ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

Stratificazioni in banchi orizzontali delle rocce
calcaree in Val d’Avero.
Lembi calcarei più limitati e spesso metamorfosati
in veri e propri marmi compaiono
in numerose altre località; a monte di
Dubino, lungo le Orobie, in Valmalenco.
I calcari affioranti in provincia di Sondrio si
sono formati, nel corso dell’era mesozoica,
in un ambiente marino piuttosto caldo per
accumulo di resti organici e soprattutto
per un processo di precipitazione biochimica:
le alghe verdi assorbono l’anidride
carbonica, necessaria al loro metabolismo,
dal bicarbonato di calcio disciolto nelle
acque, provocando una sorta di «nevicata»
di carbonato di calcio. Spesso si verifica
poi un lento e parziale processo di sostituzione
del calcio con il magnesio e quindi
una transizione verso litotipi dolomitici.
I calcari, spesso piuttosto friabili e cariati,
sono facilmente riconoscibili anche a distanza,
quando presentino una marcata
stratificazione. Talvolta gli strati appaiono
ripiegati e contorti, a testimoniare l’intensità
del diastrofismo alpino, come bene si
può osservare al Monte delle Scale, verso la Bocca d’Adda, o al Monte Torraccia,
di fronte a Trepalle. Le dolomie sono in genere più compatte e possono
ergersi in vertiginose muraglie. Il colore è chiaro, giallastro, bianco rosato nelle
dolomie pure, ma diviene grigio per inclusioni argillose o nero nei litotipi bituminosi.
Non molto frequenti sono i resti fossili macroscopici, gusci di molluschi,
polipai di coralli, piastre di echinodermi, alghe a tallo incrostante.
Ammoniti e rostri di belemnite molto ben conservati sono però stati rinvenuti
in Val Alpisella ed in Val Federia.
Calcari e dolomie determinano particolari condizioni idrologiche, spesso evidenziate
da fenomeni carsici, pedologiche, con sviluppo di una vegetazione
basifila che conferisce al paesaggio un aspetto aspro e brullo, e morfologiche.
Sono stati anche oggetto di escavazione per ricavarne calci magre, cemento (il
«calcare marnoso di Fraele») o pietrisco.
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