ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio
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«Affascina e sgomenta, sembra<br />
suggerire antiche, rabbrividenti<br />
leggende...»<br />
Fernando Rini<br />
I rapporti con l’uomo<br />
Dimenticando superstizioni e credenze,<br />
legate al mondo silvestre, alla<br />
suggestione del bosco, è indubbio che il<br />
picchio nero sa farsi sentire tra le<br />
chiome degli alberi, grazie al<br />
cadenzato battere del suo becco così<br />
robusto contro la corteccia dei fusti,<br />
soprattutto dei faggi. I colpi si ripetono<br />
con esattezza cronometrica ogni tre<br />
secon<strong>di</strong>, spesso accompagnati da brevi<br />
voli durante i quali il Dryocopus<br />
martius lancia il suo richiamo verso la<br />
femmina. Un canto variabile, che<br />
qualche volta raggiunge insospettabili<br />
melo<strong>di</strong>e e prolungate modulazioni.<br />
L’uomo non gli dà la caccia e lui non<br />
cerca la nostra compagnia ma non può<br />
impe<strong>di</strong>rci <strong>di</strong> ammirare la sua livrea che<br />
sembra <strong>di</strong> velluto nero, illuminata <strong>di</strong><br />
rosso vivo sul capo e <strong>di</strong> blu nel becco. È<br />
un cacciatore attento e inesorabile <strong>di</strong><br />
insetti e larve, predatore dei formicai<br />
dove fruga a lungo con il forte becco,<br />
ma non <strong>di</strong>sdegna frutti, germogli e i<br />
teneri aghi delle conifere.<br />
Frequente sulle Alpi, sino a 1600 metri<br />
<strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, non ama particolarmente<br />
la zona appenninica ed è possibile<br />
vederlo in molte parti del globo, dalla<br />
Scan<strong>di</strong>navia alla Spagna, sino in Corea.<br />
A sinistra: il maschio del picchio nero;<br />
a destra: la femmina. - Sopra: un tronco con i<br />
buchi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione.<br />
Il picchio nero<br />
accusato <strong>di</strong> magia<br />
(Dryocopus martius)<br />
«L’uccello della ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mandragora», così è<br />
nominato in antiche favole il picchio nero.<br />
Ma perché questo timido e schivo uccello è<br />
stato associato ad un’erba velenosa usata un<br />
tempo per le presunte virtù magiche e afro<strong>di</strong>siache<br />
e le cui ra<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> forme umane, erano<br />
usate dalle fattucchiere? Qualche cosa <strong>di</strong> magico<br />
o quantomeno <strong>di</strong> strano in effetti il più<br />
grande dei nostri picchi lo possiede. Innanzitutto<br />
uno dei tanti suoni che emette, specialmente<br />
in primavera al tempo degli amori, è un<br />
alto grido simile ad un lamento dall’intonazione<br />
vagamente umana; sentirlo nel fitto <strong>di</strong> una<br />
foresta <strong>di</strong> abeti, magari soli e all’imbrunire fa<br />
accapponare la pelle. Poi se si ha l’avventura<br />
<strong>di</strong> osservarlo da vicino si rimane «incantati e<br />
stregati» dai gran<strong>di</strong> occhi dalla gialla pupilla<br />
irregolare... occhi da allucinato. Anche il tambureggiamento<br />
che esegue sull’apice <strong>di</strong> tronchi<br />
secchi e spezzati è impressionante, per<br />
l’intensità e il tono, e misterioso perché assolutamente<br />
irriproducibile con mezzi umani.<br />
Infine scava enormi buchi nei legni più duri e<br />
compatti per cercare insetti xilofagi <strong>di</strong> cui si<br />
nutre e anche questo per un uccello armato <strong>di</strong><br />
solo becco è straor<strong>di</strong>nario. Gli alberi presi <strong>di</strong><br />
mira in quest’ultima operazione sono ammalati<br />
e quin<strong>di</strong> il lavoro del nostro (e degli altri<br />
picchi in genere) è da considerarsi utilissimo<br />
per la conservazione <strong>di</strong> foreste sane e rigogliose.<br />
In aprile la coppia si accinge alla costruzione<br />
del nido scegliendo preferibilmente alberi rinsecchiti<br />
da molto tempo affinché il lavoro risulti<br />
agevolato data la notevole grandezza<br />
della nicchia da scavare. Le uova deposte (3<br />
5) vengono covate per 14 giorni prevalentemente<br />
dalla femmina che accu<strong>di</strong>sce anche ai<br />
piccoli nella prima parte dell’allevamento,<br />
giorno e notte, mentre il maschio procura loro<br />
il cibo. Più gran<strong>di</strong>celli, verranno alimentati<br />
anche dalla madre che però fa sempre loro<br />
compagnia e protezione nelle ore notturne.<br />
Dopo meno <strong>di</strong> un mese volano rimanendo coi<br />
genitori per altri due. I buchi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione<br />
abbandonati sono utilizzati da una quantità <strong>di</strong><br />
uccelli (civetta nana, civetta capogrosso...).<br />
Nella nostra Valle è relativamente comune<br />
negli estesi boschi <strong>di</strong> conifere.<br />
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