ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

«Su un ramo muschioso,
più ratto di un lampo,
un veloce scoiattolo,
stupito, intorno ha guardato...»
Franco Castellini
I rapporti con l’uomo
I greci lo chiamavano «l’animale che si
fa ombra con la coda» e il suo stesso
nome scientifico Sciurus ha la stessa
etimologia dell’assenza di sole,
dell’ombra, appunto. Soggetto a caccia
spietata nel passato, oggi si avverte un
più vivo rispetto per questo delizioso
animale, mite e intelligente ripreso in
molte figurazioni araldiche come
simbolo di saggezza e prudenza.
Mitologicamente ha una parte
importante nell’antico culto dei
Germani, mentre presso i nativi
d’America lo scoiattolo era addirittura
sacro e veniva offerto in sacrificio al
figlio del Sole Itzamma, adorato dai
Maya come dio della pioggia e
protettore della salute.
In alcune zone dell’Europa centrale nei
tempi andati, si pensava che lo
scoiattolo arrostito e ridotto in polvere
rappresentasse un ottimo rimedio
contro le malattie dei cavalli e infine,
credenza davvero curiosa, gli acrobati
del circo credevano che bastasse
mangiare il cervello di questi
straordinari saltatori per acquistare
agilità senza pari e ignorare per
sempre le vertigini. Gli scoiattoli,
purché riforniti regolarmente di cibo, si
adattano facilmente anche alla vita di
città e si insediano nei giardini o nei
parchi pubblici sino a non temere la
presenza dell’uomo.
A destra: le caratteristiche impronte di
scoiattolo sulla neve.
Lo scoiattolo armonia del movimento
(Sciurus vulgaris)
Lo scoiattolo è senz’altro l’animale che tutti hanno visto almeno una volta e che
tutti sanno riconoscere. Lo si trova in ogni tipo di bosco e pressoché a qualsiasi
altitudine e si rende inconfondibile per la coda grossa e lunga quanto il
corpo.
Se non lo scorgete voi per primi sarà lui a richiamare l’attenzione con rumori
di diversa varietà e intensità, indispettito dalla vostra presenza e contrariato
per l’interruzione che ha dovuto subire durante uno dei suoi tanti «lavori», quali
immagazzinare provviste di nocciole, ghiande, faggiole, semi, ponendoli nelle
cavità degli alberi e in buche da dove li preleverà nel lungo inverno tra un «sonnellino»
(non letargo) e l’altro; pulire il nido, rivestirlo con morbido muschio
e ripararlo dalle infiltrazioni di acqua è un altro costante impegno.
Sono famose le sue acrobazie che è augurabile poter ammirare in primavera,
quando una mezza dozzina di maschi rincorre una femmina, su e giù per i tronchi,
da un albero all’altro, con balzi formidabili e la coda che fa da timone e da
paracadute.
Ci divertiremo anche quando potremo vederlo sfogliare con pazienza infinita
la più piccola pigna di un larice per trovarvi un invisibile seme e portarlo alla
bocca con le zampette anteriori. Resteremo ammirati dalla grazia dell’atteggiamento
che assume quando, nella cavita di un ceppo, beve l’acqua raccoltasi
durante un temporale; oppure mentre si abbevera in riva ad un ruscello, magari
seduto su un sasso.
La sua vita, però, non è sempre così idilliaca come può sembrare; ha infatti
numerosi nemici, i più pericolosi dei quali sono la bellissima martora, agile
quasi quanto lui nell’ambiente intricato di rami e tronchi, e l’astore. Ma anche
l’aquila e la volpe lo possono ghermire quando scende allo scoperto sul terreno.
La famiglia dello scoiattolo supplisce fortunatamente alle perdite subite a seguito
delle predette aggressioni con una buona prolificità; la femmina dà alla
luce fino a sette piccoli per volta; essi potranno riprodursi già l’anno successivo.
La durata della sua vita è di circa
dieci anni.
In Valtellina è ovunque discretamente
numeroso da quando la sua caccia,
per altro vile, è stata proibita.
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