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in sovraccoperta: Elaborazione della Gioconda di ... - Giano Bifronte

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Fece qualche passo e arrivò all'<strong>in</strong>gresso pr<strong>in</strong>cipale, un'enorme porta girevole. Al <strong>di</strong> là dei vetri si<br />

scorgeva il foyer, vuoto e nell'ombra.<br />

"Che faccio, busso?"<br />

Si chiese se qualcuno degli stimati egittologi <strong>di</strong> Harvard avesse mai bussato all'<strong>in</strong>gresso <strong>di</strong> una<br />

piramide e se si fosse aspettato una risposta. Stava per picchiare sul vetro ma, sotto <strong>di</strong> sé, vide<br />

una figura salire la scala. Era un uomo massiccio dai capelli scuri, quasi un Neandertal, con una<br />

giacca nera a doppio petto che faticava a contenere le enormi spalle. Saliva con grande sicurezza<br />

<strong>di</strong> sé; aveva le gambe corte e muscolose. In quel momento parlava al cellulare, ma term<strong>in</strong>ò la<br />

chiamata prima <strong>di</strong> raggiungere Langdon. Gli fece segno <strong>di</strong> entrare.<br />

«Bezu Fache» si presentò quando lo stu<strong>di</strong>oso uscì dalla porta girevole. «Capitano <strong>della</strong> Direzione<br />

centrale <strong>di</strong> polizia giu<strong>di</strong>ziaria.» Il tono <strong>di</strong> voce era adatto al suo aspetto: un brontolio gutturale,<br />

come un'<strong>in</strong>cipiente tempesta.<br />

Langdon gli tese la mano. «Robert Langdon.»<br />

L'enorme palma <strong>di</strong> Fache si avvolse attorno alla sua con la forza <strong>di</strong> una pressa idraulica.<br />

«Ho visto la foto» <strong>di</strong>sse Langdon. «Il suo agente ha detto che è stato lo stesso Jacques Saunière<br />

a...»<br />

«Signor Langdon» lo <strong>in</strong>terruppe Fache, trafiggendolo con due occhi neri come l'<strong>in</strong>chiostro. «Ciò<br />

che ha visto nella foto è solo l'<strong>in</strong>izio <strong>di</strong> quel che ha fatto Saunière.»<br />

6<br />

segue … … …<br />

riprende da pag. 46 a 55<br />

Dopo essersi <strong>in</strong>filato sotto la grata <strong>di</strong> sicurezza, Robert Langdon si trovava ora sulla soglia <strong>della</strong><br />

Grande Galleria e aveva l'impressione <strong>di</strong> essere nell'imboccatura <strong>di</strong> un canyon lungo e profondo.<br />

Da entrambi i lati le pareti spoglie si alzavano per <strong>di</strong>eci metri e svanivano nell'oscurità. Il<br />

chiarore rosso dell'illum<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> servizio conferiva un <strong>in</strong>naturale aspetto <strong>in</strong>fuocato a una<br />

stupefacente collezione <strong>di</strong> quadri <strong>di</strong> Leonardo, Tiziano e Caravaggio appesi a cavi che scendevano<br />

dal soffitto. Nature morte, scene religiose, paesaggi, con accanto ritratti <strong>di</strong> nobili e <strong>di</strong> politici.<br />

Anche se la Grande Galleria ospitava i più famosi capolavori d'arte italiana del Louvre, molti<br />

visitatori ritenevano che la più stupefacente caratteristica <strong>di</strong> quell'ala fosse il suo famoso<br />

pavimento a parquet. Costituito <strong>di</strong> assi <strong>di</strong>agonali <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> rovere, <strong>di</strong>sposte secondo un <strong>di</strong>segno<br />

geometrico che impe<strong>di</strong>va allo sguardo <strong>di</strong> staccarsene, il pavimento creava un'effimera illusione<br />

ottica: un reticolo a molte <strong>di</strong>mensioni che dava ai visitatori il senso <strong>di</strong> galleggiare lungo la galleria<br />

su una superficie che cambiava a ogni passo.<br />

Quando Langdon com<strong>in</strong>ciò a <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere il pavimento, il suo sguardo si bloccò bruscamente su un<br />

oggetto che giaceva a terra, pochi metri alla sua s<strong>in</strong>istra, circondato dal nastro <strong>di</strong> segnalazione<br />

<strong>della</strong> polizia. Si voltò verso Fache. «Ma quello sul pavimento... non è un Caravaggio?»<br />

Il capitano annuì, senza guardare.<br />

Quel quadro, si <strong>di</strong>sse lo stu<strong>di</strong>oso, valeva almeno due milioni <strong>di</strong> dollari, eppure era abbandonato sul<br />

pavimento come un manifesto vecchio. «Che <strong>di</strong>avolo ci fa, sul pavimento?» Fache lo guardò torvo.<br />

Chiaramente, non trovava niente <strong>di</strong> strano nel fatto che un Caravaggio fosse per terra. «Questa è

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