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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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quarzo varietà cristallo <strong>di</strong> rocca e della pirite alle volte contenente lievi in<strong>di</strong>zi<br />

d’oro. Un ampio spazio viene de<strong>di</strong>cato alle miniere <strong>di</strong> ferro delle Orobie e dell’alta<br />

valle e soprattutto alle acque minerali <strong>di</strong> Bormio, dei Bagni del Masino e<br />

<strong>di</strong> Madesimo.<br />

Altre notizie, a volte puntuali e <strong>di</strong> prima mano, si ricavano dalla «Descrizione<br />

ragionata delle sostanze estrattive utili metalliche e terree raccolte nelle provincie<br />

lombarde» <strong>di</strong> G. Curioni (1877). Vi si legge ad esempio che «In cima alla<br />

Corna <strong>di</strong> Zana, sopra il torrente Torreggio, si fecero tre tentativi <strong>di</strong> escavazione<br />

in un banco <strong>di</strong> quarzo <strong>di</strong> 40 cm <strong>di</strong> spessore... che conteneva tracce <strong>di</strong> minerale <strong>di</strong><br />

piombo... All’atto della mia visita erano già quasi interamente scomparse dovunque<br />

le tracce <strong>di</strong> galena».<br />

È il 1880 l’anno in cui comincia a delinearsi l’eccezionale ricchezza mineralica<br />

della Valmalenco. A. Cossa, chimico della “R. Stazione Agraria Sperimentale <strong>di</strong><br />

Torino”, stu<strong>di</strong>a i noduli ver<strong>di</strong> impigliati nell’amianto <strong>di</strong> Campo Franscia e li attribuisce<br />

all’adamantoide, varietà <strong>di</strong> andra<strong>di</strong>te scoperta pochi anni prima negli<br />

Urali. G. Struver, analizzando un campione raccolto da un certo Albonico in alta<br />

Valle Orsera, riconosce la perovskite come minerale nuovo per l’Italia.<br />

Tra il 1885 ed il 1886 escono i tre<strong>di</strong>ci numeri de Il Naturalista Valtellinese, rivista<br />

compilata da M. Cermenati <strong>di</strong> Lecco, autore anche <strong>di</strong> un saggio sulle calciti<br />

del Monte Cristallo. La rubrica mineralogica e petrografica viene affidata a don<br />

N. Zaccaria, parroco <strong>di</strong> Sondalo, che descrive alcune località dell’alta valle con<br />

annotazioni non sempre ineccepibili e quasi con un senso <strong>di</strong> terrore. La Piattagrande,<br />

la rupe che chiude a Sud la piana <strong>di</strong> Bolladore, «...è troppo orrida e ti<br />

mette i brivi<strong>di</strong> ai nervi e per le vene. È l’abitazione pre<strong>di</strong>letta e costante dei pipistrelli,<br />

dei gufi e delle cornacchie che gracidano lugubremente per quelle ristrette<br />

pareti... Il suolo è coperto dagli escrementi <strong>di</strong> tutti questi volatili; l’aria stessa<br />

che vi respiri è ributtante. Se non provi ribrezzo potrai raccogliere cristalli <strong>di</strong> rocca,<br />

cristalli lenticolari <strong>di</strong> sfeno e piriti marziali in abbondanza, <strong>di</strong>staccate dalle pareti<br />

durissime in parte dalla degradazione meteorica, in parte dal rostro dei grossi<br />

volatili che, allucinati dallo splendore metallico, ne <strong>di</strong>ventano avi<strong>di</strong> come la gazza<br />

ladra, o come certi uomini». Don Zaccaria ha il merito <strong>di</strong> richiamare verso il territorio<br />

<strong>di</strong> Sondalo l’attenzione <strong>di</strong> illustri stu<strong>di</strong>osi, come L. Brugnatelli, G. Link<br />

ed il giovane P. Sigismund, e <strong>di</strong> fornire loro numerosi interessanti campioni. Le<br />

brookiti della Piattagrande, per quanto <strong>di</strong> esigue <strong>di</strong>mensioni, sono ancora oggi<br />

ben note negli ambienti scientifici per la magistrale descrizione cristallografica<br />

del Brugnatelli. Il Sigismund e due chimici senesi, D. Bizzarri e G. Campani,<br />

stu<strong>di</strong>ano l’arsenico nativo dell’Alpe Stabiello ed i minerali che l’accompagnano,<br />

tra cui la fantomatica kermesite.<br />

In questo periodo viene compiuta da G. Grattarola una analisi chimica della<br />

cerussite rinvenuta in Val Fontana, probabilmente nella miniera <strong>di</strong> piombo <strong>di</strong><br />

Santa Margherita.<br />

Negli anni che seguono l’attenzione degli stu<strong>di</strong>osi si concentra sulla Valmalenco.<br />

Nel 1888 E. Artini, docente all’Università <strong>di</strong> Milano, compila una monografia<br />

sui quarzi del Dosso dei Cristalli, riconoscendo almeno nove forme semplici<br />

nuove per il minerale. Il lavoro dell’Artini suscita però un vespaio <strong>di</strong> non infondate<br />

polemiche, con dure critiche ed aspre repliche. Nel 1902 il Brugnatelli,<br />

docente dell’Università <strong>di</strong> Pavia, analizza gli aggregati bianchi e sericei «<strong>di</strong><br />

forma tendente alla mammellare ed a struttura fibroso-raggiata» rinvenuti nelle<br />

cave <strong>di</strong> Franscia e riconosce un minerale nuovo per la scienza, che denomina<br />

artinite in onore dell’«egregio collega ed amico Ettore Artini». Nel 1909 l’Artini,<br />

stu<strong>di</strong>ando le lamine rosee e perlacee che il suo allievo F. Mauro aveva raccolto<br />

nella cava del Crestùn, sopra Torre Santa Maria, in<strong>di</strong>vidua un secondo minerale<br />

nuovo al mondo che, per un doveroso ricambio <strong>di</strong> cortesie, denomina<br />

brugnatellite. Tutti i campioni <strong>di</strong> presunta brugnatellite che sono stati analizzati<br />

<strong>di</strong> recente con le tecniche più sofisticate sono risultati <strong>di</strong> coalingite, un<br />

altro carbonato <strong>di</strong> magnesio e ferro con <strong>di</strong>fferente composizione. L’impossibilità<br />

<strong>di</strong> reperire il campione tipo stu<strong>di</strong>ato dall’Artini esime, con buona probabilità,<br />

dallo spiacevole compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>tare il minerale, sottraendo alla mineralogia<br />

malenca uno dei suoi cavalli da battaglia.<br />

Negli anni imme<strong>di</strong>atamente precedenti alla prima guerra mon<strong>di</strong>ale l’attenzione<br />

degli stu<strong>di</strong>osi viene polarizzata dai minerali rinvenuti nelle cave <strong>di</strong> pietra<br />

ollare <strong>di</strong>sseminate nei <strong>di</strong>ntorni dell’Alpe Pirlo. L. Magistretti, «mecenate delle<br />

Istituzioni Scientifiche milanesi», descrive quasi con entusiasmo le ilmeniti del<br />

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