ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio
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Notizie sui giacimenti<br />
<strong>di</strong> minerali metallici in Valmalenco<br />
Vecchie guide della Valtellina e trattati minerari e<strong>di</strong>ti verso la fine del secolo<br />
scorso segnalano, e talora descrivono, filoni auriferi, oltre a giacimenti metallici,<br />
soprattutto <strong>di</strong> ferro, rame, piombo, argento e manganese, ubicati sui monti<br />
della Valmalenco.<br />
Considerata la ripresa <strong>di</strong> interesse per le ricchezze minerarie della provincia<br />
<strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, in rapporto anche con la scoperta dei livelli uraniferi delle Orobie,<br />
è sembrato non privo <strong>di</strong> importanza un esame, seppure sommario, delle più<br />
significative tra tali segnalazioni.<br />
Oro<br />
Ercole Bassi riferisce che l’oro si estraeva in tre <strong>di</strong>verse località della Valmalenco:<br />
«in fondo alla valle, vicino al Passo del Muretto, in luogo non elevato che <strong>di</strong><br />
rado resta scoperto dalla neve», «in prossimità dei laghetti <strong>di</strong> Chiesa» e «sul<br />
Monte detto appunto dell’Oro». Guglielmo Jervis accenna poi ad un filone <strong>di</strong><br />
pirite aurifera ubicato «nell’Alpe <strong>di</strong> Torcola, sulla destra del Malero, a 4 chilometri<br />
sopra la città <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>».<br />
Facilmente rintracciabile è il giacimento dei laghetti <strong>di</strong> Chiesa, in realtà costituito<br />
da un filoncello <strong>di</strong> calcopirite, solfuro <strong>di</strong> ferro e rame, che per colore e<br />
lucentezza può anche ricordare l’oro, tanto che «viene dal volgo chiamato l’oro<br />
degli sciocchi».<br />
D’altra parte tale filoncello è incassato entro rocce serpentinose, che, per una<br />
sorta <strong>di</strong> incompatibilità geochimica, non sono quasi mai in relazione genetica<br />
con minerali auriferi.<br />
L’oro nativo dei giacimenti primari si rinviene soprattutto entro una roccia<br />
quarzosa caricata da piccole cavità, dovute a <strong>di</strong>ssoluzione <strong>di</strong> solfuri, che conferiscono<br />
all’insieme un aspetto bolloso.<br />
Rocce <strong>di</strong> questo tipo sono <strong>di</strong>scretamente <strong>di</strong>ffuse anche in Valmalenco, ma, per<br />
quante ricerche siano state fatte, l’oro sarebbe stato rinvenuto solo in località<br />
Forlet (?), presso la Forcella <strong>di</strong> Fellaria.<br />
Nella collezione Pietro Sigismund, attualmente esposta in una sala dell’Istituto<br />
<strong>di</strong> Mineralogia e Petrografia <strong>di</strong> Zurigo, compare infatti un campione <strong>di</strong> quarzo<br />
con esilissime laminette d’oro, rinvenuto, pare, in questa località.<br />
Occorre tuttavia considerare che nei più cospicui giacimenti auriferi primari<br />
l’oro non si scorge quasi mai a vista, in quanto «si imbosca», allo stato <strong>di</strong> soluzione<br />
solida, entro certi solfuri, quali pirite, pirrotite e galena.<br />
Non è quin<strong>di</strong> da escludere che certe piriti o pirrotiti della Valmalenco si rivelino<br />
<strong>di</strong> fatto aurifere, ma, anche in questo caso, è molto improbabile che rivestano<br />
un qualsiasi interesse economico.<br />
Ferro e rame<br />
Minerali <strong>di</strong> ferro e <strong>di</strong> rame, elementi questi che vengono considerati insieme<br />
perché presentano una certa affinità geochimica, sono <strong>di</strong>sseminati un po’ dovunque<br />
entro le rocce della Valmalenco.<br />
Secondo il Jervis, oltre che ai laghetti <strong>di</strong> Chiesa, tracce <strong>di</strong> antichi lavori <strong>di</strong> escavazione<br />
si possono osservare a Senevedo <strong>di</strong> Sopra «verso l’origine della Val Malenco,<br />
nell’alta giogaia delle Alpi» dove si estraeva «dell’oligisto associato ad<br />
anfibolo» e all’Alpe Musella dove venne coltivato un banco <strong>di</strong> minerale ferroso<br />
«come appare dagli spurghi, che tuttora ivi giaciono».<br />
Altrove si legge <strong>di</strong> giacimenti ubicati alla Sassa <strong>di</strong> Caspoggio o presso Campo<br />
Franscia, evidentemente tutti <strong>di</strong> ben scarsa importanza industriale.<br />
Può invece essere interessante ricordare come il settore centrale della Valmalenco,<br />
costituito da rocce serpentinose, sia sede <strong>di</strong> una marcata anomalia<br />
magnetica, che si potrebbe correlare con l’esistenza in profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un deposito<br />
<strong>di</strong> magnetite, che è il minerale <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong> maggior valore economico.<br />
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