ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

Le Cassandre del Mallero viste da sud e da
nord.
Valli glaciali
Osservando la Valtellina da un luogo rilevato, si possono facilmente distinguere
i segni dell’originaria morfologia glaciale, solo in parte obliterati da successive
forme di erosione e di accumulo.
Le pareti montuose piuttosto ripide, raccordate al materasso alluvionale dell’Adda
da dolci curve concave, conferiscono alla valle un profilo ad U, che ricorda
un truogolo.
L’uniformità dei versanti è interrotta da due livelli terrazzati, forse lembi di
antichi fondivalle, che, nei dintorni di Sondrio, decorrono all’altezza di Albosaggia
e dei Campelli sulle Orobie, di Tresivio e di Carnale sulle Retiche.
Appare probabile che il ghiacciaio dell’Adda abbia raggiunto, durante la fase
di massima espansione, gli attuali 2200 metri in corrispondenza della strozzatura
di Bolladore ed i 1500 metri alle falde del Legnone.
Le valli che confluiscono nella Valtellina e nella Valchiavenna sono poi, nel loro
tratto terminale, profondamente incassate, in modo da definire vere e proprie
forre, come le Cassandre del Mallero e l’«orrido» del Bodengo. L’origine di queste
varici risale al ritiro dei ghiacciai quaternari, conclusosi circa 30.000 anni
or sono, che hanno scavato più profondamente i solchi abduano e chiavennasco,
che non quelli delle valli laterali.
I torrenti immissari dell’Adda e della Mera superavano il dislivello con cascate
o cateratte che, erodendo a ritroso l’alveo, con un lento lavorio di millenni
hanno inciso le forre.
In senso longitudinale le valli glaciali presentano tratti pianeggianti alternati con
ripide scarpate, in modo da delineare un profilo a gradinata. Questa tipica morfologia
si può spiegare con una non uniforme velocità di avanzamento o arretramento
dei ghiacciai su di un letto costituito da rocce diversamente erodibili.
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