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G5 i Gruppi Locali: Cagliari la nostra storia Associazione ha preso l’avvio il 5 settembre 1932, qui a Cagliari, al L’ congresso della Fuci. In una riunione serale, cui erano presenti, intorno al nostro venerato arcivescovo, mons. Ernesto Maria Piovella, tutti i laureati presenti al congresso, il Presidente Igino Righetti, richiamati brevemente i vani tentativi compiuti fino allora, delineò le ragioni e i caratteri del nuovo movimento. A conclusione di una concorde e unanime discussione si diede mandato al Presidente di presentare al Santo Padre il voto inteso alla costituzione di un’organizzazione rivolta a prestare ai laureati una assistenza spirituale ed intellettuale, adeguata alle loro specifiche esigenze. Il voto del congresso venne subito trasmesso da mons. Piovella al Papa Pio XI, il quale, ricevendo, pochi giorno dopo, fucini reduci dalla Sardegna, diede la sua decisiva approvazione. Sorsero così, soprattutto ad opera di Righetti, animatore infaticabile, i primi gruppi locali, mentre la rivista “Studium”, assurta ad organo del Movimento con il relativo Bollettino, forniva un primo strumento di collegamento organizzativo. Le autorità politiche seguivano le attività del Movimento con una evidente insofferenza, malcelata da una parvenza di tolleranza, e ci vollero il prestigio personale di Righetti e la rete di amicizie, che legava a lui, in ogni città d’Italia, i professionisti cattolici, per superare questi condizionamenti. Risultò influente, la circolazione, fra gli intellettuali cattolici, per la mediazione di mons. Montini, di una prima traduzione italiana di “Umanesimo integrale” di Jacques Maritain con la sua lezione personalistica e comunitaria. Lo scatenarsi del conflitto mondiale non trovò impreparati i laureati, che, come tutti i cattolici, compirono i loro doveri verso il Paese. Una nota apparsa su “Studium”, del marzo 1940, sembra premonitrice della “Pacem in terris”: “Per il cristiano possono esistere avversari nelle inevitabili competizioni temporali, ma non possono, non debbono esistere nemici. Il cattolico… ha oggi più che mai la missione di rammentare le leggi supreme del giusto, dell’onesto, che non è mai lecito violare nelle competizioni umane e di svolgere opera diretta a mettere in evidenza ciò che può facilitare la composizione e l’avvicinamento fra i popoli, cercando di far dimenticare ciò che irrita e che divide”. Il Congresso del ‘46 fu inaugurato da Alcide de Gasperi. Con il suo, troviamo i nomi di molti amici destinati a contribuire, in modo determinante, alla stesura della Costituzione, nata dalla Resistenza. E questo anche sulle tracce del volumetto, denominato “Per la comunità cristiana”, frutto dell’impegno di un gruppo di intellettuali cattolici, entrato nella nostra storia col nome di codice di Camaldoli. Gli anni del post-Concilio furono vissuti dal Movimento in religioso ascolto della storia; come invitati a “misurarsi con il proprio tempo” (A. Monticone), alla luce di una rigorosa tradizione e della parola del Concilio e dei Pastori. Da questo impegno è nato, anzi – secondo il monito a Nicodemo – è “rinato” il Meic. Senza sconfessare il passato, prevalse l’esigenza di manifestare apertamente la vocazione maturata alla luce del Concilio. Di qui la svolta, deliberata dall’Assemblea del giugno 1980, e il nuovo nome, che in un certo senso la segnava, Meic, Movimento ecclesiale d’impegno culturale. Ci si potrebbe chiedere se il Movimento possieda forze adeguate agli ardui compiti che si propone. Può forse lasciare perplessi il fatto che a un impegno operoso, irradiato dal centro alla periferia, non sempre abbia corrisposto un concreto apporto in senso alternativo. Tra le cose perfettibili sarebbe da comprendere, a mio sommesso parere, una accentuazione della partecipazione e del servizio nella parrocchia, non per una presenza formale e sterile, ma per un impegno di condivisione e di testimonianza. Oserei riproporre, come essenziali, le cose di sempre: Bibbia, liturgia, lettura dei segni dei tempi, appello alla coscienza, “rigore di comportamenti quotidiani, obbedienza alla ragione come dono di Dio” (P. De Biase Gaiotti). Enrico Marongiu <strong>MEIC</strong> MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE
G6 La lettera autografa di Igino Rigetti che sancisce la fondazione del gruppo di Cremona: 8 novembre 1935 La formula del biglietto d’ingresso - di cui sono riprodotti fronte e retro - per assistere alle conferenze serviva ad aggirare i divieti del regime “Rev. Don Natale. Non ho potuto ottenere gli indirizzi dal Guf, come desiderava. Il segretario si è rifiutato di darmeli perché desiderava prima conoscere l’argomento delle conferenze che si terranno. Provi Lei a telefonare al Guf dicendo di che cosa si tratta, forse otterrà di più. Spiacente di non aver potuto adempiere il mio incarico. Le chiedo scusa e La riverisco. Carla Vaccari” Nel clima dei primi anni del fascismo, rifiuto di cessione di elenchi... non per motivi di privacy… i Gruppi Locali: Cremona Le origini... “21 dicembre 1935. Impedito dagli impegni di ministero d’essere presente in persona all’inaugurazione della sezione laureati di A. Cattolica, sono presente in spirito benedicendo e augurando alla nuova sezione vitalità positiva e feconda. Giovanni vescovo” La lettera di mons. Giovanni Cazzani, scritta di suo pugno, testimonia la data di fondazione del gruppo e l’importanza ad esso attribuita dal vescovo. ... e l’oggi <strong>MEIC</strong> MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE
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