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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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«Nessun mantello <strong>di</strong> re o regina, <strong>di</strong><br />

papa o imperatore, sarebbe tanto<br />

prezioso se non fosse ornato del<br />

suo candore.»<br />

Andrew Beschley<br />

I rapporti con l’uomo<br />

Da sempre cacciato per la morbida<br />

pelliccia, per fortuna l’ermellino ha<br />

potuto sopravvivere grazie alla velocità<br />

della sua corsa, alla <strong>di</strong>ffidenza,<br />

all’intelligente ricerca <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gli<br />

sicuri. A parte l’impiego del suo<br />

mantello in versione invernale per<br />

sottolineare prestigio e ricchezze dei<br />

vari personaggi, ritroviamo l’ermellino<br />

in chiave aral<strong>di</strong>ca, ma sotto il nome <strong>di</strong><br />

«armellino» perché lo si riteneva, lo si<br />

ritiene, originario dell’Armenia.<br />

Molto <strong>di</strong>ffuso in vari Paesi europei,<br />

negli stemmi delle famiglie <strong>di</strong> più<br />

antica origine, l’«armellino» è presente<br />

anche nelle insegne <strong>di</strong> alcune casate<br />

italiane, come simbolo <strong>di</strong> purezza e<br />

incorruttibilità.<br />

Nel 1381, Giovanni IV <strong>di</strong> Bretagna istituì<br />

ad<strong>di</strong>rittura l’Or<strong>di</strong>ne dell’Ermellino ora<br />

<strong>di</strong>menticato.<br />

A parte questa funzione<br />

rappresentativa, la Mustela erminea<br />

merita tutta la nostra attenzione, sia<br />

quando si presenta nella fulva livrea<br />

estiva, sia quando entra in<br />

competizione con la neve per trovare la<br />

sfumatura più can<strong>di</strong>da, segnata dalla<br />

macchia nera in fondo alla coda e nel<br />

musetto, quasi due punti esclamativi<br />

sulla <strong>di</strong>stesa bianca.<br />

È un animale che merita il nostro<br />

rispetto perché <strong>di</strong>mostra coraggio e<br />

spirito <strong>di</strong> adattamento davvero<br />

eccezionali, pronto a sfidare nemici<br />

tanto più forti <strong>di</strong> lui; persino l’aquila, se<br />

il rapace lo scopre nell’atto <strong>di</strong><br />

saccheggiarne il nido per cibarsi delle<br />

uova.<br />

In basso l'animale è ripreso, in una delle prime<br />

nevicate in settembre, con mantello ancora<br />

estivo.<br />

L’ermellino, ornamento<br />

dei re<br />

(Mustela erminea)<br />

«Non c’è da augurarsi <strong>di</strong> avere il “pallino”<br />

<strong>di</strong> fotografarlo perché è una impresa senza<br />

fortuna». Così è scritto a proposito dell’ermellino<br />

in un libro <strong>di</strong> fotografia naturalistica.<br />

In effetti «l’impresa» risulta fattibile<br />

se si tengono in debito conto alcuni fattori<br />

determinanti: lo si deve cercare nelle<br />

pietraie al <strong>di</strong> sopra dei 2000 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne,<br />

luoghi che più frequenta in quanto è lì<br />

che vive la sua preda più comune, l’arvicola<br />

delle nevi; e quando lo si è visto bisogna<br />

catturare la sua attenzione magari imitando<br />

il pigolio <strong>di</strong> un uccello. Acquistata la<br />

sua fiducia e simpatia si può fotografarlo<br />

e insieme assistere ai suoi spettacolosi<br />

«esercizi ginnici». Sulla neve le sue acrobazie<br />

sono ancora più funambolesche: descrive<br />

ampi cerchi e giravolte, sollevando<br />

spruzzi, scompare sotto la coltre e ricompare<br />

parecchi metri più in là, si solleva sulle<br />

zampe posteriori mettendo quelle anteriori<br />

all’altezza del petto come fanno lo<br />

scoiattolo e la marmotta per controllare i<br />

<strong>di</strong>ntorni e poi riparte; le poche volte che<br />

rimane per un attimo fermo se ne sta ingobbito<br />

come un atleta alla partenza dei<br />

cento metri, pronto per un bruciante scatto.<br />

Una volta mi è comparso davanti con in<br />

bocca un topetto appena catturato ma se<br />

n’è andato imme<strong>di</strong>atamente privandomi<br />

così della possibilità <strong>di</strong> effettuare una ripresa<br />

fotografica eccezionale.<br />

L’ermellino, come la pernice bianca e la lepre<br />

variabile, è soggetto a muta cromatica<br />

del mantello (fulvo in estate, è perfettamente<br />

bianco tranne l’apice caudale nero<br />

in inverno) originata dalle variazioni <strong>di</strong><br />

luce e <strong>di</strong> campo elettromagnetico in relazione<br />

alla <strong>di</strong>versa durata del giorno. Poco<br />

prima della fine <strong>di</strong> ottobre è già completamente<br />

can<strong>di</strong>do anche quando non c’è la<br />

minima traccia <strong>di</strong> neve e il sole splende<br />

ancora relativamente caldo. Nella tarda<br />

primavera è soggetto alla muta inversa<br />

che è piu lenta e gli conferisce un aspetto<br />

macchiato bianco-marrone alquanto buffo<br />

a vedersi.<br />

Le sue corse in<strong>di</strong>avolate lo portano a volte<br />

molto in alto: un giorno l’ho visto esattamente<br />

in cima al Pizzo Coca a 3052 m e mi chiedo<br />

ancora cosa stesse cercando vista l’improbabilità<br />

<strong>di</strong> esistenza <strong>di</strong> qualsiasi forma <strong>di</strong> vita a<br />

quell’altitu<strong>di</strong>ne e in quell’ambiente.<br />

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