS dead-end.<br />

Inibizione concertata (multivalente): Ambedue i prodotti finali non hanno da soli<br />

particolare effetto su E1, ma in presenza l'uno dell'altro, l'attività dell'enzima è<br />

marcatamente inibita. L'inibizione concertata è un caso estremo di inibizione dove il<br />

legarsi di uno dei prodotti finali incrementa notevolmente l'affinità dell'enzima per<br />

l'altro prodotto finale.<br />

Inibizione cumulativa (parziale): Ognuno dei due prodotti finali è un inibitore<br />

parziale. Cioè , livelli saturanti di I in assenza di X e viceversa non sono in grado di<br />

portare la velocità di reazione a zero. Questo implica che EI ed EX possono legare S,<br />

ma non bene come E (inibizione parzialmente competitiva), o che EIS o EXS sono<br />

cataliticamente attivi, ma non attivi come ES (inibizione parzialmente noncompetitiva),<br />

o ambedue (inibizione parzialmente mista). La vera inibizione<br />

cumulativa si osserva quando sia I che X sono inibitori parzialmente non-competitivi.<br />

Inibizione additiva: Una vera inibizione additiva di I ed X può esplicarsi soltanto se<br />

esistono due distinti <strong>enzimi</strong> (o siti catalitici) ognuno sensibile soltanto ad uno dei due<br />

inibitori. Così, una concentrazione saturante di I o X da una inibizione parziale<br />

mentre la contemporanea presenza dei due darà una azione sinergica.


Feedback inhibition. The conversion of L-threonine to L-isoleucine is catalyzed by a<br />

sequence of five enzymes (E1 to E5). Threonine dehydratase (E1) is specifically<br />

inhibited allosterically by L-isoleucine, the end product of the sequence, but not by<br />

any of the four intermediates (A to D).<br />

Regolazione Allosterica


Regolazione per modifica covalente


Multiple regulatory phosphorylations. The enzyme glycogen synthase has at least<br />

nine separate sites in five designated regions susceptible to phosphorylation by one of<br />

the cellular protein kinases. Thus, regulation of this enzyme is a matter not of binary<br />

(on/off) switching but of finely tuned modulation of activity over a wide range in<br />

response to a variety of signals.


Regolazione attività per modifica strutturale

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