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#monasterocatania

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@igerssicilia @supersten @daisy_cosentino @igerscatania<br />

Affaccio con Gelosia<br />

Attraversato il Coro di Notte, cappella privata destinata alla liturgia delle ore, e lo stretto corridoio di connessione,<br />

si acceda ad un affaccio intrigante sulla chiesa di San Nicolò l’Arena. La grata lignea, detta gelosia, permetteva<br />

ai monaci di non essere visti in viso dai credenti che partecipavano alla funzione all’interno della chiesa. In<br />

realtà nessuno al monastero era obbligato alla clausura, alcuni studiosi credono possibile che venisse utilizzato<br />

per monitorare la situazione all’interno della chiesa, senza attirare l’attenzione. Dall’affaccio è possibile vedere<br />

l’organo di Donato del Piano. Dotato di più di 3000 canne in stagno, che la tradizione invece vuole in argento,<br />

72 registri, 5 ordini di tastiere e 6 mantici, è collocato nell’abside, sopra l’altare principale. Un capolavoro definito<br />

da Gabriele D’Annunzio Opus Mirabile costato al monaco calabrese ben 12 anni di vita. Nonostante infatti<br />

l’avesse ultimato non trascorrerà giorno fino alla sua morte in cui non apporta migliorie, come ossessionato<br />

dalla sua creatura. Come unica ricompensa chiede di essere seppellito sotto l’organo, come a voler suggellare<br />

un legame con l’immortalità dello strumento. Goethe scrive nel suo diario di viaggio che l’organo riuscisse a<br />

imitare tutti i suoni della natura compresa la voce umana. La scelta ostinata dell’utilizzo dello stagno per le<br />

canne si rivelò infelice. Lo stagno infatti soggetto alla salsedine si è logorato negli anni, ed oggi buona parte<br />

delle canne sono andate perdute e altre sostituite con quelle in lega di stagno.<br />

Visibile anche il coro ligneo del Bagnasco realizzato nel ‘700 con i bassorilievi rappresentati le sacre scritture.<br />

Sul transetto è visibile la meridiana di Peters e Sartorius, famosa per la sua precisione ma anche per la bellezza<br />

dei segni zodiacali realizzati con la rarissima pietra lavica rossa di Militello (CT).<br />

Aula Magna – Refettorio Grande<br />

Nel 1739 al cantiere del Monastero dei Benedettini viene chiamato l’architetto Vaccarini. Ha il compito di realizzare<br />

l’ala nord del plesso monastico, ovvero i locali della vista diurna e collettiva dell’ordine dei neri. Il Refettorio<br />

Grande è opera del grade architetto che progetta una sala dalla vasta pianta ellittica e con ampi finestroni.<br />

Il Refettorio Grande era destinato all’unico pasto concesso dalla regola benedettina (la regola di San Benedetto<br />

prevedeva un solo pasto abbondante durante il giorno, durante la cena invece potevano consumare solo minestre).<br />

Al di sopra della porta si nota un mensolone che accoglieva il pulpito da cui uno dei monaci recitava il<br />

Benedicte, la preghiera in latino del pasto.<br />

Sulla volta si conserva integro l’affresco del Piparo, anche lui palermitano: uno squarcio del soffitto che mostra<br />

i punti di riferimento di questo ordine con Nicola e gli africani, Benedetto sopra le fiere e l’esaltazione della<br />

santissima trinità.<br />

Le pavimentazioni sono una riproduzione sulla base degli originali, di cui si conservano ancora alcuni pezzi.<br />

Venivano da Vietri e in generale dalle fabbriche campane.<br />

Attualmente è l’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia, e accoglie al suo interno il mobilio realizzato ad<br />

hoc per essa, con il tavolo dei relatori e le poltroncine il legno.

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