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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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La zona carsica dei Corni <strong>di</strong> Pedenolo nel<br />

bormiese.<br />

Carsismo<br />

I fenomeni carsici si manifestano su rocce solubili,<br />

come i gessi, o su rocce che <strong>di</strong>ventano solubili per<br />

l’aggressione chimica dell’anidride carbonica <strong>di</strong>sciolta<br />

nell’acqua piovana, come i calcari e, in<br />

minor misura, le dolomie.<br />

Il carbonato <strong>di</strong> calcio, costituente dei calcari, viene<br />

trasformato in bicarbonato solubile e rimosso<br />

dalle acque che filtrano in profon<strong>di</strong>tà, in modo<br />

che la roccia assume un aspetto cariato, spesso<br />

alveolare.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> gli affioramenti <strong>di</strong> gesso<br />

sono limitati alla valle <strong>di</strong> Uzza ed agli Andossi,<br />

mentre considerevole è l’estensione delle fasce<br />

calcaree e dolomitiche nel bormiese ed in alta<br />

valle <strong>di</strong> San Giacomo.<br />

Il paesaggio carsico è definito dalla scomparsa<br />

della rete idrica superficiale e della vegetazione<br />

arborea: una successione <strong>di</strong> brulli altipiani irregolari,<br />

talvolta incisi da valli morte, senza deflusso.<br />

Il termine “carso” deriva da una voce pre-indoeuropea,<br />

che pare significhi pietraia, cimitero <strong>di</strong> pietre.<br />

Le rocce affioranti sono incise da solchi paralleli,<br />

<strong>di</strong>sposti secondo la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> massima pendenza,<br />

simili alle impronte lasciate dalle ruote <strong>di</strong> un<br />

carro nel fango. Lungo i pianori, come agli Andossi<br />

o alle Platigliole, si modellano depressioni a<br />

scodella o ad imbuto, le doline, dove le acque<br />

superficiali scompaiono, filtrando entro le fessure<br />

delle rocce, o ristagnano su <strong>di</strong> un substrato argilloso.<br />

Talvolta si aprono vertiginosi abissi: il torrente<br />

che scende dal Sobretta verso il Passo dell’Alpe,<br />

incontrando una bastionata calcarea, improvvisamente<br />

scompare in una voragine larga non più<br />

<strong>di</strong> un passo e profonda decine <strong>di</strong> metri.<br />

Le rocce carsiche costituiscono dunque imponenti<br />

serbatoi d’acqua. Al piede <strong>di</strong> un affioramento<br />

calcareo sono frequenti le sorgenti <strong>di</strong> acque dure,<br />

spesso lattiginose, come quelle <strong>di</strong> San Sisto sopra<br />

Starleggia. La vecchia Bocca d’Adda, lungo le pen<strong>di</strong>ci<br />

del Monte delle Scale, testimonia invece un<br />

livello freatico fossile, <strong>di</strong>venuto pensile rispetto<br />

all’attuale fondovalle.<br />

Se in superficie il paesaggio carsico è desolato,<br />

affascinanti sono le forme che la <strong>di</strong>ssoluzione e lo<br />

stillici<strong>di</strong>o modellano in profon<strong>di</strong>tà. Al Pian dei<br />

Cavalli, sopra Starleggia, uno stretto cunicolo, il<br />

Buco del Nido, si addentra per un centinaio <strong>di</strong><br />

metri nella montagna.<br />

Nel bormiese, durante lo scavo delle gallerie per<br />

la captazione delle acque destinate al bacino <strong>di</strong><br />

Cancano, sono state incontrate cavità sotterranee,<br />

se non vere e proprie grotte, ricoperte da<br />

concrezioni calcaree, anche in forma <strong>di</strong> stalattiti<br />

e <strong>di</strong> stalagmiti.<br />

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