ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

«La muta dei segugi a volpe e a
damma or già tracciando va per
scope e sterpi.
Erta ogni coda in bianca punta
splende».
Gabriele d’Annunzio
Lo sguardo interrogativo di una piccola volpe.
- Sotto: in primavera nella Valle del Braulio a
m 2000; a caccia di marmotte? - A destra:
piccolo di pochi mesi.
I rapporti con l’uomo
Quasi superfluo ricordare che sin dalle
più antiche favole, da Esopo e Fedro, la
volpe ha impersonato l’astuzia e
l’intelligente furbizia ma anche l’orgoglio
di non darsi per vinta, il coraggio di
combattere anche verso nemici
agguerriti.
Per tutte queste ragioni, la volpe è entrata
nelle figurazioni araldiche come simbolo
di ingegno e simulazione insieme,
volendo significare che la vittoria si può
ottenere con entrambe queste armi,
purché usate nel giusto limite. Nella
mitologia greca, la volpe era vista come
un terribile giustiziere mentre per i
giapponesi essa è la personificazione del
dio del riso, nutrimento-base per quel
popolo.
Anche nel Medioevo non sono mancate
le opere letterarie aventi per protagonista
la Vulpes e anche di recente ha avuto
successo The fox di David H. Lawrence, e
la «Volpe azzurra» di Ferenc Herezeg.
Per quanto riguarda il diretto contatto con
gli esseri umani non si può dire che sia
frequente la domesticazione della volpe;
si tratta di casi assai rari possibili
soltanto quando l’animale viene catturato
nella prima età, quando non ha ancor
assorbito il patrimonio di informazioni e
di insegnamenti trasmessi di norma dalla
madre e dalla vita in comune con il resto
della cucciolata.
La volpe tra leggenda e realtà
(Vulpes vulpes)
Intelligenza, astuzia, scaltrezza, audacia: la volpe dovrebbe possedere ottime
qualità per essere ammirata, ma l’uomo odia per sua natura tutto quel che
sente superiore a lui e allora... povera volpe, è da sempre sottoposta a una
caccia spietata, e in certi luoghi (Germania) a tentativi di distruzione totale (fortunatamente
non riusciti) perché ritenuta portatrice della rabbia silvestre. In
realtà questa forma di idrofobia non è mai stata studiata con sufficiente scientificità
e quindi le volpi sono probabilmente le vittime piuttosto che le principali
responsabili. Incontrare improvvisamente una volpe nel fitto di un bosco
o in alta montagna, guardare quegli occhi che in un lampo si interrogano angosciosamente
sulle tue intenzioni, è come tuffarsi indietro nei millenni passati,
provare per un infinitesimo la sensazione di un mondo rimasto primitivo e
puro, di una natura incontaminata e libera. L’animale poi si dilegua nel suo ambiente
muovendosi con un’armonia assoluta, con un’eleganza indimenticabile,
conscio del pericolo che corre.
Una volta però, in un luogo molto tranquillo, si fermò a una certa distanza sedendosi
su un masso a guardarmi e ad «abbaiare» risentita per il disturbo che
le avevo arrecato nella dura ricerca del cibo. E in questo, nel soddisfare il suo
appetito, è quanto mai eclettica, non disdegnando nulla, ma preferendo soprattutto
topi (secondo alcuni studiosi addirittura 5000 roditori in un anno). Mentre
in autunno diventa quasi vegetariana; in inverno elimina molti corpi di animali
morti, svolgendo così un ruolo utile contro le eventuali epidemie. Scomparsi
lince e lupo, è rimasta solo l’aquila a predare i suoi piccoli quando si allontanano
dalla tana rincorrendosi nei loro pazzi giochi. Anche gli adulti comunque
possono essere una preda facile se il rapace è affamato. In situazioni
di pericolo estremo l’astutissima volpe si finge morta o meglio subisce uno
«shock» che la paralizza come se fosse davvero morta. Un’ultima nota curiosa:
quando incontra un riccio e non riesce a sorprenderlo, vi orina sopra: esprime
rabbia o gli manifesta poco garbatamente il suo disprezzo?
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