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ANIMALI, MINERALI e ROCCE - Banca Popolare di Sondrio

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lago <strong>di</strong> Lagazzuolo furono riconosciuti <strong>di</strong> perovskite, allora minerale nuovo per<br />

l’Italia.<br />

I giacimenti <strong>di</strong> perovskite sono ubicati in corrispondenza della fascia periferica<br />

delle serpentine <strong>di</strong> Valmalenco, specie dove il contatto tra queste e le rocce<br />

incassanti è segnato da uno strato <strong>di</strong> calcescisti. Intensi fenomeni <strong>di</strong> metamorfismo<br />

dovrebbero aver determinato, lungo tale fascia, una migrazione <strong>di</strong><br />

ioni calcio dai calcescisti alle serpentine per solito ricche <strong>di</strong> titanio, in modo<br />

da consentire la formazione della perovskite. Sciogliendo con acido cloridrico<br />

la calcite spatica che riempie le fessure del serpentino, emergono talora niti<strong>di</strong><br />

cristalli cubici, a facce piane e lucenti, da giallo miele a bruno caffè, che in casi<br />

eccezionali possono superare il centimetro.<br />

I cubetti più gran<strong>di</strong> sono sparsi a <strong>di</strong>stanza, ma non mancano fitti raggruppamenti<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> 2-3 mm. Di particolare interesse sono i cristalli che presentano<br />

le facce del cubo smussate da altre forme semplici più rare.<br />

Molti presentano una tipica geminazione polisintetica, essendo formati da numerosi<br />

in<strong>di</strong>vidui che nel loro insieme costituiscono un e<strong>di</strong>ficio cubico, o sono<br />

concresciuti a gra<strong>di</strong>nata.<br />

Il quarzo, minerale tra i più comuni della crosta terrestre, si rinviene anche in<br />

numerosissime località della provincia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>.<br />

Merita anzitutto un cenno il giacimento ubicato in prossimità della strada carrozzabile<br />

per Campo Franscia, nella vallecola detta appunto «dei Cristalli». Recentemente<br />

si è reso necessario proibire l’accesso alla zona a seguito del <strong>di</strong>stacco<br />

ricorrente <strong>di</strong> frane, causate dagli in<strong>di</strong>scriminati lavori <strong>di</strong> escavazione che vi<br />

sono stati eseguiti.<br />

Vi si raccolsero splen<strong>di</strong><strong>di</strong> cristalli ialini, perfettamente trasparenti, lucenti, la<br />

cui lunghezza si misura a volte in decine <strong>di</strong> centimetri. Molto interessanti sono<br />

i campioni ricoperti da cristalli tabulari <strong>di</strong> magnesite giallo bruna, talora iridescente<br />

e con riflessi interni <strong>di</strong> color ottone. Le «punte» <strong>di</strong> quarzo sono impiantate<br />

sulle pareti <strong>di</strong> cavità, così gran<strong>di</strong> che a volte vi può penetrare un uomo,<br />

racchiuse entro un banco <strong>di</strong> quarzo compatto o al contatto tra questo ed il<br />

calcare saccaroide incassante.<br />

Molto singolari appaiono i cristalli, che ne includono altri visibili per trasparenza,<br />

noti come «quarzi fantasma», ed i prismi terminati alle due estremità.<br />

Durante l’ultimo conflitto mon<strong>di</strong>ale il giacimento venne sfruttato sotto la guida<br />

<strong>di</strong> tecnici tedeschi per ricavarne lamine <strong>di</strong> quarzo dotate <strong>di</strong> proprietà piezoelettriche.<br />

Verso la fine del 1970 è stato in<strong>di</strong>viduato sempre in Valmalenco un altro interessante<br />

giacimento che ha fornito spettacolari druse <strong>di</strong> quarzo, che appare <strong>di</strong><br />

colore verde perché incrostato da clorite pulverulenta, accompagnato da gran<strong>di</strong><br />

cristalli bianchi <strong>di</strong> calcite.<br />

Apprezzabili campioni <strong>di</strong> quarzo si possono infine rinvenire alla Piattagrande<br />

<strong>di</strong> fronte a Sondalo e nell’alta valle dello Spluga.<br />

L’artinite, carbonato basico e idrato <strong>di</strong> magnesio, è uno del minerali più tipici<br />

della Valmalenco, dove fu rinvenuto per la prima volta al mondo da P. Sigismund<br />

nel 1902. La nuova specie venne stu<strong>di</strong>ata da L. Brugnatelli, professore <strong>di</strong> mineralogia<br />

presso l’università <strong>di</strong> Pavia, che la denominò in onore <strong>di</strong> E. Artini, suo<br />

collega ed amico.<br />

Si può qui ricordare come sette anni più tar<strong>di</strong> l’Artini trovò sempre in Valmalenco<br />

un’altra interessantissima specie ancora sconosciuta, che, per ricambiare<br />

la cortesia, chiamò brugnatellite.<br />

Il giacimento originario dell’artinite è ora esaurito, ma ottimi campioni si possono<br />

ancora oggi rinvenire in un’altra località, in<strong>di</strong>viduata intorno al 1954 da<br />

F. Grazioli <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> in Val Torreggio.<br />

Il minerale è impiantato su alcuni frammenti arrotondati <strong>di</strong> serpentino, cementati<br />

insieme dal terriccio entro un deposito morenico.<br />

Sembra probabile che l’artinite si sia formata dopo la messa in posto della<br />

morena stessa, quin<strong>di</strong> in epoca relativamente recente, per il depositarsi <strong>di</strong> sali<br />

dalle soluzioni carbonatiche circolanti.<br />

I campioni più freschi si trovano dove i massi <strong>di</strong> serpentino sono giustapposti<br />

in modo da delimitare delle cavità interne.<br />

L’artinite si presenta in croste fibroso raggiate o in ciuffetti costituiti da aciculi<br />

bianchi a lucentezza sericea, lunghi fino a poco più <strong>di</strong> un centimetro.<br />

Sugli stessi campioni si possono anche trovare piccoli aggregati globulari bian­<br />

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