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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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La pernice bianca, regina del gelo<br />

(Lagopus mutus)<br />

La traduzione del nome latino («piede leporino muto») si giustifica solo a metà<br />

in quanto, se è vero che, come quello della lepre bianca, il piede della pernice<br />

è adatto al movimento sulla neve, non è vero che l’animale è muto perché è capace<br />

<strong>di</strong> emettere un verso particolare e ben u<strong>di</strong>bile. La pernice bianca appartiene<br />

alla famiglia dei tetraoni<strong>di</strong> (dal greco tetráxo = chioccio, strido, grido), assieme<br />

al gallo cedrone, al fagiano <strong>di</strong> monte e al francolino <strong>di</strong> monte, per citare<br />

solo quelli che sono stanziali in Valtellina.<br />

Come la lepre bianca, presenta un cambiamento <strong>di</strong> livrea stagionale: in estate<br />

ha un colore bruno grigio con ali, addome e penne timoniere centrali bianchi;<br />

in inverno, la pernice è completamente bianca, tranne le timoniere esterne, che<br />

rimangono nere, e, nel maschio, due strisce nere tra gli occhi e il becco.<br />

Ha gli archi sopraccigliari rossi, le zampe costituite da tre <strong>di</strong>ta ben <strong>di</strong>stanziate,<br />

ricoperte lateralmente <strong>di</strong> piume ru<strong>di</strong>mentali soggette alla muta, strutturate<br />

in modo da aumentare, schiacciandosi, la superficie d’appoggio. È curioso<br />

notare come alcuni uccelli, ad esempio il fringuello alpino, usano le piume della<br />

muta primaverile per la costruzione del proprio nido.<br />

La lunghezza della pernice bianca è <strong>di</strong> circa 35 centimetri e il peso è compreso<br />

tra i 400 e i 600 gr. circa.<br />

La sua origine è attribuita ai paesi nor<strong>di</strong>ci. Spinta dalla Groenlan<strong>di</strong>a verso il Sud<br />

durante l’ultima grande glaciazione (35.000 anni fa), è rimasta in un certo numero<br />

nelle isole glaciali delle Alpi e dei Pirenei assieme allo scricciolo e all’ermellino.<br />

È un uccello timido, tranquillo e curioso. Dove non è continuamente perseguitato<br />

con la caccia si lascia avvicinare, fiducioso del mimetismo che d’altra parte<br />

è mirabile in ogni stagione. È possibile passare a pochi metri da una femmina<br />

che sta covando senza tuttavia scorgerla. Ed è forse quest’arma che la salva da<br />

<strong>di</strong>struzione completa, avendo nemici implacabili quali l’aquila, l’ermellino, la<br />

volpe e, purtroppo, l’uomo. Il suo elemento naturale è la neve dove si rifugia,<br />

quando può, scavando, dopo aver <strong>di</strong>segnato caratteristici ghirigori, gallerie e<br />

buche che le servono per ripararsi dal freddo, dalle frequenti tormente, dai<br />

predatori e per cercare il cibo quando, come d’inverno, esso non è reperibile<br />

altrove.<br />

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