ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

«In gara con il candore del manto
nevoso, è una sola cosa con la
montagna in abito invernale e
disegna sul suolo ritmi di
velocissime corse».
Fernando Rini
Nell'«atrio» della tana; la fotografia,
certamente rara, è stata scattata in località
Monte Motta in Valle d'Ambria (m 2.200) nel
mese di ottobre 1976.
(Foto: macchina Olimpus OM1 con obiettivo
da 200 mm, f 5,6 1/250, pellicola GAF 200
ASA).
La lepre bianca, simbolo di ardimento
(Lepus timidus)
La lepre alpina (Lepus timidus) o lepre della neve, più nota negli ambienti montani
come lepre bianca, non smentisce il nome latino.
Più vivace e più smaliziato della lepre comune, è comunque animale molto
prudente, circondato da numerosi nemici quali l’aquila, che ne fa la preda preferita
in ogni stagione, la volpe, la martora e perfino l’ermellino; e poi l’uomo,
che è forse il peggiore.
Non avendo armi offensive o intimidatorie da contrapporre, si difende fuggendo
e nascondendosi. Vive in Europa e in Asia e la sua diffusione, specie sull’arco
alpino, è fortemente limitata, non solo a motivo dei suoi aggressori, ma anche
dall’ambiente in cui si trova, aspro nella breve estate e sfavorevole nel lungo
inverno.
La lepre bianca non va in letargo invernale come a esempio la marmotta; deve
quindi cercarsi il cibo, ricoperto dal manto nevoso, sul quale peraltro essa si
sposta con relativa facilità, avendo piedi molto larghi con dita divaricabili.
Il colore bianco che il mantello assume in inverno - rimangono nere soltanto le
punte degli orecchi -, oltre alla fuga, è un’altra efficace arma di difesa, che permette
all’animale di mimetizzarsi.
Il periodo più temibile per la lepre alpina è quello delle prime nevicate quando,
trovandosi ancora ad altitudini molto elevate (2000-3000 metri), alla mancanza
quasi assoluta di erba si somma la difficoltà di passare inosservata sulla
neve, essendo ancora vestita del mantello estivo, di colore grigio scuro; incominciano
allora i giorni dei lunghi digiuni e della paura, durante i quali scende
nei boschi, senza abbassarsi al disotto dei 1300-1500 metri e avvicinandosi a
volte ai fienili alla disperata ricerca di cibo.
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