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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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Tipiche metamorfiti sono anche le rocce ver<strong>di</strong> che affiorano in corrispondenza<br />

del nucleo centrale della Valmalenco per una estensione <strong>di</strong> 170 kmq, e, più<br />

limitatamente, presso i Bagni <strong>di</strong> Masino e lungo le pen<strong>di</strong>ci del Mottaccio in Valchiavenna.<br />

Rappresentano un frammento del mantello superiore terrestre e<br />

costituiscono un lastrone con spessore massimo <strong>di</strong> circa 2 km.<br />

Il tipo litologico più <strong>di</strong>ffuso è il serpentino, costituito in prevalenza da silicati<br />

idrati <strong>di</strong> magnesio con magnetite accessoria.<br />

In genere compatto e massiccio, assume localmente una tessitura marcatamente<br />

scistosa, in modo da fornire tegole sottili e <strong>di</strong> estrema durevolezza.<br />

La compagine serpentinosa è talvolta interrotta da lenti o vene <strong>di</strong> talcoscisti e<br />

cloritoscisti, attivamente coltivate per l’estrazione del talco e della pietra ollare.<br />

Lungo la fascia periferica il nucleo serpentinoso sfuma invece verso rocce<br />

anfibolitiche simili, anche se geneticamente <strong>di</strong>verse, a quelle affioranti in Val<br />

Grosina o a Sud <strong>di</strong> Tovo <strong>di</strong> Sant’Agata.<br />

Molto limitati come estensione, ma numerosi sono poi gli affioramenti <strong>di</strong> un<br />

marmo bianco o giallastro, saccaroide, originatosi per ricristallizzazione <strong>di</strong><br />

rocce calcaree mesozoiche o paleozoiche.<br />

Di una estrema eterogeneità, per l’alternarsi <strong>di</strong> granatiti con epidositi e pirosseniti,<br />

sono infine le metamorfiti <strong>di</strong> contatto, che formano un’ampia aureola intorno al<br />

plutone del Masino-Bregaglia o intorno ad un filone <strong>di</strong>oritico dell’alta Val Zebrù.<br />

Rocce intrusive<br />

Le ipotesi tra<strong>di</strong>zionali collegano la genesi delle rocce intrusive ad un consolidamento<br />

<strong>di</strong> masse fuse, che si verifica con estrema lentezza all’interno della crosta<br />

terrestre. Teorie più recenti sottolineano invece l’azione <strong>di</strong> soluzioni calde circolanti<br />

a grande profon<strong>di</strong>tà, in un ambiente metamorfico sottostante alla catazona.<br />

I «graniti» affioranti in provincia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> si possono attribuire a due cicli orogenetici<br />

<strong>di</strong>versi: il corrugamento ercinico, verificatosi verso la fine dell’era<br />

paleozoica, ed il corrugamento alpino <strong>di</strong> età cenozoica.<br />

Le rocce intrusive erciniche, come le <strong>di</strong>oriti del Bernina e le gabbro-<strong>di</strong>oriti della<br />

Val Fontana, sono inserite entro rocce metamorfiche e, insieme con queste,<br />

hanno subìto evidenti <strong>di</strong>slocazioni durante il cenozoico.<br />

Le rocce intrusive alpine costituiscono invece due ammassi principali, oltre ad<br />

un corteo <strong>di</strong> emergenze minori a questi collegato: il plutone <strong>di</strong> Sondalo, con<br />

nucleo gabbrico ed alone periferico <strong>di</strong>oritico, ed il plutone del Masino-Bregaglia,<br />

a chimismo più acido.<br />

I gabbri dell’alta Valtellina si sarebbero consolidati entro la zona <strong>di</strong> volta dei ricoprimenti<br />

scistosi durante una fase <strong>di</strong>stensiva verificatasi nel corso dell’era<br />

mesozoica. I graniti e le quarzo<strong>di</strong>oriti <strong>di</strong> Val Codera e Val Masino sarebbero invece<br />

soli<strong>di</strong>ficati durante le fasi tar<strong>di</strong>ve del ciclo orogenetico alpino, con incorporazione,<br />

lungo il contatto, delle rocce incassanti. Avrebbero successivamente<br />

subito uno scorrimento rispetto alla collocazione originaria e anche una parziale<br />

ricristallizzazione, in grado, ad esempio, <strong>di</strong> spiegare la presenza dei megacristalli<br />

<strong>di</strong> ortoclasio entro il Ghiandone.<br />

Una <strong>di</strong>stinzione a prima vista tra le rocce intrusive è resa possibile dal colore,<br />

che riflette la composizione chimica. I graniti della bassa Val Codera sono<br />

<strong>di</strong> un grigio molto chiaro, le grano<strong>di</strong>oriti e le quarzo<strong>di</strong>oriti della Val Masino<br />

sono più scure, i gabbri <strong>di</strong> Sondalo quasi neri. Con l’incupire del colore varia<br />

anche la composizione mineralogica: scompare il quarzo, il plagioclasio assume<br />

una maggior basicità, anfiboli e pirosseni <strong>di</strong>ventano predominanti rispetto<br />

alle miche. Oggetto <strong>di</strong> escavazione per estrarre materiali eleganti e tenacissimi,<br />

adatti per pavimentazione, rivestimento e cordonatura stradale,<br />

sono soprattutto il granito <strong>di</strong> San Fedelino, il Serizzo ed il Ghiandone <strong>di</strong> Val<br />

Masino.<br />

Le rocce intrusive sono spesso solcate da filoni bianchi <strong>di</strong> pegmatite e <strong>di</strong> aplite,<br />

in qualche caso coltivati per ricavarne il feldspato, materia prima per l’industria<br />

ceramica e vetraria. Anche la grande lente <strong>di</strong> quarzo compatto che si<br />

scorge poco a monte del villaggio sanatoriale è geneticamente connessa con<br />

il plutone <strong>di</strong> Sondalo.<br />

Entro il basamento metamorfico delle Orobie e le falde scistose dell’alta Valtellina<br />

sono invece più frequenti <strong>di</strong>fferenziati filoniani scuri e a grana minuta.<br />

Le valli scolpite dal ghiaccio e dalle acque entro rocce intrusive presentano forme<br />

quanto mai aspre e <strong>di</strong>rupate.<br />

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