ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio
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«Quando l’ultimo in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> una<br />
specie <strong>di</strong> esseri viventi ha esalato<br />
l’ultimo respiro, occorrerà un altro<br />
cielo e un’altra Terra prima che<br />
questa specie possa esistere <strong>di</strong><br />
nuovo»<br />
W. Beebe<br />
I rapporti con l’uomo<br />
Purtroppo, l’interesse dell’uomo verso<br />
questo splen<strong>di</strong>do animale è stato per<br />
lungo tempo sinonimo <strong>di</strong> «caccia»,<br />
senza limitazioni tanto che nel XVI<br />
secolo ha sfiorato l’estinzione. Una<br />
prima forma <strong>di</strong> protezione si deve<br />
all’Arcivescovo <strong>di</strong> Salisburgo, ma il<br />
maggior merito in tal senso risale al<br />
1862 ed è ascritto a Vittorio Emanuele<br />
<strong>di</strong> Savoia che i valligiani dei due<br />
versanti del Monte Bianco chiamavano<br />
«il padre degli stambecchi». Infatti, egli<br />
<strong>di</strong>spose che venissero catturati molti<br />
esemplari per riunirli poi nella riserva<br />
<strong>di</strong> Valsavaranche, dove le coppie<br />
iniziali si moltiplicarono sino a<br />
raggiungere i quattromila capi. Oggi, gli<br />
stambecchi sono presenti con qualche<br />
migliaio <strong>di</strong> esemplari nei gran<strong>di</strong> parchi<br />
alpini e soggetti ad attenta sorveglianza<br />
cui si oppone, purtroppo, l’insi<strong>di</strong>a dei<br />
bracconieri. È indubbio che lo<br />
stambecco, dall’aspetto fiero e<br />
dall’indole mite, rappresenta un<br />
simbolo d’elezione nell’ambiente<br />
montano. Stanno a testimoniarlo le<br />
infinite raffigurazioni che hanno come<br />
soggetto la Capra hibex e anche gli<br />
stemmi nobiliari e le insegne aral<strong>di</strong>che<br />
che riportano il profilo del nobile<br />
abitante del Gran Para<strong>di</strong>so e <strong>di</strong> altre<br />
zone delle Alpi, dove questo acrobatico<br />
saltatore appare e scompare, balzando<br />
<strong>di</strong> roccia in roccia, quasi a confermare i<br />
confini del suo dominio.<br />
Lo stambecco, signore del Gran Para<strong>di</strong>so<br />
(Capra ibex)<br />
Sopravvissuto per milioni <strong>di</strong> anni alle insi<strong>di</strong>e più <strong>di</strong>sparate, lo stambecco delle<br />
Alpi ha rischiato l’estinzione nel secolo scorso a causa dei cacciatori muniti<br />
<strong>di</strong> armi da fuoco sempre più potenti e precise.<br />
Dall’unico nucleo superstite del Gran Para<strong>di</strong>so, l’animale ha riconquistato successivamente<br />
una parte della sua originaria ed estesa patria grazie a riusciti<br />
ripopolamenti.<br />
Ma quale fu la ragione della sua <strong>di</strong>sfatta? Facendo affidamento sulla sua notevole<br />
forza, non scappa più <strong>di</strong> tanto <strong>di</strong> fronte al cacciatore e si mette bene in vista<br />
su uno spuntone roccioso; pensa forse a uno scontro leale corna contro corna;<br />
ma l’homo sapiens non è <strong>di</strong> questo avviso e usa il fucile; lui, da gran signore<br />
della montagna qual è, non capisce la ragione <strong>di</strong> tanta slealtà e non riuscirà<br />
quin<strong>di</strong>, se ancora vivo, a ricordarsene e a trasmettere agli altri l’esperienza<br />
dello scampato pericolo.<br />
Lo stambecco è un esibizionista nato e si compiace dell’incre<strong>di</strong>bile capacità che<br />
possiede <strong>di</strong> muoversi tra rocce a strapiombo, appoggiando gli zoccoli su appigli<br />
straor<strong>di</strong>nariamente piccoli. Bisogna averlo visto per rendersi conto della sua<br />
abilità e a volte ci si rifiuta <strong>di</strong> credere, come è accaduto a me, quando le guar<strong>di</strong>e<br />
del parco del Gran Para<strong>di</strong>so mi mostrarono lungo una strada <strong>di</strong> montagna<br />
un muro in calcestruzzo con irrisori grumi sporgenti e mi assicurarono che lì,<br />
su quelle sporgenze, ebbero spesso l’occasione <strong>di</strong> osservare gran<strong>di</strong> e piccoli<br />
esercitarsi sempre in perfetto equilibrio.<br />
Gli amori avvengono in <strong>di</strong>cembre-gennaio, preceduti da un periodo <strong>di</strong> scontri<br />
tanto terrificanti quanto incruenti tra i maschi. I piccoli nascono alla fine <strong>di</strong><br />
giugno e vengono allevati in branchi piuttosto numerosi dalle femmine. Efficace<br />
è il metodo per proteggerli da aquile, volpi, linci: le madri pascolano formando<br />
un ininterrotto anello nel mezzo del quale gli stambecchini giocano al sicuro<br />
allegri e scherzosi.<br />
Nella nostra Valle c’è solo una località in cui si possono osservare tranquillamente:<br />
la Val Zebrù, nel Parco Nazionale dello Stelvio. La presenza dell’animale<br />
nelle zone <strong>di</strong> Livigno e dell’Acqua Fraggia è spora<strong>di</strong>ca e non potrà restare che<br />
tale, causa «l’accoglienza» riservatagli.<br />
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