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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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«Sono tanto piccoli, ma ne bastano<br />

due o tre per animare un intero<br />

giar<strong>di</strong>no, per dar vita a un grande<br />

albero della foresta.»<br />

Louis Verbier<br />

I rapporti con l’uomo<br />

Questo minuscolo troglo<strong>di</strong>te in continuo<br />

movimento, accompagnato dal<br />

caratteristico canto, breve e cristallino,<br />

equivale a una sigla gentile dell’inverno<br />

quando la ricerca del cibo li guida<br />

accanto alle nostre <strong>di</strong>more. Vivono in<br />

Europa, Asia e America e ovunque si<br />

danno gran da fare nel catturare insetti,<br />

realizzando così un’importante<br />

funzione ecologica. Nel nostro territorio<br />

la presenza degli scriccioli coincide con<br />

il ritorno del pettirosso e nei giar<strong>di</strong>ni si<br />

assiste a una precisa alternanza delle<br />

loro «visite», per cui quando l’uno<br />

arriva i Troglodythes troglodythes se<br />

ne vanno, e così per tutto il giorno in<br />

base a un misterioso accordo sancito<br />

da una Legge che conferma le<br />

meraviglie e il mistero della vita. Gli<br />

scriccioli sono considerati un<br />

portafortuna e anticamente si <strong>di</strong>ceva<br />

che il loro verso, un incessante e dolce<br />

«tit-tit-tit» abbia il potere <strong>di</strong> allontanare<br />

gli spiriti avversi e chiamare la buona<br />

sorte. In Estremo Oriente si attribuisce<br />

agli scriccioli il compito <strong>di</strong> tradurre le<br />

preghiere degli uomini e ripeterle<br />

all’infinito sin quando gli dei si<br />

convincono ad ascoltarle ed esau<strong>di</strong>rle.<br />

Lo scricciolo, ricco <strong>di</strong> grazia e simpatia<br />

(Troglodytes troglodytes)<br />

Lo scricciolo è un uccelletto che ha collezionato più soprannomi a causa delle<br />

sue molteplici peculiarità e stranezze.<br />

Già il suo nome scientifico «che si immerge nelle caverne» è significativo, informandoci<br />

imme<strong>di</strong>atamente dell’abitu<strong>di</strong>ne che ha <strong>di</strong> frequentare assiduamente<br />

cespugli, siepi, cataste <strong>di</strong> legna e <strong>di</strong> fascine, mucchi <strong>di</strong> pietra. Insomma, ad entrare<br />

in qualsiasi pertugio in cerca <strong>di</strong> insetti per alimentarsi: così facendo è<br />

arrivato, nel lungo cammino evolutivo, ad assomigliare un po’ al topo sia nell’aspetto<br />

che nelle movenze. In Romagna è chiamato «còccla» che vuol <strong>di</strong>re<br />

noce ed in effetti c’è una certa analogia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, <strong>di</strong> roton<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> colore<br />

fra lui e il frutto. In Francia l’appellativo è «la bècasse en miniature». Il soprannome<br />

più simpatico però è quello tedesco «winter könig» e cioè re dell’inverno<br />

perché il più piccolo uccello d’Europa affronta impavido la cattiva stagione,<br />

anzi a volte sembra contento,<br />

tanto da intonare la canzone migliore<br />

del suo repertorio ed incoraggiare<br />

così gli altri abitanti del<br />

bosco preoccupati per l’incerto<br />

desinare. Ma è vero che non ha<br />

problemi per l’inverno? Uno in realtà<br />

lo deve avere ed è il freddo<br />

delle lunghe notti che provoca una<br />

<strong>di</strong>spersione termica notevole dovuta<br />

a un rapporto superficie-peso<br />

molto alto date le sue ridottissime<br />

<strong>di</strong>mensioni. Anche questo problema<br />

è quasi sempre brillantemente<br />

risolto dal piccolo troglo<strong>di</strong>ta.<br />

Come? L’ho scoperto una sera d’inverno<br />

osservando una delle cassette-nido<br />

sistemate nel mio giar<strong>di</strong>no:<br />

dopo una caparbia e alfine vincente<br />

<strong>di</strong>sputa territoriale con i passeri,<br />

una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> scriccioli<br />

sono entrati, uno ad uno, dal foro<br />

nella cassetta ammucchiandosi<br />

uno sull’altro tenendosi così al calduccio<br />

durante la gelida notte. E<br />

questo si è ripetuto tutte le sere<br />

fino a quando l’inverno ha ceduto<br />

alla più clemente primavera.<br />

Il maschio è poligamo e possiede<br />

un canto forte e melo<strong>di</strong>oso che<br />

serve ad attirare le femmine in uno<br />

dei tanti ni<strong>di</strong> da lui stesso costruiti.<br />

La femmina cova fino a otto<br />

uova per circa quin<strong>di</strong>ci giorni.<br />

I giovani, piccolissimi e tanto miniaturizzati<br />

da strappare in chi li<br />

vede l’ilarità, lasciano il nido dopo<br />

altrettanti giorni cominciando a<br />

svolazzare da tutte le parti controllati<br />

a fatica dai genitori.<br />

La durata massima della loro vita è<br />

<strong>di</strong> cinque anni.<br />

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