ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio
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«Cubo» <strong>di</strong> 30 x 22 x 20 mm incluso nella<br />
calcite. Sasso Moro - Valmalenco.<br />
Coll. F. Bedogné - Foto C. Bedogné.<br />
Niti<strong>di</strong> cubi <strong>di</strong> perovskite su serpentino<br />
provenienti dal versante Sud del Sasso Moro.<br />
Coll. F. Grazioli - Foto A. Costa.<br />
Perovskite<br />
Nel 1880 alcuni cristalli bruni <strong>di</strong> abito ottaedrico, raccolti da certo Albonico<br />
presso la Bocchetta del Ventina, vennero esaminati dal prof. G. Struever ed<br />
attribuiti alla perovskite, allora minerale nuovo per l’Italia.<br />
La perovskite, ossido <strong>di</strong> titanio e calcio a simmetria pseudomonometrica, si<br />
osserva con una certa frequenza come costituente microscopico <strong>di</strong> rocce basiche,<br />
in paragenesi con magnetite e cromite. Cristalli ben visibili a occhio<br />
nudo, terminati da facce nitide e piane, sono tuttavia decisamente rari: campioni<br />
notevoli sono stati rinvenuti solo ad Achmatovsk negli Urali, a Magnet<br />
Cove nell’Arkansas e, recentemente, a Roccasella in Val <strong>di</strong> Susa. Assume quin<strong>di</strong><br />
un particolare significato ricordare come la perovskite sia stata segnalata,<br />
negli ultimi decenni, in altre 25 località della Valmalenco.<br />
I giacimenti del minerale sono in genere ubicati lungo la fascia periferica delle<br />
serpentine, specie dove il contatto tra queste e le rocce incassanti è segnato<br />
da un livello <strong>di</strong> calcescisti. Il metamorfismo regionale <strong>di</strong> età alpina dovrebbe<br />
aver determinato una migrazione <strong>di</strong> ioni calcio dai calcescisti alle serpentine,<br />
per solito ricche <strong>di</strong> titanio, in modo da consentire la cristallizzazione della<br />
perovskite.<br />
Cristalli cubici fino a oltre 4 centimetri <strong>di</strong> spigolo, verosimilmente tra i più<br />
gran<strong>di</strong> esistenti al mondo, <strong>di</strong> colore bruno talvolta con riflessi rossastri, provengono<br />
dalle vene <strong>di</strong> calcite che intersecano le rocce ver<strong>di</strong> del Sasso Moro.<br />
Cubi più piccoli ma molto niti<strong>di</strong>, con una lucentezza adamantina volgente alla<br />
resinosa, giallo miele o bruno caffè, emergono acidulando la calcite che riempie<br />
i litoclasi della ro<strong>di</strong>ngite e del cloritoscisto affioranti alla Rocca <strong>di</strong> Castellaccio,<br />
in Val Torreggio.<br />
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