ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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«Ha le piume leggere e quando vola fra gli alberi in cerca di una preda, compie vere e proprie acrobazie, eleganti e spettacolari, senza provocare il minimo fruscio.» Maddalena Vanelli di Vailate La civetta capogrosso dal volo silenzioso (Aegolius funereus) A un rappresentante degli uccelli notturni era scontato che fosse dato il nome funereus, funereo; anche solo per ricordare la stupida credenza che da sempre ritiene questi bellissimi e misteriosi esseri dei veri e propri iettatori. Se il motivo è il loro canto, la meno meritevole di tale nomea è proprio la civetta capogrosso perché la sua voce è una ripetizione di note molto dolci, modulate, piene di pathos ... sussurrate. Quante volte mi ha allietato la sua voce nelle notti interminabili e insonni passate ad aspettare il gallo cedrone... La capogrosso stabilisce la sua dimora nelle foreste di conifere tra i 1200 e i 1800 m., dove oltre il cedrone vive il picchio nero, a lei indispensabile perché fornisce i buchi in cui può nidificare. Nemmeno gli inverni più rigidi e abbondanti di neve la costringono ad abban 30
I rapporti con l’uomo Questa specie è del tutto particolare, normalmente considerata una civetta e, invece, scientificamente inclusa tra gli allocchi. In pratica, è ritenuta un anello di congiunzione fra gli Strix, ossia gli allocchi, e le civette, ma con caratteri più affini al primo gruppo, ossia alla famiglia degli Strigidi. Per chi sa vincere l’istintivo timore superstizioso legato a questi uccelli notturni, ritenuti annunciatori di morte, non può disconoscere la bellezza della civetta capogrosso, dai grandi occhi che guardano il buio e sembrano nascondere chissà quali misteri, mentre nel silenzio si ripete il suo richiamo. È un breve «u-u», dal timbro che ricorda il suono di un’ocarina, con note ascendenti che finiscono per assumere una cadenza un po’ ossessiva. Qualcuno tiene la civetta capogrosso in grandi voliere, dove l’animale vive tranquillo adattandosi senza difficoltà alla prigionia, ma è una crudeltà privare questo uccello della libertà e togliere al bosco questo eccezionale equilibratore della piccola fauna terragnola che, se indisturbata, si moltiplicherebbe in modo eccessivo recando gran danno all’agricoltura delle zone di diffusione. donare il suo territorio, al quale è affezionatissima; il magro cibo, costituito soprattutto da topi, lo cerca allora anche nelle ore diurne. Un giorno d’inverno, mentre scendo con gli sci attraverso un folto lariceto, la scorgo, aggrappata con i grossi artigli piumati a un ramo, probabilmente intenta a cacciare. Mi fermo a pochi metri di distanza e vedo con meraviglia che non vola via. Mi guarda con gli enormi, sproporzionati occhi gialli che sembrano esprimere grande stupore con la loro perfetta rotondità. Perché non si muove? Non sono il suo peggiore, anzi unico nemico? Ma forse capisce che la neve la protegge, perché mi blocca i movimenti e mi vede goffo, inerme, inoffensivo. Dopo aver scattato alcune foto la lascio sperando che faccia buona caccia e augurandomi di sentirla cantare una notte di primavera quando verrò nuovamente quassù ad assistere alle parate amorose del gallo cedrone. 31
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