ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

Campioni di artinite rinvenuti alla Rocca di
Castellaccio in Val Malenco.
Coll. e foto: F. Bedogné.
Artinite
L’artinite, carbonato di magnesio con ossidrili ed acqua, fu rinvenuta per la
prima volta al mondo in una cava ubicata presso la Cappelletta di Campo Franscia
da P. Sigismund, pioniere della mineralogia valtellinese. La specie venne
descritta da L. Brugnatelli, cattedratico all’Università di Pavia, in uno studio del
1902: «Sopra un nuovo minerale delle cave di amianto della Val Lanterna» e
denominata in onore del collega ed amico E. Artini.
Alcuni anni più tardi buoni campioni di artinite in aggregati bianchi adagiati su
di un amianto compatto e bruniccio furono raccolti in una impervia località del
versante meridionale del Monte Motta nei pressi della cava «Al Ross». Il giacimento
più ricco fu infine individuato nel 1954 dal compianto amico F. Grazioli
in bassa Val Torreggio, all’apice di una delle conoidi detritiche che orlano la
Rocca di Castellaccio.
Il minerale si presenta in croste, in aggregati sferoidali o in ciuffi costituiti da
aghetti appiattiti ed aguzzi, di colore bianco neve, a lucentezza sericea, lunghi
fino a poco più di un centimetro, che ricoprono le superfici di frattura del serpentino.
Appare probabile che la genesi dell’artinite si sia verificata in epoca relativamente
recente per precipitazione del carbonato di magnesio dalle soluzioni
sovrassature circolanti nelle fessure delle rocce.
Accompagnano l’artinite della Rocca di Castellaccio globuli bianchi, opachi di
idromagnesite, aghetti vitrei di aragonite, squame rosa salmone di coalingite
e, come estrema rarità, ciuffetti di un minerale celeste, azzurro se umido, recentemente
identificato come nakauriite. I campioni della Valmalenco, fino alla recente
scoperta del giacimento del Diablo Range in California, erano considerati
come i migliori esistenti per il minerale.
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