ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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Intrico di cuscinetti erbosi all’imbocco della Vallaccia. Foto F. Bedogné. Sotto: quando il terreno poggia su di un substrato impermeabile, come in Val di Foscagno, il soliflusso origina estese colate di terriccio. Foto F. Bedogné. Nella pagina a fianco: cuscinetti erbosi a Poverzone. Foto A. Turcatti. Fenomeni periglaciali I fenomeni periglaciali, causati dall’alternanza del gelo e del disgelo, si estendono dalle praterie alpine verso il deserto nivale fino al limite delle nevi persistenti. In questo ambiente, se non si hanno nevicate precoci, le rigide temperature del tardo autunno provocano il congelamento dell’acqua infiltrata nel sottosuolo. In primavera il ghiaccio più superficiale fonde ed il terreno, se in forte pendenza, scivola, lubrificato dall’acqua di fusione, sullo zoccolo sottostante ancora duro. Il fenomeno, chiaramente riconoscibile soprattutto nelle zone di Trepalle di Livigno e degli Andossi di Madesimo, viene denominato soliflusso, cioè scorrimento del suolo, e si verifica con velocità valutabile in alcune decine di centimetri all’anno. I versanti montuosi più ripidi ed uniformi appaiono solcati da una sequenza di incisioni parallele che quasi seguono il decorso di immaginarie isoipse, sorta di sentieri sassosi spogli di vegetazione, ed assumono l’aspetto di una immane scalinata. Se il terreno poggia su di un substrato impermeabile, come in Val di Foscagno, il soliflusso origina estese colate di terriccio, che comportano un degrado inarrestabile degli alti pascoli. Quando le praterie alpine si estendono su aree pianeggianti, il congelamento dell’acqua di infiltrazione provoca la lievitazione della cotica erbosa in un intrico di calotte tendenzialmente emisferiche o di cuscinetti «montonati», che conservano un nucleo di ghiaccio fino all’inizio dell’estate. È rilevante e difficilmente interpretabile che il gelo determini un sollevamento del terreno non uniforme, ma localizzato per punti. 200
Ancora più in alto, a livello delle spianate prossime alle nevi perenni, il limo glaciale intriso d’acqua si fessura in forme poligonali o circolari leggermente convesse a cupola, delimitate da cordonature di ciottoli o da profili erbosi. Dove le spianate sono ingombre di detriti lapidei tendenzialmente scagliosi, questi, per il carico della coltre nevosa, tendono a disporsi come le piastrelle di un pavimento, formando i lastricati naturali. Le testate di alcuni valloni d’alta quota, come il Buco del Cacciatore in Val di Togno, sono infine percorse da colate di pietre, sorta di ghiacciai rocciosi che scorrono lentamente verso valle scivolando su lingue di neve fossile. 201
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