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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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«Ti ho sentito cantare una volta ed<br />

è stato come u<strong>di</strong>re la voce stessa<br />

del bosco: forse un grido <strong>di</strong> strega o<br />

il richiamo <strong>di</strong> una fata. Una sorta <strong>di</strong><br />

incantesimo, qualcosa <strong>di</strong><br />

indescrivibile, che <strong>di</strong>fficilmente<br />

potrò riprovare.»<br />

G.M.<br />

I rapporti con l’uomo<br />

Chi non ha visto un Tetrao urogallus,<br />

magari nel momento dell’amore,<br />

quando si inebria del suo stesso<br />

«canto», non può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> conoscere sino<br />

in fondo l’affascinante realtà del bosco.<br />

Il gallo cedrone quando chiama la<br />

femmina non ode altro suono, proteso<br />

soltanto a incontrare la compagna che<br />

lo attende quasi intimorita. È proprio in<br />

questi momenti che l’uomo,<br />

crudelmente, gli si avvicina e lo abbatte<br />

secondo la tecnica venatoria detta «al<br />

canto». Sul gallo cedrone, detto anche<br />

urogallo, un tempo correva una strana<br />

leggenda; si <strong>di</strong>ceva, infatti, che nella<br />

sua saliva fossero contenute particelle<br />

<strong>di</strong> liquido seminale, utili per fecondare<br />

la femmina. Ma non basta: si <strong>di</strong>ceva,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, che a seconda del suo<br />

capriccio, l’urogallo potesse espellere<br />

dalla bocca serpenti velenosi oppure<br />

pietre preziose. È ovvio che sarebbe<br />

bastato assai meno per suscitare la<br />

curiosità dei Romani e indurli a<br />

cacciare con ostinazione il grosso<br />

Tetrao, il cui maschio in casi<br />

eccezionali può raggiungere anche il<br />

peso <strong>di</strong> otto chilogrammi. Oggi, delle<br />

antiche leggende non rimane traccia,<br />

ma il gallo cedrone che sa «cantare al<br />

cielo», rimane una delle più interessanti<br />

creature del piccolo universo che<br />

chiamiamo bosco.<br />

Il maestoso gallo cedrone è il più grosso volatile della nostra avifauna ed è<br />

anche quello meno comunemente avvistato e osservato. A volte tuttavia qualche<br />

conoscente mi chiede che uccello sarà stato a fare, nell’involo, tanto baccano<br />

da causargli uno spavento da infarto.<br />

C’è un periodo dell’anno che per nostra fortuna ma per sua <strong>di</strong>sgrazia (si pensi<br />

alla caccia <strong>di</strong> frodo) è più facilmente visibile e osservabile: è il periodo degli<br />

amori nel mese <strong>di</strong> aprile, quando... canta. Non si pensi al canto <strong>di</strong> qualsiasi altro<br />

uccello per avere un paragone; i suoi sono suoni rozzi, arcaici, primor<strong>di</strong>ali:<br />

è come sentire battere una scure su un tronco e poi un suono <strong>di</strong> falce arrotata,<br />

a volte grugniti tipo maiale... Eppure il fascino è grande; contribuiscono<br />

l’ambiente, l’ora insolita, la lunga attesa. Bisogna avere provato per credere,<br />

non una volta ma innumerevoli volte. La sera l’animale canta da mezz’ora prima<br />

del tramonto fino a notte tarda e se il terreno è innevato vi si posa sopra,<br />

gira in tondo, protende il collo al cielo, apre il becco, gonfia le penne, emette i<br />

caratteristici suoni, corre a lunghe falcate, salta sbattendo le ali e ricade pesantemente.<br />

Dorme su un ramo <strong>di</strong> larice o <strong>di</strong> abete per poche ore, perché ricomincia<br />

molto prima dell’alba a cantare, dapprima sommessamente poi in crescendo.<br />

In Valtellina è impossibile assistere a zuffe tra due o più galli data la loro<br />

bassa densità ma altrove avviene anche questo e deve essere uno spettacolo<br />

notevole data la mole e la vitalità non in<strong>di</strong>fferenti dei contendenti.<br />

Quando albeggia, la femmina arriva cautamente nei pressi della zona de<strong>di</strong>cata<br />

all’esibizione e agli incontri amorosi; emette un caratteristico richiamo<br />

(kook) e il gallo le si precipita incontro cantando, eccitato più che mai, e infine<br />

avviene l’accoppiamento. La cova e l’allevamento dei piccoli si svolgono<br />

esattamente come per il fagiano <strong>di</strong> monte che è specie affine.<br />

Dalla nascita (prima della fine <strong>di</strong> giugno) all’autunno la velocità <strong>di</strong> accrescimento<br />

dei pulcini è sbalor<strong>di</strong>tiva: il loro peso aumenta <strong>di</strong> cinquanta volte quello<br />

iniziale. La caccia e il <strong>di</strong>sturbo dell’habitat, dovuto a strade, tagli <strong>di</strong> boschi, cercatori<br />

<strong>di</strong> mirtilli, cani, limitano alquanto la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questo splen<strong>di</strong>do uccello<br />

che necessiterebbe <strong>di</strong> protezione totale.<br />

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