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<strong>LA</strong> STORIA<br />
Uno stretto braccio di mare separa la Sardegna da S. Pietro, eppure,<br />
una volta messo piede sull’isola, si ha la netta sensazione di essere<br />
approdati in una terra lontana. La lingua parlata ha un altro suono,<br />
sconosciuto e molto musicale, diverse sono le costruzioni e le strade.<br />
Tutto è molto solare. La sensazione che si avverte trova, tuttavia, una<br />
spiegazione nella storia della colonizzazione dell’Isola. Poche popolazioni<br />
trapiantate in luoghi lontani hanno infatti saputo conservare<br />
inalterata la propria cultura e identità come da oltre 4 secoli hanno<br />
fatto i pescatori di Pegli che fondarono Carloforte.<br />
Nel 1541, una comunità di un migliaio di persone proveniente da<br />
Genova si insedia sull’isola di Tabarka, a largo di Tunisi, per dedicarsi<br />
alla pesca del corallo. Circa duecento anni più tardi, dato l’impoverimento<br />
dei banchi coralliferi, la comunità decide di abbandonare<br />
Tabarka e di trasferirsi sull’isola di San Pietro che il re Carlo<br />
Emanuele III, in un più ampio progetto riguardante le isole minori,<br />
vuole ripopolare.<br />
Verso la fine del 1700 Carloforte subisce due invasioni, la prima dai<br />
Francesi e la seconda, drammatica, da parte dei pirati tunisini che<br />
prendono circa 800 ostaggi, liberati dopo ben cinque anni di prigionia<br />
grazie all’intervento di Carlo Emanuele IV. Ancora oggi il 15<br />
Novembre si festeggia la Madonna dello Schiavo per ricordare la loro<br />
liberazione. Agli inizi dell’800 si dà inizio ai lavori di fortificazione dell’abitato<br />
con fortini e mura di cinta. Il 2 di Agosto del 1808,<br />
Carloforte guadagna il titolo di Città e la comunità conosce, grazie<br />
alla sua grande operosità nei traffici commerciali, un periodo di pace<br />
e prosperità giungendo nel tempo ad una popolazione di 11.000 persone.<br />
Ai primi del Novecento Carloforte vanta ancora il primato fra i<br />
porti della Sardegna.<br />
2 - Secco dello Spalmatore<br />
Il punto di immersione è situato<br />
a circa metà strada sulla<br />
linea congiungente le due<br />
punte che delimitano Cala<br />
dello Spalmatore. Ci si àncora<br />
su un fondale di 18 metri e si<br />
inizia la discesa in direzione<br />
sud-ovest incontrando quasi<br />
immediatamente la caduta verticale<br />
che giunge sul detrito a<br />
36 metri di profondità. La parete<br />
è ricchissima di spacche,<br />
tutte da esplorare, e ricchissime<br />
di organismi sessili.<br />
Navigando ad una decina di<br />
metri dal fondo, ci si dirige<br />
I platelminti, spesso scambiati<br />
con i più noti nudibranchi, sono<br />
frequenti, specialmente nelle<br />
immersioni notturne.<br />
ancora verso sud-ovest, fino ad<br />
individuare una serie di massi<br />
isolati che si ergono dal fondale<br />
con Posidonia oceanica e<br />
“grotto”. Arrivati sul fondo si<br />
trova una vera e propria oasi di<br />
vita con belle aragoste, saraghi<br />
e grandi corvine. Data la<br />
profondità, il tempo di permanenza<br />
sul fondo sarà obbligatoriamente<br />
breve e per sfruttare<br />
al massimo il tempo rimasto,<br />
converrà ritornare verso l’imbarcazione<br />
esplorando la parete<br />
della caduta esposta a nord,<br />
ricca di interessanti spunti per<br />
macrofotografia.<br />
3 - Grotta della Cattedrale<br />
Il punto di immerssione è<br />
situato 50 metri a sud dell’isolotto<br />
del Corno, dove dal fondo<br />
di sabbia e ciottoli si elevano<br />
diversi panettoni il cui sommo<br />
arriva mediamente sui 20<br />
metri. Data la straordinaria trasparenza<br />
dell’acqua, già dopo i<br />
primi metri di discesa si inizierà<br />
a distinguere chiaramente<br />
il fondale. La sommità degli<br />
immensi blocchi rocciosi è<br />
molto frastagliata e merita<br />
sicuramente un’attenta esplorazione.<br />
Oltre ad una miriade<br />
di castagnole, si possono trovare<br />
nudibranchi e tante murene.<br />
Fra due titanici panettoni si<br />
apre un grande tunnel molto<br />
interessante sia per la bellezza<br />
del luogo in sé, sia per la quantità<br />
di vita che ospita. La volta<br />
è interamente tappezzata dal<br />
madreporario solitario<br />
Leptosammia pruvoti e da ciò<br />
che rimane di un bel popolamento<br />
di corallo rosso, depredato<br />
negli ultimi anni da parte<br />
di subacquei poco sensibili e<br />
certamente poco intelligenti. Il<br />
corallo rosso di quelle dimensioni<br />
non ha infatti alcun valore<br />
commerciale. Nelle spacche<br />
che si aprono sulle pareti trovano<br />
ospitalità aragoste e cicale<br />
non grandi ma numerose. Sul