ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio
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Cristalli fino a 15 mm con albite, provenienti<br />
dalla galleria idroelettrica Lanzada-Val <strong>di</strong><br />
Togno. Coll. Museo Civico <strong>di</strong> Storia Naturale<br />
<strong>di</strong> Morbegno. Foto R. Appiani.<br />
Cristallo <strong>di</strong> 5 x 5 cm rinvenuto in una fessura<br />
degli scisti della Val d’Oro (Valle <strong>di</strong> San<br />
Giacomo). Coll. I. Bonazzola<br />
Foto R. Appiani.<br />
Calcite<br />
La calcite, carbonato <strong>di</strong> calcio cristallizzato nel sistema trigonale, è uno dei<br />
minerali più <strong>di</strong>ffusi della crosta terrestre, tanto che costituisce intere formazioni<br />
rocciose spesso imponenti.<br />
Si <strong>di</strong>stingue da altre specie simili, in quanto si scioglie, con viva effervescenza,<br />
negli aci<strong>di</strong> anche molto <strong>di</strong>luiti e a freddo. L’immagine <strong>di</strong> un<br />
oggetto, osservato attraverso una lamina <strong>di</strong> calcite trasparente,<br />
appare nettamente sdoppiata, per il forte potere birifrangente<br />
del minerale.<br />
I campioni più spettacolari del territorio provinciale furono<br />
rinvenuti entro la fascia <strong>di</strong> rocce se<strong>di</strong>mentarie che affiora, in<br />
alta valle, dal Livignasco al Gran Zebrù. Nel 1991 al Monte<br />
delle Scale, in una galleria <strong>di</strong> carico dei laghi <strong>di</strong> Cancano, sono<br />
stati raccolti cristalli limpi<strong>di</strong> e lucenti, ambrati, lunghi fino a<br />
5 cm, <strong>di</strong> abito scalenoedrico, spesso geminati, impiantati su<br />
<strong>di</strong> un calcare bituminoso. Di <strong>di</strong>mensioni più ridotte, ma spesso<br />
molto nitide, sono le calciti che si annidano nelle fessure<br />
del serpentino ai Dossi <strong>di</strong> Franscia. Particolarmente ricercati<br />
per l’estrema limpidezza sono i prismi incolori, lunghi fino<br />
ad un paio <strong>di</strong> centimetri, che provenivano da una delle cave<br />
sepolte sotto il piazzale del ristoro. I campioni più vistosi<br />
della Valmalenco vengono però segnalati in bassa Val Lanterna.<br />
Nell’autunno del 1968 venne localizzata in un filone <strong>di</strong><br />
quarzo affiorante ai pie<strong>di</strong> del Monte Cavaglia, <strong>di</strong> fronte a Tornadri,<br />
un’enorme geode, da cui furono asportati bellissimi<br />
quarzi ver<strong>di</strong> e incolori, emergenti da uno zoccolo <strong>di</strong> calciti<br />
con pellicole interne cloritiche ver<strong>di</strong> e limonitiche rossastre.<br />
Questi campioni, illuminati con lampade a raggi ultravioletti,<br />
rivelano una intensa fluorescenza rossa, dovuta ad impurità<br />
imboscate nel reticolo cristallino. Da una galleria sita<br />
poco più a valle (Galleria Voli da Lanzada alla Val <strong>di</strong> Togno)<br />
provennero nei primi anni ’60 numerosi cristalli costituiti<br />
dalla combinazione <strong>di</strong> uno scalenoedro con un romboedro,<br />
fino a 3 cm, niti<strong>di</strong> e vitrei, impiantati con albite su prasinite.<br />
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