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TESI DOTTORATO MICAELA RANIERI - DSpace - Tor Vergata

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La prima terapia biologica usata in pazienti con IBD è stata<br />

l’Infliximab un anticorpo monoclonale chimerico, rappresentato da<br />

un’immunoglobulina composta da una regione costante IgG1 di<br />

origine umana, che rappresenta il 75% dell’anticorpo, e da una<br />

parte legante l’antigene di origine murina (25%) .<br />

Esiste ancora una preoccupazione sulla sua sicurezza a lungo<br />

termine che include il rischio di sviluppare cancro. Il primo studio<br />

di Infliximab come trattamento per la malattia di Crohn è relativo a<br />

dati che si riferiscono a pazienti trattati in un tempo di 11 anni<br />

(1995-2006),perciò insufficiente per una stima reale dell’eventuale<br />

pericolosità del farmaco. La maggior parte di pazienti con la<br />

malattia di Crohn che riceve la terapia biologica ha malattia di<br />

vecchia data, severa, cronicamente attiva e refrattaria alle terapie<br />

convenzionali. Generalmente farmaci immunomodulatori vengono<br />

somministrati contemporaneamente agli agenti biologici per<br />

migliorare la loro efficacia e decrescere la probabilità di effetti<br />

avversi. L'associazione della terapia biologica con rischio di<br />

aumentato cancro nei pazienti IBD deve essere certamente studiata<br />

per offrire in prospettiva la garanzia di un approccio terapeutico<br />

sicuro ed efficace. Infatti non è stato ancora accertato se<br />

l’aumentato sviluppo di cancro in pazienti IBD sia associabile alle<br />

terapie biologiche,alla malattia stessa ,all’uso concomitante di<br />

farmaci immunosoppressori o all’insieme di queste variabili. E’<br />

stato invece ampiamente dimostrato che questi farmaci sono<br />

efficaci nell’indurre la remissione nella maggior parte dei pazienti<br />

con malattia attiva non responsivi ad altre terapie.<br />

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