ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

«Ma l’altro fu bene sparvier
grifagno ad artigliar ben lui, ed
ambedue cadder nel mezzo del
bollente stagno».
Dante Alighieri (Inferno)
I rapporti con l’uomo
Questo bellissimo rapace, combattivo e
forte, è assurto a simbolo di coraggio e
temerarietà, tanto che leggendari
guerrieri e persino le più veloci navi
della Filibusta si chiamarono appunto
«sparvieri».
Nell’antichità era consacrato a Marte,
dio della guerra, e gli Egizi lo
accomunavano al culto del Sole,
divinità fecondatrice.
I Babilonesi raffiguravano Humut-Tabal,
il traghettatore verso gli Inferi, con la
testa di uno sparviero e anche nella
tradizione popolare greca l’Accipiter
nisus ha avuto un ruolo importante.
Anche in araldica lo sparviero compare
di frequente con significato di coraggio
e di vittoria, ma anche per riconoscere
l’abilità dei grandi cacciatori.
Allo sparviero è riconosciuta una
eccezionale tecnica di attacco e
l’ardimento con cui affronta anche
prede tanto più grandi di lui.
È indubbio che quando in un bosco è
presente lo sparviero ogni altra «voce»
tace e in un silenzio innaturale si può
sentire all’improvviso il suono stridente
e lamentoso che il rapace emette
quando parte per la caccia o si muove
per avvicinarsi al nido. Ma questo
accade soltanto al tempo degli amori
quando anche lo sparviero abbandona
la sua altera solitudine per cercare una
compagna.
Gli uomini, ancora oggi, riescono ad
addestrarlo secondo le regole della
falconeria, ma c’è da augurarsi che
questa abitudine si vada perdendo e si
lasci allo sparviero la libertà del cielo.
Lo sparviero, dominatore del cielo
(Accipiter nisus)
Lo sparviero è l’uccello da preda più comune della nostra Valle; abita i boschi
d’ogni tipo nutrendosi di roditori e soprattutto di piccoli uccelli, diciamo di
dimensioni dal merlo in giù, ma, se gli riesce non disdegna prede più sostanziose,
donde il nome «nisus», parola latina che significa sforzo, perché si sforza
di catturare animali più grandi di lui.
È un rapace coraggioso e astuto, addirittura temerario.
Quando caccia, spinto dalla fame, può aggredire le prede a brevissima distanza
dall’uomo. In inverno un esemplare frequenta assiduamente le vicinanze
della mia casa sicuro di trovare sempre in abbondanza merli, fringuelli, cince,
pettirossi, ciuffolotti e passeri che si nutrono alle mangiatoie predisposte
per loro. Intuisco che sta arrivando dall’improvviso coro di proteste, d’allarme
e di paura delle cince ed ho quindi a volte l’occasione di osservarne
la tecnica di caccia.
Quando, a folle velocità, insegue un passeraceo, dimentica tutto, la concentrazione
è totale e può sbattere contro le finestre delle case con conseguenze
fatali.
Un giorno, a causa di un urto di questo genere, raccolsi lo sparviero tramortito
sotto la mia finestra e lo liberai dopo che lentamente si fu ripreso: il passero
cacciato rimase invece «stecchito» sul davanzale. Un’altra volta caccia­
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